Corsa a punti, inseguimento individuale e a squadre. Le tre maglie tricolori conquistate da Martina Alzini a San Francesco al Campo (in apertura foto Scandurra) durante i recenti campionati italiani in pista hanno un valore più profondo del risultato stesso.
Per la 25enne nativa di Legnano (ormai trapiantata a Calvagese e quindi bresciana d’adozione) questa che va concludendosi è stata una stagione altalenante, ma che le sta riservando un finale ricco di soddisfazioni. Ed è da queste che Alzini vuole partire per fare bene negli ultimi appuntamenti prima di pensare al 2023.




Martina, i titoli ottenuti al velodromo Francone cosa rappresentano per te?
Attendevo questi tre giorni di campionati italiani per ritrovare la condizione ottimale. Arrivavo da buone prestazioni tra Belgio e Francia, malgrado il brutto tempo. Volevo dare dei segnali al cittì Villa perché il mio grande obiettivo è guadagnarmi la convocazione ai mondiali in pista (a Saint Quentin en Yvelines dal 12 al 16 ottobre, ndr). Non so se ci andrò, lo spero, ma credo di aver dimostrato di essere in forma. Queste tre vittorie ovviamente fanno tanto piacere, anche perché le ho fatte davanti a “Benjo” (il suo compagno Benjamin Thomas, ndr). Significano anche che alla fine c’è sempre una luce in fondo al tunnel.
A cosa ti riferisci?
Non è stata una annata semplice. Ho avuto tanti alti e bassi, proprio da montagne russe. Di buono c’è che sono riuscita a comprare casa e ho vinto una corsa a maggio (la quarta tappa al Bretagne Ladies Tour, ndr). Ho fatto qualche buon piazzamento, tra cui un quinto posto al Gp Isbergues dieci giorni fa che mi ha dato tanta fiducia. Ho disputato Giro Donne e Tour Femmes con l’intenzione di prepararmi per gli europei in pista di Monaco. Però, rientrata dal Tour, mentre mi allenavo sono scivolata a causa di una macchia d’olio picchiando forte per terra.




Che traumi avevi riportato?
Ho battuto la faccia, facendomi molto male a mento e bocca. Non riuscivo ad aprirla. Mi hanno dato dei punti di sutura e per 15 giorni ho mangiato solo cose liquide. Poi avevo anche un grosso ematoma sul femore. Per fortuna le radiografie avevano escluso fratture però ne avevo già abbastanza per dire addio agli europei. E’ stato il momento più basso della stagione, non vedevo l’uscita. Moralmente è stata molto dura, ma ho pensato che avevo passato anche situazioni più brutte e che avrei superato anche questa.
A inizio anno avevi perso nonno Mario, cui eri molto legata. Hai attinto dai suoi insegnamenti per riprenderti?
E’ stata un colpo durissimo, ma mi accorgo che mi ha lasciato in eredità tante lezioni di vita. E’ come se mi fossero arrivate addosso tutte in una volta. Da lui ho imparato tanto, specie la resilienza. E senza mio nonno ho un’altra visione delle cose. Infatti dopo l’ultimo incidente ho cambiato il mio atteggiamento in bici, soprattutto in gara. Spero sia fiero di me. Io intanto sono felice che il 9 ottobre a Parabiago venga ricordato con una gara di hand bike in suo onore organizzata dalla sua società (per tantissimi anni Mario Bonissi è stato la guida del Gruppo Sportivo Rancilio, ndr).


Al Giro ti avevamo trovata sottotono dal punto di vista morale. Cosa è cambiato da allora?
Mentalmente ho patito un po’ il fatto di avere un ruolo con più responsabilità. Inconsciamente facevo dei paragoni dentro di me e non è stato facile gestire quello stato d’animo. La squadra però ha sempre apprezzato il mio carattere. D’altronde se vuoi diventare leader in alcune gare devi prima fare esperienza, anche caratterialmente, perché solo così arrivano i miglioramenti.
Nel frattempo come è andata la tua stagione in Cofidis?
Benissimo. Siamo una squadra continental nata solo quest’anno che vuole fare le cose con calma. Andiamo alle gare con tante motivazioni per capire come fare gruppo al meglio, oltre che per crescere. Ad esempio Cofidis, intesa come azienda, ha avuto piacere per la mia vittoria (che al momento è l’unica stagionale di tutto il team, ndr) ed io sono molto contenta di questo. Nel WorldTour con i maschi stanno faticando, almeno noi gli diamo qualche soddisfazione.




Per il 2023 cosa si aspetta Martina Alzini?
Vorrei avere più costanza e correre in modo più sensato. Avere un calendario con più gare WorldTour e fare più risultati. Ho bisogno di correre tanto per avere il giusto feeling agonistico. La strada per me è sempre stata un po’ secondaria se rapportata alla pista, che resta il mio grande amore e dove voglio conquistarmi la qualifica olimpica. Facendo più corse su strada ho la possibilità di costruirmi un futuro. Il ciclismo femminile sta acquisendo sempre più credibilità, così come la figura della gregaria sta diventando sempre più importante. Diciamo che in generale vorrei mettermi più in mostra in ogni gara che farò. E se avessi anche più fortuna non sarebbe così male…