Alzini, nuovi focus in pista e voglia di raccogliere di più

16.02.2024
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«Vi confesso che non mi aspettavo la vostra chiamata, però mi fa piacere anche se in questo inizio di stagione non compaio molto negli ordini d’arrivo». Prendiamo in contropiede Martina Alzini che ci risponde in modo divertito, incuriosito e sincero come sempre. Talvolta si può andare oltre i piazzamenti cercando di leggere fra le righe ciò che esprime una gara o una prestazione.

Siamo andati sul sicuro perché Alzini ha sempre qualcosa da dire. Finora ha corso europei, Nations Cup e UAE Tour raccogliendo subito dei riscontri per ciò che sarà il suo 2024. In pista sta provando a rimettersi in gioco su discipline per lei desuete per strappare un biglietto per Parigi 2024. Su strada è alla terza stagione con la Cofidis Women Team, con cui vorrebbe salire un ulteriore gradino di crescita. Di questo ed altro abbiamo chiacchierato con la legnanese, che nel frattempo ha festeggiato i 27 anni in gara negli Emirati Arabi.

Alzini in coppia a Martina Fidanza durante la madison di Nations Cup in Australia. Una disciplina che ha ripreso a fare da poco
Alzini in coppia a Martina Fidanza durante la madison di Nations Cup in Australia. Una disciplina che ha ripreso a fare da poco
Com’è nata la tua partecipazione alla Nations Cup visto che il quartetto non c’era?

Ne avevamo iniziato a parlare già da tanto tempo con Villa e Bragato. Principalmente l’anno scorso Marco (il cittì Villa, ndr) mi aveva chiesto di fare qualche gara di gruppo in vista di quest’anno. Ero sia stimolata che spaventata perché era un po’ che non ne facevo. Così mi sono confrontata anche con Martina Fidanza con cui avrei dovuto fare la madison e mi sono resa disponibile per andare giù ad Adelaide. Compatibilmente agli impegni con le nostre squadra, tra gli europei e il viaggio in Australia ci siamo trovate a Montichiari per qualche allenamento.

Che effetto ti ha fatto prepararti per questa disciplina?

Innanzitutto dovevo raccogliere i punti necessari per farla. Li avevo ottenuti agli italiani di Fiorenzuola dove Martina ed io abbiamo vinto la madison (oltre ad altri tre tricolori, ndr). Poi ho fatto punti in Repubblica Ceca correndo in coppia con Fiorin. Però potete capire bene che si trattava di contesti diversi rispetto ad una Nations Cup. Nei primi due casi ho corso su velodromi all’aperto, ad Adelaide eravamo al chiuso. I riferimenti da prendere sono altri e ne escono gare completamente differenti. Poi diciamo che per prepararmi meglio ho sfruttato “Benjo” (sorride riferendosi al suo fidanzato Benjamin Thomas, plurimedagliato in pista, ndr).

Amicizia. Il 10 febbraio al UAE Tour Fidanza, Consonni e Guazzini hanno preparato la torta di compleanno per Alzini
Amicizia. Il 10 febbraio al UAE Tour Fidanza, Consonni e Guazzini hanno preparato la torta di compleanno per Alzini
In che modo?

Sapete che anche lui ama la pista ed è uno che si riguarda più volte le gare per capire dove sbaglia o dove deve sfruttare meglio le situazioni. Quindi un po’ ho chiesto io, un po’ si è proposto lui di aiutarmi e così ci siamo ritrovati a vedere tanti filmati di madison un pezzo alla volta. Anzi, ad un certo punto sembrava un’interrogazione (ride, ndr). Benjo metteva in pausa la gara e mi chiedeva se avessi notato errori da parte di qualcuno o azioni buone. In entrambi i casi mi ha spiegato cosa si doveva fare e perché. Studiare la madison mi ha fatto bene, correrla ancora di più perché mi è stato tutto molto più chiaro.

Alla fine avete chiuso con un sesto posto. Te lo aspettavi?

Sapevamo che non potevamo fare molto di più. Marco e Martina (Fidanza, ndr) con me sono stati molto pazienti e comprensivi. Martina poi ha fatto quasi gli straordinari perché si è ritrovata a compensare i miei errori. Entrambi li ringrazio infinitamente per l’opportunità che mi hanno dato.

Farai anche le altre prove di Nations Cup?

Ho voglia di riscattarmi, sicuramente. Per Milton (dal 12 al 14 aprile, ndr) mi sono resa disponibile anche per il quartetto. E nei giorni precedenti ho già dato la mia parola che sarò in pista ad allenarmi. Invece salterò la prova di Hong Kong (15-17 marzo, ndr) perché correrò con la Cofidis al Tour de Normandie, dove l’anno scorso avevo ottenuto due secondi di tappa e il terzo nella generale. Vorrei migliorare quei tre podi.

Sembra evidente che il gruppo pista femminile abbia recepito le “strigliate” del cittì Villa, giusto?

Assolutamente sì. Dopo Glasgow abbiamo avuto un cambio di rotta e credo si sia visto subito nei ritiri. Abbiamo capito cosa Marco vuole da noi. L’oro del quartetto agli europei è frutto del nostro maggior impegno, del nostro ulteriore salto di qualità. Il gruppo sostiene le singole e viceversa. Noi siamo amiche prima giù dalla bici che in sella. Al UAE Tour, dove siamo quasi tutte avversarie, le altre ragazze della pista mi hanno fatto una bellissima sorpresa per il compleanno.

Raccontaci pure.

Negli Emirati tutte le squadre alloggiavano nello stesso hotel, quindi a cena ci si vedeva con tutti. La sera del 10 febbraio al tavolo della mia squadra si sono presentate Martina, Chiara e Vittoria (rispettivamente Fidanza, Consonni e Guazzini, ndr) con una torta preparata apposta per me. Non me lo aspettavo ed è stata davvero emozionante. Questo per dire quanto siamo unite e quanto può far bene questo aspetto.

Ex Valcar. Alzini e Consonni hanno disputato il UAE Tour con diversi ruoli e compiti nelle rispettive squadre
Ex Valcar. Alzini e Consonni hanno disputato il UAE Tour con diversi ruoli e compiti nelle rispettive squadre
Il UAE Tour invece com’è andato a Martina Alzini?

Avevo il compito di aiutare Valentine Fortin nelle volate. Principalmente ho fatto la leadout per lei e avevo la responsabilità di fare il treno. Posso dire che le gare di gruppo in pista mi hanno dato quel qualcosa in più per questo tipo di lavoro. La squadra mi riconosce il ruolo di regista in corsa e ne sono orgogliosa perché mi piace analizzare le gare. Stiamo crescendo come team e penso che nella seconda tappa abbiamo fatto il miglior lavoro allo sprint di questi tre anni. Poi ovvio che vorrei avere un po’ di spazio, anche se sto facendo di tutto per guadagnarmelo.

Gli obiettivi del 2024 quindi non sono solo legati alle Olimpiadi?

Parigi resta sempre un grande obiettivo. Tuttavia non guardo più indietro e non penso più a Tokyo. Guardo piuttosto i piccoli passi in avanti, anche perché rispetto a tre anni fa sono cambiate tantissime cose. Il ciclismo è fatto di tante sconfitte e poche vittorie, pertanto le apprezzi maggiormente. Anche grazie all’Esercito (corpo nel quale è entrata da fine dello scorso anno, ndr) riesco a fare bene due attività. Nel 2023 mi è mancato qualcosa dal punto di vista mentale e quest’anno vorrei tornare ad alzare le braccia al cielo, dove non importa. Spero che il mio lavoro venga ripagato. Mi concedete però un’ultima riflessione?

Alzini è alla terza stagione in Cofidis. La squadra le ha assegnato il ruolo di regista in corsa, però lei vorrebbe ritagliarsi qualche spazio in più
Alzini è alla terza stagione in Cofidis. dove è regista in corsa, ma vorrebbe ritagliarsi qualche spazio in più
Certamente…

E’ una riflessione romantica, diciamo. Magari mi attirerò le antipatie di qualcuno e per qualcuno potrebbe essere giustamente opinabile ciò che dico, ma ci pensavo proprio mentre eravamo al UAE Tour guardando le volate. La SD Worx-Protime è la formazione dominante su tutti i terreni e nessuno ne mette in discussione la forza. Anzi, merito loro. Però pensavo che sfida sarebbe stata allo sprint con la vecchia Valcar, tenendo conto adesso di quante di noi sono sparse in giro. Adesso sarebbe una formazione WorldTour che terrebbe testa a loro senza problemi. Che potenziale che c’era lì dentro…

L’abbuffata tricolore di Alzini, pensando al Tour

09.07.2023
5 min
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Di Martina Alzini si erano un po’ perse le tracce. Una primavera resa difficile da problemi a un ginocchio, poche gare in settimane ricchissime di eventi, l’obiettivo del Tour Femmes da preparare non senza difficoltà. Poi una settimana che ha rasentato la follia, con un’autentica pioggia di gare ai campionati italiani su pista e, appena finiti, subito in aereo alla volta di Berlino per il Tour de Berlin.

Un test pienamente superato per vedere le sue reazioni sul piano della resistenza. Nei tre giorni di gare ai tricolori, Alzini ha portato a casa ben 4 titoli (individuale a punti, madison, inseguimento a squadre e velocità sempre a squadre) con il corollario di un argento nello scratch e il bronzo nell’inseguimento individuale e nell’omnium, poi in Germania è arrivato un altro terzo posto, a conferma della condizione ormai ritrovata.

Nel raccontare la sua straordinaria settimana, la legnanese parte proprio dalla rassegna tricolore sorprendendo l’interlocutore: «Avrei voluto fare ancora di più, volevo fare tutte le prove endurance, ma la gara dell’eliminazione era troppo vicina all’inseguimento individuale, non c’era la possibilità materiale. Mi è piaciuto però fare la velocità a squadre, è stato un di più».

Alzini con Fidanza, prime nella madison ai tricolori di Fiorenzuola e insieme anche nel quartetto
Alzini con Fidanza, prime nella madison ai tricolori di Fiorenzuola e insieme anche nel quartetto
Come mai questa escursione in una specialità così lontana dalle tue abitudini?

E’ stata una cosa nuova che ho fatto per stare vicina alla mia grande amica Miriam Vece. Da bambine ci sfidavamo sempre, poi abbiamo seguito strade diverse, ma siamo sempre rimaste molto legate. Poter condividere qualcosa, impegnandoci insieme, è stata una sfida che ci ha reso felici a prescindere dal risultato.

Restiamo in tema di ciclismo su pista. Nonostante il problema al ginocchio hai potuto fare due prove di Nations Cup e quindi hai il polso della situazione: qual è l’atmosfera nel gruppo delle campionesse del mondo?

Sapevamo sin dallo scorso anno che non sarebbe stato un anno facile, il calendario era troppo accavallato con le gare su strada. Se a questo ci si aggiungono gli infortuni che hanno colpito un po’ tutte, ecco che i risultati generali non possono essere una sorpresa. Noi abbiamo cercato di gestirci, siamo state disponibili ogni volta che si poteva, abbiamo sempre dato il massimo. Anche il mondiale, per le date accavallate con le gare su strada non ci favorisce, anzi. Soprattutto chi viene dal Tour sarà svantaggiato. Quel che certamente non manca è comunque la coesione fra noi e questo dato mi induce all’ottimismo.

Per il quartetto iridato una primavera difficile, ma la legnanese resta ottimista
Per il quartetto iridato una primavera difficile, ma la legnanese resta ottimista
Che valore dai a queste maglie tricolori?

Molto alto e su questo voglio aprire una parentesi e ringraziare, come ho fatto anche sul mio profilo Instagram, tutte le ragazze e tutti i ragazzi che hanno partecipato, pur in un periodo compresso nel calendario, pur in contemporanea con il Giro femminile. Ci siamo lamentati spesso in passato del poco spazio riservato ai tricolori, ora che abbiamo organizzatori validi, che ci mettono tutto quel che hanno nell’allestirli, è giusto onorare il loro impegno. C’è chi pur impegnato altrimenti, ha ricavato almeno una giornata per gareggiare e questo lo reputo importante: per questo sono titoli italiani che hanno un valore.

Non hai fatto in tempo a chiudere la rassegna tricolore che sei dovuta andare in Germania per il Tour de Berlin Feminin. Hai avuto tempo per riabituarti alla strada?

A dir la verità era una prova cittadina, quindi adatta alle pistard: tutta nel centro di Berlino, con tante curve. Sull’esito della corsa c’è un aneddoto interessante che rispecchia molto il ciclismo che viviamo. Non era consentito l’uso delle radioline, così quando la svizzera Hartmann è scappata via, né noi della Cofidis né le ragazze della Parkhotel ce ne siamo accorte. Il percorso era pieno di curve e quindi non si vedeva. Con le radio non sarebbe successo, lo avremmo saputo e ci saremmo organizzate.

Tour de Berlin, Cofidis e Parkhotel all’inseguimento, ma Hartmann ha ormai un vantaggio incolmabile (foto Presse BRV)
Tour de Berlin, Cofidis e Parkhotel all’inseguimento, ma Hartmann ha ormai un vantaggio incolmabile (foto Presse BRV)
Che livello era?

Non era di livello altissimo, tra le squadre WorldTour c’era solo la Israel, il team della vincitrice, ma per me è stata comunque utile per riprendere confidenza con le prove internazionali. Subito dopo sono andata in altura, per rifinire la preparazione in vista del Tour.

Il fatto di non aver potuto fare il Giro d’Italia ti è pesato?

Enormemente, ogni volta che mi piazzo davanti alla tv sento un colpo al cuore. Noi siamo una squadra continental e non siamo state invitate. Mi è dispiaciuto tantissimo perché ci speravamo. All’inizio della stagione avevo segnato proprio il Giro e i mondiali su pista con l’evidenziatore, come gli eventi in cui essere al massimo della forma. Poi le cose sono andate altrimenti, per molteplici ragioni, ma io sono italiana e per me il Giro rappresenta sempre qualcosa di speciale.

Il podio finale di Berlino, con Hartmann (SUI) prima con 23″ su Vanhove (BEL) e Alzini
Il podio finale di Berlino, con Hartmann (SUI) prima con 23″ su Vanhove (BEL) e Alzini
Ti resta il Tour, con quali prospettive?

Vedremo. Noi abbiamo Clara Koppenburg che può puntare alla classifica e correremo sicuramente per aiutarla, ma se penso al Tour non posso negare di vivere quest’attesa con un po’ di paura. Siamo andate a effettuare una ricognizione di alcune tappe e posso dire che sarà durissimo. Se dovessi dire, frazioni adatte a una volata ce ne sarà forse una…

Che cosa ti spaventa?

Con un inizio come quello previsto, tutte vorranno essere davanti, ci sarà sempre battaglia e ci sarà soprattutto un alto rischio di cadute ed è questo che spaventa, pensando a quel che verrà dopo la corsa francese. Ci sarà sempre tensione, tutti dicono che la tappa del Tourmalet sarà decisiva ma io penso che già prima la classifica sarà definita. Per dirla tutta, al risultato non penso, la mia speranza è quella di restare in piedi…

Non solo pista e volate. Alzini vuole alzare l’asticella

30.03.2023
6 min
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Non si fa certo scoraggiare da una caduta Martina Alzini. Certo, avrebbe fatto volentieri a meno del capitombolo alla Gand-Wevelgem, ma il suo spirito resta ottimistico in vista del Giro delle Fiandre e delle successive gare.

Il buon inizio di stagione ha dato alla 26enne velocista della Cofidis qualche motivo supplementare per vedere più lati positivi che negativi. L’aver corso la Dwars door Vlaanderen senza particolari fastidi al ginocchio destro colpito nella caduta è proprio uno di quelli. E Alzini non si tira mai indietro nemmeno quando c’è da parlare. Ha sempre pronte una risposta e un’opinione per ogni argomento.

Martina com’è la tua condizione?

Sto bene, anche se un po’ acciaccata. Ieri ho corso per onorare la Dwars che forse è la mia gara preferita. Ho avuto ancora fastidio al ginocchio, ma sta migliorando. Alla Gand prima dei muri mi sono venute contro alcune ragazze e sono volata in un fosso con alcune bici sopra di me. Solitamente io sono una che sta lontana dalle cadute, che le evita. Ma il Belgio è così, non perdona.

E’ tipico di quelle gare…

Va detto però che ogni anno lassù è sempre peggio. Si cade tanto e di più per un mix di cose. Stradine, pavè, canaline e meteo. Partiamo sempre in tante e talvolta c’è una frenesia immotivata. Noto che stare in gruppo è ormai parte dell’allenamento. Puoi fare tutte le ore in bici che vuoi, andare forte, ma se non sai stare o passare in spazi strettissimi allora diventa un problema sia per l’atleta stessa sia per chi ti sta vicino.

C’è una ragione secondo te per tutto questo?

Non saprei, ci possono essere diverse motivazioni dietro. Ad esempio io capisco una come Marta (Cavalli, ndr) che non si senta ancora a suo agio dopo la botta tremenda che ha preso non per colpa sua. Escludendo il suo che è un caso limite, mi sento di dire però che in generale sembra quasi che molte ragazze disimparino a stare in gruppo durante l’inverno lontano dalle corse.

E’ tanto evidente?

Le prime gare dell’anno sono sempre le più pericolose. Molte atlete si prendono rischi inutili iniziando a limare a cento chilometri dalla fine. E non è un caso che a fine stagione questa tensione non ci sia più. A me spiace perché poi si apre il dibattito che noi donne cadiamo più degli uomini ed invece non è così.

Alzini in Normandia si è messa alla prova su nuove dinamiche di gara per curare la generale (foto Mathilde L’Azhou)
Alzini in Normandia si è messa alla prova su nuove dinamiche di gara per curare la generale (foto Mathilde L’Azhou)
Quest’anno sei partita forte. Te lo aspettavi?

A dire il vero no, anche se sapevo di avere lavorato bene. Dopo lo Strade Bianche è come se mi fossi sbloccata. Non la dovevo correre e mi rode essere finita fuori tempo massimo per pochissimo. Tuttavia ho recuperato molto bene e il giorno dopo a Montignoso ho fatto terza dietro a due ragazze (Realini e Spratt della Trek-Segafredo, ndr) che sono tra le più forti scalatrici al mondo e che quel giorno erano di un altro pianeta. E’ stato un onore salire sul podio con loro. Sono soddisfatta della mia prova perché sulla salita del circuito, decisamente lontana dalle mie corde, ho stretto i denti e non sono mai andata alla deriva. Nel finale ho vinto la volata del gruppo.

Poi, guardando le date, è iniziato un mini tour de force per te.

Esatto. Sono partita con la nazionale della pista per la Nations Cup al Cairo. Siamo andate laggiù con un quartetto sperimentale (insieme a lei c’erano Consonni, Crestanello e Vitillo, ndr) e credo che il quinto posto finale sia un ottimo piazzamento tenendo conto di Paesi che erano più attrezzate di noi. In pratica dopo la prova dell’inseguimento a squadre, in accordo con lo staff azzurro, sono rientrata per correre il Tour de Normandie con la Cofidis. Non avevo idea di come sarebbe andata ma direi bene.

Ti sei ritrovata a fare classifica.

Sì, è stata la prima volta che mi capitava. Ho fatto secondi posti di tappa e poi terza nella generale. Mi brucia un po’ che non sia arrivata una vittoria, ma ho scoperto qualcosa di nuovo di me. All’ultima tappa ero fuori dal podio, così sono andata alla ricerca dei secondi di abbuono nei traguardi volanti. Erano tutti importanti. Grazie a quelli e a quelli del traguardo finale ho potuto scavalcare due atlete come Cordon-Ragot e Majerus. Per me è stata un’altra grande soddisfazione aver battagliato per il successo finale. Ho corso pensando a dinamiche cui non avevo mai pensato prima.

Come ci arrivi al Fiandre?

Di sicuro con un buon morale e con una maggiore consapevolezza dei miei mezzi. So che in gare come il Normandia ci può essere più spazio per me. Per una corsa come la “Ronde” invece sono più realista, come sempre del resto. Non siamo noi della Cofidis che dobbiamo fare la corsa. Per quello che mi riguarda voglio godermi al massimo il contesto del Fiandre. La presentazione dei team è da pelle d’oca. Non è nelle mie corde ma è la gara per eccellenza, bisogna essere contenti già di partecipare. Poi vedremo come starò.

Sogno azzurro. Alzini spera di potersi guadagnare una convocazione in nazionale su strada (foto Mathilde L’Azhou)
Sogno azzurro. Alzini spera di potersi guadagnare una convocazione in nazionale su strada (foto Mathilde L’Azhou)
Martina Alzini ha ambizioni particolari per quest’anno?

Se il 2022 è stata la prima vera stagione su strada, questa sarà quella in cui raccogliere qualcosa in più, anche per presentarmi meglio al 2024. Vorrei alzare l’asticella. Ho capito una volta di più che dove non ci arrivano le gambe, ci arriva la testa. Al Giro Donne mi piacerebbe centrare quelle top ten che l’anno scorso mi sono sempre sfuggite di un nulla. Poi ci sarà il Tour in cui la Cofidis vuole ben figurare. Sarà una gara in funzione dei mondiali di Glasgow. Dovrò vedere se rientrerò nei piani del cittì Villa e se io mi reputerò all’altezza per correre in pista. Sarebbe un sogno anche vestire la maglia azzurra su strada. Mondiali o europei non fa differenza. Andrei anche per tirare tutto il giorno.

Un tris tricolore in pista e adesso Alzini punta ai mondiali

27.09.2022
5 min
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Corsa a punti, inseguimento individuale e a squadre. Le tre maglie tricolori conquistate da Martina Alzini a San Francesco al Campo (in apertura foto Scandurra) durante i recenti campionati italiani in pista hanno un valore più profondo del risultato stesso.

Per la 25enne nativa di Legnano (ormai trapiantata a Calvagese e quindi bresciana d’adozione) questa che va concludendosi è stata una stagione altalenante, ma che le sta riservando un finale ricco di soddisfazioni. Ed è da queste che Alzini vuole partire per fare bene negli ultimi appuntamenti prima di pensare al 2023.

Martina, i titoli ottenuti al velodromo Francone cosa rappresentano per te?

Attendevo questi tre giorni di campionati italiani per ritrovare la condizione ottimale. Arrivavo da buone prestazioni tra Belgio e Francia, malgrado il brutto tempo. Volevo dare dei segnali al cittì Villa perché il mio grande obiettivo è guadagnarmi la convocazione ai mondiali in pista (a Saint Quentin en Yvelines dal 12 al 16 ottobre, ndr). Non so se ci andrò, lo spero, ma credo di aver dimostrato di essere in forma. Queste tre vittorie ovviamente fanno tanto piacere, anche perché le ho fatte davanti a “Benjo” (il suo compagno Benjamin Thomas, ndr). Significano anche che alla fine c’è sempre una luce in fondo al tunnel.

A cosa ti riferisci?

Non è stata una annata semplice. Ho avuto tanti alti e bassi, proprio da montagne russe. Di buono c’è che sono riuscita a comprare casa e ho vinto una corsa a maggio (la quarta tappa al Bretagne Ladies Tour, ndr). Ho fatto qualche buon piazzamento, tra cui un quinto posto al Gp Isbergues dieci giorni fa che mi ha dato tanta fiducia. Ho disputato Giro Donne e Tour Femmes con l’intenzione di prepararmi per gli europei in pista di Monaco. Però, rientrata dal Tour, mentre mi allenavo sono scivolata a causa di una macchia d’olio picchiando forte per terra.

Che traumi avevi riportato?

Ho battuto la faccia, facendomi molto male a mento e bocca. Non riuscivo ad aprirla. Mi hanno dato dei punti di sutura e per 15 giorni ho mangiato solo cose liquide. Poi avevo anche un grosso ematoma sul femore. Per fortuna le radiografie avevano escluso fratture però ne avevo già abbastanza per dire addio agli europei. E’ stato il momento più basso della stagione, non vedevo l’uscita. Moralmente è stata molto dura, ma ho pensato che avevo passato anche situazioni più brutte e che avrei superato anche questa.

A inizio anno avevi perso nonno Mario, cui eri molto legata. Hai attinto dai suoi insegnamenti per riprenderti?

E’ stata un colpo durissimo, ma mi accorgo che mi ha lasciato in eredità tante lezioni di vita. E’ come se mi fossero arrivate addosso tutte in una volta. Da lui ho imparato tanto, specie la resilienza. E senza mio nonno ho un’altra visione delle cose. Infatti dopo l’ultimo incidente ho cambiato il mio atteggiamento in bici, soprattutto in gara. Spero sia fiero di me. Io intanto sono felice che il 9 ottobre a Parabiago venga ricordato con una gara di hand bike in suo onore organizzata dalla sua società (per tantissimi anni Mario Bonissi è stato la guida del Gruppo Sportivo Rancilio, ndr).

Alzini ha vinto la corsa a punti malgrado un improvviso abbassamento della sella di qualche centimetro (foto Scandurra)
Alzini ha vinto la corsa a punti malgrado un improvviso abbassamento della sella (foto Scandurra)
Al Giro ti avevamo trovata sottotono dal punto di vista morale. Cosa è cambiato da allora?

Mentalmente ho patito un po’ il fatto di avere un ruolo con più responsabilità. Inconsciamente facevo dei paragoni dentro di me e non è stato facile gestire quello stato d’animo. La squadra però ha sempre apprezzato il mio carattere. D’altronde se vuoi diventare leader in alcune gare devi prima fare esperienza, anche caratterialmente, perché solo così arrivano i miglioramenti.

Nel frattempo come è andata la tua stagione in Cofidis?

Benissimo. Siamo una squadra continental nata solo quest’anno che vuole fare le cose con calma. Andiamo alle gare con tante motivazioni per capire come fare gruppo al meglio, oltre che per crescere. Ad esempio Cofidis, intesa come azienda, ha avuto piacere per la mia vittoria (che al momento è l’unica stagionale di tutto il team, ndr) ed io sono molto contenta di questo. Nel WorldTour con i maschi stanno faticando, almeno noi gli diamo qualche soddisfazione.

Per il 2023 cosa si aspetta Martina Alzini?

Vorrei avere più costanza e correre in modo più sensato. Avere un calendario con più gare WorldTour e fare più risultati. Ho bisogno di correre tanto per avere il giusto feeling agonistico. La strada per me è sempre stata un po’ secondaria se rapportata alla pista, che resta il mio grande amore e dove voglio conquistarmi la qualifica olimpica. Facendo più corse su strada ho la possibilità di costruirmi un futuro. Il ciclismo femminile sta acquisendo sempre più credibilità, così come la figura della gregaria sta diventando sempre più importante. Diciamo che in generale vorrei mettermi più in mostra in ogni gara che farò. E se avessi anche più fortuna non sarebbe così male…

Alzini 2022

Alzini, prima vittoria e conto pari con “Ben” Thomas

12.05.2022
5 min
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“1 a 1 e palla al centro”. Poco dopo la conclusione della sua corsa vincente al Tour de Bretagne, allo smartphone di un collega arriva un messaggio a firma Martina Alzini. Gli emoji esprimono tutta la sua allegria, ma a chi si riferisce con quel punteggio di parità? Pensandoci, la risposta viene subito: è Benjamin Thomas, che quest’anno aveva colto la vittoria all’Etoile de Besseges.

Nel parlare con Martina, i riferimenti al suo compagno di vita, pluricampione del mondo su pista si ripetono spesso e quando lo fa, trasmette con forza tutto il suo amore. Nel raccontarsi, Martina ci confida anche una vicenda che ha segnato la sua stagione e ha rafforzato ancora di più il loro rapporto.

«All’inizio dell’anno è venuto a mancare mio nonno – dice – che per me era “il” riferimento della mia vita. E’ stato un colpo durissimo e se non avessi avuto Ben con me, se non lo avessi sentito accanto, non so come avrei fatto a portare avanti la mia attività. Questo che per me è un lavoro».

Alzini Bretagne 2022
La volata vincente della Alzini, davanti a Markus (NED) e Wollaston (AUS), poi Zanardi, Bastianelli e Guazzini
Alzini Bretagne 2022
La volata vincente della Alzini, davanti a Markus (NED) e Wollaston (AUS), poi Zanardi, Bastianelli e Guazzini
Nella tua professione quanto conta la sua vicinanza?

Tantissimo, ho sempre detto che è uno stimolo costante a migliorarmi. E’ così che vedo i suoi successi. Mi ha dato molto di più a livello professionale, ma è nulla in confronto a quello umano. In gara lo vedete spigliato, spesso all’attacco, ma nella vita è tutt’altro, mite, la persona più buona che abbia mai conosciuto. Mi dà sempre consigli quando glieli chiedo, ma tiene sempre a precisare che non vuole intromettersi nel lavoro di preparatore e manager della squadra.

Se al primo anno in una squadra francese. Ben ti ha aiutato nell’imparare la lingua?

Sì ed è stato fondamentale per comunicare e fare squadra. A casa parliamo italiano, anzi mi fanno spesso i complimenti per quanto lui parli bene la nostra lingua, ma ha capito che era importante che potessi parlare con le mie compagne e i dirigenti. Io avevo imparato un po’ di francese a scuola, ma la pratica mi ha aiutato tanto ed è importante perché si è creato davvero un bel gruppo, considerando che è il primo anno.

Una vittoria in volata: non è proprio il tuo cliché abituale…

Che devo dire… Sentivo che le gambe andavano, che poteva essere la giornata giusta e mi sono buttata nello sprint. Ci credevo, non ho pensato alle avversarie, a chi era sulla carta più veloce di me. Devo dire grazie alle mie due compagne, la francese Cedrine Kerbaol e la belga Alana Castrique che mi hanno pilotato alla grande.

Alzini Mouscron 2022
La 25enne legnanese aveva chiuso terza a Mouscron, battuta dall’olandese De Jong
Alzini Mouscron 2022
La 25enne legnanese aveva chiuso terza a Mouscron, battuta dall’olandese De Jong
Una vittoria che ha rimesso in piedi una stagione difficile.

Non per il cambio di squadra e di vita, neanche a livello fisico. Il problema è stato la bronchite che Ben ha preso alla Tirreno-Adriatico e che mi ha trasmesso. Sono stata malissimo, io che ero riuscita a evitare il Covid sono stata messa a terra dalla febbre alta. C’è voluto tempo per venirne fuori e intanto le classiche del Nord erano andate. Alla Ronde de Mouscron con il terzo posto avevo visto che le cose cominciavano a riprendersi e in Bretagna ne ho avuto la conferma. Ma ho imparato una cosa…

Quale?

A me per andare in forma serve correre, devo aggiustare il tiro nella programmazione d’inizio stagione. Dopo la bronchite ad esempio sono ripartita dalla Gand-Wevelgem e chiaramente non avevo le gambe per tenere e ho finito per ritirarmi. Ne terrò conto per l’anno prossimo.

Che tipo di corsa era il Tour de Bretagne?

Molto dura. E’ vero che il livello di partecipazione non era pari a quello delle classiche, ma c’erano comunque tante big, basti pensare alla Bastianelli vincitrice di due tappe. D’altronde Uae e Ceratizit hanno presentato le loro formazioni migliori, il livello era alto. La tappa che ho vinto era quella principale, sempre su e giù con il circuito finale molto vario.

Alzini pista 2022
L’azzurra non intende minimamente rinunciare alla pista, ma a Milton non ci sarà
Alzini pista 2022
L’azzurra non intende minimamente rinunciare alla pista, ma a Milton non ci sarà
Come hanno preso la tua vittoria in squadra? Era la prima della stagione per la Cofidis…

E’ stata una festa. C’erano compagne che erano di quelle parti, erano letteralmente impazzite (i festeggiamenti nell’apertura, foto di Mathilde Lazou, ndr). Ripeto: formiamo un bel gruppo, si lavora bene insieme.

Tu poi venivi dalla trasferta su pista a Glasgow

Esatto, era la prima del nuovo corso e mi sono trovata benissimo con Villa. Il cittì ha davvero una grande esperienza: sapeva delle mie condizioni, ne abbiamo parlato e ha deciso di evitarmi le qualificazioni del quartetto schierandomi nella finale. Mi ha trattato come Martina Alzini e non come un numero, una qualsiasi componente del gruppo e fa così con tutte. A livello mentale mi ha aiutato tantissimo, sono tornata a casa convinta che abbiamo aperto una bellissima pagina.

Alzini Thomas 2022
La Alzini con il francese Thomas, suo compagno. Entrambi corrono per la Cofidis (foto profilo Facebook Thomas)
Alzini Thomas 2022
La Alzini con il francese Thomas, suo compagno. Entrambi corrono per la Cofidis (foto profilo Facebook Thomas)
Nella seconda prova non ci sei…

Sarei andata volentieri in Canada, ma devo pensare alle esigenze della squadra e questo Villa l’ha capito. Venerdì e sabato torneremo in Bretagna per le due gare di Morbihan e spero di far bene anche lì e continuare nel momento positivo. Anche perché so che la Cofidis mi vuole in gara sia al Giro che al Tour, sarà davvero un periodo duro. Io ho dato la mia disponibilità, ma ho anche detto che se dopo il Giro d’Italia sentirò di essere stanca e che non potrò dare il massimo per le compagne, allora mi tirerò fuori.

Si prospettano settimane di lontananza fra te e Ben…

Già, tra l’altro lui sa già che sarà al Tour, quindi quando lui finisce io comincio. Ma è il nostro lavoro: per fortuna ci sono i telefoni…

Il Thomas che non ti aspetti, raccontato dalla Alzini

10.02.2022
6 min
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«Te la sei voluta tu – le diciamo – dando quella risposta l’altro giorno su Benjamin Thomas!». Martina Alzini scoppia a ridere e dice che dovrebbe chiederci dei soldi per l’anteprima. Le rispondiamo che a pagarla dovrebbe essere semmai il compagno francese, cui ha portato così fortuna.

«Vincerà prima lui di me – aveva detto nell’intervistasolo perché inizia a correre in anticipo, non perché sia più forte. Scrivi bene, così come ti ho dettato, mi raccomando. So che ci tiene alle prime gare in Francia e ovviamente gli auguro di raccogliere dei buoni risultati fin da subito».

Neanche il tempo di dirlo e Bejamin ha vinto l’Etoile de Besseges con 16″ su Bettiol e 32″ su Johannessen. Si va avanti di battute finché il discorso con l’atleta della Cofidis non arriva al motivo della chiamata: in che modo si supportano nella vita di tutti i giorni due che fanno lo stesso mestiere e adesso per giunta nella stessa squadra? Quali consigli si danno?

Uno dei rari casi di… accordo fra Italia e Francia: a sinistra Benjamin, a destra Martina
Uno dei rari casi di… accordo fra Italia e Francia: a sinistra Benjamin, a destra Martina

Martina coglie subito lo spunto e la conversazione prende il largo in modo profondo e divertito. «I consigli sono tanti – dice – perché in ballo c’è anche la pista. Quest’anno “Ben” ha iniziato bene anche su strada, ma non dimentichiamo che è uno dei leader mondiali della pista. E’ di un’altra Nazione, eppure mi dice quello che fanno loro, con la sensibilità di non mettere bocca nella mia programmazione e nel mio lavoro. Non ha mai detto una parola di troppo che abbia potuto incidere sulla psicologia di una ragazza, che è già abbastanza delicata di suo…».

Deve essere stato strano lavorare entrambi per le Olimpiadi ed essere entrambi a Tokyo…

Abbiamo avuto degli avvicinamenti diversi, ognuno con le sue tensioni. Ha osservato le mie, ma non si è mai permesso di fare un’osservazione (mentre lei parla viene da pensare allo stillicidio di notizie che portarono all’annuncio della squadra azzurra per Tokyo, con le ragazze portate sino all’ultimo a prezzo di grandi tensioni, ndr). Mi supporta tanto, ma sa quando fare un passo indietro e starmi accanto nei momenti di difficoltà.

In cosa ti supporta?

Avevo tante incertezze e semplicemente mi ha fatto aprire gli occhi. A volte non riuscivo a seguire alla lettera gli allenamenti e la vivevo male, Ben mi ha insegnato ad avere lucidità e il giusto distacco. Mi piace, perché questa cosa è reciproca. Mi viene in mente la sua Olimpiade. Era il favorito dell’omnium, per cui il quarto posto nella corsa a punti è stato un momento difficile. Sapeva però che, al di là del risultato, poteva stare con le persone a lui più care, cioè i suoi genitori, il suo allenatore e ovviamente io.

Si dice che sia sbagliato portarsi il lavoro a casa…

Infatti ci sono dei momenti in cui lasciamo il ciclismo da parte e cerchiamo di godere di una vita normale, ma succede a fine stagione.

Vi allenate insieme?

Quando siamo sul lago, capita spesso ed è bello. Non è di quelli che parte subito a tutta e non molla mai. Ha un’andatura che mi piace, non va sempre come un pazzo. Chiaro che quando deve fare i suoi lavori, prende vantaggio, ma poi torna sempre (ride, ndr). E comunque per noi ragazze è sempre un bello stimolo uscire con qualcuno che va più forte. Però adesso (la voce cambia tono, ndr) questa cosa adesso dovete scriverla bene…

Che cosa?

Che in certi sprint, magari quelli con partenza da fermo perché in quelli lanciati non c’è margine, non vi nascondo che a volte lo batto. Bisogna che lo scriviate bene (ride di gusto, ndr). Sono cose che si fanno in allenamento, quando viene fuori l’ignoranza del corridore di fare la volata al cartello. E’ divertente e mi aiuta, ho conosciuto pochi con una mentalità come la sua.

Nella tua scelta di andare alla Cofidis ha pesato la sua presenza?

La verità? E’ una cosa che all’inizio mi ha limitato parecchio. Alla Valcar stavo bene ed è rimasta nel mio cuore, ma qui ho i miei spazi. Io adesso sono in Spagna con la mia squadra, mentre lui è a casa con la sua famiglia. Ognuno ha il suo lavoro, anche se Vasseur è manager di entrambi. Se ci sono contatti, è per aiutarmi a spiegare in francese le cose più tecniche, ma lì si ferma. Ho capito cosa significa avere l’etichetta. Figlio di… Compagna di… Cercherò di dimostrare che posso fare la mia carriera e dovrò farlo presto, sennò si… ringalluzzisce, visto che lui ha già vinto e io no (sbotta ancora a ridere, ndr).

Come fate a non scambiarvi i panni in lavatrice?

In lavatrice adesso è un casino (prosegue il buon umore, ndr). Prima le maglie della Valcar si riconoscevano, adesso l’unica differenza è che lui ha il logo WorldTour e io quelle della continental. Ma dite anche questo: il signor Thomas è disordinato!

Quindi ce l’ha un difetto, cominciavamo a preoccuparci…

Scrivetelo, è disordinato e deve imparare a mettere in ordine. Però per contro è capace di stirare i vestiti, per cui si fa perdonare.

Quando cominci?

Alla Valenciana il 17 febbraio, settimana prossima, per arrivare alle gare del Nord con in po’ di chilometri. Aspettiamo poi gli inviti di Giro e Tour e non nego che mi piacerebbe farli entrambi, senza però tralasciare la pista, da cui possono arrivare i risultati migliori. Vorrei fare una o due Coppe delle Nazioni, poi europei e mondiali.

Con Benjamin hai mai girato a Montichiari?

Mai insieme, perché anche lo scorso anno la struttura era chiusa al pubblico e aperta solo a noi della nazionale. Una frase che mi dice sempre è che quando smetterà gli piacerebbe insegnare pista ai bambini. Ecco, sarebbe bello se potesse farlo a Montichiari

Alzini, entusiasmo in azzurro e adesso l’avventura francese

27.01.2022
5 min
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Ancora qualche giorno poi si alzerà il sipario anche per il ciclismo femminile. Tra le ragazze che scalpitano per l’inizio della stagione c’è Martina Alzini, che ha lasciato la Valcar-Travel&Service dopo due stagioni per approdare alla francese Cofidis Women Team (contratto biennale).

Se in pista la milanese (che compirà 25 anni il prossimo 10 febbraio e in apertura è ritratta nella foto di Equipe Cofidis) è un punto fermo – ha conquistato tre ori europei U23 nell’inseguimento a squadre e un argento mondiale lo scorso ottobre – su strada invece vuole decisamente affermarsi per capire quali sono le sue qualità. Ha da poco concluso il ritiro di dieci giorni con la nazionale a Calpe in Spagna e prima che riparta con la nuova squadra l’abbiamo raggiunta al telefono per sentire il suo umore e sue intenzioni.

Il ritiro con la nazionale di Sangalli a Calpe ha molto motivato Alzini e le altre azzurre (foto Instagram)
A gennaio il ritiro con la nazionale di Sangalli a Calpe l’ha molto motivata (foto Instagram)
Martina, dopo i tre giorni in Slovenia col gruppo della pista a fine dicembre, ora questo collegiale azzurro su strada. Com’è andato? 

Molto bene. Le ragazze più giovani ed io abbiamo avuto l’onore di lavorare ed allenarci con atlete forti ed umili come Cecchini e Bastianelli. Si vede che hanno tantissima esperienza, sanno sempre darti quella dritta giusta che ti tornerà utile in futuro. Mi piacerebbe poter applicare questi consigli su strada e allo stesso modo vorrei essere come loro aiutando le più giovani in pista. Lavoro per guadagnarmi qualche convocazione anche su strada.

Hai notato qualche cambiamento con la gestione di Sangalli?

Paolo lo conoscevamo già da prima in vesti differenti (era il vice dell’ex cittì Salvoldi, ndr) però adesso è responsabile. Lui e Dino hanno due modi di lavorare molto validi, ma diversi e non critico assolutamente chi c’era prima. Paolo ci ha trattate da professioniste in tutti i sensi, venendo incontro alle esigenze di ognuna di noi. Anche se eravamo tutte assieme negli allenamenti, c’è chi aveva qualcosa in più da fare. Oppure a tavola c’è chi aveva qualche regola in più di nutrizione da seguire. Nessuno ha mai giudicato quello che stavamo facendo. E’ stato bello confrontarsi anche con Elisabetta Borgia (psicologa della nazionale e della Trek-Segafredo, ndr). Insomma ho apprezzato molto questo spirito propositivo. E c’è altro…

Alzini in testa. Il sesto posto del quartetto a Tokyo è un punto di partenza verso Parigi
Alzini in testa. Il sesto posto del quartetto a Tokyo è un punto di partenza verso Parigi
Cosa?

Sangalli fin da subito ha messo in chiaro la sua filosofia per le chiamate in azzurro. Un modo di ragionare che sposa molto quello dei team e che mi piace molto. Ovvero, non veniamo giudicate in base al peso, a quanto ci alleniamo o al risultato della classifica finale di una corsa, ma in base a quanto abbiamo fatto in gara. Verremo viste sul campo, su come ci siamo comportate, se siamo state d’aiuto alla nostra squadra e come abbiamo lavorato. Qualcuno potrebbe dire che queste sono cose scontate, ma quando il tuo coach te lo dice, ti fa sempre piacere.

La Cofidis oltre tutto sembra la squadra giusta per mantenere vivo il discorso della pista, anche in vista di Parigi 2024. Lo abbiamo visto nel 2021 tra gli uomini con Viviani e Consonni.

La pista non la abbandonerò mai, questo ci tengo a ribadirlo. Ho visto come hanno lasciato lavorare bene loro due e devo dire che nella scelta di venire qui ha influito anche qualche consiglio di Simone (Consonni, ndr). So che troverò la giusta professionalità e un ambiente non esasperato che consentiranno di tirare fuori la miglior versione di me tra pista e strada.

Il tuo 2022 su strada con il team francese come sarà?

Cercherò di prendere più coscienza dei miei mezzi. Di base sono una passista-veloce con un discreto spunto allo sprint e non disdegno le gare un po’ mosse, ma vorrei riscoprirmi. Vorrei capire quali sono realmente le mie caratteristiche. Spero di potermi ritagliare un po’ di spazio nelle classiche e puntare a qualche buon risultato in generale.

Guazzini e Alzini, dopo l’ottima esperienza alla Valcar, sono passate entrambe in Francia con Fdj e Cofidis
Guazzini e Alzini dalla Valcar sono passate in Francia con Fdj e Cofidis
Esordio e parte del calendario li hai già pianificati?

Debutterò dal 17 al 20 febbraio alla Volta Comunitat Valenciana, poi gare al Nord tra Belgio e Francia. Mi piacerebbe correre sia il Giro d’Italia Donne che il Tour de France Femmes, cercando di non finirmi nel primo per poi non compromettere il secondo, visto che si corrono a distanza di quindici giorni. Vorrei farli bene e spero di poter essere d’aiuto alla squadra.

Stai per disputare la tua settima stagione, tutte fatte con formazioni importanti. Ti senti di dare qualche messaggio alle junior che passano elite o alle giovani che maturano un po’ più tardi?

La mia filosofia di vita, sia per la scuola sia per la bici, è fare un passo per volta. Va bene porsi dei grandi obiettivi, ma prima si devono raggiungere i piccoli. Finché studi devi pensare alla scuola, perché se va male, poi è difficile recuperare o tornare indietro. Bisogna guardare le persone del team anziché sceglierlo in base al nome. E si deve avere una squadra che abbia pazienza e fiducia in te. In questo io forse ho sbagliato a passare elite con una formazione forte come la Alè Cipollini (era il 2016, ndr). All’epoca ero prima una studentessa che una ciclista, questo non lo devono dimenticare le giovani perché sono anni delicati quelli. Se dovessi tornare indietro, avendo visto come lavora, sceglierei Valcar.

Con questa immagine su Instagram, il suo compagno Benjamin Thomas l’ha ringraziata dopo l’oro della corsa a punti (foto Thibault Camus)
Con questa immagine su Instagram, Thomas l’ha ringraziata dopo l’oro della corsa a punti (foto Thibault Camus)
Martina, consentici di chiudere con una battuta. Nella Cofidis maschile ci correrà anche il tuo fidanzato Benjamin Thomas. Sfida in famiglia, chi sarà tra voi due a centrare il primo podio stagionale?

Lui, solo perché inizia a correre molto prima di me, non perché sia più forte. Scrivi bene, così come ti ho dettato, mi raccomando (ride, ndr). So che ci tiene alle prime gare in Francia e ovviamente gli auguro di raccogliere dei buoni risultati fin da subito.