Cafueri, il terzo uomo degli Under 23? Forse anche di più

Cafueri, il terzo uomo degli under 23? Forse anche di più

29.11.2025
5 min
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Senza grandi proclami, Tommaso Cafueri prosegue il suo cammino di crescita, su strada e nel cross. Se c’è una caratteristica che lo contraddistingue è la costanza, che lo porta a farsi vedere su strada e a emergere quando possibile nell’attività sui prati, dove si è già ritagliato un ruolo di “primo degli umani” dietro le due grandi stelle internazionali Mattia Agostinacchio e Stefano Viezzi che raccolgono soddisfazioni anche all’estero.

L'arrivo di Cafueri a Cantoira, una vittoria non sufficiente per fargli vincere il Giro delle Regioni
L’arrivo di Cafueri a Cantoira, una vittoria non sufficiente per fargli vincere il Giro delle Regioni
L'arrivo di Cafueri a Cantoira, una vittoria non sufficiente per fargli vincere il Giro delle Regioni
L’arrivo di Cafueri a Cantoira, una vittoria non sufficiente per fargli vincere il Giro delle Regioni

Mai fuori dai primi 10

Nello scorso fine settimana il friulano si è preso il lusso di conquistare la tappa finale del Giro delle Regioni, portando decisamente sul positivo la lancetta della sua stagione.

«L’anno scorso ho avuto, da giugno 2024, un po’ di complicazioni – dice – tra infortuni, vari cambiamenti e altro. Quindi la stagione scorsa non era andata molto bene.  Tutto questo 2025 l’ho passato a ricostruire tutto quello che avevo perso l’anno precedente, quindi ero arrivato abbastanza preparato, tenevo ad avere risposte e nel complesso devo dire che è iniziata bene anche se non ho fatto grossissimi risultati. O almeno non prima di Cantoira. Ma sono stato molto costante, perché non sono mai uscito dai 10».

Il friulano della DP66 Pinarello in gara a Osoppo. Per lui l'obiettivo è rientrare in nazionale
Il friulano della DP66 Pinarello in gara a Osoppo. Per lui l’obiettivo è rientrare in nazionale (foto Billiani)
Il friulano della DP66 Pinarello in gara a Osoppo. Per lui l'obiettivo è rientrare in nazionale
Il friulano della DP66 Pinarello in gara a Osoppo. Per lui l’obiettivo è rientrare in nazionale (foto Billiani)
A Cantoira è stata più la gioia per la vittoria o il dispiacere per quel punto mancante per vincere la classifica finale?

Per me era la seconda vittoria, avevo vinto il weekend prima a Roverchiara. Ero contento sicuramente di aver vinto, sapevo che era un po’ difficile prendere la maglia del Giro all’ultima tappa anche se mancava Scappini. Ho dato tutto, ma quando sono arrivato ero cosciente che quel punto faceva la differenza e che Folcarelli ne aveva tenuto conto.

Che cosa significa competere nella stessa categoria con due dei più forti al mondo?

Beh, sicuramente dà morale, nel senso che sono due ragazzi che fanno da riferimento a livello internazionale, quindi quando vengono qui in Italia, in quelle poche gare dove riusciamo a confrontarci con loro, sicuramente è un bel punto di riferimento che ci stimola sempre di più anche a noi a crescere.

Durante la stagione estiva il corridore della Trevigiani si è disimpegnato anche nella gravel
Durante la stagione estiva il corridore della Trevigiani si è disimpegnato anche nel gravel
Durante la stagione estiva il corridore della Trevigiani si è disimpegnato anche nella gravel
Durante la stagione estiva il corridore della Trevigiani si è disimpegnato anche nel gravel
Tu sei in crescita di condizione, due vittorie in stagione. L’obiettivo a questo punto è riuscire a entrare appunto in nazionale dietro loro due?

Sì, anche perché finora probabilmente non ho ancora convinto abbastanza il cittì Pontoni per farmi convocare, quindi devo cercare di fare ancora qualche altra bella prestazione e concentrarmi in vista dei prossimi obiettivi, dimostrare che posso meritarmi anch’io quella convocazione.

Tu l’anno prossimo sarai sempre alla Trevigiani. De Candido ha detto che sei uno dei due confermati per la prossima stagione. Come ti trovi con il nuovo diesse?

All’inizio ci siamo dovuti capire. Lui doveva anche entrare un po’ in sintonia con la categoria, perché comunque gestire una nazionale a livello juniores e gestire una Continental a livello under 23 è tutta un’altra cosa, c’è una mentalità diversa. Quindi ci siamo dovuti venire incontro e dopo piano piano ci siamo trovati. Io mi sto trovando molto bene, è molto disponibile, ci stiamo sentendo anche tutt’ora, si interessa molto della mia attività invernale. Quindi finisco il ciclocross e poi quando sarà tempo di girare pagina mi concentrerò bene sulla strada e parlerò per bene con Rino dei futuri obiettivi.

Cafueri (a sinistra) è con Fabbro uno dei due confermati alla Trevigiani anche per il prossimo anno
Cafueri (a sinistra) è con Fabbro uno dei due confermati alla Trevigiani anche per il prossimo anno
Cafueri è con Fabbro uno dei due confermati alla Trevigiani anche per il prossimo anno
Cafueri è con Fabbro uno dei due confermati alla Trevigiani anche per il prossimo anno
Ciclocross e strada: hai una preferenza fra le due?

Mi piace di più il cross, lo sento più mio e mi diverto maggiormente, ovviamente anche quando vado su strada punto sempre a dare il massimo, ma lì l’aspetto ludico traspare meno. Comunque con i giusti tempi, i giusti riposi, si cerca sempre di dare il massimo in tutte e due le discipline.

Il ciclocross è una specialità più individuale, la strada un po’ più di squadra. Che ruolo riesci a ritagliarti nelle prove su strada?

Quest’anno ho lavorato molto nel treno per il velocista che avevamo, Riccardo Fabbro. Ho lavorato spesso per tenere davanti il treno o comunque nelle battute finali, per portarlo nella miglior posizione e poi lanciare il penultimo uomo, ma ho anche provato tante fughe. Presumo che il prossimo anno sarà un po’ diverso e spero che Rino riesca a darmi anche un po’ più di fiducia, me l’ha già detto, quindi sicuramente in gare vallonate e un po’ dure, cercherò di farmi valere.

Ora mirino puntato sui campionati italiani e poi sulla strada, alla ricerca di soddisfazioni personali
Ora mirino puntato sui campionati italiani e poi sulla strada, alla ricerca di soddisfazioni personali
Ora mirino puntato sui campionati italiani e poi sulla strada, alla ricerca di soddisfazioni personali
Ora mirino puntato sui campionati italiani e poi sulla strada, alla ricerca di soddisfazioni personali
Adesso fai il ciclista a tempo pieno?

Diciamo di sì, anche se sono iscritto alla facoltà di Scienze Motorie e voglio andare avanti con gli studi. Per il momento do la preminenza all’attività per vedere dove mi porterà. Ora mi sto preparando al meglio per i campionati italiani, poi si vedrà come andrà la il finale di stagione.

Coppa del Mondo, cross Pontoni

Cross: scattata la Coppa, Pontoni ci parla dei suoi ragazzi

29.11.2025
6 min
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Domenica scorsa è iniziata la Coppa del Mondo di ciclocross: 12 tappe, da Tabor a Hoogerheide, passando anche per la Sardegna e la Spagna. Per l’Italia, quest’anno più che mai, almeno questa è la sensazione, è una challenge intrigante, soprattutto per le categorie giovanili. E ce lo spiega bene il commissario tecnico, Daniele Pontoni.

A Tabor, dominata da un Thibau Nys sempre più convincente e maturo, e da Lucinda Brand, i nostri giovani si sono comportati più che bene. Con Pontoni vogliamo capire cosa aspettarci da questa Coppa: quali tappe vedremo per i nostri ragazzi, dove potremo essere protagonisti e con quali ambizioni.

La rassegna di Middelkerke si era aperta con il bronzo di Nicole Azzetti fra le junior (qui insieme al cittì Pontoni)
Il cittì Pontoni con Nicole Azzetti a Middelkerke
La rassegna di Middelkerke si era aperta con il bronzo di Nicole Azzetti fra le junior (qui insieme al cittì Pontoni)
Il cittì Pontoni con Nicole Azzetti a Middelkerke
Quindi, Daniele: 12 tappe avvincenti. Cosa ti aspetti dai nostri in questa Coppa del Mondo?

Come apertura direi che siamo partiti molto bene, perché ottenere quattro podi nella stessa prova di Coppa del Mondo, considerando anche la categoria elite, è qualcosa che non era mai accaduto. Noi, come negli ultimi 4-5 anni seguiremo le sei prove riservate alle categorie Juniores (maschile e femminile) e under 23 maschile.

E quali sono queste tappe? Ricordiamolo…

Tabor, che si è appena corsa, poi Flamanville. Avremo il 21 e il 28 dicembre Koksijde e Dendermonde, per poi passare alle ultime due prove di gennaio, Benidorm e Hoogerheide, che sono due classiche vere e proprie. La categoria elite avrà un calendario doppio rispetto agli altri, ma per quanto ci riguarda quelle gare verranno affrontate dai club. Terremo comunque monitorata la situazione.

L’inizio a Tabor, ma più in generale tutta la stagione, non è stato affatto male…

Abbiamo cominciato facendo una rotazione ampia tra gli juniores: ne abbiamo convocati sei, dopo i quattro portati agli europei, più quattro donne. A Flamanville faremo ancora rotazione tra i ragazzi, dopodiché credo che manterremo un gruppo numeroso per le due prove in Belgio, prima di fare una selezione dopo i campionati Italiani, dove avremo le idee già più chiare su chi andrà al mondiale. Le aspettative sono buone: i ragazzi stanno tutti bene, il trend è positivo e lo sarà anche in futuro. Nelle prime due prove internazionali, gli europei e Tabor, ci siamo trovati in condizioni alle quali non siamo abituati, ma ne siamo usciti molto bene.

Il momento dell'attacco di Agostinacchio, Haverdings prova a tenere ma cederà poco dopo
Mattia Agostinacchio durante l’europeo. Pontoni e il suo staff avevano preparato bene la parte della corsa piedi
Il momento dell'attacco di Agostinacchio, Haverdings prova a tenere ma cederà poco dopo
Mattia Agostinacchio durante l’europeo. Pontoni e il suo staff avevano preparato bene la parte della corsa piedi
A cosa ti riferisci? Al terreno?

Mi riferisco alla sabbia di Middelkerke e alle temperature polari di Tabor, con diversi gradi sotto zero domenica mattina. I ragazzi hanno risposto bene anche sotto questo punto di vista. A Flamanville troveremo un terreno diverso, perché è prevista parecchia pioggia. Speriamo di arrivarci senza intoppi: avevamo programmato il volo per essere tranquilli, ma lo sciopero di ieri ci ha complicato un po’ le cose.

Hai già toccato un tema importante: i percorsi. Quali delle sei tappe vedi, sulla carta, più adatte ai nostri?

Sulla carta avrei sempre escluso i terreni sabbiosi, però i ragazzi hanno dimostrato negli ultimi anni di saperci fare: sono andati bene a Middelkerke e l’anno scorso a Zonhoven, dove Agostinacchio ha vinto e Pellizzotti ha fatto molto bene. Nonostante qualche problema in partenza, anche le ragazze avrebbero potuto ottenere di più. Temevo sempre queste trasferte, ora devo dire che non mi fanno più paura.

Una bella presa di fiducia e consapevolezza…

Sanno dove andranno a correre, sanno che tipologia di percorso troveranno, perché ormai li studiano su YouTube e arrivano preparati. Per Middelkerke abbiamo lavorato molto sulla corsa a piedi, che si è rivelata ancora più importante del previsto. E anche domenica il fattore meteo influirà molto. Si sta andando verso la pioggia, quindi ci sarà un terreno abbastanza insidioso. Però i percorsi li metterei in secondo piano

Perché?

L’importante è che i ragazzi arrivino pronti e chiaramente serve anche una dose di fortuna, perché se ti capita qualcosa durante la corsa, magari devi fare dei tratti a piedi o succede un guaio lontano dai box, può sempre influire sulla prestazione.

La sabbia, storicamente terreno ostico per gli azzurri, adesso non fa più paura
La sabbia, storicamente terreno ostico per gli azzurri, adesso non fa più paura
Piccolo passo indietro, ma restando sui percorsi: perché secondo te i ragazzi sono migliorati sulla sabbia? Ci avete lavorato? E’ una questione di materiali?

Indubbiamente questi ragazzi sanno andare molto bene, in maniera importante. L’equilibrio (fisico e mentale), il lavoro fatto su questo aspetto e il fatto di sapere per tempo come devono prepararsi ha aiutato molto. Loro seguono attentamente sia le indicazioni del team sia quelle che diamo noi. Quest’anno abbiamo fatto una riunione con tutti i ragazzi e con le loro squadre: avevamo già fornito un’infarinatura su come impostare la stagione e, insieme ai ragazzi del team performance, abbiamo dato delle linee guida generali per i macrocicli. In modo tale da arrivare agli appuntamenti importanti nel miglior modo possibile.

Un’impostazione corale, di sistema. Nonostante sia sempre più difficile, visto che l’età del richiamo della strada si abbassa sempre di più.

E’ il ciclismo moderno: bisogna fare di necessità virtù. Più andiamo avanti, più serve programmare tutto con largo anticipo: questo diventa fondamentale. Avere dei ragazzi che ti seguono facilita il lavoro, perché è più semplice per loro, e di conseguenza per noi, arrivare ai risultati.

Abbiamo parlato in generale, ma ti chiediamo un paio di nomi da cui ti aspetti davvero tanto…

Per quest’anno da Grigolini e Pezzo Rosola mi aspetto molto. Ma terrei d’occhio anche Dell’Olio e Cingolani per il futuro. Fare i nomi non è mai semplice, però spero che possa inserirsi anche qualcun altro.

La Pellizotti punta a ripetere il podio e sarà la prima a scendere in gara
La Pellizotti punta a ripetere il podio e sarà la prima a scendere in gara
La Pellizotti punta a ripetere il podio e sarà la prima a scendere in gara
La Pellizotti punta a ripetere il podio e sarà la prima a scendere in gara
E tra le ragazze?

Giorgia Pellizotti nel primo anno ha mostrato cose molto interessanti. Lo stesso vale per Elisa Bianchi, che ha finalmente ottenuto un ottimo risultato in Coppa e potrebbe essere subito dietro di lei. Penso poi ad Azzetti: questo podio non è da sottovalutare. E abbiamo anche Peruta e Righetto.

E tra gli Under 23?

Abbiamo Viezzi e Agostinacchio: anche qui disponiamo di un doppio asso. E tra le donne c’è chiaramente Sara Casasola. Ma attenzione anche al bell’inizio di stagione di Lucia Bramati: se confermasse questi progressi sarebbe una grande notizia, anche perché è al primo anno di categoria.

Insomma: pochi (neanche tanto), ma buoni…

Tra le under 23 donne al momento abbiamo Elisa Ferri: non è da podio, ma è una ragazza che conosciamo da tanto tempo, l’ho seguita dal primo anno, e in ottica Team Relay è fondamentale. E’ l’atleta che ci può consentire di portare avanti anche questa specialità. In generale mi auguro che, magari nel periodo natalizio, possa ritrovarmi qualche ragazzo o ragazza a cui tengo particolarmente e che possa essere con noi. Ma chiaramente non dipende solo da me, bensì dai loro team.

Dall’europeo verso il sogno olimpico di Azzetti, biker doc

Dall’europeo verso il sogno olimpico di Azzetti, biker doc

28.11.2025
5 min
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Una biker pura. Di Nicole Azzetti nel ciclocross si è cominciato a parlare dopo il bronzo di Middelkerke, ai campionati europei, ma chi bazzica il mondo della mountain bike conosce bene il suo talento e le grandi prospettive. E’ arrivata alla rassegna continentale senza grandi velleità apparenti, ma dentro di sé aveva il fuoco, la voglia di emergere e alla fine il suo è stato il risultato più sorprendente della felice rassegna azzurra.

Il podio della gara junior, con da sinistra Nynke Jochems (NED), Barbora Bukovska (CZE) e Nicole Azzetti (ITA)
Il podio della gara junior, con da sinistra Nynke Jochems (NED), Barbora Bukovska (CZE) e Nicole Azzetti (ITA)
Il podio della gara junior, con da sinistra Nynke Jochems (NED), Barbora Bukovska (CZE) e Nicole Azzetti (ITA)
Il podio della gara junior, con da sinistra Nynke Jochems (NED), Barbora Bukovska (CZE) e Nicole Azzetti (ITA)

Il rapporto della trentina di Ala, tesserata per l’Ale Colnago Team, con le due ruote ha radici antiche: «Vado in bici praticamente da sempre, ho iniziato fin da piccolina perché mio papà era praticante e quindi la passione mi è stata tramandata. Anche mio fratello andava in bici, poi ha smesso e io ho continuato perché mi piace tanto e sto continuando».

Tra tante discipline come sei arrivata al ciclocross e quali sono quelle che ti piacciono di più?

Io principalmente faccio mountain bike perché è il mio amore più grande. E’ la disciplina regina dalle mie parti, dove ci sono tanti percorsi adatti.  Da esordiente ho iniziato a fare anche il ciclocross perché una squadra me lo ha chiesto e quindi mi sono detta: vabbè, dai, proviamo. Poi ho continuato perché mi sono appassionata, ha molti legami con la mountain bike, che resta però la mia specialità preferita.

Sulla sabbia la Azzetti ha potuto far emergere tutta la sua abilità tecnica, recuperando posizioni
Sulla sabbia la Azzetti ha potuto far emergere tutta la sua abilità tecnica, recuperando posizioni
Sulla sabbia la Azzetti ha potuto far emergere tutta la sua abilità tecnica, recuperando posizioni
Sulla sabbia la Azzetti ha potuto far emergere tutta la sua abilità tecnica, recuperando posizioni
Quindi sei un po’ lontana dal ciclismo su strada…

Ho fatto due gare da allieva, ma non mi è mai piaciuto perché mi trovo meglio a fare gara solo per me. Tutta la parte del correre in gruppo, del fare gioco di squadra non mi è congeniale, mi piace di più l’adrenalina che c’è nel fuoristrada.

E che differenza trovi tra la mountain bike e il ciclocross?

Innanzitutto il clima. Non amo il freddo e questo penalizza un po’ il mio rapporto con il ciclocross. Io amo veramente tanto correre d’estate al caldo, il freddo lo subisco un po’. E’ comunque fuoristrada, c’è molta tecnica, quindi mi trovo a mio agio.

In stagione la trentina ha vinto al Giro delle Regioni di Osoppo e colto 5 podi (foto Billiani)
In stagione la trentina ha vinto al Giro delle Regioni di Osoppo e colto 5 podi (foto Billiani)
In stagione la trentina ha vinto al Giro delle Regioni di Osoppo e colto 5 podi (foto Billiani)
In stagione la trentina ha vinto al Giro delle Regioni di Osoppo e colto 5 podi (foto Billiani)
La tua medaglia agli europei è stata quella che ha sorpreso un po’ di più. Ha sorpreso anche te?

Molto, perché io sono partita con l’obiettivo di fare top 10 e poi sono arrivata terza, quindi non so neanche io come. Diciamo che l’Europeo era da inizio stagione un appuntamento a cui volevo puntare, sia per essere convocata che poi per fare un buon piazzamento. In gara non sono partita proprio benissimo, il primo giro infatti ero un po’ indietro. Poi ho iniziato a recuperare perché era un percorso che mi piaceva davvero tanto. C’era la sabbia, che io ho sempre adorato. E poi tanta corsa a piedi, in cui io sono sempre andata bene, quindi era un percorso che mi si adattava bene. Giro dopo giro recuperavo posizioni e a un certo punto mi sono ritrovata terza e ho tenuto.

E’ più utile il ciclocross alla mountain bike o viceversa per la tua esperienza?

La mountain bike al ciclocross dà molto di più, perché hai già la tecnica che ti serve per emergere nelle parti più difficili, quelle dove puoi fare davvero la differenza e che nel ciclocross secondo me gestisci meglio.

Nella mtb la Azzetti ha vinto quest'anno il titolo italiano short track finendo seconda nel cross country (foto Instagram)
Nella mtb la Azzetti ha vinto quest’anno il titolo italiano short track finendo seconda nel cross country (foto Instagram)
Nella mtb la Azzetti ha vinto quest'anno il titolo italiano short track finendo seconda nel cross country (foto Instagram)
Nella mtb la Azzetti ha vinto quest’anno il titolo italiano short track finendo seconda nel cross country (foto Instagram)
Che cosa studi?

Sono all’Istituto Martino Martini a Mezzolombardo, l’Istituto Tecnico Economico e Sportivo che è principalmente finanza e marketing. E’ dura perché la scuola è a un’ora da casa mia, sia andata che ritorno, quindi devo gestire molto bene il tutto. Molte volte studio e faccio i compiti nell’ora di treno che ho perché almeno arrivo a casa e non devo farli dopo. Comunque ho riscontrato, soprattutto negli ultimi due anni, molto aiuto dalla mia scuola. E’ una struttura dove a livello sportivo ti aiutano molto e sono davvero comprensivi.

Come ti hanno accolto a scuola dopo che avevano visto di te sui giornali, in televisione, per la tua medaglia?

Erano tutti felici perché tra i miei professori la notizia era girata e anche tra i miei compagni perché avevano visto il mio nome sui social, quindi mi hanno accolto davvero bene.

Per la trentina la mountain bel resta la disciplina primaria, per le sue prospettive olimpiche (foto Instagram)
Per la trentina la mountain bel resta la disciplina primaria, per le sue prospettive olimpiche (foto Instagram)
Per la trentina la mountain bel resta la disciplina primaria, per le sue prospettive olimpiche (foto Instagram)
Per la trentina la mountain bel resta la disciplina primaria, per le sue prospettive olimpiche (foto Instagram)
Adesso che cosa ti proponi?

E’ chiaro che le prospettive sono cambiate e gli obiettivi si sono fatti più ambiziosi, ma anche difficili. Bisogna ancora vedere com’è il calendario ben definito, ma le altre prove titolate, italiani e mondiali sono il mio target per questa parte della stagione, Poi tornerò alla mountain bike. Non nascondo che il mio sogno è arrivare alle Olimpiadi e per ora la via più veloce è quella delle ruote grasse. Ma non è per questo che privilegio la mountain bike, è proprio che la sento più mia. Mi piace fare le gare per me stessa, vivere uno sport prettamente individuale e divertirmi nei pezzi tecnici.

Giro delle Regioni col sigillo della Borello, specialista pura

Giro delle Regioni col sigillo della Borello, specialista pura

24.11.2025
4 min
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Come lo scorso anno, il Giro delle Regioni chiude i battenti e premia Carlotta Borello, autentica dominatrice della challenge che mette il sigillo alla sua maglia di leader conquistando anche la tappa finale nella “sua” Cantoira, visto che si gareggiava in Piemonte. Carlotta è una ciclocrossista pura, diversa dalle sue colleghe/avversarie. Per lei il ciclocross è la prima specialità e la strada è davvero un’appendice, un tramite per la preparazione.

L'arrivo della Borello, per lei tre vittorie di tappa e la conquista della maglia davanti a Rizzi e Gariboldi
L’arrivo della Borello, per lei tre vittorie di tappa e la conquista della maglia davanti a Rizzi e Gariboldi
L'arrivo della Borello, per lei tre vittorie di tappa e la conquista della maglia davanti a Rizzi e Gariboldi
L’arrivo della Borello, per lei tre vittorie di tappa e la conquista della maglia davanti a Rizzi e Gariboldi

Un’estate con pochissima strada

In quest’annata è stato così anche di più e durante la stagione sono state ben più frequenti le sue uscite in gravel, dove ha colto risultati molto importanti tornando a vestire la maglia azzurra: «Quest’estate ho fatto una stagione un po’ alternativa. Non mi sono focalizzata solamente sulla strada come gli anni passati. I risultati dicono che è stata la scelta giusta, ma non mi riferisco solo al responso del cronometro, neanche al titolo italiano di gravel conquistato, ma alle sensazioni vissute. E’ stata una stagione molto varia, dove mi sono messa alla prova anche nelle Marathon di mountain bike, oltre alle gare su strada e gare gravel. Mi sto trovando bene anche come preparazione che ha influito su questa prima parte di stagione invernale».

Infatti nel ciclocross la Borello è partita subito forte, dominando il Giro delle Regioni: «In verità ho colto qualche vittoria in meno dell’anno scorso, ma sono arrivati comunque piazzamenti sul podio e in gare comunque importanti. In più è arrivata anche la convocazione all’europeo e quindi sono molto felice di essere riuscita a partecipare al mio primo europeo tra le Elite, quindi diciamo che non mi posso lamentare».

Sullo Zoncolan la gara più dura ma anche più soddisfacente per la piemontese nel Giro delle Regioni
Sullo Zoncolan la gara più dura ma anche più soddisfacente per la piemontese nel Giro delle Regioni (foto Billiani)
Sullo Zoncolan la gara più dura ma anche più soddisfacente per la piemontese nel Giro delle Regioni
Sullo Zoncolan la gara più dura ma anche più soddisfacente per la piemontese nel Giro delle Regioni (foto Billiani)

Un europeo corso nel dolore

Che esperienza è stata, quella internazionale? «E’ stata molto impegnativa perché c’era veramente tanta sabbia e non ci sono abituata. Ho cercato di difendermi al meglio che potessi, nonostante non fossi in un periodo molto facile perché è mancata la mamma del mio fidanzato proprio il giorno prima della gara. Diciamo che di testa non ero al 100 per cento, ma ho cercato di onorare al meglio la maglia azzurra e dare il mio massimo».

Quanto contano le gare italiane, visto che non avevi avuto test prima della corsa continentale? «Quest’anno è stato un po’ più complicato, cioè confrontarsi solamente con le atlete italiane mi ha fatto arrivare un po’ al buio, ma non è colpa delle prove italiane che sono state di sicuro valore, internazionali, quindi abbiamo potuto fare gare impegnative che sono servite per arrivare in condizione. A dicembre comunque andrò a correre in Belgio, quindi mi confronterò con le più forti e capirò il mio valore».

D'estate la Borello ha privilegiato il gravel, vincendo il titolo nazionale e finendo seconda alle World Series in Sardegna
D’estate la Borello ha privilegiato il gravel, vincendo il titolo nazionale e finendo seconda alle World Series in Sardegna
D'estate la Borello ha privilegiato il gravel, vincendo il titolo nazionale e finendo seconda alle World Series in Sardegna
D’estate la Borello ha privilegiato il gravel, vincendo il titolo nazionale e finendo seconda alle World Series in Sardegna

In Belgio per capire davvero chi è

La tappa che ti è piaciuta di più del Giro delle Regioni? «Sicuramente quella dello Zoncolan. Il percorso era veramente duro, con tanta salita, ma è servito perché era un po’ più dura rispetto ai soliti standard e è stata un test fondamentale nel corso della stagione. Tutti parlavano dell’altitudine, ma quella non è stato certo un fattore».

Ora che cosa ti proponi per questa stagione di ciclocross? «Sarò in Sardegna per la Coppa del mondo e poi, dopo Faé di Oderzo, andrò come detto in Belgio dal 20 dicembre fino ai primi di gennaio. Poi, chiusa la stagione invernale, devo ancora valutare, ma vorrei proseguire sulla falsariga di quest’anno, puntando molto alle gravel per portare in giro la maglia tricolore».

In campo maschile vittoria finale all'ultima tappa per Folcarelli, anche senza alcun successo parziale
In campo maschile vittoria finale all’ultima tappa per Folcarelli, anche senza alcun successo parziale
In campo maschile vittoria finale all'ultima tappa per Folcarelli, anche senza alcun successo parziale
In campo maschile vittoria finale all’ultima tappa per Folcarelli, anche senza alcun successo parziale

L’esito delle altre categorie

Il Regioni ha chiuso i battenti a Cantoira con una gara Open maschile davvero accesissima. Non essendoci il leader della classifica Samuele Scappini, si è scatenata la lotta per cogliere la maglia all’ultima occasione. L’evoluzione della gara ha visto emergere Tommaso Cafueri e Antonio Folcarelli: alla fine l’ha spuntata il primo, uno dei pochi confermati all’UC Trevigiani, ma Folcarelli è corridore esperto e a un certo punto si è fatto i conti in tasca: meglio lasciar andare il friulano e assicurarsi, con la piazza d’onore, un nuovo trionfo nella challenge dopo quello dello scorso anno (e i 3 al Giro d’Italia…). Fra gli juniores maglia bianca conquistata da Tommaso Cingolani (assente a Cantoira ma già protagonista al suo primo anno nella categoria) e Azzurra Rizzi. Il Regioni chiude qui, ma gli impegni per lo staff di Fausto Scotti non sono minimamente finiti. Ma ci sarà tempo per pensarci…

Patrik Pezzo Rosola, Guerciotti

Pezzo Rosola: gli obiettivi nel cross e il rapporto con i devo team

21.11.2025
4 min
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A sentirlo Patrik Pezzo Rosola dà l’impressione di essere uno di quegli adolescenti sornioni, una montagna di ricci neri e gli occhi attenti, pronti a scrutare qualsiasi cosa gli passi intorno. Il suo secondo anno nella categoria juniores si è aperto con la stagione di ciclocross, nella quale il figlio d’arte ha trovato ottimi risultati. Tra questi un secondo posto al campionato europeo di categoria, chiuso alle spalle di Filippo Grigolini, un risultato dolce-amaro digerito quasi subito e accompagnato da una vittoria lo scorso fine settimana.

Ora il secondo dei fratelli Pezzo Rosola è a casa a riposare dopo uno dei tanti allenamenti. La scuola è finita questa estate, ma in famiglia c’è sempre da dare una mano e papà Paolo e mamma Paola non lo lasciano troppo tranquillo

«Stamattina mi sono allenato – ci racconta – ora mi sto riposando un pochino. Gioco alla Playstation e mi occupo di qualche faccenda domestica, diciamo che finita la scuola ho un po’ di libertà in più, ma non troppe».

Patrik Pezzo Rosola, Guerciotti, Aigle (foto FCI)
Patrik Pezzo Rosola in maglia tricolore festeggia la vittoria ad Aigle ottenuta lo scorso fine settimana (foto FCI)
Patrik Pezzo Rosola, Guerciotti, Aigle (foto FCI)
Patrik Pezzo Rosola in maglia tricolore festeggia la vittoria ad Aigle ottenuta lo scorso fine settimana (foto FCI)
Come sta andando questo inizio di stagione?

Bene, tra poco partiremo per la prima tappa di Coppa del mondo di ciclocross con la nazionale, correremo a Tabor. Partirò giovedì, andrò su in camper insieme ai miei genitori, mentre il resto del team arriverà venerdì. Ho scelto di viaggiare con qualche comodità in più e di arrivare un giorno prima per allenarmi là. 

Ti senti pronto per il debutto?

Sì, sono abbastanza fiducioso, la condizione c’è. Mi preoccupa leggermente il rapporto con il freddo. Fino ad adesso ci è andata bene, a Tabor però ci aspettano temperature minime sotto lo zero e non sarà facile. Anche perché domenica correremo alle 8,50 del mattino.

Patrik Pezzo Rosola, nazionale, europeo ciclocross 2025
Patrik Pezzo Rosola ha conquistato un ottimo argento all’europeo di cross a inizio novembre
Patrik Pezzo Rosola, nazionale, europeo ciclocross 2025
Patrik Pezzo Rosola ha conquistato un ottimo argento all’europeo di cross a inizio novembre
Smaltita la delusione per l’europeo?

Sì, l’ho metabolizzata subito, anche perché la sera prima ho saputo che c’erano problemi con l’omologazione delle nostre bici (il problema per cui è stata squalificata Giorgia Pellizotti, ndr) e ho avuto modo di utilizzare quella di Mattia Agostinacchio. Considerando tutta la situazione, il secondo posto è stato un ottimo risultato. 

In che modo hai approcciato questo secondo anno da junior?

Convinto, sapevo di essere uscito in crescendo dalla stagione passata. Nel ciclocross ho come obiettivi la Coppa del mondo e il mondiale. Il programma fatto insieme al team Guerciotti è interessante e volto a preparare al meglio ogni appuntamento. Dopo le prime tappe di Coppa correrò un po’ in Belgio con il team. Di quei posti mi piace l’atmosfera che si respira, nessuno vive il ciclocross come i belgi, mi diverto davvero tanto. 

Patrik Pezzo Rosola, strada, Assali Stefen Makro 2025 (Photors.it)
Nel 2026 Patrik Pezzo Rosola continuerà a correre con la Assali Stefen Makro su strada (Photors.it)
Patrik Pezzo Rosola, strada, Assali Stefen Makro 2025 (Photors.it)
Nel 2026 Patrik Pezzo Rosola continuerà a correre con la Assali Stefen Makro su strada (Photors.it)
Tra cross e strada hai fatto un primo anno da junior davvero convincente, sono arrivate anche per te le chiamate dei devo team?

Qualcuno è venuto a parlarmi, così come tutte le squadre italiane. La scorsa estate è venuta la Bora a parlarmi, con l’idea di farmi fare il secondo anno da juniores con loro. Ne ho parlato con la mia famiglia e il mio procuratore, ma non eravamo convinti. Io stesso non me la sentivo di fare un salto così grande ancora da junior.

Perché?

La Red Bull-BORA è un team forte e importante, dove però le richieste e le pressioni sono maggiori rispetto a una normale squadra juniores. Queste devo guardano già alla vittoria e chiedono risultati. Io invece ho preferito restare ancora con l’Assali Stefen Makro, così da crescere e stare tranquillo. Con la squadra mi trovo bene, staff e compagni li conosco, per cui non avevo motivo di lasciarli. Ho preferito fare le cose in maniera più regolare, concedendomi il tempo per crescere e maturare. 

I risultati della scorsa stagione hanno acceso i riflettori sul più giovane dei fratelli Pezzo Rosola ma per i devo team ci sarà tempo da U23
I risultati della scorsa stagione hanno acceso i riflettori sul più giovane dei fratelli Pezzo Rosola ma per i devo team ci sarà tempo da U23
Invece da under 23?

Lì il discorso cambia e passare in un devo team è un mio obiettivo. Dopo l’europeo di ciclocross qualche chiamata è già arrivata. Spero di concludere la stagione del fango con un accordo già in tasca. Mi piacerebbe anche trovare un devo team che mi faccia continuare a correre nel cross, ma questo si vedrà.

Una Orbea Orca (da strada) sul gradino più alto del podio nel cx

Una Orbea Orca (da strada) sul gradino più alto del podio nel cx

16.11.2025
4 min
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Proprio così, Toon Aerts in sella alla Orbea Orca ha vinto il Campionato Europeo di ciclocross. Pur non avendo conferme ufficiali da Orbea, le immagini parlano piuttosto chiaramente. Il belga del Team Belgian Deschacht-Hens CX (alcuni atleti di questa squadra hanno un doppio tesseramento e sono legati al Team Lotto per le corse su strada) ha trionfato su una bici da strada, un prodotto con le sue linee classiche, minimale, una bici con un frame-kit dal peso ridotto.

Buona parte dei compagni di team utilizzano la gravel race Orbea Terra Race, modello sviluppato dall’azienda basca per le competizioni sullo sterrato. Proviamo ad argomentare di nostro pugno la scelta tecnica.

Una Orbea Orca (da strada) sul gradino più alto del podio nel cx
Anche vista di fronte. La bici è una Orbea Orca (ri-adattata)
Una Orbea Orca (da strada) sul gradino più alto del podio nel cx
Anche vista di fronte. La bici è una Orbea Orca (ri-adattata)

La Orbea usata da Toon Aerts

Le forme non mentono e l’impatto visivo recita in maniera lampante. Si tratta della Orca, modello utilizzato da molti atleti anche del Team Lotto, non solo per i grandi dislivelli. E’ difficile categorizzare la bici sotto il profilo del carbonio, ma potremmo dire che si tratta della top di gamma OMX. Cockpit non integrato OC Performance (sempre di casa Orbea) con stem in alluminio e piega molto classica (rotonda) in carbonio. Reggisella da 27,2 millimetri di diametro OC Performance con arretramento zero. La trasmissione è Shimano Dura Ace, con doppio plateau anteriore (50-42) e cassetta posteriore (sembrerebbe) 11-30. Ruote firmate Icon per tubolari, questi ultimi Dugast.

Resta il dubbio per la forcella abbinata al telaio. La sezione superiore della testa e dei foderi sono accostabili a quella normalmente in dotazione alla Orca “classica”, ma rispetto a quest’ultima c’è più luce per il passaggio della gomma ed una sorta di fazzoletto aggiunto dal lato opposto al disco. Potremmo giurare che la forcella montata sulla Orbea Orca di Toon Aerts sia quella che equipaggia la bici gravel Terra Race. Questo componente garantisce anche un passaggio più ampio dello pneumatico.

Un occhio alle geometrie

Il neo campione europeo ha una statura notevole, sfiora il metro e novanta, oltre ad essere filiforme. Nonostante questo si nota per la sua posizione molto compatta una volta sulla bici e con un baricentro perfettamente in linea con il piantone. Non è un fattore secondario che, porta lo stesso atleta a prediligere bici con geometrie compatte, con un interasse ridotto. Inoltre Aerts è sempre stato performante sui tracciati impegnativi con dislivello, fangosi e sabbiosi, ma al tempo stesso è un atleta non troppo agile nell’indirizzare l’avantreno del mezzo. Una bici con un angolo anteriore “più dritto” (concettualmente) è più adatta ad un atleta con queste caratteristiche.

Qui si può spiegare (per lo meno in parte) la scelta di puntare su un frame-kit stradale, sicuramente più leggero, diretto e agile negli ingressi alle traiettorie strette, presumibilmente una XL (57). La Orbea stradale è più corta di quasi 4 centimetri ed ha un angolo dello sterzo di 73,2° invece di 71,5 di Terra Race. Significa per l’appunto una bici più corta, ma anche molto più diretta su tutto l’avantreno. Cambia ovviamente il valore di trail tra sterzo e terminale della forcella, grazie all’adozione della forcella gravel. Inoltre è da considerare che la Orbea Orca ha un drop del movimento centrale per nulla compresso, anzi è piuttosto elevato, fattore importante per un ciclocrossista nell’ottica di non urtare gli ostacoli.

Un oro annunciato? Grigolini non si ferma certo a quello…

Un oro annunciato? Grigolini non si ferma certo a quello…

13.11.2025
5 min
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Lo aveva promesso sin dalla sua prima uscita, peraltro vincente, sui prati e Filippo Grigolini è uno che solitamente le promesse le mantiene. A Middelkerke il corridore udinese ha conquistato il titolo europeo juniores succedendo nell’albo d’oro a Mattia Agostinacchio, con il quale aveva occupato il podio degli ultimi mondiali. Quel bronzo era stato completamente inaspettato, questa volta invece sapeva di correre con il peso del pronostico addosso, quanto meno per la conquista di una medaglia.

L'arrivo solitario di Grigolini, un successo costruito nelle settimane scorse puntando l'obiettivo
L’arrivo solitario di Grigolini, un successo costruito nelle settimane scorse puntando l’obiettivo
L'arrivo solitario di Grigolini, un successo costruito nelle settimane scorse puntando l'obiettivo
L’arrivo solitario di Grigolini, un successo costruito nelle settimane scorse puntando l’obiettivo

Il friulano è sempre più in vista, tanto che su di lui hanno messo gli occhi anche le squadre del WorldTour e infatti è nell’orbita della Decathlon AG2R. Ma intanto c’è da festeggiare un oro al quale teneva particolarmente: «Lo avevo detto, dopo la prima vittoria al Giro delle Regioni che quello era il mio primo obiettivo e stavo lavorando per quello. Di sicuro è stata una grande emozione, qualcosa che mi porterò sempre dietro perché rappresenta il primo coronamento del lavoro svolto».

E’ stato più facile o difficile di quello che pensavi?

Devo dire che la corsa è andata rispecchiando abbastanza le mie aspettative. Ero convinto che, anche se non avevamo avuto occasioni per gareggiare all’estero, il nostro livello doveva essere alto e potevamo giocarcela. Non avevamo stabilito nessuna tattica alla vigilia, ma il cittì Pontoni ci aveva detto che dovevamo fare una corsa di testa e mettere al sicuro le medaglie perché potevamo conquistarla entrambi. Poi ci saremmo giocata la vittoria a viso aperto e così abbiamo fatto. Io ho avuto sicuramente un po’ di fortuna in più, ma il fatto di essere insieme sul podio è stato davvero eccezionale.

Nato a Udine il 7 ottobre 2008, il friulano in stagione vantava già 3 vittorie e 2 secondi posti
Nato a Udine il 7 ottobre 2008, il friulano in stagione vantava già 3 vittorie e 2 secondi posti
Nato a Udine il 7 ottobre 2008, il friulano in stagione vantava già 3 vittorie e 2 secondi posti
Nato a Udine il 7 ottobre 2008, il friulano in stagione vantava già 3 vittorie e 2 secondi posti
Quindi avete corso, almeno nella prima parte, aiutandovi, facendo gioco di squadra?

Per certi versi sì, infatti proprio tirando prima Pezzo Rosola e poi io abbiamo fatto selezione e siamo andati via insieme al belga. Io poi ho allungato perché volevo arrivare da solo ed essere sicuro.

Il percorso ti è sembrato più difficile del previsto, come ti sei trovato sulla sabbia?

Il tracciato mi piaceva molto, anche se non sono certo uno abituato alla sabbia. I percorsi italiani sono molto diversi, ma ormai abbiamo una certa abitudine a gareggiare all’estero, in Belgio dove spesso capita di trovare tracciati di questo genere e quindi non ci facciamo trovare impreparati. Non ho mai fatto un allenamento quest’anno sulla sabbia, ma diciamo che mi sono trovato bene.

Il percorso belga era caratterizzato dalla sabbia, con un lungo tratto a piedi nella fase finale
Il percorso belga era caratterizzato dalla sabbia, con un lungo tratto a piedi nella fase finale
Il percorso belga era caratterizzato dalla sabbia, con un lungo tratto a piedi nella fase finale
Il percorso belga era caratterizzato dalla sabbia, con un lungo tratto a piedi nella fase finale
Quanto ha influito anche la parte a piedi? C’era una porzione molto lunga dove si andava di corsa.

Sì, l’ultimo tratto sulla sabbia era tutto a piedi e ha influito molto. Possiamo anche dire che è stato lì che sono riuscito maggiormente a fare la differenza quando sono partito e ho ampliato il mio vantaggio. Credo che la corsa a piedi faccia sempre parte del bagaglio tecnico di un ciclocrossista e io amo profondamente questa disciplina, quindi anche tecnicamente voglio sfruttare tutte le opportunità.

Sei sul punto di passare alla Decathlon, quando sarà il tuo primo ritiro con loro?

Questa domanda mi consente di spiegare bene la mia situazione. Il prossimo anno, il secondo da juniores, vado alla Autozai Contri, venendo però comunque seguito dallo staff di Decathlon AG2R, per poi entrare nel devo team francese nel 2027. Con i transalpini farò comunque alcune gare già nella prossima stagione all’estero, ma per tutto il calendario italiano vestirò la maglia della Autozai. Per quanto concerne i ritiri, io farò quello iniziale con la Decathlon a fine febbraio, sarà un’importante presa di contatto con l’ambiente anche in funzione futura. Al ritiro della Autozai invece non ci sarò perché si svolgerà nella fase finale della stagione di ciclocross.

28 giorni di gara su strada con 9 Top 10, un bottino di buon livello per la sua prima stagione (foto Instagram)
28 giorni di gara su strada con 9 top 10, un bottino di buon livello per la sua prima stagione (foto Instagram)
28 giorni di gara su strada con 9 Top 10, un bottino di buon livello per la sua prima stagione (foto Instagram)
28 giorni di gara su strada con 9 top 10, un bottino di buon livello per la sua prima stagione (foto Instagram)
Quindi sei concentrato sul ciclocross con il benestare delle tue squadre…

Sì, infatti farò tutta la Coppa del mondo chiudendo la stagione al mondiale. E’ importante che possa dedicarmi al 100 per cento all’attività. Alla strada tengo moltissimo, ma avrò tempo e modo per pensarci, ora ci sono impegni pressanti che mi attendono.

A maggior ragione ora, visto che al mondiale guarderanno tutti a te: terzo posto all’ultima edizione, sei il campione europeo, presentarti alla gara iridata da uomo di riferimento per te è un vantaggio o uno svantaggio?

Io credo che sia un bene, innanzitutto mentalmente perché questa vittoria, per come è arrivata, per come l’ho costruita nei giorni e nelle settimane prima mi dà la consapevolezza che posso farcela, quindi sono contento così. E’ chiaro che tutto riparte da zero, ogni gara è a sé stante, ma intanto ho una maglia prestigiosa e sono tra i pretendenti a quella iridata.

Il podio dei mondiali di febbraio, con Grigolini bronzo a 30" dall'iridato Agostinacchio
Il podio dei mondiali di febbraio, con Grigolini bronzo a 30″ dall’iridato Agostinacchio
Il podio dei mondiali di febbraio, con Grigolini bronzo a 30" dall'iridato Agostinacchio
Il podio dei mondiali di febbraio, con Grigolini bronzo a 30″ dall’iridato Agostinacchio
Nel tuo approccio con la formazione francese, hai parlato anche del ciclocross?

Sì e l’ho scelta per questo. E’ la squadra di Sparfel, che ha vinto l’europeo nel 2023 ed è stato protagonista anche a Middelkerke, ma intanto ha fatto grandi cose durante la stagione su strada. Poi ci sono altri, c’era anche un francese tra i miei avversari che mi ritroverò come compagno di squadra. Sono convinti assertori della doppia attività, per me è la soluzione migliore per continuare a crescere.

Filippo Agostinacchio, EF Education-EasyPost-Oalty, Liguria, novembre 2025

Filippo Agostinacchio: il WorldTour rimandato di un anno

07.11.2025
5 min
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Sulle strade della Liguria, Filippo Agostinacchio è già tornato a pedalare in vista della stagione di ciclocross. Una settimana di allenamenti passata a sfruttare il clima favorevole della costa, con un sole ancora caldo sopra la testa (nella foto di apertura durante un allenamento). 

«Ho iniziato a far girare le gambe e prepararmi per la stagione invernale – racconta il più grande dei due fratelli – sono venuto qui in Liguria insieme a un amico. Abbiamo affittato un appartamento e ci stiamo allenando lontani dal freddo di Aosta».

Filippo Agostinacchio, EF Education-EasyPost-Oalty, Liguria, novembre 2025
Filippo Agostinacchio durante uno dei primi allenamenti in maglia EF Education-EasyPost-Oalty
Filippo Agostinacchio, EF Education-EasyPost-Oalty, Liguria, novembre 2025
Filippo Agostinacchio durante uno dei primi allenamenti in maglia EF Education-EasyPost-Oalty

Il cross

Una ripresa che lo ha già visto indossare la maglia della EF Education-EasyPost-Oatly con la quale correrà nella stagione del ciclocross. Il valdostano è alla ricerca della condizione, l’esordio nel fuoristrada non è lontano e c’è da lavorare

«La ripresa degli allenamenti sta andando bene, a livello metabolico – racconta – mentre sotto l’aspetto fisico ho un problemino al ginocchio da sistemare. Nulla di grave, è un edema osseo al terzo distale del femore che mi causa un leggero fastidio. Si tratta di un problema che arriva a causa di diversi microtraumi. In bici riesco ad andare e allenarmi senza problemi, per il momento ho interrotto palestra e corsa. Metabolicamente posso lavorare e arrivare in condizione alle prime gare di ciclocross, dovrei iniziare il 7 dicembre in Sardegna».

Il 2025 per Filippo Agostinacchio è stato l’anno della consacrazione tra gli U23: qui nella vittoria di tappa al Giro Next Gen (foto La Presse)
Il 2025 per Filippo Agostinacchio è stato l’anno della consacrazione tra gli U23: qui nella vittoria di tappa al Giro Next Gen (foto La Presse)
Ti stai già allenando con la nuova divisa…

E’ quella del team di ciclocross, ha la stessa grafica di quella WorldTour. Posso indossarla per via dell’accordo “tre parti” dell’UCI, il prevede che su strada continuerò a correre con la squadra di provenienza, e per il ciclocross correrò con la EF Education-EasyPost-Oalty. 

L’anno prossimo non correrai più con la Biesse-Carrera-Premac?

In realtà qui arriva la novità, in realtà nel 2026 su strada correrò ancora con loro. Alla fine per me non si è liberato il posto nella formazione WorldTour. A causa di certe dinamiche interne al team non si è trovato il modo di farmi passare con la EF Education-EasyPost.

Nonostante gli ottimi risultati per Agostinacchio, a causa di sfortunate coincidenze, non si sono aperte le porte del WorldTour
Nonostante gli ottimi risultati per Agostinacchio, a causa di sfortunate coincidenze, non si sono aperte le porte del WorldTour
Come mai?

Perché secondo gli accordi iniziali, presi a maggio, dovevo passare nel devo team, poi la mia stagione è decollata e mi hanno detto che avrebbero preferito farmi entrare nel WorldTour. In squadra si sarebbero liberati tre posti, ma altri atleti avevano già firmato a maggio per subentrare. Dovevano uscire altri corridori ma così non è stato (Carapaz doveva essere uno di quelli, ma dopo tante voci di mercato dovrebbe proseguire con la EF Education-EasyPost, ndr). Io dovrei entrare in squadra nel 2026 come stagista e passare ufficialmente nel 2027.

Dopo una stagione dove sei andato davvero forte che effetto fa non passare professionista?

Diciamo che era l’anno sfortunato per raccogliere così tanti risultati, molte squadre cambiano licenza, visto che è finito il triennio, altre si uniscono. D’altro canto la EF Education era l’unico team che mi avrebbe fatto correre nel cross. Infatti hanno comunque messo in piedi una formazione per me e mio fratello, quindi credo in questo progetto. 

Marco Milesi e la Biesse, una volta saputo che Agostinachio non sarebbe passato pro’ lo hanno accolto per un altro anno
Marco Milesi e la Biesse, una volta saputo che Agostinachio non sarebbe passato pro’ lo hanno accolto per un altro anno
Che inverno sarà?

Se avessi saputo prima quella che poi è stata la decisione finale, avrei gestito diversamente gli ultimi mesi su strada e avrei prolungato la stagione del ciclocross. A settembre avevamo deciso insieme alla EF Education di fare due mesi intensi, poi staccare e ripartire a dicembre. Alla fine il mio calendario con la formazione di ciclocross prevederà quindici gare. Dopo l’esordio in Sardegna partirò insieme a mio fratello per il Belgio e staremo lì tre settimane per correre. Saremo in un appartamento insieme a un massaggiatore e con nostro padre come accompagnatore e diesse. 

Nel 2026 sarai elite, hai già parlato con la Biesse del calendario?

Devo ringraziarli perché appena hanno saputo della situazione, si sono messi a disposizione e mi hanno tenuto con loro. Dovremo decidere bene quali gare fare e come gestirmi, anche perché sanno che poi ad agosto dovrei andare a fare lo stagista con la EF Education-EasyPost. 

Da sinistra: Mattia Agostinacchio, Filippo Agostinacchio, EF Education-EasyPost-Oalty, ciclocross, novembre 2025
I due fratelli Agostinacchio avranno modo di correre insieme nel cross, su strada ci sarà da attendere ancora un altro anno
Da sinistra: Mattia Agostinacchio, Filippo Agostinacchio, EF Education-EasyPost-Oalty, ciclocross, novembre 2025
I due fratelli Agostinacchio avranno modo di correre insieme nel cross, su strada ci sarà da attendere ancora un altro anno
Pensi di poter vivere il 2026 su strada in maniera più tranquilla?

Di tranquillo nella mia carriera non c’è stato praticamente nulla (dice con una risata, ndr). Ho parlato con il mio procuratore e sono in contatto con Vaughters che è il general manager, quindi sono abbastanza tranquillo. Spero non ci siano problemi e di aver modo di fare le cose al meglio, a partire da questo inverno con il ciclocross.

Avrai comunque modo di stare vicino a tuo fratello?

Assolutamente, per un paio di giorni sono ancora il suo preparatore (dice ancora ridendo, ndr). Poi avrò modo di stargli vicino e aiutarlo in questo primo anno di WorldTour.

Jakob Dorigoni MTB (foto Guazzapix)

MTB propedeutica al cross? La risposta sorprendente di Dorigoni

29.10.2025
4 min
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La stagione del ciclocross è entrata nel vivo e la vittoria di Sara Casasola nel Superprestige ce lo ricorda alla grande. Ma come sempre, questa specialità così di settore porta con sé una grande quantità di spunti tecnici, sia per quanto riguarda la bici che la guida. E proprio di questi vogliamo parlare con Jakob Dorigoni (in apertura foto Guazzapix).

L’altoatesino del Team Torpado Kenda Factory, quest’anno ha deciso di dedicarsi solo alla MTB, ma ricordiamo che è stato uno degli atleti di vertice della nazionale di ciclocross, nonché due volte tricolore elite. A lui, fresco vincitore tra l’altro della Roc d’Azur, una delle prove di MTB più prestigiose del pianeta, abbiamo chiesto in cosa la mountain bike possa essere propedeutica al cross. Di solito infatti facciamo sempre il contrario, perché è il ciclocross a essere considerato propedeutico alla strada.

E quindi Jakob, partiamo proprio da qui: perché la MTB può essere propedeutica al cross?

Sicuramente dal punto di vista tecnico la mountain bike ci permette di giocare un po’ di più con la bici, cosa che poi torna molto utile nel cross. Nel fuoristrada, in generale, bisogna avere piacere di giocare con la bici. E nel cross questo vale ancora di più.

Perché?

Perché se una bici non lavora diventa poi difficile guidarla quando i terreni si fanno estremi. Però, viceversa, se uno è bravo a usare la bici da cross nel fango, cosa che richiede tanta sensibilità, impara davvero a gestire ogni mezzo: MTB, cross e strada. E’ utile avere quelle skill, quelle doti, per usare la mountain bike o la bici da cross nel fango. Chi fa cross guida in modo diverso nel fango… e a mio avviso migliore.

Insomma, per te è quasi il contrario? E’ il cross che è funzionale alla MTB?

In un certo senso sì, almeno su certi terreni.

Tipo?

Sull’asciutto non lo direi proprio. Lì le due cose sono abbastanza diverse. La mountain bike è un mezzo diverso da tutte le altre bici. Ma sul bagnato e in particolare nel fango ci sono molte similitudini nella guida tra cross e MTB.

Su fango e bagnato MTB e cross si avvicinano molto secondo Dorigoni
Su fango e bagnato MTB e cross si avvicinano molto secondo Dorigoni
Hai detto tantissimo e messo parecchia carne al fuoco, Jakob. Proviamo a rallentare e partiamo da quella frase interessantissima: “se la bici non lavora”. Spiegaci meglio, cosa intendi?

La mountain bike ha sospensioni, ruote e gomme che lavorano tanto. Sono più mobili, devono rispondere alla tenuta meccanica e chimica (le gomme, ndr). Si gioca molto con la pressione, sia delle gomme che delle sospensioni. Nella forcella e nell’ammortizzatore puoi mettere più o meno aria, regolare l’affondo e il ritorno, che può essere più veloce o più lento. Puoi scegliere una forcella progressiva, lineare… Insomma, la bici ha tanti assetti e più la imposti sulla tua guida, più vantaggi hai.

Invece la bici da cross?

L’unica cosa su cui puoi intervenire e in modo minore è la pressione delle gomme. E devi stare attento: se è troppo alta, la bici da cross, che già lavora poco, finisce per non lavorare affatto. Non ammortizza, non dà risposte.

Le abilità del cross, come scendere e salire dalla bici, sono diverse da quelle richieste per la MTB (foto Billiani)
Le abilità del cross, come scendere e salire dalla bici, sono diverse da quelle richieste per la MTB (foto Billiani)
Però possiamo supporre che la MTB ti dia un certo colpo d’occhio nell’approccio a curve e ostacoli?

Quello sì. E’ il grande vantaggio, soprattutto quando bisogna guidare sul bagnato. Bisogna saper trovare il grip in generale: nei sentieri sempre nuovi della MTB, ma anche sull’erba o sullo sterrato di un circuito di ciclocross. Per il resto, sono due discipline talmente diverse che è quasi difficile fare un paragone tecnico. Nella MTB ci sono più salti, percorsi sempre più artificiali e serve un mezzo adeguato. Nel ciclocross invece è l’aspetto della curva che conta: l’ingresso e la percorrenza. Ma per quello c’è la sensibilità dell’atleta.

Che affina con l’allenamento con la bici da cross?

Esatto. La sua bravura. Poi c’è l’ottimizzazione nel salire e scendere dalla bici. Sono i famosi automatismi del corpo. Che però non servono in MTB.

Sono altre peculiarità insomma…

Sì. Come ripeto, peculiarità diverse che diventano molto simili sul bagnato. La ricerca del feeling in quel caso è quasi identica, con la differenza che nel cross sei solo tu ciclista a lavorare sulla curva, sull’ostacolo, nel fango o nella sabbia. Mentre nella MTB sei tu, ma anche la bici, che deve fare la sua parte. Per me quindi è più il cross a dare qualcosa al biker. Il fango del cross ti insegna davvero a muoverti sulla bici. E i biker che hanno fatto cross li vedi (tipo Tom Pidcock, ndr)