Dall’europeo verso il sogno olimpico di Azzetti, biker doc

Dall’europeo verso il sogno olimpico di Azzetti, biker doc

28.11.2025
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Una biker pura. Di Nicole Azzetti nel ciclocross si è cominciato a parlare dopo il bronzo di Middelkerke, ai campionati europei, ma chi bazzica il mondo della mountain bike conosce bene il suo talento e le grandi prospettive. E’ arrivata alla rassegna continentale senza grandi velleità apparenti, ma dentro di sé aveva il fuoco, la voglia di emergere e alla fine il suo è stato il risultato più sorprendente della felice rassegna azzurra.

Il podio della gara junior, con da sinistra Nynke Jochems (NED), Barbora Bukovska (CZE) e Nicole Azzetti (ITA)
Il podio della gara junior, con da sinistra Nynke Jochems (NED), Barbora Bukovska (CZE) e Nicole Azzetti (ITA)
Il podio della gara junior, con da sinistra Nynke Jochems (NED), Barbora Bukovska (CZE) e Nicole Azzetti (ITA)
Il podio della gara junior, con da sinistra Nynke Jochems (NED), Barbora Bukovska (CZE) e Nicole Azzetti (ITA)

Il rapporto della trentina di Ala, tesserata per l’Ale Colnago Team, con le due ruote ha radici antiche: «Vado in bici praticamente da sempre, ho iniziato fin da piccolina perché mio papà era praticante e quindi la passione mi è stata tramandata. Anche mio fratello andava in bici, poi ha smesso e io ho continuato perché mi piace tanto e sto continuando».

Tra tante discipline come sei arrivata al ciclocross e quali sono quelle che ti piacciono di più?

Io principalmente faccio mountain bike perché è il mio amore più grande. E’ la disciplina regina dalle mie parti, dove ci sono tanti percorsi adatti.  Da esordiente ho iniziato a fare anche il ciclocross perché una squadra me lo ha chiesto e quindi mi sono detta: vabbè, dai, proviamo. Poi ho continuato perché mi sono appassionata, ha molti legami con la mountain bike, che resta però la mia specialità preferita.

Sulla sabbia la Azzetti ha potuto far emergere tutta la sua abilità tecnica, recuperando posizioni
Sulla sabbia la Azzetti ha potuto far emergere tutta la sua abilità tecnica, recuperando posizioni
Sulla sabbia la Azzetti ha potuto far emergere tutta la sua abilità tecnica, recuperando posizioni
Sulla sabbia la Azzetti ha potuto far emergere tutta la sua abilità tecnica, recuperando posizioni
Quindi sei un po’ lontana dal ciclismo su strada…

Ho fatto due gare da allieva, ma non mi è mai piaciuto perché mi trovo meglio a fare gara solo per me. Tutta la parte del correre in gruppo, del fare gioco di squadra non mi è congeniale, mi piace di più l’adrenalina che c’è nel fuoristrada.

E che differenza trovi tra la mountain bike e il ciclocross?

Innanzitutto il clima. Non amo il freddo e questo penalizza un po’ il mio rapporto con il ciclocross. Io amo veramente tanto correre d’estate al caldo, il freddo lo subisco un po’. E’ comunque fuoristrada, c’è molta tecnica, quindi mi trovo a mio agio.

In stagione la trentina ha vinto al Giro delle Regioni di Osoppo e colto 5 podi (foto Billiani)
In stagione la trentina ha vinto al Giro delle Regioni di Osoppo e colto 5 podi (foto Billiani)
In stagione la trentina ha vinto al Giro delle Regioni di Osoppo e colto 5 podi (foto Billiani)
In stagione la trentina ha vinto al Giro delle Regioni di Osoppo e colto 5 podi (foto Billiani)
La tua medaglia agli europei è stata quella che ha sorpreso un po’ di più. Ha sorpreso anche te?

Molto, perché io sono partita con l’obiettivo di fare top 10 e poi sono arrivata terza, quindi non so neanche io come. Diciamo che l’Europeo era da inizio stagione un appuntamento a cui volevo puntare, sia per essere convocata che poi per fare un buon piazzamento. In gara non sono partita proprio benissimo, il primo giro infatti ero un po’ indietro. Poi ho iniziato a recuperare perché era un percorso che mi piaceva davvero tanto. C’era la sabbia, che io ho sempre adorato. E poi tanta corsa a piedi, in cui io sono sempre andata bene, quindi era un percorso che mi si adattava bene. Giro dopo giro recuperavo posizioni e a un certo punto mi sono ritrovata terza e ho tenuto.

E’ più utile il ciclocross alla mountain bike o viceversa per la tua esperienza?

La mountain bike al ciclocross dà molto di più, perché hai già la tecnica che ti serve per emergere nelle parti più difficili, quelle dove puoi fare davvero la differenza e che nel ciclocross secondo me gestisci meglio.

Nella mtb la Azzetti ha vinto quest'anno il titolo italiano short track finendo seconda nel cross country (foto Instagram)
Nella mtb la Azzetti ha vinto quest’anno il titolo italiano short track finendo seconda nel cross country (foto Instagram)
Nella mtb la Azzetti ha vinto quest'anno il titolo italiano short track finendo seconda nel cross country (foto Instagram)
Nella mtb la Azzetti ha vinto quest’anno il titolo italiano short track finendo seconda nel cross country (foto Instagram)
Che cosa studi?

Sono all’Istituto Martino Martini a Mezzolombardo, l’Istituto Tecnico Economico e Sportivo che è principalmente finanza e marketing. E’ dura perché la scuola è a un’ora da casa mia, sia andata che ritorno, quindi devo gestire molto bene il tutto. Molte volte studio e faccio i compiti nell’ora di treno che ho perché almeno arrivo a casa e non devo farli dopo. Comunque ho riscontrato, soprattutto negli ultimi due anni, molto aiuto dalla mia scuola. E’ una struttura dove a livello sportivo ti aiutano molto e sono davvero comprensivi.

Come ti hanno accolto a scuola dopo che avevano visto di te sui giornali, in televisione, per la tua medaglia?

Erano tutti felici perché tra i miei professori la notizia era girata e anche tra i miei compagni perché avevano visto il mio nome sui social, quindi mi hanno accolto davvero bene.

Per la trentina la mountain bel resta la disciplina primaria, per le sue prospettive olimpiche (foto Instagram)
Per la trentina la mountain bel resta la disciplina primaria, per le sue prospettive olimpiche (foto Instagram)
Per la trentina la mountain bel resta la disciplina primaria, per le sue prospettive olimpiche (foto Instagram)
Per la trentina la mountain bel resta la disciplina primaria, per le sue prospettive olimpiche (foto Instagram)
Adesso che cosa ti proponi?

E’ chiaro che le prospettive sono cambiate e gli obiettivi si sono fatti più ambiziosi, ma anche difficili. Bisogna ancora vedere com’è il calendario ben definito, ma le altre prove titolate, italiani e mondiali sono il mio target per questa parte della stagione, Poi tornerò alla mountain bike. Non nascondo che il mio sogno è arrivare alle Olimpiadi e per ora la via più veloce è quella delle ruote grasse. Ma non è per questo che privilegio la mountain bike, è proprio che la sento più mia. Mi piace fare le gare per me stessa, vivere uno sport prettamente individuale e divertirmi nei pezzi tecnici.

Giro delle Regioni col sigillo della Borello, specialista pura

Giro delle Regioni col sigillo della Borello, specialista pura

24.11.2025
4 min
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Come lo scorso anno, il Giro delle Regioni chiude i battenti e premia Carlotta Borello, autentica dominatrice della challenge che mette il sigillo alla sua maglia di leader conquistando anche la tappa finale nella “sua” Cantoira, visto che si gareggiava in Piemonte. Carlotta è una ciclocrossista pura, diversa dalle sue colleghe/avversarie. Per lei il ciclocross è la prima specialità e la strada è davvero un’appendice, un tramite per la preparazione.

L'arrivo della Borello, per lei tre vittorie di tappa e la conquista della maglia davanti a Rizzi e Gariboldi
L’arrivo della Borello, per lei tre vittorie di tappa e la conquista della maglia davanti a Rizzi e Gariboldi
L'arrivo della Borello, per lei tre vittorie di tappa e la conquista della maglia davanti a Rizzi e Gariboldi
L’arrivo della Borello, per lei tre vittorie di tappa e la conquista della maglia davanti a Rizzi e Gariboldi

Un’estate con pochissima strada

In quest’annata è stato così anche di più e durante la stagione sono state ben più frequenti le sue uscite in gravel, dove ha colto risultati molto importanti tornando a vestire la maglia azzurra: «Quest’estate ho fatto una stagione un po’ alternativa. Non mi sono focalizzata solamente sulla strada come gli anni passati. I risultati dicono che è stata la scelta giusta, ma non mi riferisco solo al responso del cronometro, neanche al titolo italiano di gravel conquistato, ma alle sensazioni vissute. E’ stata una stagione molto varia, dove mi sono messa alla prova anche nelle Marathon di mountain bike, oltre alle gare su strada e gare gravel. Mi sto trovando bene anche come preparazione che ha influito su questa prima parte di stagione invernale».

Infatti nel ciclocross la Borello è partita subito forte, dominando il Giro delle Regioni: «In verità ho colto qualche vittoria in meno dell’anno scorso, ma sono arrivati comunque piazzamenti sul podio e in gare comunque importanti. In più è arrivata anche la convocazione all’europeo e quindi sono molto felice di essere riuscita a partecipare al mio primo europeo tra le Elite, quindi diciamo che non mi posso lamentare».

Sullo Zoncolan la gara più dura ma anche più soddisfacente per la piemontese nel Giro delle Regioni
Sullo Zoncolan la gara più dura ma anche più soddisfacente per la piemontese nel Giro delle Regioni (foto Billiani)
Sullo Zoncolan la gara più dura ma anche più soddisfacente per la piemontese nel Giro delle Regioni
Sullo Zoncolan la gara più dura ma anche più soddisfacente per la piemontese nel Giro delle Regioni (foto Billiani)

Un europeo corso nel dolore

Che esperienza è stata, quella internazionale? «E’ stata molto impegnativa perché c’era veramente tanta sabbia e non ci sono abituata. Ho cercato di difendermi al meglio che potessi, nonostante non fossi in un periodo molto facile perché è mancata la mamma del mio fidanzato proprio il giorno prima della gara. Diciamo che di testa non ero al 100 per cento, ma ho cercato di onorare al meglio la maglia azzurra e dare il mio massimo».

Quanto contano le gare italiane, visto che non avevi avuto test prima della corsa continentale? «Quest’anno è stato un po’ più complicato, cioè confrontarsi solamente con le atlete italiane mi ha fatto arrivare un po’ al buio, ma non è colpa delle prove italiane che sono state di sicuro valore, internazionali, quindi abbiamo potuto fare gare impegnative che sono servite per arrivare in condizione. A dicembre comunque andrò a correre in Belgio, quindi mi confronterò con le più forti e capirò il mio valore».

D'estate la Borello ha privilegiato il gravel, vincendo il titolo nazionale e finendo seconda alle World Series in Sardegna
D’estate la Borello ha privilegiato il gravel, vincendo il titolo nazionale e finendo seconda alle World Series in Sardegna
D'estate la Borello ha privilegiato il gravel, vincendo il titolo nazionale e finendo seconda alle World Series in Sardegna
D’estate la Borello ha privilegiato il gravel, vincendo il titolo nazionale e finendo seconda alle World Series in Sardegna

In Belgio per capire davvero chi è

La tappa che ti è piaciuta di più del Giro delle Regioni? «Sicuramente quella dello Zoncolan. Il percorso era veramente duro, con tanta salita, ma è servito perché era un po’ più dura rispetto ai soliti standard e è stata un test fondamentale nel corso della stagione. Tutti parlavano dell’altitudine, ma quella non è stato certo un fattore».

Ora che cosa ti proponi per questa stagione di ciclocross? «Sarò in Sardegna per la Coppa del mondo e poi, dopo Faé di Oderzo, andrò come detto in Belgio dal 20 dicembre fino ai primi di gennaio. Poi, chiusa la stagione invernale, devo ancora valutare, ma vorrei proseguire sulla falsariga di quest’anno, puntando molto alle gravel per portare in giro la maglia tricolore».

In campo maschile vittoria finale all'ultima tappa per Folcarelli, anche senza alcun successo parziale
In campo maschile vittoria finale all’ultima tappa per Folcarelli, anche senza alcun successo parziale
In campo maschile vittoria finale all'ultima tappa per Folcarelli, anche senza alcun successo parziale
In campo maschile vittoria finale all’ultima tappa per Folcarelli, anche senza alcun successo parziale

L’esito delle altre categorie

Il Regioni ha chiuso i battenti a Cantoira con una gara Open maschile davvero accesissima. Non essendoci il leader della classifica Samuele Scappini, si è scatenata la lotta per cogliere la maglia all’ultima occasione. L’evoluzione della gara ha visto emergere Tommaso Cafueri e Antonio Folcarelli: alla fine l’ha spuntata il primo, uno dei pochi confermati all’UC Trevigiani, ma Folcarelli è corridore esperto e a un certo punto si è fatto i conti in tasca: meglio lasciar andare il friulano e assicurarsi, con la piazza d’onore, un nuovo trionfo nella challenge dopo quello dello scorso anno (e i 3 al Giro d’Italia…). Fra gli juniores maglia bianca conquistata da Tommaso Cingolani (assente a Cantoira ma già protagonista al suo primo anno nella categoria) e Azzurra Rizzi. Il Regioni chiude qui, ma gli impegni per lo staff di Fausto Scotti non sono minimamente finiti. Ma ci sarà tempo per pensarci…

Patrik Pezzo Rosola, Guerciotti

Pezzo Rosola: gli obiettivi nel cross e il rapporto con i devo team

21.11.2025
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A sentirlo Patrik Pezzo Rosola dà l’impressione di essere uno di quegli adolescenti sornioni, una montagna di ricci neri e gli occhi attenti, pronti a scrutare qualsiasi cosa gli passi intorno. Il suo secondo anno nella categoria juniores si è aperto con la stagione di ciclocross, nella quale il figlio d’arte ha trovato ottimi risultati. Tra questi un secondo posto al campionato europeo di categoria, chiuso alle spalle di Filippo Grigolini, un risultato dolce-amaro digerito quasi subito e accompagnato da una vittoria lo scorso fine settimana.

Ora il secondo dei fratelli Pezzo Rosola è a casa a riposare dopo uno dei tanti allenamenti. La scuola è finita questa estate, ma in famiglia c’è sempre da dare una mano e papà Paolo e mamma Paola non lo lasciano troppo tranquillo

«Stamattina mi sono allenato – ci racconta – ora mi sto riposando un pochino. Gioco alla Playstation e mi occupo di qualche faccenda domestica, diciamo che finita la scuola ho un po’ di libertà in più, ma non troppe».

Patrik Pezzo Rosola, Guerciotti, Aigle (foto FCI)
Patrik Pezzo Rosola in maglia tricolore festeggia la vittoria ad Aigle ottenuta lo scorso fine settimana (foto FCI)
Patrik Pezzo Rosola, Guerciotti, Aigle (foto FCI)
Patrik Pezzo Rosola in maglia tricolore festeggia la vittoria ad Aigle ottenuta lo scorso fine settimana (foto FCI)
Come sta andando questo inizio di stagione?

Bene, tra poco partiremo per la prima tappa di Coppa del mondo di ciclocross con la nazionale, correremo a Tabor. Partirò giovedì, andrò su in camper insieme ai miei genitori, mentre il resto del team arriverà venerdì. Ho scelto di viaggiare con qualche comodità in più e di arrivare un giorno prima per allenarmi là. 

Ti senti pronto per il debutto?

Sì, sono abbastanza fiducioso, la condizione c’è. Mi preoccupa leggermente il rapporto con il freddo. Fino ad adesso ci è andata bene, a Tabor però ci aspettano temperature minime sotto lo zero e non sarà facile. Anche perché domenica correremo alle 8,50 del mattino.

Patrik Pezzo Rosola, nazionale, europeo ciclocross 2025
Patrik Pezzo Rosola ha conquistato un ottimo argento all’europeo di cross a inizio novembre
Patrik Pezzo Rosola, nazionale, europeo ciclocross 2025
Patrik Pezzo Rosola ha conquistato un ottimo argento all’europeo di cross a inizio novembre
Smaltita la delusione per l’europeo?

Sì, l’ho metabolizzata subito, anche perché la sera prima ho saputo che c’erano problemi con l’omologazione delle nostre bici (il problema per cui è stata squalificata Giorgia Pellizotti, ndr) e ho avuto modo di utilizzare quella di Mattia Agostinacchio. Considerando tutta la situazione, il secondo posto è stato un ottimo risultato. 

In che modo hai approcciato questo secondo anno da junior?

Convinto, sapevo di essere uscito in crescendo dalla stagione passata. Nel ciclocross ho come obiettivi la Coppa del mondo e il mondiale. Il programma fatto insieme al team Guerciotti è interessante e volto a preparare al meglio ogni appuntamento. Dopo le prime tappe di Coppa correrò un po’ in Belgio con il team. Di quei posti mi piace l’atmosfera che si respira, nessuno vive il ciclocross come i belgi, mi diverto davvero tanto. 

Patrik Pezzo Rosola, strada, Assali Stefen Makro 2025 (Photors.it)
Nel 2026 Patrik Pezzo Rosola continuerà a correre con la Assali Stefen Makro su strada (Photors.it)
Patrik Pezzo Rosola, strada, Assali Stefen Makro 2025 (Photors.it)
Nel 2026 Patrik Pezzo Rosola continuerà a correre con la Assali Stefen Makro su strada (Photors.it)
Tra cross e strada hai fatto un primo anno da junior davvero convincente, sono arrivate anche per te le chiamate dei devo team?

Qualcuno è venuto a parlarmi, così come tutte le squadre italiane. La scorsa estate è venuta la Bora a parlarmi, con l’idea di farmi fare il secondo anno da juniores con loro. Ne ho parlato con la mia famiglia e il mio procuratore, ma non eravamo convinti. Io stesso non me la sentivo di fare un salto così grande ancora da junior.

Perché?

La Red Bull-BORA è un team forte e importante, dove però le richieste e le pressioni sono maggiori rispetto a una normale squadra juniores. Queste devo guardano già alla vittoria e chiedono risultati. Io invece ho preferito restare ancora con l’Assali Stefen Makro, così da crescere e stare tranquillo. Con la squadra mi trovo bene, staff e compagni li conosco, per cui non avevo motivo di lasciarli. Ho preferito fare le cose in maniera più regolare, concedendomi il tempo per crescere e maturare. 

I risultati della scorsa stagione hanno acceso i riflettori sul più giovane dei fratelli Pezzo Rosola ma per i devo team ci sarà tempo da U23
I risultati della scorsa stagione hanno acceso i riflettori sul più giovane dei fratelli Pezzo Rosola ma per i devo team ci sarà tempo da U23
Invece da under 23?

Lì il discorso cambia e passare in un devo team è un mio obiettivo. Dopo l’europeo di ciclocross qualche chiamata è già arrivata. Spero di concludere la stagione del fango con un accordo già in tasca. Mi piacerebbe anche trovare un devo team che mi faccia continuare a correre nel cross, ma questo si vedrà.

Una Orbea Orca (da strada) sul gradino più alto del podio nel cx

Una Orbea Orca (da strada) sul gradino più alto del podio nel cx

16.11.2025
4 min
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Proprio così, Toon Aerts in sella alla Orbea Orca ha vinto il Campionato Europeo di ciclocross. Pur non avendo conferme ufficiali da Orbea, le immagini parlano piuttosto chiaramente. Il belga del Team Belgian Deschacht-Hens CX (alcuni atleti di questa squadra hanno un doppio tesseramento e sono legati al Team Lotto per le corse su strada) ha trionfato su una bici da strada, un prodotto con le sue linee classiche, minimale, una bici con un frame-kit dal peso ridotto.

Buona parte dei compagni di team utilizzano la gravel race Orbea Terra Race, modello sviluppato dall’azienda basca per le competizioni sullo sterrato. Proviamo ad argomentare di nostro pugno la scelta tecnica.

Una Orbea Orca (da strada) sul gradino più alto del podio nel cx
Anche vista di fronte. La bici è una Orbea Orca (ri-adattata)
Una Orbea Orca (da strada) sul gradino più alto del podio nel cx
Anche vista di fronte. La bici è una Orbea Orca (ri-adattata)

La Orbea usata da Toon Aerts

Le forme non mentono e l’impatto visivo recita in maniera lampante. Si tratta della Orca, modello utilizzato da molti atleti anche del Team Lotto, non solo per i grandi dislivelli. E’ difficile categorizzare la bici sotto il profilo del carbonio, ma potremmo dire che si tratta della top di gamma OMX. Cockpit non integrato OC Performance (sempre di casa Orbea) con stem in alluminio e piega molto classica (rotonda) in carbonio. Reggisella da 27,2 millimetri di diametro OC Performance con arretramento zero. La trasmissione è Shimano Dura Ace, con doppio plateau anteriore (50-42) e cassetta posteriore (sembrerebbe) 11-30. Ruote firmate Icon per tubolari, questi ultimi Dugast.

Resta il dubbio per la forcella abbinata al telaio. La sezione superiore della testa e dei foderi sono accostabili a quella normalmente in dotazione alla Orca “classica”, ma rispetto a quest’ultima c’è più luce per il passaggio della gomma ed una sorta di fazzoletto aggiunto dal lato opposto al disco. Potremmo giurare che la forcella montata sulla Orbea Orca di Toon Aerts sia quella che equipaggia la bici gravel Terra Race. Questo componente garantisce anche un passaggio più ampio dello pneumatico.

Un occhio alle geometrie

Il neo campione europeo ha una statura notevole, sfiora il metro e novanta, oltre ad essere filiforme. Nonostante questo si nota per la sua posizione molto compatta una volta sulla bici e con un baricentro perfettamente in linea con il piantone. Non è un fattore secondario che, porta lo stesso atleta a prediligere bici con geometrie compatte, con un interasse ridotto. Inoltre Aerts è sempre stato performante sui tracciati impegnativi con dislivello, fangosi e sabbiosi, ma al tempo stesso è un atleta non troppo agile nell’indirizzare l’avantreno del mezzo. Una bici con un angolo anteriore “più dritto” (concettualmente) è più adatta ad un atleta con queste caratteristiche.

Qui si può spiegare (per lo meno in parte) la scelta di puntare su un frame-kit stradale, sicuramente più leggero, diretto e agile negli ingressi alle traiettorie strette, presumibilmente una XL (57). La Orbea stradale è più corta di quasi 4 centimetri ed ha un angolo dello sterzo di 73,2° invece di 71,5 di Terra Race. Significa per l’appunto una bici più corta, ma anche molto più diretta su tutto l’avantreno. Cambia ovviamente il valore di trail tra sterzo e terminale della forcella, grazie all’adozione della forcella gravel. Inoltre è da considerare che la Orbea Orca ha un drop del movimento centrale per nulla compresso, anzi è piuttosto elevato, fattore importante per un ciclocrossista nell’ottica di non urtare gli ostacoli.

Un oro annunciato? Grigolini non si ferma certo a quello…

Un oro annunciato? Grigolini non si ferma certo a quello…

13.11.2025
5 min
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Lo aveva promesso sin dalla sua prima uscita, peraltro vincente, sui prati e Filippo Grigolini è uno che solitamente le promesse le mantiene. A Middelkerke il corridore udinese ha conquistato il titolo europeo juniores succedendo nell’albo d’oro a Mattia Agostinacchio, con il quale aveva occupato il podio degli ultimi mondiali. Quel bronzo era stato completamente inaspettato, questa volta invece sapeva di correre con il peso del pronostico addosso, quanto meno per la conquista di una medaglia.

L'arrivo solitario di Grigolini, un successo costruito nelle settimane scorse puntando l'obiettivo
L’arrivo solitario di Grigolini, un successo costruito nelle settimane scorse puntando l’obiettivo
L'arrivo solitario di Grigolini, un successo costruito nelle settimane scorse puntando l'obiettivo
L’arrivo solitario di Grigolini, un successo costruito nelle settimane scorse puntando l’obiettivo

Il friulano è sempre più in vista, tanto che su di lui hanno messo gli occhi anche le squadre del WorldTour e infatti è nell’orbita della Decathlon AG2R. Ma intanto c’è da festeggiare un oro al quale teneva particolarmente: «Lo avevo detto, dopo la prima vittoria al Giro delle Regioni che quello era il mio primo obiettivo e stavo lavorando per quello. Di sicuro è stata una grande emozione, qualcosa che mi porterò sempre dietro perché rappresenta il primo coronamento del lavoro svolto».

E’ stato più facile o difficile di quello che pensavi?

Devo dire che la corsa è andata rispecchiando abbastanza le mie aspettative. Ero convinto che, anche se non avevamo avuto occasioni per gareggiare all’estero, il nostro livello doveva essere alto e potevamo giocarcela. Non avevamo stabilito nessuna tattica alla vigilia, ma il cittì Pontoni ci aveva detto che dovevamo fare una corsa di testa e mettere al sicuro le medaglie perché potevamo conquistarla entrambi. Poi ci saremmo giocata la vittoria a viso aperto e così abbiamo fatto. Io ho avuto sicuramente un po’ di fortuna in più, ma il fatto di essere insieme sul podio è stato davvero eccezionale.

Nato a Udine il 7 ottobre 2008, il friulano in stagione vantava già 3 vittorie e 2 secondi posti
Nato a Udine il 7 ottobre 2008, il friulano in stagione vantava già 3 vittorie e 2 secondi posti
Nato a Udine il 7 ottobre 2008, il friulano in stagione vantava già 3 vittorie e 2 secondi posti
Nato a Udine il 7 ottobre 2008, il friulano in stagione vantava già 3 vittorie e 2 secondi posti
Quindi avete corso, almeno nella prima parte, aiutandovi, facendo gioco di squadra?

Per certi versi sì, infatti proprio tirando prima Pezzo Rosola e poi io abbiamo fatto selezione e siamo andati via insieme al belga. Io poi ho allungato perché volevo arrivare da solo ed essere sicuro.

Il percorso ti è sembrato più difficile del previsto, come ti sei trovato sulla sabbia?

Il tracciato mi piaceva molto, anche se non sono certo uno abituato alla sabbia. I percorsi italiani sono molto diversi, ma ormai abbiamo una certa abitudine a gareggiare all’estero, in Belgio dove spesso capita di trovare tracciati di questo genere e quindi non ci facciamo trovare impreparati. Non ho mai fatto un allenamento quest’anno sulla sabbia, ma diciamo che mi sono trovato bene.

Il percorso belga era caratterizzato dalla sabbia, con un lungo tratto a piedi nella fase finale
Il percorso belga era caratterizzato dalla sabbia, con un lungo tratto a piedi nella fase finale
Il percorso belga era caratterizzato dalla sabbia, con un lungo tratto a piedi nella fase finale
Il percorso belga era caratterizzato dalla sabbia, con un lungo tratto a piedi nella fase finale
Quanto ha influito anche la parte a piedi? C’era una porzione molto lunga dove si andava di corsa.

Sì, l’ultimo tratto sulla sabbia era tutto a piedi e ha influito molto. Possiamo anche dire che è stato lì che sono riuscito maggiormente a fare la differenza quando sono partito e ho ampliato il mio vantaggio. Credo che la corsa a piedi faccia sempre parte del bagaglio tecnico di un ciclocrossista e io amo profondamente questa disciplina, quindi anche tecnicamente voglio sfruttare tutte le opportunità.

Sei sul punto di passare alla Decathlon, quando sarà il tuo primo ritiro con loro?

Questa domanda mi consente di spiegare bene la mia situazione. Il prossimo anno, il secondo da juniores, vado alla Autozai Contri, venendo però comunque seguito dallo staff di Decathlon AG2R, per poi entrare nel devo team francese nel 2027. Con i transalpini farò comunque alcune gare già nella prossima stagione all’estero, ma per tutto il calendario italiano vestirò la maglia della Autozai. Per quanto concerne i ritiri, io farò quello iniziale con la Decathlon a fine febbraio, sarà un’importante presa di contatto con l’ambiente anche in funzione futura. Al ritiro della Autozai invece non ci sarò perché si svolgerà nella fase finale della stagione di ciclocross.

28 giorni di gara su strada con 9 Top 10, un bottino di buon livello per la sua prima stagione (foto Instagram)
28 giorni di gara su strada con 9 top 10, un bottino di buon livello per la sua prima stagione (foto Instagram)
28 giorni di gara su strada con 9 Top 10, un bottino di buon livello per la sua prima stagione (foto Instagram)
28 giorni di gara su strada con 9 top 10, un bottino di buon livello per la sua prima stagione (foto Instagram)
Quindi sei concentrato sul ciclocross con il benestare delle tue squadre…

Sì, infatti farò tutta la Coppa del mondo chiudendo la stagione al mondiale. E’ importante che possa dedicarmi al 100 per cento all’attività. Alla strada tengo moltissimo, ma avrò tempo e modo per pensarci, ora ci sono impegni pressanti che mi attendono.

A maggior ragione ora, visto che al mondiale guarderanno tutti a te: terzo posto all’ultima edizione, sei il campione europeo, presentarti alla gara iridata da uomo di riferimento per te è un vantaggio o uno svantaggio?

Io credo che sia un bene, innanzitutto mentalmente perché questa vittoria, per come è arrivata, per come l’ho costruita nei giorni e nelle settimane prima mi dà la consapevolezza che posso farcela, quindi sono contento così. E’ chiaro che tutto riparte da zero, ogni gara è a sé stante, ma intanto ho una maglia prestigiosa e sono tra i pretendenti a quella iridata.

Il podio dei mondiali di febbraio, con Grigolini bronzo a 30" dall'iridato Agostinacchio
Il podio dei mondiali di febbraio, con Grigolini bronzo a 30″ dall’iridato Agostinacchio
Il podio dei mondiali di febbraio, con Grigolini bronzo a 30" dall'iridato Agostinacchio
Il podio dei mondiali di febbraio, con Grigolini bronzo a 30″ dall’iridato Agostinacchio
Nel tuo approccio con la formazione francese, hai parlato anche del ciclocross?

Sì e l’ho scelta per questo. E’ la squadra di Sparfel, che ha vinto l’europeo nel 2023 ed è stato protagonista anche a Middelkerke, ma intanto ha fatto grandi cose durante la stagione su strada. Poi ci sono altri, c’era anche un francese tra i miei avversari che mi ritroverò come compagno di squadra. Sono convinti assertori della doppia attività, per me è la soluzione migliore per continuare a crescere.

Filippo Agostinacchio, EF Education-EasyPost-Oalty, Liguria, novembre 2025

Filippo Agostinacchio: il WorldTour rimandato di un anno

07.11.2025
5 min
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Sulle strade della Liguria, Filippo Agostinacchio è già tornato a pedalare in vista della stagione di ciclocross. Una settimana di allenamenti passata a sfruttare il clima favorevole della costa, con un sole ancora caldo sopra la testa (nella foto di apertura durante un allenamento). 

«Ho iniziato a far girare le gambe e prepararmi per la stagione invernale – racconta il più grande dei due fratelli – sono venuto qui in Liguria insieme a un amico. Abbiamo affittato un appartamento e ci stiamo allenando lontani dal freddo di Aosta».

Filippo Agostinacchio, EF Education-EasyPost-Oalty, Liguria, novembre 2025
Filippo Agostinacchio durante uno dei primi allenamenti in maglia EF Education-EasyPost-Oalty
Filippo Agostinacchio, EF Education-EasyPost-Oalty, Liguria, novembre 2025
Filippo Agostinacchio durante uno dei primi allenamenti in maglia EF Education-EasyPost-Oalty

Il cross

Una ripresa che lo ha già visto indossare la maglia della EF Education-EasyPost-Oatly con la quale correrà nella stagione del ciclocross. Il valdostano è alla ricerca della condizione, l’esordio nel fuoristrada non è lontano e c’è da lavorare

«La ripresa degli allenamenti sta andando bene, a livello metabolico – racconta – mentre sotto l’aspetto fisico ho un problemino al ginocchio da sistemare. Nulla di grave, è un edema osseo al terzo distale del femore che mi causa un leggero fastidio. Si tratta di un problema che arriva a causa di diversi microtraumi. In bici riesco ad andare e allenarmi senza problemi, per il momento ho interrotto palestra e corsa. Metabolicamente posso lavorare e arrivare in condizione alle prime gare di ciclocross, dovrei iniziare il 7 dicembre in Sardegna».

Il 2025 per Filippo Agostinacchio è stato l’anno della consacrazione tra gli U23: qui nella vittoria di tappa al Giro Next Gen (foto La Presse)
Il 2025 per Filippo Agostinacchio è stato l’anno della consacrazione tra gli U23: qui nella vittoria di tappa al Giro Next Gen (foto La Presse)
Ti stai già allenando con la nuova divisa…

E’ quella del team di ciclocross, ha la stessa grafica di quella WorldTour. Posso indossarla per via dell’accordo “tre parti” dell’UCI, il prevede che su strada continuerò a correre con la squadra di provenienza, e per il ciclocross correrò con la EF Education-EasyPost-Oalty. 

L’anno prossimo non correrai più con la Biesse-Carrera-Premac?

In realtà qui arriva la novità, in realtà nel 2026 su strada correrò ancora con loro. Alla fine per me non si è liberato il posto nella formazione WorldTour. A causa di certe dinamiche interne al team non si è trovato il modo di farmi passare con la EF Education-EasyPost.

Nonostante gli ottimi risultati per Agostinacchio, a causa di sfortunate coincidenze, non si sono aperte le porte del WorldTour
Nonostante gli ottimi risultati per Agostinacchio, a causa di sfortunate coincidenze, non si sono aperte le porte del WorldTour
Come mai?

Perché secondo gli accordi iniziali, presi a maggio, dovevo passare nel devo team, poi la mia stagione è decollata e mi hanno detto che avrebbero preferito farmi entrare nel WorldTour. In squadra si sarebbero liberati tre posti, ma altri atleti avevano già firmato a maggio per subentrare. Dovevano uscire altri corridori ma così non è stato (Carapaz doveva essere uno di quelli, ma dopo tante voci di mercato dovrebbe proseguire con la EF Education-EasyPost, ndr). Io dovrei entrare in squadra nel 2026 come stagista e passare ufficialmente nel 2027.

Dopo una stagione dove sei andato davvero forte che effetto fa non passare professionista?

Diciamo che era l’anno sfortunato per raccogliere così tanti risultati, molte squadre cambiano licenza, visto che è finito il triennio, altre si uniscono. D’altro canto la EF Education era l’unico team che mi avrebbe fatto correre nel cross. Infatti hanno comunque messo in piedi una formazione per me e mio fratello, quindi credo in questo progetto. 

Marco Milesi e la Biesse, una volta saputo che Agostinachio non sarebbe passato pro’ lo hanno accolto per un altro anno
Marco Milesi e la Biesse, una volta saputo che Agostinachio non sarebbe passato pro’ lo hanno accolto per un altro anno
Che inverno sarà?

Se avessi saputo prima quella che poi è stata la decisione finale, avrei gestito diversamente gli ultimi mesi su strada e avrei prolungato la stagione del ciclocross. A settembre avevamo deciso insieme alla EF Education di fare due mesi intensi, poi staccare e ripartire a dicembre. Alla fine il mio calendario con la formazione di ciclocross prevederà quindici gare. Dopo l’esordio in Sardegna partirò insieme a mio fratello per il Belgio e staremo lì tre settimane per correre. Saremo in un appartamento insieme a un massaggiatore e con nostro padre come accompagnatore e diesse. 

Nel 2026 sarai elite, hai già parlato con la Biesse del calendario?

Devo ringraziarli perché appena hanno saputo della situazione, si sono messi a disposizione e mi hanno tenuto con loro. Dovremo decidere bene quali gare fare e come gestirmi, anche perché sanno che poi ad agosto dovrei andare a fare lo stagista con la EF Education-EasyPost. 

Da sinistra: Mattia Agostinacchio, Filippo Agostinacchio, EF Education-EasyPost-Oalty, ciclocross, novembre 2025
I due fratelli Agostinacchio avranno modo di correre insieme nel cross, su strada ci sarà da attendere ancora un altro anno
Da sinistra: Mattia Agostinacchio, Filippo Agostinacchio, EF Education-EasyPost-Oalty, ciclocross, novembre 2025
I due fratelli Agostinacchio avranno modo di correre insieme nel cross, su strada ci sarà da attendere ancora un altro anno
Pensi di poter vivere il 2026 su strada in maniera più tranquilla?

Di tranquillo nella mia carriera non c’è stato praticamente nulla (dice con una risata, ndr). Ho parlato con il mio procuratore e sono in contatto con Vaughters che è il general manager, quindi sono abbastanza tranquillo. Spero non ci siano problemi e di aver modo di fare le cose al meglio, a partire da questo inverno con il ciclocross.

Avrai comunque modo di stare vicino a tuo fratello?

Assolutamente, per un paio di giorni sono ancora il suo preparatore (dice ancora ridendo, ndr). Poi avrò modo di stargli vicino e aiutarlo in questo primo anno di WorldTour.

Jakob Dorigoni MTB (foto Guazzapix)

MTB propedeutica al cross? La risposta sorprendente di Dorigoni

29.10.2025
4 min
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La stagione del ciclocross è entrata nel vivo e la vittoria di Sara Casasola nel Superprestige ce lo ricorda alla grande. Ma come sempre, questa specialità così di settore porta con sé una grande quantità di spunti tecnici, sia per quanto riguarda la bici che la guida. E proprio di questi vogliamo parlare con Jakob Dorigoni (in apertura foto Guazzapix).

L’altoatesino del Team Torpado Kenda Factory, quest’anno ha deciso di dedicarsi solo alla MTB, ma ricordiamo che è stato uno degli atleti di vertice della nazionale di ciclocross, nonché due volte tricolore elite. A lui, fresco vincitore tra l’altro della Roc d’Azur, una delle prove di MTB più prestigiose del pianeta, abbiamo chiesto in cosa la mountain bike possa essere propedeutica al cross. Di solito infatti facciamo sempre il contrario, perché è il ciclocross a essere considerato propedeutico alla strada.

E quindi Jakob, partiamo proprio da qui: perché la MTB può essere propedeutica al cross?

Sicuramente dal punto di vista tecnico la mountain bike ci permette di giocare un po’ di più con la bici, cosa che poi torna molto utile nel cross. Nel fuoristrada, in generale, bisogna avere piacere di giocare con la bici. E nel cross questo vale ancora di più.

Perché?

Perché se una bici non lavora diventa poi difficile guidarla quando i terreni si fanno estremi. Però, viceversa, se uno è bravo a usare la bici da cross nel fango, cosa che richiede tanta sensibilità, impara davvero a gestire ogni mezzo: MTB, cross e strada. E’ utile avere quelle skill, quelle doti, per usare la mountain bike o la bici da cross nel fango. Chi fa cross guida in modo diverso nel fango… e a mio avviso migliore.

Insomma, per te è quasi il contrario? E’ il cross che è funzionale alla MTB?

In un certo senso sì, almeno su certi terreni.

Tipo?

Sull’asciutto non lo direi proprio. Lì le due cose sono abbastanza diverse. La mountain bike è un mezzo diverso da tutte le altre bici. Ma sul bagnato e in particolare nel fango ci sono molte similitudini nella guida tra cross e MTB.

Su fango e bagnato MTB e cross si avvicinano molto secondo Dorigoni
Su fango e bagnato MTB e cross si avvicinano molto secondo Dorigoni
Hai detto tantissimo e messo parecchia carne al fuoco, Jakob. Proviamo a rallentare e partiamo da quella frase interessantissima: “se la bici non lavora”. Spiegaci meglio, cosa intendi?

La mountain bike ha sospensioni, ruote e gomme che lavorano tanto. Sono più mobili, devono rispondere alla tenuta meccanica e chimica (le gomme, ndr). Si gioca molto con la pressione, sia delle gomme che delle sospensioni. Nella forcella e nell’ammortizzatore puoi mettere più o meno aria, regolare l’affondo e il ritorno, che può essere più veloce o più lento. Puoi scegliere una forcella progressiva, lineare… Insomma, la bici ha tanti assetti e più la imposti sulla tua guida, più vantaggi hai.

Invece la bici da cross?

L’unica cosa su cui puoi intervenire e in modo minore è la pressione delle gomme. E devi stare attento: se è troppo alta, la bici da cross, che già lavora poco, finisce per non lavorare affatto. Non ammortizza, non dà risposte.

Le abilità del cross, come scendere e salire dalla bici, sono diverse da quelle richieste per la MTB (foto Billiani)
Le abilità del cross, come scendere e salire dalla bici, sono diverse da quelle richieste per la MTB (foto Billiani)
Però possiamo supporre che la MTB ti dia un certo colpo d’occhio nell’approccio a curve e ostacoli?

Quello sì. E’ il grande vantaggio, soprattutto quando bisogna guidare sul bagnato. Bisogna saper trovare il grip in generale: nei sentieri sempre nuovi della MTB, ma anche sull’erba o sullo sterrato di un circuito di ciclocross. Per il resto, sono due discipline talmente diverse che è quasi difficile fare un paragone tecnico. Nella MTB ci sono più salti, percorsi sempre più artificiali e serve un mezzo adeguato. Nel ciclocross invece è l’aspetto della curva che conta: l’ingresso e la percorrenza. Ma per quello c’è la sensibilità dell’atleta.

Che affina con l’allenamento con la bici da cross?

Esatto. La sua bravura. Poi c’è l’ottimizzazione nel salire e scendere dalla bici. Sono i famosi automatismi del corpo. Che però non servono in MTB.

Sono altre peculiarità insomma…

Sì. Come ripeto, peculiarità diverse che diventano molto simili sul bagnato. La ricerca del feeling in quel caso è quasi identica, con la differenza che nel cross sei solo tu ciclista a lavorare sulla curva, sull’ostacolo, nel fango o nella sabbia. Mentre nella MTB sei tu, ma anche la bici, che deve fare la sua parte. Per me quindi è più il cross a dare qualcosa al biker. Il fango del cross ti insegna davvero a muoverti sulla bici. E i biker che hanno fatto cross li vedi (tipo Tom Pidcock, ndr)

Le prime uscite di Agostinacchio nel cross: l’occhio dello studente

28.10.2025
4 min
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Prima vittoria fra gli Open e prima vittoria soprattutto in maglia EF Education EasyPost per Mattia Agostinacchio, il campione del mondo juniores di ciclocross che al suo quarto impegno stagionale ha portato a casa il successo al GP Cicli Bianchi di Salvirola, staccando Federico Ceolin e Gioele Bertolini. Fin qui la notizia, ma è chiaro che tutto quel che riguarda l’iridato ha un sapore particolare, anche grazie all’importante stagione su strada che ha appena vissuto, confermandosi corridore multidisciplinare di primissimo piano.

A Salvirola prima vittoria in maglia EF, dimostrando che la forma sta crescendo rapidamente
A Salvirola prima vittoria in maglia EF, dimostrando che la forma sta crescendo rapidamente (foto EF)
A Salvirola prima vittoria in maglia EF, dimostrando che la forma sta crescendo rapidamente
A Salvirola prima vittoria in maglia EF, dimostrando che la forma sta crescendo rapidamente (foto EF)

La cosa che emerge innanzitutto è che Mattia si sta adattando molto velocemente alla nuova categoria e lo sta facendo per gradi, attraverso le prove italiane prima di testarsi con i campioni d’oltreconfine. Dalla strada al ciclocross il passaggio è stato piuttosto repentino, quasi senza soluzione di continuità: «E’ stata una mia precisa scelta, tirerò avanti almeno fino agli europei e mi fermerò dopo per rifiatare, ma senza perdere di vista gli obiettivi della stagione invernale».

Come ti sei trovato in queste primissime uscite?

Bene, sto già assimilando il cambiamento che poi è abbastanza relativo. Le gare sono effettivamente un po’ più lunghe rispetto a quant’ero abituato, passando da 40 minuti a un’ora, ma qui mi è venuta in soccorso l’attività accumulata su strada attraverso una stagione intensa. Gli avversari non mi sono certo sconosciuti, con Viezzi correvo e ci sfidavamo due anni fa da juniores, c’è Fontana che è appena rientrato ed è veramente forte, ma già mi sento vicino al loro livello.

Agostinacchio con Viezzi: sullo Zoncolan hanno dato vita a un bel confronto, mentre Fontana era lontano
Agostinacchio con Viezzi: sullo Zoncolan hanno dato vita a un bel confronto, mentre Fontana era lontano
Agostinacchio con Viezzi: sullo Zoncolan hanno dato vita a un bel confronto, mentre Fontana era lontano
Agostinacchio con Viezzi: sullo Zoncolan hanno dato vita a un bel confronto, mentre Fontana era lontano
Ha fatto però un certo effetto vedere te e Viezzi fianco a fianco sullo Zoncolan con due maglie del WorldTour…

Anche a me è sembrato un po’ strano, soprattutto per il contesto, il ciclocross e non la strada, ma è stata questione di attimi, poi ci si è fatta l’abitudine. Lì la gara è stata molto dura anche perché partivo dal fondo e nella prima parte ho dovuto recuperare. Con Stefano (Viezzi, ndr) abbiamo fatto un ritmo abbastanza alto, ma evidentemente quello di Fontana era un po’ più alto. L’ultimo giro è stato divertente, ci siamo sfidati a viso aperto, sapevamo  che Fontana non si prendeva più.

E la tua prima vittoria?

Sono stati due giorni positivi nel loro complesso anche perché i protagonisti erano pressoché gli stessi del Giro delle Regioni. Le gambe erano buone e la caduta causata dallo stallonamento del tubolare non mi ha frenato più di tanto, sono riuscito a rimontare e vincere. Mi sto abituando sempre più, ogni settimana in più è un progresso.

Su Mattia c'è molta attenzione data dai suoi successi della passata stagione
Su Mattia Agostinacchio c’è molta attenzione data dai suoi successi della passata stagione
Su Mattia c'è molta attenzione data dai suoi successi della passata stagione
Su Mattia Agostinacchio c’è molta attenzione data dai suoi successi della passata stagione
Come ti avvicinerai adesso agli europei?

Rimanendo in Italia perché voglio avvicinarmi divertendomi, testandomi ai massimi livelli, per imparare. Il test generale sarà al Mugello. D’altronde non vado alla rassegna continentale con particolari ambizioni, penso che serva tempo per imparare, per fare esperienza, anche perché sarà una corsa abbastanza al buio, non essendoci state grandi occasioni di confronto. Qui nella categoria ci sono quattro anni, di tempo ce n’è.

Pensi che ci sia differenza di esperienza, di abitudine tra i più giovani e quelli che si avvicinano alla categoria elite?

Per quel che ho visto sì, bisogna capire bene quanto sarà, ma questo dipende molto da quel che man mano vedremo sul campo. Per questo la stagione la sto vivendo molto come un apprendistato e credo che vista la mia età sia anche giusto così.

La stagione su strada è culminata con i mondiali, con una Top 10 a cronometro e il 33° posto in linea
La stagione su strada è culminata con i mondiali, con una top 10 a cronometro e il 33° posto in linea
La stagione su strada è culminata con i mondiali, con una Top 10 a cronometro e il 33° posto in linea
La stagione su strada è culminata con i mondiali, con una top 10 a cronometro e il 33° posto in linea
Come hai chiuso la stagione su strada, che bilancio gli dai?

Buono, ma avrei potuto e dovuto far meglio. Nel corso della stagione qualche problema c’è stato, un po’ di sfortuna in appuntamenti ai quali tenevo, ma alla fine posso dare un voto positivo, anche perché ho vestito la maglia della nazionale che è sempre qualcosa d’importante. Infatti il Trophée Centre Morbihan è forse la gara principale di questa stagione, il momento più alto come rendimento.

Tubeless vs tubolari nel ciclocross. Samparisi risponde

Tubeless vs tubolari nel ciclocross. Risponde Samparisi

21.10.2025
4 min
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I tubeless hanno delle peculiarità, sono utilizzati anche in ambito ciclocross, perché agli atleti piace sperimentare e perché le aziende spingono forte su questa tecnologia. Per gli agonisti, per chi ricerca una resa tecnica ai massimi livelli il tubolare resta ancora oggi il riferimento.

Per meglio contestualizzare il confronto tra le due famiglie di pneumatici e per farci argomentare qualche malizia, ci siamo rivolti a Simone Samparisi. Simone è General Manager del Team SMP di cui tra gli altri fanno anche parte i fratelli Nicolas e Lorenzo. Il partner tecnico è Challenge.

Tubeless vs tubolari nel ciclocross. Samparisi risponde
Il ciclocross resta l’unica disciplina dove il tubolare è un must, inarrivabile in fatto di resa tecnica (foto Samparisi)
Tubeless vs tubolari nel ciclocross. Samparisi risponde
Il ciclocross resta l’unica disciplina dove il tubolare è un must, inarrivabile in fatto di resa tecnica (foto Samparisi)
Avete accesso a tutta la gamma Challenge, tubolari e tubeless ready?

Sì, abbiamo in dotazione tutte le coperture cx che l’azienda ha inserito nel catalogo ufficiale. L’utilizzo vero e proprio è legato prima di tutto alle gare, alla tipologia dei percorsi e terreni, anche alle preferenze, diverse soprattutto tra Nicolas e Lorenzo.

Chi tubeless e chi tubolare?

Lorenzo utilizza i tubeless Challenge ormai da due anni, Nicolas rimane con la preferenza verso i tubolari.

Tubeless vs tubolari nel ciclocross. Samparisi risponde
Nicolas resta fedele ai tubolari
Tubeless vs tubolari nel ciclocross. Samparisi risponde
Nicolas resta fedele ai tubolari
Il tubeless può avere un futuro nel ciclocross?

E’ una tecnologia e una famiglia di coperture che abbiamo investigato e cercato di approfondire il più possibile, per diverso tempo ed in contesti differenti. Non ci siamo fermati alle prime difficoltà, ma credo che ci sia comunque un grande gap da colmare rispetto al tubolare.

Spiegaci meglio…

Utilizzare e sfruttare appieno un tubeless nel cross è più complicato, perché non è conveniente scendere al di sotto di determinate pressioni, altrimenti si rischia di stallonare lo pneumatico dal cerchio. Il tubolare permette di scendere anche 0,5 bar in situazioni estreme, ma dove lo pneumatico garantisce grip. E’ un esempio estremo, è fattibile e rende molto bene l’idea, a mio parere, di cosa stiamo parlando.

Tubeless vs tubolari nel ciclocross. Samparisi risponde
Terreni, ma anche stili di guida differenti dettano la scelta delle gomme
Tubeless vs tubolari nel ciclocross. Samparisi risponde
Terreni, ma anche stili di guida differenti dettano la scelta delle gomme
I tubolari nel cross restano un must?

E’ così. Un tubolare nel cross ti offre la certezza del risultato e nel corso di tanti anni, di diverse evoluzioni, anche la scelta si è ampliata offrendo tante alternative. Pensiamo alle carcasse sintetiche, a quelle in cotone, fino ad arrivare alla seta, senza poi dimenticare le mescole e tassellature. Il tubeless nel ciclocross è una tecnologia relativamente nuova che però ha il limite della pressione di utilizzo. Resta il fatto che montare un tubeless in alcune situazioni può offrire dei vantaggi. Mi viene in mente la neve di Vermiglio di due anni addietro.

Lorenzo usa i tubeless abbinati agli inserti?

Assolutamente sì e non è solo una questione di sponsor. Utilizza un modello run-flat che offre un aiuto al sostegno dello pneumatico, evita che quest’ultimo vada a sbattere in modo controproducente sul cerchio. In caso di foratura o perdita eccessiva di pressione permette di arrivare ai box.

Tubeless vs tubolari nel ciclocross. Samparisi risponde
Con i tubeless è “quasi” d’obbligo il binomio con l’inserto (foto Samparisi-Billiani)
Tubeless vs tubolari nel ciclocross. Samparisi risponde
Con i tubeless è “quasi” d’obbligo il binomio con l’inserto (foto Samparisi-Billiani)
All’inizio hai parlato di investigazione della tecnologia. Ci puoi spiegare?

In ambito ciclocross abbiamo affrontato l’argomento tubeless anche per praticità, visto che corriamo anche nella mtb dove esiste solo il tubeless. Ben coscienti della novità tubeless nel cross abbiamo cercato di avere quanti più dati possibili per valutare ed avere dei confronti reali tra tubolari e tubeless. Avevamo approcciato anche un discorso di telemetria, poi abbandonato per le tante variabili in gioco. Una gara di ciclocross cambia ogni volta, non è una pista in asfalto.

Esiste ancora la stagionatura degli pneumatici, considerando anche i tubeless?

Tutti gli pneumatici andrebbero conservati in ambiente secco e per quanto possibile con temperatura controllata, quantomeno costante, senza sbalzi eccessivi. L’umidità ha una grande importanza e influisce sull’integrità dello pneumatico.

Tubeless vs tubolari nel ciclocross. Samparisi risponde
Il limite di un TLR nel cross sono le pressioni di esercizio (foto Samparisi)
Tubeless vs tubolari nel ciclocross. Samparisi risponde
Il limite di un TLR nel cross sono le pressioni di esercizio (foto Samparisi)
Per concludere. Tubeless nel ciclocross, sì o no?

Sì, ma come detto in precedenza ha dei limiti anche se spicca per praticità ed eventuali costi ridotti, rispetto ai tubolari. Ma in fatto di performance mi piace fare un paragone. Un tubeless da ciclocross è al pari di una gomma da Superbike, il tubolare resta lo pneumatico da MotoGP, dove tutto è al limite per cercare un resa tecnica ai massimi livelli e senza compromessi.