Viezzi: la prova sulle strada del Lunigiana e il futuro nel cross

12.09.2024
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MARINA DI MASSA – Il primo confronto di alto livello su strada per Stefano Viezzi è stato il Giro della Lunigiana (in apertura foto Duz Image / Michele Bertoloni). In realtà il campione del mondo juniores di ciclocross aveva in programma l’Eroica Juniores, ma una caduta alla prima tappa gli ha impedito di proseguire. La ripresa da quell’infortunio è stata lenta ma progressiva e ha portato a una condizione solida. Tanto che Rino De Candido, tecnico regionale del Friuli Venezia Giulia, lo ha convocato per il Lunigiana e lui alla prima tappa si è messo in mostra con una fuga coraggiosa. 

«Mi sono sentito di provarci fin da subito – racconta – sapevo che il percorso del Lunigiana sarebbe stato tosto. Ma volevo provarci e mettermi in mostra, come fatto nella prima tappa. L’ultima salita non era nelle mie caratteristiche, ma sono arrivato a giocarmi il podio. Il riscontro direi che è positivo. Anche perché erano presenti i corridori che saranno protagonisti al mondiale. 

Stefano Viezzi al Lunigiana ha avuto il suo primo confronto in una corsa internazionale
Stefano Viezzi al Lunigiana ha avuto il suo primo confronto in una corsa internazionale

Qualche novità

Viezzi rispetto al 2023 ha cambiato un po’ di cose, passando dal team Tiepolo alla Work Service Team Coratti. Una squadra nuova ma gli stessi, ambiziosi, obiettivi. 

«Con la Work – spiega – mi sono trovato subito bene: bici, disponibilità dei tecnici e dei compagni. Visto l’impegno del ciclocross mi sono aggregato tardi, la squadra aveva già fatto due ritiri, però mi sono adattato bene. La caduta all’Eroica, con la conseguente frattura della clavicola, mi ha impedito di fare la stagione che avrei voluto. Mi sarebbe piaciuto mettere insieme più gare, però è andata così».

Il friulano è andato spesso all’attacco, conquistando il settimo posto finale (foto Duz Image / Michele Bertoloni)
Il friulano è andato spesso all’attacco, conquistando il settimo posto finale (foto Duz Image / Michele Bertoloni)
Che aspettative avevi per il Giro della Lunigiana?

Non tantissime ad essere sincero. Comunque non mi sentivo a un livello basso. Prima di partire con la Rappresentativa del Friuli avevo chiesto alla Work di fare un paio di gare per riprendere il ritmo e mi hanno accontentato. La risposta è stata positiva. 

Passare dal correre un’ora a essere presente in gare da tre ore com’è stato?

Ho avuto sensazioni sempre positive. Per fare ciò mi sono allenato tanto sul fondo a inizio stagione, quando ho ripreso a correre su strada. Appena smesso con il cross mi sono fermato un attimo per rifiatare e poi ho messo subito chilometri nelle gambe. Alle prime gare un po’ ho sofferto, ma piano piano mi sono sentito sempre meglio

Nonostante tu abbia corso poco su strada hai vinto, come ti senti?

Vincere è sempre bello, ma è stata anche una piccola conferma di quanto fatto sul cross. Anche guardando a Seixas mi sento di dire che se sei forte nel cross puoi essere competitivo anche su strada. E’ una bella conferma. 

Il confronto in una corsa internazionale ti mancava, com’è stato?

Magari dopo una caduta, qualcuno ha paura di stare in gruppo o si sente meno sicuro: io questo blocco mentale non ce l’ho. Quindi non ci sono stati problemi, poi si sa che correndo con ragazzi stranieri il regime si alza un po’.

La Dynatek di Viezzi con l’adesivo che celebra il successo iridato nel cross
La Dynatek di Viezzi con l’adesivo che celebra il successo iridato nel cross
Viste le tue caratteristiche fisiche a quali gare guardi con maggiore interesse?

Magari di gare qualche classica che spero di fare già dalla prossima categoria, da under 23. Corse vallonate, dove le pendenze non arrivano in doppia cifra. 

A proposito, arriverà il cambio di categoria anche nel cross, hai già un programma?

Le gare per me inizieranno a ottobre, poi ci sarà l’europeo i primi di novembre. Le altre gare importanti del calendario saranno da dicembre in avanti, sicuramente arriverò con una forma migliore di quella che ho ora. Arriverò nella massima condizione per il mondiale, che sarà a febbraio, ma essendo stato fermo così tanto in estate sto ancora… ricarburando. Non farò pause a settembre. 

Il ciclocross rimarrà un’attività importante nella stagione di Viezzi, anche quando passerà under 23
Il ciclocross rimarrà un’attività importante nella stagione di Viezzi, anche quando passerà under 23
Hai già qualche contatto con qualche squadra per il passaggio a under 23?

Sì. Non tutte le squadre lasciano spazio al ciclocross, ma ci sono realtà che riescono a far coincidere tutto. Vorrei fare sempre cross e strada.

Magari in team già attrezzati, come la Visma o la Alpecin?

Chiaro che quelle sarebbero le migliori opzioni per me, ma anche gli altri devo team sono ben attrezzati per fare tutte e due le discipline. Ho dei contatt, non ho ancora preso la scelta definitiva.

Il brand Piton sempre più forte nel ciclismo dei “piccoli”

03.09.2024
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TRAVAGLIATO – Siamo ancora lontani dal vedere calare il sipario sull’attuale stagione ciclista. Non stiamo parlando solo del ciclismo dei “grandi”, ossia quello dei professionisti. Nelle categorie giovanili, quelle dei “piccoli”, come lo sono gli Esordienti e gli Allievi, ci aspettano ancora tante domeniche di sano agonismo e puro divertimento. Lo sanno bene i ragazzi del team V Cycling Piton, squadra giovanile della bergamasca nata solo un anno fa, fin da subito molto ambiziosa. Avevamo avuto modo di parlare di loro poco meno di un anno fa ai margini di una nostra chiacchierata con Sara Pitozzi, “frontwoman” dell’azienda Piton, che ha deciso di accompagnare con le proprie biciclette il nuovo team nella stagione del debutto.

Incontriamo Sara Pitozzi nel suo ufficio di Travagliato, non prima di averla vista risolvere con una certa decisione un piccolo problema legato ad alcune biciclette top di gamma da consegnare ai clienti nel fine settimana. Prima di iniziare la nostra chiacchierata, ci mostra con giustificato orgoglio la cartelletta con gli ordini da evadere e i preventivi fatti, a conferma che la stagione è ripartita con il vento in poppa e il ritorno dalla meritata pausa estiva ha portato in dono tanto lavoro da fare

Piton è diventato main sponsor del team giovanile V Cycling Piton
Piton è diventato main sponsor del team giovanile V Cycling Piton
A settembre del 2023 il team ci era stato presentato come V Cycling Academy. Sui vostri canali social ora si parla di V Cyling Piton. Come mai? 

Il motivo è semplice. Siamo diventati main sponsor della squadra. Un passo importante che abbiamo deciso di intraprendere anche in virtù dei programmi che il team ha stabilito per il prossimo anno. La dirigenza della squadra vuole costruire una formazione molto competitiva, composta da ragazzi molto promettenti. La prima stagione, che è ancora in corso, al momento non ha portato vittorie, ma tanti piazzamenti. L’obiettivo è alzare l’asticella, non solo su strada.

In che senso non solo su strada?

Quest’anno i ragazzi del team faranno ciclocross. A fine settembre consegneremo loro 15 biciclette modello Cross CX Carbonio. L’obiettivo dello staff tecnico è quello di utilizzare il ciclocross come preparazione per la stagione su strada.

I ragazzi corrono sulle bici realizzate da Piton
I ragazzi corrono sulle bici realizzate da Piton
Il rapporto del vostro marchio con il ciclocross è sempre stato molto forte… 

Per noi è una grande gioia sapere che i ragazzi del team V Cycling Piton faranno ciclocross. Per 8 anni abbiamo avuto un nostro team la cui avventura si è conclusa quest’anno. In un certo senso è come dare continuità ad un percorso che ci ha regalato tante soddisfazioni.

Che bilancio possiamo dare a questi primi mesi di collaborazione con la nuova squadra?

Il bilancio è assolutamente positivo. Ci siamo trovati a collaborare con persone davvero professionali e “futuristiche” (Sara Pitozzi usa volutamente questo aggettivo, ndr) a livello di idee da voler sviluppare. Lo stesso modo di presentarsi alle gare, con strutture e mezzi di primo livello, è la conferma che si sta lavorando alla costruzione di un progetto altamente professionale, anche se stiamo parlando di categorie giovanili. 

Simone Pitozzi, fratello di Sara e meccanico di Piton
Piton, Simone Pitozzi, fratello di Sara e meccanico di Piton
Quando si parla di categorie giovanili è difficile capire se da una sponsorizzazione si possano avere dei ritorni tangibili. Nel vostro caso avete notato qualcosa?

Direi proprio di sì. Nell’ultimo anno il numero di clienti della provincia di Bergamo è aumentato considerevolmente. Sulle strade della bergamasca si allenano i ragazzi del team con al seguito i mezzi della squadra. Il marchio Piton ha avuto quindi modo di farsi vedere molto bene. Sicuramente qualche nuovo cliente bergamasco è arrivato grazie al team.

La nostra conversazione con Sara Pitozzi si chiude attorno alle 16 di un caldo pomeriggio di fine agosto, poco prima dell’arrivo del marketing director di una importante agenzia di Brescia che curerà il programma di comunicazione per il 2025 dell’azienda bresciana. Il prossimo anno il marchio Piton festeggerà i suoi “primi” cinquant’anni dalla fondazione avvenuta nel 1975. La stessa Sara Pitozzi ci mostra un foglio pieno di idee da sviluppare e con tante anticipazioni sulle quale manteniamo giustamente il riserbo. Avremo però modo molto presto di raccontarvele e di accompagnare Piton nei festeggiamenti che l’attendono.

Una bici leggera, veloce e competitiva su ogni terreno per gli atleti del team V Cycling Piton
Una bici leggera, veloce e competitiva su ogni terreno per gli atleti del team V Cycling Piton

Per dare un giusto arricchimento alla nostra intervista abbiamo deciso di sentire anche lo staff del V Cycling Piton nella persona di Francesco Giacobbo che, insieme a Enrico Vavassori, è mente e anima della formazione bergamasca.

Com’è stata questa prima stagione?

Possiamo tranquillamente considerarla una stagione di rodaggio dal momento che siamo intervenuti a settembre dello scorso anno su una realtà già esistente. Avevamo poco tempo a disposizione e quindi abbiamo cercato di fare del nostro meglio con il materiale a nostra disposizione. Nonostante questo abbiamo voluto sin da subito proporre la nostra “idea” di fare ciclismo.

Per il 2025 cosa dobbiamo aspettarci?

Siamo definendo in questi giorni gli ultimi innesti. Al momento abbiamo confermato per il prossimo anno 23 atleti, 11 Esordienti e 12 Allievi, raddoppiando di fatto i numeri del 2024.

Come possiamo giudicare la collaborazione con Piton?

Direi ottima. Siamo rimasti contentissimi. Sara (Pitozzi, ndr) è rimasta affascinata dal nostro progetto tanto che Piton è stato poi inserito nel nome della squadra…al punto tale che oggi alle corse siamo conosciuti non più come V Cycling Piton, ma semplicemente come Piton. Da entrambe le parti ora c’è la volontà di alzare l’asticella per raggiungere traguardi sempre più ambiziosi. Per il prossimo anno arriveranno nuove maglie, nuovi mezzi, nuove biciclette…e naturalmente nuovi atleti.

Piton

Vittoria | A Dugast Series, cross d’eccellenza a zero emissioni

26.06.2024
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Vittoria ha appena presentato la nuova gamma di pneumatici da ciclocross per la stagione 2024-2025, i Vittoria | A Dugast, che si propongono di diventare un nuovo punto di riferimento nel mondo del CX. Questi pneumatici promettono prestazioni di livello mondiale abbinate a una produzione sostenibile, realizzata in una fabbrica all’avanguardia e a zero emissioni di carbonio.

Verso il futuro

La Vittoria | A Dugast Series nasce dalla fusione tra Vittoria e l’olandese A Dugast, punto di riferimento del settore grazie ai suoi tubolari artigianali con carcassa in cotone.

«Siamo entusiasti – ha affermato Stijn Vriends, Presidente e CEO di Vittoria – di presentare la Vittoria | A Dugast Series ai nostri clienti. Questo lancio testimonia il nostro impegno nel portare l’eredità di A Dugast nel futuro, mantenendo allo stesso tempo gli elevati standard di innovazione, sostenibilità e qualità di Vittoria. Siamo fiduciosi che questi pneumatici stabiliranno un nuovo standard nel mondo del ciclocross».

Andiamo a vedere più da vicino le caratteristiche principali di questa importante novità.

Tubolari A Dugast Series sulla Cervélo di Fem Van Empel
Tubolari A Dugast Series sulla Cervélo di Fem Van Empel

Innovazione e produzione sostenibile

Vittoria dichiara che sono stati progettati con il contributo di alcuni dei migliori atleti del circuito del ciclocross, un ambiente in continua evoluzione. Un esempio dei risultati di questa ricerca è lo sviluppo dei primi pneumatici tubeless-ready Vittoria | A Dugast Series.

Per garantire che innovazione e sostenibilità vadano di pari passo, l’azienda ha spiegato che l’intera produzione della linea avverrà all’interno di un nuovo stabilimento inaugurato nell’ottobre 2023, il Vittoria Tyres Thailand 7.

Si tratta di una fabbrica all’avanguardia ad emissioni zero, che garantisce un impatto ambientale minimo.

Continuità e fornitura costante

I celebri pneumatici A Dugast, che negli anni sono diventati un must tra moltissimi atleti di ogni categoria, rimarranno comunque disponibili per gli affezionati. Inoltre Vittoria garantisce che provvederà ad una fornitura costante del prodotto, assicurando che gli atleti possano sempre trovare ciò di cui hanno bisogno.

La nuova serie Vittoria | A Dugast è costituita da cinque diversi modelli per altrettante superfici e condizioni atmosferiche, tutti con sezione da 33 mm e disponibili nella doppia versione tubolare e tubeless-ready.

Si parte dal A Dugast Pipistrello, per i terreni compatti e veloci, fino al A Dugast Rhino per i terreni più impegnativi e fangosi.

Anche Van Aert è un utilizzatore dei tubolari Vittoria | A Dugast Series
Anche Van Aert è un utilizzatore dei tubolari Vittoria | A Dugast Series

Tubolare e copertoncino

Nel caso del tubolare, la mescola del battistrada garantisce elevata durata e bassa resistenza al rotolamento. Il rivestimento in neoprene assicura maggiore protezione contro l’acqua e il fango. Lo strato intermedio è realizzato in cotone a 240 TPI, che garantisce morbidezza e comfort, oltre a una grande resistenza alla perforazione e tenuta migliore in curva alle basse pressioni. La camera d’aria è in lattice, con larghezza fino a 32 mm.

Il copertoncino ha la stessa mescola 2C/3C* del tubolare, con identiche proprietà. Rispetto al precedente, il copertoncino è tubeless ready e dispone di uno strato aggiuntivo che ne aumenta la capacità di protezione, con un rinforzo superiore del tallone contro gli spigoli vivi.

I modelli tubeless-ready sono disponibili sul sito di Vittoria ad un prezzo di 89,95 euro, mentre le versioni tubolare partono da 94,95 euro.

Vittoria

Seixas, l’ultimo talento della scuola francese

21.05.2024
6 min
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Tra gli juniores c’è un ragazzino francese che ha un ruolino di marcia impressionante: in 12 di gare a livello internazionale, vanta 6 vittorie e 6 piazzamenti nei primi 5. Si chiama Paul Seixas, ennesimo talento espresso dalla filiera della Decathlon AG2R La Mondiale. Lo abbiamo visto all’opera anche da queste parti, chiudere 6° all’Eroica Juniores per poi andare a vincere la Liegi-Bastogne-Liegi di categoria.

Nato il 24 settembre 2006 a Lione, Seixas sta collezionando grandi prestazioni quest’anno
Nato il 24 settembre 2006 a Lione, Seixas sta collezionando grandi prestazioni quest’anno

La particolarità di Seixas è che è uno dei quei ragazzi francesi che abbina la strada al ciclocross, fa anzi parte di quella nouvelle vague di cui spesso ha parlato anche il cittì azzurro Pontoni valutandola come un esempio assoluto, superiore anche alle acclamate scuole belga e olandese. Era quindi quasi d’obbligo conoscerlo da vicino per capire anche dall’interno come sta funzionando la nuova scuola francese, alla perenne ricerca del nuovo talento in grado di rilanciare tutto il movimento.

Come hai iniziato a fare ciclismo?

Quando ero piccolo guardavo il Tour de France e mi appassionavo, dicevo che volevo farlo anch’io. I miei genitori non volevano che andassi in bicicletta, ma ovviamente hanno finito per accettare. Mi hanno iscritto in un club a Lione, poi nel corso degli anni andavo sempre meglio e ho continuato.

Nel ciclocross Seixas ha vinto il titolo francese ed è stato 3° in Coppa del Mondo a Namur (foto DirectVelo)
Nel ciclocross Seixas ha vinto il titolo francese ed è stato 3° in Coppa del Mondo a Namur (foto DirectVelo)
Negli ultimi due anni hai vinto molto: qual è la vittoria che ti ha dato più soddisfazioni?

E’ complicato scegliere. Recentemente il titolo nazionale a cronometro è stata comunque una grande gioia perché ci ho lavorato tanto. Ma anche la Liegi-Bastogne-Liegi è stata una bellissima gara da vincere, soprattutto per il risalto che ha avuto.

Tu fai sia strada che ciclocross con ottimi risultati, come molti tuoi coetanei francesi: pensi di continuare ad abbinare le due discipline?

Sì, certamente, anche se penso che in seguito ridurrò un po’ il ciclocross per potermi concentrare completamente sulla strada, ma intendo comunque mantenere sempre il ciclocross nella mia preparazione. Anche perché gli effetti benefici sono evidenti.

Il trionfo principale nel 2024, alla Liegi-Bastogne-Liegi con 9″ su Dijkman (NED)
Il trionfo principale nel 2024, alla Liegi-Bastogne-Liegi con 9″ su Dijkman (NED)
Il tecnico della nazionale italiana di ciclocross dice che la vostra scuola è attualmente migliore anche di Belgio e Olanda. Secondo te che cosa sta funzionando così bene nella vostra generazione?

È un po’ tutto il contesto che ci favorisce, cominciamo ad avere strutture molto professionali in Francia. Facciamo gruppo al di là della nostra appartenenza ai vari team, abbiamo un’ottima coesione tra di noi, andiamo molto d’accordo e siamo tutti amici fuori dalle gare. Quindi sulla bici riusciamo davvero a coprire come squadra ed è questo che ci fa progredire e riuscire a vincere. Questo avviene sia su strada che nel ciclocross, è la forza del gruppo a favorirci, non ci sono rivalità.

D’inverno lavori più con il club o con la nazionale?

Direi che è quasi uguale. Diciamo che in questo momento sto lavorando insieme alla squadra francese, alla Decathlon. Ma farò anche molte gare con la nazionale e lo stesso avviene d’inverno. E come funziona per me, vale anche per i miei coetanei. C’è una stretta sinergia verso l’obiettivo comune di far vincere il nostro ciclismo.

Il podio del campionato francese a cronometro vinto da Seixas con 3″ su Boullet e 15″ su Charret
Il podio del campionato francese a cronometro vinto da Seixas con 3″ su Boullet e 15″ su Charret
Sei al secondo anno della Decathlon, quanto conta per te correre sempre nello stesso team e avere la strada spianata verso il professionismo?

Beh, per me è comunque molto importante, perché diciamo che un buon progetto a lungo termine è diventare professionista ma arrivandoci con la possibilità di emergere, di vincere. Mi sto concentrando per vedere che cosa posso diventare. E mi piace sapere di essere in una squadra che ha fiducia in me e che poi mi allenerà affinché io dia il meglio di me stesso, qualunque sia il livello in cui mi trovo.

Quanto ti alleni per le cronometro?

Normalmente mi alleno circa due volte a settimana. Dipende dalle settimane ovviamente, ma recentemente prima del campionato nazionale ho fatto quasi solo allenamenti contro il tempo perché tra le gare avevo solo la possibilità di curare quest’aspetto.

La vittoria del francese nel 2023 al Trofeo Dorigo, facendo la differenza nel finale (foto Italiaciclismo)
La vittoria del francese nel 2023 al Trofeo Dorigo, facendo la differenza nel finale (foto Italiaciclismo)
Quando corri parti sempre per vincere?

Per me è nella filosofia delle corse. Non è che voglio imitare Pogacar e il suo modo di correre, credo che lo sloveno non abbia inventato nulla. Se vengo a una gara, non è per arrivare secondo, è per vincere. Che sia io o uno dei miei compagni di squadra a vincere va sempre bene, ma l’obiettivo è uno solo e se c’è la possibilità di provarci, bisogna farlo, sempre. Ed è sempre con questo stato d’animo che parto alle gare. Ma non mi sento per questo diverso dagli altri, penso che tutti siano così. In partenza siamo tutti potenziali vincitori.

Per il francese grandi aspettative per il mondiale, dopo il 25° dello scorso anno
Per il francese grandi aspettative per il mondiale, dopo il 25° dello scorso anno
Il prossimo Europeo è per velocisti, il Mondiale per scalatori: dove pensi di poter emergere di più e pensi di avere più chance nelle corse in linea o a cronometro?

Per i prossimi Mondiali è dura. Poi cercherò di ottenere il massimo nelle cronometro, la vittoria sarà difficile, ma come detto si parte per quello, anche se c’è una concorrenza molto grande. Spero ancora di fare davvero bene nel campionato del mondo a cronometro e poi nel campionato del mondo su strada. Il percorso credo possa fare al caso mio, quindi ecco qua, spero che dia un buon risultato e poi vedremo, ma mi preparerò per quello. Non dimentichiamo che è una gara di un giorno, quindi possono succedere molte cose. Ma ci teniamo a riportare il titolo alla Francia.

Il prossimo anno cambi di categoria: vorresti passare subito fra i professionisti?

Sì, penso che l’anno prossimo passerò da professionista. Naturalmente in questo momento tutto è in discussione, molto dipende da come andranno le cose da qui alla fine della stagione, ma la speranza è quella.

Attacco a 600 watt e tanti saluti. Van der Poel e la sua Roubaix

12.04.2024
7 min
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Un po’ quello che ha raccontato Filippo Lorenzon di ritorno da Roubaix e prima ancora dal Fiandre. Un po’ quello che hanno detto gli altri corridori. Aggiungi la resa di un indomabile come Mads Pedersen e poi le parole sbalorditive di Pasqualon sulla differenza palpabile fra il campione del mondo e i corridori normali. Metti tutto insieme e poi fatti la domanda: quanto è forte questo Van der Poel? 

Abbiamo deciso di aggiungere una voce al coro: quella di un preparatore, con cui lo scambio di messaggi in merito alla vittoria nella Parigi-Roubaix non lasciava spazio a dubbi: «La perfezione! Ieri gli guardavo le mani su quel pavè. Sembrano delle “pinze”, non molla mail la presa. Poteva partire a -80 e non cambiava niente».

Le mani stringono il manubrio e appena un dito sui freni: sembra pedali su asfalto
Le mani stringono il manubrio e appena un dito sui freni: sembra pedali su asfalto

Lui è Pino Toni, toscano, allenatore di lungo corso. Uno che lo sponsor Alpecin l’ha visto andar via in cerca di nuovi lidi alla fine del 2017 quando lavorava alla Katusha. Era lampante che il marchio tedesco cercasse qualcuno più qualificato di Zakarin e Kristoff, anche se quando nel 2020 nacque la Alpecin-Fenix (poi Alpecin-Deceuninck) con i fratelli Van der Poel, Merlier, Modolo e Sbaragli, pochi avrebbero immaginato il resto della storia.

Cosa vogliamo dire di questo Van der Poel?

Che è bello da morire in bicicletta. Poi con quella maglia lì, tutto bianco…

Guardando le foto, colpisce per la sua fisicità.

Questo va nella direzione del momento: sono molto più atleti di una volta. Il modello di ciclista è completamente cambiato. E’ importante avere generalmente un VO2 Max altissimo, però l’attenzione si è indirizzata verso le massime potenze sostenibili, quindi ai volumi lattacidi prodotti. Con la nuova alimentazione io mi posso caricare di muscoli e farli lavorare anche se apparentemente non servono per la pedalata. I corridori di prima avevano il tronco definito e ridotto al minimo. Ora questo problema viene meno, perché puoi ingerire 120 grammi di carburanti ogni ora, mentre prima eri legato ai gel e alle barrette. Atleti come Van der Poel, Van Aert, ma anche lo stesso Pogacar, hanno una struttura fisica più importante. Pogacar che vince il Tour non è finito come il Nibali del 2014.

Era magrissimo…

Una volta diventavano brutti. Un preparatore diceva ai suoi corridori che erano pronti ad andare forte perché erano diventati brutti. Diventavano scheletrici per fare la differenza, perché alla fine consumavano meno degli altri e in finale ne avevano di più. Ora questo problema non c’è, ora apri il gas dall’inizio alla fine e poi arrivi in fondo, anche con motori che consumano molto.

Quello che colpisce di Van der Poel è il senso di potenza della parte superiore del corpo
Quello che colpisce di Van der Poel è il senso di potenza della parte superiore del corpo
Non servono più i diesel potenti?

Proprio lì volevo arrivare. Una volta vincevi col diesel, col tuo Volvo 740. Il serbatoio era per tutti di 50 litri e chiaramente quelli col Porsche a un certo punto finivano alla benzina. Ora partono forte e vanno sempre più forte per tutta la corsa. Succede ormai per la totalità dei corridori, mentre sopra la media ce ne sono pochi con delle potenzialità completamente diverse che fanno la differenza anche come tattica di corsa. Non li freghi, perché possono andare forte dall’inizio alla fine.

Come dire che la volta che Van der Poel ha vinto a Casteldifardo alla Tirreno, arrivando completamente svuotato, gli ha insegnato a collegare i puntini nel modo giusto e adesso non lo fermi più?

Esatto, non lo fermi più. Ha aggiustato veramente tutti i tiri. Ha capito che se sbaglia qualcosa, rischia di non arrivare. Le più grandi scoperte del ciclismo degli ultimi vent’anni sono il misuratore di potenza, i test di valutazione per vedere quanto consumi e la possibilità di integrare fino a 120 grammi l’ora. Basta: finito! Queste sono le più grandi scoperte del ciclismo. In più, a suo favore, aggiungete che sa guidare la bici in modo pazzesco…

Un altro tassello per il mosaico perfetto?

Oh, Dio bono: viene dalla mountain bike e dal ciclocross! Questo significa anche ottimizzare l’utilizzo delle energie, perché uno che sta così bene in bicicletta, che non sbaglia una traiettoria, non ha stress neppure se il percorso è insidioso. Ha il colpo d’occhio di quando scendi a 40-50 all’ora fra le radici e in un attimo devi scegliere la linea. Come il primo Sagan: ve lo ricordate Peter che montava sulle biciclette degli altri?

Ormai una borraccia contiene fino a 90 grammi di carboidrati: l’importante è avere il serbatoio pieno
Ormai una borraccia contiene fino a 90 grammi di carboidrati: l’importante è avere il serbatoio pieno
Quindi non è solo avere grande motore, ma averlo inserito nel giusto contesto?

Un grande motore che deve funzionare per 4 ore e mezzo, perché ora vanno a tutta per quel tempo lì. Per questo ho detto che poteva partire a 80 chilometri dall’arrivo e non cambiava niente. Uno così non finisce la benzina. Sa che da solo a 400 watt consuma 110-120 grammi di carboidrati e riesce a buttarli dentro. Secondo me ha anche più watt medi, perché quando è partito ha sicuramente dato di più e magari avrà pure intaccato la riserva. Ma uno che è alto 1,85 e pesa 75 chilli avrà addosso 500-600 grammi di glicogeno. Quindi prima di avere il senso della crisi può intaccare la riserva fino alla metà.

Stiamo parlando del moto perpetuo oppure esiste una fine?

Ha di certo la soglia sopra i 450 watt. E quando parte può fare 5 minuti a 600 watt. I suoi 5 minuti fanno impressione, la sua capacità di spinta ti mette in difficoltà. Però bisogna pensare che se vai a soglia, consumi 250 grammi di glicogeno ogni ora, quindi sai che in tutta la corsa ci puoi andare per un’ora, non di più.

Insomma, se è solo e lo lasci andare del suo passo, non lo vedi più…

Esatto, quando è da solo e gli altri non si avvicinano, come si dice da noi in Toscana: è cotto il riso! Nel senso che sai già come va a finire, perché questo si mette al suo regime e sa che arriva in fondo anche se ha da fare 60 chilometri. Purtroppo in certi casi, speriamo che nessuno si arrabbi, diventa anche un pochino noioso. E’ come Verstappen che è davanti nel Gran Premio di Formula Uno e si gestisce e non deve fare nemmeno una curva rischiando di mettersi di traverso. E con Van der Poel è uguale. Fa il suo scatto, poi gestisce il vantaggio. Basta: finito!

Nella fase di attacco, la potenza scaricata sui pedali secondo Toni potrebbe essere arrivata a 600 watt
Nella fase di attacco, la potenza scaricata sui pedali secondo Toni potrebbe essere arrivata a 600 watt
Secondo te in questo quadro perché il ciclocross gli è così prezioso?

Gli è servito tantissimo per abituarsi a lavorare e a sfruttare l’acido lattico come energia, quello che ora viene chiamato il volume lattacido massimo. Queste grandi esplosioni di lavoro massimale le ha allenate nel ciclocross e nella mountain bike ed è difficile farlo diversamente. Come glielo dici a uno di fare un’ora fuori soglia? Devi trovare anche le motivazioni.

A inizio anno ha dichiarato che d’ora in avanti potrebbe non fare più inverni con tanto ciclocross.

Ma ormai quel background a livello fisiologico se l’è creato. Ora basta che lo alleni con le menate che fa e poi chiaramente il suo allenatore saprà come farglielo mantenere. Ormai quasi tutti i corridori fanno 45 minuti-un’ora a blocco, magari anche quando sono in altura. Oppure spezzano l’allenamento e fanno quello corto a tutto gas, perché questo è quello che ti richiede adesso il modello gara.

Dici che ha dovuto allenarsi per mangiare 120 grammi di carboidrati per ora?

La tecnologia è altissima. Ci sono delle borracce in cui puoi addirittura mischiare la parte dei sali con la parte dell’energia. Non cambia l’osmosi, quindi non ti dà noia all’intestino. Parliamo di borracce da 90 grammi l’ora: ne prendi una, aggiungi un gel e sei a posto. Chiaramente lo devi provare e soprattutto lo devi provare quando cambiano le temperature, perché devi fare attenzione. Se sei disidratato, infatti, e butti dentro tutti quei carboidrati, puoi avere problemi. Ma ci sono 4-5 aziende che anche con due gel riescono a buttare dentro da 80-90 grammi, però devi stare bene. 

In curva sul pavé con traiettorie perfette, il busto ruotato verso l’interno e la spalla verso il basso: atteggiamento da biker
In curva sul pavé con traiettorie perfette, il busto ruotato verso l’interno e la spalla verso il basso: atteggiamento da biker
Si è detto che nel finale del Fiandre potrebbe aver utilizzato dei chetoni.

Nelle corse a tappe, li utilizzano in tanti. I chetoni ti servono soprattutto nei momenti un po’ morti, quando durante una tappa di transizione allenti un pochino e stai nel gruppo. Quando vai ad andature sub massimali e non sei a tutta, può convenirti ridurre tutta quella quantità di carboidrati. Semmai torni a prenderli soltanto nel finale e allora magari cerchi qualcosa di pronto subito, ad esempio prodotti che contengono beta-alanina oppure caffeina. Il chetone ti aiuta se non vai sempre fortissimo, ma se vai a tutta non ha senso. Magari vanno bene per il recupero o quando sei sotto il medio, ma durante la corsa ti serve a poco.

Infine c’è l’aspetto mentale…

Sicuramente ha delle motivazioni molto forti e sa crearsele. Penso al ricordo di suo nonno e anche al fatto che su quello che fa lui ci campano 70 persone. E questo secondo me qualche stimolo glielo dà. Insomma, se ha attorno altra gente come lui, magari gli tocca far fatica. Ma quando è da solo, tanto vale mettersi comodi e prepararsi a battergli le mani.

FAS Airport Services-Guerciotti-Premac, una famiglia nel cross

22.02.2024
5 min
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Orgoglio, fiducia, tecnica. Tre sono le parole che sono emerse dalla nostra intervista a tre atleti della FAS Airport Services-Guerciotti-Premac. Tre differenti aspetti che rappresentano il vissuto di un anno all’interno della formazione di ciclocross italiana. Una su tutte però, la quarta, ci ha colpiti perché ripetuta da tutti, la parola “famiglia“. Un concetto per niente scontato quando si parla di agonismo, ma che spesso riecheggia negli ambienti più sani e prosperi di risultati in questo sport. Ad accompagnarci nel dietro le quinte di questo anno ricco di successi sono stati: Gioele Bertolini, Samuele Leone e Sara Casasola.

Il campionato italiano di “casa” è stato un successo per i colori Guerciotti
Il campionato italiano di “casa” è stato un successo per i colori Guerciotti

Poker tricolore e non solo

A rendere un successo la stagione della FAS Airport Services-Guerciotti-Premac c’è su tutti il poker di maglie conquistato nei campionati italiani organizzati proprio da Guerciotti a Cremona. Per il team manager Alessandro Guerciotti, è stato un anno da incorniciare con risultati che vanno a completare una bacheca già ricca. 

«E’ stata veramente una stagione esaltante per i nostri colori – afferma Guerciotti – con i titoli italiani conquistati dalla junior Elisa Ferri, da Valentina Corvi alla prima stagione tra le under 23 e dalla elite Sara Casasola, nonché nel team relay: un poker importante di maglie tricolori. E Sara Casasola è arrivata terza al campionato d’Europa delle elite: una medaglia che a noi mancava. Non solo: fino al termine del 2023 eravamo privi della maglia tricolore femminile elite, in passato le avevamo vinte con le juniores e under 23, quindi Sara Casasola ha tolto un ulteriore zero dalla casella. Le quattro vittorie di Sara nelle corse internazionali e i piazzamenti tra le prime nelle prove della Coppa del Mondo hanno garantito al nostro team notevole visibilità».

Bertolini ha dimostrato una crescita costante anche in questo anno
Bertolini ha dimostrato una crescita costante anche in questo anno

L’orgoglio di Gioele

Come primo traghettatore in questo viaggio nel team Guerciotti, ci ha accompagnato il corridore con più esperienza, Gioele Bertolini. Nelle sue parole si può notare l’attaccamento alla maglia e la consapevolezza di essere una guida per gli altri. 

«Io cerco sempre – dice Bertolini – di aiutare e mettere a disposizione la mia esperienza, nell’ottica della squadra in primis ed anche per i miei compagni. La differenza di questo team dalle altre squadre è il concetto di famiglia. Guerciotti è così forte grazie alla storia che ha alle spalle con i grandi campioni che hanno vestito questa maglia e la passione che ci mettono tutt’ora, nello strutturare e formare una squadra competitiva.

«Da ogni stagione c’è sempre qualcosa da imparare e mettere a frutto nelle stagioni a venire. Vestire questa maglia in giro per l’Europa per me è motivo di orgoglio e responsabilità, sapendo anche quanti campioni nel passato hanno corso per Guerciotti e questo mi rende fiero nel vedere la gente che riconosce la maglia».

Samuele Leone ha trascorso tre stagioni nel team Guerciotti (foto Alain VDP Photography)
Samuele Leone ha trascorso tre stagioni nel team Guerciotti (foto Alain VDP Photography)

Leone e la tecnica

Samuele Leone ha appeso la bici al chiodo per dedicarsi alla sua passione più grande, fare il meccanico di bici a tempo pieno. Così abbiamo chiesto al classe 2001 che quest’anno ha conquistato il Turin International Cyclocross e numerose top ten, di portarci nella tecnica della squadra. 

«Nei miei tre anni – racconta Leone – mi sono sempre trovato bene. Ho un bellissimo rapporto con Gioele, quando c’erano difficoltà mi sono sempre appoggiato a lui e l’ho visto sempre come un fratello più grande. Sicuramente avevamo un ottimo livello, con Sara e i giovani siamo stati davvero forti. Tutti nel nostro piccolo abbiamo fatto il meglio possibile. Vito Di Tano ha l’esperienza giusta per dare i consigli e far crescere ogni atleta giovane o esperto che sia.

«Come bici usavamo la Eureka CXS. Un modello davvero performante con cui tutti si sono trovati molto bene. Non abbiamo mai avuto problemi tecnici. Siamo stati seguiti maniera perfetta. Avevamo l’assistenza sia di due meccanici belgi che hanno lavorato con grandi squadre e che quindi non ci han fatto mai mancar niente. Mentre in Italia eravamo seguiti da più meccanici, però sicuramente molto bravi. E poi c’è sempre il supporto di Alessandro Migliore che ci mette tanta esperienza e passione e non ha mai sbagliato un colpo».

Sara Casasola con Alessandro Guerciotti
Sara Casasola con Alessandro Guerciotti

La fiducia di Casasola

Per concludere il nostro viaggio tra le fila del team FAS Airport Services-Guerciotti-Premac non potevamo non sentire la voce della campionessa italiana Sara Casasola. La medaglia di bronzo all’europeo elite, ha sottolineato più volte la parola “fiducia” per descrivere l’ambiente della squadra. 

«Questo – spiega Casasola – era il mio secondo anno. Ho trovato un ambiente molto sereno e professionale. Una cosa altrettanto importante è se la squadra riesce a trasmettersi quella serenità che ti permette di rendere al meglio. Qui ho trovato tutto ciò, non mi hanno mai dato nessun tipo di pressione, anche quando c’erano appuntamenti più importanti. All’ultima tappa di Coppa del mondo mi sono ritirata. Io ero mortificata perché appunto, era l’ultima gara della stagione con la maglia di campione italiano. Loro hanno compreso sotto ogni punto di vista e mi hanno dato supporto fin dal primo momento. Un lato umano per niente scontato.

«C’è molta serenità – conclude – ed è trasmessa da tutti nel team. La famiglia Guerciotti è sempre lì a darti una parola di conforto. Con Alessandro mi sento spesso e mi sostiene anche durante la mia stagione su strada. Sul campo invece Vito e Max Bonanomi sono fondamentali e sopratutto tutti ci diciamo tutto e la pensiamo allo stesso modo. Uscire da una bella stagione così nel cross ti porta ad avere una confidenza e una carica di fiducia per niente scontata che poi viene trasmessa alla strada. Per due anni è stato così e spero che possa esserlo anche nel futuro».

Ferri, giovane regina dei tricolori e speranza del cross

23.01.2024
5 min
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Lo scorso ottobre ha compiuto sedici anni e sta continuando a crescere in fretta, ma non sembra accusare troppo il salto di categoria da allieva a junior. Tra ciclocross, Mtb e strada, Elisa Ferri è uno dei simboli moderni della multidisciplinarietà.

Andando in ordine cronologico, domenica nella prova di Coppa del Mondo di ciclocross a Benidorm ha chiuso al settimo posto, risultando la prima tra le atlete nate nel 2007. Un dato ininfluente per la classifica, ma importante per il proprio morale, già alto da un paio di settimane. A Cremona infatti Ferri aveva conquistato agevolmente il campionato italiano di cross (suo ottavo tricolore complessivo nel fuori strada), rispettando il pronostico che ci aveva anticipato il suo team manager Alessandro Guerciotti. All’orizzonte per la giovane di San Giovanni Valdarno – che frequenta il liceo scientifico-sportivo a Montevarchi – ci sono gli ultimi impegni prima di concentrarsi su strada e Mtb. Ne abbiamo parlato con lei durante il ritiro proseguito in Spagna con la nazionale.

Tricolore pronosticato. Ferri festeggiata sul podio da Paolo Guerciotti sotto lo sguardo del cittì Pontoni (foto De Negri)
Tricolore pronosticato. Ferri festeggiata sul podio da Paolo Guerciotti sotto lo sguardo del cittì Pontoni (foto De Negri)
Elisa, ti aspettavi il risultato di due giorni fa?

Onestamente no. Al mattino durante il riscaldamento sui rulli non sentivo di avere una gran gamba e infatti mi ero già immaginata che tipo di gara fare. Invece appena sono partita ho avvertito subito ottime sensazioni. Ho cercato di restare davanti più che potevo e tenere duro nei tratti più difficili. Alla fine sono molto contenta del mio risultato.

Una bella iniezione di fiducia per l’ultima prova di Coppa e per il mondiale, giusto?

Sì certo. Adesso con la nazionale rimaniamo nella zona di Benidorm per rifinire la condizione sfruttando il clima, poi andremo direttamente in Olanda. A Hoogerheide non so che gara uscirà, però vado su con l’idea di ripetere la prova di Benidorm con qualche consapevolezza in più. Per quanto riguarda il mondiale invece non so ancora nulla. Dovrei partecipare, ma non ho ancora ricevuto la convocazione, quindi non posso sbilanciarmi.

Facendo cross in pratica non hai avuto il tempo di assorbire il passaggio di categoria. Come ti stai trovando?

Alle prime gare ho sentito tanto il salto da allieva a junior, però credo che fosse solo una questione mentale. Sono stati mesi che mi sono serviti per imparare tanto. Ho visto che se mi alleno come devo, posso stare più a lungo con le ragazze più grandi, visto che spesso corro con le elite nelle gare internazionali. Adesso sto sfruttando le mie doti tecniche.

Cioè?

Sono abbastanza brava nel guidare la bici e altrettanto veloce nei passaggi più complicati, però devo allenare di più la gamba, per avere più potenza e spingere maggiormente.

La disciplina preferita di Ferri è la Mtb. L’obiettivo è entrare nel giro azzurro (foto instagram)
La disciplina preferita di Ferri è la Mtb. L’obiettivo è entrare nel giro azzurro (foto instagram)
Ti aspettavi una stagione del genere?

No sinceramente. Sin da piccola ho sempre cercato di arrivare a questi livelli perché ci credevo tanto. Come dicevo prima, la differenza è stata la testa. Avere un sogno davanti ti stimola a volerlo realizzare in fretta e nel miglior modo possibile. Ne avevo vinte altre in passato tra cross e Mtb, ma devo dire che la maglia tricolore di Cremona mi ha dato una grande soddisfazione in questo finale di stagione.

Elisa Ferri come è arrivata a correre in bici?

Il ciclismo è una questione di famiglia. Mio padre faceva downhill e fu lui ad introdurmi nel mondo delle bici. Inizialmente non mi piaceva, poi poco per volta mi sono appassionata. Avevo come riferimento mio fratello Tommaso, che ha tre anni in più di me e che corre anche lui. Quando ero più giovane uscivamo assieme in bici e quando lo vedevo scappare in salita, cercavo in tutti i modi di andarlo a riprendere o di non farmi staccare di troppo. E’ stato uno stimolo per me. Se penso agli inizi, ora amo andare in bici (dice sorridendo, ndr).

Sul traguardo di Cremona, Ferri indica otto con le mani, come i titoli italiani: cinque nel cross e tre nella Mtb (foto De Negri)
Sul traguardo di Cremona, Ferri indica otto con le mani, come i titoli italiani: cinque nel cross e tre nella Mtb (foto De Negri)
In effetti sei impegnata su più fronti. Cosa preferisci?

Nel ciclocross mi diverto ed è una attività ottima per mantenere sempre una buona condizione. I risultati poi aiutano e ti stimolano a migliorare Su strada corro con la Zhiraf-Guerciotti e almeno per quest’anno da primo anno junior non penso che correrò tanto. Le gare che farò saranno come allenamento e preparazione per la Mtb. E’ quella la mia disciplina preferita, dove corro con la Vallerbike. L’obiettivo a breve termine è il campionato italiano, quello a lungo invece è cercare di entrare nel giro della nazionale. Di sicuro cercherò di fare tutte e tre le disciplina finché potrò, poi vedremo quando e se dovrò prendere una decisione.

Viezzi, dopo il tricolore obiettivo su Coppa e mondiale

19.01.2024
4 min
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CREMONA – Tre settimane da raccontare, parafrasando il titolo di una canzone degli anni settanta. Le prossime potrebbero essere così per Stefano Viezzi, chiamato al rush finale negli appuntamenti più importanti della sua grande annata di ciclocross.

Dopo il campionato italiano vinto a Cremona (nono successo stagionale), lo junior udinese di Majano ha nel mirino la generale di Coppa del Mondo e il mondiale di categoria. Viezzi correrà questa domenica a Benidorm, poi quella successiva in Olanda ad Hoogerheide cercando di conservare la leadership e amministrare il vantaggio di sei lunghezze sul campione europeo Aubin Sparfel.

Infine il 4 febbraio chiuderà il suo mini-tour europeo volando a Tabor in Repubblica Ceca per la rassegna iridata. Per l’azzurro della DP66 non sarà una chiusura qualunque visto che il giorno dopo il mondiale compirà diciotto anni.

Andiamo a capire quindi le mire di Viezzi a brevissimo e lungo termine.

Nella gara juniores, prima maglia tricolore per Stefano Viezzi, l’uomo di Coppa del mondo
Nella gara juniores, prima maglia tricolore per Stefano Viezzi, l’uomo di Coppa del mondo
Stefano che effetto ti ha fatto il tricolore vinto a Cremona?

E’ stata una bellissima sensazione, è la mia prima maglia di campione italiano. Finalmente sono riuscito a vincerla, è stato un gran bel risultato. Adesso ho altri tre appuntamenti che mi attendono e che sono un po’ più importanti. Le due prove di Coppa del Mondo e il mondiale.

Restando al campionato italiano, i tuoi avversari sul podio ti hanno definito il migliore al mondo. Cosa ne pensi?

Li ringrazio, anche se ogni gara ha una storia a sé, può andare bene o male. Personalmente avevo una buona gamba, ma ho avuto un po’ di sfortuna all’inizio. Mi è caduta la catena e questo inconveniente poteva buttarmi fuori dai giochi, però ho rimediato subito perché ero a centro metri dal box. Non ho perso tanto tempo. Più sfortunato invece, e mi spiace per lui, il mio compagno Fabbro che ha rotto la bici mentre era primo.

A livello climatico hai fatto le prove generali per Tabor?

Esattamente. So che in Repubblica Ceca c’è la neve. E’ sempre meglio testarsi un po’. A Cremona ho cercato di capire come potrebbe essere lassù. Aver corso alle 9 del mattino col gelo mi ha dato qualche indicazione. Sarà una gara particolare e spero di fare bene.

Risultati alla mano, quanto è alla tua portata una medaglia al mondiale?

Sicuramente so cosa posso fare e l’ho già dimostrato. Adesso sono arrivato lì, a quel livello, e devo capire come stanno gli altri. Lo capirò in queste due settimane, con le due prove di Coppa del Mondo a Benidorm e Hoogerheide. L’obiettivo naturalmente è arrivare in condizione al mondiale, però prima cercherò di portarmi a casa la maglia della generale. Centrare questo primo traguardo sarebbe poi uno grande stimolo per Tabor.

Viezzi oltre a ciclocross e strada, corre anche in Mtb. Quest’anno dovrà capire come gestire gli impegni (foto Biliotti)
Viezzi oltre a ciclocross e strada, corre anche in Mtb. Quest’anno dovrà capire come gestire gli impegni (foto Biliotti)
In futuro cosa prevedi per te?

Vorrei continuare a fare ciclocross, conciliando la strada nella stagione estiva. Spero di non avere troppi impedimenti in generale. Quest’anno correrò nella Work Service, che fa un’ottima attività, quindi mi sento sereno sotto quel punto di vista. Ogni tanto penso a ciò che potrei fare su strada, ma ora voglio coltivare bene il cross.

In relazione ai risultati internazionali che hai ottenuto, ti sono arrivate proposte per quando passerai U23?

Sì, ne è arrivata più di una. Sono arrivate dall’estero per la strada ed anche per il ciclocross, ma preferisco non dire nulla di più. La tendenza adesso è quella di andare fuori per entrambe le discipline. In futuro non mi dispiacerebbe uscire dall’Italia perché è una bella crescita. Nel ciclocross ad esempio sono totalmente diverse le gare al Nord. Lassù sei sempre al top. Quasi tutti i corridori vincenti sono lì e puoi confrontarti continuamente con loro. Questo ti aiuta tanto a migliorare. Mi fanno piacere queste proposte, ma dovrò valutare con calma se ne varranno la pena.

Alzando il livello, la gestione psicofisica delle due attività ti spaventa?

Per il momento no, perché non si sovrastano molto l’una con l’altra. Si possono fare entrambe le stagioni senza problemi. Anche grazie alle squadre che lasciano più libertà, rispetto invece all’attività estiva di Mtb. Sicuramente stare sempre sul pezzo può diventare stancante dal punto di vista mentale col passare del tempo. Adesso si cavalca l’onda sfruttando anche un po’ la freschezza della mia età (sorride, ndr) e perché ci sono i risultati. Tuttavia so già che ci saranno stagioni in cui bisognerà per forza fermarsi per rifiatare e rendere al meglio. Ma questo lo vedrò più avanti.

Dopo la stagione nel Team Tiepolo, nel 2024 Viezzi correrà con la Work Service (foto instagram)
Dopo la stagione nel Team Tiepolo, nel 2024 Viezzi correrà con la Work Service (foto instagram)
Ti ispiri a qualche corridore in particolare?

Il mio idolo è Van der Poel. Fisicamente siamo simili. Sono appena più alto di lui, ma lui è più largo di me (ride, ndr). Naturalmente devo ancora crescere, quindi qualche chilo in più di muscolatura, anche nella parte alta, dovrò metterlo.

Quali sono invece le caratteristiche su strada di Stefano Viezzi?

Mi considero un passista-scalatore. Attorno a casa mia le salite non mancano. Sia lì che in pianura posso svolgere bene i lavori dei programmi di allenamento.

Fontana e l’alimentazione nel freddo del ciclocross

18.01.2024
4 min
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«Anche con l’alimentazione ho imparato cosa mangiare in giornate così fredde, perché cambia veramente tutto». Filippo Fontana ha appena rivinto il tricolore di ciclocross e questa sua frase nell’immediato dopo-gara meritava un ulteriore sviluppo.

Le temperature particolarmente rigide di Cremona, unite all’umidità della nebbia, se non hanno condizionato le prestazioni, certamente non sono state molto gradite agli atleti. In queste situazioni diventa più difficile fare le scelte giuste. A parte l’assetto della bici, bisogna considerare sia che abbigliamento indossare sia cosa mangiare. E magari queste ultimi due aspetti legati fra loro. Così abbiamo chiesto il personale parere al ventitreenne campione italiano del Centro Sportivo Carabinieri Cicli Olympia.

Un abbigliamento non troppo pesante per Fontana nel cross. Una scelta anche in funzione del pasto pre-gara (foto Alessio Pederiva)
Un abbigliamento non troppo pesante per Fontana nel cross. Una scelta anche in funzione del pasto pre-gara (foto Alessio Pederiva)
Filippo ripartiamo dalla tua dichiarazione. Cosa intendevi?

Ho iniziato a correre in bici nel 2013 e come tutti i giovani non prestavo molta attenzione all’alimentazione pre-gara. Non che non mi interessasse, ma perché a quell’età mangi in modo normale. Ricordo che ad esempio le colazioni prima di un allenamento e di una gara erano quelle tradizionali che faceva un tredicenne. Latte, fette biscottate con marmellata, biscotti, un succo di frutta o magari anche una brioche.

Quando hai iniziato ad avere qualche attenzione in più per l’alimentazione?

Fino agli juniores avevo ancora un po’ di incoscienza in materia (sorride, ndr). Col passare degli anni però, i ragazzi devono sapere qualcosa su ciò che mangiano, ma senza assilli com’è giusto che sia. Personalmente non ne ho mai avuti, forse perché sono cresciuto in una famiglia di ciclisti. Grazie a mio padre che ha corso per tantissimi anni (Alessandro è stato dilettante su strada ed azzurro nel ciclocross e mtb con molte vittorie, ndr) abbiamo sempre mangiato in modo corretto, soprattutto in funzione della bici.

Ora che sei “più grande” come gestisci questo aspetto?

Quando si diventa elite bisogna alzare il livello su certi dettagli se si vuole migliorare. L’alimentazione può fare la differenza. Su strada lo hanno capito e ci sono arrivati da un po’ di tempo. Nel ciclocross e nella Mtb invece solo negli ultimi due anni. Che poi forse più nella Mtb che ha una durata di sforzi più vicini alla strada.

Filippo Fontana (qui nel 2005) ha appreso tanti insegnamenti nell’alimentazione grazie a papà Alessandro, ex azzurro del fuoristrada (foto instagram)
Filippo Fontana (qui nel 2005) ha appreso tanto grazie a papà Alessandro, ex azzurro del fuoristrada (foto instagram)
In cosa hai cambiato maggiormente negli ultimi anni?

Premetto che ho praticamente la stessa routine sia inverno che in estate, sia che si esca in bici al mattino che al pomeriggio. Non sono seguito da dietologi o nutrizionisti. Ogni stagione cerco di migliorare. Sono autodidatta, cerco sempre di apportare miglioramenti facendo prove di diversa alimentazione in allenamento. E poi confrontandomi con altri atleti.

C’è qualche cibo che preferisci prima di una gara?

Ad esempio fino all’anno scorso mangiavo sempre la pasta, ma ho visto che col porridge stavo meglio, sia nelle corse al mattino che al pomeriggio. Non ho mai incontrato problemi con gli alimenti. Le uova le mangio praticamente tutti i giorni. E personalmente in giornate freddissime come quelle di Cremona cerco di prendere qualche proteina in più. Ovvio che ci sono prodotti che possono darti assuefazione, ma come dicevo cerco sempre di cambiare nel mio essere abitudinario. Vi faccio un altro esempio. Bevo poco caffè prima delle gare perché mi dà l’effetto contrario. Quasi di sonnolenza, che ci crediate o no (sorride, ndr).

Per Filippo Fontana l’alimentazione può essere correlata anche al tipo di abbigliamento che si indossa?

Ai campionati italiani di ciclocross vi ho detto che ho preferito correre vestito pesante perché c’era veramente troppo freddo. Quello è stato un caso limite, però anche questo va in base alle abitudini del corridore. Anche se in inverno abbiamo un dispendio maggiore di energie, io mi alleno quasi sempre con un abbigliamento leggero. Maglia termica e manica corta, giacca primaverile e gilet smanicato per evitare di stare troppo sudato. Questo perché durante le uscite mi porto tanti paninetti misti e mangio veramente tanto. Mi permette di tenere il mio corpo sempre nella giusta temperatura. In estate invece sto attento di più all’idratazione. Tanti sali minerali e il bicarbonato, che è tornato di moda ultimamente.

In estate Fontana in Mtb cura molto anche l’idratazione mantenendo le proprie abitudini alimentari (foto Alessio Pederiva)
In estate Fontana in Mtb cura molto anche l’idratazione mantenendo le proprie abitudini alimentari (foto Alessio Pederiva)
Nel post gara o allenamento com’è la tua alimentazione?

In inverno, per quello che dicevo poco fa e facendo sempre una buona colazione, non mangio molto quando rientro. Mi tengo leggero con qualche insalatona mista. Più o meno lo stesso discorso anche in estate, dove invece talvolta mi concedo la sosta-bar con una brioche e una coca-cola. Diciamo che in generale mi adatto ai cambiamenti del ciclismo, compresa l’alimentazione. Mi piace farlo e il giorno in cui non lo farò più, sarà probabilmente la volta che smetterò di correre.