Consonni-Guarischi, volata e… dispetti

19.04.2021
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Guardate la gamba nella foto della volata e per una volta lasciate stare la lingua fra i denti, che è il suo marchio di fabbrica. Adesso Chiara Consonni ha la gamba da atleta vincente. E quando ieri le rivali alla Vuelta CV Feminas, che sarebbe la Valenciana della donne, se ne sono rese conto, non è rimasto loro che mettersi in fila. Forse qualcuna lo aveva intuito anche prima, in realtà. Tanto che le ragazze della Movistar hanno fatto le furbe e lasciato alla Valcar-Travel&Service tutto il peso dell’inseguimento. Ma quando ai meno dieci il gruppo è tornato compatto, si è capito che nessuna sarebbe sfuggita alla volata. E a quel punto… prima Consonni, seconda Guarischi, terza Lebail, quarta Bulleri, quinta Alzini.

Margaux Vigie, francese di 25 anni, ha fatto il lavoro pesante in pianura
Margaux Vigie, francese di 25 anni, ha fatto il lavoro pesante in pianura

Furbine di Spagna

Chiara ride sempre, ne abbiamo già parlato: figuratevi se vincere non la metteva di buon umore. Però ci sta, i velocisti devono esser un po’ fuori, sennò come farebbero a cercare certe linee?

«In realtà era cominciata male – inizia – perché quelle della Movistar sono state tutte un po’… Meglio che non ve lo dico. C’era fuori la fuga e non hanno tirato un metro. E’ toccato fare tutto a noi. Le abbiamo riprese ai meno 10 e a quel punto hanno cominciato a scattare per non arrivare in volata…».

Dall’inizio dell’anno, Guarischi non ha fatto altro che tirare
Dall’inizio dell’anno, Guarischi non ha fatto altro che tirare

Valcar nel mirino

In un’ideale intervista doppia con bici.PRO, cui la Conso è ormai abituata, entra ora in scena Barbara Guarischi. E anche lei ride.

«Un secondo posto potrebbe mettere di buon umore – dice – ma per la persona che sono, produce solo grande rodimento. Era da un anno che non facevo volate, ma lo sapevo dal mattino che avrei dovuto provare. Il grosso punto di domanda era sulla Valcar. La Valenciana non è una gara WorldTour, dove quest’anno c’è un livello stellare. E loro ieri avrebbero potuto controllare bene la corsa. Per cui il fatto che non tirassimo e che poi siamo scattate era tutto pianificato. Volevamo che lavorassero di più, anche perché Chiara è comunque più veloce…».

Ilaria Sanguineti ha tirato la volata assieme a Silvia Persico
Ilaria Sanguineti ha tirato la volata assieme a Silvia Persico

La svolta di Mouscron

Chissà se leggendo queste parole Chiara continuerà a ridere, probabilmente sì. «Hanno fatto un gran lavoro – dice – Matilde Bertolini, che era alla prima corsa con noi, poi Silvia Persico e Margaux Vigie. E quando siamo state certe di aver la volata a portata di mano, il capolavoro lo hanno fatto Sanguineti e Alzini. Avete visto che nella foto dell’arrivo, dietro ci sono un sacco di braccia alzate? Sono loro. Era una corsa piatta, appena vallonata, ma partire da favorita ha pro e contro. La vittoria di Mouscron mi ha dato morale e ha confermato che oltre ad allenarmi ho bisogno di correre tanto. Se il Capo (Davide Arzeni, suo diesse alla Valcar, ndr) non mi avesse portato a fare tutte quelle corse in Belgio, ora non avrei questa condizione. Ma da stamattina sarò di nuovo in pista per un ritiro di tre giorni, poi si va a correre in Lussemburgo».

Barbara Guarischi, Movistar Team
Barbara Guarischi, Movistar Team, per un giorno leader della sua squadre
Barbara Guarischi, Movistar Team
Barbara Guarischi, Movistar Team, per un giorno leader

Velocista per caso

Di Guarischi alla Movistar ve l’abbiamo già raccontato. Ma se hai l’indole di quello che si butta dentro, fai fatica a metterla via per limitarti a tirare. Lei non lo dice, ma ieri s’è divertita un mondo.

«Non dovevo neanche correre – dice – ma con il Covid cambiano spesso i programmi e mi sono ritrovata alla partenza. Ho fatto la volata, è stata un’eccezione. Non ho più l’occhio per vedere chi ti entra e ti esce dalle ruote, l’ultima volata l’avevo fatta a ottobre. Quest’anno ho sempre tirato. Di solito quando si arriva all’inizio del casino della volata, mi sfilo. Ma la mia natura è quella di buttarmi, per cui… Sì, mi sono divertita!».

Persico sempre accanto alla capitana, fino al finale
Persico sempre accanto alla capitana, fino al finale

Conso… e adesso?

La Conso guarda al futuro e vede altre opportunità, anche se la squadra è ricca di prime donne e non sarà facile trovare varchi.

«Come ogni anno – dice – ciascuna troverà i suoi spazi. Finalmente ho rotto il ghiaccio  e speriamo di trovare questo stesso livello anche in corse più importanti. Adesso che andiamo in Lussemburgo, ci sarà da stringere i denti, perché i percorsi non sono così veloci. Ma andiamo con la voglia di fare bene e servirà sapersi difendere in salita. Non diventerò mai una scalatrice, ma certi lavori tocca farli anche per andare forte in pista. Non se può fare a meno».

Guarischi… e adesso?

La Guarischi guarda al futuro e vede una sola certezza. Non vuole fare il Giro Rosa. «Mica perché abbia qualcosa contro di loro – ride – ma perché non mi trovo bene con il caldo e poi ci sarà di certo la velocista e mi toccherà tirare. Ho detto così anche negli ultimi due anni e mi è sempre toccato farlo, riproviamo a evitarlo questa volta. Abbiamo un bel gruppo, riusciamo a incastrarci bene anche cambiando ogni volta i nomi. Vincere non è mai semplice, ma fra giugno e luglio potrei avere i miei spazi in un paio di gare a tappe in Belgio…».

Chiara Conso prima, Baby Guarischi seconda: entrambe l’espressione di un movimento italiano che cresce e ha sostanza. A coloro che si chiedono come mai il ciclismo delle ragazze stia venendo su così in fretta, suggeriamo timidamente di conoscerle e frequentarle. Qui si parla di atlete top di gamma, potenziali campionesse e leader già affermate. Fermarsi a guardare le apparenze dando di gomito davanti agli scatti su Instagram, significa come minimo mancare loro di rispetto.

Ronde de Mouscron, dalla neve lo sprint della “Conso”

05.04.2021
5 min
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«Ragazze – grida la Consonni al settimo cielo – le ho saltate da Dio!». Poi le piovono addossi gli abbracci delle compagne della Valcar&Travel Service che arrivano alla spicciolata sotto la nevicata improvvisa. Sì, avete capito bene. A Mouscron, sulla corsa organizzata da Jean Luc Vandenbroucke, a un certo punto si è messo a nevicare ma a quel punto le ragazze erano lanciate verso l’arrivo nell’ultimo dei 10 giri della gara all’indomani del Fiandre. Qualcuna piange per l’emozione e ridendo si lascia andare a una battuta sulla necessità di invertire la squadra A e la squadra B. Piange anche Martina Alzini, forse per l’emozione, ma soprattutto per il freddo, dato che non si riesce a chiuderle il giubbino. Poi comincia la festa delle foto insieme. E quando si coniugano le parole festa e Consonni, siate sicuri che quel che inizierà non passerà inosservato.

A Mouscron, la Valcar ha tenuto cucita la corsa fino alla volata
Mouscron, la Valcar ha tenuto cucita la corsa fino alla volata

Sempre in ritardo

Un passo indietro. La mattina è rigida e le ragazze fanno una gran fatica a scendere dal camper. Alcune escono, si scaldano un po’ sui rulli e poi rientrano. Si parte alle 14, ma si sta facendo tardi e non sono ancora uscite tutte. L’ultima è Chiara Consonni, appunto, che ieri ha corso a Oudenaarde chiudendo in 42ª posizione. Ha l’espressione trafelata della scolara che sta facendo tardi a scuola, ma trova un secondo per rispondere alla domanda: è il tuo giorno?

«Mi piacerebbe – dice – ci vorrebbe proprio».

Poi se ne va, rincorsa dai bonari improperi di Davide “Capo” Arzeni, che le ha accompagnate alla partenza e, guardando il finale in leggera ascesa, scuote il capo e fa gli scongiuri. Alcune delle ragazze che hanno corso ieri al Fiandre – Balsamo, Guazzini e Persico – sono rimaste a casa per tirare il fiato in vista della Scheldeprijs di mercoledì. 

Volata senza storie alla Ronde de Mouscron: prima Consonni, il resto alle spalle
Volata senza storie: prima Consonni, il resto alle spalle

Valcar compatta

Al suono della campana, Chiara è a centro gruppo a stringere i denti come tutte le altre. Il circuito misura 12,5 chilometri con tre blandi dislivelli e l’arrivo nella Grand Place. Non è tanto per la corsa in sé quanto per il fatto che si corra all’indomani della sfacchinata del Fiandre. Però quando hai talento e nelle gambe 3 mondiali e 6 europei su pista, non può essere certo una rampetta del genere a farti paura. E infatti quando dalla curva in fondo spuntano le prime ragazze, la maglia rosa fluo della Valcar è già in testa con una bicicletta di vantaggio. Il gioco è riuscito alla grande. La Valcar ha tenuto il gruppo cucito e la Movistar ha fatto il resto. 

L’avevi detto stamattina…

Sono arrivata qui con la voglia di vincere e di farmi vedere, perché non avevo fatto le prime gare con lo spirito giusto. Potevo fare bene alla Gand-Wevelgem e a De Panne, ma non ci sono riuscita. Sono arrivata motivata, anche se con i 150 chilometri di ieri non è stato facile. La mia squadra ha fatto un lavoro grandissimo. Volevamo arrivare in volata e tenere la corsa chiusa. Devo tanto a loro.

Quanto eri davvero stanca?

Se ieri sera mi aveste chiesto come sarebbe andata la gara di oggi, avrei detto: male. I primi chilometri ero molto ingolfata. Ho avuto solo 24 ore per recuperare un Fiandre, in cui penso di aver fatto una grande prestazione. Ma oggi ho vinto. L’ho fatto per la squadra, gli sponsor, il mio preparatore, il presidente, per dare motivazioni a tutto l’ambiente.

Primi giri nascosta e finale da maestra: tutto programmato?

I primi giri non mi sentivo per niente bene, ho avuto paura. Poi però ho visto che la Movistar ha fatto un treno perfetto, ma le ha lasciate troppo presto e ne ho approfittato. Ho detto: «Adesso do tutto!».

Stamattina perché non volevi scendere dal camper?

Stavo rischiando di non partire (ride di gusto, ndr). Non ero moto agitata, però ero abbastanza stanca. Non era una gara così impegnativa come quella di ieri, ma ci tenevo a fare bene.

Cosa farai adesso?

Non so se correrò mercoledì. Poi si torna a casa. Vado a correre a Valencia. E alla fine si va in pista, ma non so se ci saranno gare.

Mentre camminiamo assieme alla chaperon del controllo medico verso la Permanence, Chiara si ferma a fare la foto con un tifoso. Sul palco ha addentato un gallo di cioccolata che le hanno offerto in dono e ha ancora attorno alla bocca il segno della cioccolata. Un po’ sembra matta, un po’ è certamente monella e forse per questo tutti le vogliono bene. Appuntamento a domani, per stasera basta così.

«Ma voi continuate a venire alle corse – dice lei e Arzeni le dà man forte – quando ci siete voi, le cose ci vanno sempre bene».

Invito raccolto, noi ci siamo e ci saremo ancora.

Ma la “Conso” dal vulcano butta l’occhio su Parigi

27.01.2021
4 min
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La “Conso” se c’è la senti e questo mette allegria. Anche se certe volte, soprattutto alle ragazze più esperte, le sue esplosioni di buon umore provocano dei sussulti. La “Conso” è Chiara Consonni, protagonista dell’intervista doppia con Elisa Balsamo e in precedenza di quella con suo fratello Simone, ma soprattutto talento del ciclismo italiano. Per lei, nove ori fra mondiali ed europei juniores e under 23 su pista e interessanti piazzamenti su strada in gare WorldTour (come il 3° posto di Plouay 2020 dietro Deignan e Banks), impreziositi dalla vittoria di tappa al Boels Ladies Tour del 2019.

Agli europei di Fiorenzuola la scorsa estate ha conquistato l’oro dell’inseguimento, dell’americana e dell’eliminazione. Poi, con l’argento nel quartetto di Plovdiv fra le elite (con Balsamo, Alzini e Guazzini), ha compiuto il passo decisivo verso quella rosa magica che si giocherà il posto alle Olimpiadi. Che facendo tutti gli scongiuri, si svolgeranno a Tokyo in agosto.

Come definiresti la stagione che sta per cominciare?

Diversa da tutte le altre. Sia per le Olimpiadi, sia per il Covid che ancora non è sparito. Bisognerà vedere quante gare annulleranno e come sarà rivoluzionata la stagione.

Le Olimpiadi e gli scongiuri…

Ci penso tanto che non c’è niente di ancora sicuro. L’anno scorso non ero nella rosa olimpica, quest’anno sì, quindi cosa posso dire… Per me lo spostamento è stato un grosso colpo di fortuna. Proprio per questo, mi sono impegnata al massimo per iniziare la stagione quasi al top e poi continuare fino ai momenti più importanti.

Chiara Consonni, Martina Fidanza, madison europei 2020
La sua ultima vittoria 2020, l’oro nella madison con Martina Fidanza agli europei U23
Chiara Consonni, Martina Fidanza, europei U23 madison, 2020
Ultima vittoria 2020, la madison con Fidanza a Fiorenzuola
Quanto è faticoso questo lavoro?

Vorrei che lo diventasse, un lavoro. In realtà più della fatica vedo la soddisfazione. Perché è vero che c’è da impegnarsi, ma quando poi il lavoro di un anno si concentra nei 4 chilometri dell’inseguimento o nei 20 secondi della volata e riesci a vincere… esplode tutto lì ed è bellissimo.

E’ da escludere che tu scelga fra strada e pista?

Non chiedetelo, perché non so cosa rispondere. Ho visto che ho potenzialità per andare bene anche su strada, quindi vorrei coltivare l’una e l’altra. So che si può, anche se è più faticoso incrociare la stagione della strada e quella della pista, e dà il doppio della soddisfazione.

Secondo Salvoldi, in effetti, il vostro gruppo a Tokyo prenderà le misure, mentre a Parigi andrà per vincere.

Esatto. Siamo un gruppo molto giovane, stiamo iniziando adesso a lavorare insieme, quindi come nazionale dobbiamo ancora crescere sotto tanti punti di vista. Penso anche io che Tokyo sia un punto di partenza. In ogni caso, la mia voglia di continuare in pista non è legata solo alle Olimpiadi. Mi piace l’ambiente, mi piace lo sport, mi piace correre. Mi piace tutto della pista.

Sui rulli in quota, accanto a Balsamo, facendo lavori specifici
Sui rulli in quota, accanto a Balsamo, facendo lavori specifici
Qual è la tua specialità preferita e perché?

La mia specialità preferita… potrei dire il quartetto, invece dico la madison. Perché è divertente, c’è sempre da imparare. E non è come nel quartetto, che devi fare sempre le stesse cose, perché cambi. Devi usare non solamente la forza, ma devi essere anche brava a capire la gara. Quindi sì, direi la madison.

Quanto è forte per la “Conso” il richiamo delle squadre WorldTour?

Diciamo che lo sento. Io poi, non essendo in un corpo militare, percepisco tanto il divario. E penso che se con gli anni le squadre WorldTour inizieranno ad aumentare, allora le professional cominceranno a non essere più invitate alle corse più importanti e saremo costrette tutte a cambiare. Perciò sì, è un bel richiamo. Una bella rivoluzione.

La sera nel bar del Rifugio Sapienza, anche per la “Conso” interminabili partite di burraco
La sera nel bar, interminabili partite di burraco
Vorresti farne un lavoro, non sei nei corpi militari… Stai lanciando dei segnali?

No, nessun segnale. Mi hanno contattata e spero di riuscire a entrare per fine anno, anche se non c’è ancora nulla di ufficiale.

Lo sai che poi non potrai più parlare con la voce così alta?

Ma non è colpa mia (ride, ndr), mi viene. Quando mia madre andava a fare i colloqui alle elementari, le maestre le dicevano: «Sua figlia urla troppo!». Non so perché lo faccio. Forse perché sono un’anima allegra?

Chiara ed Elisa: gli opposti che si attraggono

24.01.2021
< 1 min
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Nome. Cognome. Anno di nascita… Inizia così questo viaggio divertito e divertente nella stanza di Elisa Balsamo e Chiara Consonni nel Rifugio Sapienza, ai piedi della magia dell’Etna.

Due giovani campionesse della pista, con storie diverse alle spalle e personalità diametralmente opposte. Le abbiamo fatte sedere davanti alla telecamera, sottoponendo loro domande identiche.

Ci sono momenti in cui si deve essere seri e altri in cui si può scherzare. Davanti all’obiettivo di bici.PRO, Elisa e Chiara hanno tirato fuori la loro simpatia, la personalità e il loro essere ragazze vere e splendide. Il futuro della nostra pista è in ottime mani.

Nel castello di Marta, fra il Gran Sasso e il mare

12.01.2021
7 min
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Marta è un’atleta, una moglie e una mamma. Marta è una macchina da guerra. Oppure più semplicemente basterebbe dire che Marta è una donna, di quelle che mandano avanti famiglie e lavoro senza fare un fiato. Solo che nel mondo dello sport, in un contesto di ragazze ventenni, la cosa è piuttosto insolita. Nel regno di Marta ci sono sorrisi, ordine e rispetto. Questo sì, nel mondo che viviamo, potrebbe essere una cosa insolita.

Guardia Vomano è un borghetto di poche case. Alle spalle il Gran Sasso ti investe con la sua potenza di roccia e ghiaccio, dalla parte opposta l’Adriatico brilla al timido sole che oggi per la prima volta fa capolino dopo parecchio tempo. La casa è antica, con i muri in pietra e un bel tepore che invita a entrare.

Ti ricordi quando avevi vent’anni?

L’inizio della mia carriera. Ho vissuto i miei vent’anni in modo particolare. Ero fissata, attentissima al lavoro. Oggi è tutto diverso. Ci sono i social, alle ragazze piace vivere ed è giusto che sia così. Intanto stanno crescendo molto.

E’ cambiato anche il ciclismo?

Molto, ma non abbastanza. Ci sono in giro ancora tante persone di allora e questo significa che non si è fatto tutto il salto. Comunque la mia squadra è la prima WorldTour in Italia e finora anche l’unica. Abbiamo gli stessi diritti e doveri di un uomo. Anche se a livello di sponsor siamo lontane, la svolta permette alle più giovani di sostenersi senza dover fare un lavoretto pomeridiano. Noi abbiamo alle spalle il gruppo sportivo delle Fiamme Azzurre che ci sostiene in tutto e per tutto, ma oggi è possibile fare soltanto l’atleta. Nel 2020 sono nate 8 squadre. E’ stato un grosso sforzo, come varare una nave piena di carburante e non farla navigare. Spero che altre seguano l’esempio.

Nella taverna della sua casa, Marta custodisce la bicicletta del mondiale di Stoccarda
Nella taverna, la bicicletta del mondiale di Stoccarda
La nazionale è l’apice dell’attività?

La differenza la fa l’importanza delle vittorie, a prescindere dalla maglia. Quella azzurra me la sono sempre sudata. Non lo dico con rancore, perché ogni convocazione mi ha reso orgogliosa. La nazionale è il coronamento, il posto in cui si focalizza tutto. Però mi piace vincere anche durante l’anno, mese dopo mese. Non ho una vita facile, non posso permettermi di perdere tempo. Per cui dal primo giorno che aggancio il pedale, io voglio vincere.

Che effetto ti fa essere presa a modello?

Tanto, molto più di essere ricordata per le vittorie, che dopo un po’ passano.

Hai solo 33 anni, ma un vissuto intenso. Il mondiale a 20. La squalifica. Il matrimonio e la bimba. Il ritorno ad alto livello. Credi che senza la squalifica saresti ancora qui a fare l’atleta?

Questa è una domanda che nessuno mi aveva mai fatto. Credo che la squalifica sia stata il punto di fine di un periodo eccessivo, in cui c’era solo la bici. Da quel momento capii che c’è anche altro: la vita. La squalifica mi ha insegnato a voltare pagina, pur restando una cicatrice che non andrà mai via.

Ti secca che ti venga chiesto?

No, mi va che se ne parli. Molti mi giudicano per quello che leggono su Wikipedia e lì non c’è scritto che fu una negligenza. E’ sempre utile dire le cose come sono davvero.

Come funziona la tua giornata?

Sveglia alle 6,30, per portare Clarissa al pulmino per l’asilo che passa alle 7,30. Bici dalle 9,30 oppure le 10 se è freddo. Poi torno a casa e mi organizzo fino alle 16, quando il pulmino torna indietro e cominciamo a fare i compiti e tutte le altre attività fino all’ora di cena. Tutto quello che riguarda lo sport arriva fino alle 16, poi c’è la famiglia.

Ti aiuta avere un marito che ha corso in bici?

Sono molto fortunata. Roberto (Roberto De Patre, classe 1988, pro’ dal 2010 al 2014, ndr) è attentissimo a ogni cosa che mi riguarda. Se non ci fosse lui, tutto questo sarebbe molto complicato.

Al matrimonio dicesti ridendo che saresti rientrata per i tricolori pista…

C’era l’ex segretario delle Fiamme Azzurre, che mi propose quella data. Dissi di sì ridendo, non ci pensavo, invece partimmo alla volta di Montichiari con Roberto e con Clarissa, che aveva cinque mesi. Lui era sugli spalti che le dava le poppate e io fra una gara e l’altra salivo per vedere se le avesse cambiato il pannolino. Le altre mamme, che erano lì per le figlie che correvano, mi dicevano quanto fossi fortunata ad avere un marito così. Se devo dire la verità, il ritorno lo volle più la sua famiglia. Ho avuto un’ottima ripresa sul piano atletico, la gravidanza in questo aiuta. Ho superato bene i due infortuni. Per contro mi sono goduta mia figlia molto poco, ci sono passaggi che ho perso completamente.

Quali sono i momenti della carriera che ricordi?

Il mondiale mi ha lasciato qualcosa di indelebile. Poi l’europeo, contro le malelingue che dicevano non sarei più tornata. C’è sempre qualcuno che parla a vanvera, ma sul mio carro accolgo tutti. E poi il campionato italiano, che significa famiglia: organizzato qui per me. Lo vinsi nonostante avessi avuto problemi al ginocchio. Clarissa ricorderà quella vittoria perché c’era e l’ha vista.

Voglia di ripartire ogni anno…

E’ sempre più faticoso e mi chiedo perché io riesca a stressare ancora il mio corpo. Una sola cosa mi porta avanti. Una gara che mi manca, che non nominerei anche solo per scaramanzia: le Olimpiadi. Lo stimolo anno dopo anno viene dall’individuare un obiettivo importante. E’ la testa che ti fa compiere i passi importanti. Il traguardo sarà partecipare, ma voglio andarci solo se lo merito.

Il tuo allenatore è Pino Toni.

Abbiamo un rapporto di famiglia. Si è preso questa croce da quando gli dissi che volevo ripartire. Avrei potuto lavorare con mio cognato, Alessandro Proni, ma fu lui il primo a dirmi che avevo bisogno di uno meno morbido. Pino è una persona molto precisa, mi fido al 100 per cento.

Quali altri tecnici sono stati importanti?

Da piccola direi Slongo, poi Amadori e Salvoldi. Di sicuro Gabriella Pregnolato, la prima donna. E certamente Lacquaniti, il mio attuale direttore sportivo. Con il tecnico deve esserci la giusta distanza, di fatto è il tuo capo.

La bici è lavoro o piacere?

Prima lavoro e poi piacere. Vivendola come un lavoro sono certa che la rispetterò sempre. Clarissa sa che quando mamma esce in bici, va a lavorare. Mi ha sempre dato fastidio che a livello femminile il ciclismo non sia percepito come un mestiere.

A un certo punto arrivò Roberto e tu lasciasti casa.

Non mi sarei mai immaginata di andare via, anche se ci fu un sogno premonitore di mia madre. Venne da me una mattina e mi disse di avermi vista fuori dalla chiesa ad aspettare lo sposo, un bellissimo ragazzo, che arrivava su una bicicletta e però non aveva il nostro accento. Ci aveva preso in pieno e sono stata molto fortunata ad aver trovato la famiglia De Patre. Mia suocera si gestiva i turni di lavoro in base agli allenamenti per stare con Clarissa. 

Dopo Tokyo cosa succede?

Il contratto è in scadenza, vivo di anno in anno. Roberto mi dice sempre che ogni anno è l’ultimo e io ogni anno trovo un nuovo stimolo. Poi verrà il momento di smettere. Le strade si separeranno. Qualche amico resterà, ci saranno bei ricordi. Non mi fa paura.

Le ragazze dicono che nonostante il tuo palmares, resti sempre alla mano.

Mi danno fastidio gli atteggiamenti di superiorità, anche se hai vinto tutto. Pensate che in gruppo chiedo scusa se devo passare. Ma se devo fare un nome, la regina della perfezione e dell’educazione è Marianne Vos. E’ difficile vederla fare azioni maligne, molto più facile che si fermi per aiutare una compagna in difficoltà. Se non vieni ricordata perché sei una brava persona, a cosa sarà servito tanto vincere?

Chiara Consonni, Simone Consonni, montaggio

Chiara e Simone, fratelli Consonni: pianeti diversi

Giada Gambino
01.01.2021
8 min
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Simone è a Montichiari per allenarsi con la nazionale su pista. Mentre aspettiamo che partecipi alla videochiamata, Chiara, che invece si trova a casa con la madre, racconta quanta neve sia caduta a Ponte San Pietro; ha fatto anche qualche storia divertente sul suo profilo Instagram mentre ci gioca, mostrandosi «sempre senza filtri, io al 100%». Nel ciclismo che conta ci sono spesso fratelli e fratelli, raramente fratello e sorella. I due Consonni sono completamente diversi: uno è un po’ più saggio, l’altra è più “pazza”; entrambi, però, sono avvolti da tanta simpatia. Andiamo a conoscerli…

Elia Viviani, SImone Consonni, mondiali Berlino 2020
Elia Viviani, Simone Consonni, madison ai mondiali Berlino 2020
Elia Viviani, SImone Consonni, mondiali Berlino 2020
Viviani, Consonni, madison ai mondiali Berlino 2020

Cosa invidi dell’altro?

Chiara: «L’essere attento al minimo dettaglio per raggiungere i suoi obiettivi. In bici gli invidio tanto la costanza, una qualità che un po’ mi manca».

Simone: «La stessa caratteristica, sopra e giù dalla bici, è la sua spensieratezza nell’affrontare le cose. Prende tutto come viene, alla leggera, cosa che io non riesco mai a fare. Qualche volta bisognerebbe buttarsi come fa lei».

Chiara Consonni, Bergamo 2020 (foto Instagram)
Quanta neve a Ponte San Pietro, l’ideale per giocare un po’ (foto Instagram)
Chiara Consonni, Bergamo 2020 (foto Instagram)
Neve a Ponte San Pietro, tempo di giocare (foto Instagram)

Cosa non sopporti?

Chiara: «Il fatto che sia un po’ troppo permaloso» (cerca lo sguardo del fratello poi scoppia a ridere).

Simone: «Beh…».

Chiara: «Prepariamoci alla lista!» (ride).

Simone: «Non ha regole. O meglio, se c’è una regola fa di tutto per infrangerla. E’ troppo ribelle!».

Chiara sorella di Simone o viceversa?

Chiara: «No… Io la sorella di Simone. Da lui ho imparato tanto, è il mio fratello maggiore ed è un punto di riferimento, la persona più importante della mia vita. Quindi sono io sua sorella: non per i risultati, però per tutto il resto sì».

Simone: «In tutti questi anni sia come persone che come atleti ci siamo ritagliati il nostro spazio, la nostra personalità. La figura di nessuno dei due è succube dell’altra: lei è Chiara e io sono Simone. Nessuno è il fratello dell’altro».

Simone Consonni, Hamilton 2015
Simone secondo a Hamilton 2015: rimpianto per uno scatto fatto troppo tardi?
Simone Consonni, Hamilton 2015
Simone a Hamilton 2015, argento che fa ancora male

Se dovessi scegliere tra pista e strada?

Chiara: «Mamma mia…».

Simone: «Dai rispondo prima io. Pista, completamente pista. Sono innamorato di questa specialità. Ho iniziato da junior e la marcia in più è sicuramente il gruppo. Sembra una frase fatta, ma non lo è: siamo una famiglia! Andiamo in vacanza insieme, andiamo a far serata insieme. E quando si va a correre con ragazzi che sono veri amici, si nota la differenza. Io voglio davvero bene ai miei compagni di nazionale e questo è difficile da trasportare in strada. L’emozione, ad esempio, nel vedere Pippo vincere le medaglie in pista è unica, noi siamo sempre lì a tifare lui. Quando io faccio l’omnium sono tutti lì a fare il tifo per me, quando Liam Bertazzo fa la corsa a punti siamo tutti lì a tifare lui. L’affiatamento che c’è in pista è qualcosa di unico. E quindi, il cuore mi fa e mi farà sempre scegliere la pista».

Chiara: «Devo rispondere io? Non ci ho pensato ancora – ride – quello che dice Simo è vero, però anche con le mie compagne della Valcar sono molto legata. Siamo amiche, condividiamo tante cose, ci conosciamo fin da quando eravamo piccoline e questo è, senza dubbio, un punto a favore per rendere anche in gara. Scegliere è dura! Se scelgo la pista, ci sarà sempre qualcosa che la strada mi dà in più e viceversa».

Chiara Consonni, Martina Fidanza, europei U23 madison, 2020
Chiara Consonni, Martina Fidanza, oro nella madison agli europei U23 2020
Chiara Consonni, Martina Fidanza, europei U23 madison, 2020
Consonni-Fidanza, oro europeo 2020 madison U23

Da piccoli litigavate spesso?

Simone: «Abbiamo sempre avuto alti e bassi, ci siamo scontrati più volte e ci scontriamo ancora parecchio. Probabilmente la colpa è della nostra personalità completamente opposta».

Chiara: «Sì, la penso come lui».

Simone: «Eh no! Avevamo detto che doveva rispondere prima lei, lo sapevo che andava a finire così: dice che ho ragione io e non parla…» ( un sorriso iniziale, si trasforma in una burrascosa risata generale).

Se l’altro non facesse il ciclista…

Simone: «Pam pam pam…» ( in sottofondo, cerca di creare suspense, ndr).

Chiara: «Il geometra! No, no! Non riesco ad immaginarlo come geometra. Sinceramente non ci avevo mai pensato, forse… il panettiere! (ride, ndr). Perché i genitori della sua ragazza hanno un panificio».
Simone: «Lei sicuramente farebbe un lavoro che si sta espandendo molto: la fashion blogger. Cosa che, in parte, fa già!» ( ride ).

Simone Consonni, compagna Alice, Monselice, Giro d'Italia 2020
Simone Consonni con la compagna Alice, al traguardo di Monselice al Giro 2020 (foto Instagram)
Simone Consonni, compagna Alice, Monselice, Giro d'Italia 2020
Simone con la compagna Alice (Monselice), Giro 2020 (foto Instagram)

Tokyo 2021 su pista…

Chiara: «Per me è un sogno. Prima era un’utopia, adesso pian piano sta diventando sempre più una realtà vicina a me».

Simone: «Tokyo 20-21 è una novità! Doveva essere Tokyo 20-20, quindi spero innanzitutto che si possa concretizzare. Detto ciò… sarebbe l’atto finale di un libro che abbiamo iniziato a scrivere tanti anni fa (la voce e gli occhi si colmano d’emozione, ndr). E’ da quando sono junior che faccio quartetti, che do l’anima per questo gruppo, per questa nazionale, per questa specialità e spero di poterlo far diventare la pagina più importante della mia vita e della mia carriera d’atleta».

In casa seguivano più Chiara o Simone?

Chiara: «Tutte le cose che io dovevo ancora fare, lui le aveva già fatte e le aveva fatte bene. E’ stato un punto di riferimento ma, a volte, non nascondo che ero un po’ gelosa. Se c’era da scegliere chi andare a vedere quando gareggiavamo lo stesso giorno in posti diversi… molto spesso sceglievano di andare da lui. Forse perché le sue gare erano sempre più vicine (ride, ndr). Però, naturalmente, mi hanno sempre aiutata a fare tutti i sacrifici e devo molto anche a loro».

Simone: «Ho sempre avuto chiaro il fatto che il ciclismo potesse essere il mio lavoro; quindi, anche grazie al mio carattere, sono sempre stato più concentrato sulla bici. I miei genitori mi hanno spronato di meno, perché ero già convinto di diventare un professionista. Mia sorella è sempre stata un po’ titubante. Se c’era da uscire una volta in più e allenarsi una volta in meno, andava bene. Cosa anche giusta, quando si è giovani è meglio dedicare una giornata in più agli amici piuttosto che all’allenamento. La mia famiglia, però, guardando questi atteggiamenti, si è preoccupata di più per lei. Perché, comunque sia, lo sport arricchisce sempre una ragazzina. La differenza sta anche nel fatto che fino a qualche anno fa erano davvero poche le ragazze che riuscivano a vivere di ciclismo. Ora fortunatamente, le cose stanno cambiando. Sicuramente siamo stati fortunati, dal momento che fin dalle categorie giovanili non ci hanno mai assillato con il ciclismo. Ci hanno lasciato i nostri spazi e questo ci ha fatto bene. Mentre adesso vedo padri che rovinano i propri figli».

Chiara Consonni, Livigno 2020 (foto Instagram)
Novembre 2020, Chiara a Livigno: champagne… (foto Instagram)
Chiara Consonni, Livigno 2020 (foto Instagram)
Novembre 2020, Chiara e champagne… (foto Instagram)

Come vivono a casa il vostro successo?

Simone: «Rispondo prima io, questa è difficile – ride – e la metti in difficoltà. Nella nostra famiglia non c’è mai stato un ciclista, per tutti era il nostro hobby. Vedere che nel nostro piccolo siamo riusciti a crearci il nostro personaggio da atleta, ha fatto contenti anche loro. Li vedo sempre molto orgogliosi ed è bello sapere che apprezzino ciò che siamo riusciti a fare».

Chiara: «Entrare nel mondo del ciclismo e spiegarlo agli zii o alla nonna, che non avevano completamente idea, è stato bello. Vedere soprattutto che, poi, hanno iniziato ad interessarsi a ciò che facevamo è qualcosa di unico”.

Cosa vedi nel suo futuro?

Chiara: «Mio fratello può diventare davvero qualcuno e glielo auguro con tutto il cuore. Spero che un giorno diventi un grande campione perché ha la testa, le qualità e le caratteristiche per esserlo. E’ un punto di riferimento per me; si è fatto da solo ed è quello che sto cercando di fare anch’io. E’ importantissimo diventare qualcuno solo per merito delle proprie forze, senza essere ricordato come il “figlio di..”. Costruire da zero quello che si sta facendo è essenziale».

Simone: «Un bivio, che è semplicemente nelle sue mani. Come dicono a scuola “Suo figlio ha le capacità, ma non si applica” (ridiamo, ndr). Lei è padrona del suo futuro, se decide di fare una cosa e di impegnarsi… allora riesce. E’ tutto solo nelle sue mani».

Tifosi Simone Consonni, tricolore crono 2017, Asti
I tifosi di Simone lo seguono ogni volta che si può. Qui al tricolore crono 2017 ad Asti
Tifosi Simone Consonni, tricolore crono 2017, Asti
Per Simone, tifosi speciali. Qui al tricolore crono 2017, Asti

Un momento divertente passato insieme?

Simone: «Visto che io sono il maggiore e che abbiamo un fratello più piccolo, quando eravamo ragazzini, mi piaceva farli, come dire… “Litigare” (suggerisce la madre, ndr). Mi divertiva. Io facevo l’arbitro e loro la lotta» (ridiamo).

Il suo risultato più bello?

Chiara: «Anche se so che mi ammazzerà perché non se lo vuole ricordare, il secondo posto al mondial U23 di Richmond. Mi ricordo ancora che io e mia madre eravamo incollate alla televisione, urlavamo come delle pazze e piangevamo. E’ stato un momento davvero emozionante. E’ un ricordo che ho sempre impresso nella mia mente».

Simone: «Le tante vittorie in pista, ma forse un po’ di più la quinta tappa della Boels Ladies Tour. Ha fatto più show rispondendo all’intervista in inglese, che in corsa stessa» (ride).

Chiara Consonni 2020 (foto Instagram)
Chiara, ultimo sole 2020, prima della zona rossa e dell’inverno (foto Instagram)
Chiara Consonni 2020 (foto Instagram)
Ultimo sole 2020, prima della zona rossa (foto Instagram)

Chi è il tuo idolo?

Simone: «Non ne ho uno, da piccolo non sono mai stato appassionato di ciclismo. Però se penso ad un ciclista sensazionale, che spero un giorno di riuscire ad eguagliare… è un po’ imbarazzante (ride e il suo viso diventa leggermente rosso, ndr). E’ una persona che spesso nomino, ma adesso l’ho come compagno di squadra alla Cofidis e in questo momento è proprio accanto a me… Beh, se ti devo proprio dire il nome: Elia Viviani (si gira a guardarlo, ndr). L’ho sempre visto correre in pista, vincere tante medaglie; dopo la vittoria a Rio e i tanti altri successi, penso sia lui la persona a cui mi ispiro».

Chiara: «Anch’io non ho seguito il ciclismo da piccolina. Potrei dire quindi… mio fratello (ride, ndr). No dai… un’atleta che davvero ammiro è la Bastianelli. Negli ultimi anni è come se fosse stata un po’ una mamma; avendo una bambina è più sensibile per certe cose e cerca sempre di aiutarti. Vorrei diventare come lei, perché non è semplice riuscire ad avere una bella famiglia e continuare ad avere una carriera sportiva di un certo livello, senza trascurare né l’uno né l’altro».

Guazzini, il quartetto e la chitarra

13.10.2020
2 min
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Vittoria Guazzini compirà vent’anni il 26 dicembre, ma nella sua bacheca brillano già 8 titoli europei e 4 campionati del mondo. Tutti su pista, tranne il primo oro da junior agli europei del 2018 a cronometro. La toscana di Pontedera, bionda con i capelli spesso legati sopra, corre nella Valcar e per le Fiamme Oro ed è in bici da quando aveva sette anni.

L’ultimo successo in ordine cronologico è il titolo europeo dell’inseguimento a squadre centrato a Fiorenzuola d’Arda assieme a Consonni, Cavalli e Fidanza. Quando la sentiamo, risponde dal Belgio, dove è volata per la Gand-Wevelgem e poi per il Giro delle Fiandre. La linea è disturbata, ma la sua risata arriva chiara e argentina.

Da sinistra, Martina Fidanza, Consonni, Guazzini e Cavalli: regine europee del quartetto
Fidanza, Consonni, Guazzini e Cavalli: il quartetto è loro
Come si vive l’ennesimo oro in una manifestazione così importante?

Ogni volta è diverso, non bisogna mai accontentarsi. Ogni gara fa storia a sé. E anche quando vinci, che resta una cosa bellissima, trovi sempre il dettaglio da migliorare.

Che cos’è per te il ciclismo a 20 anni?

Ora è un lavoro, la mia grande passione. E forse proprio per questo non pesa come un lavoro.

E’ stato una passione anche durante il lockdown?

Ecco, quel periodo non mi è passato molto bene. La quarantena è stata difficile per tutti e alla fine sono stata molto contenta che le gare siano ripartite.

Cosa scegli fra quartetto e gare su strada?

Preferisco il quartetto. Perché si prepara da lontano e non si può improvvisare. Forse è difficile da capire per chi ci osserva da fuori, ma è bello vedere che tutto funziona come un meccanismo perfetto.

E’ bello anche vincere un europeo da U23?

Diciamo che il livello è un po’ più basso, infatti adesso l’obiettivo sono gli europei con le grandi.

Come sarà l’avvicinamento agli europei in Bulgaria?

Di sicuro passeremo qualche giornata a Montichiari. Bisognerà riprendere dimestichezza con la pista dopo queste corse su strada. La difficoltà è l’impossibilità di fare lavori specifici, ma in questa stagione così strana, era necessario sfruttare tutte le occasioni. Quindi su strada e in pista.

Avete vinto senza Paternoster e Balsamo: motivo di vanto?

Di sicuro Letizia ed Elisa sono due elementi importanti, ma abbiamo fior di riserve e la vittoria lo ha dimostrato.

Come proseguirà la tua stagione dopo gli europei?

Con una bella vacanza. Non si faranno le Coppe del mondo, per cui si stacca. Mi voglio rilassare. Mi piace uscire, guardare qualche film su Netflix. E con l’aria che tira, mi sa tanto che uscire potrebbe diventare difficile. E poi suono la chitarra…

Davvero?

Suono da quando ero in quinta elementare. Chitarra elettrica e acustica. Musica rock e pop. Ma suono solo a casa, non la porto mai ai ritiri. Tra valige e bici, non mi basterebbero tre mani…

Tutta Chiara, fra medaglie e risate

12.10.2020
4 min
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C’è stato un periodo in cui Chiara Consonni era soltanto la sorellina di Simone. La cosa non la faceva impazzire. Ma siccome certe cose non si possono dire, la biondina che spesso ride continuava ad allenarsi e correre. E correndo, le capitava sempre più spesso di vincere.

Chiara Consonni, europei 2020
A Fiorenzuola 2020, vittoria nell’eliminazione
Chiara Consonni, europei 2020
A Fiorenzuola 2020, vittoria nell’eliminazione

Con quattro mondiali e quattro europei, oggi Chiara Consonni – che corre con la Valcar-Travel & Service – è una delle colonne portanti del ciclismo femminile in Italia. E mentre le sue compagne del quartetto sono fiere di rivendicare la loro preferenza per la pista, lei si fa una risata e dice di essere 50 e 50. Perché la pista è bella, ma la strada lo è ugualmente.

«E’ sempre difficile decidere – dice Chiara – perché ho vinto tanto anche su strada. Sono emozioni che ricordi a lungo, sensazioni diverse, due mondi opposti. Diciamo che del nostro gruppo sono la meno schierata».

Sarà difficile alla fine della nostra chiacchierata dire se siano state più le parole o le risate. Perciò si va avanti nel segno del buon umore che di questi tempi è merce preziosa.

Chiara Consonni, Plouay 2020
Va forte anche su strada: qui terza a Plouay 2020
Chiara Consonni, Plouay 2020
Va forte anche su strada: qui terza a Plouay 2020
Chiara, che effetto fa essere uno dei pilastri del quartetto?

E’ importante. Se sbagli, il tuo errore condiziona tutti. Preferisco il quartetto a uno scratch, dove corri per te solo. Il fatto che non ci fossero Paternoster e Balsamo si poteva sentire se non fossimo un gruppo allargato e affiatato. Corriamo insieme da tanto. Forse soltanto Silvia Zanardi era un nuovo innesto, ma era anche la più motivata di tutte.

Siete così amiche?

Siamo un bel gruppo, ma viviamo lontane, per cui ci frequentiamo solo in bici. Solo con Martina Fidanza capita di vedersi, perché viviamo nello stesso paese e allora magari si esce a cena.

Le vittorie sono tutte belle?

Non ci si abitua mai, vincere è sempre più bello.

Si riesce anche a fare analisi degli errori?

Gli sbagli sono sempre quelli, li notiamo nel momento stesso in cui li facciamo. Per questo all’inizio si festeggia e poi si fa il punto. Di solito accade quando facciamo defaticamento sui rulli e, ancora a caldo, ci raccontiamo come è andata. Se passa troppo tempo, gli errori si dimenticano e si pensa solo a fare festa.

Chiara Consonni, europei 2020
Agonismo, forza fisica e sempre un tocco di femminilità
Agonismo, forza fisica e sempre un tocco di femminilità
Ti capita di allenarti con Simone?

Praticamente mai. Ci vediamo. Ci sentiamo. Se ho un problema in bici o nella vita scrivo a “Simo”, lui è il mio riferimento. Ma per il resto è sempre in giro, non ci incrociamo mai. 

Che effetto fa essere uscita dalla sua ombra?

Ammetto che all’inizio un po’ mi desse fastidio essere considerata soltanto sua sorella, ma ora mi faccio meno problemi. Un po’ forse perché ho raggiunto la mia dimensione. Magari adesso sarà lui ad essere riconosciuto come il fratello di Chiara.

Dalla pista alla strada.

Da Fiorenzuola al Fiandre e poi a De Panne. Poi i campionati italiani, infine se la fanno, la corsa nel finale della Vuelta. Non è facile passare da pista a strada. Sono sforzi completamente diversi. Per questo dalle gare al Nord non è possibile aspettarsi tanto, perché di certo ho perso distanza e ritmo gara. Però morivo dalla voglia di fare il Fiandre.

Martina Fidanza, Chiara Consonni, Elisa Balsamo, Letizia Paternoster, Doha 2016
Già insieme a Doha 2016: Fidanza, Consonni, Elisa Balsamo iridata e Paternoster
Martina Fidanza, Chiara Consonni, Elisa Balsamo, Letizia Paternoster, Doha 2016
Doha 2016, Fidanza, Consonni, Balsamo iridata e Paternoster
Perché?

Perché il primo anno sono caduta due volte. E la seconda volta mi sono ritrovata da sola ai piedi di un muro. L’ho fatto in mezzo a due ali di folla che mi incitavano, erano tutti per me. Credo sia stato il momento più emozionante da quando corro in bici. Come essere in fuga, con l’accortezza di non alzare le braccia sul traguardo…

Che inverno prevedi per Chiara Consonni?

La stagione è stata breve ma intensa, quindi magari mi fermerò per il solito mesetto e poi ci darò dentro subito. Il programma per il prossimo anno è di iniziare subito forte, quindi ci sarà da menare. E francamente non vedo l’ora.