Altura e allenamenti al caldo, come è cambiata la preparazione?

15.07.2025
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Gli allenamenti al caldo e adattare il corpo a sostenere le alte temperature hanno effetti benefici sulla performance. Si parla di heat training. Fare preparazione in altura non è più sufficiente, perché all’allenamento in quota ora si abbina un periodo di training/adattamento al caldo (inteso come caldo esterno e calore prodotto dall’individuo), dove si cerca di interpretare le reazioni del corpo quando è messo sotto stress.

Una nuova frontiera (ormai sdoganata in ambito pro’) è l’heat training e la sua valutazione tramite il sensore Core, i dati forniti durante l’allenamento e la conseguente valutazione soggettiva, atleta per atleta. Cerchiamo di approfondire l’argomento.

Dopo la batosta della salita del Granon, Tour 2023, Pogacar usa costantemente il sensore Core
Dopo la batosta della salita del Granon, Tour 2023, Pogacar usa costantemente il sensore Core

Ottimizzare la preparazione per il lungo periodo

Uno studio recente mostra che buona parte dei benefici ottenuti grazie alla preparazione in altura vanno a scemare nel corso delle 3 o 4 settimane successive. Però, gli stessi benefici dell’allenamento in quota possono essere sfruttati per un periodo dilatato nel tempo a patto che si inserisca un blocco di heat training, con relativo adattamento al caldo. Quali sono i benefici primari? Su tutti, viene mantenuto un elevato tasso di emoglobina ed in alcuni casi c’è un ulteriore aumento di quest’ultimo. Il corpo si adatta ad un lavoro a temperature elevate.

La preparazione in quota aiuta/agevola/favorisce l’aumento della massa emoglobinica, beneficio che scompare rapidamente quando si torna a livello del mare. Lo studio condotto Medicine&Science in Sports&Excercise ha dimostrato che, l’inserimento di tre sessioni settimanali di heat training (nel corso delle tre settimane e mezzo successive al ritiro in quota) ha effetti benefici sulla capacità dell’atleta di mantenere un alto tasso di emoglobina. Per entrare ancora di più nel dettaglio abbiamo chiesto al dottor Tobias Schmid, Product Manager di Core.

Il dottor Tobias Schmid di Core (foto Core)
Il dottor Tobias Schmid di Core (foto Core)
Tobias, esiste un range medio di temperatura utilizzato per l’heat training?

Se parliamo di ambiente non esiste un range ottimale di temperatura, perché il corpo si può adattare anche a temperature estreme. La preparazione eseguita al caldo è parte di un percorso di adattamento. Si stimola il corpo ad eliminare il calore eccessivo che dipende da molteplici fattori ambientali, come ad esempio l’irradiazione solare, la velocità del vento, umidità e la stessa temperatura esterna.

Il sensore rileva due valori: la temperatura interna al corpo e quella cutanea
Il sensore rileva due valori: la temperatura interna al corpo e quella cutanea
Quale è la temperatura interna che un atleta può raggiungere durante lo sforzo fisico?

La temperatura interna del corpo può variare notevolmente, in base all’intensità dello sforzo e alle condizioni ambientali. Le temperature “normali” che possiamo vedere durante una prestazione atletica, durante una preparazione o allenamento, sono comprese tra i 38 e 39,5°C. Un atleta professionista può arrivare anche a 41,5°C, cifra che abbiamo documentato durante i Mondiali di Doha nel 2016.

Esiste una soglia individuale/soggettiva, diversa da atleta ad atleta?

Esiste ed è quel punto in cui la performance inizia a calare. Può cambiare da un atleta all’altro, è fortemente influenzata dai fattori ambientali e dalla temperatura cutanea misurata con il sensore Core. Questa soglia può essere modificata con la preparazione al caldo ed allenamenti mirati. Il miglioramento è quantificabile anche solo dopo 10 giorni.

Pidcock ed il Team Q36.5 sono supportati ufficialmente da Core
Pidcock ed il Team Q36.5 sono supportati ufficialmente da Core
Quindi l’adattamento al caldo è differente tra un corridore ed un altro?

Sì, allenarsi al caldo e sfruttarne i benefici è un processo individuale, perché le risposte fisiologiche sono diverse. Le risposte del fisico sono differenti, così come gli adattamenti, di conseguenza tutto quello che riguarda la preparazione heat training deve essere cucita addosso alle caratteristiche di ogni singolo atleta.

Da UltraCOOL Tech ecco Glacier Towel, per un refrigerio al top

08.07.2025
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E’ un gesto semplice, ma può fare la differenza. Prima o dopo una gara sotto il sole, abbassare rapidamente la temperatura corporea è fondamentale per il recupero e la prestazione, specialmente in questo periodo dell’anno. La salvietta Glacier Towel di UltraCOOL Tech nasce per questo: una soluzione tecnica, efficace e portatile, pensata per offrire un sollievo immediato e prolungato (in apertura foto UltraCool Tech).

Bastano acqua e pochi secondi per attivare Glacier Towel. Non servono ghiaccio, sostanze chimiche o freezer: solo un movimento, ed entra in azione. E abbiamo visto quanto sia importante per i professionisti ridurre la temperatura corporea. Un prodotto davvero innovativo. Al tatto, magari il paragone non sarà il top (perdonateci!), somiglia molto agli “asciugatutto” che di solito si utilizzano in cucina, ma chiaramente la tecnologia è ben diversa.

Si chiama Glacier Towel questa particolare salvietta di UltraCool Tech
Si chiama Glacier Towel questa particolare salvietta di UltraCool Tech

Come funziona UltraCOOL

La salvietta refrigerante UltraCOOL Tech Glacier Towel sfrutta una struttura in polivinile studiata per attivarsi al contatto con l’acqua. Basta estrarlo dal contenitore, già lievemente umido, e agitarlo per cinque secondi. Il principio di evaporazione permette di abbassare la temperatura percepita, creando una sensazione di freschezza che può durare per ore. Anche quando non si avverte più il freddo diretto, il telo continua a lavorare: è sufficiente agitarlo di nuovo per riattivarlo. Non contiene sostanze chimiche, è antiallergico, biodegradabile e sicuro per tutti i tipi di pelle.

L’aspetto tecnico è solo uno degli elementi di forza: Glacier Towel è pensata per ciclisti, runner, triatleti e chiunque pratichi sport all’aperto, offrendo un modo intelligente per gestire il calore senza ricorrere a soluzioni complicate o ingombranti. Il contenitore riutilizzabile in dotazione permette di trasportarlo facilmente nello zaino o nella borsa da gara.

Come si usa

Glacier Towel UltraCOOL Tech si presta a molteplici usi nel mondo dello sport. Nella fase di pre-raffreddamento, può essere applicato su nuca, collo, polsi o avambracci per abbassare la temperatura corporea prima dello sforzo. In allenamento, può accompagnare una pausa sotto il sole, soprattutto nelle giornate più torride. E nel post-gara è ideale per favorire un raffreddamento graduale, evitando picchi termici eccessivi. I vantaggi? Praticità assoluta: non serve ghiaccio, non servono freezer, solo acqua e cinque secondi per entrare in azione. Grazie alla sua struttura leggera e compatta, Glacier Towel può essere arrotolato su se stesso e riposto nel contenitore dopo l’uso.

Non unge, non lascia residui sulla pelle, non bagna gli indumenti. Anche nel ciclismo, dove la gestione termica è sempre più centrale, rappresenta una risorsa semplice ma di grande efficacia. In ammiraglia, ai rifornimenti, al termine delle cronometro, in pista (qui si usa moltissimo): ogni situazione può trarre beneficio da uno strumento così immediato.

Lo spessore del Glacier Towel è davvero sottile
Lo spessore del Glacier Towel è davvero sottile

In Italia anche con Fina Bike

Glacier Towel, salvietta glaciale (questa potrebbe essere la sua traduzione), nasce dalla ricerca della statunitense Ultra Cool Tech, azienda specializzata in soluzioni termoregolatrici per lo sport e l’outdoor.

Il prodotto viene commercializzato a livello internazionale e ha trovato spazio anche nel Sud Italia, dove è distribuito da Fina Bike, realtà attiva nella fornitura di accessori e prodotti tecnici per ciclisti e negozi specializzati. Il prezzo indicativo dell’asciugamano è di 25 euro euro, variabile in base al punto vendita e alle promozioni in corso. Una cifra contenuta, soprattutto se rapportata alla durata e alla possibilità di riutilizzo continuo: il telo, infatti, non perde efficacia con il tempo, e può essere impiegato anche per mesi, semplicemente seguendo le istruzioni di base.

L’approccio ecologico è un altro valore aggiunto: niente batterie, niente materiali usa e getta, solo una tecnologia passiva e sostenibile. In un ciclismo sempre più attento alla performance ma anche alla logistica e al recupero, Glacier Towel UltraCOOL introduce una piccola ma intelligente innovazione.

Fina Bike

La prima gara: aspettative, incognite e informazioni preziose

09.01.2025
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Con il nuovo anno arriva anche il debutto agonistico del ciclismo professionistico, che tradizionalmente avviene dall’altra parte del mondo, in Australia o in Sud America, dove è piena estate e le temperature sono ben lontane da quelle invernali dell’Europa. Una sfida non solo per il chilometraggio, ma anche per il corpo, che deve adattarsi rapidamente quindi non solo al ritmo e alle fatiche della prima gara, ma anche al clima caldo. La prima gara rappresenta un mix di aspettative, curiosità e incognite. Alcuni corridori arrivano ben rodati, altri ancora devono trovare il ritmo.

Il dottor Andrea Giorgi, medico e preparatore della VF Group-Bardiani CSF-Faizanè, ci ha fornito una prospettiva sul significato della prima competizione stagionale e sugli aspetti che gli atleti e il team monitorano per ottimizzare le performance: che informazioni emergono? Va detto che la sua squadra non sarà presente al Tour Down Under (dal 21 gennaio per gli uomini, dal 17 per donne. In apertura un’immagine del 2024, ndr), ma Giorgi resta un valido interlocutore per questo argomento, tanto più che oltre ad essere dottore è anche preparatore.

Andrea Giorgi è medico e preparatore in forza alla VF Group-Bardiani
Andrea Giorgi è medico e preparatore in forza alla VF Group-Bardiani
Dottor Giorgi, inizia la stagione, come sempre dall’Australia, dove fa caldo. Come finisce il corridore la prima gara dell’anno?

I corridori devono adattarsi al nuovo clima e per farlo si adottano strategie di allenamento, nutrizione e abitudini di vita che favoriscano l’attività al caldo. Anche se poi oggi in tanti di loro partono almeno una decina di giorni prima per adattarsi. Oltre a queste strategie, c’è l’incognita della prima gara, con chi è più esperto e chi è al debutto.

Cioè?

Gli aspetti psicologici e fisici si intrecciano, così come le strategie nuove che possono emergere da un inverno di sperimentazione. Si arriva alla prima competizione con un misto di curiosità e attesa, sia da parte dell’atleta che dello staff.

Quali dati si raccolgono per valutare la risposta del corridore: numeri? Sensazioni? Risultati?

Mettiamo sempre l’atleta al centro. Il primo dato è come si è sentito il corridore: la percezione personale è fondamentale. Poi analizziamo i dati oggettivi, come la frequenza cardiaca e il carico interno, che ci dicono come il corpo ha risposto alla gara. Usiamo anche parametri come l’HRV (Heart Rate Variability) e la bioimpedenza per valutare l’idoneità e il recupero. Dal lato esterno, invece, ci sono i dati del misuratore di potenza che ci danno un quadro sul lavoro svolto in gara. Ogni informazione viene poi integrata per avere una visione completa delle condizioni dell’atleta.

Qualche giorno prima dell’Australia, il 12 gennaio si inizia in Venezuela (Vuelta al Tachira), quest’anno senza team europei
Qualche giorno prima dell’Australia, il 12 gennaio si inizia in Venezuela (Vuelta al Tachira), quest’anno senza team europei
Ci sono differenze tra la fine della prima gara e quelle successive, dal tuo punto di vista?

Non vedo grandi differenze. Le sensazioni di un atleta sono spesso simili: si è stati bene o male? Questo emerge indipendentemente dalla gara. Tuttavia, ciò che cambia è il livello di preparazione generale del gruppo. Nelle prime competizioni è normale trovare atleti in diverse fasi di forma, con chi punta a essere subito competitivo e chi usa queste gare per costruire la condizione.

Chiaro, magari il ritmo non è super. O più corridori possono staccarsi…

La strategia della squadra e l’obiettivo individuale incidono molto sulle sensazioni finali. Come si deve muovere un certo corridore? Che compito ha?

Cosa è cambiato oggi rispetto al passato nella preparazione alla prima gara? Per esempio, magari una volta si aveva più fame in gara perché non si era più abituati a spendere tanto. E’ ancora così?

Oggi i ciclisti sono già pronti fin dalle prime corse. Il concetto di “train the gut” (allenare l’intestino, ndr), ad esempio, è diventato fondamentale. Durante gli allenamenti si sperimentano carichi alimentari simili a quelli di gara, quindi i 120 e più grammi di carboidrati l’ora, riducendo il rischio di fame o problemi gastrointestinali. Non esiste più lo stacco netto di una volta, con atleti che arrivavano con molti chili in più. Questo è evidente soprattutto nei giovani professionisti, che entrano subito in un sistema ben strutturato.

Oltre ai dati e alle sensazioni, vengono annotati anche dati sull’idratazione e il reintegro dei liquidi
Oltre ai dati e alle sensazioni, vengono annotati anche dati sull’idratazione e il reintegro dei liquidi
E invece, dottor Giorgi, a livello emozionale, cosa rappresenta la prima gara?

La prima gara è sempre speciale. Per me è un vero test, dove posso verificare se le aspettative sui miei atleti sono state rispettate. Okay test e allenamenti, ma la gara è il banco di prova finale: ciò che succede in corsa può confermare o ribaltare le previsioni. Mi piace capire come gli atleti hanno vissuto questa esperienza, non solo fisicamente ma anche mentalmente, perché è qui che si inizia a costruire il resto della stagione. Ed è per questo che mi piace ascoltarli.

Gli atleti tendono a finire meglio o peggio la prima gara rispetto al passato?

Dipende dal singolo atleta. Non c’è una regola universale: alcuni faticano a smaltire i carichi di allenamento del ritiro, altri invece vanno forte da subito. Oggi le differenze sono meno marcate rispetto al passato, grazie alla preparazione sempre più mirata. La soggettività resta comunque un fattore determinante, e per questo è importante un monitoraggio attento e personalizzato.

Chiaro…

Poi, un po’ come dicevo prima, dipende anche dal ruolo che avevano in gara, se dovevano puntare subito e quindi erano super pronti, o se invece dovevano rifinire la gamba. Dipende dall’andamento tattico, dal livello generale del gruppo…

Ethic Sport, come cambia l’integrazione nei mesi caldi

23.05.2024
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Anche se in molte zone d’Italia non si direbbe, sta per arrivare l’estate: la stagione per definizione votata allo sport all’aria aperta (in apertura, immagine depositphotos). Il periodo ideale per gli amanti della bicicletta. Allo stesso tempo chi pratica il ciclismo sa anche come possano essere spossanti le lunghe ore di pedalata sotto il sole, in cui il corpo deve fare i conti con diverse problematiche legate alle alte temperature.

Pensando (“sognando”, verrebbe da dire, considerato il meteo degli scorsi giorni) alle lunghe cavalcate agostane, ci siamo quindi domandati: come cambia l’integrazione durante i mesi più caldi? Per rispondere in modo esaustivo abbiamo chiesto aiuto agli esperti di EthicSport, uno dei brand italiani di punta nell’integrazione sportiva.

Super Hydro è un integratore di magnesio prodotto da Ethic Sport
Super Hydro è un integratore di magnesio prodotto da Ethic Sport
Partiamo dall’aspetto più evidente di quando si fa sport sotto il sole, i problemi di idratazione. Come possiamo evitarli?

Tutto nasce dal fatto che d’estate l’elevata temperatura esterna costringe il nostro corpo a sudare di più per mantenere costante il calore corporeo. Per questo motivo è importante idratarsi in maniera adeguata e assumere al bisogno degli integratori di elettroliti (o integratori salini) per reintegrare i nutrienti persi con il sudore e facilitare l’assorbimento dell’acqua. E’ molto importante capire a cosa servono gli elettroliti e quando è necessario assumerli e, soprattutto, quando assumere magnesio e potassio. Infatti i sali minerali sono fondamentali per mantenere l’equilibrio idro-salino dell’organismo. Oltre agli integratori, nella stagione estiva è comunque importantissimo assumere cibi ricchi di acqua e sali minerali come verdura e frutta.

Pedalare con le alte temperature però può far insorgere anche altre possibili criticità, come cali di pressione e problemi di circolazione.

Esatto. D’estate la pressione può diminuire a causa della vasodilatazione dei vasi sanguigni. Questo può portare a una sensazione di spossatezza e vertigini, soprattutto durante l’attività fisica o durante l’esposizione al sole. Per prevenire questo problema è importante adottare precauzioni che aiutino a mantenere la pressione arteriosa sotto controllo. Quindi l’assunzione di un corretto livello di magnesio, un minerale che svolge diverse funzioni nel nostro organismo, tra cui quella di regolare la pressione arteriosa.

Fritta fresca e verdura, in estate sono un bel rimedio contro la perdita di acqua e sali minerali (depositphotos.com)
Fritta fresca e verdura, in estate sono un bel rimedio contro la perdita di acqua e sali minerali (depositphotos.com)
Come si può assumerlo?

Durante l’estate è consigliabile assumere alimenti ricchi di questo prezioso elemento, come la frutta secca o il pesce o integrarlo quando ce n’è bisogno. Con la stagione calda poi possono comparire anche diversi problemi di circolazione, come gambe gonfie e pesanti. In questi casi è molto utile integrare l’alimentazione con prodotti specifici come Capillarex. Essi possono aiutare a ridurre la sensazione di pesantezza e gonfiore e possono alleviare anche problemi di emorroidi. Questo è possibile grazie ad una formula specifica che contiene estratto di rusco e di semi d’uva, oltre a numerosi ingredienti attivi come Bromelina, Diosmina e Vitamina C.

Individuate le possibili problematiche veniamo agli integratori sportivi veri e propri. Quali sono i migliori da assumere per il caldo?

L’attività sportiva sotto il sole può essere particolarmente impegnativa e richiedere un dispendio energetico notevole. Per questo gli integratori energetici giocano un ruolo essenziale per sostenere le prestazioni e prevenire la fatica. Naturalmente non devono mai sostituire una dieta equilibrata e uno stile di vita sano. Tuttavia, con la giusta attenzione e prodotti studiati ad hoc, sono un aiuto per affrontare l’estate con energia e in salute.

Che cosa è necessario mangiare?

E’ fondamentale assumere cibi ricchi di antiossidanti, sostanze che aiutano a prevenire i danni cellulari causati dai radicali liberi. Ancora una volta ci vengono in soccorso frutta e verdura, perché sono alimenti molto ricchi di questi utili nutrienti. La vitamina C ad esempio è un antiossidante che svolge diverse funzioni nel nostro organismo. Fra queste, quella di regolare la temperatura corporea. Non a caso molti integratori studiati per la reidratazione contengono vitamina C. Un esempio è sicuramente SuperHydro, ora disponibile anche nella versione tabs, comode pastiglie effervescenti (particolarmente indicato per chi svolge attività fisica intensa e prolungata). Grazie alla vitamina C ed una miscela equilibrata di elettroliti e carboidrati a lenta cessione, aiuta a mantenere prestazioni di resistenza durante tutto lo sforzo. Inoltre aumenta l’assorbimento di acqua durante l’attività fisica, per un’idratazione ottimale.

Ethic Sport

Verso l’Australia: rulli al caldo per abituarsi prima

04.01.2024
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Otto giorni per le donne, dodici per gli uomini e dall’Australia scatterà la nuova stagione del WorldTour. E il tema caldo… è proprio il caldo. Si passa dall’inverno europeo all’estate australe. E’ vero che sin qui, da noi, non sono mai state affrontate temperature super rigide, ma è anche vero che il solleone aussie è feroce.

La parola adattamento è quindi fondamentale. Nel ciclismo che cura ogni “millimetro” ecco che si viene a sapere persino di gente che fa i rulli in sauna. E non sarebbe la prima volta. Tempo fa adottarono questo protocollo i corridori della Dsm. Ma anche della Alpecin-Deceuninck in vista del Tour e della Vuelta. Di recente ce ne ha parlato Manlio Moro.

Per l’heat adaptation i rulli sono fondamentali in questa fase dell’anno
Per l’heat adaptation i rulli sono fondamentali in questa fase dell’anno

Rulli al caldo

Giacomo Notari, che da qualche giorno è ufficialmente uno dei preparatori del gruppo giovani della UAE Emirates Gen Z e che prima era stato in casa Astana-Qazaqstan, ci aiuta a comprendere meglio certi aspetti di tale adattamento, comunque necessario.

«Solitamente – dice Notari – in Australia c’è un caldo incredibile. Forse questa volta paradossalmente la sua morsa dovrebbe essere leggermente meno dura, ma resta il fatto che le squadre vanno giù 8-10 giorni prima proprio per una questione di adattamento climatico. E chiaramente anche per questioni di fuso orario».

In effetti nella zona del Santos Tour Down Under si stanno accarezzando i 30 gradi centigradi, per di più con qualche piovasco. Ma proprio questi acquazzoni estivi fanno aumentare vertiginosamente l’umidità. E le temperature sono comunque previste in aumento per i giorni successivi.

Alberto Dainese, Felix Gall che si fasciava persino con dei sacchi di plastica e, come ricorda il dottore stesso, Tony Martin, sono o erano soliti eseguire la pratica dei rulli in condizioni di caldo.

«Oltre alla sauna – prosegue Notari – per eseguire una sessione di adattamento al grande sbalzo termico, e non solo al caldo estremo, è sufficiente già una stanza chiusa a 20-21 gradi. Se infatti non c’è ricircolo di aria la temperatura corporea sale molto di più rispetto ad una pedalata all’esterno o ventilata. Quindi bastano un termosifone acceso, una giacca invernale addosso e puoi iniziare la tua “heat adaptation”».

Una sauna finlandese come quelle utilizzate dalla Dsm tempo fa. Ma molti altri atleti, specie quando sono nei ritiri e ci sono le saune negli hotel, cercano di sfruttarle
Una sauna finlandese come quelle utilizzate dalla Dsm tempo fa.

Heat adaptation

S’inizia quindi questa sessione particolare. Secondo Notari, senza dover andare per forza in sauna, cosa che poi non è così facile da avere a portata di mano, si possono ricreare certe situazioni ambientali. Appunto con la stanza calda, l’abbigliamento invernale e la totale assenza di ricircolo d’aria. Muoversi in queste condizioni “crea” il caldo australiano.

«Solitamente – spiega Notari – il protocollo di heat adaptation si fa a fine allenamento. L’atleta rientra a casa e passa direttamente ai rulli. Trova la sua stanza già pronta e ci pedala per un tempo che va dai 30′ ai 50′.

«Sostanzialmente non si eseguono lavori. Basta pedalare in modo non troppo blando, ma si possono inserire delle sessioni di 3′-4′ al medio intervallate da brevi recuperi. Questo per aggiungere stress all’organismo e creare le condizioni di surriscaldamento».

Il sensore Core è uno dei sistemi per monitorare la temperatura corporea. E’ molto utile per l’heat adaptation (foto da web)
Il sensore Core è uno dei sistemi per monitorare la temperatura corporea. E’ molto utile per l’heat adaptation (foto da web)

Maneggiare con cura

Chiaramente sono pratiche particolari e da eseguire con criterio. Bisogna seguire le indicazioni sia del coach che del medico. I rischi sono dietro l’angolo.

«Questo protocollo – dice Notari – si fa per adattarsi al grande sbalzo termico. E per adattarsi ad un clima estremo bisogna mettere il corpo sotto stress, ricreargli situazioni simili. Con l’aumento della temperatura e la disidratazione si perde performance: riprodurre queste situazioni fa sì che una volta in Australia il gap di questa perdita di efficienza sia ridotto. Il corpo infatti ci è abituato o comunque riconosce meglio certe situazioni».

«Però bisogna stare attenti. Già quando si sale sui rulli in condizione di normalità i battiti aumentano, in super over heating questi aumentano ancora di più. E più si va avanti con la seduta e più aumentano, al pari della temperatura corporea. Anche per questo si utilizzano quei sensori grazie ai quali i corridori possono monitorare la temperatura sul computerino al pari di watt e frequenze cardiache».

«E’ poi chiaramente importante idratarsi, anzi è fondamentale. Si beve sia durante la sessione sui rulli che dopo. C’è un piano di reintegro che prevede anche l’assunzione di sali minerali. E questo aspetto è affidato al nutrizionista».

Insomma “maneggiare con cura”: rulli al caldo sì, ma con una grande attenzione ad ogni aspetto perché quella lama tra beneficio e danno è davvero sottile.

Come abituarsi al grande caldo? Ce lo spiega “doc” Pollastri

02.08.2023
4 min
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OPOLE – Quando si va al di sopra dei 30 gradi le cose cambiano di netto per i corridori. E’ quel che abbiamo visto al Tour de France (il caso Pogacar è forse il più emblematico) e in molte gare di questo scorcio di stagione. Abituarsi al caldo pertanto è fondamentale per evitare il temuto calo di prestazioni.

Nell’era del ciclismo che nulla lascia al caso, i corridori curano anche questo aspetto. Il dottor Luca Pollastri, della Jayco-AlUla, ci spiega quali metodi applicano gli atleti della sua squadra per ovviare a questa problematica.

Luca Pollastri, medico della Jayco-AlUla
Luca Pollastri, medico della Jayco-AlUla
Dottor Pollastri, qui in Polonia non fa caldo, però veniamo da corse in cui il solleone si è fatto sentire. Lo abbiamo visto al Tour de France, dove c’è stato soprattutto un elevato tasso di umidità: ebbene come si abituano i corridori al caldo? Si fanno degli allenamenti specifici? 

C’è gente che in passato si è anche allenata in sauna, ma noi non l’abbiamo fatto. Tuttavia abbiamo impostato delle strategie che prevedono una sorta di acclimatazione, o comunque di adeguamento al caldo, utilizzando ad esempio la sauna nell’arco della giornata (ma senza bici, ndr) oppure utilizzando le ore più calde per uscire proprio per simulare le condizioni che si troveranno in gara. Si creano degli adattamenti i cui benefici poi si sentono durante la competizione.

L’abbigliamento gioca un ruolo sempre più importante sia per l’aerodinamica che per la termoregolazione. Ci sono maglie e pantaloncini sempre più sottili e traspiranti. Magari i corridori si allenano con qualcosa di leggermente più pesante per poi indossare appunto quei capi leggeri in corsa?

No, questo devo dire che non ci è capitato. Piuttosto si evita di avere tutte quelle accortezze che si hanno invece in gara. Quei comfort a vantaggio dell’atleta per il caldo appunto.

Quali?

Penso alle “ice socks”, le calze con i cubetti di ghiaccio, che il corridore posiziona normalmente nella regione cervicale dentro la maglia. Oppure all’attenzione che lo staff dedica alla temperatura delle borracce, che sono sempre fresche. Sono portate ad una temperatura tendenzialmente controllata all’interno dei frigo box che abbiamo nelle macchine. Penso alla temperatura sul bus… Tutte cose che non si curano durante gli allenamenti quando i ragazzi non hanno il supporto dello staff. Quindi in allenamento l’acqua sarà un po’ più calda, non avranno il ghiaccio da mettere sulla schiena, non riposano in ambienti ideali… Sono piccole cose che mettono il corpo sotto stress. Stress, che al contrario cerchiamo di evitare o ridurre al minimo durante la competizione.

Tutti i team, qui la Groupama-Fdj, quando fa caldo in corsa distribuiscono le borracce e le calze di ghiaccio
Tutti i team, qui la Groupama-Fdj, quando fa caldo in corsa distribuiscono le borracce e le calze di ghiaccio
Una curiosità dottore, perché quelle calze col ghiaccio si mettono nella zona cervicale? C’è una motivazione specifica?

Perché è una delle zone sicure, non reca danni all’intestino o ad altre parti sensibili. E’ anche una zona che fa percepire un maggior senso di freschezza. E poi la questione è anche molto pratica: questi ragazzi sono in bicicletta, quindi di fatto non abbiamo poi tutti questi punti dove metterle. La zona cervicale pertanto è una posizione comoda dove metterle. Senza contare che, banalmente, il ghiaccio che si scioglie cola verso la parte bassa della schiena e l’area interessata al fresco si allarga e quella gocciolina dà una piccola scossa. Talvolta queste calze vengono posizionate anche anteriormente, sul petto. Ma questo va parecchio a discrezione del corridore.

Quindi ci si abitua al caldo non tanto con allenamenti specifici, quanto togliendo quei rimedi che riducono lo stress.

Esatto.

E invece alla lunga per controbattere il caldo è importante recuperare bene. Vediamo spesso che si immergono nelle nelle vasche di ghiaccio…

Esatto, recuperare bene aiuta in tutto ciò. Per quel che riguarda le vasche di ghiaccio è importante farle nell’immediato post tappa. Basta immergersi per pochi minuti. Si tratta di un’immersione pressoché totale, lasciando fuori ovviamente solo la testa.

L’acqua a che temperatura è?

Le temperature sono basse ma non bassissime. Solitamente siamo un po’ sopra i 10 gradi. Il ghiaccio serve ad abbassare la temperatura dell’acqua che si ha a disposizione.

È molto importante per il recupero dal caldo trovare temperature adeguate al rientro negli hotel. I massaggiatori impostano l’aria condizionata sui 20 gradi
E’ molto importante per il recupero dal caldo trovare temperature adeguate al rientro negli hotel. I massaggiatori impostano l’aria condizionata sui 20 gradi
E quanto ci stanno?

Sui 5′-6′. Quando non si ha la fortuna di avere una vasca di ghiaccio, è ancora più importante che sia ben accogliente il bus.

Ci spieghi meglio…

Al rientro sul bus i corridori devono fare una doccia non particolarmente calda, anzi… Oltre a questo il bus ha una temperatura abbastanza fresca e adottiamo una strategia simile anche negli hotel. Ai ragazzi viene fatta trovare una temperatura definita in modo che l’impatto iniziale sia di un certo tipo, fino a che non vanno a dormire. Per questo gli chiediamo di mantenere l’aria condizionata accesa. Aria che poi devono spegnere nel corso della notte.

Di che temperature parliamo?

Sui 20 gradi, anche se poi dipende un po’ anche dalla temperatura esterna (più è alta e più si alza quella interna, ndr). Quindi direi tra i 20 e i 22 gradi.

Caldo, acqua e carboidrati: un mix complesso

27.06.2023
5 min
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Il sole inizia a ruggire. La parola d’ordine è idratazione. Si beve tanto, ma contestualmente è aumentata la necessità di introdurre liquidi. Ci sono relazioni tra le borracce di sali, di acqua e quelle di maltodestrine? A quanto pare sì e a chiarirci le idee, come spesso accade quando si entra nel territorio dell’alimentazione, è Laura Martinelli, nutrizionista della Jayco-AlUla.

La nutrizionista Laura Martinelli (foto Jayco-ALula)
La nutrizionista Laura Martinelli (foto Jayco-ALula)
Laura, oggi si usano molto i carboidrati liquidi, come si conciliano con l’idratazione ora che fa caldo? La ostacolano? L’agevolano?

C’è da fare una premessa. Più una bevanda contiene carboidrati, più acquista potere energizzante, al tempo stesso però perde in potere idratante. E viceversa. Quindi più una bevanda è concentrata in termini di carboidrati, più mi fornirà energia e meno mi idraterà.

Quindi già abbiamo risposto alla prima domanda: ci sono delle relazioni…

Esatto. Più una bevanda è diluita, diciamo così, quindi con meno carboidrati, e maggiore sarà il suo potere idratante. Come detto mi fornirà meno energia, quindi si tratterà di trovare un certo equilibrio in base alle esigenze del momento. Ora che siamo in estate c’è più necessità di bevande molto idratanti, pertanto si tende a privilegiare quelle meno concentrate.

E come si fa con i carbo?

Essendo più caldo, il corridore beve di più. Anziché bere una borraccia da 80 grammi di carboidrati, nello stesso lasso di tempo ne beve due da 40. Alla fine ingerisce la stessa energia, però con più liquidi e quindi è ben idratato. Poi va detto che oggi c’è talmente tanta varietà di prodotti a disposizione che si può veramente fare un po’ quello che si vuole.

Solitamente quei numeri sulle borracce indicano i grammi di carboidrati presenti. Qui le borracce di Leo Hayter
Solitamente quei numeri sulle borracce indicano i grammi di carboidrati presenti. Qui le borracce di Leo Hayter
Laura, ci rendiamo conto che le variabili possono essere molte, ma si può stimare quanto cala l’apporto di carboidrati nella singola borraccia quando per esempio fa molto caldo? Quando si pedala al di sopra dei 35 gradi?

In realtà i grammi di carboidrati restano gli stessi, sia che faccia caldo, sia che faccia freddo. Per quanto riguarda la singola borraccia si va da un minimo di 20 grammi per borraccia in piena estate, ad un massimo di 80-100 grammi in altri periodi dell’anno. In questo periodo caldo, per mantenere un  buon livello d’idratazione, si usano le borracce con 20 e da 40 grammi di carboidrati.

Il corridore dunque deve bere di più, parecchio di più. Ma ci riesce? Si ricorda di farlo?

Assolutamente sì, si ricorda di bere. Semmai il problema spesso è di natura logistica, perché il percorso non consente numerosi “bottle point” o perché le squadre, specie quelle più piccole, non hanno abbastanza staff. Ai campionati italiani dell’altro giorno per esempio, nonostante il caldo, questo problema non sorgeva in quanto si era in un circuito.

L’acqua resta l’elemento fondamentale per l’idratazione e la refrigerazione del corpo, ma con i prodotti attuali si può ottenere di più
L’acqua resta l’elemento fondamentale per l’idratazione e la refrigerazione del corpo, ma con i prodotti attuali si può ottenere di più
Quindi non bisogna “allenare a bere di più”, non è come d’inverno che ci si deve abituare a ingerire le alte quantità di carboidrati per ora…

Di base il corridore si ricorda di bere. Ma in caso di atleti che non bevono tanto, ci sono degli allenamenti ad hoc per abituarlo a non aspettare la sete.

Quali sono? 

Oltre a fissare dei target di carboidrati in allenamento, si fissano anche dei target di numero di borracce affinché il corridore si sforzi di bere. Deve riuscire a farlo sia per un obiettivo comportamentale (del gesto fisico del prendere la borraccia), sia per lo stomaco, affinché questo si abitui a gestire certi volumi di di acqua. Però devo dire che se fa caldo, generalmente il corridore beve di suo.

Prima hai accennato ad una grande disponibilità di prodotti. Ce ne sono da sciogliere nella borraccia che contengono sia i sali che i carboidrati?

Sì, ci sono dei prodotti che hanno sia i carboidrati che gli elettroliti e sono prodotti già formulati. E questa è una cosa importante perché evita di fare dei mix artigianali poco equilibrati. Quelli confezionati hanno una tolleranza intestinale già testata.

In commercio ci sono già dei prodotti che mescolano nelle giuste dosi, sali minerali e carboidrati
In commercio ci sono già dei prodotti che mescolano nelle giuste dosi, sali minerali e carboidrati
Niente piccolo chimico insomma!

Esatto, altrimenti si rischiano mal di pancia e brontolii fino alla diarrea. Quindi non è qualcosa da improvvisare.

In tutto ciò la cara vecchia Coca Cola ha una sua valenza? Rientra nel computo dell’idratazione e dei carbo?

Direi di no. E’ più un extra. La Coca Cola è ipertonica nel senso che ha una concentrazione molto elevata di carboidrati, ma sulla carta non ha un potere idratante elevatissimo. Ha molto potere energizzante. La Coca Cola serve più per il contenuto di caffeina, semmai.

Hai detto che più contiene carboidrati e meno la bevanda è idratante. Allora perché non mangiare una barretta o del solido?

Paradossalmente l’acqua da sola idrata meno di una soluzione ipotonica. Se io ho dell’acqua con pochi carboidrati, con quei famosi 20 grammi a borraccia per esempio, otterrò una soluzione che è ancora più idratante dell’acqua liscia. Quando uno dice: «E’ caldo, bevo un sacco di acqua liscia», in realtà commette un errore.

Anatomic Warm: la collezione di Spiuk pensata per il caldo

29.03.2023
4 min
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Il bel tempo e il cambio dell’ora ci portano verso la stagione calda, quella che accoglie tanti ciclisti sulle strade. Spiuk guarda avanti e propone la nuova collezione Warm, pensata per la nuova stagione e nata dalla linea Anatomic. Come suggerisce il nome, si tratta della linea più versatile di Spiuk, capace di adattarsi alle esigenze di qualsiasi ciclista. 

Maglia da uomo

Comoda ed estremamente versatile, proprio per questo è uno dei capi di abbigliamento più venduti e di successo di Spiuk. La fantasia è una caratteristica importante di questa maglietta, disponibile in tanti colori e versioni. 

Il tessuto utilizzato per realizzare la maglia Anatomic è il SensoDryFresh: composto in poliestere, materiale utilizzato per produrre abbigliamento sportivo ad alte prestazioni. Grazie all’elevato numero di filamenti il capo rimane leggero e morbido, il tutto è unito ad una struttura del tessuto che trasporta l’umidità verso l’esterno, favorendo l’evacuazione. La maglia Anatomic è dotata di una rete traspirante che rende questa maglia perfetta anche per i periodi più caldi dell’anno.  Il prezzo è di 59,90 euro.

La maglia della collezione Warm è disponibile anche in versione femminile, leggermente aderente e in stile minimalista
La maglia della collezione Warm è disponibile anche in versione femminile, leggermente aderente e in stile minimalista

Maglia da donna

Indumento minimalista, comodo ed anche in questo caso fantasioso. Una maglia che può essere indossata da qualsiasi ciclista, che sia alle prime armi o più evoluta. Dotata di un taglio aderente, disponibile con e senza maniche, anche questa è confezionata con il tessuto SensoDryFresh. Le caratteristiche tecniche, quindi, sono le stesse della versione maschile: grande traspirabilità e comodità.

Il prezzo di vendita è di 59,90 euro per la versione con le maniche e di 54,90 euro per quella senza. Con taglie che vanno dalla XS alla XXL.

I pantaloncini sono cuciti con tessuto ErgodryFres ed hanno delle fasce di sostegno in silicone nascoste
I pantaloncini sono cuciti con tessuto ErgodryFres ed hanno delle fasce di sostegno in silicone nascoste

Pantaloncini donna

Spiuk presenta, nella versione femminile, anche i pantaloncini Anatomic, anche in colorazione bordeaux in modo da poterli abbinare alle maglie. Un capo dotato di grande versatilità e disponibile in diversi modelli per trovare quello più adatto alle proprie caratteristiche. 

Sono disponibili con bretelle laterali oppure con una sola bretella frontale per maggiore praticità o ancora anche senza bretelle, senza che questo influisca sull’affidabilità della performance. Per questo, tutti i pantaloncini Anatomic impiegano il tessuto ErgodryFresh: di composizione bielastica che fornisce la giusta compressione dei muscoli garantendo una migliore pedalata. La finitura interna liscia lo rende anche estremamente confortevole da indossare

Una parte fondamentale dei pantaloncini è il fondello, il marchio spagnolo utilizza per la gamma Anatomic lo Spiuk 300 Line. Una soluzione che garantisce protezione, adattabilità e libertà di movimento. In vendita a partire da 49,90 euro.

Collezione Kids

Non manca all’appello neppure la maglia Kids e questo dà esattamente la misura di come l’industria tessile legata al ciclismo abbia fatto passi da gigante. Quando chiunque di noi ha iniziato a pedalare, diciamo chi oggi sia almeno maggiorenne, non ha mai potuto scegliere capi così tecnici come la maglia Anatomic Kids. Anche per essa vengono usati tessuti leggeri SensodryFresh, ha due tasche posteriori con fascia rifrangente e la cerniera corta con il tiretto iniettato. Prezzo di 44,90 euro.

Spiuk

Prime corse e grande caldo, non si sfugge ai crampi

25.01.2023
4 min
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Crampi e caldo fuori stagione. Vedere Bettiol alle prese con le odiate contratture e sperimentare il caldo argentino dall’altra parte del mondo ha fatto capire a quali violente sollecitazioni siano sottoposti i corridori nelle corse di inizio stagione. Il caldo da questo punto di vista è un pessimo cliente. Ancora Bettiol e Izagirre furono frenati allo stesso modo alle Olimpiadi di Tokyo, uno su strada e l’altro nella crono, dove caldo e umidità non facevano difetto.

Così stamattina, al riparo dal sole nell’autodromo di Villicum da cui è partita la terza tappa della Vuelta a San Juan, abbiamo chiesto a Emilio Magni, medico dell’Astana Qazaqstan Team, di spiegarci il meccanismo dei crampi. E come mai ad alcuni atleti capitino più spesso che ad altri.

Emilio Magni è medico dell’Astana: ha seguito tutta la carriera di Nibali
Emilio Magni è medico dell’Astana: ha seguito tutta la carriera di Nibali
Dottore, ripariamoci dal sole. Esiste una predisposizione al crampo?

Diciamo che i crampi hanno delle cause multifattoriali, ovviamente. E quindi diciamo che parlando in termini un po’ allargati, si può parlare di predisposizione. Nel senso che per un soggetto alcune condizioni possono predisporre all’insorgenza dei crampi.

Il caldo è la condizione scatenante?

Per quanto ci riguarda, in questo momento è la causa più importante: queste temperature molto elevate, che ovviamente comportano una sudorazione abbondante. La sudorazione comporta una perdita di elettroliti, in particolare sodio, potassio e anche calcio, che sono tutti elementi che rientrano a pieno titolo nella contrattilità muscolare. Per cui quando c’è uno squilibrio idroelettrolitico, cioè tra contenuto di acqua e presenza di minerali, il muscolo diventa un organo bersaglio.

Bettiol al Down Under ha mostrato una condizione super, ma i crampi lo hanno colpito la 2ª tappa
Bettiol al Down Under ha mostrato una condizione super, ma i crampi lo hanno colpito la 2ª tappa
Quindi viene da pensare che, al di là dell’acclimatazione a queste temperature, un supporto di integrazione sia fondamentale.

E’ fondamentale mantenersi molto ben idratati prima di partire. Addirittura non è sbagliato se c’è un po’ di eccesso di idratazione. Tanto è vero che si ricorre per esempio anche all’aumento del dosaggio del classico sale da cucina, il cloruro di sodio. Perché il sodio, circondandosi di molecole di acqua, tende a trattenerle. Quindi quello che in molte altre situazioni può essere uno svantaggio, in questi casi si rivela un vantaggio.

L’atleta che, come dicevamo prima, ha questa predisposizione può fare dei test preventivi per capirlo?

Ci sono dei test, degli esami che ti possono mettere parzialmente in guardia, ad esempio sul controllo degli elettroliti. In più si fa il bilancio idrico della giornata. Tanto è vero che, come molti altri colleghi, la mattina faccio il controllo delle urine, sia per quanto riguarda il ph, cioè il lato dell’acidità, sia la densità urinaria o peso specifico, per valutare lo stato di idratazione. E’ una misura indiretta, però è semplice a farsi e ci dà un elemento importante di valutazione.

Ognuno ha il suo piano di idratazione?

Esatto. Come fra le persone… normali, c’è chi già beve due litri di acqua al giorno, chi invece beve mezzo litro. Quello che ne beve 2, in queste situazioni deve andare a 3 oppure 3,5. Quello che ne beve mezzo non si può accontentare di un litro e mezzo. Volendo dare una percentuale, direi che bisogna idratarsi di un 100 per cento in più.

Altre le cause per i crampi di Scaroni sul Grappa alla Adriatica Ionica Race: il bresciano non correva da mesi e ha pagato lo sforzo
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Quando arriva il crampo durante la corsa, partita chiusa?

Se compaiono i segni della disidratazione o comunque un po’ più in generale quelli del classico colpo di calore, nel senso della performance è tardi. Però certamente sul piano della salute no, si fa sempre in tempo a rimediare, facendo una diagnosi precoce.

Questo caldo umido aumenta la propensione al crampo?

L’adattamento influisce. Si viene qui da temperature vicine allo zero e ci si proietta in questo mondo, in questo forno… Quindi sì, l’impatto è violento.

Qui in Argentina quali rimedi adottate?

Quelli che abbiamo detto. Quindi un’idratazione importante e un buon apporto di sali, eventualmente mirato al discorso del sodio. Ma ci sono delle criticità.

Durante la prima tappa in fuga, Tarozzi non ha fatto che vuotare borracce
Durante la prima tappa in fuga, Tarozzi non ha fatto che vuotare borracce
Ad esempio?

Uno dei rimedi per star bene idratati è mangiare verdura e frutta. Però la verdura e la frutta sono molto ricche di acqua, quindi una volta che quest’acqua vegetale entra nell’organismo, va a creare uno squilibrio tra apporto idrico e apporto di sodio. Quindi da una parte ti dà un vantaggio perché ti idrata, ma dall’altra riduce relativamente il contenuto di sodio. Ecco perché si tende anche ad aumentare un po’ il quantitativo di sale.

Un altro caso di coperta corta?

Come per tanti altri aspetti, molto corta, ma bisogna tirarla un po’ da tutte le parti