Cosa ci fa Giada Silo in mezzo alle olandesi?

23.05.2025
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Leggendo la lista di partenza del Tour du Gevaudan Occitanie, una delle prove della Nations Cup femminile, ci siamo chiesti che cosa ci facesse la campionessa italiana Giada Silo, atleta di punta della Breganze Millennium, nella squadra olandese Mix Flying Freelancers-ZZPR.nl. In un contesto di altissimo livello, la veneta si è trovata a competere insieme a una inglese in una squadradi un altro Paese, una scelta un po’ curiosa.

Come si è arrivata ad essa? Il racconto della Silo è pieno di spunti, che caratterizzano un nuovo modo di intendere la propria evoluzione in questa disciplina: «E’ stata un’esperienza che mi ha arricchito molto, gareggiando e vivendo una settimana con ragazze e staff di una cultura diversa dalla mia, immergendomi in una realtà a me sconosciuta avendo la possibilità di gareggiare in una prova importante, una delle più prestigiose del calendario juniores».

Giada Silo in maglia tricolore con le compagne di squadra olandesi e l’inglese Isaak
Giada Silo in maglia tricolore con le compagne di squadra olandesi e l’inglese Isaak
Come è nato il contatto?

Io sapevo che la nostra squadra non poteva partecipare e che non era prevista la presenza di una squadra nazionale, così ho chiesto agli organizzatori se c’era modo di esserci magari inserita in un’altra squadra non a pieno organico. Loro hanno chiesto alle formazioni che avevano aderito e sapevano che c’erano alcune ragazze dei due club olandesi che avevano chiesto come me di esserci. Così hanno messo su una squadra mista.

Come ti sei trovata?

Molto bene con tutte, ma ho notato che affrontiamo questo sport in maniera differente. Un esempio è il cibo: io sono abituata a mangiare in maniera diversa rispetto a loro, che scelgono un altro tipo di alimentazione. Ma sono state proprio cose come questa che hanno reso la mia esperienza molto istruttiva.

La corsa ha premiato la canadese Sidney Swierenga, quinta nel 2024, sulle iberiche Ostiz e Neira (foto DirectVelo)
La corsa ha premiato la canadese Sidney Swierenga, quinta nel 2024, sulle iberiche Ostiz e Neira (foto DirectVelo)
Ti hanno lasciato mano libera nell’interpretazione della corsa o c’erano disposizioni specifiche pur essendo la vostra una squadra atipica?

A me era stato detto di rimanere abbastanza al coperto inizialmente, nella prima tappa per preservarmi per la seconda che era più adatta alle mie caratteristiche. In particolare, e questo mi ha colpito, mi hanno chiesto di impegnarmi nei traguardi intermedi, compreso il Gran Premio della Montagna. Noi li vediamo normalmente come aspetti secondari di una tappa, loro invece ci tengono molto.

Come sei andata?

Nella prima tappa avevo buone sensazioni, la gamba rispondeva. Sono rimasta nel primo gruppo, ma alla fine nessuna di noi è finita nella top 10 e alla fine eravamo tutte un po’ deluse, alla sera l’atmosfera era un po’ mesta. Il secondo giorno c’erano più salite, lo scorso anno ero andata piuttosto  bene con la nazionale e mi ricordavo il percorso, così nella prima parte sono entrata nel gruppetto di testa. In discesa siamo andate via in 5 e abbiamo preso anche un bel vantaggio, quasi un minuto. A metà corsa però una spagnola mi è caduta davanti e non ho potuto evitarla.

Le conseguenze della brutta caduta in Francia, costatele qualche giorno di stop. Con lei la diesse Van Gogh
Le conseguenze della brutta caduta in Francia, costatele qualche giorno di stop. Con lei la diesse Van Gogh
Hai riportato danni?

Mi sono fatta male, la botta è stata forte. Io sarei anche ripartita subito, ma la bici era finita dentro un fosso e si era danneggiata, l’ammiraglia era rimasta in fondo al gruppo, così ho perso molto tempo e mi sono ritrovata, io che ero in fuga, accodata all’ultimo gruppo. La corsa ormai era andata.

A fine manifestazione che cosa ti hanno detto i responsabili olandesi?

La nostra diesse, Natalie Van Gogh, era molto soddisfatta di come sono andata, mi ha detto che ha apprezzato particolarmente il fatto che non mi sono data per vinta dopo la caduta, ma che ho comunque ripreso e ho recuperato molte posizioni, dimostrando carattere. Mi ha anche detto che se voglio fare altre esperienze all’estero, loro sono disponibili ad accogliermi.

Per la tricolore Silo, 45esima posizione finale, ma buoni riscontri da parte del team olandese
Per la tricolore Silo, 45esima posizione finale, ma buoni riscontri da parte del team olandese
E’ un contatto importante. Ci sono anche i prodromi per vederti in futuro in un grande team?

Lei ha detto che mi raccomanderà a qualche squadra importante e questo mi ha fatto  molto piacere, ha reso la mia trasferta decisamente positiva al di là dei risultati venuti a mancare.

Fino ad allora com’era stata la tua stagione?

Un po’ sulla stessa linea di com’è andata la trasferta francese. La sfortuna sembra non voglia lasciarmi, lasciare questa maglia tricolore. Avendo strusciato sull’asfalto, quella caduta mi ha procurato ustioni di secondo grado su entrambe le gambe e mi ha costretta a fermarmi. Ma anche prima le cose non erano andate benissimo, tra crampi e condizione che faticava ad arrivare.

Per la veneta un inizio stagione difficile, con due sole Top 10 in cascina. Ma ora arriva l’estate a lei propizia
Per la veneta un inizio stagione difficile, con due sole Top 10 in cascina. Ma ora arriva l’estate a lei propizia
Uno stop che non ci voleva…

Io spero di ripartire da qui. Ora arriva l’estate, spero che succeda come lo scorso anno quando i risultati hanno iniziato ad arrivare a giugno, compreso il titolo italiano, spero che avvenga lo stesso, infatti guardo ora alla difesa della maglia. Dopodomani mi aspetta il Fiandre di categoria, già il fatto di esserci sarà importante.

Silo, la nuova tricolore che ama fare fatica

04.07.2024
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Paolo Sangalli aveva visto lungo, a proposito di Giada Silo. Di ritorno dal Tour du Gevaudan aveva sottolineato come da lei avesse avuto quelle risposte che si attendeva su un percorso adatto alle sue caratteristiche. La forza della veneta è proprio questa: è conscia delle sue possibilità, ha bisogno di percorsi impegnativi dove non tradisce. Per questo aveva cerchiato di rosso la data del campionato italiano di Casella. E non ha tradito.

Atleta al primo anno junior, la Silo è approdata al ciclismo da perfetta innamorata: «Il mio è stato un colpo di fulmine – racconta la ragazza della Breganze Millenium – una decina di anni fa i miei genitori mi portarono a fare una prova al velodromo di Sossano. Alla sera avevo già il borsone con tutto il necessario, bici compresa…».

Il podio della gara tricolore con Silo davanti a Milesi (a 37″) e Pegolo (a 1’19”, foto organizzatori)
Il podio della gara tricolore con Silo davanti a Milesi (a 37″) e Pegolo (a 1’19”, foto organizzatori)
Sei arrivata a Casella tra le grandi favorite, protagonista lungo tutta la stagione anche se la vittoria era arrivata solamente sei giorni prima…

L’avevo cercata tanto e qualche piazzamento alla lunga mi era risultato un po’ amaro. Poi la vittoria della settimana precedente alla Coppa Giudicarie Centrali mi ha sbloccato, mi ha permesso di arrivare alla gara tricolore più tranquilla e concentrata su quel che potevo fare.

Che gara è stata quella tricolore?

Complicata, non tanto per le questioni climatiche visto che la pioggia annunciata alla vigilia non c’è stata, ma è stata di difficile interpretazione tattica. C’è stata bagarre sin dall’inizio con Biesse Carrera e BFT Burzoni che hanno fatto subito selezione. A un certo punto, ripresa la prima fuga, davanti eravamo in una trentina con solo io e la Bulegato del team e a quel punto eravamo un po’ spaesate perché la gara non si era messa come volevamo. Per fortuna da dietro sono rientrate altre e il nostro team si è rinfoltito.

Il momento decisivo della corsa, la fuga con Milesi e La Bella sulla salita di Crocefieschi
Il momento decisivo della corsa, la fuga con Milesi e La Bella sulla salita di Crocefieschi
A un certo punto, sulla salita di Crocefieschi, è andata via una fuga di 6 atlete con anche una tua compagna, Eleonora Deotto. A quel punto hai pensato che fosse finita?

Quando hanno superato il vantaggio di 1’20” sì, ma ero tranquilla perché comunque una compagna c’era. Erano però sei velociste, quindi in salita hanno pagato dazio e la battaglia è riesplosa. Eleonora La Bella ha provato a  fare selezione, dietro siamo andate Milesi e io, poi a un chilometro dallo scollinamento ho forzato e ho avuto partita vinta.

Sono questi percorsi quelli che preferisci?

Sicuramente, a me piace far fatica, i tracciati impegnativi dove bisogna salire mi piacciono molto. Forse è anche per questo che nelle gare all’estero, almeno per quelle che ho fatto, mi trovo bene.

La Silo si era già messa in evidenza al Tour du Gevaudan, prova di Nations Cup chiusa al 6° posto
La Silo si era già messa in evidenza al Tour du Gevaudan, prova di Nations Cup chiusa al 6° posto
Hai trovato differenze?

Molte. Intanto per il fatto che a inizio stagione le squadre straniere sono molto più avanti di noi nella preparazione, poi perché non aspettano particolari tratti del percorso, è una battaglia continua. Noi siamo abituate ad aspettare la salita, a correre in maniera più passiva nella prima parte di gara.

Che cosa cambia con la maglia tricolore indosso?

Devo ancora realizzare quanto ho fatto anche se è passato qualche giorno. Io ho intenzione di onorarla al meglio, il che significa che queste due vittorie a distanza di soli sei giorni non devono restare da sole, ma essere un viatico verso nuovi successi su quelle gare che si prestano alle mie caratteristiche. Domenica ad esempio c’è l’appuntamento di Massa Finalese che ha un tracciato molto più facile, in questo tipo di gare mi metterò a disposizione delle compagne.

Finora la Silo ha colto 2 vittorie e 11 piazzamenti nelle prime 10. Ora punta ai mondiali in azzurro
Finora la Silo ha colto 2 vittorie e 11 piazzamenti nelle prime 10. Ora punta ai mondiali in azzurro
Il percorso dei mondiali però sembra davvero pane per i tuoi denti…

Ne parlerò con Sangalli per poterlo preparare bene, avvicinarci nella maniera migliore alla gara svizzera. Anch’io penso che possa essere un percorso adatto a me, ma bisognerà arrivarci al massimo della forma.

Tu hai iniziato su pista, è ancora una tua alternativa?

Ci tengo molto, anzi mi è spiaciuto non aver potuto preparare gli europei della prossima settimana ma volevo concentrarmi sull’attività su strada e l’appuntamento tricolore, quindi ho preferito chiamarmi fuori, ma spero che per i mondiali ci sia possibilità di far parte del gruppo. Le mie specialità preferite sono l’inseguimento individuale e l’omnium, dove rendo di più.

La veneta è al suo primo anno alla Breganze Millenium, ma conta di rimanere
La veneta è al suo primo anno alla Breganze Millenium, ma conta di rimanere
Sai che dopo questa vittoria tricolore le grandi squadre ti guarderanno con maggiore interesse?

E’ probabile, ma anche se non ho un procuratore, non voglio anticipare troppo i tempi. Parlerò con la società per continuare la mia permanenza il prossimo anno e intanto verificare quali saranno le migliori possibilità future. So che d’ora in poi mi guarderanno tutte come un riferimento, ci sarà più tensione in gara, ma questo non mi fa paura, io voglio continuare sulla strada della vittoria.

Nuovo team per la Segato: promessa mantenuta

29.11.2022
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Spesso il premio per una bella stagione agonistica arriva proprio alla fine. Il 2022 di Gaia Segato è stato molto ricco, prestigioso, tanto che la junior veneta è ormai agli occhi di tutti considerata l’autentica terza forza del ciclismo azzurro di categoria, dietro le due primattrici Ciabocco e Venturelli. Se ne sono accorti soprattutto i responsabili della Top Girls Fassa Bortolo, che non hanno tardato a metterla sotto contratto e farne un perno dell’opera di rifondazione della loro squadra.

A dir la verità, il contatto con la Segato era iniziato molto prima e tutte le prestazioni succedutesi nell’anno non hanno fatto altro che confermare che la scelta operata era stata quella giusta: «Ne avevamo già parlato a inizio anno – racconta Gaia – poi ci siamo tenuti costantemente in contatto. Nel frattempo mi sono arrivate molte proposte, ma io avevo dato la mia parola a Rigato e mi sembrava onesto onorarla fino in fondo, anche perché le prospettive che mi aveva illustrato mi avevano convinto».

La pagina del sito con cui la Top Girls ha salutato l’arrivo di Missiaggia, Righini e Segato
La pagina del sito con cui la Top Girls ha salutato l’arrivo di Missiaggia, Righini e Segato
Che voto ti daresti in base alla tua stagione?

E’ stata nel complesso molto positiva. L’accesso alla nazionale è stato non solo la ciliegina sulla torta, ma la dimostrazione che ho lavorato bene. Certo, è mancata la vittoria, ma mi darei un bel 9.

Essere nella stessa categoria con Ciabocco e Venturelli, trovartele sempre davanti è stato un ostacolo, ha avuto un peso negativo?

Sono delle grandi avversarie, questo è sicuro, ma non si può mai dire «se non ci fossero state loro, allora…». Ogni gara fa storia a sé in base a chi partecipa. Io penso di aver imparato qualcosa da ogni gara, anche da quelle dove Eleonora e Federica mi hanno preceduto. C’è sempre da migliorare.

Il podio dei campionati italiani, con la Segato terza insieme a Venturelli e la vincitrice Ciabocco
Il podio dei campionati italiani, con la Segato terza insieme a Venturelli e la vincitrice Ciabocco
Proprio il fatto di non avere mai vinto ha messo però in evidenza le tue capacità nel metterti a disposizione delle compagne e in nazionale questo tuo peso, questa tua duttilità sono emerse chiaramente…

Diciamo che per certi versi è il mio lavoro, io mi metto a disposizione delle altre per portare a casa il miglior risultato possibile. Sia agli europei che ai mondiali ad esempio sapevo che non erano arrivi per me e quindi dovevo essere io a poter favorire chi aveva più possibilità.

Cambio di squadra e nuova categoria: che cosa ti aspetti dal 2023?

In verità non molto. Quest’anno ho gli esami di maturità e fino a giugno prenderanno certamente il sopravvento sulla mia attività sportiva. Alla Top Girls lo sanno e appoggiano in pieno questa scelta, anzi mi hanno incoraggiato. Non mi pongo particolari obiettivi, diciamo che ogni gara sarà utile per capire, voglio crescere pian piano e abituarmi alla nuova categoria.

La Segato si è messa in evidenza al Giro di Toscana, con due Top 10 nelle tappe finali al cospetto delle elite
La Segato si è messa in evidenza al Giro di Toscana, con due Top 10 nelle tappe finali al cospetto delle elite
Conosci già alcune compagne di squadra?

Abbiamo già fatto un primo incontro, tra l’altro ho ritrovato la Bortoli con cui avevo corso insieme a Breganze due anni fa. Con le altre intanto ci siamo conosciute, io dico che è un bel gruppo con il quale si potrà fare molto insieme.

Tu sei esponente di un movimento, quello veneto, che sta producendo molti talenti, come, te a parte, la De Vallier. A che cosa si deve questo momento felice?

Da noi c’è sempre stata molta attività. Ricordo che nelle mie prime gare da bambina dicevano che il mio anno, il 2004, era stato prodigo di cicliste, eravamo sempre tante a gareggiare. Ho ricordi molto belli, ci divertivamo tanto e questo è successo anche andando avanti. Credo che la cosa si ripeterà anche con chi è nata dopo di me.

La veneta, a destra, affiancata alle sue future compagne della Top Girls
La veneta, a destra, affiancata alle sue future compagne della Top Girls
Adesso approdi alla categoria superiore: c’è qualche atleta alla quale ti ispiri?

Innanzitutto la Longo Borghini, sono cresciuta ammirando le sue imprese ed ora che potrò correre nelle sue stesse gare sarà qualcosa di unico. Una ciclista alla quale mi sento però vicina è Marta Cavalli, forse perché ci unisce la passione per la salita.

Piacere, Gaia Segato. Mi manda Casarotto…

17.06.2022
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Datele una salita e la vedrete protagonista. Gaia Segato (in apertura nella foto Ossola), junior del Breganze Millenium, vorrebbe correre solo all’insù, ma in realtà ha imparato ad andare forte quasi dappertutto. Non a caso tutte le sue amiche-rivali, quando le abbiamo sentite in questi mesi, l’hanno sempre inserita tra le ragazze da tenere più in considerazione, specie per le gare dure.

E così – un po’ incuriositi da questi riscontri, un po’ attirati dai suoi risultati – abbiamo voluto conoscere meglio la classe 2004 trevigiana di Maserada sul Piave che frequenta il liceo scientifico sportivo Da Vinci a Treviso e che l’anno prossimo avrà la maturità.

Garantisce Casarotto

Il diesse della Segato è Davide Casarotto – ex pro’ dal ’96 al 2003 con 8 vittorie tra cui una tappa alla Tirreno-Adriatico – che guida il Breganze dal 2011.

«Dopo un 2021 di difficile ambientamento nella nuova categoria – dice – quest’anno Gaia è cresciuta tantissimo, ha cambiato passo. Da esordiente e allieva non andava forte come le sue avversarie, ma non è stata condizionata. Questo per me è uno dei suoi migliori aspetti. Sapevo che avrebbe avuto una bella crescita graduale. Gaia è una scalatrice pura, ma non ha paura di prendere il vento in faccia o di andare in fuga. Anche a crono ha fatto grandi progressi. Ho voluto che ci lavorasse su per non farla arrivare tra le elite troppo impreparata».

Un diesse concreto

Da tecnico, Casarotto (che amava le gare del Nord in cui ottenne nel ’97 due quinti posti a Fiandre e Roubaix) ha fatto passare tante ragazze, ma non si sbilancia in paragoni col passato.

«Tra le tante – snocciola – ho avuto Bariani, Patuelli, Tomasi, Trevisi, Bertizzolo e Beggin. Per me il suo ritiro resta un grande rimpianto perché aveva grandi doti in salita. Ecco Gaia forse somiglia un po’ a lei, ma è difficile confrontarle. Ogni ragazza è sempre diversa dall’altra. La raccomandazione che le faccio è di restare umile, di crescere ancora con calma e di non scoraggiarsi quando da elite prenderà delle legnate. Perché arriveranno, come è stato per tutti, ma non dovrà mollare. Gaia ha determinazione e, se avrà anche un po’ di fortuna, fra qualche anno la vedremo davanti tra le big nelle gare dure».

Parola a Gaia

Intanto la Segato sta procedendo con la sua annata che finora le ha fruttato tanti piazzamenti nelle top five. Ma soprattutto si è guadagnata la convocazione in nazionale per il Tour du Gevaudan Occitanie, in cui le azzurre di Sangalli si sono ben distinte, conquistando la classifica a squadre pur non vincendo la piccola gara a tappe.

Gaia partiamo da qui. Che esperienza è stata in Francia?

E’ andata molto bene. Abbiamo corso a Mende. Ho fatto quarta nella prima frazione che si concludeva sulla Montée Laurent Jalabert (ribattezzata così in onore del campione francese dopo la sua vittoria al Tour ’95 nel giorno della festa nazionale, ndr). Il giorno dopo siamo arrivate allo sprint e alla fine ho chiusa quarta nella generale a 3” dal podio (successo della francese Rayer, ndr). Sono contenta di come è andata e mi fa piacere essere stata presa in considerazione dal cittì.

Invece che effetto ti fa essere considerata anche dalle tue avversarie?

Davvero? Ovviamente mi rende felice. Sono tutte praticamente amiche, le conosco da sempre. Diventare forte come loro è sempre stato il mio obiettivo. Ora che sono lì a giocarmela con loro, mi inorgoglisce. E sono più serena.

Gaia Segato ha vestito la maglia azzurra al Tour du Gevaudan Occitanie dove ha conquistato il 4° posto nella generale (foto Segato)
Gaia Segato ha vestito la maglia azzurra al Tour du Gevaudan Occitanie dove ha conquistato il 4° posto nella generale (foto Segato)
Cosa c’è dietro questa maggiore tranquillità?

Ho più fiducia in me stessa. Forse i buoni risultati derivano dal fatto che in allenamento, magari su alcune salite vicino a casa, avvertivo buone sensazioni rispetto all’anno scorso. Non so a cosa sia dovuto, forse ad una maturazione generale. Infatti, non solo in gara, ma anche a scuola e in mezzo alla gente mi sento meglio, più a mio agio.

Da quanto corri? Che caratteristiche pensi di avere?

Ho iniziato da G1 nell’Ucs Ottavio Zuliani, che è la società del mio paese. Poi esordiente ed allieva sono stata nel Team Arcade, in pratica la formazione che ha organizzato la gara open dello scorso weekend (in cui ha fatto quarta assoluta e terza di categoria, ndr). Amo le gare con della salita, ma al momento sto andando abbastanza bene anche a cronometro. In volata invece… ci sto lavorando, non sono veloce. Immagino che Davide ve lo abbia già detto (ride, ndr).

Ti ispiri a qualcuno in particolare?

Tra i maschi ho sempre ammirato Nibali. Tra le donne invece impossibile non dire Longo Borghini. Però negli ultimi anni mi piace tantissimo anche la Cavalli. Diventare come loro sarebbe il massimo, un sogno.

Loro due potresti vederle l’anno prossimo tra le elite. Stai già pensando al passaggio, magari anche all’estero?

Onestamente no. Ho avuto qualche contatto con la Top Girls ma senza alcun impegno. Solo qualche chiacchierata. Ci penserò più avanti. Valuterò tutto, anche eventuali chiamate da fuori Italia, però l’anno prossimo avrò la maturità. Dovrò scegliere una formazione che possa farmi fare la prima parte di stagione in modo adeguato senza pressioni.

Ti manca solo la vittoria quest’anno. Quali sono i prossimi programmi?

Spero che arrivi presto, non smetterò di cercarla. Il campionato italiano del 2 luglio a Cherasco è senza dubbio un obiettivo. Poi vorrei fare bene in tutte le altre gare, specie quelle con salita. Quelle mi piacciono tutte (ride, ndr).

Davide Casarotto, Breganze Millenium

Casarotto, con le junior non bisogna avere fretta

11.01.2021
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Il più delle volte si va avanti per associazioni di idee e così, avendo parlato con Sofia Bertizzolo, il passaggio al suo tecnico Casarotto è stato quasi automatico. Si parla degli anni fra le junior. C’era anche lui fuori dalla sala stampa di Ponferrada 2014 quando la vicentina andò a raccontarsi dopo l’argento su strada e c’è lui tuttora sull’ammiraglia della Breganze Millenium.

Davide a dire il vero lo ricordiamo professionista dal 1996 al 2003, con una serie di vittorie fra cui il Gp della Liberazione quando fu aperto ai professionisti e in seguito la Clasica de Sabinanigo.

Davide Casarotto, Liegi-Bastogne-Liegi 1997
Davide Casarotto, sulla Redoute alla Liegi del 1997
Casarotto, sulla Redoute alla Liegi 1997
Casarotto, sulla Redoute alla Liegi 1997

«Ma si fermò tutto per un incidente in allenamento – ricorda – in un anno in cui parecchie squadre chiusero e rimanemmo a piedi in tanti. Rientrai, dovevo fare la Vuelta, invece riuscii a fare solo il Trittico Lombardo e stop. Appena smesso fu un periodo strano. Il ciclismo era e resta la mia vita, non mi capacitavo di dover starne fuori e così accettai prima l’ammiraglia della Utensilnord, una bella squadra di dilettanti in cui correvano anche Pasqualon e Canola. Poi, quando anche quell’esperienza finì, mi proposero questa squadra storica. Donne junior. Ero perplesso, all’inizio ammetto di aver fatto fatica. Invece ho continuato e adesso posso dire di aver fatto bene…».

Sempre juniores?

Sempre. Ogni squadra deve fare ciò che può e che meglio gli riesce, inutile fare voli pindarici. Al massimo, visto che di fatto non esiste una categoria under 23, abbiamo tenuto qualche ragazza al terzo anno. Abbiamo alcune delle migliori dal veneto, anche se ormai arrivano da tutta Italia, ci cercano.

Negli under 23 si soffre il fatto che le squadre pro’ vanno a prendersi i talenti già fra gli juniores: secondo Casarotto come va fra le ragazze?

Le squadre elite fanno fatica. Spendono soldi e siamo a un passo dal professionismo, ma solo per quelle 30-40 italiane forti. Però è difficile che investano sulle giovani, perché non sempre riescono a mantenere da grandi quello che promettono da juniores. Da noi succede il contrario che all’estero.

Sofia Bertizzolo, campionati nazionali giovanili crono 2014
Sofia Bertizzolo, sul podio dei campionati nazionali giovanili crono del 2014
Sofia Bertizzolo, sul podio campionati nazionali giovanili crono del 2014
Sofia Bertizzolo, ai campionati nazionali giovanili crono 2014
In che senso?

Qui fanno grandi risultati presto e poi spariscono. Di là vengono fuori alla distanza.

Perché secondo Casarotto?

Forse ci aspettiamo troppo da loro quando sono piccole e diamo troppe attenzioni. Le abituiamo a essere trattate bene con gestioni professionistiche. Forse qualcuna è anche troppo allenata e quando passa elite non riesce ad aumentare il sacrificio. E non c’è pazienza, perché comunque di là prima di venir fuori c’è da fare tre anni di gavetta.

Adesso l’adattamento sembra più rapido.

E’ vero che nelle annate 1997-2000 c’è una decina di ragazze che sta maturando bene, ma le vedo come l’eccezione alla regola. E soprattutto hanno avuto fiducia nei loro mezzi e trovato persone che gli hanno dato fiducia. Presto avremo le sostitute per Guderzo e Bastianelli, insomma.

Sofia Bertizzolo, Sofia Beggin, tricolore donne 2015 a Torino
Bertizzolo festeggia così Beggin, ai tricolori donne junior 2015 a Torino
Sofia Bertizzolo, Sofia Beggin, ai tricolori donne junior 2015 a Torino
Bertizzolo festeggia così Beggin, ai tricolori donne junior 2015 a Torino
Qual è il ritratto della ragazzina che arriva da voi?

Trovi ragazze già pronte, oppure altre tutte da scoprire e con tanti margini. Sofia Bertizzolo, ad esempio, era a zero quando è passata. Si allenava 2-3 volte a settimana e andava a scuola. Era abbastanza ingenua, ma aveva margini enormi.

Restano in contatto quando passano?

Quasi tutte. Negli ultimi 10 anni abbiamo lavorato con circa 80 ragazze e fra loro 20-25 continuano. Alcune le ho allenate anche dopo, con le altre ci sentiamo. Vederle arrivare in cima è la soddisfazione più bella, ma per riuscirci non devi spingere. Devi farle crescere.

Le famiglie collaborano o stanno tra i piedi?

Dipende dallo sviluppo delle ragazze. Ci sono quelle già mature, per cui i genitori vengono a vederle 2-3 volte per conoscerti bene e poi le lasciano. Questo per noi è un vantaggio. Poi ci sono quelli che non si fidano o comunque vogliono esserci sempre e questo crea problemi. Io per fortuna per questo sono stato fortunato. 

La Breganze al Giro delle Marche vinto da Alessia Patuelli
La Breganze al Giro delle Marche vinto da Alessia Patuelli
La Breganze al Giro delle Marche vinto da Alessia Patuelli
E se domani ti richiamassero fra gli uomini?

In questo momento ho trovato il mio equilibrio. Dovrei pensarci anche a livello familiare. Sono impiegato contabile e il mio lavoro mi lascia due mezze giornate libere e anche i weekend. Ho una figlia di un anno e mezzo e voglio essere presente alla vita di casa mia, a Caldogno. Il paese di Baggio.

Il Covid ha cambiato qualcosa?

Dieci anni fa si andava in bici dopo la Befana, quest’anno ci sono arrivate che avevano fatto già 25 uscite dai primi di dicembre. Proprio a causa del Covid e del fatto che non vanno a scuola, alcune hanno anticipato la preparazione. Fra poco faremo un ritiro e poi speriamo si possa cominciare…