Campionati del mondo, Kigali 2025, Elisa Longo Borghini, Ursk Zigart si scambiano la maglia nello stesso hotel

Sabato gli europei, Elisa prova a cancellare l’amarezza

28.09.2025
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KIGALI (Rwanda) – Di tutto e di niente. Dopo un brutto giorno come quello di Elisa Longo Borghini ai mondiali, sarebbe comprensibile se non avesse voglia di parlarne. La corsa è andata. La cena è finita da poco. E durante il brindisi per l’argento di Chantal Pegolo, lo sguardo di Elisa era mogio. Forse aveva sognato di essere lì anche lei, davanti a tutti, con una bottiglia da aprire e i ringraziamenti da fare. Un motivo per sorridere gliel’ha offerto Urska Zigart, cui la Longo ha proposto uno scambio di maglie.

«Mi piace il colore di quella slovena – dice mentre aspetta la signora Pogacar – non ce ne sono tante di questo colore, anzi direi che è unica nel gruppo».

Campionati del mondo, Kigali 2025, Elisa Longo Borghini, Ursk Zigart si scambiano la maglia nello stesso hotel
Scambio di maglia con reciproco autografo: la maglia di Urska Zigart sarà il solo souvenir di Elisa Longo Borghini dal Rwanda
Campionati del mondo, Kigali 2025, Elisa Longo Borghini, Ursk Zigart si scambiano la maglia nello stesso hotel
Scambio di maglia con reciproco autografo: la maglia di Urska Zigart sarà il solo souvenir di Elisa Longo Borghini dal Rwanda

L’obiettivo europeo

Quando Urska arriva, le due iniziano a parlare fitto, probabilmente della gara. La slovena è arrivata poco indietro rispetto all’azzurra, in quella corsa da mal di testa in cui a un certo punto è diventato difficile persino capire la composizione dei gruppi. Noi intanto ragioniamo fra colleghi: se la Longo era il capitano, perché a Malcotti non è stato chiesto di fermarsi e aspettarla? Hanno detto tutti che non si capisse nulla, Velo ha cercato di passare con l’ammiraglia. E’ un peccato: la trentina non aveva possibilità di risultato, aiutare Elisa avrebbe tenuto mezza porta aperta. Quando le due si salutano, il divano diventa il luogo giusto per mettere ordine nei pensieri o almeno provarci. Il mondiale è andato, gli europei bussano alla porta. 

«Il 29 settembre, domattina arrivo in Italia alle 5,50 – spiega Elisa – e il 2 ottobre parto in macchina per andare agli europei in Ardeche. Per me questa delusione diventa di sicuro una grande rabbia. Adesso mi ci vuole una bella dormita, domani farò una sgambata e poi mi passerà. Anche perché, in fin nei conti, è una corsa di bici. Una corsa importante, chiaro, su cui ho investito parecchio ed è sfumata così. Non sono mancate le gambe, non mi hanno staccato in cento. E’ stata una corsa strana, però bisogna guardare avanti perché indietro non si può tornare e ho davanti un altro grande obiettivo. Penso che l’europeo sarà una bella corsa. Le condizioni meteo saranno diverse, saranno quelle che piacciono a me. E sarà anche un’altra gara, perché sarà dura in maniera diversa».

Campionati del mondo, Kigali 2025, Elisa Longo Borghini, BArbara Malcotti con i media dopo l'arrivo
Longo Borghini e Malcotti hanno fatto corsa individuale nel finale: Elisa era il capitano, si poteva fare diversamente?
Campionati del mondo, Kigali 2025, Elisa Longo Borghini, BArbara Malcotti con i media dopo l'arrivo
Longo Borghini e Malcotti hanno fatto corsa individuale nel finale: Elisa era il capitano, si poteva fare diversamente?

Le lavagne di tedeschi e svizzeri

La hall dell’hotel ha quattro angoli, con divani e piccoli tavoli su cui già da qualche giorno i più giovani giocano a carte. Stasera ci sono da una parte gli under 23 con Finn mezzo disteso con le carte in mano. Accanto, su altri divani, le ragazze della squadra elite parlano con Chantal Pegolo, che hanno adottato. I discorsi arrivano ovattati, mentre Longo Borghini va avanti nel ragionamento.

«Mi sono adattata abbastanza in fretta al clima – dice Elisa – perché arrivavo dal Teide dove c’era un clima molto simile. Non riesco a dare nessun’altra spiegazione alla corsa di oggi, se non l’estremo tatticismo. Sappiamo tutti che si corre senza radio, ce ne siamo fatti una ragione ed è inutile lamentarsi. Però dico che oggi le radio sarebbero state molto importanti. Non si trattava nemmeno di preparare meglio o peggio la corsa a tavolino, perché onestamente è stata la gara più strana di tutta la mia carriera. Ancora più strana delle Olimpiadi di Tokyo 2021. Per capire la situazione, mi affidavo tanto alla lavagnetta della nazionale tedesca e a quella della Svizzera. Cercavo di leggere un po’ anche i riferimenti che davano alle olandesi, ma non mettevano i distacchi. E’ stata veramente una corsa senza logica, strana. Veramente in tutta la mia carriera non ho mai fatto una corsa così strana».

Campionati del mondo, Kigali 2025, Marco Velo commenta la corsa suito dopo l'arrivo
Velo ha tenuto a fare il debriefing con le azzurre, prima di dare la sua opinione sul mondiale
Campionati del mondo, Kigali 2025, Marco Velo commenta la corsa suito dopo l'arrivo
Velo ha tenuto a fare il debriefing con le azzurre, prima di dare la sua opinione sul mondiale

L’umiltà di Velo

Con la maglia verde di Urska Zigart nelle mani, il ragionamento inizia a virare verso gli europei di sabato prossimo. La squadra sarà praticamente simile a quella di Kigali. Velo ne aveva parlato prima delle convocazioni: su due percorsi così simili, la possibilità di scelta è limitata, per cui ad alcune delle ragazze di qui sarà richiesto il doppio impegno.

«Marco deve ancora darci la conferma – conferma Elisa – ma la squadra per l’Ardeche sarà molto simile. Tranne un paio, saremo le stesse. Con il nuovo cittì mi sto trovando bene. C’è sempre un buon dialogo, un costante scambio di opinioni, con messaggi e anche telefonare. Mi è piaciuto molto il fatto che dopo la corsa ci siamo seduti, ci siamo messi a discutere tutti insieme su cosa è andato bene e cosa è andato male. E’ una cosa che normalmente succede nella squadra di club, mentre nelle nazionali non è all’ordine del giorno. E sono anche contenta che oggi nel briefing ci abbia detto che ha bisogno di noi, perché questo per lui è un mondo un po’ nuovo, dato che arriva dalle cronometro. Ha detto che è bello poterci parlare e avere la nostra opinione, perché deve imparare tanto. Non è una cosa scontata da un commissario tecnico e questa cosa gli fa onore».

Si guarda intorno. Voglia di giocare a carte o stare in compagnia ne ha poca. Si alza, si scusa, ma ha sonno e vuole andare a dormire. Jacopo Mosca, suo marito, ha provato a tirarla su, ma da corridore e conoscendola, si è limitato a dirle che può capitare e ad offrirle un obiettivo. Sabato si corre, per fortuna non c’è tanto da aspettare. Non resta che tornare a casa per ricaricare le batterie, poi guidare fino in Francia.

Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada donne elite, Magdeleine Vallieres, Niamh FIsher Black

Longo Borghini severa (forse troppo): «Ho rovinato tutto io»

27.09.2025
7 min
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KIGALI (Rwanda) – «Penso che dovrò andare in camera a riflettere su quello che ho combinato oggi, perché forse è stata la peggior gara della mia vita». Elisa Longo Borghini non cerca scusanti né alibi. Il mondiale si è concluso da neanche dieci minuti e non è facile avere la lucidità per raccontare l’insuccesso nella gara che sembrava disegnata per la vittoria. Il quindicesimo posto e il distacco di quasi due minuti fanno pensare che a un certo punto là dietro abbiano rinunciato a giocarsela. Veder passare Longo e Ferrand Prevot appaiate, il Giro e il Tour accomunati nella sconfitta, fa capire che le più attese non sono mai state della partita.

«Sono rimasta impigliata nel gioco degli scatti sciocchi – prosegue la piemontese, ora attesa dagli europei – di quelle che sulla carta dovevano essere chiamate le big rider, che oggi secondo me hanno fatto una brutta figura. E purtroppo io sono tra queste. Siamo rimaste lì a guardarci, mentre chi ha fatto una mossa coraggiosa ha ottenuto un ottimo risultato. Secondo me Vallieres merita di essere la campionessa del mondo (la canadese nella foto di apertura, ndr). Perché ci ha creduto, si è mossa al momento giusto e ha vinto di gambe perché alla fine è andata così».

Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada donne elite, Elisa Longo orghini, PAuline Ferrand Prevot
Longo Borghini e Ferrand Prevot, il Giro e il Tour, sconsolate e appaiate sul traguardo
Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada donne elite, Elisa Longo orghini, PAuline Ferrand Prevot
Longo Borghini e Ferrand Prevot, il Giro e il Tour, sconsolate e appaiate sul traguardo

Malcotti e la lavagna

A un certo punto anche davanti ai monitor si è smesso capirci qualcosa. Le sovraimpressioni della diretta davano distacchi che cambiavano repentinamente e con scarti poco convincenti. Più grave, tuttavia, è che anche le ragazze in corsa non avessero la minima idea di come la corsa si stesse sviluppando. Passi l’assenza delle radio, tema dibattuto al mondiale e sempre da chi lo perde. Ma proprio a causa di questa assenza, chi deve aggiornare i corridori deve saperlo fare.

«Forse con le radio sarebbe uscita una gara diversa – riflette Barbara Malcotti, miglior italiana del Tour e oggi a lungo in fuga – anche perché io non avevo idea della situazione di corsa. Anche con la tabella dei distacchi non si capiva letteralmente nulla. Quando Marlene (Reusser, ndr) è rientrata su di me, non capivamo chi fosse a 30 secondi e chi a 1’45”. Non si capiva letteralmente nulla. In più, questo era un percorso che creava caos già in partenza e senza radio è stato ancor peggio. Il piano era che io avrei dovuto tirare dall’inizio e cercare di seguire gli attacchi, quindi penso di aver fatto una delle migliori gare della mia carriera. Ma è stato letteralmente un caos.

«Anche la fuga non è stata nemmeno un vero tentativo di fuga. Ci siamo solo trovate tutte lì e dietro si sono guardate. Si sono studiate tutto il giorno, penso che le migliori oggi abbiano voluto perdere la corsa. Anche quando mi hanno ripreso, mi sono solo messa davanti svolgendo il mio ruolo e ho provato ad avvicinarmi il più possibile alle atlete in fuga. Poi a un certo punto mi sono voltata e ho visto che alla mia ruota non c’era più nessuno. Evidentemente a nessuno interessava più giocarsi il piazzamento».

Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada donne elite, Barbara Malcotti in azione in salita
Dopo essere stata migliore italiana al Tour, Malcotti ha corso un ottimo mondiale
Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada donne elite, Barbara Malcotti in azione in salita
Dopo essere stata migliore italiana al Tour, Malcotti ha corso un ottimo mondiale

Longo Borghini, parole dure

Longo Borghini non si è mai nascosta e ascoltandola ci rendiamo conto che non inizierà a farlo proprio adesso. Un atteggiamento che le fa onore, ma fa passare sotto silenzio il fatto che nel gruppetto con le olandesi e le francesi, lei fosse l’unica italiana.

«Non darò mai la colpa alle mie compagne – dice – perché si sono sacrificate per me al 100 per cento. Oggi Barbara (Malcotti, ndr) ha fatto qualcosa di incredibile, è andata fortissimo. Tutte le altre ragazze mi hanno sempre tenuto davanti e devo dire grazie a loro perché ci hanno creduto. Sono stata soltanto io oggi quella che ha rovinato tutto. Quindi la responsabilità è sulle mie spalle: quando ce l’hai, la devi prendere sia nel bene che nel male. E oggi devo farmi un bell’esame di coscienza perché ho corso veramente come un’esordiente. Le mie gambe stavano molto bene, mi sono sentita bene e semplicemente sono rimasta impigliata a guardarmi con le altre, ma veramente in maniera molto sciocca. Stavo bene, se avessi avuto anche il cervello, avrei vinto il mondiale. Però non l’ho vinto, per cui non posso neanche dire di aver avuto le gambe migliori».

Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada donne elite, riunione azzurre, Marco Velo
Ieri sera, subito prima del brindisi per Finn, Marco Velo ha fatto la riunione con le azzurre

Velo non si sbilancia

L’assunzione di responsabilità è un bel gesto, ma in apparenza non convince del tutto Velo. Per il suo primo mondiale elite dall’ammiraglia, il bresciano si aspettava certo qualcosa di più ed è comprensibile la sua frustrazione nel non poter intervenire nelle situazioni di corsa.

«Bisogna cambiare qualcosa – dice il tecnico azzurro – ci devono dare la possibilità di usare le radio perché ti senti totalmente impotente. Avendole, poteva sicuramente cambiare molto. Abbiamo provato a chiedere alla giuria di passare per fermare la Malcotti quando Elisa era indietro di 40 secondi, ma ci hanno detto di no. Li capisco perché i regolamenti li conosco, sono un direttore di corsa. Ma a volte magari bisogna chiudere un occhio capendo il fatto che non c’è proprio possibilità di parlare con le ragazze. Sinceramente non pensavo che le big si sarebbero ostacolate a quel modo. Nessuna ha voluto controllare la corsa, gli unici siamo stati noi. Per il resto, preferirei non entrare nei casi personali. I debriefing si fanno a battiti bassi e non a battiti alti, perché con il nervosismo puoi dire delle cose che magari non pensi. Quindi stasera prima di cena faremo una riunione per capire».

Nel dopo corsa, Longo Borghini si è assunta tutte le responsabilità dell’insuccesso
Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada donne elite, Elisa Longo Borghini, intrerviste dopo la corsa
Nel dopo corsa, Longo Borghini si è assunta tutte le responsabilità dell’insuccesso

La melina degli sconfitti

Elisa raggiunge il box dell’Italia e allarga le braccia. Oltre a prendersela con se stessa, se la prenderebbe con qualche collega che – si intuisce – a forza di bluffare s’è tagliata le gambe da sé. Scherza sul peso della bici che sarebbe risultata più pesante di quanto credesse. E nel suo annunciare che tornerà in hotel pedalando, in modo da sbollire la delusione, c’è tutto il non detto di questa giornata di brutto ciclismo azzurro.

«Si sbaglia e si continuerà a sbagliare – dice prima di andare via – perché siamo umani e si sbaglierà sempre. Credo che sia anche giusto ammettere i propri errori senza nascondersi dietro un dito. Oggi ho fatto una gara schifosa. Finché alla fine mi sono resa conto che non c’era più niente da fare. Se chiedi a qualche altro corridore di attaccare insieme e ti risponde di no, che deve aspettare questa o quella che sta ancora bene… Vabbè, okay, allora ci vediamo all’arrivo. Il livello è stato molto alto e col fatto di non riuscire a staccarci, è iniziata la classica melina di aspettare che a tirare fosse l’altra. Alla fine Vollering sosteneva di essere morta. Chi sembrava averne di più poteva essere Ferrand Prevot, ma non riusciva a fare la differenza. Niewiadoma neanche. E’ stato un percorso esigente, una corsa dura, ma abbiamo sbagliato tutte a leggerla. E così le seconde linee, che sono forti, hanno preso vantaggio e sono andate all’arrivo».

Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada donne elite,  Magdeleine Valliers taglia il traguardo a braccia alzate
Incredula e felice fino alle lacrime, Magdeleine Valliers diventa campionessa del mondo a 24 anni
Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada donne elite,  Magdeleine Valliers taglia il traguardo a braccia alzate
Incredula e felice fino alle lacrime, Magdeleine Valliers diventa campionessa del mondo a 24 anni

Una carriera che sboccia?

Magdeleine Vallieres, canadese di 24 anni, è la nuova campionessa del mondo donne elite. Corre con la Ef Education-Oatly, contratto fino al 2027. Il campionato del mondo è la sola vittoria di una stagione in cui il miglior risultato è stato il sesto posto al campionato nazionale. La sua unica vittoria da elite risale al 2024, il Trofeo Palma. Come ha detto Elisa Longo Borghini, ha vinto bene e ha vinto di gambe. Nei prossimi giorni vi racconteremo la sua storia. Per ora annotiamo che nell’anomalia di questa giornata di punte spuntate, la canadese ha pescato il jolly della vita. Le auguriamo di cuore che si trasformi nella nota d’inizio di una grande carriera.

Bronzini su Malcotti: okay salita e discesa, ora serve più forza

12.08.2025
6 min
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I chilometri sulla Cisa scorrono rapidi verso il mare. Giorgia Bronzini guida verso qualche meritato giorno di vacanza e ci offriamo di farle compagnia fra una galleria e l’altra. La linea tiene bene, la voce solo a tratti arriva interrotta. Il Tour de France Femmes è finito in archivio con la vittoria di Pauline Ferrand Prevot e il tredicesimo posto di Barbara Malcotti, che al quarto anno con la Human Powered Health sta raggiungendo una dimensione solida e promettente. Prima del risultato francese, l’ottavo posto al Giro d’Italia Women le ha aperto la porta del gruppo che conta e di questo vogliamo ragionare con la piacentina, che alla squadra americana è legata da un altro anno di contratto

«Barbara – racconta – aveva già dato dei bei segnali nella prima parte dell’anno, dopo aver lavorato bene già durante l’inverno. Al UAE Tour aveva fatto vedere di saper preparare l’appuntamento e di essere già a un livello più alto del 2024. Perciò con il suo allenatore e le scelte della squadra, abbiamo chiesto di programmare un bel Giro d’Italia. Sinceramente pensavamo che fare una top 12 potesse già essere un bell’obiettivo, ma ammetto che l’ottavo posto ha superato qualsiasi nostra aspettativa. Il Tour invece doveva prepararlo Talita De Jong, era il suo obiettivo. Invece a maggio si è presa un virus e non ne è mai uscita completamente. Perciò già durante il Giro d’Italia sapevamo che al Tour non sarebbe stata competitiva».

La squadra del Tour, consluso con il 13° posto di Barbara Malcotti e il 3° di Edward Ruth a Chambery (foto HPH)
Per questo avete allertato Malcotti?

Non si possono fare programmi con un preavviso di due settimane, per cui le abbiamo detto che sarebbe stata libera di fare la sua corsa, senza pressione. Quel che fosse venuto, sarebbe stato ben accetto. E anche in Francia ha fatto la sua bella corsa.

E’ un’atleta da convincere dei suoi mezzi oppure è consapevole del fatto che sta crescendo atleticamente?

Diciamo che all’inizio anche noi non sapevamo bene dove potesse arrivare, quindi la sua crescita è una scoperta anche per noi, persino durante il Giro stesso. Quando poi si è trattato di andare al Tour Femmes, le ho detto: «Adesso sei consapevole di quel che sei e di quel che hai. Devi fartene una ragione e capire dove puoi arrivare. Hai fatto uno step in più, cerca di conoscere bene le cose necessarie per dosarti anche a livello tecnico e tattico». Quando la dirigevo in corsa, avevo bisogno di ricevere il feedback di quanta benzina avesse ancora in corpo per interpretare la salita successiva. Le prime volte probabilmente non lo sapeva neanche lei, invece i riscontri che mi dà adesso sono molto più precisi e attendibili.

Il risultato del Giro può essere il punto di partenza per un altro tipo di carriera?

Al di là del margine di endurance che può avere, dal mio punto di vista Barbara ha tanto da guadagnare sul piano della forza e spero che il suo allenatore Mattia Follini quest’inverno metta del buon seme da questo punto di vista per sfruttarlo poi in corsa. Ci aveva già lavorato nello scorso inverno e ci siamo accorti dei miglioramenti. E’ molto magra, anche nella parte superiore del corpo, ma non è andata in deficit e questa è una cosa molto positiva, anche per quanto riguarda il recupero. Quindi io penso che Barbara possa fare un altro step di crescita.

Dopo l’ottavo posto al Giro Women, Malcotti era fra le osservate anche al Tour Femmes (foto Instagram/HPH)
Dopo l’ottavo posto al Giro Women, Malcotti era fra le osservate anche al Tour Femmes (foto Instagram/HPH)
La vedi leader o spalla per altri leader?

Non so se altre squadre la cercheranno e per fare quale tipo di lavoro, farà lei le sue scelte. Ma se anche venisse fuori che dovrà correre da gregaria, si potrà ritagliare sicuramente tanti spazi per sé. Barbara ha ancora un anno di contratto, ma comunque anche se saltasse fuori un team che ne ha bisogno come spalla per un leader, dovrebbe sapere di avere un’atleta di alta qualità, che potrebbe fare come Persico per Longo Borghini. Perché sul Monte Nerone, Silvia si è rialzata, ma se avesse tenuto duro sarebbe arrivata con una classifica notevole.

Avere una Malcotti così spingerà la squadra a investire su di lei e su un gruppo di lavoro per le corse a tappe?

Non saprei cosa rispondere, non è il tipo di parere che mi viene richiesto. La mia opinione, strettamente personale, è che si potrebbe ragionare sul fare di lei il centro della squadra, come pure sulla possibilità di prendere una leader già esperta, accanto a cui farla crescere. Si potrebbe aiutarla ad arrivare a un risultato importante andando per gradi, senza darle la patata bollente di dover fare subito risultato, perché avere fretta non serve a nessuno. Mi piacerebbe che Barbara potesse avere in gara un leader che si affidi a lei nei momenti importanti o che le lasci il suo spazio. Ripeto che l’esempio di Silvia Persico è perfetto. Quello che ha fatto al Giro per Elisa è stato una grande cosa e sono certa che la Longo, per come la conosco, alla prima occasione troverà il modo di ricambiare.

Cosa ci puoi dire del suo carattere in gara: Malcotti è sicura di sé?

Dipende dalla corsa, da come è fatto il percorso e da come si sente lei tecnicamente in base alle strade. Ci sono dei momenti in cui non si sente ancora sicurissima, ma è migliorata tantissimo. In salita ha fatto uno step notevole, è cresciuta e sa come gestire la tensione. Ma forse il miglioramento più grande lo ha fatto in discesa, che era un suo grosso limite. Ci ha messo anima e cuore per cercare di migliorare, ha fatto discese su discese. E alla fine ha vinto la paura che ti fa tirare i freni.

Il Giro Women ha portato all’exploit di Malcotti ma anche a buone prove di Carlotta Cipressi, di cui Bronzini si dice soddisfatta
Il Giro Women ha portato all’exploit di Malcotti ma anche a buone prove di Acrlotta Cipressi, di cui Bronzini si dice soddisfatta
Ad ora non risulta un programma definito per il seguito della stagione: cosa farà Malcotti da qui a fine anno?

Prima farà Kreiz Breizh e Plouay, poi Ardeche. A quel punto bisognerà vedere se verrà convocata in nazionale per mondiale ed europeo. In caso positivo, non potrà fare il Ciudad de Eibar in Spagna. Poi abbiamo in calendario due gare a ottobre in Italia.

Hai parlato del mondiale, la vedi pronta per la gara di un giorno o si trova a suo agio di più nella corsa a tappe?

E’ chiaro che il mondiale è duro e dipenderà dalle partecipanti e da come i nostri vorranno impostare la gara. Capire cioè se Barbara servirà ad esempio a far sì che la Longo Borghini sferri il suo attacco. In nazionale vanno rispettate le gerarchie e Longo Borghini dal mio punto di vista è il leader su cui si dovrebbe puntare, perché è campionessa italiana, ha vinto il Giro d’Italia e dà delle garanzie. Ovviamente non sono il tecnico della nazionale, quindi non so cosa abbia in mente Velo, ma se la convocano, Barbara può essere funzionale ai suoi schemi. E tutto sommato mi auguro che sia così.

Tour Femmes. Una festa di popolo e la Malcotti c’era…

08.08.2025
5 min
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Un Tour de France Femmes davvero particolare, un crescendo di emozioni che ha coinvolto fortemente il popolo francese, che attraverso Pauline Ferrand Prevot ha riassaporato quel gusto del possesso della maglia gialla che mancava ormai da quarant’anni, dai tempi dell’epopea di Bernard Hinault ormai diventati leggenda. Barbara Malcotti quell’esperienza l’ha vissuta da di dentro, risultando alla fine la migliore delle italiane al tredicesimo posto in un’edizione che, a dir la verità, ha visto i nostri colori un po’ ai margini.

Barbara Malcotti è stata la migliore delle italiane alla Grande Boucle, chiudendo tredicesima a 25’08” dalla vetta
Barbara Malcotti è stata la migliore delle italiane alla Grande Boucle, chiudendo tredicesima a 25’08” dalla vetta

Per la portacolori della Human Powered Health il bilancio è comunque abbastanza positivo: «Dopo il Giro, il Tour in realtà non era nei miei programmi, almeno come capitana, ma in supporto alla mia compagna Raaijmakers, che poi ha avuto dei problemi fisici a maggio e non è arrivata pronta per il Tour, quindi ho sostituito lei come capitana ma senza pressioni per il risultato. Il mio obiettivo personale era una top 15 che significava avere mantenuto un buon livello di forma dopo il Giro d’Italia e direi che l’obiettivo è stato centrato».

Tu sei stata una delle poche che è venuta dalla corsa italiana ottenendo un buon risultato, ma la sensazione è che sia sempre più difficile far bene in entrambi i grandi giri…

Per quest’anno la distanza era veramente pochissima, quindi o preparavi al 100 per cento il Tour de France o puntavi a far bene al Giro correndo poi un Tour de France cercando di salvarti. E’ sicuramente molto complicato. Quest’anno sarebbe stato quasi impossibile pensare di puntare in alto alla classifica in entrambe le corse.

La trentina con la diesse Giorgia Bronzini. Al Tour il suo ruolo è cambiato in corso d’opera
La trentina con la diesse Giorgia Bronzini. Al Tour il suo ruolo è cambiato in corso d’opera
Tra le due, che differenze hai riscontrato? Qual era delle due la più dura e qual era la più spettacolare?

Il Giro per un’italiana è sempre il Giro. Il Tour sicuramente è molto più nervoso, è una corsa che a me personalmente non piace tantissimo. Ma non per il pubblico, perché comunque il Tour è spettacolare, ma proprio perché ogni giorno è sempre a pancia a terra dall’inizio alla fine e comunque c’è tanto nervosismo.

Parlavi appunto del pubblico: che attenzione ha avuto il Tour de France femminile anche per la rincorsa alla vittoria della Ferrand Prévot che ha riportato la maglia gialla in Francia dopo tantissimi anni?

Già di per sé il Tour femminile ha sempre un risalto maggiore rispetto alle altre corse, ma quest’anno, nelle ultime tappe, c’era davvero un sacco di gente. Veramente tanta, tanta gente. Abbiamo visto un tifo straordinario per Pauline, tutti attendevano la sua vittoria, è stata la vittoria di un popolo.

Per la Ferrand Prevot un continuo bagno di folla. Il Tour Femmes è stato un clamoroso successo nazionale
Per la Ferrand Prevot un continuo bagno di folla. Il Tour Femmes è stato un clamoroso successo nazionale
Com’era l’atmosfera tra le varie squadre? Si è avuta la sensazione che ci fosse una lotta veramente particolare, soprattutto fra la Visma e e altre…

Aveva ragione il manager della FDJ, era un po’ “tutte contro Vollering”. Ci sono squadre all’interno del gruppo che pensano di poter fare il bello e il cattivo tempo come vogliono e corrono un po’ in arroganza rispetto agli altri team. Pensano di esserci solo loro in gruppo e di poter fare come vogliono. Dovrebbero capire che ci sono anche le squadre Continental, che comunque tutti si preparano e cercano di farsi vedere al Tour come in tutte le gare, ma qui ancor di più. Diciamo che manca il rispetto per gli altri team.

Una cosa che si diceva spesso a proposito della SD Worx, è ancora così con loro?

Quest’anno non dico che abbia fatto un passo indietro, ma non hanno più quella superiorità che si vedeva fino alla passata stagione, almeno per quanto riguarda le corse a tappe, ci sono team più pronti a lottare per la classifica e questo ha portato il team a correre con meno protervia. Ma il mio discorso era abbastanza generale, riguarda più team, servirebbe una presa di coscienza generale.

Ottava al Giro, la Malcotti ha sottolineato l’eccessiva vicinanza fra le due grandi corse
Ottava al Giro, la Malcotti ha sottolineato l’eccessiva vicinanza fra le due grandi corse
Che cos’è che ti ha colpito di più anche del contorno del Tour de France, dell’ambiente, della gente, dell’attenzione mediatica?

Al Tour senti un sacco di affetto dalle persone sulla strada. Il bello del Tour è proprio quanta gente c’è a supportarti, ma non solo sulle salite finali o nelle tappe regine, perché è dappertutto. Poi quest’anno che Pauline puntava a vincere vedevi che lei “era” la Francia. Dove passavi sentivi la gente urlare “allez Pauline”, ovunque. E penso che comunque queste immagini ti restino. Ti resteranno per sempre.

Tu sei in prima linea proprio dall’inizio della stagione. Adesso che cosa ti attende? Avrai un po’ di riposo per poi programmare la seconda parte?

Sì, ora stacco una settimana e poi riprendo ad allenarmi. Riprenderò con il Tour de l’Ardeche e poi non so. Quindi al momento l’obiettivo è prepararmi bene per provare a vincere una tappa per guadagnarmi una convocazione per europei e mondiali. So che i percorsi sono molto duri, ma non con salite lunghissime, quindi penso che potrei essere di buon supporto a Elisa Longo Borghini. Ma non è una decisione che spetta a me…

Ritirarsi al top o continuare: quale futuro per sua maestà Pauline?

05.08.2025
6 min
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Parlando prima che il Tour Femmes iniziasse, fra le altre atlete da tenere d’occhio Giada Borgato aveva fatto un nome secco. «La prima che mi viene in mente – aveva detto – è Pauline Ferrand Prevot. In pratica è tornata a correre su strada perché puntava forte sul Tour Femmes. Per la generale c’è anche lei, nonostante si sia un po’ nascosta. Ad aprile, dopo la vittoria della Roubaix, aveva detto che avrebbe dovuto e voluto perdere un po’ di peso per essere competitiva ad agosto».

Ora che la corsa si è consegnata proprio alla francese, siamo tornati dalla commentatrice tecnica di Rai Sport per chiudere il cerchio e verificare se quanto detto alla vigilia si sia avverato. Il livello del Tour ci è parso piuttosto alto, sia sul piano atletico che su quello dello stress. 

«Ce lo aspettavamo tutti – ragiona Borgato – che il Tour fosse di un livello diverso rispetto al Giro. Vuoi o non vuoi, ormai il calendario delle donne ha dinamiche simili a quelle degli uomini. Al Tour puntano tutte le più forti, che si preparano per mesi e ci arrivano cariche a pallettoni».

Sin dalle prime tappe del Tour Femmes la magrezza di Pauline Ferrand Prevot è stata ben evidente
Sin dalle prime tappe del Tour Femmes la magrezza di Pauline Ferrand Prevot è stata ben evidente
Ferrand Prevot, prima a Roubaix, ma ritirata dalla Vuelta: ha stupito o bisognava aspettarselo?

Pauline ha una cosa, è pazzesca. Quando punta un obiettivo, non sbaglia. Mi ricordo l’intervista che fece dopo la Roubaix, quando parlò dei chili da perdere per puntare al Tour. Da lì è andata in altura, ha fatto la monaca, ha perso peso. Sapeva che se perdeva tot chili, avrebbe sviluppato tot watt/kg e si è fatta trovare in forma. I primi giorni, guardando le foto, ho pensato che facesse paura per quanto era magra. Sembrava la Abbott dei miei tempi (atleta americana classe 1985, nota per la sua magrezza estrema, ndr).

E cosa hai pensato?

Che oggi non fai più le cose a caso. E lei , come poi ha raccontato, ha seguito un percorso calcolato anche per perdere peso. Infatti vedevi che quando partiva aveva comunque tanta forza, scattava con rapporti lunghi e riusciva anche a tirarli. Andava con la gamba bella piena. E secondo me, quando ha iniziato a pensare al suo Tour, aveva in mente proprio questo. Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, ma quando hai il motore, le cose magari riescono.

Hai avuto la sensazione che Demi Vollering sia stata al suo miglior livello?

Non ho ben chiaro se sia andata tanto forte Pauline, che ha dato dei distacchi abissali anche alla Vollering, o se Demi sia andata un pelo più piano. Forse opterei per questa seconda ipotesi. Battere Ferrand Prevot quest’anno era difficile, però vedendo il distacco tra Vollering e Niewiadoma, credo che l’olandese non sia andata al suo massimo. Quanto può essere cresciuta Kasia quest’anno per avvicinarsi tanto?

Al Tour abbiamo visto la miglior Demi Vollering oppure le è mancato qualcosa?
Al Tour abbiamo visto la miglior Demi Vollering oppure le è mancato qualcosa?
La caduta del terzo giorno può aver condizionato Vollering?

Lei ha detto che dopo quel giorno non ha avuto più certezze, ma non so se quella caduta possa aver condizionato tanto la sua performance.

Può aver pagato il cambio di squadra?

Non credo, tutte le volte in cui si sono trovate fra capitane, Pauline Ferrand Prevot l’ha tolta di ruota. In ogni caso, ha avuto a casa Juliette Labous, che ha fatto la sua parte. Se anche fosse stata ancora in SD Worx, non avrebbe avuto tante forze in più. Avrebbe avuto accanto Van der Breggen, ma quando le prime forzavano in salita, anche Anna si sarebbe staccata.

Tra le favorite avevi inserito anche Sarah Gigante, che però ha chiuso a più di 6 minuti.

E’ andata forte e mi dispiace abbia perso il podio proprio nell’ultima tappa. Viste le tante salite, se avesse recuperato bene dopo il Giro, avrebbe potuto anche vincere il Tour. Il guaio è che ha palesato dei limiti notevoli in discesa e nello stare in gruppo. Il problema è che non puoi fare corse a tappe solo con gli arrivi in salita. Probabilmente avrebbe vinto il Giro se nel giorno di Monselice non fosse stata in coda al gruppo. Se fai la leader, non puoi correre in ultima posizione. Piuttosto, non vorrei dimenticare un nome…

Di chi?

Quello di Maeva Squiban, ragazza del UAE Team Adq. Ha vinto due tappe, facendo due veri numeri. Non ha vinto a caso, ha vinto con una grande gamba. Anche lei, come Pauline, tirava dei rapporti notevoli.

Ritirata Longo Borghini, la UAE si è consolata alla grande con Maeva Squiban, 23 anni, vincitrice ad Ambert e poi a Chambery
Ritirata Longo Borghini, la UAE si è consolata alla grande con Maeva Squiban, 23 anni, vincitrice ad Ambert e poi a Chambery
Il ritiro di Longo Borghini ha dimostrato che non si possono fare Giro e Tour puntando a entrambi?

Dipende dagli obiettivi, l’anno prossimo comunque il Giro anticipa e la situazione sarà diversa. Secondo me fare Giro e Tour nello stesso anno è possibile, hanno 8 e 9 tappe, ma devi avere comunque un buon motore. Io credo che Elisa sia arrivata bene al Tour, ma aveva già dichiarato un obiettivo minore come provare a vincere una tappa. E quando ha visto la frenesia dei primi giorni, potrebbe aver pensato che non valesse la pena insistere, anche perché lei ha davanti ancora il mondiale. Forse ha pagato più mentalmente che fisicamente.

Van der Breggen che prova e riprova fa un po’ di tenerezza oppure sta facendo i numeri per essere lì davanti dopo tanto tempo che non correva?

Le mancano ancora le gambe. Pauline (Ferrand Prevot, ndr) è tornata ed è andata subito come una freccia, ma lei non è mai stata ferma come Anna. Aggiungiamo che la capitana della SD Worx doveva essere Kopecky, invece Van der Breggen si è ritrovata a farlo lei dopo il ritiro di Lotte. Ha salvato in parte la baracca. E’ stata una campionessa, che aveva smesso perché appagata. Poi sono venute fuori tante corse che non aveva fatto e probabilmente le è tornata la curiosità. La Roubaix, la Sanremo, il Tour de France.

L’Italia torna a casa con il miglior risultato di Barbara Malcotti.

E’ un’atleta interessante, sta crescendo perché ha ancora 25 anni. Aveva già fatto dei bei piazzamenti, poi ha fatto bene il Giro e ora il Tour. E’ una scalatrice pura, le manca qualcosina per raggiungere le più forti. Sicuramente adesso le arriveranno le proposte di qualche squadrone, qualcuno le ha messo di certo gli occhi addosso e magari le proporranno di lavorare per delle leader più forti. Sta a lei capire cosa vuole fare nella vita. Se continuare sulla sua strada per diventare una delle forti o lavorare. Lo capirà dai test e dall’esperienza.

Dopo l’ottavo posto al Giro, il 13° al Tour Femmes: Barbara Malcotti è una delle rivelazioni dell’estate
Dopo l’ottavo posto al Giro, il 13° al Tour Femmes: Barbara Malcotti è una delle rivelazioni dell’estate
Ferrand Prevot ha il contratto fino al 2027, ma ha raggiunto l’ultimo obiettivo. Pensi che valuterà il ritiro?

Per certi versi glielo consiglierei. Ormai, punta al mondiale di fine stagione che probabilmente vincerà, anche se mi auguro che tocchi a un’azzurra. Pauline punta a quello e dovrà essere brava ad arrivarci, perché manca tanto tempo. Perché ritirarsi? Perché potrebbe essere rischioso ripresentarsi al Tour anche l’anno prossimo dopo quel che ha fatto quest’anno. Secondo me per arrivare così a questo Tour, ha fatto dei sacrifici infiniti. In questa stagione l’hai vista poco, ma quando ha corso ha fatto il diavolo a quattro. Riuscirà a farlo ancora? 

Malcotti, la tenuta psico-fisica per una grande top 10 al Giro

17.07.2025
5 min
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IMOLA – Guardando la top 10 della generale del Giro Women c’è solo un’atleta che ha fatto corsa in crescendo e forse strabiliando più del dovuto se stessa, la propria squadra e i propri tifosi. Barbara Malcotti ha saputo risalire dal 103° posto nella crono iniziale fino all’8ª posizione finale, dandole consapevolezze nuove e risultando la migliore italiana dopo Longo Borghini.

Delle donne di classifica, la 25enne trentina della Human Powered Health è quella che aveva pagato il dazio più salato nella prova del “tic-tac” di Bergamo. Due minuti scarsi da recuperare al pronti-via avrebbero potuto demoralizzare chiunque, ma Malcotti non si è abbattuta, sorretta da una condizione psico-fisica mai avuta prima. La rincorsa si è completata giorno dopo giorno grazie ad un team che l’ha supportata in ogni modo.

Malcotti ha seguito le indicazioni di Bronzini e dell’allenatore Pollini per dosare le energie e rientrare in classifica
Malcotti ha seguito le indicazioni di Bronzini e dell’allenatore Pollini per dosare le energie e rientrare in classifica

Felicità Bronzini

Sul traguardo di ogni tappa il personale della squadra attendeva l’arrivo della propria atleta ed ognuno di loro seguiva gli ultimi metri con particolare trasporto. Le tre tappe conclusive sono state quelle in cui Malcotti è rientrata nelle migliori dieci. Abbiamo visto spesso l’osteopata-massaggiatrice Chiara Rozzini incitare la trentina a distanza mentre aveva pronte acqua e bevande post-gara per lei. Anche Giorgia Bronzini è rimasta sulla stessa lunghezza d’onda dall’ammiraglia, per quello che è uno dei migliori risultati della storia del team statunitense.

«Sul Giro che ha fatto Barbara – ci dice la diesse della Human – ho solo note positive. Mi è piaciuto come siamo riusciti ad interpretarlo e lei che ha ascoltato passo per passo i suggerimenti miei e del suo allenatore Mattia Pollini. Con lui già dalla crono avevamo fatto un piano delle giornate successive. Barbara è stata molto brava a seguire queste indicazioni, senza avere quella fretta di dover recuperare subito il distacco accumulato. Le abbiamo detto che il Giro sarebbe stato lungo e lei ha saputo dosare bene le energie, dando tutto nelle ultime due tappe. Eravamo fiduciosi di un suo buon piazzamento, ma forse posso dire che per noi è stata una bella sorpresa. Sono contenta, è un risultato che fa bene a lei e alla squadra».

Tutta lo staff della Human (qui la massaggiatrice-osteopata Rozzini) ha vissuto con enfasi il Giro Women di Malcotti
Tutta lo staff della Human (qui la massaggiatrice-osteopata Rozzini) ha vissuto con enfasi il Giro Women di Malcotti
Barbara ti sei regalata una bella soddisfazione. Qual è la prima sensazione?

Sono felice perché nessuno si aspettava una classifica del genere. Puntavamo ad una top 12, giusto per migliorare il 15° posto dell’anno scorso. Sarebbe stato un bel passo in avanti, però così è stato favoloso. La squadra è super euforica, quindi io la sono altrettanto. Anzi, considerando che il ciclismo femminile ha avuto un netto miglioramento rispetto agli ultimi anni, non pensavo di essere così competitiva con le prime dieci al mondo. Certo, ne mancavano un paio, ma il livello era molto alto.

Nella tappa di Monte Nerone ti abbiamo vista attiva, non hai avuto paura di attaccare.

Sì, in quel momento, una volta partita Gigante all’inseguimento di Longo Borghini, Giorgia alla radio mi ha detto di difendermi e tenere il più possibile. Quando la Movistar durante l’inseguimento ha imboccato la salita, io sentivo di essere in una grande giornata. Non stavo accusando la fatica del ritmo che stavamo facendo. A quel punto ho deciso di prendere in mano la situazione e provare a fare la mia gara e, perché no, provare a rientrare per vincere la tappa. Non ce l’ho fatta, ma non rimpiango nulla in generale. E’ stato un grande Giro.

Nella crono d’apertura a Bergamo, Malcotti chiude 103esima. Non si scoraggia e saprà finire 8a nella generale a 4’44”
Nella crono d’apertura a Bergamo, Malcotti chiude 103esima. Non si scoraggia e saprà finire 8a nella generale a 4’44”
Correrai anche il Tour Femmes?

Sì, vado in supporto di Thalita De Jong. Purtroppo lei nell’ultimo periodo non è stata molto bene, quindi bisognerà vedere come arriverà in Francia. E di conseguenza vedremo se per me si potranno presentare delle occasioni da sfruttare al meglio in qualche tappa. Sicuramente io ho dato dimostrazione di stare molto bene, devo solo capire quanto riuscirò a tenere questa condizione.

Una condizione più mentale che fisica?

Sì, assolutamente. Affrontare il Tour è sempre duro, specie dal punto di vista dello stress. Il Giro Women l’ho vissuto il più serena possibile, pensando giorno per giorno e sempre col sorriso. Credo che questo mi abbia dato un vantaggio in più rispetto alle altre. Direi che tutto l’umore in squadra abbia fatto la differenza

Malcotti al Giro 2024 era arrivata 15ª. Quest’anno ha terminato nella top 10, la migliore italiana dopo Longo Borghini
Malcotti al Giro 2024 era arrivata 15ª. Quest’anno ha terminato nella top 10, la migliore italiana dopo Longo Borghini
Ora Barbara Malcotti che obiettivi si è data?

Sicuramente fare un giusto recupero prima di andare in Francia. Per come stanno andando le cose, un pensiero alla maglia azzurra tra mondiale ed europeo ce lo sto facendo. O meglio, spero in una convocazione. Ecco, mi piacerebbe mettere la ciliegina sulla torta con una vittoria. Ma vediamo come andrà…

Malcotti e Trinca Colonel, l’Uae Tour ci ha regalato due perle

17.02.2025
6 min
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Torniamo indietro di una settimana abbondante, a quella penultima tappa dell’Uae Tour Women, quella dello Jebel Hafeet che ha incoronato Elisa Longo Borghini. Perché una scena come quella vissuta sulla dura salita mediorientale, con 4 ragazze italiane davanti a tutti non svanirà dalla memoria tanto presto. Insieme a Elisa e alla sua splendida luogotenente Silvia Persico (davanti alle due nella foto di apertura Human Powered Health/Getty Images) c’erano altre due italiane che ben pochi si sarebbero aspettati di trovare lì, a sgranare il gruppo, a mettere in fila cicliste ben più blasonate: Monica Trinca Colonel e Barbara Malcotti.

Da quel sabato il ciclismo femminile italiano è più ricco, perché quella prestazione è un crocevia importante. Ed entrambe cominciano a sentire sulla pelle il valore dii quel che hanno fatto: «Meglio di così non potevo iniziare la mia stagione – sentenzia Monica, che ha chiuso quarta sia nella tappa che nella generale – è stata una sorpresa soprattutto perché ero all’esordio con il nuovo team e non mi sarei mai aspettata un esordio così fortunato».

L’occasione giusta

«Io sapevo di stare bene – rilancia Barbara, alle sue spalle nella frazione e sesta in classifica – già in Australia sentivo le gambe in crescita ma non ero riuscita a trovare l’occasione giusta. All’Uae Tour ero partita per fare bene nella generale e le compagne hanno lavorato per me in maniera eccezionale».

Entrambe avevano segnato la tappa in rosso: «All’inizio eravamo partite pensando di correre per Mavi Garcia – racconta la Trinca Colonel – ma in quella corsa il vento gioca brutti scherzi e infatti la capitana è rimasta staccata, così il team ha deciso di puntare su di me per la classifica. Mi sono sentita un po’ presa in contropiede, ma sia i dirigenti che le compagne non mi hanno messo pressione, dicendomi di fare quel che potevo e questo mi ha aiutato.

Le compagne di squadra di Trinca Colonel hanno lavorato duro per portarla tra le prime in salita
Le compagne di squadra di Trinca Colonel hanno lavorato duro per portarla tra le prime in salita

Il lavoro delle compagne

«Le compagne mi hanno messo all’inizio della salita nella posizione migliore – prosegue Trinca Colonel – io avevo chiesto di essere portata lì perché poi la salita sarebbe stata una selezione continua e hanno svolto il compito in maniera perfetta. Poi, quando Elisa è partita non ne avevo per seguirla, potevo solo cercare di fare il massimo con le energie che mi erano rimaste».

Dello stesso tenore il pensiero della Malcotti, che pur essendo più giovane di un anno è più avvezza a questi contesti: «Io avevo chiesto espressamente di essere messa sulla ruota di una della Uae perché sapevo che avrebbero fatto il diavolo a quattro per far vincere la Longo Borghini. Ero nella posizione che volevo, poi quando è iniziata la bagarre ho provato un paio di volte a partire per staccare le avversarie dopo che Elisa era già davanti, ma eravamo tutte allo stesso livello di energie, ho pensato a non buttare via tutto esagerando con gli sforzi».

In Australia la Malcotti non aveva colto risultati, ma aveva già mostrato una buona condizione
In Australia la Malcotti non aveva colto risultati, ma aveva già mostrato una buona condizione

Avversarie in gara, senza parlarsi

Quattro italiane davanti. C’è stato tempo e occasione per parlarvi? «Era una salita veloce ed eravamo a tutta – ammette la nuova portacolori della Liv Jayco AlUlanessuna aveva la forza di parlare…».

«D’altronde eravamo di squadre diverse – le fa eco Malcotti – poi ognuna aveva l’obiettivo di fare il meglio possibile sapendo che la Longo Borghini non era recuperabile, visto come andava».

Al di là dell’esito finale, la corsa le ha proiettate verso una nuova dimensione: «Io vengo da stagioni alla Human Powered Health con pochi alti e molti bassi e voglio invertire la tendenza – prosegue la ragazza di Tione di Trento – mi sono resa conto di quel che ho fatto nei giorni successivi, vedendo quante persone mi hanno scritto sui social per farmi i complimenti, avrei voluto rispondere a tutti ma era veramente impossibile. Io voglio continuare su questi livelli per ripagare la fiducia del team, che mi ha garantito ulteriore spazio da qui in avanti e non mi nascondo, voglio qualche Top 5 nel WorldTour».

Primo anno per Monica Trinca Colonel alla Liv Jayco AlUla, subito con grandi responsabilità
Primo anno per Monica Trinca Colonel alla Liv Jayco AlUla, subito con grandi responsabilità

Si guarda ai Grandi Giri

«Io sono ancora una novizia a questi livelli – mette le mani avanti la Trinca Colonel – di base si corre per Mavi che non è solo una capitana per i risultati, ma anche per il suo modo di coinvolgerci, d’insegnarci il mestiere. Il team sa comunque che come alternativa posso essere presa in considerazione, la stagione è lunga e ci saranno altre occasioni per far bene».

Lei è già tornata alle gare alla Volta Valenciana e in una corsa ben più “tranquilla” altimetricamente di quella precedente ha comunque centrato un’altra Top 10 parziale. La Malcotti invece dopo le fatiche australiane e mediorientali è tornata a casa e si prepara per le prime corse italiane: «Sarò al Trofeo Oro in Euro, Strade Bianche e Trofeo Binda, ma in quelle corse la prima scelta sarà la De Jong che è in gran forma. Per me Cittiglio sarà un’esperienza tutta da scoprire. Io poi ormai mi vedo più avvezza per le corse a tappe e infatti il mio calendario sarà ricco soprattutto di queste, soprattutto Vuelta e Giro dove vado per fare esperienza, ma so che il mio futuro sarà lì, soprattutto quando sarò migliorata a cronometro, il mio tallone d’achille sul quale sto lavorando in maniera specifica».

Per la Malcotti c’è ancora molto da lavorare a cronometro per puntare alle classifiche dei giri
Per la Malcotti c’è ancora molto da lavorare a cronometro per puntare alle classifiche dei giri

Monica e il sogno della Freccia

«Anche per me la percentuale di gare è maggiore per quelle a tappe – ribatte la Trinca Colonel – dopo le prove italiane andrò in altura per la Freccia Vallone e la Vuelta. La Freccia l’ho corsa lo scorso anno, ma… in ammiraglia perché mi sono dovuta ritirare dopo soli 6 chilometri. Ho visto però che è qualcosa di magico, percorrevo quella salita e non facevo che pensare a quando sarei potuta essere protagonista anch’io. E’ nelle mie corde, bisogna solo riuscire a essere davanti all’imbocco del muro di Huy, cosa non semplice».

Bronzini e il suo credo: «Human reattiva e mai rinunciataria»

07.03.2024
7 min
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Due mesi di gare alle spalle e all’orizzonte un programma altrettanto uguale. Non è ancora tempo di bilanci, ma la prima parte del 2024 ha già dato qualche indicazione a Giorgia Bronzini e alla sua Human Powered Health.

Il modo di correre a livello tattico e il relativo approccio mentale alle corse. E non solo. La quarantenne diesse piacentina (in apertura foto Oskar Scarsbrook) da quest’anno ha caricato il suo bagaglio di esperienza sull’ammiraglia del team WorldTour statunitense, trovando subito l’intesa con le sue atlete e con i suoi colleghi di reparto. Nel realismo del contesto in cui si trova – tra ciclismo femminile attuale e propria squadra – Bronzini sta lavorando per ottimizzare ogni dettaglio, impartendo il suo credo. Gli effetti stanno iniziando a vedersi, non solo negli ordini d’arrivo. Ed è foriera come sempre di tanti punti di vista non scontati.

Nelle prime gare del 2024, la Human ha mostrato già tanta compattezza (foto ufficio stampa)
Nelle prime gare del 2024, la Human ha mostrato già tanta compattezza (foto ufficio stampa)
Giorgia che inizio di stagione è stato finora?

Direi che ci è mancata solo una vittoria per gratificare tutto il nostro lavoro, ma al momento pensiamo di essere sulla buona strada. Penso sia stato un buon avvio per una serie di circostanze. In alcune potevamo essere più attente, in altre decisamente più fortunate. E poi considerate che molte delle nostre ragazze non avevano mai corso assieme, come è successo al UAE Tour.

Difficile da gestire come contesto?

Sì, anche se non impossibile, però sappiamo tutti com’è ora il ciclismo in generale, specie quello femminile, che non lascia più nulla al caso. Negli Emirati Arabi abbiamo portato una formazione in cui le atlete erano tutte nuove l’una per l’altra. Eppure in gara abbiamo trovato la giusta sintonia in fretta. Con Daria Pikulik siamo stati una delle poche squadre che si è giocata la volata con la Wiebes. Daria laggiù ha fatto un buon lavoro ed è stata brava a centrare l’obiettivo di giocarsi lo sprint con la velocista più forte al mondo. Avremmo potuto raccogliere qualcosa in più di quel terzo posto, come del resto nelle altre corse, ma va bene uguale.

In ogni caso è arrivato più di un podio.

Sono i risultati che danno morale e riscontri sul lavoro svolto. Nel frattempo spero che Cordon-Ragot trovi la condizione giusta dopo un periodo influenzale che l’ha rallentata. A Valencia abbiamo fatto bene subito ad inizio febbraio con Raaijmakers seconda a pochissimi metri dalla vittoria. Poi venti giorni dopo ad Almeria abbiamo fatto seconde e terze con Biriukova e Zanetti. Alla Valenciana Lily Williams meritava forse qualcosina in più del quinto posto nella volata vinta da Balsamo. Infine Ruth Winder (che ora corre col cognome da sposata Edwards, ndr) terza al Trofeo Oro in Euro a Cinquale dopo che alla Strade Bianche era caduta. Ecco, con la fortuna siamo già in credito…

Spiegaci pure.

Con Ruth puntavamo a fare bene alla Omloop Het Nieuwsblad, così come a Siena. E’ rientrata dopo due anni di inattività, ma è arrivata preparata. Immaginavo fosse così perché la conosco bene avendola avuta alla Trek-Segafredo. Ebbene, in Belgio è rimasta coinvolta in una caduta proprio mentre attaccava Elisa (Longo Borghini, ndr) e addio speranze di piazzamento. Sul Bosberg tuttavia ha fatto una bella azione facendo la differenza, però è rimasta fine a se stessa perché ha trovato poca collaborazione. Resta la bella prestazione e lo spirito con cui ha corso.

Malcotti è rientrata da un infortunio. Alle Strade Bianche è stata a lungo in fuga, risultando la migliore della Human
Malcotti è rientrata da un infortunio. Alle Strade Bianche è stata a lungo in fuga, risultando la migliore della Human
Immaginiamo sia ciò che trasferisce sempre Giorgia Bronzini alle sue ragazze, giusto?

Per tanti aspetti non possiamo essere considerate al livello di squadre più attrezzate, però guai a presentarsi alle gare già sconfitte in partenza perché vediamo che ci sono i grandi nomi attuali. Non dobbiamo essere rinunciatarie. Spiego sempre, anche con umiltà, che noi dobbiamo essere brave a giocarci al meglio le nostre carte. A livello tattico dobbiamo cercare di sopperire qualche altra carenza.

Che ritorno hai dalle atlete?

Sono contenta perché le ragazze mi seguono. Capiscono cosa intendo dire. Anche con gli altri miei colleghi diesse siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Mi fa piacere che la mia filosofia sia condivisa. E soprattutto mi piace lo spirito di reazione che hanno mostrato. Winder a Siena è caduta rovinosamente ritirandosi. Nonostante le botte, il giorno dopo l’ho convinta a correre a Cinquale ed è salita sul podio. Questo per me, per noi è un grande segnale.

Ragusa al Tour Down Under ha conquistato la maglia delle scalatrici. Bronzini ha elogiato il suo lavoro oscuro (foto ufficio stampa)
Ragusa al Tour Down Under ha conquistato la maglia delle scalatrici. Bronzini ha elogiato il suo lavoro oscuro (foto ufficio stampa)
La pattuglia delle italiane come sta andando?

Malcotti a fine 2023 si è rotta il gomito, sempre per quel famoso discorso sulla fortuna (sorride con un briciolo di amarezza, ndr). Però si è ripresa bene, tanto che alla Strade Bianche l’ho mandata in avanscoperta per circa 90 chilometri ed ha seguito alla lettera la tattica. Alla fine è stata lei la migliore delle nostre. Per me Barbara quest’anno farà uno step in avanti, la vedo motivata. Zanardi invece non ha iniziato al top della forma. Sta cercando di trovarla, però guardiamo avanti con fiducia perché sappiamo che lei è un diesel. Infine c’è Ragusa.

Cosa ci dici di lei?

Ragusa ha fatto un passo in avanti con la condizione rispetto allo scorso anno. Ha esordito al Tour Down Under, dove ha conquistato la maglia delle scalatrici. Poi si è resa disponibile per le altre gare. A Siena, dove ha iniziato a lavorare prima del previsto. Lei è sempre devota al team, facendo tanto lavoro oscuro e per me Katia è una delle migliori a farlo. Anzi per me è un merito saperlo fare, visto che non è semplice per nulla. Infatti per questo ha maturato molto rispetto da parte delle compagne ed anche dai tecnici. Spero che quest’anno possa vivere nuovamente una giornata come a Roubaix l’anno scorso (dove fece seconda al termine di una lunghissima fuga, ndr), magari portando a casa qualcosa in più.

Zanardi sta lavorando per trovare la miglior condizione. Bronzini guarda avanti con fiducia per la sua conterranea
Zanardi sta lavorando per trovare la miglior condizione. Bronzini guarda avanti con fiducia per la sua conterranea
Cosa prevede il vostro calendario?

I miei colleghi Latomme e Sheehan sono in Belgio, io riprenderò a Cittiglio. Poi anch’io li raggiungerò per le gare del Nord. Tutte le classiche le facciamo. Personalmente dovrei saltare Freccia Vallone e Liegi perché dovrei andare in Spagna per la Vuelta. La presentano domani e ci hanno anticipato che il via potrebbe essere una cronosquadre. In virtù di questa indiscrezione abbiamo programmato una serie di prove con le bici da crono tra Freccia del Brabante ed Amstel. Non vogliamo farci trovare impreparate su nessun terreno, anche se è un’altra questione che mi fa un po’ stizzire…

Ovvero?

Le solite indiscrezioni parlano anche di un possibile arrivo sull’Angliru. Onestamente spero che non sia così. Per me salite così estreme nel ciclismo femminile non servono a nulla. Non avrebbe senso una salita simile, anche perché sarebbe in una corsa a tappe di una sola settimana dove ti condizionerebbe tutto e non necessariamente in meglio. Oltretutto una salita così non vorrebbe mai più affrontata in stagione in una qualsiasi altra gara altrove.

Quindi non sei d’accordo nel proporre le grandi salite?

No, anzi benvengano le montagne mitiche, purché vengano inserite con criterio. E poi bastano quelle “normali”, non le estreme. Come ad esempio il Tourmalet al Tour l’anno scorso. Salita leggendaria, dura, ma non impossibile. Avete visto che spettacolo c’era venuto fuori? Oppure si preferisce vedere una gara su una salita dove si sale a fatica con la macchina? Vedremo se sarà veramente così.

Pronte quindi per andare alle prossime gare con il solito spirito?

Certamente, quello non dovrà mai mancarci. In Spagna dovremmo andare con una squadra mista, puntando più alle tappe che alla generale, anche se decideremo più avanti chi portare per curare la classifica. Per il resto ho buone sensazioni per la campagna del Nord.

Ragusa alla Human, per riscattarsi con una gamba “nuova”

06.11.2023
6 min
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Ancora qualche giorno di tranquillità poi il suo 2024 sarà davvero dietro l’angolo. Katia Ragusa è appena passata alla Human Powered Health e fra poco inizierà la rincorsa alla nuova stagione con grandi stimoli, dopo aver risolto un delicato problema fisico.

Nella migrazione di staff e atlete che dalla Liv sono confluite alla Jayco-Alula, la 26enne vicentina (in apertura foto ilciclistafotografo) ha preso un’altra strada seguendo nel team statunitense Giorgia Bronzini, sua diesse e mentore di questi ultimi anni. Anche Ragusa non rientrava più nei piani della sua ex squadra, ma ha dovuto chiudere largamente in anticipo lannata. Un 2023 che prometteva bene dopo lo splendido secondo posto alla Roubaix e che invece si è arenato a causa di una noia alla gamba destra. Ora che è tutto risolto, ci siamo fatti raccontare da lei come si sta preparando alla sua nuova avventura.

Giorgia & Katia, atto terzo

Per la terza stagione consecutiva Ragusa sarà guidata da Bronzini. Si ritroveranno in una Human molto “italiana” grazie al nuovo arrivo di Zanardi e alla già lunga presenza di Malcotti. Ecco cosa ci aveva detto la diesse piacentina quando non era stato ancora ufficializzato il passaggio di Ragusa.

«Katia ora deve vincere con me in ammiraglia (sorride, ndr). Lei è stata una scommessa vinta parzialmente perché l’ho seguita meno di quello che volevo. E’ anche per questo che ho cercato di volerla ancora con me in squadra. In base al calendario che offriremo al team, che sarà più completo rispetto al passato, sono certa che Katia avrà i suoi spazi e le sue opportunità rispetto ad un lavoro da gregario fisso. Può ricalcare il percorso che ha fatto lì Barbara (Malcotti, ndr)».

Prosegue il vostro rapporto lavorativo. Come ti trovi con Bronzini?

Sono contenta di aver stabilito un filo diretto con lei. Devo solo ringraziare Giorgia perché è un tecnico che ti coinvolge tanto. Di persone come lei ce ne sono poche, soprattutto nel nostro ambiente. Uno dei suoi grandi pregi è che, essendo stata una grande atleta e avendo smesso da poco, riesce ad immedesimarsi in ognuna di noi. Capisce le esigenze e trova la soluzione giusta per ogni singola ragazza. Poi è stata preziosa anche in questo mio trasferimento.

In che modo?

A luglio la Liv mi aveva fatto intendere che non ero più nei loro progetti, così il mio procuratore (Lorenzo Carera, ndr) si è subito messo in moto per cercare altrove. Sapendo che Giorgia si stava accordando con la Human, abbiamo chiesto se c’era la possibilità di raggiungerla. E loro ci hanno ben accolto.

Ragusa a spasso in montagna con i suoi cani Moky e Benny durante la convalescenza dall’operazione alla gamba destra
Ragusa a spasso in montagna con i suoi cani Moky e Benny durante la convalescenza dall’operazione alla gamba destra
Cosa ti hanno detto alla Human?

Ho parlato con Kenny Latomme (uno degli altri diesse del team, ndr). Ho avuto subito un’ottima impressione. Anche se è un po’ meno sotto i riflettori rispetto alle altre, la Human è un team molto ben organizzato, con una persona dedicata ad ogni compito specifico. Hanno in mente un buon programma. Non vedo l’ora di iniziare il 2024, anche perché questa stagione è stata molto condizionata dal problema alla gamba destra.

Spiegaci cosa ti è successo.

La mia ultima gara è stata a Plouay ad inizio settembre e qualche giorno dopo ho fatto un accertamento medico. Era già dal Tour de Suisse (metà giugno, ndr) che sentivo la gamba destra molto più affaticata dell’altra. Sempre un formicolio al piede e la sensazione di avere un laccio all’altezza della coscia. La sintomatologia era simile a quella dell’arteria iliaca, ma facendo una TAC abbiamo scoperto che geneticamente ho due arterie, anziché una, che vanno ad irrorare il quadricipite. Facendo ciclismo questa seconda arteria si è ispessita causandomi una stenosi, ovvero una chiusura all’inizio dell’arteria stessa che non mi faceva arrivare il giusto flusso di sangue alla gamba.

Il secondo posto alla Roubaix è il miglior risultato di Ragusa nei due anni di Liv. Nel 2024 vuole confermare quel tipo di prestazione in più corse
Il secondo posto alla Roubaix è il miglior risultato di Ragusa nei due anni di Liv. Nel 2024 vuole confermare quel tipo di prestazione in più corse
Come lo hai risolto?

A fine settembre ho fatto un’angioplastica. Un intervento minimamente invasivo, fatto in day-hospital, che mi ha liberato l’arteria di quella strozzatura grazie ad una sonda e un palloncino. La visita di controllo di qualche giorno fa è andata bene. Avevo comunque fatto camminate in montagna e anche uscite in bici senza problemi. Infatti non avevo preso paura, perché mi avevano detto che era tutto sotto controllo. Certo, facendo uno sport intenso come il ciclismo ora dovrò tenere monitorata la situazione, ma sono molto serena. Anzi visto che la gamba destra è andata in decifit in questi mesi, sto facendo esercizi mirati per recuperare il giusto tono muscolare. Fra poco si parte.

Cosa prevede il tuo programma?

So già che correrò il Down Under in Australia. Ho chiesto io di poterlo correre per iniziare forte il 2024. Quindi dal 12 al 26 novembre andrò ad allenarmi a Calpe per fare una buona parte di fondo. Tornerò a casa per qualche giorno poi il 3 dicembre ripartirò, stavolta con la squadra, per andare tre giorni a Minneapolis dove c’è la sede della Human. Laggiù faremo i test e proveremo i materiali. Infine torneremo a Girona per il ritiro fino al 18 dicembre.

Ragusa ha subito un’angioplastica alla gamba destra per risolvere un problema genetico ad un’arteria
Ragusa ha subito un’angioplastica alla gamba destra per risolvere un problema genetico ad un’arteria
Quali saranno gli obiettivi di Katia Ragusa nel 2024?

Gli ultimi due anni in Liv sono stati fondamentali per la mia crescita e capire meglio il WorldTour. Vorrei ripetere la buona primavera di quest’anno, possibilmente però senza problemi fisici. Per il corridore che sono ho bisogno di trovare la condizione giusta col caldo, quindi l’Australia mi aiuterà ad arrivare in condizione per le classiche del Nord. Poi anche le gare a tappe sono un obiettivo in cui giocarmi le mie carte. Ma per ora penso solo ad iniziare bene la nuova stagione. Ho buoni presupposti.