Nibali, Pogacar, il Giro e i ricordi di un altro Grappa

02.05.2024
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Vincenzo Nibali sta guidando. Provando a seguire i puntini dei suoi tragitti, si capisce perfettamente che il siciliano sia davvero a tutta. Gli ultimi tempi poi sono particolarmente convulsi, fra il Giro d’Italia che inizia, i 100 giorni alla partenza del Tour, varie inaugurazioni e probabilmente la prima del docufilm sui suoi inizi, girato a Messina fra gli amici della sua infanzia.

Al Giro con Vegni

Il Giro d’Italia di quest’anno si deciderà o probabilmente appenderà il cartello fine sulla salita che per lui fu l’inizio: il Monte Grappa. Scollinò per primo e si lanciò come una furia nella discesa verso Asolo. Era il 2010, il Giro doveva ancora affrontare lo Zoncolan e il Mortirolo, ma per Vincenzo arrivò la prima vittoria di tappa. Ed è così che dopo qualche passo nel presente, è semplice e fantastico scivolare nel passato, ricordando quel ragazzo di 25 anni, che si affacciava sulla porta dei grandi e ne reggeva lo sguardo e il passo.

«Vediamo un po’ cosa combina Pogacar al Giro – dice – i primi giorni non sono proprio robetta semplice. Bisogna essere belli pronti e poi avere una condizione da portare avanti sino alla fine. Io vi seguirò a puntate. Ho rinnovato la collaborazione con RCS, per cui in alcune occasioni sarò accanto a Vegni e anche ad altri. Il ruolo di direttore di Mauro è molto importante e forse per certi versi sottovalutato da chi è fuori. Ho avuto modo di seguire qualche tappa con lui e ti rendi conto del lavoro che c’è. Il suo e di tutto il gruppo che lavora per la sicurezza. La prima volta che l’ho visto, ho ammesso che non mi aspettavo ci fosse dietro tanto impegno.

«L’atleta pensa a correre e vincere, di tutto il resto non ha un’idea. Ho proposto di fare una riunione solo con i corridori, per spiegare come si muovono le staffette. Si potrebbe fare quando vengono per la presentazione delle squadre. Magari perdi un’ora in più, però a livello di sicurezza gli daresti delle informazioni molto preziose. Sono andato in auto con Longo Borghini a vedere i primi pezzi della strada, a mettere a posto dettagli in apparenza banali: le strisce, le transenne, i cartelli. A segnare cose che magari durante le prime ricognizioni non erano state annotate e che si vedono meglio quando la strada è chiusa e senza macchine. Oppure i finali d’arrivo più pericolosi».

22 maggio 2010: il Grappa è iniziato, la selezione è stata dura: restano Scarponi, Basso, Nibali ed Evans
22 maggio 2010: il Grappa è iniziato: restano Scarponi, Basso, Nibali ed Evans
A proposito di finali ad alta tensione, si torna sul Monte Grappa e alla picchiata su Bassano del Grappa. Tu arrivasti più avanti, ad Asolo, ma il versante è lo stesso…

La mia prima vittoria al Giro d’Italia. Era una tappa che puntavo. Il giorno prima, anche a tavola, l’avevo dichiarata. Ridendo e scherzando, dissi a Ivan: «Domani, quando si scollina lassù in cima, in discesa scansati perché attacco!». Un po’ se la prese, non era spiritoso al riguardo, ma devo essere sincero al di là delle battute: mi diede una bella mano a vincere quella tappa. Ero un giovane che voleva mettere subito “i puntini sulle i”, ma da lui ho appreso molto.

Era il famoso Giro della fuga dell’Aquila, per cui vi toccò tirare ogni santo giorno…

Ero andato forte in quel Giro d’Italia. Sostanzialmente avevo fatto lo stesso percorso di avvicinamento di Ivan Basso, con l’eccezione del Romandia. Non dovevo farlo il Giro, toccava a Pellizotti. Dopo la Liegi ero andato in Sicilia e avevo, come dire, le orecchie basse perché in Belgio non ero andato benissimo. Soffrivo di allergia e mi ricordo che facevo fatica a respirare. Mi sentivo strano, un po’ debole. Ricordo che un giorno mi arrivò la chiamata, ero giù da neanche una settimana. Mi chiamò Zanatta e mi disse che avevano pensato di portarmi al Giro d’Italia. Aveva parlato con Slongo (il preparatore che lo ha seguito per quasi tutta la carriera, ndr) e avendo fatto lo stesso programma di Basso, erano certi che avessi le carte in regola.

E tu?

Io ero onestamente un po’ dubbioso. Il Giro del 2010 partiva dall’Olanda e lassù piovve per tutto il tempo e questo mi cambiò la vita. Iniziai a sentirmi un’altra persona. Con la pioggia si erano abbassati tutti i polini e giorno dopo giorno iniziai a stare meglio. Infatti andai subito bene, forte già dalle prime tappe. E’ lo stesso Giro in cui presi la maglia rosa nella cronosquadre di Cuneo, sotto un bel diluvio, e la persi nel fango di Montalcino. Quando arrivammo al Monte Grappa, la maglia rosa ce l’aveva Arroyo e l’aveva presa appunto all’Aquila. Dovevamo ancora recuperargli sette minuti.

Manca poco allo scollinamento, Evans si appesantisce: è l’occasione che Nibali aspetta
Manca poco allo scollinamento, Evans si appesantisce: è l’occasione che Nibali aspetta
Il Grappa lo conoscevi? Ci avevi messo mai le ruote sopra?

No, era la prima volta. Ne avevo fatto qualche pezzettino negli anni precedenti quando ero in quelle zone ad allenarmi, però in cima non ero mai arrivato e in gara ovviamente era tutt’altra cosa.

Cosa ricordi di quel giorno?

La presero forte quelli del Team Sky, che erano al primo anno: mi ricordo che c’era anche Wiggins. Subito dopo però calarono un po’ l’andatura e così dalla metà in poi prendemmo in mano noi le redini della corsa. Iniziammo a tirare con il solito protocollo di azione per la salita. Per cui c’era prima Kieserlowski, poi Agnoli, quindi Sylvester Szmyd che era l’ultimo. Quando finì lui, vidi che eravamo rimasti in pochi. Finché nell’ultimo pezzettino, quando eravamo proprio in cima, ci accorgemmo che Cadel Evans (uno degli avversari più pericolosi di Basso, ndr) aveva scollinato leggermente staccato. Così una volta in cima, scollinai insieme a Basso, presi la discesa e andai via.

Era quello lo schema di cui avevate parlato a cena la sera prima?

Esatto, anche se a metà discesa mi arrivarono un po’ di crampi. C’era un pezzettino in cui dovevi pedalare di nuovo (da Ponte San Lorenzo a Il Pianaro, ndr) e le gambe picchiavano. Però fu il modo per farle ripartire gradualmente e a farle girare piano piano, i crampi mi passarono. Feci l’ultima parte della discesa e poi gli ultimi 7-8 chilometri per andare all’arrivo. Arrivai con 23 secondi di vantaggio, mi sembra.

Planata dal Grappa e arrivo solitario ad Asolo. Per Nibali la prima tappa vinta al Giro
Planata dal Grappa e arrivo solitario ad Asolo. Per Nibali la prima tappa vinta al Giro
Se ci pensi adesso con tutta la carriera che hai avuto dopo, quel giorno resta un po’ importante?

E’ stato importante, perché io ero andato al Giro pensando di provare a vincere qualche tappa, non avevo obiettivi di fare la classifica. Per quella c’era Ivan Basso, io già qualche Giro l’avevo fatto e quell’anno avrei dovuto fare il Tour de France, ma lo scambiai con il Giro d’Italia. Venne stravolta tutta la mia stagione. Arrivai terzo al Giro e poi andai alla Vuelta, che vinsi: il mio primo grande Giro. Quindi il giorno di Asolo è stato un passaggio importante, la prima vittoria, la svolta della carriera. Quell’anno mi ero messo in testa di avere l’asticella sempre più alta…

Una salita come il Grappa nel gruppo di oggi come la vedi?

E’ sempre una salita che si fa rispettare e se viene fatta forte, fa parecchio male. Anche la prima parte della discesa è bella impegnativa. Quando l’ho fatta io, era pure bagnata. E’ stretta, in cima l’asfalto era viscido. E’ una tappa che se qualcuno decide di farla forte da sotto fino a sopra, fa dei danni. Ovviamente con l’aiuto della squadra, non da soli…

Cosa ricordi degli ultimi metri: quando sei lì senti lo speaker che urla il tuo nome? Ti viene la pelle d’oca?

Senti il boato della gente, quello sì. La pelle d’oca, quella vera, ti viene però quando pedali in cima ai passi di montagna in mezzo a quelle due ali di folla, sperando che tutto vada bene. C’è la gente che ti incita e che ti urla, quello per me è sempre stato il massimo dell’adrenalina. Quel giorno là in cima non c’era tanta gente, forse anche perché pioveva, ma all’arrivo di Asolo c’era un mare di tifosi: questo me lo ricordo veramente, ad Asolo c’è sempre gente. Il giorno dopo provai a entrare nel villaggio, ma non riuscii perché venni… asfaltato dai tifosi (ride, ndr). Io poi io con quella città ho sempre avuto un buon rapporto.

Nibali ha ancora 25 anni, la prima tappa al Giro inaugura il 2010 della vittoria alla Vuelta
Nibali ha ancora 25 anni, la prima tappa al Giro inaugura il 2010 della vittoria alla Vuelta
Come mai?

Perché ci vinsi anche un campionato italiano juniores. Le persone si ricordavano anche di quel ragazzino in maglia tricolore. In Veneto ho avuto dei bei trascorsi, da quando andai a correre con la Fassa Bortolo e poi con la Liquigas.

Ci vediamo al Giro, quindi?

Certo. Faccio le prime tre tappe, poi vado a Genova perché intitolano una ciclabile a Michele Scarponi. Poi rientrerò più avanti , magari in qualche tappa vicina e poi per il gran finale. A Livigno non ci sono, però penso che salirò il giorno dopo, per il riposo. Nel frattempo esce anche il mio docufilm e non so se vogliono fare una prima visione proprio quel giorno.

E’ vero che l’avetre girato tutto in Sicilia?

Tutto giù, esatto. L’ha girato Marco Spagnoli, che ha fatto docufilm anche su Franco Battiato, Pino Daniele, Sofia Loren e Dino Zoff. Il mio sarà concentrato sulle origini, il luoghi da dove sono partito. Ci sono un po’ di racconti della famiglia, siamo andati a vedere il paese dove sono cresciuti i miei genitori. Ci sono un po’ di miei amici, qualche racconto di mio cugino Cosimo e quelli che sono riusciti a venire. Carlo Franceschi non ha potuto per la distanza, invece Malucchi ha tirato fuori ricordi che riguardavano suo papà. Non so ancora dove sarà trasmesso, ma la produzione un po’ è della Regione Sicilia e un po’ di RAI. Vediamo quando ci sarà la prima. Intanto ci si vede a Torino…

I giorni dello Squalo / Asolo 2010, la prima vittoria al Giro

14.08.2022
6 min
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Qualche goccia di pioggia sull’arrivo e, stando alle immagini, anche nella discesa del Grappa. Giro d’Italia del 2010, sono già successe un sacco di cose. C’è stato lo sterrato infangato di Montalcino in cui Nibali è caduto e nel giorno della vittoria di Evans, ha ceduto la maglia rosa a Vinokourov. Il giorno dopo, vittoria del compianto Sorensen sul Terminillo. Poi la fuga bidone dell’Aquila, con lo stesso Vinokourov a fondo e il primato sulle spalle di Richie Porte, che è giovane e veste la maglia bianca con le insegne della Saxo Bank. Il Giro risale. Brinda con Belletti a Cesenatico e nella Ferrara-Asolo affronta il Monte Grappa, prima vera montagna davanti alle ruote della Liquigas. Basso deve recuperare minuti, ma il gruppo dei fuggitivi dell’Aquila è composto da gente coriacea che non ci pensa a farsi sbranare.

La 14ª tappa del Giro 2010 parte da Ferrara e arriva ad Asolo, con il Monte Grappa nel finale
La 14ª tappa del Giro 2010 parte da Ferrara e arriva ad Asolo, con il Monte Grappa nel finale

I giorni dello Squalo

Nibali ha 25 anni. Il suo palmares parla finora di 12 vittorie, tra cui il Giro del Trentino del 2008 e il Tour de San Luis del 2010. E’ un predestinato e puntualmente la sua carriera sta prendendo la strada giusta. Al Giro è al fianco di Basso, arrivato in squadra nella stagione precedente. In realtà le cronache dicono che Vincenzo al Giro l’hanno portato per sostituire Pellizotti alle prese con le irregolarità del passaporto biologico. Nel percorso del siciliano, tuttavia, il 2010 è l’anno della rivelazione e da qui partiamo per raccontare i momenti chiave della sua carriera, alle porte del ritiro cui onestamente dobbiamo ancora abituarci.

Il 22 maggio del 2010 è il giorno della prima vittoria di tappa al Giro d’Italia, che Vincenzo coglierà mettendo a frutto le sue doti di discesista, di cui presto tutti si renderanno conto.

Il forcing di Nibali sul Grappa fa staccare Porte e infiamma la tappa
Il forcing di Nibali sul Grappa fa staccare Porte e infiamma la tappa

Il Grappa da Semonzo

La cronaca è scarna. Porte in maglia rosa inizia a mostrare il fianco e sulle pendenze del Grappa si fa avanti minaccioso lo spagnolo Arroyo, un altro degli uomini dell’Aquila.

Pozzato veste la maglia Katusha e ha già vinto la tappa di Porto Recanati. Ma il Grappa è casa sua e fa il diavolo a quattro per entrare nella fuga giusta, che si concretizza in un gruppetto di sei che arrivano ai piedi del monte, che dal versante di Semonzo misura 18 chilometri con punte del 14 per cento.

La fuga si sgrana come chicchi di un rosario, l’ultimo a cedere è Bisolti, mentre dietro la Liquigas fa il forcing, con Sylwester Szmyd che vive una delle sue giornate campali.

Scatto sul Grappa, discesa e pianura fino ad Asolo: Nibali al comando per 30 chilometri fino alla vittoria
Scatto sul Grappa, discesa e pianura fino ad Asolo: Nibali al comando per 30 chilometri fino alla vittoria

Il morso dello Squalo

Dal gruppo maglia rosa scatta Wiggins. Il pistard britannico ha in testa il sogno di vincere un grande Giro e corre nel neonato Team Sky. La Liquigas prosegue il suo lavoro e con il passare dei chilometri ne fanno le spese Garzelli e Porte.

A 9 chilometri dalla cima, Bisolti ha ancora pochi secondi su Monier e Wiggins, su cui tornano Evans, Scarponi, Vinokourov, Arroyo, Uran, Sastre, Tondo, Cunego, Basso, Nibali, Szmyd, Samoilau, Mollema, Cioni, Gerdemann e poco dietro Pinotti.

E’ il momento in cui lo Squalo getta la maschera. Il giovane siciliano alza il ritmo. Gli rispondono Scarponi, Evans e Basso. I fuggitivi vengono ripresi e staccati, mentre la corsa si infila nelle nuvole che coprono la Cima Grappa. Dopo il passaggio in vetta, Nibali molla gli ormeggi, approfittando della strada appena bagnata.

Il giorno dopo Asolo, sullo Zoncolan il primi attacco di Basso che recupera 4’10” ad Arroyo
Il giorno dopo Asolo, sullo Zoncolan il primi attacco di Basso che recupera 4’10” ad Arroyo

Discesa da maestro

Nibali si infila nella nebbia, dietro si guardano. Il siciliano ha 11’18” dalla maglia rosa, nessuno vuole rischiare l’osso del collo per seguirlo. Il suo vantaggio aumenta e le quasi 200 mila persone assiepate sull’arrivo di Asolo capiscono che in quelle curve al limite c’è un talento fuori del comune.

«La sera prima – racconterà dopo l’arrivo con gli occhi che esplodono di felicità – sentivo che poteva essere il giorno giusto per provarci. La salita del Grappa è stata perfetta per fare la selezione. Poi, con Ivan, Evans e Scarponi che si marcavano per la classifica, ho colto l’attimo e ho sfruttato la discesa per attaccare. Il resto è stato come una crono a testa bassa per non farmi riprendere. E’ stato un grosso sforzo, 30 chilometri da solo e domani c’è lo Zoncolan, una salita durissima e spero di non risentirne. Fra me e Basso non cambia niente, c’è unità di intenti. Oggi c’era la discesa e ho attaccato io, domani magari in salita prova Ivan». 

Sul Mortirolo Nibali sarà una pedina fondamentale accanto a Basso, lanciato verso la vittoria
Sul Mortirolo Nibali sarà una pedina fondamentale accanto a Basso, lanciato verso la vittoria

Piano perfetto

In casa Liquigas si fa festa. Porte ha perso la maglia rosa, che ora è sulle spalle dello spagnolo Arroyo. E l’indomani sullo Zoncolan, Basso potrà continuare la rimonta di un Giro da rincorrere e vincere.

«Avevamo organizzato tutto alla perfezione – commenta Zanatta, che ha seguito la tappa dalla prima ammiraglia – Vincenzo ha fatto un capolavoro. Ha aumentato il vantaggio in discesa e ha resistito nei 14 chilometri finali. In ammiraglia eravamo elettrizzati. Oggi è davvero iniziata la rincorsa alla maglia rosa».

A cena con Fignon

Quella di Asolo rimarrà una notte magica. Per Nibali e per il ciclismo, perché in una cena magica organizzata da Marcel Tinazzi, farà l’ultima apparizione al Giro Laurent Fignon, fiaccato dalla malattia. 

Nella sera di Asolo, l’ultima apparizione di Fignon in Italia alla cena di Marcel Tinazzi
Nella sera di Asolo, l’ultima apparizione di Fignon in Italia alla cena di Marcel Tinazzi

«Gli amici sono importanti – dice il vincitore di un Giro e due Tour – ringrazio Marcel per avermi chiamato a questa festa. Ho ricevuto chiamate che non mi sarei mai aspettato da Eddy Merckx e Felice Gimondi, oppure da Luc Leblanc e Alain Gallopin. Io continuo a vivere. Giorno per giorno. E spero che la prossima terapia sarà quella giusta. Ma so anche che per quanto io possa lottare e avere voglia di vivere, se non troveranno la cura dovrò arrendermi. Non ho voglia di morire a cinquant’anni, ma se è incurabile cosa posso farci?».

E’ seduto a tavola in una bolla di Francia, il suo nido protetto. Solo a tratti, Laurent si estrania dalla conversazione e fissa il vuoto. Si ferma, mette giù le posate e resta a guardarsi dentro. Brevissimi momenti di solitudine, in cui è banale cercare di riconoscere la riflessione o la paura. Fignon se ne andrà il 31 agosto, meno di tre mesi dopo, nei giorni in cui il morso dello Squalo addenterà la Vuelta. Ma questa è già un’altra storia…

Giuseppe Bigolin, Davide Cassani, Selle Italia

Selle Italia, produzione ecosostenibile con X-Tech

09.11.2020
2 min
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Selle Italia conferma la propria indole innovativa e come sempre attenta, molto attenta al rispetto dell’ambiente.

Dopo anni di ricerca e sviluppo, l’azienda con sede nella meravigliosa Asolo ha difatti deciso di introdurre nel contesto del proprio processo produttivo la rivoluzionaria tecnologia X-Tech. Un processo che consente di ottenere selle di altissima gamma da un impianto completamente automatizzato, robotizzato… super brevettato ed interamente sviluppato in Italia. I diversi componenti della sella vengono infatti assemblati senza l’utilizzo di colle e con la possibilità di riciclare il prodotto a fine vita.   

Selle Italia, stabilimento
La sede di Selle Italia, alle porte di Asolo
Selle Italia, stabilimento
La sede di Selle Italia, alle porte di Asolo

Made in Veneto

«Con l’introduzione di X-Tech – ha dichiarato a bici.PRO Giuseppe Bigolin, il presidente di Selle Italia, che nella foto di apertura è con Davide Cassani – vogliamo confermare il nostro impegno per una produzione di selle di qualità e a basso impatto ambientale. Vogliamo difatti dimostrare e rendere evidente che la sostenibilità ambientale è un valore reale e aggiunto della nostra offerta di prodotti. La produzione sarà completamente made in Italy, anzi made in Veneto. Eviteremo così la delocalizzazione della produzione all’estero e in destinazioni con manodopera eccessivamente a basso costo. E’ una innovazione produttiva che ho voluto far introdurre personalmente, che sarà operativa in Selle Italia già da questa settimana e che in futuro si estenderà a tutta la nostra gamma».

Selle Italia, stabilimento
Un altro colpo d’occhio sullo stabilimento
Selle Italia, stabilimento
Selle Italia ha sede a Casella D’Asolo (Tv)

Collanti addio

Le selle che nasceranno grazie alla tecnologia X-Tech saranno composte da una miscela di tecnopolimeri che le renderanno ecosostenibili. Tutte le componenti della sella saranno assemblate senza l’utilizzo di materiali collanti e con la possibilità di riciclare il prodotto dopo averlo utilizzato e dopo averne separato adeguatamente le varie parti.  Una nuova gamma di prodotti che non dimenticherà nemmeno il binomio che ha reso Selle Italia un punto di riferimento nel comparto: comfort e performance. La nuova imbottitura in Total Gel, completamente integrata con la scocca, assicurerà difatti una seduta altamente confortevole senza tralasciare l’orientamento alla prestazione che da sempre contraddistingue tutti i prodotti a marchio Selle Italia.

www.selleitalia.com