Andrea Bessega, Lidl-Trek Future Racing

In gruppo si vede un “nuovo” Bessega: consapevole e determinato

08.10.2025
5 min
Salva

LISSONE – Prima il Lombardia U23, corso sabato 4 ottobre, poi la Coppa Agostoni il giorno successivo. Il rientro in corsa di Andrea Bessega è stato caratterizzato dalle salite della Brianza e da due giornate toste dove c’era da fare fatica e mettersi a disposizione dei compagni. Il giovane talento friulano passato under 23 quest’anno con la Lidl-Trek Future Racing è tornato a indossare il numero sulla schiena dopo sette mesi di stop. La sua ultima apparizione in gruppo risaliva all’Istrian Spring Tour, era il 16 marzo. 

Il ragazzino che con la maglia della Borgo Molino aveva raccolto tanto nei due anni fra gli juniores nelle gare nazionali e regionali ha sentito la necessità di fermarsi, rifiatare e ripartire. Un periodo lungo di assenza dalle corse dal quale è uscito un nuovo Andrea Bessega (in apertura foto Facebook/Istrian Spring Trophy, ndr). 

Andrea Bessega, Lidl-Trek Future Racing, Coppa Agostoni 2025
La Coppa Agostoni è stata la seconda gara disputata da Bessega (secondo da sinistra) una volta tornato in gruppo
La Coppa Agostoni è stata la seconda gara disputata da Bessega (il secondo da sinistra) una volta tornato in gruppo

Da junior agli under 23

Negli anni della categoria juniores il giovane friulano aveva fatto vedere grandi cose, vincendo spesso con netta superiorità nelle gare nazionali. Bessega aveva iniziato a raccogliere anche le prime esperienze di livello internazionale grazie al lavoro di Dino Salvoldi, cittì della nazionale juniores, che lo aveva portato con sé in alcune prove di Nations Cup. Le qualità e il talento di Andrea Bessega non sono mai stati in discussione, ma la verità è che il mondo degli under 23 è tanto diverso, soprattutto se ci si affaccia subito in un devo team. La Lidl-Trek Future Racing lo ha aspettato e in lui crede molto, tanto da avergli prolungato il contratto anche per il 2026

«Con il Lombardia ho rimesso ufficialmente il numero sulla schiena – racconta il corridore classe 2006 – era dal mese di marzo che non correvo per diversi problemi personali. Tornare in corsa è stato bello, sono venuto a questi due appuntamenti per fare esperienza e sono felice di rimettermi in gruppo. Speriamo, da adesso in poi, che tutto vada come deve andare».

Andrea Bessega, Lidl-Trek Future Racing
Rimettere il numero sulla schiena prima della fine dell’anno è stato un passaggio importante per il giovane friulano
Andrea Bessega, Lidl-Trek Future Racing
Rimettere il numero sulla schiena prima della fine dell’anno è stato un passaggio importante per il giovane friulano
Ti era mancato?

Sì, mi era mancato tornare alle gare, però il periodo che ho avuto mi ha cambiato. Mi era mancato questo mondo, però nel periodo scorso ho avuto problemi che non mi hanno fatto sentire questa mancanza. 

Cosa hai avuto?

Problemi personali legati alla motivazione e alla performance. A inizio anno ero sereno e ben predisposto per fare questo primo anno da under 23, poi con le prime gare sono arrivati dei problemi più mentali che fisici. Diciamo che sono un po’ saltato.

Andrea Bessega, Lidl-Trek Future Racing, Coppa Agostoni 2025
Bessega si è detto felice di aver ritrovato la sensazione di pedalare in gruppo, anche se in questi mesi qualcosa in lui è cambiato
Andrea Bessega, Lidl-Trek Future Racing, Coppa Agostoni 2025
Bessega si è detto felice di aver ritrovato la sensazione di pedalare in gruppo, anche se in questi mesi qualcosa in lui è cambiato
Il passaggio da juniores a under 23 è stato più grande del previsto?

Sì, poi ho iniziato anche la scuola e c’era molto stress, si vede che non ho retto abbastanza bene i due impegni e ho ceduto un po’. Non saprei dire quale sia stata la causa scatenante, ma ho avvertito un vero e proprio cambiamento dentro di me. 

Cosa è cambiato in te?

Non me la sento di dirlo. Sono solo contento di essere tornato in corsa, la motivazione sembra essere quella giusta. 

Andrea Bessega, Lidl-Trek Future Racing
Il passaggio in un devo team non è mai semplice, Bessega lo ha scoperto sulla propria pelle e farà tesoro di quanto visto
Andrea Bessega, Lidl-Trek Future Racing
Il passaggio in un devo team non è mai semplice, Bessega lo ha scoperto sulla propria pelle e farà tesoro di quanto visto
Com’è stato il passaggio da una squadra juniores nazionale a una di livello internazionale come un devo team? 

Come passare dalla montagna al mare, correre in una squadra di sviluppo è completamente diverso rispetto a un team italiano juniores. Cambia tutto, gli allenamenti, l’approccio, la mentalità. Il salto è davvero grande. Diciamo che quando si è abituati a vincere e fare sempre piazzamenti ogni fine settimana, poi ti trovi a non finire le gare è tosta. Bisogna essere pronti mentalmente perché altrimenti ci possono essere dei problemi. 

Nonostante tra gli juniores tu abbia corso e raccolto risultati anche a livello internazionale…

Sì è vero, ma quando si arriva da questa parte, tra gli under 23, ti accorgi che è tutto un altro mondo. Ci sono ragazzi più grandi, con maggiore esperienza e che vanno davvero forte

Andrea Bessega, Lidl-Trek Future Racing, Istrian Spring Trophy (foto Facebook/Istrian Spring Trophy)
L’ultima corsa per Andrea Bessega era stata l’Istrian Spring Trophy il 16 marzo (foto Facebook/Istrian Spring Trophy)
Andrea Bessega, Lidl-Trek Future Racing, Istrian Spring Trophy (foto Facebook/Istrian Spring Trophy)
L’ultima corsa per Andrea Bessega era stata l’Istrian Spring Trophy il 16 marzo (foto Facebook/Istrian Spring Trophy)
Com’è a inizio anno attaccare il numero e trovarsi in quel mondo? 

Le prime gare sono state fatte a fine gennaio, in Spagna e sono andate anche abbastanza bene. Poi a marzo sono andato a fare l’Istrian Spring Tour ed è successo tutto. 

In questo periodo cosa hai fatto? 

Ci sono stati degli alti e bassi per quanto riguarda gli allenamenti e la preparazione. E’ stato difficile ma sono felice che la squadra mi abbia chiamato per venire a correre in questo finale di stagione. Anche io avevo voglia di rimettermi in gioco, anche perché il prossimo anno bisogna rimettersi in sesto e fare una buona stagione.

Allora in bocca al lupo e grazie.

Crepi!

Da juniores ai devo team: gli otto volti (+ uno) del ciclismo italiano

17.01.2025
6 min
Salva

Nel 2025 saranno otto gli azzurri che passeranno under 23 in un devo team: Stefano Viezzi, Lorenzo Mark Finn, Andrea Bessega, Davide Stella, Enea Sambinello, David Zanutta, Ludovico Mellano e Luca Attolini. A questi si aggiunge un nono volto, che è quello di Roberto Capello. Quest’ultimo andrà a correre il suo secondo anno da juniores all’estero: al Team Grenke-Auto Eder. Una migrazione massiccia, segno che i nostri ragazzi attraggono lo sguardo delle grandi squadre che su di loro sono pronte a investire. Affrontiamo il discorso con Dino Salvoldi, cittì della nazionale juniores, il quale è rimasto in contatto con loro fino a pochi mesi fa. 

«Partiamo con il dire – ci aggancia Salvoldi – che non conosco le motivazioni di ognuno di loro. Alcuni parlano, chiedono dei consigli, mentre altri vanno per la loro strada. Quello che differenzia l’andare in un devo team, oppure in una formazione come la Vf Group-Bardiani-CSF Faizanè, è la prospettiva che queste realtà offrono a medio termine. Solitamente i ragazzi firmano contratti di quattro anni con la formula “due più due” ovvero: due stagioni nel devo team e due anni già nel WorldTour (la squadra dei Reverberi non ha una formazione di sviluppo, quindi i ragazzi passano subito professionisti, ndr)».

Davide Stella (a sinista) ed Enea Sambinello (a destra) sono passati U23 con il UAE Team Emirates Gen Z
Davide Stella (a sinista) ed Enea Sambinello (a destra) sono passati U23 con il UAE Team Emirates Gen Z

Programmazione

La grande differenza che le formazioni di sviluppo offrono è un calendario di livello e la sicurezza di avere, nella maggior parte dei casi, già degli accordi per passare professionisti. Non è sempre così, e molti ragazzi scelgono comunque di fare il salto tra gli under 23 in un devo team piuttosto che rimanere in Italia. 

«In queste squadre – prosegue Salvoldi – i corridori affrontano un calendario di grande qualità e per lo più internazionale, cosa che una squadra continental italiana fatica a proporre, alcune eccezioni in positivo ci sono. In una squadra development si affronta la stagione con una programmazione diversa. Si corre un po’ meno ma per obiettivi, i ragazzi apprendono delle caratteristiche funzionali al mondo dei professionisti. Non si guarda alla continuità di rendimento ma a una crescita. Sono discorsi che esulano dal “è troppo presto, è troppo tardi”».

Dopo due stagioni alla Borgo Molino Bessega è approdato alla Lidl-Trek Future Racing (foto Lidl-Trek)
Dopo due stagioni alla Borgo Molino Bessega è approdato alla Lidl-Trek Future Racing (foto Lidl-Trek)
Tutti i ragazzi che passano nel 2025 sono pronti?

Penso di sì, tutti con possibilità e caratteristiche differenti. Sono diverse anche le squadre, quindi generalizzare diventa un rischio. 

Ad esempio Lorenzo Finn continua un percorso iniziato nel 2024, quando era ancora juniores. 

Avete detto un nome non a caso. Lui è l’esempio di un corridore che ha le qualità naturali per diventare un professionista che gareggia per i grandi risultati. E’ tutto un altro modo di correre, improntato a vincere. Finn è l’esempio di uno che è pronto subito ad un certo tipo di attività, la stagione scorsa ne è un esempio (in apertura foto Maximilian Fries).

Poi c’è chi si è guadagnato questa occasione a suon di risultati, come Bessega e Sambinello

Questi due si sono guadagnati lo spazio nei rispettivi devo team grazie ai risultati ottenuti da juniores. Magari per il profilo di carriera che potranno fare non sarà di primo livello, cosa paragonabile a chi non ha avuto la stessa occasione. 

Ad esempio?

Andrea Donati e anche suo fratello Davide. Il secondo, che è più grande di un anno, ha fatto la prima stagione da under 23 alla Biesse Carrera e poi è passato al devo team della Red Bull-BORA-hansgrohe. Lo stesso cammino si prospetta per Andrea, il quale correrà con la Biesse nel 2025. 

Stefano Viezzi è approdato alla Alpecin Deceuninck Development, il suo percorso è legato molto alla doppia attività: ciclocross e strada
Stefano Viezzi è approdato alla Alpecin Deceuninck Development, il suo percorso è legato molto alla doppia attività: ciclocross e strada
Andrea Donati non ha ottenuto grandi risultati da juniores…

Non conta solo questo. Chi fa le selezioni all’interno dei team di sviluppo dovrebbe guardare il risultato legato alla prestazione. Un conto è vincere un campionato del mondo alla Lorenzo Finn, un altro è vincere tante gare restando sempre a ruota. Una figura che ha il compito di cercare il talento dovrebbe concentrarsi maggiormente sulle prestazioni. I risultati contano fino a un certo punto. 

Per chi arriva da squadre juniores italiane un salto del genere rischia di essere troppo grande?

No. Il ciclismo si sta evolvendo e questo processo fa parte di un normale cammino di adattamento che coinvolge anche le squadre juniores. Quello che si faceva fino a un po’ di anni fa ora non basta più. Per i ragazzi approcciarsi a queste realtà nuove e professionali è solamente uno stimolo. Si sentono seguiti, controllati e li domina la curiosità, come giusto che sia nei giovani. Entrano in una routine, è come se fosse un lavoro.

Andrea Donati è rimasto in Italia e correrà alla Biesse Carrera Premac (photors.it)
Andrea Donati è rimasto in Italia e correrà alla Biesse Carrera Premac (photors.it)
Poi ci sono Attolini, Mellano e Zanutta che sono passati con la XDS Astana Development, consideri il loro passaggio più “soft”. 

Se intendete dire che sia meno impattante perché trovano più italiani direi di no. Non so che calendario faranno ma stiamo comunque parlando di una formazione di sviluppo di un team WorldTour.

Cosa pensi di questi tre ragazzi?

A mio avviso Mellano e Sambinello sono equiparabili. Sono i ragazzi che hanno avuto maggiore continuità durante la passata stagione. A livello di piazzamenti non hanno saltato una gara, erano sempre tra i migliori nelle corse più importanti del calendario italiano. Zanutta è un corridore di qualità, lui è un esempio di coloro che sono stati valutati per i numeri e non per i risultati ottenuti, alla pari di quanto fatto dalla UAE Team Gen Z con Davide Stella. 

Roberto Capello sarà il nuovo volto italiano del Team Grenke-Auto Eder, squadra juniores del panorama Red Bull (foto Maximilian Fries)
Roberto Capello sarà il nuovo volto italiano del Team Grenke-Auto Eder, squadra juniores del panorama Red Bull (foto Maximilian Fries)
Rimane Roberto Capello, che prende il posto di Finn alla Grenke-Auto Eder. 

E’ un atleta che in salita ha tantissima qualità, nonostante sia all’inizio del suo secondo anno da juniores. Si tratta di un corridore che è abituato a fare certi volumi di allenamento. Per concretizzare questi numeri in risultati deve migliorare molto tatticamente e nella guida della bici, ma è nel posto giusto. La Grenke-Auto Eder non prende i ragazzi a caso…

Bessega prende le misure alla Lidl-Trek Future Racing

08.01.2025
5 min
Salva

Andrea Bessega è uno degli ultimi ragazzi italiani che è passato under 23 in un devo team. Il giovane talento che ha corso i due anni da juniores nella Borgo Molino Vigna Fiorita ora si trova alla Lidl-Trek Future Racing (in apertura foto Lidl-Trek). La formazione di sviluppo del team americano nata lo scorso anno e che ha già raccolto tanti risultati di prestigio, tra i quali la Paris-Roubaix Espoirs. Bessega entra così fra i tredici ragazzi da guardare con particolarmente attenzione. In Italia si era già messo in mostra, conquistando diverse corse nazionali e ben figurando in alcuni appuntamenti di Nations Cup. 

La Lidl-Trek Future Racing è nata nel 2024 come devo team della formazione WorldTour (foto Lidl-Trek)
La Lidl-Trek Future Racing è nata nel 2024 come devo team della formazione WorldTour (foto Lidl-Trek)

Ogni cosa al suo posto

Quello di Bessega è un bel salto, importante, che arriva in un momento delicato della carriera. Nei mesi che hanno portato alla fine dell’anno solare ha già avuto modo di mettersi in contatto con la nuova squadra e di vivere le prime esperienze con loro. 

«Il primo ritrovo ufficiale – racconta – è stato nel mese di ottobre a Bergamo, dove siamo stati per quattro giorni. Lì mi hanno dato la bici per svolgere i primi allenamenti, mi hanno preso le misure e ho conosciuto un po’ lo staff della squadra. Ero emozionato all’idea di conoscere tutti, ma mi hanno accolto bene. Ho avuto conferma del bell’ambiente che si respira anche al ritiro di dicembre. In squadra il clima è ottimo, la cosa bella è che noi ragazzi dobbiamo solamente pedalare. A tutto il resto ci pensa il team». 

Matteo Milan ha accolto Bessega nel team, i due hanno corso nella stessa squadra da allievi
Matteo Milan ha accolto Bessega nel team, i due hanno corso nella stessa squadra da allievi
Che primo impatto è stato?

Il salto tra una formazione juniores e un devo team è enorme. La Borgo Molino è una squadra a nucleo familiare, ci si conosce tutti. Nella Lidl-Trek Future Racing non siamo tanti, ma si vede che il mondo che c’è dietro è grande. Senti di essere collegato al WorldTour. 

Ti sei ambientato subito?

Devo ammettere che mi sono ambientato subito, anche grazie alla presenza di Matteo Milan. Abbiamo corso nella stessa squadra quando eravamo allievi. Lo staff è composto da molti italiani, quindi l’impatto è attutito. Si parla spesso con la nostra lingua e questo aiuta. L’inglese lo so ma è ancora da affinare.

Bessega è passato under 23 dopo due stagioni interessanti da juniores (foto Lidl-Trek)
Bessega è passato under 23 dopo due stagioni interessanti da juniores (foto Lidl-Trek)
Hai parlato con Matteo Milan, ti ha dato dei consigli?

Sì. Nel ritiro di dicembre eravamo in stanza insieme. Penso che essere affiancato da un ragazzo che conosco e che ha già vissuto il team dall’interno sia stato fondamentale. Mi ha spiegato un po’ di cose essenziali. Ad esempio che la sera bisogna andare a cena tutti vestiti uguali, oppure di non farsi prendere la mano in allenamento e seguire i propri lavori. 

A proposito, chi è il tuo preparatore?

Matteo Azzolini, che è lo stesso di Matteo Milan e di altri corridori tra WordTour e team femminile. Mi sto trovando bene con lui, anche se non abbiamo fatto ancora tante cose. Durante il ritiro di dicembre tra incontri e shooting fotografici ci siamo allenati qualche giorno di meno. Adesso, a gennaio, potremo concentrarci solo sulla bici. 

Nel primo ritiro di dicembre ha preso confidenza con dei nuovi metodi di allenamento (foto Lidl-Trek)
Nel primo ritiro di dicembre ha preso confidenza con dei nuovi metodi di allenamento (foto Lidl-Trek)
Come stai svolgendo la preparazione, c’è qualche novità?

A dicembre abbiamo fatto dei test e qualche uscita tutti insieme. Per il resto ognuno ha il suo programma. Arrivo da anni in cui non mi sono mai allenato “seriamente”. Il salto da questo punto è evidente, ora inizio a fare dei lavori specifici e tanto altro. 

In che senso?

Prima di quest’anno non avevo mai fatto determinati esercizi, come le variazioni di ritmo in salita, i 30/30 oppure i 40/20. Sono lavori abbastanza semplici, diciamo che principalmente servono le gambe. 

Bessega ha avuto modo di conoscere e maneggiare anche la nuova Madone (foto Lidl-Trek)
Bessega ha avuto modo di conoscere e maneggiare anche la nuova Madone (foto Lidl-Trek)
Ci sono altre cose che stai imparando a gestire?

Ad esempio l’alimentazione, negli anni precedenti non curavo questo aspetto. Ora con la Lidl-Trek ho fatto un piano alimentare maggiormente curato. 

Con la bici come ti sei trovato?

Bene, la Trek l’avevo usata solo da allievo per sei mesi. Per il resto non ci ho mai pedalato sopra, direi che va tutto bene. Il nuovo modello è molto reattivo e leggero. Anche con il nuovo gruppo SRAM mi sto trovando molto, soprattutto in frenata. 

La Lidl-Trek Future Racing del 2025 è composta da 13 ragazzi di 10 nazionalità diverse (foto Lidl-Trek)
La Lidl-Trek Future Racing del 2025 è composta da 13 ragazzi di 10 nazionalità diverse (foto Lidl-Trek)
Sei in squadra con tanti ragazzi stranieri, anche se alcuni li conoscevi già…

Penso che il fatto di avere molti corridori di diverse nazionalità non sia un problema. Anzi, è un modo per parlare in inglese. Tra di noi parliamo molto, soprattutto con quelli più esperti. Per il momento ho legato molto con Alvarez e Grindley, gli altri ragazzi classe 2006 come me. Ho corso spesso contro di loro, quindi già li conoscevo. 

Prossimo appuntamento?

Adesso torniamo in Spagna per un altro ritiro, alla fine del quale faremo una gara tra quelle della challenge di Maiorca per testare la gamba.

Bessega: una stagione lunga, ora i mondiali e poi la Lidl-Trek

13.09.2024
5 min
Salva

MARINA DI MASSA – La seconda tappa, da Portofino a Chiavari, annullata causa maltempo, ci ha permesso di girare per hotel e incontrare i protagonisti dell’ultimo Giro della Lunigiana. Tra questi c’è anche Andrea Bessega, friulano della Borgo Molino che si è distinto per una prima tappa all’arrembaggio e una stagione fatta di buoni risultati. E’ mancato un po’ nella parte centrale dell’anno, ma non è possibile essere sempre presenti ad alte prestazioni, e se poi ci si mette in mezzo anche la sfortuna il dado è tratto.

«La stagione era iniziata molto bene – ci spiega Bessega – nelle prime due gare avevo già ottenuti piazzamenti importanti. Poi mi sono un po’ perso e per un mesetto non ho dato continuità ai risultati. La prima vittoria è arrivata nel mese di aprile e mi ha dato una bella spinta morale. All’Eroica juniores (sempre ad aprile, ndr) ho fatto ottimi risultati con un secondo posto nell’ultima tappa».

Bessega in azione nella prima tappa del Giro della Lunigiana, per lui una lunga fuga (foto Duz Image / Michele Bertoloni)
Bessega in azione nella prima tappa del Giro della Lunigiana, per lui una lunga fuga (foto Duz Image / Michele Bertoloni)

Una buona certezza

Bessega respira quest’aria di settembre a pieni polmoni, il contratto con la Lidl Trek Future Racing gli ha permesso di correre con serenità. Non avere l’affanno di cercare risultati a tutti i costi ha contribuito a dargli qualche certezza in più.

«Nella prima parte di stagione – prosegue – le gare non erano molto adatte alle mie caratteristiche. Di solito nel mese di marzo emergono i velocisti. Così mi sono trovato a dare una mano ai miei compagni di squadra, dato che io avevo già vinto e anche il contratto per il prossimo anno. Mi sono messo a disposizione. Comunque nelle gare nazionali non è mai facile emergere perché se si è tra i favoriti si viene marcati a uomo. Questa certezza del contratto mi ha aiutato anche a superare un momento difficile durante l’anno».

Andrea Bessega è stato il grande protagonista dell’ultima tappa dell’Eroica Juniores (photors.it)
Andrea Bessega è stato il grande protagonista dell’ultima tappa dell’Eroica Juniores (photors.it)
Quale?

Tra il campionato italiano e il Valdera c’è stato un mese e mezzo in cui ogni domenica ero a terra. Cadere spesso non aiuta, è stato difficile sia mentalmente che fisicamente. Oltre alle botte c’era il fatto che ogni volta che tornavo in gara poi mi trovavo punto e a capo. La vittoria del Piva Junior Day mi ha dato una grande mano per riprendere il filo del discorso. Da lì sono andato avanti con altre gare fino a metà agosto, quando con la nazionale siamo andati in ritiro a Livigno per preparare il Lunigiana e il mondiale.

Con quali sensazioni sei sceso dall’altura?

A Livigno abbiamo lavorato bene, facendo tanto volume e tante ore. Non ero abituato a stare così tanto in bici ma penso tornerà utile per il prossimo anno. Penso che in un devo team le ore e i carichi saranno quelli fatti insieme alla nazionale. Una volta sceso le sensazioni erano buone, lo ha dimostrato questo Giro della Lunigiana. 

Per l’anno prossimo che idee ti sei fatto?

Il fatto di aver firmato a fine 2023 è stata una mossa positiva. Durante tutta questa stagione non ho mai avuto il pensiero di dimostrare perché sapevo di avere una sistemazione per il 2025 e oltre (Bessega ha firmato due anni per il devo team e altri due con la WorldTour, per un totale di quattro stagioni, ndr). 

A destra Andrea Bessega vince il Piva Junior Day, una liberazione dopo un periodo difficile (foto Bolgan)
A destra Andrea Bessega vince il Piva Junior Day, una liberazione dopo un periodo difficile (foto Bolgan)
Ti senti spesso con la Lidl-Trek?

Sì siamo costantemente in contatto, non eccessivamente ma ogni tanto mi chiedono come va e ci confrontiamo. Il fatto di essere andato con loro in ritiro a gennaio mi ha permesso di entrare già in contatto con il loro mondo. Sarà sicuramente un grande salto, passare da una squadra italiana a una estera sarà già un bel passo. Ormai se si vuole diventare professionisti bisogna fare così.

Ci sono due tuoi conterranei in squadra, i fratelli Milan, li ha sentiti?

Ho parlato con Matteo a gennaio, sia lui che Jonathan hanno corso nella Sacilese, dove sono rimasto fino alla categoria allievi. Li conosco bene. Mi hanno detto che il clima è bello e si ha tutto quel che serve per crescere bene. Chiaro, si deve dimostrare di poter correre in quei contesti.

Il friulano sarà uno dei protagonisti al prossimo campionato del mondo a Zurigo
Il friulano sarà uno dei protagonisti al prossimo campionato del mondo a Zurigo
Infine un focus sui mondiali, la settimana iridata si avvicina…

Sarà l’appuntamento più importante della stagione. Siamo andati a vedere il percorso con la nazionale qualche mese fa, a Zurigo. E’ duro, con una prima parte in linea e il circuito finale duro duro. Le salite non sono lunghissime, massimo da 5 o 6 minuti. C’è però uno strappo tosto di un chilometro al 10 per cento, finito quello inizia una salita di altri 4 minuti tutta al 6 per cento. 

Che sensazioni hai avuto pedalandoci sopra?

Magari non è adattissimo a me, non sono così esplosivo ma si può sempre attaccare e star fuori così da restare davanti. Philipsen è il favorito numero uno ma nulla è detto, si può sempre provare a metterlo in difficoltà.

Juniores azzurri a cronometro, per Salvoldi è un problema

13.05.2024
6 min
Salva

Due impegni di Nations Cup ravvicinati nel tempo, due corse a tappe molto diverse fra loro. Prima una delle classiche del settore, la Course de la Paix su cinque tappe compresa una cronometro i cui esiti sono stati focali per lo stato di salute del movimento. Poi il GP F.W.R. Baron in Italia, due sole frazioni di cui una, la prima, che era una cronosquadre. Dino Salvoldi ha accolto l’esito senza nascondersi, anche perché la partecipazione a livello qualitativo è stata diversa, con la prima che metteva davvero di fronte il meglio della categoria.

La gara in Repubblica Ceca è è stata vinta dal campione del mondo della categoria e il distacco che Albert Withen Philipsen ha imposto agli avversari non deve trarre in inganno perché il danese ha davvero dominato la gara, imponendo la sua legge. Per trovare il primo italiano bisogna scendere al 15° posto con Enea Sambinello.

Il podio finale con Philipsen primo davanti all’olandese Remijn a 25″ e al ceko Sumpik a 26″ (foto organizzatori)
Il podio finale con Philipsen primo davanti all’olandese Remijn a 25″ e al ceko Sumpik a 26″ (foto organizzatori)

«Ci mancava quello che consideravamo la punta per questa corsa, Lorenzo Finn – afferma Salvoldi – ma avevamo programmato l’appuntamento consapevoli di avere comunque una squadra forte e in grado di dire la sua sia per la classifica che per le singole tappe. L’andamento finale ci ha dato risposte non al pari delle aspettative e fatto uscire ridimensionati. Qualche imprevisto c’è stato, ma non è stato condizionante, il nostro livello era quello visto in gara».

Quello che ha dato da pensare è stato soprattutto l’esito della cronometro, di 8,8 chilometri con il miglior azzurro, Andrea Donati, solo 23° a 42” da Philipsen…

Dobbiamo guardare dentro i risultati, prendere atto dei numeri. Io l’ho fatto e ho voluto parlarne con i direttori sportivi dei ragazzi chiamati in nazionale per capire, perché su un percorso breve e non velocissimo la differenza è stata enorme. Un comportamento generale che impone domande, perché la cronometro è proprio legata a numeri, non a situazioni tattiche che impongono letture diverse.

Per gli azzurri una trasferta senza grandi squilli, un segnale d’allarme per Salvoldi
Per gli azzurri una trasferta senza grandi squilli, un segnale d’allarme per Salvoldi
Che impressione ne avete tratto?

Non posso negare che in seno alla squadra c’è stato un forte contraccolpo. Erano tutti molto demoralizzati, io però vedo anche che solo due settimane prima, all’Eroica Juniores, anche questa di Nations Cup, i responsi erano ben diversi, due azzurri nella Top 10 e la squadra per buona parte era la stessa, non è possibile che siano diventati brocchi d’un colpo. E’ anche vero però che i risultati vanno analizzati perché ormai la categoria è l’anticamera del professionismo e se questi ragazzi hanno ambizioni di passare professionisti, devono anche dare gli input necessari perché dall’alto possano notarli e prenderli. Noi dobbiamo capire che cosa non è andato e prendere le adeguate contromisure.

La debacle a cronometro è frutto solo della prestazione fisica o c’è anche una differenza di materiali?

Su questo non ho dubbi: quando sei in nazionale le bici sono di primissimo livello, tutte specifiche. Dobbiamo guardare ad altro. Non è un caso ad esempio se nei primi 11 della prova contro il tempo ci fossero 3 danesi e 3 norvegesi. Paesi dove non ci sono grandi montagne ma c’è grande attenzione verso il ciclismo e la preparazione dei più giovani, che quindi acquisiscono caratteristiche specifiche per le prove in piano. Io sono convinto che bisogna guardare l’insieme, anche gli aspetti socioculturali, ambientali, economici. Per fare un esempio, se l’Austria è una potenza nello sci e non negli sport acquatici ci sono ragioni che vanno al di là del singolo caso. Così è nel ciclismo.

Ciò come influisce nello specifico?

In quei Paesi scandinavi, come detto, non ci sono salite e il bel tempo latita – risponde Salvoldi – questo si traduce in una predisposizione per quella disciplina, con allenamenti spesso sotto l’acqua e una programmazione legata a quello sforzo. C’è un sistema di allenamento diverso: noi facciamo ripetute in salita a buone potenze, ma in pianura l’allenamento comporta un impegno ben differente. Bisogna raggiungere potenze diverse. Siamo sempre in grado di farlo? E’ su questo che dobbiamo ragionare, noi nello specifico abbiamo fra i pro’ un fuoriclasse, qualche buon specialista, ma poco altro rispetto alla forza generale e alla tradizione del nostro movimento.

Secondo te in Italia sottovalutiamo il problema?

Diciamo che è tempo di prenderlo di petto, il che significa lavorare sulla preparazione dei ragazzi. Al di là delle caratteristiche individuali, dobbiamo renderci conto che questo esercizio è fondamentale per un professionista, le prestazioni contro il tempo sono uno degli elementi che i dirigenti considerano nel mettere sotto contratto questo o quell’atleta, quindi questo esercizio lo devi saper fare. Se a cronometro perdi tanto, perdi la gara, se gareggi in una corsa a tappe e quindi devi mettere da parte molte delle tue ambizioni di carriera. Il modello di riferimento è utile, ma il suo traino non basta.

L’iridato Philipsen ha mostrato enormi progressi nella sua condotta in gruppo, ma resta atipico
L’iridato Philipsen ha mostrato enormi progressi nella sua condotta in gruppo, ma resta atipico
La prestazione di Philipsen ti ha sorpreso, relativamente alle sue difficoltà, espresse da lui stesso, nel correre su strada, soprattutto in gruppo?

No, perché so che siamo di fronte a un fenomeno. Io guardo la crono dello scorso anno alla Corsa della Pace e vedo che il danese ha migliorato di mezzo minuto il tempo del vincitore del 2023 che non era un signor nessuno, ma Nordhagen. Per me è già cresciuto a dismisura anche come condotta di gara, quando si mette a tirare fa la differenza.

C’è stato qualcosa che salvi della trasferta?

Nella penultima tappa almeno Bessega ha messo il naso davanti – ricorda Salvoldi – andando in fuga ed era una frazione difficile, 133 chilometri con 2.700 metri di dislivello. Solo che a un certo punto Philipsen ha deciso che bisognava andarlo a prendere, si sono trovati davanti in 10 e poi in discesa il gruppo si è ricomposto. Alla fine sono arrivati in 46 tutti insieme, su una tappa simile…

La volata della terza tappa, vinta dal danese Louw Larsen. Bessega aveva provato il colpo
La volata della terza tappa, vinta dal danese Louw Larsen. Bessega aveva provato il colpo
E ora, Salvoldi?

Ora dobbiamo reagire come si deve sempre fare quando i risultati non vengono. Già i responsi della due giorni italiana sono stati più positivi. Noi continueremo a lavorare, saremo alla prova francese di Morbihan, salteremo quella svizzera e chiuderemo la nostra Nations Cup in Germania. Io lavorerò sempre con un gruppo di uomini sul quale abbiamo iniziato a puntare da inizio stagione continuando però a ruotarli, d’altronde noi dobbiamo presentare i nostri elenchi di convocati con molto anticipo, può quindi capitare che chi si mette in evidenza nel calendario italiano non trovi spazio ora. Ma per le gare titolate farò un ragionamento più collettivo.

Alvarez vince l’Eroica, ma l’Italia le ha provate tutte

21.04.2024
4 min
Salva

CHIUSDINO – La faccia del cittì Dino Salvoldi unisce soddisfazione e un pizzico di rammarico. Oggi i suoi ragazzi hanno provato a ribaltare la classifica e per poco non portano a casa il bottino pieno. Tutti per Andrea Bessega, che parte nono questa mattina da Siena e termina questa Eroica Juniores in quarta posizione a otto secondi dal vincitore. Solo Hector Alvarez, suo compagno alla Lidl-Trek Future Racing il prossimo anno, resiste al ritmo di Bessega e degli azzurri. Lo spagnolo vince la classifica generale, coronando quattro giorni corsi in maniera ottima

«Le sensazioni per questa vittoria – racconta Alvarez con un sorriso larghissimo – sono bellissime. Alla seconda tappa abbiamo perso Pericas e la responsabilità per classifica sono passate tutte su di me. Ho raccolto due secondi posti di tappa e la voglia di vincere la corsa era tanta, così l’abbiamo seguita. E’ stato bello duellare con Bessega, l’anno prossimo saremo in squadra insieme e avremo modo di collaborare per vincere».

All-in azzurro

Quando stamattina abbiamo chiesto a Salvoldi quale sarebbe stato l’andamento della corsa, ci aveva risposto che si aspettava un ritmo elevato fin da subito. 

«Abbiamo corso da protagonisti – dice il cittì con ancora la corsa negli occhi – ma ci è mancato quel pizzico di fortuna che talvolta serve. E’ da un po’ di tempo che la dea bendata non ci sorride, ma tornerà a farlo, basta provarci. Se vogliamo guardare il bicchiere mezzo pieno, anzi a tre quarti, possiamo dire che la consapevolezza dei nostri ragazzi cresce. L’abitudine ad essere squadra continua ad aumentare, ci sono dei dettagli da limare ma fa parte della crescita. Da questo punto di vista mi sento di dire che le radioline sono importanti, hanno un ruolo fondamentale nella formazione». 

La Spagna, perso Pericas, ha corso tutta per Alvarez
La Spagna, perso Pericas, ha corso tutta per Alvarez

Crederci sempre

Salvoldi ha parlato con i suoi ragazzi a caldo, appena finita la tappa. Le pietre medievali di Chiusdino circondano il pullman azzurro e ne cullano i sentimenti di rivincita. 

«Crediamoci – continua – perché il talento o il fenomeno talvolta capita anche per caso. Ma il movimento azzurro c’è. A caldo, con i toni giusti, mi sono sentito di fare subito i complimenti ai ragazzi. In primis perché è quello che mi sono sentito di dire. Poi si analizza un attimo quello che avremmo dovuto fare, cercando in loro il feedback. Ovvero, capire se fossero stati in grado di farlo. Tra i dettagli che sono mancati direi che c’è sicuramente il rompere di più i cambi una volta partita la fuga. Oppure quando il gruppo si allarga è il momento di chiamare l’ammiraglia e comunicare. Tutte cose che in questa categoria si devono imparare. Sono felice alla fine, ci siamo comportati da grande squadra».

Le voci di Donati e Bessega

I tre settori di strada bianca poco dopo la partenza davano spazio alla fantasia. Così i ragazzi di Salvoldi ci hanno provato, e uno dei grandi protagonisti di giornata è stato Andrea Donati. 

«A inizio gara – racconta Donati – sapevamo che quelli della AG2R avrebbero dovuto fare corsa dura. Così, in accordo tra di noi abbiamo deciso di anticiparli. Mi sono fatto quasi 60 chilometri di fuga in totale, con l’idea di dare appoggio a Bessega. Lui doveva rientrare sul primo passaggio a Chiusdino e così è stato». 

«La tattica? Andare insieme a Donati – dice Bessega con ancora le gambe che pulsano dopo la volata per il secondo posto – e spingere a blocco fino alla fine. Donati era uno di quelli meno controllati e aveva maggior libertà di azione. Ho preso un buco nell’ultimo chilometro, ma sono riuscito a ricucire su Alvarez e Kristoff. Alla fine il norvegese è andato per la vittoria e Alvarez e io per il secondo posto. Ci abbiamo provato e siamo felici di quanto fatto in questi giorni».

La prima di Bessega, che già pensa alla Lidl-Trek

16.04.2024
4 min
Salva

Prima dell’inizio della stagione il cittì della nazionale juniores Dino Salvoldi era stato chiaro: «Con tanti atleti al primo anno, uno come Bessega è un riferimento per la categoria». Per questo stupiva che non arrivase alcuno squillo dal corridore del Borgo Molino Vigna Fiorita, che lo scorso anno era stato parte della squadra azzurra, oro europeo nel Team Relay. Quello squillo è poi arrivato, al Trofeo Ristorante alla Colombera, rimettendo tutto nel loro giusto ordine di cose (foto di apertura Photobicicailotto).

Lo scorso anno Bessega aveva colto 7 vittorie, tra cui la classifica del Giro del Friuli
Lo scorso anno Bessega aveva colto 7 vittorie, tra cui la classifica del Giro del Friuli

Il diciottenne ammette che quelle vittorie che non arrivavano, magari sfiorate come al Trofeo Comune di Camaiore dov’era stato beffato da Lorenzo Finn, gli avevano lasciato qualche strascico psicologico.

«In verità però mi era pesato più il 4° posto nella gara inaugurale, il GP Baronti, perché sentivo che la gamba pur essendo inizio stagione era già molto buona. Poi nel prosieguo mi sono ritrovato ad affrontare percorsi che non erano proprio ideali per le mie caratteristiche, oppure commettevo qualche errore di troppo. Questo stava incrinando il mio morale».

Con Montagner e Giaimi, il friulano ha vinto l’oro agli europei 2023 nella staffetta
Con Montagner e Giaimi, il friulano ha vinto l’oro agli europei 2023 nella staffetta
Finché non hai sfatato il tabù…

Sì, in una gara che oltretutto si corre vicino casa e che conosco per averla disputata anche lo scorso anno, quando però ero caduto sui giri collinari e mi ero dovuto ritirare. Questa volta non ho sbagliato: il gruppo si è via via scremato, al penultimo giro eravamo rimasti in 25. A quel punto dovevo trovare il momento giusto per portare l’attacco e così è stato.

Salvoldi ha detto che puoi essere un po’ una guida per chi arriva alla nuova categoria, è un ruolo nel quale ti rispecchi?

Non sono quel che si dice un leader, trovo un po’ strano fare da riferimento, ma se capiterà in qualche gara di dover fare il regista in corsa, sacrificarsi per gli altri sarò sempre a disposizione. In fin dei conti in un anno cambia abbastanza poco, ma quel che ho imparato lo condivido.

Già da allievo Bessega si era dimostrato un vincente (foto Rodella)
Già da allievo Bessega si era dimostrato un vincente (foto Rodella)
Tu hai già in tasca il contratto per la prossima stagione nelle fila della Lidl-Trek. Questo rappresenta per te un vantaggio?

Enorme. Sapere che non devi dannarti l’anima per costruire il tuo futuro, che entri in un team affermato dove hai una strada tracciata e devi meritartela è un peso psicologico in meno. Significa poter correre le gare in maniera più tranquilla, senza il bisogno di dover per forza dimostrare qualcosa ogni volta.

Non è che questo però ha un rovescio della medaglia, ossia ti toglie mordente?

Questo mai, io corro sempre per portare a casa il risultato. Mi piace vincere e far fatica, altrimenti non vorrei fare questo mestiere. Essere però tranquillo è un aiuto, nel senso che mi permette di concentrarmi più su quel che devo fare.

Bessega con Mellano e Rosato. Tutti e tre sono convocati per l’Eroica
Bessega con Mellano. Entrambi sono convocati per l’Eroica
Che obiettivi ti sei posto nella tua stagione?

Cercare di fare più vittorie e piazzamenti possibile. Per tornare al discorso di prima, le motivazioni non mancano, voglio passare di categoria portandomi dietro un bel curriculum. Quel che più conta è emergere soprattutto nelle gare internazionali. Nei prossimi due mesi ci saranno tante occasioni, in Italia e all’estero ed io voglio approfittarne. Magari a cominciare dall’Eroica, dove ci sarà davvero il meglio della categoria: ho visto alcuni di loro, ad esempio gli sloveni della Roubaix e vanno veramente forte, ma io sento di non partire battuto.

Perché per il tuo futuro hai scelto la Lidl-Trek? Forse perché a dispetto dell’affiliazione e della proprietà americana la senti una squadra un po’ più italiana delle altre del WorldTour?

Sinceramente un po’ sì, perché ho visto che ci sono molti italiani nella dirigenza ma anche nello staff, tra meccanici, massaggiatori… e questo può essere un bell’aiuto. Poi sono stati comunque loro a cercarmi, ci siamo incontrati e mi hanno convinto con il loro programma riservato al devo team. Io dico che è la soluzione giusta per continuare a crescere. Ora però sta a me arrivarci con in mano qualcosa.

Sierra, un “legno” che fa male. Salvoldi aveva visto giusto

05.08.2023
5 min
Salva

GLASGOW – «Mi dispiace – dice Salvoldi – peccato per tutti. Per il movimento e per il ragazzo. Perché quest’anno veramente ho visto uno step e un tentativo di cambio di mentalità, di atteggiamento e di ammodernamento nel ciclismo di questa categoria e sarebbe stato un bel premio per tutti. Ci rimane che abbiamo fatto vedere di non essere comprimari, ma protagonisti. Rispetto all’anno scorso c’è stato un passo in avanti».

Sierra aveva indovinato la fuga giusta. Con Nordhagen e Philipsen erano in 7
Sierra aveva indovinato la fuga giusta. Con Nordhagen e Philipsen erano in 7

Un tecnico vincente

Salvoldi è tecnico vincente. E mentre mastica gli ultimi bocconi del panino che la tensione gli ha impedito di mangiare per tutta la corsa, nei suoi occhi non c’è il dolore per la sconfitta, ma la fiamma della possibile medaglia sfumata per uno stupido salto di catena. Ha vinto il più forte, ammette, ma potevamo giocarcela.

«A me sarebbe bastato che le cose andassero normalmente – dice Salvoldi – non chiedo fortuna, perché non l’ho avuta proprio mai nella mia carriera. Abbiamo perso subito Gualdi e su un percorso del genere una cosa del genere si poteva mettere in preventivo. Dietro anche Bessega ha fatto una grande gara, ma questo episodio capitato a Sierra ci ha privato di una medaglia che guardando in faccia i corridori nel finale, non mi pareva troppo lontana».

Percorso da scoprire

Sierra è rimasto a lungo per terra, ansimando, riprendendo fiato e maledicendo il ciclismo, come capita a chiunque vada in bici e ne abbia rigetto dopo una sconfitta, una fatica eccessiva, una delusione. Ma poi ha sorriso, ha tirato su col naso e si è diretto verso le interviste, sotto lo sguardo attento di Salvoldi.

«Avevamo individuato subito Sierra – spiega Salvoldi – come il più adatto dei nostri per questo tipo di percorso. Che poi onestamente, quando l’ho visto dal vivo per la prima volta, mi è parso subito molto più impegnativo e questo mi ha comunque rasserenato, perché sarebbe diventato un percorso molto adatto anche per Gualdi e Bessega. Però ha vinto il più forte, su questo non c’è nessuna discussione».

Un altro alloro per Philipsen, già europeo di mtb. In Danimarca ha vinto tutti i titoli (linea, crono, cross, mtb)
Un altro alloro per Philipsen, già europeo di mtb. In Danimarca ha vinto tutti i titoli (linea, crono, cross, mtb)

L’incidente meccanico

Sierra, tesserato per la Ciclistica Biringhello, sorride amaro anche adesso. Gli strappiamo un sorriso ricordandogli che nella prima intervista di qualche mese fa, aveva detto di sperare in una maglia azzurra per qualche prova di Nations Cup, mentre oggi è andato a un passo dal giocarsi il mondiale. Dice di aver messo la testa a posto, facendo la vita del corridore. E ovviamente quando si fa tutto bene, il fisico risponde bene e poi il resto lo fanno i sogni e la testa.

«Ho buttato giù la catena – racconta – dal 52 al 36 per fare il pezzo più duro dello strappo e la catena è caduta oltre il 36. Un passante mi ha spinto per riuscire a tirarla su, ma avevo perso quella trentina di secondi che non sono riuscito a recuperare. Sicuramente una medaglia ci scappava, sicuramente non oro, però l’avrei presa. Invece adesso mi ritrovo con la medaglia di legno.

«Mi sentivo a mio agio su questo percorso, volevo fare molto bene. Ovviamente la maglia iridata è sempre qualcosa di difficile, anche da sognare, però io ci credevo quando sono andato in fuga con i due più forti, Nordhagen e Storm. Da là ho cominciato a crederci un pochino, poi Philipsen è scattato e il suo compagno ha fatto il buco. Io ero appena dietro, non è scattato violentemente, però ha preso quei 5 metri che non sono riuscito a chiudere. Forse aveva una marcia in più e complimenti a Philipsen, ma qui si fatica a inseguire. Nelle curve non guadagni niente, negli strappi non guadagni niente, quindi diventa molto difficile».

Un altro talento danese

Philipsen spingeva come un diavolo, ma quando arriva al tavolo della conferenza stampa, ha la faccia di un ragazzino. Tutti biondi al tavolo del podio: un danese, un tedesco e un norvegese. Il ciclismo dei giovani si va spostando sempre più a Nord, la scuola di lassù evidentemente funziona bene. Il vincitore è un altro figlio della multidisciplina, avendo già vinto un europeo di mountain bike.

«E’ stata una corsa molto intensa – spiega – su un percorso bello, ma difficile. Sono andato in fuga presto, perché lo avevamo pianificato con la squadra da ieri sera per aprire la corsa. Al penultimo giro ho fatto un attacco sulla salita più dura e sono rimasto solo al comando. A quel punto si trattava di spingere e rilanciare, andando nei rilanci sempre al massimo della potenza. Solo quando ha piovuto, è diventato tutto molto più difficile.

«E’ stato pazzesco con tutti i fan sul percorso, ho avuto un grande supporto da amici e tifosi. Tutte le discipline che faccio hanno delle particolarità, difficile scegliere quale sia la più bella. Ma di sicuro il fatto di correre sempre davanti mi viene proprio dalla mountain bike e dalla minore esperienza che ho nello stare in gruppo. Le poche volte che sono caduto, ero nelle retrovie. Per cui se mi dicono di attaccare presto, io attacco. Solo poi mi volto a vedere come è andata».

Bessega vince il Friuli passando dalla Francia

11.06.2023
4 min
Salva

Una bella notizia per il mondo degli juniores italiani è arrivata con la 21ª edizione del Giro del Friuli Venezia Giulia. Qualcosa di cui si sente la necessità da tempo, una corsa a tappe dedicata a questi ragazzi che crescono e anche in fretta. Si tratta di un passo per appianare quella che è la differenza con l’estero, dove questo genere di corse sono molto più frequenti. Andrea Bessega, della Borgo Molino Vigna Fiorita, si è aggiudicato la maglia di leader finale. E’ la sua prima vittoria in una corsa a tappe. 

Partito dalla Francia

Bessega risponde al telefono che sono le 19,30, racconta l’esperienza vissuta in Friuli, la sua Regione, e scioglie la lingua. 

«Arrivavo da una corsa a tappe in Francia – ci dice – ero con la nazionale al Trophée Centre Morbihan, una gara di Coppa delle Nazioni. E’ stata la mia prima esperienza in una corsa a tappe, mi ha dato consapevolezza nei miei mezzi. La grande differenza che ho notato è che in Francia la corsa era molto tirata, ho fatto molta fatica. Una cosa dovuta anche al fatto che si trattava di una gara di Nation Cup. Anche in quel caso era composta da tre tappe, ma distribuita in due giorni: il primo abbiamo fatto una tappa da 128 chilometri. La giornata successiva si è aperta con una cronometro individuale e poi, nel pomeriggio, la terza tappa da 115 chilometri». 

Vincere in casa

Il corridore della Borgo Molino, classe 2006, è al suo primo anno nella categoria juniores. Ha le idee chiare su quello che gli piace, e l’esperienza che ha accumulato in queste due gare a tappe lo ha lasciato soddisfatto. 

«L’esperienza con la nazionale – continua Bessega – mi ha insegnato molto: come imparare a gareggiare in questi scenari. Una cosa che poi ho trasportato al Giro del Friuli è il fatto di non finirsi subito, ma spendere bene le energie. A Morbihan dopo la prima tappa ero stanco, ho fatto una cronometro buona ma non eccezionale. Tra la mattina ed il pomeriggio mi sono riposato bene ed ho recuperato le forze, infatti ho vinto la terza tappa.

«Il Giro del Friuli si apriva con una cronometro a squadre, che siamo riusciti a vincere. La maglia l’ha indossata Cettolin. La tappa di Cimolais era dura ma siamo comunque arrivati allo sprint ed abbiamo lavorato per lui. Tant’è che ha vinto, mantenendo la leadership. A San Daniele il percorso era meno duro ma la fatica dei giorni prima ha fatto la differenza. Io sono rimasto con i migliori nonostante una caduta che mi ha obbligato a rincorrere. Alla fine sul traguardo sono passato per quinto ma ho indossato la maglia di leader».

A San Daniele Bessega si è piazzato quinto, nonostante il mancato successo ha portato a casa la classifica finale (foto Boldan)
A San Daniele Bessega si è piazzato quinto, nonostante il mancato successo ha portato a casa la classifica finale (foto Boldan)

Imprevedibilità

A parte la cronometro a squadre, Bessega non ha vinto tappe, ma si è portato a casa il Giro del Friuli. Ha giocato sulla costanza, ed ha notato che questo genere di corse aprono diversi scenari. 

«Mettere nelle gambe tanti giorni di corsa – chiude – aiuta a migliorare, aumenta la condizione. In più si creano diverse situazioni, che permettono di capirsi e di scoprire nuovi limiti. Nelle corse di un giorno conosciamo tutti le caratteristiche degli avversari, quindi le gare hanno copioni più “impostati”. Nelle gare a tappe subentrano imprevisti differenti, come la stanchezza. Spero di farne sempre di nuove, ed anche l’occasione avuta con la nazionale è stata importante. All’estero se ne fanno tante e la differenza si vede».