Sul Grossglockner risorge Lopez, che bastona Pinot

21.04.2022
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Finalmente è tornato a dare segni di vita con una vittoria strepitosa Miguel Angel Lopez. E finalmente è tornato a guidare la sua ammiraglia Alexandre Shefer. Il diesse kazako è un totem dell’Astana Qazaqstan. Lui c’è sempre stato e dopo un periodo di allontanamento forzato, Alex ha ripreso il suo posto.

Lo abbiamo incontrato al via del Tour of the Alps. E al nostro bentornato il diesse, quasi italiano – vive nel reggiano – sorride: «Sì – dice – finalmente riprendo la mia ammiraglia. E sarò anche al Giro d’Italia. Fa piacere anche a me essere qui». 

Tra Val Pusteria e Osttirol, monti innevati e qualche nuvola. L’attesa pioggia non c’è stata (per fortuna)
Tra Val Pusteria e Osttirol, monti innevati e qualche nuvola. L’attesa pioggia non c’è stata (per fortuna)

Attacco perfetto

Verso Kals am Grossglockner Superman, questo il soprannome di Lopez, è stato autore di un finale magistrale. Magistrale per gambe e spunto tattico. Ai mille metri dall’arrivo ha rintuzzato un bravissimo Thibaut Pinot. 

Il francese aveva un ventina di secondi di vantaggio, ma come la strada ha mollato la pendenza di forza pura è uscito Lopez. Il colombiano ha guadagnato secondi su secondi. E soprattutto vedeva Pinot. Era il suo punto di appoggio. Il francese invece doveva voltarsi. Sentiva la pressione e perdeva tempo. 

In un tratto di pianura. Pinot si è girato, ha mollato quel paio di pedalate convinto che il colombiano si accodasse. E Lopez invece ha fatto finta di prendergli la ruota. Ha scartato sul lato opposto della strada ed è scattato. Mancavano mille metri.

«C’era poco da pensare – racconta Lopez – lui era davanti. Io dovevo recuperare. Risalivo forte e avrei preferito evitare lo sprint».

Sull’arrivo il suo urlo è stato liberatorio, prima di mettersi il pollice in bocca. 

Lopez e l’Astana

Miguel Angel Lopez è tornato a braccia aperte all’Astana. Sembrava tutto rose e fiori, invece qualcosa si era inceppato. Miguel proprio non c’era. 

Già alla Tirreno-Adriatico aveva fatto inquietare non poco Giuseppe Martinelli, per aver mollato anzitempo sulla salita del Carpegna. E anche in queste prime frazioni aveva accumulato un distacco importante. Un distacco che non si confà a chi punta alla maglia rosa.

«Ma no – getta acqua sul fuoco Shefer che intanto festeggia con Cenghialta tra i bus – non stava male, sappiamo che Miguel non era ancora al top. E’ venuto al Tour of the Alps direttamente dal Teide. Potevamo fare meglio, ma siamo contenti. Se penso a corridori malati, al Covid, alle cadute… Da adesso in poi speriamo di raccogliere di più. Mai vissuta una stagione così in tanti anni carriera».

«Anche nel giorno del Rolle ci ha provato. Volevo ribaltare un po’ la classifica. E’ una corsa un po’ strana quest’anno. Si gioca molto sugli abbuoni. C’era un solo arrivo in salita (quello di oggi sul Grossglockner, ndr), ma non era un vero arrivo in quota. E così il giorno del Rolle ci abbiamo provato e quando ha visto che non ce la faceva a tenere il ritmo di Sivakov ha mollato. Poi lui quando si stacca… si stacca. Ma è anche giusto, doveva risparmiare energie in vista delle frazioni successive».

E infatti oggi ha siglato un vero numero. Un numero alla Superman. 

Ai bus finalmente si torna a sorridere in casa a Astana Qazaqstan con Sherfer (a destra) e Cenghialta
Ai bus finalmente si torna a sorridere in casa a Astana Qazaqstan con Sherfer (a destra) e Cenghialta

E ora il Giro

Lopez dal canto suo è sempre rimasto tranquillo. Anche a cena con i compagni lo abbiamo visto sereno. Scherzava con loro. Non dava l’idea di essere preoccupato. E aveva ragione, sapeva quale fosse la sua condizione.

«L’Astana per me è una seconda famiglia – ha detto Lopez – Sono stato contento di tornare, così come sono stato contento di aver vinto. Non ho mai dubitato del lavoro fatto sin qui».

«Questa gara – riprende Shefer – gli serve per mettere un po’ di ritmo nelle gambe in vista del Giro. Dopo il Tour of the Alps, andrà a casa ad Andorra, in altura, e da lì direttamente in Ungheria. Sappiamo che ha avuto queste difficoltà, ma per la corsa rosa sarà del tutto pronto. Noi puntiamo tutto sul Giro e provare ad arrivare al podio, almeno…».

Nibali (classe 1984) e Lopez (classe 1994) avevano già corso insieme nell’Astana nel 2015-2016
Nibali (classe 1984) e Lopez (classe 1994) avevano già corso insieme nell’Astana nel 2015-2016

Superman e Squalo…

Al Giro Lopez avrà al suo fianco Vincenzo Nibali. Non uno qualsiasi. Se lo Squalo potrebbe non essere il capitano per la classifica (ed è tutto da vedere), è di certo quello che oggi è chiamato il “road capitan”. Cioè il capitano in corsa, il referente del diesse.

«Di sicuro – riprende Shefer – uno come Vincenzo sarà un grande aiuto per Lopez. Ha esperienza ed è un corridore importante. Al Giro insieme potranno fare bene. Tante volte quest’anno non ha gestito bene la sua corsa tatticamente, e quando certe cose te le dice uno come Nibali hanno un certo peso. A volte più di quelle di un diesse».

«Quest’anno il Giro è un po’ strano. O ci sono grandi montagne o pianura. Poche o nessuna tappa intermedia. Secondo me si decide tutto nell’ultima settimana.

«La squadra? Al 99% è fatta. I sicuri sono Lopez, Nibali, Pronsky (anche ieri bravissimo), Dombrowsky, Tejada, Felline e credo Conti, ma vediamo come andrà al Romandia».

Shefer e Astana, storia di un addio inaspettato

09.01.2021
3 min
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Fisico scavato, naso aquilino, schiena piegata sulla bici…. e pedalare. Questa è l’immagine di Alexandre Shefer ex corridore. Un’immagine che non si discosta troppo dal suo essere direttore sportivo. Un lavoratore spesso dietro alle quinte, ma sempre presente per i suoi corridori e la sua squadra.

Shefer è stato per moltissimi anni una delle colonne portanti dell’Astana, ma da quest’anno non ne fa più parte. Un benservito arrivato all’improvviso.

Alex, ma cosa è successo?

Sinceramente non lo so. Mi hanno detto che non avrei più fatto parte dell’Astana subito dopo il Giro d’Italia. E’ arrivato il secondo sponsor canadese (PremierTech, ndr) e sono state introdotte nuove persone kazake. Ero in questo gruppo sin dal 2007.

Shefer ha corso due stagioni (1997-1998) anche nell’Asics Cga
Shefer ha corso due stagioni (1997-1998) anche nell’Asics Cga
Ma Vinokourov, tuo amico e team manager, non ha potuto far nulla?

Non è una decisione sua, ma di Abacanto la società di azionisti che controlla il team.

Quando è iniziata la tua storia con il ciclismo?

Avevo 11 anni e pedalavo in Kazakistan. Lì ho fatto tutte le categorie fino al 1992. Poi sono passato professionista nell’allora Navigare di Bruno Reverberi.

Come sei arrivato in Italia?

Facevo parte della nazionale russa, juniores prima e dilettanti poi. Ero venuto per fare il Giro d’Italia U23 e il Giro delle Regioni. Poi all’epoca c’era l’Alfa Lum. Uno dei ds era russo e lui propose me e Davidenko a Bruno.

E hai pedalato fino a quando?

Fino al 2003 e poi nel 2005 ho iniziato a fare il direttore sportivo nella nazionale kazaka e nel 2007 quando è nata l’Astana sono andato con loro.

E poi è arrivata questa bordata inaspettata… Ma i vari colleghi cosa ti hanno detto?

Eh, nella vita succede anche questo. Cosa mi hanno detto? Martinelli, Cenghialta, Vinokourov… sono tutti dispiaciuti ma come ripeto non potevano far nulla.

Adesso cosa farai? Ti vedi ancora ds?

Adesso sono a casa a Reggio Emilia. Vorrei continuare a fare il direttore sportivo e restare nel mio ambiente. Sì, mi vedo ancora direttore sportivo. E mi vedo nell’Astana. Mi sento ancora lì. Conosco tutto personale. Tosello, Borselli, Rachel… lavoravo con loro da quasi 20 anni.

Alexandre Shefer brinda con Nibali al Tour 2014
Shefer brinda con Nibali al Tour 2014
Parli dell’Astana con sentimento, qual è stato il periodo per te più bello?

Gli anni con Nibali. Abbiamo vinto il Giro, il Tour e tante altre corse. Era un gruppo forte ed affiatato. E abbiamo avuto il miglior Nibali. Dopo di noi è andato forte, ha colto risultati, ma non ha più ottenuto vittorie di quel calibro.

Ti sei guardato intorno? Non so, hai pensato anche ad una Bardiani? In fin dei conti sei a Reggio Emilia e con Reverberi sei passato professionista…

Sì, ho provato a guardarmi intorno ma ormai era novembre ed era difficile trovare spazio. Le squadre erano già definite. Con Reverberi perché no? Con lui c’è un bel rapporto, spesso andiamo anche a mangiare insieme, ma anche loro avevano chiuso la squadra e avevano preso altri direttori sportivi.

Ti piacerebbe lavorare con i giovani?

Le più grandi soddisfazioni me le hanno date proprio i ragazzi. Avevo la nazionale juniores del Kazakistan. Avevo otto corridori e sono riuscito a farli passare tutti dilettanti. Li seguivo ogni giorno in allenamento e fuori. E’ bello perché ti ascoltano, ti guardano con la voglia d’imparare. Quando li portai in Italia furono colpiti dall’organizzazione. Ottenemmo subito i mezzi, le bici, il vestiario… tutto quello che non avevano in Kazakistan. Erano in un altro mondo.

E a come tutti gli stranieri che arrivano in Italia gli dicevi di non mangiare la pizza!

Ah, ah, ah… sì e no. A quell’età non devi stargli troppo sopra e pensare che siano grassi. Io credo che se il talento c’è esce fuori… E deve farlo da solo.