Chris Froome, Alberto Contador, Remco Evenepoel, Mikel Landa e Julian Alaphilippe sono delle vere e proprie star anche nel ciclismo virtuale. Non a caso, nel corso delle ultime settimane, hanno guidato il gruppo virtuale di utenti BKOOL condividendo sessioni di allenamento con centinaia di appassionati di tutto il mondo. Le piattaforme di ciclismo virtuale sono diventate il principale punto di contatto tra professionisti e dilettanti, permettendo agevolmente a tutti gli appassionati e a tutti i praticanti ciclisti di partecipare alle sessioni di allenamento dei propri idoli, mettendosi alla prova ed avendo persino la possibilità di interagire con loro.
Proprio per questo motivo gli utenti di BKOOL hanno avuto il privilegio di pedalare virtualmente al fianco di Froome, di Contador, di Mikel Landa, di Remco Evenepoel, di Julian Alaphilippe e di Kasper Asgreen: un evento che sarebbe sembrato impensabile solamente pochi anni fa…
Per gli utenti di BKOOL è stato possibile pedalare accanto a grandi campioni, come Chris FroomePer gli utenti di BKOOL è stato possibile pedalare accanto a grandi campioni, come Chris Froome
Novità in arrivo
«Uno degli aspetti più interessanti offerti dai simulatori di ciclismo indoor come BKOOL – ha dichiarato Angel Luis Fernández, il direttore marketing di BKOOL – è la possibilità di entrare in contatto con alcune star del ciclismo mondiale senza dover letteralmente uscire di casa. La pandemia ha segnato un vero e proprio boom in questo senso, e da allora è diventato comune vedere ciclisti professionisti che condividono frequentemente sessioni di allenamento con i loro fan.
«Abbiamo avuto alcuni dei migliori ciclisti del mondo che hanno guidato corse di gruppo virtuali sulla nostra piattaforma, e nelle prossime settimane aggiungeremo nomi come Oscar Freire e altre stelle della Soudal Quick-Step».
Le modalità di allenamento di BKOOL sono sorprendentemente realisticheLe modalità di allenamento di BKOOL sono sorprendentemente realistiche
Training e competizione
Ma i simulatori di ciclismo come BKOOL non solamente aiutano gli atleti a connettersi direttamente con i propri tifosi, ma sono anche essenziali per garantire la loro preparazione durante la stagione.
«Ciò che rende BKOOL unico – prosegue Angel Luis Fernández – è la possibilità di percorrere qualsiasi tracciato del mondo direttamente dal proprio soggiorno. Questo è particolarmente utile per prepararsi a una cronometro, ad esempio, un aspetto che può fare la differenza. E’ molto comune che i nostri ambasciatori professionisti ci chiedano difatti di poter avere il tracciato virtuale di una cronometro o di un circuito per potersi allenare in anticipo.
«Le sensazioni fornite dagli smart trainer al giorno d’oggi sono sorprendentemente realistiche, e BKOOL offre loro l’opportunità di testare il percorso in prima persona durante una sessione di allenamento realizzata… comodamente a casa propria. Inoltre, la possibilità di creare allenamenti personalizzati su misura per ogni fase della stagione contribuisce a rendere piattaforme come BKOOL strumenti di lavoro oramai indispensabili nel mondo del ciclismo professionistico».
BKOOL attualmente organizza le versioni virtuali ufficiali del Giro d’Italia e del Deutschland Tour, portando i partecipanti a pedalare sulle stesse “strade” di ciascun evento attraverso un’esperienza coinvolgente e realistica. Non solo i fan possono allenarsi al fianco dei loro idoli, ma riescono a farlo nel contesto virtuale di alcune delle gare più prestigiose del mondo.
Nelle diverse interviste di inizio stagione i ragazzi della Polti-Kometaci hanno detto spesso che Gavazzi non aveva definitivamente abbandonato il gruppo (foto Borserini in apertura). Certo, ha smesso di correre, e questo ve lo abbiamo raccontato. Ma proprio la sua esperienza, e quei consigli preziosi dati ai giovani, hanno fatto in modo che Gavazzi risultasse ancora importante per il team di Basso e Contador.
«Mi sono preso un anno di transizione – dice Gavazzi mentre si gode la pace di casa – rimango con i bambini e mi godo la famiglia. Lavoro con mio cugino, che fa il gommista, gli do una mano. Mi serviva, troppo tempo a casa non mi avrebbe fatto così bene».
Gavazzi è rimasto nell’organico della Polti-Kometa, per dare supporto alla squadra con la sua esperienza (foto Maurizio Borserini)Gavazzi è rimasto nell’organico della Polti-Kometa, per dare supporto alla squadra con la sua esperienza (foto Maurizio Borserini)
E così sei rimasto nel mondo del ciclismo…
La Polti-Kometa voleva tenermi, anche senza un posto ufficiale, con loro mi sento come in famiglia. Abbiamo trovato un compromesso, rimango in trasferta per una sessantina di giorni all’anno, tra ritiri e corse. Voglio rimanere vicino ai corridori, quelli con cui ho condiviso il cammino fino ad ora, ma anche ai nuovi.
Sei già stato con la squadra?
Ho partecipato ai ritiri di dicembre e gennaio, sono stato in Spagna una decina di giorni complessivamente. Poi penso di partire dalla Strade Bianche, Tirreno, Sanremo, forse il Tour of the Alps e sicuramente il Giro, ma non tutto.
Com’è guardare tutto da fuori?
Mi piace, è più rilassante, più tranquillo. E’ un modo per rimanere nel gruppo, ho pedalato con i miei ex compagni, ma mai più di tre ore. Devo ammettere che non mi è dispiaciuto. Ho un ruolo nuovo, con stimoli diversi. Ho scoperto tante cose che non sapevo sul mondo dei diesse e ho capito che non è facile far combaciare tutto.
Gavazzi ha avuto modo di seguire i suoi ex compagni dall’ammiraglia, imparando tanto del mondo dietro la bici (foto Maurizio Borserini)Gavazzi ha seguito i suoi ex compagni dall’ammiraglia, imparando tanto del mondo dietro la bici (foto Maurizio Borserini)
Con i tuoi ex compagni che rapporto hai?
Sono sempre andato d’accordo con tutti, quindi li avevo sentiti anche durante l’inverno. Con “Piga” (Davide Piganzoli, ndr) ho un rapporto molto bello, siamo vicini di casa, ci sentiamo spesso. Lo stesso con Sevilla e Maestri, ma anche con tutti gli altri mi sono sempre trovato bene. Quello che voglio fare è dare una mano a tutti, e devo ringraziare Ivan e Fran per questa occasione.
I giovani scalpitano…
Piganzoli e Tercero sono due che hanno voglia di fare. Già nel 2023 sarebbero voluti andare al Giro, ma non era il caso. Al primo anno da pro’ era meglio adattarsi a questo mondo e crescere. Hanno imparato a programmare i lavori e sono pronti per le corse importanti.
Il Giro è una grande occasione.
Saranno parte della bozza della squadra. Piganzoli si preparerà al meglio per essere al via del Giro. La squadra dovrebbe essere composta da uno “zoccolo duro” con Maestri e Sevilla e da qualche giovane.
I giovani scalpitano in cerca di un posto e di esperienze importanti: in foto Piganzoli (a sinistra) e Tercero (foto Maurizio Borserini)I giovani scalpitano, in foto Piganzoli (a sinistra) e Tercero (foto Maurizio Borserini)
Senza dimenticare i nuovi arrivati.
Con Restrepo e Fabbro abbiamo fatto il salto di qualità. Fabbro si è ambientato subito, ha un bel carattere, è deciso e senza peli sulla lingua. E’ un professionista a 360 gradi, il 2024 per lui è un anno importante, da non sbagliare. Ho già avuto modo di parlarci.
E cosa vi siete detti?
Mi ha chiesto un po’ di cose, con chi parlare, il programma, qualche dettaglio sulla bici. Poi abbiamo parlato dei suoi problemi in Bora e cosa non ha funzionato. Infine mi ha raccontato cosa si aspetta da questo 2024.
Cosa si aspetta?
Spero riesca a confermare le sue qualità, ha un’esperienza tale che gli permette di conoscersi in maniera totale. Penso che il Giro sia l’appuntamento ideale per lui, un corridore del suo calibro minimo punta ad una vittoria di tappa.
Fabbro esordirà in maglia Polti-Kometa alla Vuelta a Andalucia il 14 febbraio (foto Maurizio Borserini)Fabbro esordirà in maglia Polti-Kometa alla Vuelta a Andalucia il 14 febbraio (foto Maurizio Borserini)
Davvero la squadra, come ha detto Basso, è più forte dello scorso anno?
A livello individuale è una squadra forte. I giovani come Tercero, Piganzoli e Martin possono far fare all’ambiente un salto di qualità notevole. Sostituire Fortunato e Albanese non è facile, ma secondo me ci siamo riusciti. Fabbro e Restrepo sono due profili molto interessanti, che possono dare tanto. La stagione è appena iniziata, vedremo dove riusciremo ad arrivare.
Nei giorni scorsi abbiamo avuto l’opportunità di partecipare a Milano alla conferenza stampa di presentazione del Team Polti-Kometa. Sono tante le novità che quest’anno interesseranno la formazione che fa riferimento alla Fundacion Alberto Contador, a partire dall’ingresso del marchio Polti come primo sponsor della squadra. Nuova anche la divisa con i colori verde, rosso e bianco a farla da padroni. Fra tutte queste novità segnaliamo con piacere anche una conferma. Per le prossime due stagioni, quindi 2024 e 2025, gli atleti del team fondato da Ivan Basso e Alberto Contador potranno contare sull’affidabilità delle selle Prologo.
Il team di Basso e Contador ha cambiato nome e colori, ma le selle Prologo sono una certezzaIl team di Basso e Contador ha cambiato nome e colori, ma le selle Prologo sono una certezza
Il meglio di Prologo
I ragazzi della Polti-Kometa, soprattutto i nuovi arrivati, hanno avuto modo di provare i modelli Prologo in dotazione alla loro squadra in occasione del ritiro di Oliva di inizio anno. Stiamo parlando della Scratch M5 e della Scratch M5 PAS.
La forma a T della sella, studiata per garantire una buona libertà di movimento, unita al sistema Multi Sector System con aree a diversa densità, e ai materiali di alto livello, rendono la Scratch M5 la scelta ideale per i professionisti e per tutti i ciclisti alla ricerca delle massime prestazioni, in gara e più in generale quando si percorrono lunghe distanze.
La collaborazione con il Team Polti-Kometa prevede anche la fornitura da parte di Prologo di un accessorio spesso sottovalutato, ma invece molto importante. Stiamo parlando del nastro manubrio. Le Aurum del Team Polti-Kometa saranno rivestite del nastro One Touch Gel, in grado di offrire in ogni situazione di guida una presa salda e confortevole sul manubrio, altro importante punto di contatto, insieme alla sella, tra l’atleta e la bici.
I corridori durante il ritiro hanno provato i modelli in dotazione: Scratch M5 e della Scratch M5 PASI corridori durante il ritiro hanno provato i modelli in dotazione: Scratch M5 e della Scratch M5 PAS
Soddisfazione Prologo
Salvatore Truglio, Brand Manager di Prologo, si è dimostrato molto soddisfatto nel poter continuare a collaborare con il Team Polti-Kometa, una squadra che in tutti questi anni ha saputo farsi apprezzare, oltre che per i risultati ottenuti, anche per la bella immagine.
«Siamo felici di continuare la collaborazione con il Team Polti-Kometa – ha dichiarato Salvatore Truglio – supportando per i prossimi due anni le squadre professional, under 23 e juniores, guidate da due campioni come Alberto Contador e Ivan Basso, oltre che da un grande regista come Fran Contador. Con Alberto in particolare siamo uniti da un forte legame di amicizia e stima reciproca da oltre dieci anni, nel corso dei quali abbiamo condiviso innumerevoli successi e grandi vittorie. Siamo inoltre onorati di poter affiancare Polti, nel suo gran ritorno nel ciclismo, con un progetto fortemente orientato ai giovani. Il ciclismo giovanile oggi ha sicuramente bisogno di un grande supporto ed è quindi un piacere per Prologo poter collaborare con Alberto e Ivan, fornendo ai ragazzi i nostri prodotti ad alte performance. Non vediamo l’ora di condividere con tutti loro altri traguardi nelle prossime stagioni!».
In occasione della presentazione del team, avvenuta lo scorso 10 gennaio a Milano, Ivan Basso ha nominato ufficialmente Mirco Maestri come “capitano” della nuova Polti-Kometa. A lui quindi il compito di fornirci un parere sulla rinnovata collaborazione con Prologo: «Passando ore e ore sulle nostre bici – racconta Maestri – è fondamentale non andare incontro a problemi sottosella e con Prologo ci troviamo tutti molto bene: la rigidità e il comfort la rendono una delle selle migliori e siamo contenti di continuare a pedalare con loro».
Non solo corse in linea, i ragazzi della Polti-Kometa hanno a disposizione anche i modelli da cronometroI ragazzi della Polti-Kometa hanno a disposizione anche i modelli da cronometro
Non solo Polti-Kometa
Anche quest’anno Prologo sarà il marchio di selle scelto da alcuni dei più importanti team WorldTour: UAE Team Emirates, Bahrain Victorious, EF Education-Easypost, Astana Qazaqstan; Groupama-FDJ, Intermarché-Circus-Wanty. Ultima arrivata la Ineos Grenadiers, che a partire da quest’anno vedrà le Pinarello del team equipaggiate con selle Prologo.
Di rilievo la presenza anche nel settore femminile con UAE Team Adq, EF Education – Cannondale e FDJ Suez.
MILANO – Attorno ad Alberto Contador c’è come al solito il capannello dei giornalisti. Lo spagnolo è venuto a Milano per la presentazione del Team Polti-Kometa(in apertura il team in allenamento a Oliva, foto Maurizio Borserini) di cui è titolare assieme a Ivan Basso, ma le domande vertono su tutto il resto. Si parla di Pogacar e di Vingegaard. Dello sloveno che tenterà la doppietta e la battuta di Alberto apre la porta su uno scenario che nessuno finora ha ipotizzato.
«Se Pogacar vince il Giro e poi il Tour – dice Contador – poi va alla Vuelta e vince pure quella».
Lo intercettiamo qualche minuto più tardi davanti al buffet. La curiosità non riguarda gli altri, ma la Fundacion Alberto Contador che è alla base della professional appena svelata. La Spagna brilla per la sensibilità dei suoi campioni. Samuel Sanchez, Alejandro Valverde, Alberto Contador e persino Stefano Garzelli hanno creato delle scuole di ciclismo. Sono strutture serie, su cui i campioni investono, attirano risorse grazie al loro nome e così restituiscono allo sport ciò che ne hanno ricevuto. E’ una forma di generosità matura, che in Italia purtroppo non conosciamo: i nostri ex queste cose non le fanno, non tutti almeno. Di fronte al tema che lo riguarda così da vicino, Contador mette giù il piatto e fa cenno di spostarci.
Contador ha partecipato alla presentazione del Team Polti-Kometa, di cui è uno dei titolariContador ha partecipato alla presentazione del Team Polti-Kometa, di cui è uno dei titolari
Quanto è importante la Fundacion Contador per il Team Polti-Kometa?
E’ molto importante. No, di più. Credo che sia un punto di differenziazione rispetto alle altre squadre. Abbiamo iniziato con gli juniores, poi con la categoria under 23 e ora quella professionistica. Perché ci crediamo. Abbiamo visto corridori come Enric Mas, Carlos Rodríguez, come Juan Pedro López, come Oldani, come tanti altri che hanno lasciato la Fondazione. Penso che questo sia un chiaro segno che si tratta di un buon vivaio, una buona “cantera” per reclutare giovani corridori.
E’ un peccato che tutti quei corridori siano andati in altre squadre?
Sì, è certamente un peccato. E’ un po’ una legge della vita, ma è anche vero che quando se ne sono andati non avevamo ancora una squadra di professionisti. Ora abbiamo giovani di talento come Piganzoli e Fernando Tercero. Corridori nei quali abbiamo fiducia e vedremo se riusciranno a soddisfare le aspettative.
In Spagna la tua Fondazione non è un caso isolato, vedendo quel che fanno Sanchez, Valverde e Garzelli.
Sì, è vero, penso che sia un piacere vedere uomini che sono stati ai vertici del loro sport concedere una possibilità ai più giovani. Ci facciamo sempre la stessa domanda, in Italia forse più che in Spagna. Ci chiediamo perché non ci siano corridori e così via, ma io credo che dobbiamo cercare di fornire risorse e risposte. E penso sia importante per noi ex atleti il fatto di aiutare il più possibile. E’ un’ottima cosa.
La Fundacion Contador cresce giovani atleti e raccoglie fondi per la ricerca sull’aneurisma cerebraleLa Fundacion Contador cresce giovani atleti e raccoglie fondi per la ricerca sull’aneurisma cerebrale
Qual è il tuo ruolo rispetto ai corridori della squadra?
Mi piace stare a contatto con loro. E’ vero che a volte magari li metto in crisi, perché valuto tutto ricordando il mio punto di vista su tutti gli aspetti. E io avevo un livello di pretese così alto, che a volte per loro può sembrare negativo. Cerco di restare calmo, l’ho imparato negli anni, però mi piace dare consigli e non passare il mio tempo solo con gli allenatori e gli sponsor.
Avevi pretese altissime, come ti saresti trovato in questo ciclismo in cui si rincorre la perfezione?
Mi piacerebbe correre in questo periodo, mi piacerebbe correre in generale. Il ciclismo è uno sport che mi appassiona e mi piace, come in questi ultimi anni, che sia anche un po’ folle. Forse quando facevo le mie pazze azioni in passato, non avevo compagni di avventura. Invece penso che adesso avrei con me qualche attaccante in più, a cui piace fare cose diverse. Sarebbe davvero divertente.
La vittoria di Bais a Campo Imperatore è per Contador la prova che si può fare bene anche senza budget stellariLa vittoria di Bais a Campo Imperatore è per Contador la prova che si può fare bene anche senza budget stellari
E’ possibile fare le cose per bene con un budget inferiore a quello degli squadroni?
Penso che stiamo andando nel verso giusto. La svolta che abbiamo fatto ci ha permesso di salire di livello. La vittoria di tappa al Giro dello scorso anno è un segnale molto interessante. Il successo di Bais a Campo Imperatore è stato il solo di una squadra non WorldTour ed è la dimostrazione che preparando molto bene un obiettivo, lavorando con precisione millimetrica, si possono ancora fare grandi cose.
MILANO – Hotel Principe di Savoia in piazza della Repubblica, nei salottini della hall ci sono procuratori di calciatori e direttori sportivi. Ariedo Braida (che in serata si intratterrà a lungo con Francesco Moser) e Oscar Damiani sono appena usciti, noi andiamo avanti a parlare con Alberto Contador. Fuori l’inverno si fa sentire, il cielo è grigio, ma per il ciclismo è una bella giornata. Si presenta il Team Polti-Kometa. Ne abbiamo viste le maglie. Abbiamo letto vari comunicati e apprezzato le immagini della Aurum Magma con cui correrà la squadra. Ma adesso Francesca Polti e Giacomo Pedranzini spiegano il perché abbiano scelto di sponsorizzare la squadra di Basso e Contador, presenti allo stesso tavolo. Il sorriso è coinvolgente, gli argomenti attaccano.
Francesca Polti ha parlato raccontando il suo entusiasmo e la sua visioneFrancesca Polti ha parlato raccontando il suo entusiasmo e la sua visione
Le ragioni per partire
L’aspetto sportivo ci sta a cuore, ma quel che più ci piace sottolineare è il fatto che due grandi aziende italiane abbiano scelto di impegnarsi nel ciclismo. Fino a qualche tempo fa non sarebbe stato niente di strano (complici forse anche disinvolte abitudini fiscali), oggi è un’eccezione.
«Sono abituata a parlare in pubblico – dice Francesca Polti – ma è la prima volta che parlo della mia squadra e sono molto emozionata. La nostra squadra, la sento davvero mia. Quando si è trattato di scegliere se aderire o meno al progetto, ho riunito il mio staff ristretto e piuttosto che chiederci perché farlo, ci siamo chiesti se ci fosse un motivo per non farlo e non ne abbiamo trovati. Abbiamo visto solo opportunità e così siamo partiti.
«Ho trovato analogie di valori. Anche la squadra, come la nostra azienda, si fonda su rispetto, innovazione e sostenibilità. Abbiamo trovato nel ciclismo un bel veicolo di comunicazione, perché vogliamo che Polti si espanda nei Paesi in cui la squadra andrà a correre. Vogliamo tornare vicini al nostro pubblico, per fare vedere chi siamo e non solo per mostrare i nostri prodotti. Vogliamo far conoscere la nostra vivacità, anche se è una sfida in salita, al culmine della quale ci potrà essere grande soddisfazione. Quando ci siamo riuniti con le famiglie prima di Natale, mio padre si è avvicinato a me e Ivan (Basso, ndr) e ci ha chiesto se qualcuno ci avesse già dato dei pazzi. Noi abbiamo risposto di sì e lui ha sorriso, dicendo che allora questo progetto avrà successo. Perché anche a lui dissero che era pazzo per aver inventato la Vaporella e aver puntato quella prima volta sul ciclismo».
Il Team Polti-Kometa correrà con la Magma di Aurum, di proprietà di Basso e ContadorIl Team Polti-Kometa correrà con la Magma di Aurum, di proprietà di Basso e Contador
Il doping è una scusa
E quando le diciamo che è insolito vedere una grande azienda italiana fare ritorno al ciclismo e che tanti, in passato, hanno rifiutato la possibilità opponendo i casi di doping e il rischio per l’immagine, Francesca Polti si irrigidisce e sorride.
«Credo che i ragazzi siano tutti controllati – dice – e che la squadra sia la prima ad accorgersi se qualcosa non va. Ma se anche fosse il caso e trovassero un corridore positivo, il nostro compito non sarebbe quello di mettere in discussione il sistema, ma di stargli accanto per aiutarlo. Perché se ti dopi, hai un problema. E noi negli anni siamo stati accanto a donne maltrattate e persone con altri problemi. Perché abbandonare un corridore? Nel calcio i ragazzi con problemi di scommesse non li hanno abbandonati…».
Giacomo Pedranzini è arrivato dall’Ungheria, dove vive dal 1994.Giacomo Pedranzini è arrivato dall’Ungheria, dove vive dal 1994.
Sport, cibo e salute
Lo stesso argomento fu utilizzato anni fa da Giacomo Pedranzini, cui al momento di entrare accanto alla Fundacion Contador fu posta la stessa obiezione. Il valtellinese di Ungheria lo abbiamo già sentito qualche settimana fa, ma il suo slancio conquista la platea.
«In bicicletta – dice – la salita non finisce mai. Noi siamo agricoltori di montagna, produciamo cibo e lo portiamo sul tavolo dei consumatori. Il nostro obiettivo è fare meglio di quanto fatto negli ultimi sette anni, ma soprattutto la squadra sarà al centro di un progetto di comunicazione. Kometa è la terza azienda alimentare in Ungheria e in Italia siamo presenti in tutte le più grandi catene di supermercati, da Conad a Coop, come Esselunga, Tigros ed Eurospin, però la gente non ci conosce. Questo è un limite che vogliamo superare.
«Crediamo che una vita sana e una sana alimentazione possano cambiare la vita degli italiani e costare meno al sistema sanitario nazionale. La scintilla è scattata quando Ivan Basso ci ha parlato di “ciclismo sociale” e di “cibo onesto”. L’Italia ha bisogno di gente che ci creda. Abbiamo pochi impianti sportivi rispetto alla media europea, siamo il fanalino di coda e questo si traduce anche in una inferiore pratica sportiva, che investe anche il ciclismo. Ho letto un articolo di Federico Fubini sul Corriere della Sera. Diceva che nel 1992, il reddito annuale pro capite di un italiano era il 19 per cento in meno rispetto a un cittadino degli Stati Uniti. Nel 2022, trent’anni dopo, l’italiano guadagna la metà. Se le famiglie perdono così potere di acquisto, tutto il resto va dietro, anche lo sport».
I tre fondatori del team, Alberto e Fran Contador e Ivan BassoI tre fondatori del team, Alberto e Fran Contador e Ivan Basso
Una grande squadra
Basso annuisce. Sono stati presentati i corridori, i pochi che sono stati portati e che domani raggiungeranno il ritiro della squadra in Spagna. Maestri, definito il nuovo capitano dopo il ritiro di Gavazzi. I fratelli Bais. Matteo Fabbro. L’ungherese Fetter. E la speranza Piganzoli. Basso spiega.
«Ci riteniamo una grande squadra – dice – il comunicato che diffondemmo durante il Giro e che avevamo condiviso derivava dal fatto che credevamo di meritare più attenzione di quella che avevamo. Quello che vediamo qui oggi nasce dalla credibilità costruita negli ultimi anni. L’obiettivo è sempre stato mantenere quel che avevamo e rinforzarci per avvicinarci al livello delle grandi professional europee.
«Sono cambiati gli sponsor – prosegue – ma la società continuerà a lavorare allo stesso modo. Siamo nati nel periodo del COVID. La squadra si è resa simpatica al mondo del ciclismo ed è credibile perché unisce la Fundación Alberto Contador, la reputazione dei due ciclisti che l’hanno creata e la storia di un marchio come Polti. E’ un progetto unico che unisce più generazioni. Quando si parla di ciclismo-impresa, questa è una squadra che produce le sue biciclette. Ci sentiamo in dovere di essere attori del cambiamento, con Alberto ne parliamo spesso, restituendo quello che il ciclismo ci ha dato. Abbiamo grandi ambizioni e un calendario importante. Il Giro d’Italia? Bisognerà aspettare gli inviti».
La sensazione è che quel biglietto sia stato già staccato. Il ritiro della Lotto Dstny, le due vittorie di tappa degli ultimi due anni e le tre giornate del Giro in Valtellina fanno pensare che le possibilità siano buone. Domani il gruppo si riunirà in Spagna e le bici torneranno a recitare da protagoniste. Qui si va verso il galà di stasera, fra occhi che luccicano e il senso della nuova avventura che sta per cominciare.
Il 2024 della Fundacion Contador si annuncia davvero ricco di novità. Sono arrivati nuovi atleti, ma soprattutto è arrivato un nuovo sponsor, Polti, che dal prossimo anno comparirà sulle maglie della formazione guidata da Ivan Basso e Alberto Contador.
A fronte di tante novità ecco una importante conferma. Per i prossimi due anni i team che fanno riferimento alla Fundacion Contador, la formazione professional e quella under 23, potranno ancora contare sulla qualità dei prodotti Elite.
Durante il ritiro i primi esami e test della Eolo-Kometa (dall’1 gennaio Polti-Kometa) sono stati fatti con rulli EliteDurante il ritiro i primi esami e test della Eolo-Kometa (dall’1 gennaio Polti-Kometa) sono stati fatti con rulli Elite
Leader dal 1979
Elite sviluppa e produce prodotti all’avanguardia dal 1979. Oggi ogni prodotto firmato Elite può tranquillamente essere considerato un fedele compagno di allenamento e di gara per atleti professionisti e semplici amatori. Basta pensare alle borracce e ai portaborracce, ma soprattutto ai rulli e alle tecnologie ad essi collegate per il ciclismo indoor e outdoor. Nel caso specifico degli allenamenti indoor, i rulli Elite hanno raggiunto livelli di perfezione e realismo senza precedenti. La visione di Elite è infatti quella di lavorare per migliorare sempre l’esperienza ciclistica sia all’aperto che al chiuso.
Ecco il Suito-T
I team professional e under 23 della Fundacion Contador utilizzeranno i rulli Elite sia per gli allenamenti al chiuso sia nella fase di riscaldamento in occasione delle prove a cronometro. Tra i modelli di punta di Elite spicca sicuramente il rullo Suito-T.Potente, silenzioso e compatto, offre un’esperienza di allenamento realistica, precisa e divertente. Dotato di trasmissione diretta per garantire una maggiore precisione durante l’allenamento, Suito-T è molto stabile anche durante gli sprint più intensi, e le sue dimensioni ridotte lo rendono facile da trasportare e riporre durante i lunghi viaggi della squadra nel corso della stagione.
I ragazzi di Basso e Contador sono stati in ritiro a Oliva per preparare la prossima stagioneI ragazzi di Basso e Contador sono stati in ritiro a Oliva per preparare la prossima stagione
La soddisfazione di Elite
In casa Elite sono estremamente soddisfatti del prolungamento dell’accordo di sponsorizzazione con Fundacion Contador, come conferma Marco Cavallin, direttore delle sponsorizzazioni e dell’innovazione di prodotto.
«Siamo davvero felici di rinnovare la nostra partnership tecnica con questi eccezionali ciclisti – ha affermato – e con la loro squadra. La continua collaborazione con questi ciclisti non è solo un onore, ma anche una profonda fonte di ispirazione per Elite. Il loro prezioso contributo allo sviluppo dei prodotti e il loro incrollabile sostegno rispecchiano la nostra comune passione per l’innovazione in tutti gli aspetti dell’allenamento e della corsa. Non vediamo l’ora di vivere altre stagioni di successi e traguardi condivisi».
Agli appassionati di ciclismo, e non solo a loro, non sarà certo passato inosservato il nuovo spot televisivo firmato Polti che vede come “attori” protagonisti due volti noti del mondo del ciclismo. Stiamo parlando di Ivan Basso e Alberto Contador.
Dallo scorso 22 ottobre i due campioni sono i protagonisti su La7 e La7D del nuovo spot televisivo che promuove SOLO Caffè Monorigine, la nuova esperienza di espresso in cialde lanciata da Aroma Polti.
La scelta dei due testimonial è tutt’altro che casuale. Lo scorso mese di luglio Polti ha annunciato il suo ritorno nel mondo del ciclismo dopo 23 anni di assenza. Dal prossimo anno l’azienda lombarda sarà sponsor dell’attuale Eolo-Kometa, il team voluto e creato proprio da Basso e Contador.
SOLO Caffè Monorigine, la nuova esperienza di espresso in cialde lanciata da Aroma PoltiSOLO Caffè Monorigine, la nuova esperienza di espresso in cialde lanciata da Aroma Polti
Il rito del caffè
Lo spot è stato girato sul lago di Como e racconta il rituale del caffè che i due sportivi si godono al mattino prima di salire in sella. Oltre ai due campioni, il vero protagonista dello spot è naturalmente SOLO Caffè Monorigine, con i suoi diversi sapori: quello della Tanzania, più grintoso, e quello del Vietnam, più armonioso (esiste anche un aroma Uganda). Contador opta per il primo, che rispecchia al meglio la grinta che da sempre l’ha contraddistinto in gara. Basso sceglie invece l’aroma ispirato al Vietnam ed è proprio lui a preparare il caffè per l’amico inserendo le cialde E.S.E. (Easy Serving Espresso) in Polti Coffea, la macchina ideale per esaltare l’estrazione perfetta di tutti i sapori e delle qualità uniche di SOLO Caffè Monorigine.
Mentre i campioni parlano, nelle tazzine prendono vita colorate animazioni 3D che richiamano i due meravigliosi luoghi in cui hanno origine i chicchi, Tanzania e Vietnam, evocandone tutto il fascino e la magia. Dopo essersi gustati i loro caffè, Basso e Contador partono per la loro pedalata lungo le strade e le salite che costeggiano il lago di Como come due normali ciclisti.
L’obiettivo dello spot è quello di mostrare come per ogni tipo di personalità ci sia un caffè adeguato…naturalmente un SOLO Caffè Monorigine.
Comunicazione multicanale
Come anticipato, la campagna tv dedicata a SOLO Caffè Monorigine è iniziata lo scorso 22 ottobre e terminerà il prossimo 18 novembre su La7 e La7D con spot da 15 secondi e più di 1.000 passaggi. I contatti netti attesi sono 7.300.000. Lo spot, prodotto e realizzato dall’agenzia NT Next – Evolving Communication, sarà trasmesso anche durante le partite di Champions League su Prime Video.
Le macchine del caffè Polti sono ideali per gustare al meglio l’aroma di ogni chiccoLe macchine del caffè Polti sono ideali per gustare al meglio l’aroma di ogni chicco
Primo slot lo scorso mercoledì 25 ottobre. Un secondo passaggio è previsto per domani, mercoledì 8 novembre. A ciò si affianca una intensa campagna digital che durerà sino alla fine dell’anno: video pre-roll su YouTube, banner display su Google e tante altre piattaforme. E’ prevista anche una copertura Social su Instagram, Facebook e Pinterest, attività di influencer marketing e co-marketing con alcune delle più importanti insegne retail.
SOLO Caffè Monorigine è disponibile presso gli store di elettrodomestici in tutto il territorio nazionale e online sul sito.
Neanche il tempo di appendere la bici al chiodo, di assimilare un totale cambio di vita che Manuele Boaro si è subito rituffato nel mondo del ciclismo. «Il giorno dopo la mia ultima corsa, la Veneto Classic, è squillato il telefono. Dall’altra parte c’era Alberto Volpi che mi ha chiesto se me la sentissi di affiancarlo nella guida del JCL Team Ukyo, il team giapponese del quale è diventato manager. Non ci ho pensato un attimo, gli ho detto subito sì. Mi sono tuffato in una nuova avventura con lo stesso entusiasmo di quando 13 anni fa ho iniziato il mio cammino fra i pro’».
Boaro ha chiuso a 36 anni con convinzione. Non perché il fisico gli dicesse di smettere, anche se le varie stagioni passate in giro per il mondo si facevano sentire. Questo ciclismo però non riusciva più a gestirlo dal di dentro.
«Sapendo che avevo il contratto in scadenza – spiega – ho provato a muovermi. Dopo anni i manager li conosco tutti, li ho contattati personalmente. Ma al di là di un po’ di “vediamo, ti faccio sapere” non avevo avuto nulla. Qualcosa magari sarebbe anche saltato fuori, ma mi sono chiesto se avrebbe avuto un senso. Poi ho saputo che la Veneto Classic passava proprio per il mio paese, davanti casa mia. Allora ho pensato che sarebbe stata la maniera migliore per chiudere».
La grande festa per il suo ritiro all’ultima Veneto Classic, con il fans club schierato al completoLa grande festa per il suo ritiro all’ultima Veneto Classic, con il fans club schierato al completo
L’ultimo dei veri gregari?
Una decisione presa proprio qualche giorno prima, ma il poco tempo è bastato per allestire una grande festa per salutarlo come si conveniva: «Sono venuti in tanti, il fans club si è mobilitato alla grande e quel giorno è stato un turbinio di emozioni. Posso dire di aver chiuso in bellezza, credevo che la mia storia ciclistica si sarebbe chiusa lì. Invece neanche poche ore dopo rieccomi coinvolto, ma in maniera completamente diversa».
L’addio di Boaro è anche l’addio di uno degli ultimi veri gregari. Il suo racconto della ricerca vana di un contratto non fa che confermare la sensazione che questa figura stia ormai sparendo: «In questo ciclismo, fatto di numeri, siamo noi quelli che vengono penalizzati. Le squadre chiedono corridori che portino punti, il principio del “siamo tutti capitani” è ormai imperante. Ma attenzione: chi lavora per la squadra nella prima parte di gara, quando non ci sono le telecamere, quando si gettano le basi della corsa e bisogna proteggere e stare vicino al capitano di turno?
«Il risultato è che le corse professionistiche stanno diventando come quelle dei dilettanti – prosegue Boaro – pronti via ed è subito bagarre. Ma a lungo andare questo modo di correre logora, bisognerà vedere come l’intero ambiente reagirà quando corridori come me o come Puccio non ci saranno più».
Il veneto con Sagan: «Nei suoi anni d’oro posso dire di esserci stato…»Con Contador alla Tinkoff, supportato nella vittoria al Giro 2015Insieme a Nibali nel Giro 2017, chiuso dallo Squalo al terzo postoCon Nibali si è ritrovato all’Astana, rinsaldando un legame ancora oggi molto solidoIl veneto con Sagan: «Nei suoi anni d’oro posso dire di esserci stato…»Con Contador alla Tinkoff, supportato nella vittoria al Giro 2015Insieme a Nibali nel Giro 2017, chiuso dallo Squalo al terzo postoCon Nibali si è ritrovato all’Astana, rinsaldando un legame ancora oggi molto solido
L’esempio di Rijs
Boaro è sempre stato molto convinto della sua scelta: «Non ero un campione quando sono passato professionista e ho capito presto che dovevo trovare una mia dimensione. Ho avuto la fortuna di correre insieme a grandi campioni come Contador, Nibali, Sagan e posso dire di aver contribuito ai loro successi. Il che mi ha permesso di vivere una carriera densa di bei momenti e di soddisfazioni, ma anche di contatti umani, il che è fondamentale».
Ripercorriamo allora la sua carriera, fatta di poche squadre perché quando Manuele era nel team, ne diventava una colonna: «Ho iniziato con la Saxo Bank diventata poi Tinkoff, ben 6 anni in quel gruppo. Avevo Bjarne Riis come manager ed è stato preziosissimo, mi ha insegnato tanto su come vivere questo ambiente, tutte nozioni che mi saranno ancora utili ora che passo dall’altra parte… Era davvero un numero 1 nel ciclismo, ma anche fuori sapeva far gruppo. Alla sera ad esempio, se si poteva ci faceva anche andare in discoteca, oggi quando mai? Mi dispiace che non sia più nell’ambiente. Poi le cose con la Tinkoff non sono cambiate: era un gruppo bellissimo, andare in ritiro era un piacere».
Nel 2017 Boaro approda alla Bahrain-Merida, per due anni, ma quella era una squadra ben diversa da quella di oggi: «Stava nascendo allora, dal niente. Mi ritrovai in una squadra tutta da impostare, non fu facile. Di quegli anni ricordo il primo Giro al fianco di Nibali: mamma mia quanta gente, quanto entusiasmo. Peccato che finimmo terzi e uso il plurale volutamente perché con Vincenzo era davvero un lavoro di gruppo e mi dispiacque tanto che non riuscì a cogliere il risultato pieno, la gente l’avrebbe meritato. Con lo Squalo siamo rimasti sempre in contatto, ritrovandoci all’Astana e ancora adesso ci sentiamo spesso».
Sul palco con le piccole Matilde e Sofia. Ora inizia la sua nuova carriera da diesseSul palco con le piccole Matilde e Sofia. Ora inizia la sua nuova carriera da diesse
Lopez, talento cristallino
Astana, un’avventura iniziata nel 2019 e portata avanti fino a qualche giorno fa: «E’ una squadra in forte cambiamento. Io arrivai che avevano Fuglsang che era uno dei grandi per le classiche e Lopez per le corse a tappe e a proposito del colombiano devo dire che è un corridore fortissimo. Abbiamo condiviso anche la camera insieme, io ho provato a consigliarlo, a stargli vicino, può ancora fare tanto. Purtroppo ha cambiato numero e ci siamo persi di vista, ma io non posso dirne che bene».
Torniamo però al cambiamento: «L’Astana è un team in cerca d’identità, era nato per i grandi Giri ma ora sta progressivamente diventando una squadra per le corse d’un giorno. Anche per questo non avevo più molto spazio. Io però le sono ancora molto legato».
Boaro ha sempre avuto grande predisposizione per le cronometro, finendo 2° ai tricolori 2012Boaro ha sempre avuto grande predisposizione per le cronometro, finendo 2° ai tricolori 2012
In Giappone per imparare
Ora comincia una nuova avventura: «E’ la dimensione giusta, una squadra piccola, ma che ha una lunga storia alle spalle. Io devo imparare tutto, farlo in un team continental che ha però prestigio e ambizioni è la cosa giusta. Starò al fianco di Alberto per imparare ma lo farò in prima linea. Avrei potuto farlo anche all’Astana, ma sarei stato il nono diesse, in fondo alla gerarchia, non era giusto per loro e per me».
Chiudendo c’è qualche rammarico? «Se mi guardo indietro no, sono contento di come sono andate le cose. Forse l’unica che mi manca è una maglia tricolore nella cronometro, perché quando ho iniziato da pro’ andavo piuttosto bene, ma nel 2012 persi con Malori per soli 7”. Vestire il tricolore sarebbe stato bellissimo. Ma va bene così: molti mi dicono che nessuno farà più quello che ho fatto e forse, visto il ciclismo di oggi, sarà proprio così».
Dall’altra parte di Linkedin, una decina di giorni dopo aver scritto il post alla vigilia del Giro d’Italia, Francesca Polti si trovò davanti al messaggio firmato da Basso. Come sia nato l’accordo fra l’azienda lombarda e la squadra di Ivan e Alberto Contador lo abbiamo raccontato la scorsa settimana parlando con il varesino. Ci incuriosiva però il punto di vista Polti, tornata al ciclismo 23 anni dopo il ritiro dalle scene. Intercettiamo perciò Francesca Polti, Presidente e Amministratrice Delegata presso Polti Group, con una chiamata da Glasgow. Il timbro di voce è schietto, il modo di affrontare gli argomenti diretto e con un fondo di passione che traspare nella scelta delle parole.
Qualche mese fa avevamo parlato con Emauele Galbusera, sponda Lampre, che con Polti divise la maglia del 1993 con cui Fondriest vinse la Sanremo e la Freccia Vallone. Raccontò il bello della lunga sponsorizzazione, ma spiegò che a suo avviso il ciclismo per un’azienda come la sua non sia più il veicolo promozionale più adatto. Parlare con Francesca Polti, ne eravamo certi e ne abbiamo avuto conferma, ci ha offerto un’altra prospettiva.
Marzo 1993, Maurizio Fondriest vince la Sanremo in maglia Lampre-PoltiGiro d’Italia 1996, Davide Rebellin vince la tappa di Monte Sirino e conquista la maglia rosaGiro d’Italia 1998, il Team Polti riceve il premio Super Team. Sul palco Franco e Francesca PoltiMarzo 1993, Maurizio Fondriest vince la Sanremo in maglia Lampre-PoltiGiro d’Italia 1996, Davide Rebellin vince la tappa di Monte Sirino e conquista la maglia rosaGiro 1998, il Team Polti riceve il premio Super Team. Sul palco Franco e Francesca Polti
Buongiorno Francesca, facciamo un passo indietro. Si può pensare che in questi anni altri team manager siano venuti a cercarvi?
In realtà no. Abbiamo sponsorizzato singoli eventi oppure realtà molto locali. Va detto che l’azienda ha affrontato un periodo di crisi importante ed è cambiata molto da com’era prima. Per cui sponsorizzare un team non era neppure nelle nostre intenzioni.
Torniamo allora a Linkedin: lei scrive il post e Basso risponde…
In realtà non mi pare che abbia risposto subito. Quel post non avrei neanche dovuto farlo: ho un piano editoriale, ma non mi piaceva quello che mi avevano proposto. Così ho scritto io il testo. Ivan ha risposto dopo una decina di giorni. La mia assistente me lo ha segnalato, ma non ero neppure certa che fosse lui davvero. Invece mi hanno consigliato di rispondere e l’ho fatto.
Che cosa aveva scritto Ivan?
Non chiedeva sponsorizzazione. In questo messaggio scritto molto bene, raccontava il suo progetto, traspariva la sua passione nel parlare delle prospettive di futuro. Così ci siamo scambiati i numeri ed è finita che ci siamo visti con i nostri team ristretti a fine giugno. Fra le decisioni più importanti, è stata quella presa nel minor tempo.
L’azienda Polti fu fondata da Franco Polti nel 1978 a Olgiate Comasco (foto La Provincia)L’azienda Polti fu fondata da Franco Polti nel 1978 a Olgiate Comasco (foto La Provincia)
Che cosa significa per Polti tornare in gruppo?
Nel momento in cui ci siamo scelti – mi piace parlarne così – abbiamo lavorato per adattare la nostra strategia a questa scelta, a livello di cambio di comunicazione istituzionale. Non stavamo cercando niente del genere, ma abbiamo capito subito che gli obettivi si sovrappongono perfettamente, per i Paesi dove la squadra andrà a correre e per la nazionalità dei corridori. Abbiamo assunto di recente un Direttore Commerciale Mondo, per agire nei Paesi dove il ciclismo e anche il marchio Polti sono ben conosciuti. Pertanto, ho messo tutto sul tavolo.
Tutto?
Ho spiegato le nostre possibilità e Ivan in risposta ci ha spiegato il mondo del ciclismo per come è cambiato negli ultimi anni, indicandoci anche le opportunità di crescita. Abbiamo visto una possibilità per entrambe le nostre squadre, perché mi piace considerare squadra anche la nostra azienda. Abbiamo visto una sovrapposizione di vedute in termini dei valori espressi dagli atleti. Nessuno si aspetta di vincere il Giro d’Italia il primo anno, tranne forse mio papà (ride, ndr). Ma nulla vieta che si possano vincere tappe e lavorare nel modo giusto per offrire un’immagine all’altezza.
Cosa ricorda degli anni del Team Polti?
Mio padre in quel periodo sponsorizzava la Benetton in Formula Uno, il Cantù nel basket e poi c’era il Team Polti. Si andava a vederli in elicottero. Sposando questo progetto ho risentito le emozioni di allora. Non ricordo episodi, solo emozioni. Di quando la gente fermava mio padre e lo incitava. Il ricordo della fatica dei corridori e la grande emozione di salire sul palco di una premiazione, come nella foto di quel post. Eravamo circondati dall’affetto dei tifosi.
Francesca Polti (di spalle) illustra l’azienda ai nuovi amici (foto Linkedin/Francesca Plti)Ivan Basso e Franco Polti durante la visita svolta dai vertici del Team Eolo-Kometa alla sede PoltiFrancesca Polti (di spalle) illustra l’azienda ai nuovi amici (foto Linkedin/Francesca Plti)Ivan Basso e Franco Polti durante la visita svolta dai vertici del Team Eolo-Kometa alla sede Polti
Secondo Galbusera, il ciclismo potrebbe non essere più il veicolo giusto.
Secondo me invece funziona ancora e lo dimostrano gli investimenti che vengono fatti fuori dall’Italia. Noi dalla nostra parte abbiamo anche la storia. Dal 21 luglio quando è stato fatto l’annuncio, abbiamo avuto una grande visibilità mediatica. Non solo sui giornali di sport, molto anche sui social. Arrivano complimenti, suggerimenti, messaggi di bentornato, qualcuno ha già chiesto la maglia. Abbiamo il booster di poter sfruttare il nostro passato. Come dice Ivan, andiamo a prendere quelli che erano bambini e venivano alle corse con i nonni e ora sono i genitori e portano i figli a vedere il Giro d’Italia.
In cosa una squadra può essere funzionale alla vostra immagine?
Con i mezzi di oggi si può fare tanto. Quello che successe nel ciclismo quando anche noi uscimmo ha fatto sì che pochi poi ci abbiano creduto. Non ho cercato questa occasione, è venuta, ho studiato e ho la presunzione di dire che spero sia solo l’inizio di un bel ritorno. Il ciclismo è uno sport democratico che avvicina la gente. Quando si deve raccontare un prodotto, in comunicazione si parla di tutto meno che del prodotto stesso, perché si dà per scontato che funzioni e sia fatto bene. Oggi si punta sul far vivere un’esperienza e il ciclismo in questo può aiutare, perché racconta esperienze notevoli.
Con l’arrivo del nuovo sponsor, il progetto di Basso e Contador acquisisce più credibilità e nuovo vigoreCon l’arrivo di Polti, il progetto di Basso e Contador acquisisce più credibilità e nuovo vigore
In che nodo vi muoverete?
Io ho una visione aziendalistica e so bene che questo progetto ha bisogno di un’attivazione sul piano della comunicazione affinché alla lunga generi fatturato. Penso di riuscire a dare supporto al team anche in termini di idee. Ci può essere uno scambio, che sarà la nostra forza. Ivan lo trovo molto preparato, si percepisce che abbia studiato e non sia un ex atleta che si improvvisa nel nuovo ruolo.
Su cosa si basa per ora questa collaborazione?
Ci sono ascolto, fiducia e rispetto e non è così scontato metterli insieme in tre settimane. Un ascolto attento, senza la presunzione di dire all’altro come vanno le cose. Ci siamo incontrati con le nostre squadre. Ho coinvolto tutte le mie persone chiave e lo stesso hanno fatto loro. Abbiamo condiviso il nuovo modo di lavorare. E come punto di partenza, devo dire che non è affatto male.
Il Tour torna sul pavé: Mercoledì 6 luglio, nella quinta tappa. Accadde già nel 2014, quando la pioggia stravolse la Grande Boucle. E Nibali prese il volo