Lorenzo Mark Finn, Red Bull-BORA-Hansgrohe

28 domande per scoprire il mondo di Lorenzo Finn

11.10.2025
8 min
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La prima stagione tra gli under 23 di Lorenzo Mark Finn si è conclusa sulle strade del Gran Piemonte giovedì 9 ottobre scorso. Trentotto giorni di corsa conditi da tre vittorie, tra le quali spicca il bis iridato di Kigali. Uno dei prospetti di maggior talento del movimento italiano ha terminato la sua prima stagione con la Red Bull-BORA-Hansgrohe, e noi non vediamo l’ora che inizi la prossima per vedere quanto ancora potrà crescere il giovane ligure. 

Il suo talento è esploso quando è entrato nella categoria juniores, prima con il CPS Professional Team, poi con la Grenke-Auto Eder. E’ stato il primo azzurro a lasciare l’Italia per correre all’estero, seguendo il programma della formazione juniores tedesca. Infine entrando nel devo team Red Bull. 

Lorenzo Mark Finn, Red Bull-BORA-Hansgrohe Rookies, Coppa San Daniele (Photors.it)
Alla Coppa San Daniele Lorenzo Finn ha messo il suo terzo e ultimo sigillo sulla stagione 2025 (Photors.it)
Lorenzo Mark Finn, Red Bull-BORA-Hansgrohe Rookies, Coppa San Daniele (Photors.it)
Alla Coppa San Daniele Lorenzo Finn ha messo il suo terzo e ultimo sigillo sulla stagione 2025 (Photors.it)

Racchetta e pallone

La storia sportiva di Lorenzo Finn non parte subito con la bicicletta, ma nasce con due sport totalmente differenti: tennis e calcio

«Ho iniziato a giocare a questi due sport fin da piccolo, non ricordo l’età esatta ma avrò avuto cinque o sei anni – racconta Finn – e ho continuato fino ai dodici. La scelta di giocare a calcio direi che arriva dal fatto che in Italia sia lo sport nazionale, quindi per un bambino è più facile guardare in quella direzione. Mentre il tennis non ricordo esattamente se fosse una passione mia o se volessi provare per curiosità. Poi mio padre ha sempre giocato a calcio, per cui guardandolo mi sono avvicinato a questo sport».

Lorenzo Mark Finn (foto Instagram)
Il ciclismo nella vita di Lorenzo Finn è arrivato all’età di 12 anni (foto Instagram)
Lorenzo Mark Finn (foto Instagram)
Il ciclismo nella vita di Lorenzo Finn è arrivato all’età di 12 anni (foto Instagram)
Il ciclismo com’è arrivato?

La bici è arrivata perché ho avuto un po’ di problemi al ginocchio, durante l’età della crescita ho sofferto del morbo di Osgood-Schlatter. Non riuscivo a correre bene a causa del dolore, mentre andando in bici non avevo alcun tipo di problema. A parte che andavo già in bicicletta, sempre insieme a mio padre. 

Senza il pensiero di gareggiare?

No, facevamo qualche giro il sabato o la domenica e passavamo il tempo insieme. Visto il problema al ginocchio ho voluto provare questo nuovo sport e me ne sono innamorato subito. 

Quale era la cosa che ti piaceva di più nel pedalare con tuo padre? 

Stare all’aria aperta, fare le strade dove non c’era traffico. Mi ha sempre affascinato la fatica della salita, comunque la solitudine che si prova in quei momenti è qualcosa di piacevole. Quella sensazione di smarrimento, sei lì con te stesso e pensi. Una volta che la provi la capisci subito.

Sei arrivato subito alla bici da strada?

Ho iniziato al Bici Camogli, dove facevano principalmente mountain bike e ho provato a fare qualche giretto ma non mi è piaciuto molto. 

Una volta al Bici Camogli cosa ti ha conquistato?

Pian piano ho conosciuto tutto il mondo delle gare. Seguivo già il Tour de France, comunque sapevo delle grandi corse, però ho scoperto i vari ambienti del ciclismo. Nelle prime gare ho iniziato a interessarmi anche un po’ della preparazione e dei vari impegni che richiede la bicicletta. 

Ti è piaciuta questa parte analitica?

Da subito mi sono interessato all’ambito tecnico e scientifico. Non i primi anni, lì mi allenavo con il gruppo del Bici Camogli senza guardare a questi aspetti. 

Lorenzo Mark Finn (foto Instagram)
In bici Lorenzo Finn ha subito scoperto la passione per il suo habitat naturale: la salita (foto Instagram)
Lorenzo Mark Finn (foto Instagram)
In bici Lorenzo Finn ha subito scoperto la passione per il suo habitat naturale: la salita (foto Instagram)
Cosa ricordi di quegli anni?

Ci trovavamo a Uscia, un paese vicino a casa mia, facevamo un giro e il nostro allenatore ci seguiva nel furgoncino e ci allenavamo un po’ a sentimento. Ci divertivamo sui percorsi che trovavamo e magari facevamo qualche gara sulle salite.

Hai sempre avuto questo aspetto della competizione? 

Mi è sempre piaciuta. All’inizio non ero troppo agguerrito, però con gli anni si è sempre più sviluppato. Sì, alla fine è venuta col tempo. Mi è sempre piaciuta la sfida nel mostrare il meglio che si è in grado di fare. Tirare fuori il massimo da sé stessi e dal proprio fisico, capire dove si può arrivare lavorando al massimo. 

La voglia di provare a vincere quando è arrivata?

Da allievo, quando ho iniziato a prendere il ciclismo più seriamente. Con il tempo è arrivata anche questa sensazione

Lorenzo Mark Finn (foto Instagram)
Le vittorie sono arrivate più avanti, ma la prima non si scorda mai (foto Instagram)
Lorenzo Mark Finn (foto Instagram)
Le vittorie sono arrivate più avanti, ma la prima non si scorda mai (foto Instagram)
Ti ricordi la prima volta che l’hai provata?

Con la prima vittoria in Toscana. E’ stata veramente una bella giornata, inaspettata. Ero un po’ sotto shock, però da quel momento ho sbloccato il concetto di voler vincere. 

Sul passaggio alla categoria juniores?

Vedendo come si stava evolvendo il ciclismo moderno ho capito subito quanto fosse importante, che era giunto il momento di fare le cose seriamente. Anche con la scuola e la difficoltà dello studio era comunque fondamentale mantenere la concentrazione al 100 per cento su questi due aspetti. 

Nel frattempo hai studiato al liceo scientifico?

Sì, quando ho scelto l’indirizzo di studio in terza media non sapevo che poi la mia vita sarebbe andata in questa direzione. A livello accademico volevo fare un percorso che mi permettesse di crescere e svilupparmi al meglio

Lorenzo Mark Finn (foto Instagram)
La bici per Finn è sempre stata un po’ il luogo dei pensieri (foto Instagram)
Lorenzo Mark Finn (foto Instagram)
La bici per Finn è sempre stata un po’ il luogo dei pensieri (foto Instagram)
Dall’esterno traspare questo tua parte analitica…

Sì è parte della mia natura, quindi anche a livello scolastico mi sono sentito più incline alle materie scientifiche

In bici emerge una parte meno razionale?

Quando pedalo i pensieri sono più sciolti, la mente è libera di svagare e a volte non sempre in maniera positiva. Sono ragionamenti tra alti e bassi, magari a volte mi fermo a pensare ai pericoli della strada o a varie vicissitudini. 

Hai qualche percorso che preferisci?

Sì, vicino a casa c’è una bella salita che è quella del Monte Cornua. E’ una salita che mi è sempre piaciuta, sia per i ricordi del passato visto che la facevo anche con mio padre, ma anche a livello tecnico, è esigente ma una volta che arrivi in cima hai una vista su Recco e Sauri molto bella. 

Il passaggio tra gli juniores al CPS Professionale Team è stato il trampolino di lancio per la sua carriera
Il passaggio tra gli juniores al CPS Professionale Team è stato il trampolino di lancio per la sua carriera
Ti alleni solo o in compagnia?

Spesso da solo, però anche in compagnia non mi dispiace ma dipende dai lavori che ci sono da fare. 

Giornata lenta e tranquilla o ad alta intensità?

Un allenamento ad alta intensità se sto bene, passa più in fretta. 

Quando torni dagli allenamenti sei uno che ama cucinare o mangi la prima cosa che capita?

Se l’uscita è stata intensa e lunga mangio quello che trovo, altrimenti mi piace mettermi ai fornelli per fare qualcosa di più elaborato. Due dei miei piatti forti sono la pasta con zucchine e tonno e il risotto con i funghi

Nel 2024 Lorenzo Finn è passato al Team Grenke-Auto Eder per il secondo anno nella categoria juniores
Nel 2024 Lorenzo Finn è passato al Team Grenke-Auto Eder per il secondo anno nella categoria juniores
Una volta messa la bici nel box come passi il tempo?

Mi piace viaggiare, anche se non ho avuto ancora molto tempo per farlo. Però vorrei visitare l’America o l’Asia, insomma uscire dall’Europa e vedere il mondo. 

Viaggio preferito fino ad ora?

Ho un bel ricordo di alcune vacanze fatte insieme ai miei genitori e un’altra famiglia di amici quando avevo tra gli otto e gli undici anni. Siamo andati per diversi anni in giro per l’Europa e abbiamo visitato tanti posti in bici: Olanda, Spagna, Austria. Ho un ricordo piacevole di quel periodo e dei posti visitati.

Quando sei a casa?

Generalmente guardo film, serie su Netflix, ascolto podcast e inizio anche a interessarmi di politica e attualità.

The Office, Dwight Schrute
Dwight Schrute è il suo personaggio preferito della serie The Office (foto NBC)
The Office, Dwight Schrute
Dwight Schrute è il suo personaggio preferito della serie The Office (foto NBC)
Cosa guardi?

Film un po’ di tutto. Mentre tra mie serie preferite c’è The Office e Breaking Bad. La prima è comica e mi piace il senso dell’umorismo che c’è. 

Personaggio preferito di The Office?

Dwight (interpretato dall’attore Rainn Wilson, ndr) per il taglio comico. 

Quali podcast ascolti?

Quello di Geraint Thomas insieme al Luke Rowe mi piace molto (Watts Occurring, ndr). Parlano di cose molto interessanti, di com’è cambiato il ciclismo e toccano aspetti che mi piacciono. E’ bello sentire le differenze e gli aspetti che sono cambiati nel tempo.

Campionati del mondo Kigali 2025, U23, Lorenzo Finn con i genitori
I genitori di Lorenzo Finn hanno seguito i figlio in Rwanda, ma gli hanno sempre lasciato grande libertà
Campionati del mondo Kigali 2025, U23, Lorenzo Finn con i genitori
I genitori di Lorenzo Finn hanno seguito i figlio in Rwanda, ma gli hanno sempre lasciato grande libertà
Ti piace anche leggere?

Preferisco guardare, sono un po’ pigro fuori dalla bicicletta. Però dovrei riprendere a leggere qualche libro. 

Hai mai pensato di continuare gli studi?

Non ancora, la scuola è finita da poco e non ho avuto tempo di rifletterci. Però è anche una cosa che si può fare in futuro. Mi piacerebbe imparare qualche lingua nuova come il francese, l’ho studiato alle medie e sarebbe bello riprenderlo. 

Come vivi tutta questa attenzione mediatica nei tuoi confronti?

Il rischio è che sia impegnativo, per fortuna c’è la squadra che mi dà una mano a gestire il tutto. Se non è ogni giorno, mi piace come aspetto, soprattutto quando magari mi fanno delle domande diverse da solito. 

Ora riposo meritato?

Abbiamo ancora un incontro a Salisburgo, quello classico senza le bici. Poi un po’ di meritato riposo.

La forza del singolo è nel gruppo: la grande lezione di Amadori

10.10.2025
6 min
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Nella serata di festa a Kigali in cui Finn è stato chiamato a dire qualche parola per celebrare la maglia iridata, i cori degli altri tre azzurri (Borgo, Gualdi, Mattio, nella foto di apertura) trasmettevano il senso di un gruppo coeso e vincente. Le birre sul tavolo, la voglia di stare insieme. Lo stesso era accaduto a Leuven nel 2021, quando a vincere fu Baroncini e attorno a lui brindavano e cantavano Gazzoli, Frigo, Zana, Coati e Colnaghi. E’ facile cantare quando si vince, ma certo non si vince se il gruppo non è unito. E Marino Amadori, che sul gruppo ha costruito le sue squadre migliori, su questo è assolutamente d’accordo. Con lui riprendiamo i fili del discorso avviato in Rwanda.

Il cittì degli azzurri under 23 sta tirando le fila della stagione. Martedì era a San Daniele del Friuli, appena rientrato dagli europei. E questi giorni di autunno sono l’occasione giusta per fare il punto e guardare anche un po’ avanti. L’UCI con un colpo di spugna ha cancellato la Nations Cup della categoria, lasciando intendere forse manovre più ampie per il futuro.

Campionati del mondo U23, Kigali 2025, Marino Amadori, intervistato dopo la vittoria di Lorenzo Finn
Marino Amadori, romagnolo di 68 anni, pro’ dal 1980 al 1990, ha guidato al mondiale U23 Battistella, Baroncini e Finn
Campionati del mondo U23, Kigali 2025, Marino Amadori, intervistato dopo la vittoria di Lorenzo Finn
Marino Amadori, romagnolo di 68 anni, pro’ dal 1980 al 1990, ha guidato al mondiale U23 Battistella, Baroncini e Finn
Marino, quanto era bello quel gruppo di azzurri che cantavano al loro capitano?

Sapete come la penso, io vengo da una grande scuola e per me la squadra è fondamentale. Sono riuscito a fare un bel gruppo anche quest’anno. Anche se eravamo in quattro, erano veramente molto coesi. Così anche un leader come Lorenzo Finn, un bravissimo ragazzo tra parentesi, ha potuto dare qualcosina in più. E’ stato più sereno, più tranquillo, come è successo anche al Tour de l’Avenir, in cui aveva intorno ugualmente un bel gruppo. Quando fai il tecnico, devi anche cercare di mettere il corridore nelle condizioni migliori perché possa provare a fare risultato. Ho sempre lavorato in questo modo e cerco sempre di seguire questa linea. I quattro ragazzi che erano con Lorenzo ai mondiali sono bravi ragazzi e mi fa piacere che siano in orbita WorldTour. Questo vuol dire che abbiamo lavorato bene anche in questo contesto.

Quando Amadori ha capito che Finn fosse forte abbastanza per essere leader al primo anno?

Già alla prima corsa che ha fatto con la nazionale di Marco Villa giù a Reggio Calabria, arrivando terzo, anche se in un contesto di livello non altissimo. Però era comunque una gara di professionisti e lui un ragazzino al prim’anno da U23. Quel giorno mi si è accesa la spia, perché ho capito quanto ci tenesse alla maglia e quanto lo abbia spinto a dare qualcosa di più. Da lì siamo partiti. Dico la verità: volevo coinvolgerlo anche in una Coppa delle Nazioni. Però aveva un calendario molto buono con la sua squadra e così abbiamo deciso di puntare sul Tour de l’Avenir e da lì sul mondiale, che era adattissimo alle sue caratteristiche.

Campionati del mondo U23, Kigali 2025, Lorenzo Finn nella conferenza stampa del vincitore
Finn ha vinto il mondiale U23 al primo anno, dopo aver vinto quello juniores nel 2024. Secondo Amadori la sua gestione è molto azzeccata
Campionati del mondo U23, Kigali 2025, Lorenzo Finn nella conferenza stampa del vincitore
Finn ha vinto il mondiale U23 al primo anno, dopo aver vinto quello juniores nel 2024. Secondo Amadori la sua gestione è molto azzeccata
Avere dei devo team così ben strutturati fa sì che tu sia ormai un selezionatore, al pari di Villa, giusto?

Verissimo. Le squadre fanno già tutto alla perfezione, con il programma di preparazione dall’inizio della stagione e fino all’ultima gara. Io devo cercare di gestire al meglio gli obiettivi che mi interessano. Posso dire che con le devo si lavora benissimo: si sono visti i risultati di quello che abbiamo programmato. Anche le squadre ci tengono a fare bene al Tour dell’Avenir. Anche se qui è passato un po’ in secondo piano, il quarto posto ha dimostrato che Lorenzo sia stato molto forte anche lì. Sicuramente è un ragazzo che deve crescere, deve maturare, deve fare le sue esperienze, deve sbagliare e ci mancherebbe altro. Tramite gli sbagli si cresce, ricordatevi. 

Fa parte del processo di crescita…

Esatto. Mi dispiace che l’europeo non sia andato come volevamo, ma questo non significa che dobbiamo disperarci. Sapevamo quali sarebbero stato gli avversari. Widar è un buonissimo corridore, ha quei 3-4 minuti che fanno male davvero. Ti bruci a stargli a ruota. Eppure ha avuto la sua giornata storta ai mondiali, come Finn l’ha avuta agli europei.

Campionati europei U23, Ardeche 2025, Hector Alvarez, Simone Gualdi in volata per il terzo posto
Gualdi ha sfiorato il podio agli europei, aiutato da Finn. Secondo Amadori lo spirito di squadra degli azzurri è stato da applauso
Campionati europei U23, Ardeche 2025, Hector Alvarez, Simone Gualdi in volata per il terzo posto
Gualdi ha sfiorato il podio agli europei, aiutato da Finn. Secondo Amadori lo spirito di squadra degli azzurri è stato da applauso
Però, nonostante questo, ha lavorato per la squadra.

Avevamo impostato l’europeo in un certo modo. Non avendo la possibilità di comunicare, fatta la riunione e date le dritte, poi sono loro che devono gestire, capire come muoversi e cosa fare. Quando nel finale Lorenzo si è accorto di non avere la giornata migliore, si è messo al lavoro per cercare di prendere il bronzo di Gualdi (che ha dovuto accontentarsi del quarto posto, ndr) e questo mi ha fatto molto molto piacere. Vuol dire che ha riconosciuto il lavoro che i suoi compagni hanno fatto per lui all’Avenir e al mondiale. Senza dire nulla si è messo a disposizione, con la maglia da campione del mondo addosso: non è da tutti.

Approvi il fatto che abbia scelto di restare un anno ancora negli U23?

Condivido in pieno. Quest’anno ha fatto 38 giornate di gara, un numero limitato che gli ha permesso ugualmente di togliersi delle soddisfazioni. Il prossimo anno ne farà 50 con qualche corsa a tappe in più. E’ una crescita graduale e quando fra due anni passerà nel WorldTour, sarà già pronto per certi risultati. E’ un ragazzo intelligente, la squadra crede in lui e mi fa piacere quello che ha scelto di fare.

Campionati del mondo U23, Kigali 2025, le biciclette di Lorenzo Finn e Jakob Omrzel
Secondo Amadori, i materiali fanno la differenza. Qui le bici di Finn (Red Bull) e Omrzel (Bahrain) a Kigali, le stesse dei corridori WorldTour
Campionati del mondo U23, Kigali 2025, le biciclette di Lorenzo Finn e Jakob Omrzel
Secondo Amadori, i materiali fanno la differenza. Qui le bici di Finn (Red Bull) e Omrzel (Bahrain) a Kigali, le stesse dei corridori WorldTour
Lavorando con loro, si vede tanta differenza fra i ragazzi dei devo team e quelli delle nostre continental?

E’un insieme di cose. Potremmo scrivere un libro su quanto si è fatto negli ultimi 15 anni per avere delle continental anche in Italia, però il livello è diverso. Se la differenza la fai con i dettagli, avere materiali top scava un solco. Senza parlare dell’alimentazione, la preparazione, la programmazione delle gare e tutto quello che ne consegue. Al Giro Next Gen arrivano squadre che prima di quel momento non hanno ancora fatto una gara a tappe e che non hanno le bici da crono. Siamo nella stessa categoria, ma su due piani diversi. E questo fa sì che se c’è qualche ragazzino interessante fatica per riuscire a emergere.

A chi tocca aiutarlo?

Bisogna cercare di individuarlo e aiutarlo noi come nazionale a venire fuori.

Allora forse la cancellazione della Nations Cup non è a nostro favore in questo senso…

Purtroppo è così. Non so quali saranno le scelte della Federazione, però sicuramente è un problema. Come nazionale dovremmo cercare di tutelare il ragazzino interessante che non vada in un devo team o in una squadra estera. Dovremmo dargli un supporto, stargli vicino, per cercarli di farlo crescere nei migliori dei modi, ma si dovrà ragionare sul budget.

Gran Premio Capodarco 2025, Tommaso Bosio, General Store, in azione sul muro (photors.it)
Tommaso Bosio, classe 2006 della General Store, è uno dei talenti fuori dai devo team, già adocchiati da Amadori (photors.it)
Gran Premio Capodarco 2025, Tommaso Bosio, General Store, in azione sul muro (photors.it)
Tommaso Bosio, classe 2006 della General Store, è uno dei talenti fuori dai devo team, già adocchiati da Amadori (photors.it)
Ci sono davvero questi ragazzini interessanti?

Io penso di sì. A San Daniele ho visto Tommaso Bosio, che è arrivato undicesimo. L’ho già avuto con me in nazionale a fare la Course de la Paix Grand Prix Jeseníky in Repubblica Ceca. Un altro è Mellano stesso, anche se lui è già nella XDS-Astana. Però abbiamo dei ragazzini del 2006 che sono interessanti però purtroppo, per un motivo o per l’altro, non sono in queste grandi squadre. Sta a noi dargli l’occasione per emergere.

Lombardia 2021, Colle Aperto, Bergamo, Fausto Masnada, Tadej Pogacar

Lombardia con Masnada: «Ganda trampolino ideale per Pogacar»

10.10.2025
5 min
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«E’ bello tornare a certi ritmi, rivedere la testa del gruppo. La fatica da fare è ogni anno più elevata e il livello in corsa si alza costantemente, l’ho visto alla Vuelta e al mondiale, ma anche al Giro dell’Emilia e giovedì (ieri, ndr) al Gran Piemonte. Avevo bisogno di una stagione del genere, con due Grandi Giri e senza intoppi. Fare risultato con questa UAE è difficile, vincono tutto e dappertutto. Domani sulle strade del Lombardia sarà complicato inventarsi qualcosa».

Fausto Masnada, XDS Astana Team, Gran Piemonte 2025
Masnada nel 2025 ha ritrovato una buona continuità disputando 65 giorni di corsa fino a prima del Lombardia
Fausto Masnada, XDS Astana Team, Gran Piemonte 2025
Masnada nel 2025 ha ritrovato una buona continuità disputando 65 giorni di corsa fino a prima del Lombardia

Sempre in viaggio

A parlare, a meno di ventiquattro ore dal Lombardia, ultima Monumento della stagione, è Fausto Masnada. Il bergamasco sta vivendo un finale di stagione intenso, partito a luglio con la preparazione della Vuelta e che terminerà in Cina. 

«Dal training camp di Livigno, a luglio – racconta – fino al Lombardia sono tornato a casa per un totale di quattro giorni. Però sono contento delle esperienze fatte, il mondiale è stato un qualcosa di unico ed entusiasmante. Non è stato affatto semplice riadattarsi al clima europeo. Il Lombardia è la corsa che conclude questo periodo intenso, andrò anche in Cina ma lì dovremo fare i conti con le energie rimaste in corpo».

Campionati del mondo, Kigali 2025, Marco Frigo, Matteo Sobrero, Fausto Masnada in allenamento
Il bergamasco ha fatto parte della spedizione azzurra a Kigali, un’esperienza di ciclismo e di vita
Campionati del mondo, Kigali 2025, Marco Frigo, Matteo Sobrero, Fausto Masnada in allenamento
Il bergamasco ha fatto parte della spedizione azzurra a Kigali, un’esperienza di ciclismo e di vita

Le strade di casa

Per Fausto Masnada il Giro di Lombardia si correrà sulle strade che lo hanno visto crescere ed allenarsi per gran parte della sua carriera. Nell’alternarsi tra Bergamo e Como quest’anno la Classica delle Foglie Morte arriverà in Città Bassa. Su questo arrivo, nel 2021 Masnada raccolse un prezioso secondo posto alle spalle di Tadej Pogacar. Lo sloveno era al primo successo al Lombardia, corsa che per gli anni successivi ha dominato in lungo e in largo. Domani, sempre a Bergamo, il campione del mondo potrà chiudere un cerchio e conquistare il quinto successo consecutivo

«Il percorso lo conosco a occhi chiusi – spiega Masnada – e inventarsi qualcosa sarà difficilissimo, se non impossibile. Quando in corsa c’è una squadra faro come la UAE, capace di fare il gioco che vuole, è tosta sorprenderli. Con quattro salite da venti o trenta minuti di percorrenza pensare di anticipare equivale a un suicidio sportivo. Nelle edizioni precedenti l’attacco decisivo è sempre arrivato sul Passo di Ganda, l’ultima prima di arrivare a Bergamo. Ma vedendo quello che Pogacar ha fatto al mondiale e all’europeo non è da escludere che possa muoversi prima».

Lombardia 2021, Tadej Pogacar, Alejandro Valverde
Lombardia 2021, il copione è uguale a quello degli anni successivi: Pogacar in testa e gli altri a ruota
Intendi dalla salita di Dossena?

La UAE potrebbe fare un forcing proprio li per sgranare il gruppo e arrivare in venti corridori ai piedi del Passo di Ganda. Oppure Pogacar potrebbe attaccare e portarsi dietro quattro o cinque atleti, in quel caso le carte si mischierebbero ancora di più perché servirebbe una squadra forte e in grado di chiudere il gap. 

Il problema è che quando Pogacar attacca nessuno gli sta dietro… 

Lo abbiamo visto al mondiale e all’europeo, se provi a tenere il suo passo rischi di esplodere definitivamente. Inoltre credo che la salita del Passo Ganda sia perfetta per lui, parte regolare e con pendenze comode per uno come Pogacar. Poi spiana leggermente, mentre gli ultimi quattro chilometri sono tosti. 

Sul traguardo di Bergamo non c’è storia, lo sprint è di Pogacar che vince il suo primo Lombardia
Giro di Lombardia 2021, Bergamo, Tadej Pogacar, Fausto Masnada
I momenti chiave quali saranno?

Si deve partire subito concentrati, perché più che alle salite iniziali del Ghisallo e della Roncola si dovrà fare attenzione alle discese. Sono strade strette e tortuose dove il gruppo si allunga sempre e il rischio di buchi o di subire la classica “frustata” è sempre dietro l’angolo. Stare davanti permette di risparmiare le giuste energie

Anticipare è impossibile?

Quello del Lombardia, per certi versi, è un percorso molto simile a quello del mondiale di Kigali. Non per le altimetrie ma per la velocità di percorrenza. Si va sempre forte e le velocità alte impediscono a qualcuno di uscire prima. Si può pensare di entrare nell’azione del mattino, ma serve gente di gamba. Magari qualche seconda linea dal nome importante può provare a fare questo gioco. Però è difficile.

Lombardia 2023, Tadej Pogacar
Lombardia 2023, stesso percorso di due anni prima, questa volta Pogacar fa il vuoto sul Passo di Ganda
Lombardia 2023, Tadej Pogacar
Lombardia 2023, stesso percorso di due anni prima, questa volta Pogacar fa il vuoto sul Passo di Ganda
Perché?

Lo abbiamo visto ieri al Gran Piemonte, i corridori nella fuga iniziale erano nomi forti e interessanti ma la UAE ha gestito perfettamente la corsa con due sole pedine. Quando si mettono in testa un obiettivo difficilmente sbagliano, hanno una squadra davvero forte con corridori che potrebbero fare i capitani in altri team.

Se Pogacar attacca sul Passo di Ganda poi non lo rivedi più, anche se il terreno per farlo ci sarebbe…

La pianura non manca, magari una decina di corridori potrebbero andare a riprenderlo. Tra la discesa del Selvino e lo strappo che porta in Città Alta c’è spazio. Solo che negli ultimi tempi nessuno è mai rientrato su Pogacar in pianura. Inoltre molte volte dietro, quando ormai è andato, si pensa al secondo posto. L’unico che può provare è Evenepoel. Si deve sperare che Pogacar non abbia una giornata super, certo che quando la UAE ha in testa un obiettivo

Mondiale gravel 2024, Brabante

Strappi, vento e medie elevate: chi vincerà il mondiale gravel?

10.10.2025
5 min
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MAASTRICHT (Olanda) – E’ il mondiale più giovane dell’UCI, ma anche uno dei più affascinanti. Il Campionato del mondo gravel si corre nel cuore del Zuid-Limburg, regione olandese al confine con Belgio e Germania, terra di colline dolci e strade bianche battute dal vento (in apertura, foto Sportograf).

Domani toccherà alle donne elite aprire le danze, domenica agli uomini. In questa culla del ciclismo olandese, teatro dell’Amstel Gold Race, la rassegna iridata promette un weekend di sport e spettacolo. Con tanti campioni al via, grandi aree vip attrezzate, tanto tifo e due cittadine che si sono del tutto votate all’evento. Tra l’altro, per favorire il pubblico è stato pensato un circuito ad anello da ripetere più volte.

gravel, mondiale 2025
Sui tratti scoperti in cima alle “colline” il vento si fa sentire. Di buono c’è che non dovrebbe piovere né sabato, né domenica
Sui tratti scoperti in cima alle “colline” il vento si fa sentire. Di buono c’è che non dovrebbe piovere né sabato, né domenica

Il percorso velocissimo

Il percorso presenta un anello di circa 50 chilometri attraverso Beek, Beekdaelen, Voerendaal, Meerssen e Valkenburg, passando per monumenti iconici come il castello di Wijnandsrade, la tenuta di Vaeshartelt e il mulino Sint Hubertus. Fra i tanti strappi, si suppone che quello decisivo sarà il Bronsdalweg: 1,4 chilometri con una pendenza media dell’8 per cento. Il finale poi è dentro Maastricht.

Da fare 180 chilometri per gli uomini e 131 per le donne, con dislivelli rispettivamente di circa 1.650 metri e 1.060 metri: numeri che non spaventano, ma richiedono continuità e capacità di rilanciare, quindi la gamba “sempre piena”. Di fatto è un copia e incolla di quello dello scorso anno a Leuven nel vicino Brabante. Qui ci sono forse 150 metri in più di dislivello, siamo lì… Per scendere nel pratico: Van der Poel vinse con una media che sfiorava i 39 all’ora.

Oggi, pedalando su queste colline, abbiamo provato dei segmenti anche noi: il vento sembra quasi che arrivi da ogni direzione. Ti costringe a restare coperti o a scegliere con intelligenza la posizione nel gruppo. Chi si troverà isolato, specialmente nei lunghi rettilinei in “cresta”, pagherà dazio.

Le carreggiate strette, le curve cieche e i continui cambi di ritmo: davvero ricorda molto l’Amstel Gold Race… le zone sono esattamente quelle. Serviranno insomma le caratteristiche da classiche del Nord, ma con un filo più di tecnica. Il fondo, per ora asciutto, promette scorrevolezza, ma se dovesse piovere nella notte tra sabato e domenica, il fango potrebbe cambiare completamente lo scenario e favorire i più tecnici.

Pidcock favorito?

Senza Wout Van Aert e Mathieu Van der Poel, il mondiale gravel 2025 perde due grandi fari, ma resta una sfida di altissimo livello. Il favorito numero uno è Tom Pidcock, al via quasi a sorpresa. Il britannico, campione olimpico di MTB e iridato nel ciclocross, ha tutte le carte in regola per aggiungere anche il titolo gravel alla sua collezione. Cosa abbiamo appena scritto? Che sono le zone dell’Amstel e che servirà un filo più di tecnica… in pratica l’identikit perfetto dell’inglese che è un drago nella guida e che l’Amstel l’ha vinta nel 2024. Occhio però ad assegnare già la maglia iridata, perché 24 ore prima lo stesso Pidcock sarà al Giro di Lombardia: come reagirà alle fatiche e al viaggio?

Poi ci sono Florian e Gianni Vermeersch, tra i più esperti su questo tipo di tracciato, capaci di combinare resistenza e sensibilità sullo sterrato. Romain Bardet arriva in ottima condizione, galvanizzato dai recenti successi proprio nel gravel. Resta da capire se potrà reggere il ritmo di gara in un contesto così esplosivo.

Occhio a Tim Wellens, che ha preparato meticolosamente questo appuntamento, saltando le ultime corse su strada: un segnale chiaro delle sue ambizioni. Curiosa invece la presenza di Tim Merlier, più abituato alle volate asfaltate che agli strappi offroad. Ma la potenza del belga potrebbe tornare utile nel finale, se la corsa dovesse restare compatta.

Da non sottovalutare gli specialisti del fango: Laurens Sweeck, Tibor Del Grosso, assi del ciclocross, e Quinten Hermans, l’anno scorso bronzo, tutti pronti a inserirsi nella lotta per il podio. Infine, attenzione a Matej Mohoric, che sa come si vince un mondiale gravel (l’ha già fatto nel 2023). Lo sloveno si presenta sornione: non esce da una super stagione, ma potrebbe essere l’occasione per riscattarsi.

Donne, quante olandesi

Rispetto alla gara maschile, quella femminile promette uno spettacolo tecnico e tattico di livello assoluto. Le olandesi partono con il peso del pronostico e il vantaggio del terreno amico: Lorena Wiebes sarà la ruota da seguire, potente e sempre più efficace anche sui terreni misti. Subito dietro di lei Marianne Vos, eterna regina del ciclismo mondiale. A completare la corazzata orange, Mischa Bredewold, pronta a sfruttare la corsa di squadra.

Tra le avversarie più attese c’è Silvia Persico, che già ieri ha saggiato il circuito assieme alle compagne. Lassù, in qualche modo l’azzurra è di casa visto il suo passato nel ciclocross.

Merita una menzione speciale Rosa Kloser, tedesca che vive sul confine con l’Olanda. Bronzo europeo ad Avezzano, rappresenta la mina vagante di questo mondiale, tanto più che conosce il percorso e la tipologia del terreno.

Un percorso, e chiudiamo, che sembra scritto per le olandesi, ma con outsider come Silvia Persico pronte a a farsi sentire.

Finn tra passato e futuro. Wakefield traccia la strada

10.10.2025
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Il titolo mondiale U23 di Lorenzo Finn, al suo primo anno nella categoria, gli ha permesso di eguagliare Mohoric in un’impresa autentica, conquistare due maglie iridate nelle due diverse categorie giovanili a distanza di 12 mesi. Impresa che ha sorpreso molti ma non il suo team, la Red Bull Bora Hansgrohe che sin dallo scorso anno ha creduto nelle sue qualità e lo sta facendo crescere con i dovuti passi. Tanto è vero che hanno deciso di assecondare la sua scelta di fare ancora un anno nel loro devo team, per crescere nei tempi giusti.

Per capire come ci si è arrivati e come si lavorerà ulteriormente sul ligure, la voce più autorevole non poteva essere che quella di John Wakefield, responsabile performance della multinazionale tedesca e suo allenatore, che su Finn investe molte delle sue speranze.

John Wakefield, responsabile Sviluppo Tecnico della Red Bull Bora Hansgrohe
John Wakefield, responsabile Sviluppo Tecnico della Red Bull Bora Hansgrohe
John Wakefield, responsabile Sviluppo Tecnico della Red Bull Bora Hansgrohe
John Wakefield, responsabile Sviluppo Tecnico della Red Bull Bora Hansgrohe
Qual è stata la prima impressione che hai avuto conoscendo Lorenzo?

Se ti riferisci a quando ho iniziato a lavorare con lui, credo fosse la fine del 2021 o del 2022. Già prima che arrivasse nell’allora team Grenke Auto Eder. Era un ragazzo molto tranquillo, molto giovane, molto rispettoso dal punto di vista caratteriale. Quando l’ho guardato dal punto di vista sportivo, i dati mi dicevano che c’era sicuramente qualcosa di speciale. Quello che mi è piaciuto molto di lui è stata la sua consapevolezza tattica nel modo in cui corre. Ho pensato che fosse maturo nonostante la sua età, corre già come un professionista esperto.

Si è adattato velocemente alla nuova categoria?

Anche da under 19 si è adattato molto bene, molto velocemente, e poi è passato agli under 23, quindi nella categoria di sviluppo, era come se fosse al suo secondo o terzo anno. Si è adattato davvero in fretta, ha bruciato le tappe, per questo i suoi ultimi risultati non mi hanno sorpreso.

Dopo mondiali ed europei, il trentino ha disputato le classiche italiane in mezzo ai professionisti
Dopo mondiali ed europei, il trentino ha disputato le classiche italiane in mezzo ai professionisti
Dopo mondiali ed europei, il trentino ha disputato le classiche italiane in mezzo ai professionisti
Dopo mondiali ed europei, il trentino ha disputato le classiche italiane in mezzo ai professionisti
Il suo Giro NextGen ti aveva soddisfatto?

Ovviamente volevamo un risultato di classifica generale con lui. Tuttavia, tutto è cambiato quando Luke Tuckwell ha conquistato la maglia rosa e Lorenzo è passato molto rapidamente e con grande maturità dall’essere uno dei nostri leader all’aiutarlo in ogni modo possibile. Quindi, se la prendo nel complesso, la risposta è: sì sono stato molto contento del suo Giro Next Gen, perché si è adattato molto rapidamente a un nuovo ruolo.

Rispetto all’inizio della stagione, quanto pensi che sia migliorato in termini di prestazioni?

Dipende da cosa si intende per prestazioni. Solo i numeri che sta spingendo o la sua tecnica di gara, il suo approccio al professionismo e la sua crescita nel corso della stagione? Ha fatto progressi in tutti questi ambiti. Penso che il miglioramento più importante sia in termini di maturità, ma la sua potenza è aumentata. Se consideri il suo miglioramento complessivo dall’anno scorso a quest’anno, è notevole, ma i numeri sono numeri, non dicono tutto.

Finn resterà un altro anno nel devo team, facendo poi esperienze con la squadra maggiore
Finn resterà un altro anno nel devo team, facendo anche esperienze con la squadra maggiore
Finn resterà un altro anno nel devo team, facendo poi esperienze con la squadra maggiore
Finn resterà un altro anno nel devo team, facendo anche esperienze con la squadra maggiore
Il prossimo anno sarà ancora nel team Rookies: pensi che abbia ancora bisogno di correre nella categoria Under 23?

Sì, certo. Credo che rimanere nella squadra dei rookie e in quell’ambiente under 23 sia molto positivo per lui. Può ancora crescere ulteriormente. Sarà più concentrato e con più specificità in un ambiente più controllato. Se prendiamo in considerazione gli obiettivi sportivi, il piccolo Giro è ancora un grande target per lui, come anche il Tour de l’Avenir, puntando sempre alla classifica generale. Ma ci sono ancora alcuni aspetti in cui deve migliorare come atleta professionista fuori dalla bici. Non dimentichiamo che ha finito la scuola due mesi fa. Vive ancora a casa. Cambiare completamente l’ambiente e farlo partecipare al WorldTour come giovane corridore va fatto per gradi. Quindi, per noi, ci sono alcuni aspetti che vogliamo migliorare con Lorenzo prima di mandarlo nel WorldTour.

Nelle sue corse con la prima squadra, come lo hai visto muoversi, aveva soggezione verso i compagni e l’ambiente?

No, per niente. Il feedback che abbiamo ricevuto dai corridori del team WorldTour che hanno corso con lui è stato che si muoveva nel gruppo in modo eccezionale. Era sempre al posto giusto al momento giusto e faceva il lavoro richiesto, che si trattasse di tirare in testa, portare borracce, qualsiasi cosa accadesse quel giorno specifico. O che fosse proprio come abbiamo visto al mondiale, correre in modo molto aggressivo. E’ stato un feedback molto, molto positivo.

Nel 2026 Finn difenderà la maglia iridata, puntando con decisione a Giro NextGen e Tour de l'Avenir
Nel 2026 Finn difenderà la maglia iridata, puntando con decisione a Giro NextGen e Tour de l’Avenir
Nel 2026 Finn difenderà la maglia iridata, puntando con decisione a Giro NextGen e Tour de l'Avenir
Nel 2026 Finn difenderà la maglia iridata, puntando con decisione a Giro NextGen e Tour de l’Avenir
Quanto sarà importante il prossimo anno fargli fare altre corse con i più grandi?

E’ un vincente, quindi vuole sempre risultati. Per noi saranno test importanti perché puoi seguirne i progressi, capire se siamo sulla strada giusta. Ma non è che se non ottiene un risultato in gara, sia una delusione o un fallimento. Ne impariamo qualcosa e ne capiamo il motivo.

Sai che in Italia Lorenzo è indicato come corridore che potrà rilanciare il ciclismo italiano, riportarlo alla sua tradizione. Tanta pressione potrebbe pesare su di lui?

Questo è un bel tema. Sì, la pressione è reale. La questione è come noi come squadra lo aiutiamo ad affrontarla, come la affronta lui stesso come corridore e quali sistemi vengono messi in atto per gestirla. Personalmente so con certezza che questa è la visione che l’Italia ha di lui. Qualcuno ha detto che lui è il prossimo Vincenzo Nibali o qualcosa del genere. Io rispondo semplicemente che lui è il primo Lorenzo Finn, non è il secondo Nibali. Riporre le speranze di un Paese su un solo atleta, certo, è fantastico, c’è passione. Sappiamo tutti quanto siano appassionati gli italiani. Ma lui deve prendere questo per sostenerlo e aiutarlo. Perché se c’è un risultato negativo per il Paese, poi a volte ha effetti negativi su un atleta e questa è l’ultima cosa che chiunque desidera. Quindi è importante che i tifosi lo sostengano, ma senza assillarlo se non vince subito…

Al suo primo anno da U23, Finn ha colto 3 vittorie con 6 podi di contorno
Al suo primo anno da U23, Finn ha colto 3 vittorie con 6 podi di contorno
Al suo primo anno da U23, Finn ha colto 3 vittorie con 6 podi di contorno
Al suo primo anno da U23, Finn ha colto 3 vittorie con 6 podi di contorno
C’è un corridore del presente o del passato a cui potresti paragonarlo e perché?

Difficile rispondere, perché nel ciclismo moderno, al giorno d’oggi, essere un corridore da classifica generale non è più una gran cosa. Devi essere molto versatile. Effettivamente il nome che viene in mente è Vincenzo Nibali, ha vinto corse di un giorno molto importanti, corse di una settimana e grandi giri, quindi un corridore molto versatile, molto impegnato, super professionale. Quindi suppongo che si dovrebbe guardare a qualcuno del genere, che è in grado di fare corse a tappe di una settimana o grandi giri, ma capace di emergere anche in corse di un giorno molto, molto dure.

Il cittì femminile Marco Velo e il presidente FCI Cordiano Dagnoni assieme alle juniores del mondiale Silo, De Laurentiis e Pegolo

Il bilancio positivo del cittì Velo, tra il Rwanda e l’Ardeche

10.10.2025
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Il battesimo era stato all’Avenir Femmes, ma i compiti più ardui e stimolanti da cittì sul campo Marco Velo li ha avuti nell’arco di quindici giorni tra mondiale ed europeo. Tre nazionali femminili – juniores, U23 ed elite – da seguire e gestire in modo differente per ottenerne il meglio.

Anche lui stesso era desideroso di mettersi alla prova nelle tre categorie in cui è entrato in punta di piedi pur avendole conosciute bene da tecnico delle crono. A parlarci del suo personale resoconto è lo stesso Velo, che ripercorre le due rassegne riconoscendo meriti delle proprie atlete e delle avversarie, prendendosi le proprie responsabilità e restando (giustamente) ottimista per il futuro.

Elite, U23 e juniores. Sia ai mondiali che all'europeo, il cittì Velo si è diviso tra le tre categorie in 15 giorni (foto instagram)
Elite, U23 e juniores. Sia ai mondiali che all’europeo, il cittì Velo si è diviso tra le tre categorie in 15 giorni (foto instagram)
Elite, U23 e juniores. Sia ai mondiali che all'europeo, il cittì Velo si è diviso tra le tre categorie in 15 giorni (foto instagram)
Elite, U23 e juniores. Sia ai mondiali che all’europeo, il cittì Velo si è diviso tra le tre categorie in 15 giorni (foto instagram)
Marco come giudichi complessivamente le due spedizioni?

Devo dire che per me il bilancio è più che positivo. Mettendo da parte un attimo il discorso sulle elite, sono molto contento delle prove e dei risultati forniti da juniores e U23. Con loro abbiamo svolto un ottimo lavoro di preparazione ed avvicinamento di due settimane a Livigno. Ad esempio con le juniores non arrivavano medaglie iridate dal 2017 (oro di Pirrone e bronzo di Paternoster a Bergen, ndr). Pegolo dopo l’argento mondiale, si è presa pure il bronzo europeo. Silo ha fatto quinta in Rwanda, ma oltre a loro due sono davvero felice per come sono andate le altre nelle rispettive manifestazioni. Sono state bravissime.

Molto buono anche il bilancio delle U23, giusto?

Sì, assolutamente. Mi sento di dire che con Ciabocco ci stava una medaglia al mondiale, dove ha corso da sola, e quella più importante all’europeo. In Francia Eleonora è stata sfortunata, ma ha fatto una gara pazzesca considerando il problema meccanico che l’ha fortemente rallentata. Ha dovuto cambiare bici, prendendo quella di scorta che aveva rapporti diversi. Il suo argento è arrivato grazie soprattutto a Venturelli che l’ha riportata nel gruppo di testa quando avevano due minuti di svantaggio. Ha vinto Blasi con un allungo, che al mondiale aveva superato Eleonora allo sprint per il bronzo.

Si festeggia l'oro europeo a crono di Venturelli, che è stata preziosa per conquistare l'argento di Ciabocco nelle U23 (foto instagram)
Si festeggia l’oro europeo a crono di Venturelli, che è stata preziosa per conquistare l’argento di Ciabocco nelle U23 (foto instagram)
Si festeggia l'oro europeo a crono di Venturelli, che è stata preziosa per conquistare l'argento di Ciabocco nelle U23 (foto instagram)
Si festeggia l’oro europeo a crono di Venturelli, che è stata preziosa per conquistare l’argento di Ciabocco nelle U23 (foto instagram)
Avendo già guidato le U23 all’Avenir Femmes, avevi qualche riferimento in più?

Intanto devo dire che tutte le altre ragazze in gara si sono comportate molto bene. Abbiamo avuto grandi soddisfazioni dall’Avenir Femmes in poi per ciò che abbiamo fatto grazie al team performance della nazionale. Anzi, abbiamo dovuto tenere a bada la voglia di fare delle ragazze. E c’è un aneddoto che rende bene l’idea.

Prego, spiegaci pure.

Eravamo a Livigno e quasi tutti i giorni le ragazze, sia juniores che U23, mi chiedevano perché non facevamo le salite lunghe lì attorno. Se lo chiedevano perché tutti dicevano che sia al mondiale che all’europeo c’era tanta salita. Io invece le facevo allenare su ripetute o strappi da 5/10 minuti. Ho spiegato loro che dovevamo simulare un modello di gara. I dislivelli erano dati da salite corte da fare più volte. Alla fine i risultati ci sono stati.

Quei risultati che non sono arrivati dalle elite. C’è molta delusione?

Sicuramente speravamo tutti che le cose andassero diversamente, anzi meglio. Ed anche perché ci si sofferma sempre sulle elite ad ogni manifestazione. Al mondiale ne è uscita una corsa sbagliata per tutte perché tutte le più forti o leader si sono annullate. Non perché è la nostra capitana, ma l’unica delle big che ha provato a fare qualcosa animando la gara è stata Elisa (Longo Borghini, ndr). Forse avendolo fatto a tre giri dalla fine, le altre hanno visto che era superiore e non hanno collaborato per rientrare sulla testa della corsa.

Velo e le juniores durante l'altura dove ha simulato il modello gara escludendo le lunghe salite (foto Alpen Resort Bivio Livigno)
Velo e le juniores durante l’altura dove ha simulato il modello gara escludendo le lunghe salite (foto Alpen Resort Bivio Livigno)
Velo e le juniores durante l'altura dove ha simulato il modello gara escludendo le lunghe salite (foto Alpen Resort Bivio Livigno)
Velo e le juniores durante l’altura dove ha simulato il modello gara escludendo le lunghe salite (foto Alpen Resort Bivio Livigno)
A parte Malcotti, ti aspettavi qualcosa di più dalle altre?

Barbara è andata molto forte, però purtroppo non è riuscita a rendere il mondiale migliore per noi. Non è una sua colpa, sia chiaro perché lei era davanti e sola, così come dietro Elisa era sola. Forse il resto della squadra ha voluto chiudere in massa quando c’era la prima fuga e molte si sono bruciate. Così facendo Elisa e Barbara sono rimaste sole troppo presto. Non sono scuse perché gli errori ci sono, però noi dobbiamo fidarci delle tattiche che facciamo la sera prima, sperando che certe cose vadano in un certo senso. Anche perché senza poter comunicare alle ragazze tutto si complica.

Senza contare le radioline, è stato difficile dare riferimenti alle ragazze al mondiale?

Oltre ad alcuni del nostro staff dislocati sul percorso, tenete conto che tra un box e l’altro c’erano sette chilometri. E’ stato difficile fornire indicazioni perché c’era molto caos e con le lavagnette non riuscivamo a farci capire o capire se le ragazze avevano visto. E poi in sette chilometri su un circuito del genere le cose potevano cambiare rapidamente. Dovevamo anche fare affidamento sulle iniziative delle nostre ragazze. Comunque non siamo stati gli unici ad avere questi problemi.

La soluzione sarebbe correre con le radioline come si fa tutto l’anno.

Ho già detto che non è una scusa perché è uguale per tutti. Dico solo che senza radio il cittì si sente inutile. Siamo l’unico sport in cui, in competizioni importanti di questo tipo, noi tecnici non possiamo comunicare con le atlete. Non abbiamo contatto né audio né visivo. Se paragoniamo l’allenatore di una squadra di calcio, pallavolo o basket al nostro ruolo, noi siamo molto penalizzati. E non penso che sia giusto. E’ una considerazione che faccio da sempre.

Sia mondiale che europeo non sono andati come si sperava. Velo non rimprovera nulla a Longo Borghini e ammette qualche errore generale
Sia mondiale che europeo non sono andati come si sperava. Velo non rimprovera nulla a Longo Borghini e ammette qualche errore generale
Sia mondiale che europeo non sono andati come si sperava. Velo non rimprovera nulla a Longo Borghini e ammette qualche errore generale
Sia mondiale che europeo non sono andati come si sperava. Velo non rimprovera nulla a Longo Borghini e ammette qualche errore generale
Dell’europeo invece cosa puoi dirci?

In Ardeche dobbiamo solo inchinarci all’Olanda. Loro hanno fatto una corsa perfetta e non possiamo dire nulla. Elisa ha fatto bene a rispondere a Vollering perché era lì a giocarsi la vittoria. E’ nella sua natura non tirarsi mai indietro. Però ho provato ad ipotizzare che forse non aveva le gambe o forse quando ha visto che le altre non si staccavano, si è un po’ demoralizzata per tenere duro. Non è stata una settimana semplice per lei, ma io a lei non posso davvero rimproverare nulla. Non sono queste due prove che cambiano il suo valore.

In generale mondiale ed europeo che indicazioni hanno dato al cittì Marco Velo?

Col senno di poi siamo tutti capaci di vincere le gare o gestirle meglio. Sappiamo che certe cose vanno così e bisogna saperle accettare. Quello che importa è che queste due manifestazioni mi hanno detto che abbiamo un ciclismo giovanile che sta crescendo molto bene. E’ pronto un ricambio generazionale che si può integrare perfettamente con molte delle attuali elite. Questo fa ben sperare per il futuro ed è un aspetto fondamentale.

L’anno d’oro di Scaroni con i consigli di “mastro” Ulissi

09.10.2025
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Alzi la mano il corridore che, convocato per i mondiali senza mai averne corso uno neppure da junior, avrebbe il coraggio di declinare l’invito perché ha in testa gli europei. Cristian Scaroni l’ha fatto, poi è andato in Francia e ha centrato il quarto posto, che poteva essere un bronzo se le gambe avessero retto per 50 metri ancora sull’attacco di Seixas.

Per questa sua determinazione e per la sensazione che i tasselli della carriera stiano andando finalmente dove devono, lo abbiamo chiamato e lo abbiamo coperto di domande. Non va dimenticato infatti che nel 2019 il bresciano è stato il primo italiano a diventare U23 all’estero, nel devo team della Groupama-Fdj. L’anno dopo è passato professionista nella Gazprom e proprio sul più bello la squadra è stata chiusa per le sanzioni del CIO alla Russia dopo l’invasione dell’Ucraina. Il suo approdo alla Astana ha ripreso il percorso di crescita che il brusco stop aveva interrotto.

Ci pensi che bel colpo sarebbe stato il bronzo agli europei?

Ci penso sì, ho l’amaro in bocca e mi sto sforzando di prendere il buono. Poi dietro quei due, Pogacar ed Evenepoel, sarebbe stato ancora più pesante. Però qualcuno doveva fare quarto ed è toccato a me…

Quello che ha raccontato Villa sulla tua scelta di non fare il mondiale ci ha colpito parecchio…

Diciamo che avevo corso a inizio stagione sul percorso degli europei. Era una corsa identica, un po’ meno dura, perché si faceva due volte in meno la salita lunga e, mi pare, quattro volte in meno lo strappo. Ne ho parlato sia con Mazzoleni. E dal momento in cui ho saputo che l’europeo si sarebbe fatto su quel tracciato, che rappresenta la sintesi perfetta delle mie caratteristiche, ho iniziato a pensarci seriamente. Avevo preso in considerazione anche il mondiale, però sapevo che se avessi corso in Rwanda, non sarei riuscito a preparare al meglio l’europeo. In più, per Kigali c’erano già Ciccone e Pellizzari.

Poi quando Pellizzari si è ammalato, Villa ha pensato a te.

Serviva un altro corridore che potesse fare da secondo leader insieme a Cicco. L’ipotesi del mondiale è saltata fuori a quel punto. Però parlando sia con Marco (Villa, ndr) sia con Mazzoleni, abbiamo ritenuto più opportuno restare sulla nostra linea e alla fine la scelta ha premiato.

Cristian Scaroni, XDS Astana, Giro di Romagna 2025
La vittoria al Giro di Romagna ha dato a Scaroni il polso della grande condizione trovata per gli europei
Cristian Scaroni, XDS Astana, Giro di Romagna 2025
La vittoria al Giro di Romagna ha dato a Scaroni il polso della grande condizione trovata per gli europei
Non hai vacillato nemmeno un po’ quando ti hanno proposto di andare al mondiale?

Un po’ sì, anche perché io non ho mai fatto un mondiale, né da junior né da dilettante. Ho letto anche alcune critiche, perché è brutto rifiutare una chiamata in nazionale. Ma l’ho fatto per portare qualcosa di migliore con quella stessa maglia azzurra. All’europeo sapevamo che non ci sarebbero stati altri leader, tanto che siamo partiti in cinque anziché sei. Quindi sì, un po’ ho vacillato.

Quando ha preso forma nella tua testa l’operazione europeo?

Da dopo il Giro d’Italia, anche se mi sono ammalato e non ho potuto fare le corse dopo fino ai tricolori. Ho fatto altura prima a Livigno a luglio. Poi ho fatto tre corse di un giorno in Spagna. Quindi la Arctic Race e poi sono ritornato immediatamente in altura sul Pordoi. In entrambi i casi sono rimasto per 18 giorni. Quando sono sceso, mi mancava magari un po’ di ritmo nelle gambe e così ho partecipato alle gare italiane, fra Toscana, Pantani e Romagna che ho vinto. Ogni giorno era sempre meglio e alla fine sono arrivato dove dovevo per l’europeo.

Cosa ricordi del momento in cui Seixas se ne è andato?

Eravamo tutti stremati, avendo fatto 110 chilometri in quattro. Poi Remco se ne è andato e noi in tre eravamo parecchio provati. Appena preso la salita, Ayuso si è staccato. Io già a metà mi stavo staccando, però con la forza d’orgoglio mi sono detto di tenere duro, perché sopra un po’ spianava e in quel momento ho fatto il primo fuori giri. Sono riuscito a respirare per due secondi e quando Seixas me l’ha ridata secca, ho provato a reagire. Ma a 50 metri dal GPM, mi sono seduto e mi si sono aperte le gambe. Un peccato, perché è scollinato 10 metri davanti a me, ma avevo dato davvero tutto. La grinta c’era ancora, le gambe sono mancate.

Trofeo Matteotti 2025, Cristian Scaroni parlotta con Diego Ulissi
Avere accanto Ulissi ha permesso a Scaroni di imparare a muoversi da leader: Diego è un maestro prezioso
Trofeo Matteotti 2025, Cristian Scaroni parlotta con Diego Ulissi
Avere accanto Ulissi ha permesso a Scaroni di imparare a muoversi da leader: Diego è un maestro prezioso
Abbiamo parlato spesso di un nuovo Scaroni, cambiato con il lavoro e la convinzione. La sensazione è che il 2025 sia stato un anno di svolta.

Tocca agli altri dirlo, ma come ripeto a tutti, il salto di qualità è stato quasi più mentale che fisico. L’arrivo di Bettiol e Ulissi ha portato una mentalità vincente. Soprattutto Diego, con cui ho fatto tantissime corse. E’ un leader, lo si vede, lo si percepisce. Però devi essere bravo a capirlo, a voler imparare da lui. E questa qualità mi ha permesso di fare il salto in qualità.

Si è notata anche una bella sfrontatezza nel correre alla pari con altri leader come Ayuso, che già avevi tenuto bene in salita al Laigueglia.

Ho acquisito consapevolezza, vedendo che ero lì a giocarmi le corse fin da subito. A Laigueglia, sapevo che Ayuso era più veloce di me, di conseguenza ho avuto la sfrontatezza di attaccarlo, nonostante stiamo parlando di un grandissimo campione. La mentalità che mi hanno impresso è di avere coraggio e non avere paura. Io sono un attaccante, ho dimostrato in più occasioni che non ho paura di attaccare da lontano. Alcune volte mi ha premiato, alcune volte mi ha penalizzato.

Convinzione significa anche essere abbastanza maturo da prenderti le responsabilità in gara?

E’ l’aggettivo giusto. Mi ritengo molto più maturo e questo mi permette di essere anche un po’ più leader. Sento di potermi esporre, dire le mie considerazioni anche all’interno di una situazione, di una corsa. Diciamo che negli anni sono maturato correndo e soprattutto avendo al fianco uomini di esperienza che mi hanno aiutato. Diciamo che la scelta di prendere Ulissi non è stata soltanto per lui e i punti che può portare, ma anche per dare un punto di riferimento a corridori più giovani.

GP Industria e Artigianato 2025, XDS Astana, Cristian Scaroni
Nelle corse di avvicinamento agli europei, Scaroni ha corso da leader, vincendo il Giro di Romagna
GP Industria e Artigianato 2025, XDS Astana, Cristian Scaroni
Nelle corse di avvicinamento agli europei, Scaroni ha corso da leader, vincendo il Giro di Romagna
Quindi alla fine in questo quarto posto c’è qualcosa di positivo?

La cosa che mi rimane di più è che ancora una volta, non che ne avessi bisogno, ho dimostrato a me stesso e a tutti gli altri che in certi tipi di percorso, se sto bene e ho preparato l’appuntamento, me la posso giocare con chiunque. Mi dispiace solo non aver portato la medaglia, però è andata così e bisogna prendere il buono che c’è. Quello che abbiamo fatto in nazionale è stato importante.

Deborah Piana, gravel Sardinia World Series (foto Simon Wilkinson/SWpix.com)

Mondiali gravel: per l’Italia solo le donne. Sentiamo Pontoni

09.10.2025
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E’ ormai alle porte il mondiale gravel 2025, che si disputerà sabato e domenica nella regione di Zuid-Limburg, nei Paesi Bassi. Il percorso, con partenza da Beek e arrivo a Maastricht, proporrà un anello di 131 chilometri per le donne e 180 per gli uomini. Si tratta di un percorso molto mosso, con salite brevi ma incisive e tratti di fondo scorrevole. La parte in asfalto è corposa: si parla del 50 per cento..

In vista di questa rassegna iridata, abbiamo intervistato Daniele Pontoni, commissario tecnico della nazionale italiana di ciclocross e gravel, per fare il punto sulla spedizione azzurra: ambizioni, difficoltà e tattiche di gara. La prima notizia è che non schiereremo la squadra maschile, ma solo quella femminile. E non certo per colpa del cittì, il quale, anzi, ha lottato non poco per trovare gli uomini adatti.

Daniele Pontoni, cittì per ciclocross e gravel
Daniele Pontoni, cittì per ciclocross e gravel
Quindi, Daniele, ci siamo…

Dopo un europeo tutto sommato buono, ci siamo fatti vedere. Adesso arriviamo al mondiale con parecchia speranza tra le ragazze… La nazionale uomini non ci sarà. C’è solo la nazionale donne, composta da: Silvia Persico, Letizia Borghesi, Maria Giulia Confalonieri, Giada Specia ed Emma Piana. Quindi un mix di ragazze prevalentemente abituate a correre su strada. E qualcuna con provenienza dalla MTB.

Parli ovviamente di Specia e Piana…

Qualcuna, come Silvia Persico, ha “fatto tutto” nella sua carriera, mentre Giada si è appena avvicinata: è arrivata quarta in questa specialità agli europei e si è guadagnata la convocazione, così come Deborah Piana, che proviene dal mondo Marathon e tra l’altro ha vinto una prova delle Gravel World Series in Sardegna (in apertura, foto Simon Wilkinson/SWpix.com).

Vista la sua attitudine con il ciclocross, Silvia Persico è un punto fermo per Pontoni
Vista la sua attitudine con il ciclocross, Silvia Persico è un punto fermo per Pontoni
E degli uomini cosa ci dici? Come mai l’Italia non sarà presente?

Per quanto riguarda gli uomini, non avevamo né il numero né una nazionale all’altezza per partecipare. Nelle ultime settimane si sono verificate defezioni e rischiavamo di schierare un team non competitivo. Ho quindi deciso di concentrare questa rassegna solo sulla nazionale femminile.

Un po’ dispiace perché qualche interprete ci poteva stare, ma immagino le tue difficoltà nel chiedere corridori alle squadre, specie a fine stagione tra calendari fitti e lotta a i punti…

In effetti è stato molto complicato. Io spero che dal 2027, avendo anche un punteggio ufficiale in questa specialità, le cose siano un po’ diverse e diventino meno faticose. Così è tosta. Comunque, come dico sempre: faccio con quello che ho e da questo cerco di tirar fuori il meglio. Arriviamo da un europeo che è andato bene, anzi direi che è stato ottimo. Abbiamo conquistato una maglia continentale (con Magnaldi, ndr), due quarti posti e un quinto. Tra l’altro un quarto e un quinto erano tra gli uomini… Pertanto arriviamo in Olanda con la voglia di fare bene. Sono convinto che abbiamo le ragazze per ben figurare anche qui.

Che percorso troveranno le ragazze, Daniele?

Finora non l’ho ancora visto in bici, lo valuterò quest’oggi in prima persona. Ho raccolto informazioni su carta e da chi ci ha già girato, in pratica da Elena Cecchini, tramite Lorena Wiebes. Il percorso del Limburgo è diverso dall’europeo e anche meno adatto alle nostre: sia come terreno sia come altimetria. All’europeo c’erano salite e discese che mettevano davvero alla prova gli atleti. Qui sarà tecnicamente più facile. Ci saranno salite brevi, qualcuna all’inizio, qualcuna alla fine. Da percorrere per due giri e mezzo. Il fondo è molto più scorrevole rispetto all’europeo di Avezzano, per cui mi aspetto un tracciato simile a quello della scorsa edizione, seppure con qualche difficoltà altimetrica in più rispetto al Mondiale di Leuven 2024.

gravel, Giada Specia
Un’atleta come Giada Specia avrebbe gradito un tracciato più tecnico. All’europeo di Avezzano è giunta 4ª
gravel, Giada Specia
Un’atleta come Giada Specia avrebbe gradito un tracciato più tecnico. All’europeo di Avezzano è giunta 4ª
Chi vedi favorita tra le nostre?

Sicuramente Silvia Persico è la più adatta. Ma come ho detto, abbiamo cinque ragazze importanti. Ho già una mezza idea di tattica: come impostare la corsa e come distribuire compiti. sarà importante correre da squadra e su questo percorso si può fare. Non siamo molte, però. Se ne avessi avute sei avrei preferito. Andiamo là con la pancia carica per portare a casa un bel risultato.

E le favorite in assoluto?

Si dice che le favorite “d’obbligo” siano Lorena Wiebes e Marianne Vos, ma nulla è scontato. Essere outsider spesso è un vantaggio: non hai nulla da perdere, affronti la gara con meno pressione. E credetemi, con il gruppo che ho, a livello nervoso siamo leggeri, ma motivati.

Cosa ti porta a dire questo?

Perché è un gruppo affiatato. Chi vi entra si integra subito: questo è un marchio di fabbrica, sia per gli uomini che per le donne, soprattutto in questa specialità, il gravel.

E’ anche merito tuo che sai trasmettere la grinta. La grinta di Pontoni è proverbiale…

Io cerco di amalgamare e cerco sempre di trasmettere alle atlete la mia grinta. La squadra è anche lo staff: gli interpreti in gara sono le ragazze che in questi anni hanno dato soddisfazioni. Io continuo a vivere la corsa come se fossi un’atleta, cercando di far percepire alle ragazze che la loro forza debba essere la maglia azzurra. Quella maglia non la indossa nessuna altra. Solo loro. E già indossandola si sente qualcosa di speciale.

Limburgo 2025, mondiale gravel
Un passaggio del percorso che si annuncia veloce (foto Zuid-Limburg)
Limburgo 2025, mondiale gravel
Un passaggio del percorso che si annuncia veloce (foto Zuid-Limburg)
Passiamo agli aspetti tecnici, Daniele: cosa prevedi a livello di gomme?

Molto dipenderà anche dal meteo, che sembra essere incerto. In generale però mi sento di dire che non useremo gomme molto tassellate, magari qualche piccolo “tappino” laterale e una sezione centrale molto scorrevole. Valuteremo domani per le varie mescole e tipologie di gomme, anche perché ogni atleta corre con le gomme del team e sono diverse. Credo useremo pneumatici da 38, 40 o 42 millimetri, più probabilmente le 40.

E i rapporti, rispetto all’europeo?

Chi ha doppia opterà per la doppia avrà un 34-50 con un 10-36 dietro. Chi avrà la monocorona suppongo opterà per 42 con una scala posteriore alquanto generosa.

Pedali da strada o da MTB?

Bella domanda. Vediamo il test del percorso, ma credo che sceglieremo i pedali da strada, se non ci saranno tratti in cui bisognerà scendere a piedi. All’Europeo tutti e tutte li hanno usati da strada. Se non bisogna camminare, la scarpa da strada ti dà qualcosa in più in termini di spinta.

Corse di un giorno e gare a tappe, carboidrati sempre protagonisti

Corse di un giorno e a tappe, carboidrati sempre protagonisti

09.10.2025
6 min
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I carboidrati e la loro integrazione, un argomento sempre attuale, un dibattito che trova sempre diversi spunti anche in base alle gare ed al momento della stagione. Lo studio delle strategie alimentari e di integrazione in epoca moderna, gli effetti che hanno i carboidrati sul nostro corpo e sulla resa atletica, il ruolo che giocano nelle fasi di recupero. Tutti argomenti che hanno cambiato in modo esponenziale la performance e la vita alimentare dei corridori.

Corse di un giorno e gare a tappe, carboidrati sempre protagonisti
Martijn Redegeld, responsabile della nutrizione in Amacx
Corse di un giorno e gare a tappe, carboidrati sempre protagonisti
Martijn Redegeld, responsabile della nutrizione in Amacx

Abbiamo chiesto un approfondimento a Martijn Redegeld, responsabile della nutrizione di Amacx Sport Nutrition, azienda che supporta e collabora con diversi team professionistici (Visma-Lease a Bike, EF Pro Cycling, Q36.5 e altri).

In percentuale, quale è l’importanza di una strategia nutrizionale corretta al giorno d’oggi?

Impossibile dirlo. La prestazione è sempre la somma di fattori diversi, impossibili da quantificare. Tuttavia, l’alimentazione gioca un ruolo significativo. Una famosa citazione su questo argomento è: “Una buona dieta non renderà campione un atleta mediocre. Ma una dieta povera renderà un atleta d’elite, un corridore nella media”. Un esempio rende molto bene l’idea di cosa significhi mangiare bene e nel modo giusto, integrare nel modo adeguato.

Corse di un giorno e gare a tappe, carboidrati sempre protagonisti
I gel non sono tutti uguali e la formulazione influisce sulla prestazione nel breve, medio e lungo periodo (foto Amacx)
Corse di un giorno e gare a tappe, carboidrati sempre protagonisti
I gel non sono tutti uguali e la formulazione influisce sulla prestazione nel breve, medio e lungo periodo (foto Amacx)
Nell’economia della performance durante le tappe con salite lunghe e tappe vallonate, in un Grande Giro, come cambia la strategia di assunzione dei carboidrati?

Le tappe con lunghe salite sono spesso le più impegnative, con conseguente maggiore fabbisogno di carboidrati. Tuttavia, anche le tappe con terreno ondulato possono essere molto impegnative al giorno d’oggi. Ogni tappa è unica e ogni corridore ha un ruolo unico in ogni tappa. Quindi, per ogni corridore e per ogni tappa, ci sarà una strategia di rifornimento personalizzata.

La strategia d’integrazione cambia tra una classica ed una corsa a tappe?

Sì. Nelle gare di un giorno conta solo la prestazione in gara. Nelle corse a tappe, il recupero è molto più importante, nell’ottica della classifica finale. I protocolli di alimentazione, recupero e integrazione saranno quindi personalizzati in base a questi obiettivi.

Corse di un giorno e gare a tappe, carboidrati sempre protagonisti
Il doppio ruolo dell’integrazione nelle corse a tappe, fornire energia, aiutare il recupero (foto Amacx)
Corse di un giorno e gare a tappe, carboidrati sempre protagonisti
Il doppio ruolo dell’integrazione nelle corse a tappe, fornire energia, aiutare il recupero (foto Amacx)
Quanto influisce il caldo e anche un clima freddo?

Il caldo aumenta il fabbisogno di liquidi, poiché i ciclisti sudano molto di più. La sudorazione varia molto da persona a persona. Anche gli elettroliti possono svolgere un ruolo importante nell’ottimizzazione dello stato di idratazione. Inoltre, le alte temperature influiscono leggermente sull’utilizzo di carboidrati da parte del corpo, quindi i ciclisti dovrebbero essere particolarmente attenti a un’alimentazione ottimale. Il freddo comporta più che altro delle sfide pratiche. I ciclisti hanno meno sete e anche aprire le barrette energetiche o i gel è molto più difficile quando si indossano diversi strati di vestiti e guanti. Ciò aumenta il rischio di carenza di carburante o di idratazione adeguata.

Gli atleti integrano ancora con cibi solidi, oppure la preferenza è verso i gel?

Questo varia da ciclista a ciclista e anche in base al tipo di gara. La maggior parte dei ciclisti preferisce prodotti solidi nelle parti più facili delle gare, mentre gel e bevande sono l’opzione preferita quando l’intensità aumenta e diventa più difficile masticare una barretta.

Corse di un giorno e gare a tappe, carboidrati sempre protagonisti
Corse sempre più tirate, gli atleti dirottano le preferenze verso l’integrazione liquida (foto Amacx)
Corse di un giorno e gare a tappe, carboidrati sempre protagonisti
Corse sempre più tirate, gli atleti dirottano le preferenze verso l’integrazione liquida (foto Amacx)
I carboidrati sono tutti uguali, oppure ci sono delle differenze da considerare?

Esistono sicuramente differenze importanti tra i carboidrati. Uno dei fattori chiave è la velocità di assorbimento. Più velocemente un tipo di carboidrato viene assorbito, prima può essere utilizzato dai muscoli per produrre energia e minore è il rischio di problemi gastrointestinali. E’ qui che entra in gioco l’indice glicemico. I prodotti con un indice glicemico elevato vengono assorbiti rapidamente e forniscono energia rapidamente, mentre i prodotti con un indice inferiore vengono assorbiti più lentamente e rilasciano energia in un periodo di tempo più lungo. L’indice glicemico di un prodotto dipende dai suoi ingredienti e dalla sua composizione.

Puoi farci un esempio?

Una barretta energetica all’avena ha un indice glicemico inferiore perché contiene più fibre, proteine e grassi. D’altra parte, i gel energetici in generale, prendiamo ad esempio gli Amacx, contengono zuccheri a rapido assorbimento, sinonimo di un indice più elevato.

Corse di un giorno e gare a tappe, carboidrati sempre protagonisti
Due famiglie di integratori, tre prodotti diversi, per esigenze e momenti differenti di gara
Corse di un giorno e gare a tappe, carboidrati sempre protagonisti
Due famiglie di integratori, tre prodotti diversi, per esigenze e momenti differenti di gara
Entrambi hanno la loro importanza?

Sì. Durante le corse di resistenza più leggere, può essere piacevole scegliere prodotti solidi che vengono digeriti più lentamente e forniscono energia nel tempo. Durante gli sforzi più intensi, prodotti a digestione rapida come i gel aiutano a fornire energia rapidamente quando è più necessaria. Inoltre, glucosio e fruttosio vengono assorbiti nell’intestino da trasportatori diversi. Possiamo considerarli come due “porte d’ingresso” separate nell’intestino. Il glucosio utilizza un trasportatore, chiamato trasportatore del glucosio sodio-dipendente o SGLT1, può assorbire circa 60-70 g all’ora. Il fruttosio utilizza un altro trasportatore chiamato GLUT-5 e può assorbire circa 30-50 g all’ora.

Corse di un giorno e gare a tappe, carboidrati sempre protagonisti
Saper leggere l’etichetta è un primo grande passo (foto Amacx)
Corse di un giorno e gare a tappe, carboidrati sempre protagonisti
Saper leggere l’etichetta è un primo grande passo (foto Amacx)
L’assorbimento è comunque simultaneo?

Esatto. L’assorbimento di glucosio e fruttosio può avvenire simultaneamente, indipendente l’uno dall’altro. Pertanto, l’organismo può assorbire più carboidrati totali all’ora se glucosio e fruttosio vengono forniti insieme. Combinarli nel giusto rapporto aiuta gli atleti a raggiungere un elevato apporto di carboidrati senza sovraccaricare l’intestino. Per assunzioni fino a 90 grammi all’ora, in Amacx abbiamo sviluppato appositamente la linea Energy con il rapporto glucosio/fruttosio 2:1. Significa anche equilibrio tra disponibilità di carboidrati nei muscoli, gusto e comfort gastrointestinale. Ad esempio, un atleta può assumere 3 prodotti della linea Energy all’ora, 3 × 30 grammi, ovvero 90 grammi di carboidrati in totale, che equivalgono a 60 di glucosio e 30 di fruttosio.

E quando serve una quantità di carboidrati superiore?

In sforzi molto lunghi o molto intensi, in cui gli atleti mirano a più di 90 grammi all’ora e oltre, l’organismo trae beneficio da una maggiore quantità di fruttosio. Quest’ultimo aiuta a mantenere l’assunzione di glucosio entro il suo limite di assorbimento, aumentando comunque la disponibilità totale di carboidrati. Quando si punta a superare la soglia di 90/120 grammi di carboidrati per ora è consigliato un mix con rapporto 1:0,8, glucosio/fruttosio.

Corse di un giorno e gare a tappe, carboidrati sempre protagonisti
I “beveroni” rossi, uno dei simboli delle fasi di recupero, un mix di elementi nutrizionali (foto Amacx)
Corse di un giorno e gare a tappe, carboidrati sempre protagonisti
I “beveroni” rossi, uno dei simboli delle fasi di recupero, un mix di elementi nutrizionali (foto Amacx)
Durante le tappe di un Grande Giro, durante una competizione, si assumono anche proteine?

Vengono utilizzate solo prima e dopo la gara, non durante. Durante la gara, il carburante principale sono i carboidrati. Le proteine contribuiscono solo in piccola parte alla produzione di energia, vengono digerite più lentamente e possono aumentare il rischio di disturbi gastrointestinali. Il ruolo principale delle proteine è la riparazione e il rimodellamento muscolare, il successivo recupero e adattamento.

E’ possibile creare una scaletta delle priorità? E’ più importante l’integrazione in gara, il post gara, la colazione, oppure la cena?

E’ impossibile dire quale pasto sia più importante. Soprattutto nel ciclismo professionistico odierno, dove il livello è estremamente alto e tutte le squadre prestano attenzione a ogni singolo dettaglio, un pasto sbagliato può fare la differenza tra vincere la gara o restare in gruppo a ruota, così come una strategia d’integrazione non adeguata alle esigenze dell’atleta.