Caro Gianni Savio, vogliamo credere che oggi nell’ammiraglia della Alpecin-Deceuninck si siano ispirati a te. Che attacco quello di Mathieu Van der Poel e Jonas Rickaert! Con quel piattone davanti al manubrio nessuno si sarebbe mosso e invece… Due compagni, pronti via sin dal chilometro zero. Tutto perfetto: la macchina ad assisterli, le mille borracce a ripetizione per proteggerli dal vento, quella voglia di gettare il cuore oltre l’ostacolo in una tappa piatta. La gestione delle energie con uno dei due a sacrificarsi di più. E dietro, i compagni a rompere i cambi. Una sinfonia ciclistica. I fondamentali di una volta che valgono anche in questa era super tecnologica. E per poco, caro Gianni, non sono arrivati. Eh no, perché Tim Merlier ha messo tutti d’accordo.
La tappa forse più piatta del Tour de France, senza nemmeno un Gpm di quarta categoria, ha regalato una suspense incredibile e inaspettata soprattutto. Van der Poel e Rickaert hanno tenuto tutti sulle spine, mettendo in crisi le squadre dei velocisti, che nel finale si sono presentate con un solo uomo davanti al capitano… o addirittura con il velocista da solo.
Merlier, bestia nera di Milan
A Chateauroux, Merlier ha concesso il bis. E non lo ha fatto a caso: ancora una volta davanti a Jonathan Milan, confermandosi la sua bestia nera. Il finale, con la strada che calava impercettibilmente, ha reso lo sprint velocissimo. La sensazione non è tanto che Milan sia partito presto, quanto che gli mancasse un dente.
Il campione europeo è sembrato il solito gatto, pronto a scartare da una ruota all’altra. Ma oggi è apparso più potente che mai, forse anche più che nella sua prima vittoria qualche giorno fa. Ma è chiaro: lui e Milan viaggiano su un altro pianeta. Hanno più watt. Appartengono alla categoria degli over 1.800 watt, come ci diceva Andrea Pasqualon.
«E’ stata davvero difficile – ha detto Merlier – Ho avuto una buona giornata e anche in gruppo ci siamo mossi bene. Non abbiamo fatto rifornimento negli ultimi 60 chilometri per via del nervosismo e delle velocità, quindi ho sofferto parecchio il caldo. Per fortuna tutte le squadre hanno collaborato per chiudere sui due fuggitivi. Anche grazie a Remco Evenepoel siamo riusciti a evitare un ventaglio.
Lo sprint? Ero a ruota di Bert Van Lerberghe, è la prima volta che siamo insieme al Tour. Ho molta fiducia in lui e nella sua capacità di pilotarmi. Mi ha portato forte nell’ultimo chilometro e a circa 200 metri ho deciso di partire. Sono felice per questa seconda vittoria di tappa».
Parola a Bramati
Negli ultimi due anni Milan e Merlier si sono affrontati in molti in sprint: In 16 di questi, entrambi sono finiti nella top 10. In 11 casi ha vinto uno dei due, ma il bilancio pende nettamente verso il belga: 8-3. Anche quest’anno al UAE Tour se le sono date a suon di primi e secondi posti. E ora rieccoli, di nuovo, al Tour.
«Anche l’anno scorso – racconta Davide Bramati, diesse della Soudal-Quick Step – hanno duellato tanto e continuano a farlo. Tutti e due hanno mancato il primo giorno, a Lille, quando c’era in palio anche la maglia gialla, ma poi sia loro che noi abbiamo voltato pagina. Ieri ha vinto Milan, oggi ha rivinto Tim. Questo è lo sport, questo è il ciclismo. Sono gli sprinter più forti di questo Tour, specie dopo la caduta di Philipsen. Si sono dimostrati i più veloci».
Questa vittoria nasce dal passato. A Chateauroux, la Soudal (allora Deceuninck) aveva già vinto con Cavendish. E “Brama” svela un retroscena: «Più che impostare la volata in base al rivale, abbiamo studiato la nostra. Ieri, già nel trasferimento post tappa verso l’hotel, abbiamo iniziato a guardare il filmato del 2021, lo stesso arrivo in cui vinse Cav. Ma era tutta un’altra situazione: la squadra aveva preso in mano la volata. Nel treno c’erano Alaphilippe, Ballero (Ballerini, ndr), Morkov… Ci siamo fatti un’idea. Poi certo, la riunione la fai, ma la realtà è un’altra.
«Questo finale non era banale. Forse non ci si rende conto: oggi è stata la seconda tappa più veloce della storia del Tour. Nella seconda ora hanno fatto 54,5 di media. Van der Poel e Rickaert hanno fatto un grande numero e il gruppo, di conseguenza, è andato fortissimo. C’era anche vento. Bene così: siamo alla terza vittoria e siamo davvero contenti».
56 vs 54
Senza un vero treno, oggi i velocisti si sono dovuti arrangiare. L’esperienza contava più del solito. Più di ieri, quando era sì uno sprint di gruppo, ma più “di gambe” che di velocità, visto che l’arrivo tirava. E quindi si torna a parlare di tempistiche e di rapporti.
«Non so se lo abbia spinto, ma Tim aveva il 56×11 – dice Bramati – l’esperienza conta. Solo l’anno scorso ha fatto 16 vittorie e anche quest’anno siamo lì. Un corridore come lui sa quando ci sono momenti importanti e oggi si è mosso bene. A un certo punto, all’ultimo chilometro, sembrava ancora dietro. Ma poi si è visto come è risalito. Ha fatto una grande cosa».
Sappiamo invece che Jonathan aveva la corona da 54 denti, quella vista già a Dunkerque. E’ anche vero che con il gruppo SRAM possono usare il 10. Non crediamo abbia fatto lo sprint col 10, altrimenti sarebbe stato più “duro” di Merlier col 56×11. A meno che anche il belga avesse il pignone da 11. Ma l’agilità è il marchio di fabbrica del friulano, che viene dalle cadenze della pista.
«Come‘è Merlier in riunione? Si sapeva che c’erano punti pericolosi per il vento e penso che la squadra sia stata presente, Remco compreso. Anzi, a un certo punto proprio Evenepoel ha dato una mano ai ragazzi. E vedrete che Tim aiuterà Remco quando ce ne sarà l’occasione».
E domani? Parla ancora Bramati
Domani si sale. Velasco ci aveva detto in tempi non sospetti che era tostissima. In XDS-Astana erano andati anche a visionarla.
«Domani – conclude Bramati – è una tappa importante e poi finalmente ci sarà il giorno di riposo, che servirà tantissimo. Nella storia recente non ricordo dieci tappe consecutive, soprattutto a queste velocità. Ci sarà da soffrire sia davanti… che dietro».
Una tappa che doveva essere facile si è trasformata in un piccolo inferno del nord, ma con 32 gradi. Anche i giganti hanno faticato.
«Sono davvero stanco – ha detto Tadej Pogacar, un po’ triste per la perdita di Almeida – Van der Poel e Rickaert hanno fatto un lavoro fantastico. E’ stata una corsa infernale grazie a loro. Sono andati fortissimo. Chissà cosa gli passava per la testa. Noi dietro eravamo tutti in sofferenza».
A proposito di domani, caro Gianni Savio, non fa niente se i fuggitivi del primo chilometro non sono arrivati. Gli eroi sono loro. «Domani – come avresti detto tu – ci si riprova». Rickaert ha vinto il premio della combattività. Anche questo, caro Gianni, ne siamo sicuri, ti sarebbe piaciuto.