CENTO – Yaroslav Popovych arriva al bus strombazzando con l’ammiraglia della Lidl-Trek. «E sono tre. Sono tre!», ripete dal finestrino quando ancora deve scendere dall’auto. Gli abbracci con gli altri dello staff, con qualche corridore che è già arrivato al bus e si gode il momento.
La vittoria di Jonathan Milan, la terza di questo Giro d’Italia, sembra essere arrivata con grande facilità. E forse è anche così se ci si limita a guardare la volata. Una volata perfetta. Prima però c’era stato il momento dei ventagli. Ma è anche da questi momenti che si vede cha la Lidl-Trek è una squadra arrivata qui con le idee chiare e le energie canalizzate per il friulano.
Yaroslav, sei arrivato dicendo è la terza, è la terza…
Ed è anche bella. E’ da tanto che non si vedeva un treno così forte. Tutti i ragazzi hanno fatto un lavoro spettacolare. Ognuno sa bene cosa fare.
Continuiamo su questo aspetto del treno. Si vede che ci avete lavorato e si vede anche quello che tempo fa ci disse Simone Consonni: «Per essere perfetti dobbiamo fare e rifare volate in corsa»…
Sono già un po’ di mesi che ipotizzavamo che la situazione potesse essere questa al Giro. I ragazzi migliorano costantemente. Nei primi giorni abbiamo sbagliato qualcosa. Poi abbiamo fatto dei piccoli aggiustamenti, come restare più vicini. Ma quando si è forti, si è forti… Il morale è altissimo. E tutto diventa più facile.
Questo il treno. Ma forse, la tappa l’avete vinta qualche chilometri prima, quando non avete perso la testa in occasione dei ventagli. E’ così?
E’ successo che qualche chilometro prima dei ventagli i ragazzi si erano fermati a fare pipì. Poi quando sono rientrati, sono rimasti un po’ indietro. Pertanto quando il gruppo si è spezzato sono rimasti indietro. Ma tutto sommato noi eravamo abbastanza tranquilli perché sapevamo che poi, più avanti, il vento sarebbe calato. La strada era lunga. E devo dire che i ragazzi hanno gestito bene la situazione.
Quali sono state le vostre indicazioni dall’ammiraglia? Le tue e quelle di Raast…
Di stare tranquilli, di lavorare, di spingere, che si sarebbe risolta. Informarli soprattutto del vento che era in calo.
C’è stato un momento in cui Milan ha provato a rientrare da solo sul primo gruppo. Come è andata? Lo avete fermato voi?
No, sono stati direttamente i ragazzi a richiamarlo per radio. Gli hanno detto: «Stai tranquillo, ti riportiamo dentro noi». Per questo dico che è un bel gruppo e che hanno lavorato bene.
Gli staff degli uomini di classifica vanno a visionare le tappe di montagna e le crono, voi siete venuti a vedere questa?
Non proprio. Sono io andato a vedere quella di Lucca, perché vivo lì vicino. Ma per questi altri arrivi abbiamo Adriano Baffi che è un esperto di volate. Lui ci precede di circa 30-40 chilometri e ci spiega per filo e per segno il finale.
Notizie fresche insomma…
Esatto, ci dice anche del vento. Anche perché un arrivo del genere tu puoi anche andarlo a vedere qualche giorno prima, ma con cartelloni, sponsor, transenne la situazione cambia molto (il riferimento è soprattutto alla larghezza della carreggiata, dato fondamentale per impostare un treno, ndr). E così abbiamo informazioni specifiche e aggiornate per ogni sprint.
Conosci Milan da pochi mesi, come sta cambiando?
E’ giovane e molto impulsivo. Ma si vede che è un grande campione. Anche per come si comporta con le gente e con tutta la squadra, non solo i compagni. Deve ancora imparare tanto, ma poi quando la squadra è forte e le gambe sono buone anche questo aspetto diventa facile.
Tre tappe sono un bel po’, di solito i velocisti che ne vincono tante nello stesso grande Giro sono quelli che dominano. Milan se la può giocare con i più grandi?
Eh – ride Yaroslav – si dai… è bello e credo di sì. Ma intanto pensiamo a questo Giro. Abbiamo altre due tappe nel mirino e speriamo che andrà tutto bene.
Ma non è che Milan a forza di fare volate diventi “solo” un velocista?
No, no… Jonathan Milan è un corridore da classiche al 100 per cento. Prenderà anche quella via.