I giorni spagnoli a Torino: gli onori di casa li fa Javier Guillen

22.08.2025
6 min
Salva

TORINO – Una sessione di spinning a cielo aperto guidata da Fabio Aru, musica a palla dalle 5 del pomeriggio e poi la parata dei campioni nel cuore di Torino. Nemmeno qualche scroscio di pioggia in Piazzetta Reale è riuscito a rovinare la festa della prima Vuelta italiana e il sorriso sulle labbra di Javier Guillén è la conferma che l’atto della Gran Salida è stato un successo.

Con il direttore della corsa spagnola abbiamo parlato della storica partenza dal Piemonte, che completa così il “triplete” dei Grandi Giri, e delle peculiarità dell’edizione che celebra i 90 anni dalla prima volta. Vingegaard contro il tandem Uae per la maglia roja. I tanti arrivi in salita che sorridono ai nostri Ciccone e Tiberi. Le poche chances in volata che i velocisti sono pronti a non lasciarsi sfuggire. Viviani ne ha contate quattro e già sabato a Novara vuole dare del filo da torcere ai fulmini Philipsen e Pedersen.

Guillén non ci ha negato nemmeno un’assaggio di futuro: se nel 2026 si partirà dal Principato di Monaco (questo pomeriggio c’è stata la presentazione informale alla stampa presente a Torino), nel 2027 ci ha anticipato che si tornerà a partire dalla Spagna.

Javier Guillen, organizzatore della Vuelta, ha fatto con noi a Torino il punto sulla sua corsa
Javier Guillen, organizzatore della Vuelta, ha fatto con noi a Torino il punto sulla sua corsa
I corridori sono pronti per il terzo e ultimo grande giro della stagione e voi? Che cosa dobbiamo aspettarci dalla prima Vuelta in Italia?

Tutto è cominciato circa tre anni fa, quando abbiamo incontrato l’allora assessore allo sport regionale Fabrizio Ricca a margine della Vuelta femminile. Abbiamo cominciato a parlare della possibilità di portare la nostra corsa in Italia nel futuro prossimo. In passato c’erano state alcune ipotesi di partenza dall’Italia, ma mai con la serietà e la fermezza che ci ha mostrato sin da subito la Regione Piemonte.

Come avete costruito questa Gran Salida?

Abbiamo cominciato a lavorare, partendo dalla riunione col presidente Alberto Cirio. Partire dall’Italia per noi è qualcosa di speciale, per la vicinanza a tutti i livelli con la Spagna. E anche perché qui si vive il ciclismo con più passione rispetto a qualunque altro Paese del mondo. Il 2025 era perfetto perché volevamo festeggiare il novantesimo anniversario della Vuelta e così abbiamo deciso di premiare i nostri “fratelli” italiani e i tanti appassionati che ci sono qui. La Regione ha accettato la nostra proposta ed eccoci qui oggi. 

Che cosa ti ha colpito del Piemonte?

L’interesse e l’entusiasmo in primis, non solo del suo presidente, ma da parte di tutti. Il Giro d’Italia è partito da qui tante volte, l’anno scorso c’è stata anche la tappa del Tour de France. Mancava soltanto la Vuelta per completare la trilogia dei Grandi Giri. Mi è piaciuto anche come le due culture si siano intrecciate ed ho trovato molto interessante i piatti rivisitati dagli chef locali che mischiassero la cucina piemontese con le specialità spagnole. Per quanto riguarda i luoghi, Torino è una città dalla storia impressionante e la zona prealpina è altrettanto fantastica. Questa combinazione verrà valorizzata in tutto il mondo grazie alla grande copertura televisiva e mediatica in generale che la Vuelta garantisce. 

Vingegaard sarà il favorito numero uno, visti il palmares e le sue motivazioni: qui in attesa della presentazione a Torino
Vingegaard sarà il favorito numero uno, visti il palmares e le sue motivazioni: qui in attesa della presentazione a Torino
In Italia sarà trasmessa da Eurosport, ma non dalla Rai: pensieri?

Ovviamente a noi avrebbe fatto piacere che la nostra corsa fosse trasmessa anche dalla Rai come accade su Eurosport, che garantisce sempre una grandissima copertura, ma non è stato trovato l’accordo. Comunque, ce ne facciamo una ragione, perché davvero la copertura in Spagna e in 190 Paesi di tutto il mondo è qualcosa di grandioso.

Pensi che le prime tappe italiane possano già muovere la classifica in maniera interessante?

Visto come si corre al giorno d’oggi e il nervosismo che serpeggia nel gruppo, credo che non si debba sottovalutare nemmeno la prima tappa di un Grande Giro perché tutto può succedere. Di solito, la Vuelta inizia con una cronometro individuale, come lo scorso anno a Lisbona oppure a squadre come due anni fa a Barcellona. In questo caso però, abbiamo deciso di cambiare per avere a disposizione il maggior numero di chilometri possibile in Piemonte, così da valorizzare questo bellissimo territorio. Il secondo giorno a Limone si arriva già in salita e si potrà avere qualche verdetto o quantomeno capire chi è in forma e chi no. Il lunedì poi c’è una tappa corta, come piacciono a noi organizzatori della Vuelta, ma dura e intensa. Poi c’è la quarta, che parte dall’Italia e finisce in Francia e ci dà la possibilità per la prima volta di attraversare le Alpi.

Vingegaard contro tutti, la Uae con due capitani come Almeida e Ayuso: che Vuelta sarà?

Speriamo che sia una corsa aperta come negli ultimi anni. Sono d’accordo che Vingegaard sia il favorito numero uno visto il palmares con cui si presenta al via e da quello che ha mostrato al Tour quest’anno. Ma anche lo scorso dopo quel tremendo incidente che l’ha visto protagonista ai Paesi Baschi. Non credo però che Ayuso gli renderà facile la vita. Attenzione anche a Bernal o a corridori esplosivi come Pidcock che renderanno più divertente la corsa. Senza dubbio, la sana rivalità Visma-Uae sarà molto interessante. Non sarà soltanto una lotta di corridori, ma una sfida tra le due corazzate. Per quest’anno sono 1 a 1 nei Grandi Giri e tutti vogliono vedere chi delle due vincerà il secondo e se ci riuscirà. 

Fra gli italiani sfilati ieri a Torino, occhi su Giulio Pellizzari, che correrà accanto a Jai Hindley
Fra gli italiani sfilati ieri a Torino, occhi su Giulio Pellizzari, che correrà accanto a Jai Hindley
Quali saranno le peculiarità di questa Vuelta?

Credo che la prima settimana sarà molto importante, già dalla seconda tappa con l’arrivo in salita a Limone. Poi la cronosquadre come prima frazione spagnola e ancora gli arrivi in salita di Andorra e a Valdezcaray. A questi si sommano due colossi, che arriveranno più avanti. L’Angliru (13ª tappa del 5 settembre; ndr) che, con Zoncolan e Mortirolo, è una delle salite più difficili in Europa, e poi la penultima tappa con l’arrivo alla Bola del Mundo (20ª frazione del 13 settembre,ndr), dove Nibali vinse nel 2010. Poi ancora salite come El Morredero: abbiamo voluto costruire una Vuelta che fosse un compendio di questi 90 anni, un misto tra tradizione, innovazione e internazionalizzazione. 

In Italia o in Francia sempre c’è qualche polemica per chi rimane escluso dal percorso, come è accaduto alla parte meridionale della Spagna in quest’occasione. È successo anche da voi?

Certo, come sempre (sorride, ndr). Però, l’anno scorso abbiamo avuto molte tappe al sud della Spagna, per cui abbiamo spiegato che nel giro di tre anni cerchiamo sempre di coprire tutto il territorio iberico. Non è semplice perché la Spagna, come l’Italia e la Francia, offrono davvero moltissime possibilità differenti.

In generale, come sta la Vuelta e come guarda al futuro oltre alla già annunciata partenza dal Principato di Monaco per il 2026?

La Vuelta sta bene ed è una corsa che è cresciuta molto negli ultimi anni. Ha una sua propria personalità, ha un’identità ben precisa. Non abbiamo tante tappe di alta montagna come il Giro o il Tour, ma tanti arrivi in saliti e molti finali insidiosi che la rendono unica e imprevedibile. Dopo Lisbona, il Piemonte e il Principato di Monaco, possiamo già anticipare che per il 2027 l’idea è di partire dalla Spagna. Però è anche vero che dal 2028 torneremo di nuovo a puntare a una partenza all’estero, perché fa crescere il nostro brand ed esporta il nostro prodotto in altri mercati, dandogli un tocco di novità, come accade con Giro e Tour.

Mirino sul traguardo di Novara: Viviani prenota i fuochi d’artificio

21.08.2025
6 min
Salva

La sua immagine del profilo su whatsapp è una delle foto più belle che siamo mai state fatte di Elia Viviani. Ne conviene anche lui, guidando verso Torino dopo gli ultimi giorni a casa prima della Vuelta. E’ una delle tante scattate in galleria del vento nel 2016, ma nessun’altra è riuscita come quella, con il body blu e senza le scritte. Al Politecnico di Milano ne hanno messo una gigantografia all’ingresso. Fu l’anno dell’oro di Rio, non solo un fatto estetico: quel lavoro valse un bel pezzetto di medaglia.

E adesso la Vuelta, con quale spirito?

Ho lottato per esserci. Era una delle cose su cui ho chiesto subito chiarezza alla squadra. Se ci credete, mi portate, oppure lasciamo perdere tutto e vado alle gare che ci sono in giro per l’Europa. Invece ho trovato pieno supporto, per cui dopo l’italiano ho fatto una settimana tranquillo di semi vacanza a casa, ma senza bici. E da lì poi sono salito per tre settimane con sette compagni di squadra a Livigno. Sono tornato a casa per andare al Polonia, scelto come gara di avvicinamento.

Questa la foto profilo su Whatsapp di Viviani, scattata al Politecnico di Milano nel 2016, preparando l’oro di Rio
Questa la foto profilo su Whatsapp di Viviani, scattata al Politecnico di Milano nel 2016, preparando l’oro di Rio
Piuttosto impegnativo quest’anno…

C’era una sola occasione per arrivare in volata. Altrove avrei avuto più possibilità, però sapevamo che il Tour de Pologne poteva essere importante per approcciarsi alla Vuelta. Infatti alla fine ho sofferto come un cane, però sapevo che mi faceva bene. Già ad Amburgo stavo benone e sono rimasto indietro solo per la foratura al momento sbagliato, però ho avuto buone sensazioni. Per cui arrivo alla Vuelta sapendo che ci saranno poche occasioni, come sono state poche al Giro e al Tour. Alla fine non ci saranno tantissimi velocisti, quindi presuppongo che arrivando in volata potrò avere delle chance. Ci sarà un Pedersen infuocato (Mads ha vinto 3 tappe, la classifica generale e quella a punti al Giro di Danimarca, ndr) e anche Philipsen. Soprattutto Pedersen che sarà anche il riferimento per la maglia verde e gli sprint.

Hai già individuato le tappe a disposizione?

Vi dico una cosa: sabato sarà il giorno clou. Lo prenderò come una classica. Voglio arrivarci fresco, perché per me sabato sarà la Vuelta, poi giorno per giorno arriverà quello che arriverà. Ma la prima tappa in Italia con l’arrivo in volata è un’occasione. E poi comunque sarà il mio ritorno a un Grande Giro, un’occasione da non mancare o comunque per cui fare tutto bene.

Sapendo che la prima tappa arriva in volata e poi sarà una corsa dura, la preparazione è stata inquadrata diversamente?

A Livigno mi sono concentrato molto di più sulle salite, perché sappiamo che sarà una Vuelta dura da passare. Si continua a dire che le corse sono sempre più dure, però fino a un certo punto. Ci sono 11 arrivi in salita e secondo me è anche giusto, perché la gente vuole vedere gli scalatori che si scattano in faccia e questo succede solo se il traguardo è sulla cima. Quindi diciamo che la preparazione è stata incentrata molto più sulle salite che non sulle volate, ho mantenuto i classici blocchi per la preparazione degli sprint e ho ridotto di molto la palestra. Ma l’approccio al primo giorno non terrà conto delle tre settimane, sarà come una gara secca. Perciò venerdì sarà una giornata clou per trovare il colpo di pedale giusto. Quindi non farò la classica oretta, ma probabilmente tre ore con dei lavori, anche dietro moto o dietro macchina, per partire con la sensazione di avere la gamba pronta.

Ad Amburgo, una settimana dopo il Polonia, solo una foratura ha impedito a Viviani di restare nel gruppo dei primi
Ad Amburgo, una settimana dopo il Polonia, solo una foratura ha impedito a Viviani di restare nel gruppo dei primi
Quanto ti è mancato non aver fatto un Grande Giro negli ultimi quattro anni?

E’ mancato tanto, a diversi livelli. Certamente sul piano affettivo e poi comunque di obiettivo, perché per ogni ciclista la stagione viene improntata sui tre Grandi Giri. Perciò non è facile affrontare delle annate senza farne uno. Fisicamente mi è mancato tantissimo, anche se alla fine le motivazioni comunque le trovi. L’anno scorso c’erano le Olimpiadi, ad esempio. Non fare le tre settimane mi ha dato qualcosa di meno sul piano atletico.

A livello di prestazioni?

Se guardiamo, i miei migliori risultati sono sempre arrivati dopo un Grande Giro, oltre che essere arrivati durante la corsa stessa. Il campionato italiano non lo avrei mai vinto senza il Giro. Le classiche come Amburgo, Plouay o London Classic e l’europeo non sarebbero mai arrivate senza il Tour. Quindi, secondo me, nella conta di tutte le vittorie mancate negli ultimi anni, sicuramente l’assenza del Grande Giro ha inciso.

Quindi in qualche modo la Vuelta sarà funzionale al mondiale pista di ottobre?

Sono obiettivi totalmente distinti. Ho tanta voglia di fare la Vuelta, amo l’idea che si concluda a Madrid, dove ho vinto e che è stata una delle vittorie più belle della mia carriera. So benissimo che se la finisco, poi mi divertirei sino a fine stagione, perché è sempre stato così. Di conseguenza ai mondiali avrei ancora più chance, perché potrei arrivarci con una condizione super. Quindi almeno per questo sono due obiettivi collegati.

E’ il 3 maggio, il Turchia arriva a Cesme e Viviani torna alla vittoria battendo Kristoff e Persico
E’ il 3 maggio, il Turchia arriva a Cesme e Viviani torna alla vittoria battendo Kristoff e Persico
Hai parlato con Salvoldi di quale potrebbe essere il tuo impiego a Santiago del Cile?

No, devo ancora farlo. Non sarò in specialità olimpiche, perché è iniziata una rifondazione della nazionale ed è giusto che sia così. Non credo che la madison sia un’opzione, perché è nello stesso giorno dell’eliminazione in cui per il quinto anno consecutivo vorrei centrare una medaglia. Magari, parlando con Dino e per non fare solo l’eliminazione, che dura solo quei 10 minuti, mi piacerebbe tornare a fare una corsa a punti, ma è tutto da vedere e da parlare.

Hai firmato il contratto a stagione iniziata, perché volevi dimostrare qualcosa. Ci sei riuscito?

Quello che volevo era tornare a correre e vincere e ci sono riuscito al Turchia. Volevo vincere di più? Sì, sicuramente. Però guardando indietro, le occasioni che posso aver mancato sono venute subito dopo il Turchia, perché quando ne vinco una, cerco sempre di aggiungerne altre. Quindi Dunkerque oppure la Copenhagen Sprint, che era la prima edizione e in cui arrivavo dal terzo posto di Brugge. Mi è mancato un paio di vittorie, ma l’asticella deve essere tenuta necessariamente alta.

Che tipo di sfida sarà alla Vuelta?

Una grande sfida. Anche se ho 36 anni, ho i miei dubbi e le mie paure. Arrivo alla Vuelta dopo quattro anni senza un Grande Giro, però l’ho voluto a tutti i costi e quindi vado e me la godo. Pensiamo alla tappa di sabato e alle altre volate, Madrid compresa. Ma se nel mezzo ci saranno delle giornate in cui andare in fuga, potrei provarci. Non mi va di passare 17 giorni a ruota, sperando nelle quattro volate.

La lunga fuga di Viviani alle Olimpiadi di Parigi potrebbe ispirare qualche attacco nelle tappe della Vuelta non proprio per velocisti?
La lunga fuga di Viviani alle Olimpiadi di Parigi potrebbe ispirare qualche attacco nelle tappe della Vuelta non proprio per velocisti?
E adesso una domanda che non si fa mai, come chiedere gli anni a una donna. Hai già deciso se questa sarà l’ultima stagione?

Diciamo che le idee sono più chiare e tranquille rispetto all’anno scorso (sorride, ndr). La verità è che con Lotto abbiamo parlato tranquillamente di un anno e semmai di un altro se tutti fossimo stati contenti. La cosa in questo momento è complicata dalla fusione della squadra con l’Intermarché e quindi è tutto in stand by, attendendo cosa succede nel finale di stagione. Se dovesse essere un finale di stagione come vorrei, con i fuochi d’artificio, perché non correre ancora? E’ una situazione totalmente diversa dall’anno scorso. Ho voluto correre a tutti i costi, ho trovato un accordo a fine febbraio e ho anche vinto. Ma per ora non vorrei dire di più. Ora si pensa alla Vuelta e ci si pensa con la massima concentrazione.

Torino, la “fiesta roja” sta per cominciare

19.08.2025
5 min
Salva

Torino capitale del ciclismo. Nessuna città prima d’ora aveva ospitato in appena 476 giorni tutti i tre Grandi Giri. E la Gran Salida della oramai imminente Vuelta di Spagna segnerà un record difficile da battere. La tappa inaugurale del Giro d’Italia 2024, terminata di fronte alla Gran Madre e vinta da Narvaez, poteva sembrare abituale visto il legame tra Rcs Sport e il capoluogo piemontese. Mentre la storica vittoria di Biniam Girmay nella terza frazione del Tour de France di poco più di un mese dopo ha regalato un’istantanea difficile da ripetere.

Nel 2024, Girmay ha vinto la terza tappa del Tour a Torino e poi altre due
Nel 2024, Girmay ha vinto la terza tappa del Tour a Torino e poi altre due

Si inizia giovedì

Dall’amore infinito rosa alla marea gialla, fino ad arrivare alla passione rossa che sta cominciando a travolgere Torino nei giorni delle ferie d’agosto. I richiami alla Vuelta cominciano a far capolino soprattutto in centro, dove sono comparse diverse biciclette rosse con la scritta Torino. Così come i lanci sui social network per la grande festa che comincerà giovedì sera con la presentazione delle squadre nella cornice di Piazzetta Reale. Se per la sfilata di Vingegaard, Almeida, Ciccone e le altre stelle al via bisognerà aspettare le 19,30, lo spettacolo si aprirà alle 17. Prima con una lezione di spinning collettiva, seguita dal dj set (17,45) che farà crescere l’aspettativa per l’uscita delle 22 squadre insieme all’esibizione del cantante spagnolo Antonio Orozco.

«Il fatto che Torino abbia fatto questa scelta – commenta l’assessore allo Sport e ai Grandi Eventi, Mimmo Carretta – insieme a Regione Piemonte e a tutte le istituzioni come la Camera di Commercio e il Governo, fa parte di una strategia che vede la bicicletta al centro. Non si tratta soltanto di un appuntamento dal punto di vista sportivo. Attraverso i grandi eventi sportivi vogliamo favorire un certo tipo di mobilità, sottolineato anche dallo sforzo che si sta facendo per ampliare le piste ciclabili e le campagne che stiamo facendo su Torino. Dietro questi tre Grandi Giri nella nostra città, c’è uno sforzo organizzativo enorme. Tra l’altro la Vuelta arriva in un periodo anomalo, ma che regalerà tanto sport. A fine mese sono in programma anche i Mondiali di twirling e il torneo internazionale di volley maschile in un palazzetto di solito abituato alle manifestazioni del ghiaccio come il Palavela».

L’anno scorso sul traguardo di Torino, Narvaez ha battuto Pogacar
L’anno scorso sul traguardo di Torino, Narvaez ha battuto Pogacar

Sabato da Venaria Reale

Tornando in sella, sabato 24 agosto tutti gli occhi saranno puntati sulla Reggia di Venaria Reale. Essa fu già teatro dello start del Giro dello scorso anno, così come della cronosquadre del 2011 vinta dalla Htc-Hirghroad di Pinotti che si vestì di rosa nel cuore di Torino. Stavolta si arriverà a Novara (183 km), ma il percorso iniziale celebrerà il capoluogo piemontese, con il km 0 posto di fronte al monumento celebrativo di Fausto Coppi, dinnanzi al Motovelodromo intitolato al Campionissimo.

«Si taglierà in lungo e largo Torino – aggiunge Carretta – partendo da Venaria. La scelta di collocare il km 0 al Motovelodromo, ovvero un luogo di rinascita e rigenerazione urbana sociale e sportiva, vuole segnare la prima tappa in modo forte e iconico. L’appetito vien mangiando e vedremo cosa ha in serbo il futuro».

Davanti al Motovelodromo di Torino campeggia il monumento a Fausto Coppi
Davanti al Motovelodromo di Torino campeggia il monumento a Fausto Coppi

Libri, musica e gara di biglie

Programma fittissimo nella rinnovatissima ultracentenaria casa del ciclismo torinese di corso Casale, con la possibilità di fermarsi a seguire la tappa sul maxi schermo allestito per l’occasione. Il sabato si aprirà con la presentazione del nuovo libro di Beppe Conti “C’era una Vuelta” e si chiuderà alle 21 con il concerto dei Cane Vecchio Sa-Und, la pazza band creata dai telecronisti di Eurosport Luca Gregorio e Riccardo Magrini.

Sarà un continuo di eventi dal raduno della tribù di appassionati di Fantacycling (con tanto di gara di biglie) ad ospiti speciali come il “padrone di casa” Fabio Felline. Il vincitore della classifica della maglia verde nel 2016 e di recente tornato in gruppo, aveva annunciato il ritiro proprio al Motovelodromo nel dicembre dello scorso anno.

Lo scorso anno Felline annunciò nel Motovelodromo di Torino il ritiro, che poi è… rientrato
Lo scorso anno Felline annunciò nel Motovelodromo di Torino il ritiro, che poi è… rientrato

Una spesa di 4,5 milioni

Non solo Torino però, la festa per tutto il Piemonte durerà fino al 26 agosto. Domenica 24, infatti, la corsa spagnola proseguirà con una tappa che potrebbe già smuovere la classifica, visti gli insidiosi 157 km che da Alba portano a Limone Piemonte. Poi ancora le frazioni di lunedì 25 con la partenza da San Maurizio Canavese e il traguardo posto a Ceres (139 km). E martedì 26 con il via da Susa prima dello sconfinamento in Francia verso Voiron (192 km).

Già da diversi anni la Regione Piemonte ha puntato fortissimo sul ciclismo. Per portare questo bel pezzo di Vuelta in Italia ha investito 4,5 milioni di euro, forte del successo di pubblico del 2024, stimato in 300 mila persone per la Corsa Rosa e 75 mila per la Grande Boucle. Ricadute che, come ha dichiarato il presidente Cirio, hanno portato a un impatto economico di oltre 34 milioni (27,5 per il Giro e 6,88 per il Tour). Di fatto, sottraendo la spesa sostenuta dalle istituzioni, si è calcolato che ogni euro investito ne ha generati circa 8.

In meno di due anni, Torino ha ospitato il via del Giro, una tappa iniziale del Tour e da sabato la Vuelta
In meno di due anni, Torino ha ospitato il via del Giro, una tappa iniziale del Tour e da sabato la Vuelta

Sport, cultura e turismo

Lo scorso anno erano stati celebrati scorci come l’Alessandrino, il Monferrato o l’Astigiano. Questa volta la Regione ha voluto valorizzare terre come il Canavese, le Valli di Lanzo, il Novarese e la parte di “Provincia Granda” del Cuneese non coinvolta nel 2024.

«Ospitare la partenza ufficiale della Vuelta di Spagna 2025 – dichiara Cirio – rappresenta per il Piemonte un’occasione straordinaria di visibilità globale. E‘ anche un riconoscimento al nostro impegno nel promuovere lo sport e il territorio. Dopo il Giro e il Tour, con questa tappa completiamo un percorso che conferma la nostra regione come polo internazionale di eccellenza ciclistica. Sarà un evento che unirà sport, cultura e turismo. Capace di valorizzare le nostre bellezze naturali, storiche ed enogastronomiche. E offrendo a milioni di telespettatori nel mondo la possibilità di scoprire il Piemonte in tutta la sua unicità». La fiesta roja è appena cominciata.

Facce, quote e nomi della Vuelta: Ciccone tira il gruppo azzurro

15.08.2025
6 min
Salva

Dopo la partenza del Giro d’Italia e un pezzetto della Grande Depart del Tour 2024, Torino darà il via anche alla Vuelta. Dal 23 agosto, la corsa spagnola partirà dal capoluogo piemontese e sarà il consueto esame di fine anno per chi ha risultati da confermare e chi deve invece recuperare una stagione balbettante. La statistica racconta che il primo vincitore italiano della Vuelta, Angelo Conterno nel 1956, era proprio di Torino. Se ne andò nel 2007 a 82 anni, dopo aver vinto un Giro del Piemonte e tre tappe al Giro d’Italia.

Sono appena sei i vincitori italiani della Vuelta Espana. Ci fu Conterno nel 1956, poi Gimondi nel 1968, Battaglin nel 1981, Giovanetti nel 1990, Nibali nel 2010 e Aru nel 2015. Sono sei: uno in meno dei vincitori italiani del Tour che sono sette. Significa che non c’è niente di facile a vincere la Vuelta, ma questo crediamo lo abbiate capito da un pezzo.

Angelo Conterno, vincitore della Vuelta 1956: foto tratta dalla mostra allestita dalla Città Metropolitana di Torino
Angelo Conterno, vincitore della Vuelta 1956: foto tratta dalla mostra allestita dalla Città Metropolitana di Torino

L’assenza di Pogacar, nell’aria dopo le tante energie spese al Tour de France, sarà compensata da alcuni nomi di primissima grandezza, dando vita si spera a uno spettacolo come quello che ha reso davvero indimenticabile il Giro d’Italia di Yates. Il percorso si snoderà nella parte superiore di Spagna, con l’arrivo di Madrid che ne costituisce anche il punto più a sud. Quattro le tappe pianeggianti (una con arrivo in altitudine). Sei di media montagna, cinque di alta montagna, con tre arrivi in alta quota. Una cronometro e due giorni di riposo.

Vingegaard e il mondiale

Il favorito numero uno è Jonas Vingegaard, per nome e palmares. Il danese, che al Tour le ha provate tutte per staccare Pogacar, lo aveva detto già alla fine della sfida francese: «Prima mi prenderò una settimana di riposo e poi comincerò ad allenarmi di nuovo. E’ andata bene nel 2023, spero che funzioni ugualmente». La sua preparazione si è svolta ad Annecy, dove vive con la famiglia. Non ha svolto lavori di preparazione in altura, avendone accumulata parecchia per il Tour. A quanto risulta, nelle due settimane e mezza di allenamento, il suo unico obiettivo è stato recuperare freschezza. Come è chiaro, per averlo dichiarato da tempo, che il suo grande appuntamento di fine stagione sia il mondiale di Kigali.

«E’ stato il piano fin dall’inizio – ha spiegato il tecnico danese Michael Morkov – quando ho parlato con Jonas durante l’inverno e mi ha detto chiaramente di essere motivato per i campionati del mondo. E’ ad un punto della carriera in cui punta ai grandi appuntamenti».

Proprio per questo, in Danimarca si respira un po’ di apprensione perché Jonas non avrà abbastanza tempo per preparare i mondiali, che si correranno appena due settimane dopo la fine della Vuelta.

Vingegaard sarà il favorito numero uno della Vuelta con il supporto di Matteo Jorgenson
Vingegaard sarà il favorito numero uno della Vuelta con il supporto di Matteo Jorgenson

Ciccone alla prova

Dato il meritato spazio al più blasonato dei concorrenti, torniamo volentieri in Italia per Giulio Ciccone, che al rientro dalla preparazione in altura ha vinto a San Sebastian e alla Vuelta Burgos (foto di apertura). Il suo obiettivo 2025 sarebbe stato il Giro d’Italia, ma la caduta di Gorizia ha vanificato i suoi piani e quelli di altri corridori del gruppo. L’abruzzese ha detto chiaramente che vivrà la Vuelta giorno per giorno, ma sappiamo che per il Giro aveva lavorato tanto e bene in ottica classifica.

A chi gli contesta si aver sempre sofferto di un giorno di blackout nell’arco della tre settimane, lui per primo e la sua squadra rispondono che l’atleta è molto maturato. Vivrà alla giornata, ma non avendo mai chiuso un Grande Giro nei primi 10, è legittimo pensare che voglia mettersi alla prova.

«Mi piace confrontarmi con corridori forti – ha detto dopo aver battuto Del Toro a Lagunas de Neila, tappa più dura della Vuelta Burgos – preferisco gare così. Questa volta sapevo di avere il vantaggio di non essere in classifica e che lui avrebbe spinto a tutta. Ho approfittato della situazione e poi ho preferito non aspettare la volata. In questa corsa ci sono state diverse belle tappe, che sono state anche un’ottima preparazione per la Vuelta. Ci vado molto motivato, con l’intenzione di far bene».

Almeida e Ayuso sul Galibier al Tour 2024: i due non hanno avuto molte occasioni di correre insieme
Almeida e Ayuso sul Galibier al Tour 2024: i due non hanno avuto molte occasioni di correre insieme

Fra Almeida e Ayuso

La voglia di riscatto si respira anche in casa UAE Team Emirates. Il forfait di Pogacar è stato favorevole al ripescaggio di Ayuso: dopo il ritiro del Giro, altrimenti, lo spagnolo non avrebbe avuto un programma degno di interesse. Purtroppo per lui o per sua fortuna, dovrà fare i conti con l’identica sete di rivincita di Joao Almeida. Dopo la vittoria al Giro di Svizzera, il portoghese si è ritirato dal Tour con svariate abrasioni e una costola fratturata ed ha trascorso la convalescenza a casa. I due leader non sono mai stati grandi amici, si vedrà in che modo riusciranno a convivere.

«E’ una sensazione speciale iniziare la Vuelta da leader della squadra – ha detto Almeida – soprattutto con la forma che ho mostrato in questa stagione. Il recupero dall’incidente del Tour è stato fluido e le mie sensazioni in allenamento sono migliorate. Spero di continuare a progredire e di essere vicino al mio miglior livello all’inizio di questa Vuelta. Abbiamo un gruppo forte intorno a noi e credo che possiamo lottare per qualcosa di grande».

Dopo il passo a vuoto del Giro, Tiberi ha conquistato il secondo posto al Polonia
Dopo il passo a vuoto del Giro, Tiberi ha conquistato il secondo posto al Polonia

Tiberi per la generale

In casa Italia annotiamo anche altri nomi di sicuro interesse. Quello di Filippo Ganna, ritirato dal Tour, che avrà una cronometro in cui farsi valere. Lorenzo Fortunato, re degli scalatori al Giro d’Italia. In casa Red Bull-Bora, i nomi di Giovanni Aleotti, Matteo Sobrero e Pellizzari: pare che il marchigiano vada forte come e più che al Giro d’Italia. E’ la prima volta che Giulio affronta il secondo Grande Giro nella stessa stagione, ma non è da escludere che possa trovare il suo spazio accanto a due leader come Hindley e Vlasov.

Chi invece partirà con i gradi cuciti sulle spalle è Antonio Tiberi, affiancato da Damiano Caruso e Andrea Pasqualon. Uscito male dal Giro d’Italia, il laziale della Bahrain Victorious ha lavorato sodo in altura sul Passo Pordoi e al rientro ha centrato il secondo posto finale al Tour de Pologne.

«Dopo il Polonia – ha detto – una settimana di altura a Sestriere mi permetterà di arrivare direttamente a Torino per la Vuelta. Cercherò di rifarmi della sfortuna patita al Giro, sperando che possa andare meglio. La voglia è di fare bene, cercando di curare la generale».

La Vuelta Vertical Mission: la grande sfida di MyWhoosh

14.08.2025
4 min
Salva

Il ciclismo virtuale si prepara a infiammare questo periodo di fine estate. Mentre i professionisti si sfideranno sulle salite estenuanti de La Vuelta a España, i ciclisti di tutti i giorni avranno la possibilità di affrontare la loro personale sfida da Grand Tour direttamente da… casa. MyWhoosh ha difatti lanciato la Vuelta Vertical Mission, un evento gratuito che promette di testare la resistenza e la grinta di ogni singolo appassionato deciso a misurarsi con l’iniziativa. 

In realtà, la Vuelta Vertical Mission non è un semplice evento, ma un’esperienza suddivisa in tre tappe progressive, pensate per portare i partecipanti al limite. Dal 18 agosto e fino al 22 settembre, i ciclisti virtuali che lo vorranno affronteranno tre salite che hanno segnato la storia del ciclismo virtuale su MyWhoosh. La sfida inizierà con la dolce pendenza di Hollywood Hills, per poi passare alla più impegnativa Saka No Michi e culminare con la tappa regina, l’iconica scalata di Jebel Hafeet

Conosciuta per aver deciso la classifica finale dell’ex Abu Dhabi Tour e oggi tappa fondamentale dell’UAE Tour, Jebel Hafeet è una vera e propria montagna sacra per i ciclisti. Ha visto trionfare campioni del calibro di Esteban Chaves, Adam Yates e Tadej Pogacar, e oggi – grazie a MyWhoosh – offre a tutti la possibilità di misurarsi con la sua durezza.

The Vuelta Vertical Mission propone una sfida in tre tappe a partire dal 18 agosto

Un’esperienza per tutti

La bellezza della Vuelta Vertical Mission risiede nella sua flessibilità. Non importa se si è un professionista del ciclismo virtuale o un neofita alla ricerca di un modo divertente per tenersi in forma. Si può scegliere di affrontare la sfida gareggiando contro il tempo per conquistare la vetta, oppure di viverla come una tranquilla pedalata di gruppo. L’obiettivo principale sarà in definitiva quello di partecipare, mettendosi alla prova e godendo dell’atmosfera di un Grand Tour.

Il sudore e la fatica delle salite non mancheranno poi di essere ricompensati. I partecipanti che completeranno la missione non solo avranno la soddisfazione di aver portato a termine una sfida da veri scalatori, ma potranno anche sbloccare premi esclusivi. Tra questi, una speciale bicicletta BMC rossa, una maglia ispirata a La Vuelta e un casco MET Trenta 3K Red Edition. Inoltre, ogni ciclista che completerà l’impresa riceverà l’esclusivo badge Mountain Summit, a testimonianza del traguardo raggiunto.

Una comunità globale

MyWhoosh è da tempo un punto di riferimento nel mondo del ciclismo virtuale, con un impegno costante nel creare e coltivare una comunità globale e inclusiva di ciclisti. L’obiettivo è sempre stato quello di offrire un’esperienza di allenamento che non sia solo realistica, ma anche profondamente coinvolgente, motivando atleti di ogni livello a spingersi oltre i propri limiti. Attraverso i suoi mondi virtuali meticolosamente progettati in 3D, MyWhoosh riproduce fedelmente ogni dettaglio del percorso. Le salite non sono semplici simulazioni, ma riproduzioni accurate con pendenze che sfidano la resistenza fisica in modo autentico, rendendo ogni singola pedalata un’esperienza stimolante.

Inoltre, la piattaforma si distingue per la possibilità di personalizzare il percorso di ogni ciclista. Gli utenti hanno a disposizione una vasta gamma di piani di allenamento personalizzati, creati per adattarsi a diversi obiettivi, dal miglioramento della resistenza all’aumento della potenza. Questo approccio su misura assicura che ogni allenamento sia produttivo e mirato. La Vuelta Vertical Mission è l’esempio lampante di come la tecnologia MyWhoosh non sia solo uno strumento per l’allenamento, ma anche un potente mezzo per unire le persone. Questa missione ha dimostrato come, indipendentemente dalla loro posizione geografica, i ciclisti possano connettersi, condividere la passione per lo sport e ispirarsi a vicenda per conquistare sfide verticali. E raggiungere traguardi sempre più ambiziosi, creando un senso di comunità e di appartenenza globale.

mywhoosh.com

Numero di Langellotti che va in giallo. E si rivede un bel Sobrero

09.08.2025
5 min
Salva

BUKOWINA TATRZANSKA (Polonia) – La fiondata che piazza Victor Langellotti è di quelle che vale la classica accoppiata tappa e maglia. Il monegasco della Ineos-Grenadiers sorprende tutti con un numero favoloso nell’ultimo mezzo chilometro andando a conquistare la sesta tappa del Tour de Pologne e la leadership della corsa.

A 750 metri dal traguardo sembrava che McNulty con un deciso allungo avesse mandato i titoli di coda della giornata disputata a grande ritmo, specie nel finale. Invece no. Mentre un generoso Tiberi (poi quinto all’arrivo) perdeva le ruote dello statunitense della UAE Emirates e tutti gli altri erano un po’ al gancio, Langellotti sbucava quasi dal nulla con la sparata decisiva superando tutti e trionfando a braccia alzate, centrando il terzo successo in carriera, primo nel WorldTour. Ora guida la generale con 7” su McNulty e 20” su Tiberi, ma i primi dieci (con tanti italiani) sono racchiusi in meno di mezzo minuto.

Di nuovo davanti

Tra i nostri che avevamo messo sotto osservazione in questa 82a edizione del Tour de Pologne c’era anche Matteo Sobrero. Una chiacchiera quasi ogni giorno per capire come stesse e se avesse recuperato appieno dal brutto infortunio di marzo. Le impressioni sembravano positive, tuttavia mancava il risultato come lui stesso ci aveva detto. Ed eccolo qua, l’ottavo posto in cima a Bukowina che lo proietta nella stessa posizione anche nella generale.

«Oggi era l’ultimo giorno in cui si poteva attaccare – racconta Sobrero mentre è sui rulli sulla bici da crono e ringrazia i suoi compagni di squadra – quindi ci aspettavamo una tappa dura. Nel finale la Bahrain aveva tre corridori, idem la UAE e sapevamo che sarebbero stati loro a fare la corsa e attaccare. Stamattina sono rimasto solo io a fare classifica perché Finn (Fisher-Black, ndr) aveva la febbre ed è andato a casa. Noi abbiamo corso su di loro e visto che da due giorni mi sentivo bene, negli ultimi chilometri sono stato attento alla situazione.

«Ci sono stati tanti scatti – prosegue l’analisi – ma non potevo seguirli tutti. Sono contento, anche se forse potevo osare di più nell’ultimo chilometro perché ho capito che le gambe c’erano. Tuttavia penso che possano essere energie risparmiate per la crono di domani. Darò tutto e quello che sarà, sarà. Comunque, come vi avevo detto nei giorni scorsi, tornare a fare un Pologne a questo livello significa tanto. Ho corso senza pressione, mi sono guadagnato questa attuale top 10 e al momento mi sono tolto un peso. Finalmente è tornato Matteo e questa è la cosa più importante».

Percorso rispettato

Il programma di Sobrero per riprendere una buona condizione passava per la Polonia. E’ una gara che conosce e con la quale forse ha piccolo conto in sospeso dal 2022. Lui non vuole saldarlo a tutti i costi, però sa che il morale è già comunque buono.

«Sappiamo – va avanti – che questa corsa spesso si decide sul filo dei secondi e forse questa circostanza mi ha permesso di crescere ulteriormente di condizione. Mi ricordo che tre anni fa avevo vissuto qualcosa di simile quando dopo la crono del penultimo giorno ero quarto nella generale, poi in quello successivo mi ero ammalato ed ero uscito di classifica.

«Ero arrivato al Pologne – spiega dopo aver ricevuto una stretta di mano sia dal suo procuratore Lombardi che dal diesse Cesare Benedetti – da un periodo di altura a Livigno con la squadra. Ho corso a San Sebastian, ma dovevo affinare la preparazione in vista della Vuelta, che è l’obiettivo di questa parte di stagione. Per il momento sta andando tutto secondo i piani».

Salendo verso Bukowina, Sobrero è stato attento senza rispondere ad ogni attacco. Sarà ottavo al traguardo (come nella generale)
Salendo verso Bukowina, Sobrero è stato attento senza rispondere ad ogni attacco. Sarà ottavo al traguardo (come nella generale)

Recupero, altura e Vuelta

Dopo un inizio di anno problematico, Sobrero è anche felice di aver trovato anche una buona condizione mentale oltre che fisica. In un ciclismo che va sempre a tutta, quando ti fermi per un lungo e brutto infortunio, puoi avere periodi difficili. La squadra lo ha aiutato dandogli il necessario supporto col medico sociale, così come la fidanzata e la famiglia. E poi contano anche gli amici, o meglio gli amici-colleghi-parenti. Infatti si parla di una prossima altura a Macugnaga con Ganna e Pellizzari.

«E’ vero – risponde Matteo con un sorriso – ne stiamo parlando per capire come organizzarci. Sarebbe un gran bel gruppo di lavoro. In ogni caso sarebbe solo una settimana di ritiro tra fine Polonia e inizio Vuelta. Devo ancora parlare con la squadra dei programmi tra le due gare.

«Da lì in avanti – continua – andremo dritti alla Vuelta che parte dal Piemonte. L’obiettivo per me potrebbero essere alcune tappe, però principalmente andrò in supporto a Jai (Hindley, ndr) che punta alla generale. Poi vedremo il nostro Giulio cosa ci combina (dice sorridendo e riferendosi a Pellizzari, ndr). A grandi linee i piani sono questi.

«Mentre per il resto della stagione – conclude Sobrero – dovrò ancora deciderlo con la squadra. Se penso che in primavera non potevo pedalare e mi sentivo un leone in gabbia, adesso sono contento di non essermi fatto prendere dalla foga e aver saputo gestire tutte quelle energie per rientrare in modo graduale. Domani ci sono 12,5 chilometri a crono da fare a tutta, poi penserò ai prossimi impegni».

La settima ed ultima frazione del Tour de Pologne sarà appunto la cronometro individuale con partenza e arrivo alle miniere di sale di Wieliczka, che deciderà tutto. L’avvio è il leggera salita, ma è un percorso adatto agli specialisti e agli uomini di classifica che si sentono a proprio agio in prove contro il tempo. Si parte con distacchi contenuti alle spalle di Langellotti: per tanti corridori è lecito sperare e sognare di fare il colpaccio.

Pidcock e la Q36.5: impatto positivo. Ora serve affinare il sistema

05.08.2025
5 min
Salva

La prima stagione di Tom Pidcock con la Q36.5 Pro Cycling proseguirà con la sua seconda grande corsa a tappe: La Vuelta. Nel frattempo il britannico è tornato a correre e vincere anche in mountain bike. Q36.5 ha voluto anche celebrare questo esordio con un kit speciale dedicato al successo delle Olimpiadi di Parigi 2024. L’arrivo di un corridore del calibro di Pidcock in una formazione professional cattura l’attenzione e diventa anche un modo per confrontarsi, con pari diritto, nel ciclismo dei grandi. 

Alle spalle il deserto, è l’esordio di Pidcock in maglia Q36.5 Pro Cycling all’AlUla Tour, che ha portato due vittorie di tappa e la generale
Alle spalle il deserto, è l’esordio di Pidcock in maglia Q36.5 Pro Cycling all’AlUla Tour, che ha portato due vittorie di tappa e la generale

Partenza col botto

Il britannico ha esordito alla grande all’Alula Tour con due successi di tappa e la vittoria della generale. Il grande exploit è stato però sugli sterrati della Strade Bianche, dove Tom Pidcock ha conquistato uno spettacolare secondo posto alle spalle di Pogacar. E’ mancato forse lo squillo in una corsa importante, con tanti piazzamenti che hanno sicuramente reso orgoglioso il team, ma che non possono aver soddisfatto al 100 per cento un corridore del suo calibro. 

«L’impatto di Tom sul team è stato più che positivo – racconta Gabriele Missaglia, diesse che lo ha affiancato per gran parte della stagione – avevamo bisogno di un corridore del suo livello. Ci siamo messi al lavoro fin dal primo ritiro, a dicembre, e abbiamo capito di aver preso un campione. Fino al Giro le nostre strade sono andate di pari passo, poi ci siamo divisi vista anche la sua pausa dalle corse. Ci troveremo nuovamente insieme a Torino per ripartire con La Vuelta».

Sugli sterrati delle Strade Bianche Pidcock ha lottato contro Pogacar in un duello che ha emozionato i tifosi
Sugli sterrati delle Strade Bianche Pidcock ha lottato contro Pogacar in un duello che ha emozionato i tifosi
L’impatto positivo sul team si è visto già dalla prima gara in Arabia…

E’ partito fortissimo, con il dominio all’AlUla Tour e il bel successo di tappa alla Vuelta Andalucia. Dopo quei primi appuntamenti ci siamo concentrati sulle gare italiane con Strade Bianche, Sanremo e Tirreno-Adriatico. Il secondo posto a Siena dietro Pogacar è stato forse il momento migliore della stagione, mentre il grande rammarico è stata la Sanremo. 

Come mai?

Perché è caduto proprio all’imbocco della Cipressa, in un momento cruciale che era stato approcciato al meglio. Quel giorno era in grande forma ed era uno dei favoriti, la sfortuna esiste e fa parte del ciclismo, ma abbiamo visto che la Sanremo è una gara adattissima a lui

Le Classiche delle Ardenne sono le preferite da Pidcock, per sua stessa ammissione
Le Classiche delle Ardenne sono le preferite da Pidcock, per sua stessa ammissione
Poi avete fatto rotta sulle Classiche delle Ardenne.

C’è stato un periodo di pausa dalle gare per arrivare pronti anche al Nord. Ci siamo concentrati solamente sulle Ardenne, non correndo Fiandre e Roubaix. Anche in questo caso Pidcock ha raccolto ottimi risultati con un terzo posto alla Freccia Vallone e due top 10 a Amstel e Liegi. 

Ancora non si sapeva nulla sull’invito al Giro, che è arrivato poco dopo…

Una volta confermata la nostra presenza alla Corsa Rosa abbiamo deciso di tirare dritto. Credo che Tom abbia onorato la gara, come tutti noi, visto che non c’è stato modo di lavorare al meglio per arrivare pronti. Ha messo insieme diversi piazzamenti di spessore con il tentativo di curare la classifica generale, cosa che in passato non aveva mai fatto volentieri. 

Pidcock ha corso il Giro curando la classifica generale, anche se non è riuscito a prepararlo al meglio
Pidcock ha corso il Giro curando la classifica generale, anche se non è riuscito a prepararlo al meglio
Un sedicesimo posto finale senza grandi acuti, eravate soddisfatti?

Pidcock quando mette il numero sulla schiena parte per vincere, quindi direi che una vittoria di tappa sarebbe stata una buona moneta per ripagare quanto fatto. Però con gli inviti arrivati così tardi era difficile pensare di preparare il Giro al meglio. Se devo guardare a una tappa nella quale avremmo potuto raccogliere di più, dico quella di Siena. Pidcock sulle strade bianche si esalta e quel giorno ha fatto il diavolo a quattro, peccato per la doppia foratura. Avrebbe meritato qualcosa in più. 

Si può pensare di fare classifica nei Grandi Giri?

Forse siamo arrivati a capire che c’è una buona possibilità di fare bene. Al Giro, fino alla tappa di Bormio, Pidcock era vicino alla top 10. Poi nell’ultima settimana ha dovuto tirare fuori le ultime gocce di energia. Serve capire su quali gare concentrarsi, ma è anche vero che siamo una professional e il calendario non è mai una certezza. 

Difficile fare programmi anche con un campione in squadra come Pidcock?

Conta sempre il ranking, per noi sarà fondamentale rientrare tra le prime quattro professional. Ci sarà da vedere alla fine del triennio come saremo messi e quali squadre WorldTour rimarranno. 

Per la Vuelta quali ambizioni ci sono?

Innanzitutto vedremo Tom come tornerà in corsa all’Arctic Race, poi quando lo incontrerò alla Vuelta parleremo e inquadreremo gli obiettivi. Non dimentichiamo che il mondiale in Rwanda è adatto alle sue caratteristiche…

Un viaggio nei pensieri di Tiberi: il Giro, la pausa e ora la Vuelta

11.07.2025
5 min
Salva

Ripartire, far girare di nuovo le gambe e settare nella testa il prossimo obiettivo. Antonio Tiberi, in cima al Pordoi, insieme ai compagni del Team Bahrain Victorious ha iniziato a mettere nel mirino la Vuelta Espana. La corsa a tappa spagnola che partirà da Torino il 23 agosto sarà il secondo Grande Giro nella stagione del corridore laziale. 

«Staremo sul Pordoi – racconta Tiberi mentre riposa prima della sessione di allenamento in palestra – fino al 24 luglio. Faremo un bel periodo di allenamento in vista della Vuelta. Siamo saliti il 5 luglio e abbiamo già messo insieme una buona dose di bicicletta e di sessioni in palestra».

Dopo il Giro Tiberi si è concesso una vacanza per recuperare le energie fisiche e mentali (foto Instagram)
Dopo il Giro Tiberi si è concesso una vacanza per recuperare le energie fisiche e mentali (foto Instagram)

Ricaricare le batterie

Tiberi è ripartito dopo un periodo di stacco che è servito per metabolizzare la batosta del Giro, nel quale è stato tagliato fuori dalla lotta per la classifica generale nel giorno di Gorizia. Una caduta che ha rovinato i piani iniziali del ciociaro. 

«Al termine del Giro – riprende Tiberi – ho staccato completamente. Mi sono concesso qualche giorno a casa e una breve vacanza di cinque giorni all’Isola d’Elba. Serviva un periodo in cui resettare tutto per poi ripartire in vista della seconda parte di stagione. Sono anche andato a trovare i miei genitori a Roma in occasione del mio compleanno (il 24 giugno, ndr). Al termine di una prima parte di stagione senza mai fermarmi avevo bisogno di un momento così».

Dal 5 luglio è in ritiro con il team sul Pordoi e sta lavorando con la Vuelta nel mirino
Dal 5 luglio è in ritiro con il team sul Pordoi e sta lavorando con la Vuelta nel mirino
E’ stato difficile digerire la batosta morale del Giro?

Queste cose capitano, le cadute sono all’ordine del giorno nel ciclismo. Succede e non è colpa di nessuno. I giorni passati con gli amici, la mia ragazza e la famiglia sono serviti per rilassarmi e ricalibrare le forze a livello mentale. Ora che ho riposato sono pronto per l’altura e per lavorare in vista della Vuelta

Come si reagisce a un brutto momento come quello?

Dà sempre fastidio e fa male al morale perché abbiamo lavorato per tanti mesi e alla fine un imprevisto porta via tutto. Ripeto, sono cose che capitano. Chiaramente nei giorni successivi prevale il dispiacere, poi metabolizzi l’accaduto e vai avanti. Le cose si prendono anche per quel che sono. 

In questi giorni non manca il freddo pungente agli oltre 2.000 metri del Pordoi
In questi giorni non manca il freddo pungente agli oltre 2.000 metri del Pordoi
Tutti prima del Giro dicevano di averti visto con una grande consapevolezza dei tuoi mezzi, anche un episodio negativo fa parte degli step di crescita?

Resettare la mente dopo che sei stato per molti mesi concentrato su un obiettivo che per una caduta non si è riusciti a raggiungere non è semplice. Però sì, sento di aver imparato qualcosa sulla gestione anche nei momenti no. 

Quanto è stato importante arrivare a Roma?

Tanto. Si è trattato comunque di tenere duro e finire un Giro che mi ha chiesto tanto impegno mentale e fisico, soprattutto dopo la caduta. Ci sono stati giorni molto impegnativi nei quali ho lottato solamente per arrivare al traguardo. Finire quei ventuno giorni di corsa vuol dire averli messi nelle gambe e immagazzinati. 

Finire il Giro nonostante la caduta e le difficoltà per Tiberi è stato uno step sia fisico che mentale
Finire il Giro nonostante la caduta e le difficoltà per Tiberi è stato uno step sia fisico che mentale
Arrivi alla Vuelta con le stesse ambizioni che avevi al Giro?

Già lo scorso anno ero andato con l’obiettivo di fare una bella classifica. Fino al giorno del mio ritiro a causa di un colpo di calore ero andato bene. Avevo la maglia bianca ed ero quarto nella generale. Quindi sì, anche quest’anno andrò con in testa la classifica e cercherò di curarla al meglio, non nascondo di puntare al podio. Ora sono concentrato su questo nuovo obiettivo e vedremo come reagiranno il corpo e la mente.

In che senso?

Che comunque preparare due Grandi Giri in una stagione, con l’obiettivo di fare classifica, non è semplice. Il lavoro da fare è tanto e intenso sia a livello fisico che mentale. Un conto poi è affrontare certi carichi quando si arriva dalla pausa invernale e si è freschi. Un altro è farlo dopo una prima parte di stagione comunque esigente. Vero che l’ho già fatto lo scorso anno ma ancora non mi conosco al 100 per cento. Ho un’idea di quello che posso fare ma mi lascio sempre un piccolo margine. 

Ventuno giorni di corsa sono un carico che poi rimane nelle gambe e bisogna trovare il giusto equilibrio tra riposo e gara
Ventuno giorni di corsa sono un carico che poi rimane nelle gambe e bisogna trovare il giusto equilibrio tra riposo e gara
Cambierà qualcosa nella preparazione?

No, direi di no. Vero che il Giro e la Vuelta sono due gare molto diverse per le tipologie di salite che troveremo, però qui sul Pordoi abbiamo tanti scenari differenti e perfetti per prepararci al meglio. Al momento abbiamo ancora il doppio allenamento con al mattino bici e nel pomeriggio palestra, ma senza carichi eccessivi. 

Farai qualche gara prima della Vuelta?

Il Giro di Polonia. Insieme alla squadra abbiamo deciso di fare solo una gara. Mi trovo bene sia nel fare tanta altura sia quando faccio qualche corsa in più prima dell’obiettivo principale. La squadra ha scelto così e ci concentriamo al massimo per farci trovare pronti. 

Matxin: «Ayuso ora è pronto per vincere il Giro»

07.03.2025
5 min
Salva

Juan Ayuso punterà al Giro d’Italia, lo spagnolo lo ha confermato nei giorni scorsi dopo la vittoria al Trofeo Laigueglia. Prima ci sarà il passaggio dalla Tirreno-Adriatico, nella quale lo scorso anno aveva conquistato il secondo posto alle spalle di Jonas Vingegaard. L’inizio di stagione del ventiduenne scalatore del UAE Team Emirates-XRG è stato folgorante: tre gare disputate con due vittorie all’attivo.

Dopo il podio alla prima partecipazione alla Vuelta del 2022, al quale era seguito un quarto posto l’anno successivo, nel 2024 era arrivato anche l’esordio al Tour de France. Un’avventura sfortunata, terminata con il ritiro a causa del Covid

Juan Ayuso fisicamente è cresciuto parecchio nelle ultime stagioni
Juan Ayuso fisicamente è cresciuto parecchio nelle ultime stagioni

Il rosa nel destino

Il 2025 per Juan Ayuso avrà il colore rosa, simbolo del primato al Giro d’Italia. Maglia già conquistata quattro anni fa al Giro Under 23 quando in maglia Colpack-Ballan aveva vinto tre delle dieci tappe. Ripensando al percorso di crescita dello spagnolo sembra arrivato il momento giusto per provare a vincere il suo primo Grande Giro, ma riuscirà a farlo con la stessa solidità che aveva contraddistinto i suoi anni da juniores e under 23?

Per rispondere a questa domanda ci rivolgiamo direttamente a Joxean Matxin, che il talento di Ayuso lo ha visto sbocciare e poi fiorire.

«Lo conosco da quando era allievo – racconta Matxin – e sono convinto che può essere un corridore in grado di vincere le grandi corse a tappe. E’ un atleta polivalente, sa andare forte a cronometro, in salita e in volata ha un ottimo spunto veloce. Quest’ultima qualità l’avete vista al Laigueglia nei giorni scorsi, la facilità con cui ha vinto quello sprint è un bellissimo segnale».

Lo scorso anno lo spagnolo è stato protagonista di una solida Tirreno-Adriatico, quest’anno torna per vincere
Lo scorso anno lo spagnolo è stato protagonista di una solida Tirreno-Adriatico, quest’anno torna per vincere
Avete lavorato tanto durante l’inverno?

Abbiamo fatto i passi giusti affinché Juan (Ayuso, ndr) riuscisse a migliorare ancora. Ha lavorato molto di più in palestra, perché nel ciclismo moderno non conta solo essere magri ma avere un giusto equilibrio tra peso e forza. Lui sul rapporto tra peso e potenza è sempre stato a livelli alti, mancavano alcuni tasselli e quest’anno li ha aggiunti. 

Da quando era allievo com’è cambiato?

E’ cresciuto anno per anno, non c’è stata una cosa nella quale è migliorato più di altre. Si è trattato di un passaggio naturale e lui è stato bravo a fare i passi giusti: prestazioni, numeri e professionalità. Ayuso ha sempre avuto la testa da corridore, ma questa è sempre andata di pari passo all’età anagrafica. Quando aveva 16 anni era in un modo e ora che ne ha 22 è in un altro. Sa cosa vuol dire essere un ciclista, lo ha sempre saputo. 

Questo ha permesso una progressione continua?

Ci siamo sempre impegnati affinché riuscisse ad avere un margine sul quale lavorare anno dopo anno, questo ci ha garantito tanti miglioramenti una volta passato professionista. 

Al Giro d’Italia U23 aveva dominato, indossando la maglia rosa per nove dei dieci giorni di corsa
Al Giro d’Italia U23 aveva dominato, indossando la maglia rosa per nove dei dieci giorni di corsa
Ha la solidità per poter vincere un Grande Giro?

Non ho nessun dubbio a riguardo. Quando aveva 20 anni alla Vuelta ed era il suo primo anno da professionista. Ora è pronto, ne sono sicuro. 

Cambiano però gli scenari…

Nell’anno in cui è andato a podio alla Vuelta aveva avuto il Covid ma poi il ritiro di Roglic gli aveva lasciato spazio per il terzo posto. Ma un corridore come Ayuso è in grado di fare bene ovunque e lo ha fatto vedere. In questo inizio di stagione ha vinto due gare su tre. Negli anni passati ha vinto il Giro dei Paesi Baschi, è arrivato secondo alla Tirreno e al Giro di Svizzera. 

Sapere che verrà al Giro ci fa tornare alla mente quando lo dominò al primo anno da U23, secondo te è possibile pensare a una tale forza?

Anche questo aspetto è cresciuto insieme a lui negli anni. Al primo anno da under 23 aveva esordito tra i professionisti facendo esperienza, poi nelle gare di categoria aveva dominato. Inizialmente avevamo pensato che il posto giusto per lui fosse la squadra di Axel Merckx, poi la scelta era ricaduta sulla Colpack. Facendo le nostre valutazioni avevamo capito che Ayuso avesse bisogno di correre in Italia.

Alla sua prima Vuelta Ayuso è salito sul podio alle spalle di Evenepoel e di Mas, la stagione successiva fu quarto a Madrid
Alla sua prima Vuelta Ayuso è salito sul podio alle spalle di Evenepoel e di Mas, la stagione successiva fu quarto a Madrid
Perché?

Da junior in Spagna partiva a quaranta chilometri dall’arrivo e vinceva da solo. Non si era mai messo alla prova nel lottare per le posizioni, trovare il giusto spazio in salita e in altri aspetti tattici. Anche in questi dettagli è migliorato anno dopo anno, lo vedo più sicuro e convinto dei propri mezzi. 

E’ il momento del salto definitivo…

Assolutamente, penso sia pronto. Anzi ne sono certo.