Amici mai, anzi Pogacar inizia a innervosirsi. Cosa fa la Visma?

15.07.2025
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La tattica della Visma-Lease a Bike ha dell’inspiegabile o forse no? Gli attacchi di Jorgenson visti ieri sono il massimo che sono capaci di fare o c’è dell’altro? Forse per replicare quanto di buono furono capaci di fare nel Tour del 2023 e ancor meglio in quello del 2022, gli uomini della squadra olandese si sono messi in testa di tenere Pogacar sotto pressione. Anche nel 2022 sembrava che lo sloveno, vincitore dei due Tour precedenti, fosse inattaccabile. Invece nel giorno del Granon, complice la tenaglia messa in atto fra Roglic e Vingegaard, la maglia gialla perse colore e lo sloveno andò a fondo.

Il Pogacar 2025 è un altro corridore. Ha preso tutte le contromisure del caso per fronteggiare la disidratazione. Ha un’altra solidità atletica. E quando accelera, il solo che gli resta dietro è proprio Vingegaard e non proprio agevolmente. Fra i due non c’è grande simpatia, forse è il contrario, ma appaiono il prodotto di preparazioni sopraffine e irraggiungibili per il resto del gruppo.

La Visma-Lease a Bike ha fatto il forcing sulla salita finale di ieri con Kuss, isolando Pogacar
La Visma-Lease a Bike ha fatto il forcing sulla salita finale di ieri con Kuss, isolando Pogacar

Dubbio Visma

Ieri la squadra olandese ha preso seriamente in mano la corsa e ha isolato il campione del mondo. Ha fatto di tutto, in apparenza, perché non perdesse la maglia gialla, ma Tadej in questo è stato bravissimo e l’ha lasciata andare. E quando ha accelerato, usando la Colnago Y1Rs, vale a dire la bici aerodinamica, la sensazione è che ne avesse ancora più di tutti. Ma non abbastanza per staccare Vingegaard.

«E’ vero che non abbiamo guadagnato tempo su Pogacar – ha detto Campenaerts, tra i più attivi nel fare il forcing con Kuss e Jorgenson – ma ci abbiamo riprovato. Come facciamo ogni giorno. Questa è la cosa più importante. Se arriveremo a Parigi senza aver vinto il Tour, almeno potremo dire di averci provato in tutti i modi possibili. Non dovremo avere rimpianti. E poi non credo che non serva a niente. Tadej sta diventando incredibilmente nervoso per il nostro approccio fuori dagli schemi nel mettere pressione alla sua squadra. Dobbiamo essere onesti e dire che ad ora è il più forte, ma noi continueremo a spingerlo al limite».

Si spiegano così la tattica e quella domanda che tutti ci siamo posti: a cosa serve tanto accelerare se Vingegaard nemmeno prova ad attaccare? Se hanno ragione loro, serve a tenere Pogacar sulla corda per ogni santo giorno del Tour. Ieri lo hanno isolato. Senza Almeida, con Sivakov malconcio e Adam Yates ancora da capire, i Pirenei potrebbero essere un interessante banco di prova.

Le risposte di Pogacar a Jorgenson fanno capire che lo sloveno vede due rivali nella Visma
Le risposte di Pogacar a Jorgenson fanno capire che lo sloveno vede due rivali nella Visma

La sfrontatezza del re

Lui, il re del Tour che ha ceduto il mantello giallo al furetto Healy, fa di tutto per sviare le tensioni. Si mostra divertito e leggero come uno che ancora nemmeno ha dovuto spremersi più di tanto e la sensazione è che sia vero.

«Stamattina abbiamo fatto una bella pedalata – ha detto commentando il giorno di riposo – e bevuto un buon caffè. Poi abbiamo pranzato con un hamburger e ora è il momento di fare un pisolino e un massaggio, poi andremo cena e sarà quasi ora di ripartire. E’ stato un giorno di riposo abbastanza veloce dopo nove tappe davvero frenetiche. In qualche modo ero contento che ieri ci fosse salita, così i ritmi si sono rallentati. Sono felice che siamo sopravvissuti e che stiano arrivando finalmente le montagne.

«Ci sarà meno stress. E’ stata una settimana davvero buona – ha proseguito – tranne per il fatto che abbiamo perso Almeida e quella è l’unica grande sconfitta. Negli ultimi due giorni in cui ha corso, Joao ha dimostrato un vero spirito da guerriero, non riesco a immaginare di correre con una costola rotta. Però mi dispiace che abbia dovuto andarsene, perché avevamo un gruppo davvero bello e anche lui non vedeva l’ora che arrivassero le prossime due settimane per difendere la maglia gialla. Ci aspettano tre giornate di salita davvero belle, in una settimana che, con il riposo di martedì, sarà più breve di un giorno. Penso che questa settimana possa essere già piuttosto decisiva, vedremo alcuni grandi distacchi, anche nella crono di Peyragudes. Il livello è altissimo, ma credo che le salite metteranno ordine».

Quando Pogacar si è stancato di rispondere a tuti, al suo scatto ha reagito solo Vingegaard
Quando Pogacar si è stancato di rispondere a tuti, al suo scatto ha reagito solo Vingegaard

Un Tour allo sfinimento

Il livello è davvero alto, ma sbalordisce quello del UAE Team Emirates e della Visma-Lease a Bike, che con Jorgenson tiene in apprensione Pogacar, per il suo distacco ancora minimo. Le altre squadre dietro vengono ridicolizzate da una superiorità che non ammette replica. Lo stesso Evenepoel, che probabilmente concluderà ancora una volta al terzo posto, appare lontano dai livelli di quei due che corrono in una lega a parte.

Non si può ancora parlare di Tour concluso, perché nella tattica asfissiante della Visma si riconosce uno schema preciso e non è detto che Pogacar sarà sempre in grado di avere l’ultima parola.  «Il nostro obiettivo – ha ribadito il general manager olandese Richard Plugge – è combattere ogni singolo giorno. Continuare a usare la mazza, rendendo le tappe difficili e continuando ad andare avanti».

Di sicuro si respira la volontà di non subire la corsa, ma di farla. E in questo contesto risulterà ancora una volta decisiva la seconda settimana. Se per decidere il Giro d’Italia c’è stato bisogno dell’ultima tappa di montagna, il Tour si decide da tempo nella settimana centrale. Chi fa prima il vuoto, riesce a difenderlo fino a Parigi. Vingegaard calerà la maschera e andrà all’attacco oppure si rassegnerà a reggere nuovamente lo strascico del re?

La polemica del limone: la moglie di Vingegaard e la Visma

13.07.2025
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Un argomento di cui in Italia si è parlato poco, ma che invece potrebbe aver influito non poco sulla tranquillità di Jonas Vingegaard, è una polemica scoppiata a ciel sereno e sollevata dalla moglie, Trine Marie Hansen. La “polemica del limone”: così è stata ribattezzata.

In sostanza, Trine ha dichiarato al quotidiano danese Politiken che alla Visma-Lease a Bike stanno spremendo Jonas come un limone. Da lì sono arrivate risposte, con grande garbo, da tutte le parti in causa, compresi Wout Van Aert e lo stesso Vingegaard. Ricostruiamo quindi questa vicenda e vediamo come si è evoluta.

Jonas Vingegaard con sua moglie Trine Marie Hansen
Jonas Vingegaard con sua moglie Trine Marie Hansen

L’intervista di Trine

Nell’intervista al Politiken, Trine tocca due temi principali: i numerosi ritiri in quota e la tattica della squadra che, a suo dire, non sarebbe del tutto favorevole a Jonas.

«Jonas non si ricarica dopo tre settimane in quota. Temo che stia bruciando la candela da entrambi i lati – ha detto Trine – Jonas è uno che ha bisogno di più riposo e relax per dare il massimo. Probabilmente si può calcolare tutto in un foglio Excel, ma credo che a volte ci si dimentichi della persona nel suo complesso e di come ottenere il meglio da questa.

«Il desiderio più grande della squadra è che vinca il Tour de France, quindi stanno pianificando di arrivarci nel miglior modo possibile e questo include un sacco di allenamento in quota. Ma Jonas preferirebbe allenarsi stando a casa con noi in Danimarca. Se non è possibile farlo in Danimarca, allora dovremmo avere la possibilità di essere insieme ed essere semplicemente noi stessi. A volte ha bisogno di ricaricarsi in un ambiente il più tranquillo possibile con la sua famiglia. Non è come molti altri ciclisti».

Trine menziona anche il numero limitato di interviste e l’uso ridotto dei social, facendo ancora leva sul tema della famiglia. «Non lo consideriamo più importante del tempo trascorso insieme. Jonas è maturato: prima gli mancavano un po’ di peli sul petto, un po’ di fiducia in se stesso e la convinzione di essere all’altezza. Ora ce l’ha, e sono orgogliosa di lui». Anche su quest’ultima frase ci sarebbe da riflettere…

Al Giro, dopo aver vinto a Siena, Van Aert è stato fondamentale per il successo finale di Simon Yates
Al Giro, dopo aver vinto a Siena, Van Aert è stato fondamentale per il successo finale di Simon Yates

Wout sì, Wout no

E poi forse la critica più forte, quella relativa alla squadra e al modo di correre della Visma-Lease a Bike, definito, come dire, dispersivo…

«La squadra – ha detto la Hansen – dovrebbe concentrarsi esclusivamente sulla vittoria del Tour. Spero che Jonas abbia il pieno supporto della squadra, invece di avere obiettivi diversi. A quel punto avrebbe le migliori possibilità di vittoria. Perché se ci si concentra anche sulle vittorie di tappa per altri corridori, non va bene. Guardiamo cosa fanno alla UAE Team Emirates con Tadej Pogacar: quando è al via di una corsa, non c’è dubbio su chi sia il leader. Tutti conoscono il suo ruolo. Penso che sia incredibilmente importante».

Lei non lo nomina, ma è chiaro il riferimento a Wout Van Aert. E’ certo che tutto questo non aiuti, tanto più in un Tour dove il nervosismo regna sovrano. E possiamo dirvi che al via delle tappe ce n’era parecchio. Anche con Michele Pallini, massaggiatore esperto, se ne parlava e si leggevano i linguaggi del corpo di atleti e non solo.

Troppi ritiri per Jonas. Troppo lunghe tre settimane. L’accusa di Trine Marie Hansen alla Visma (foto Instagram)
Troppi ritiri per Jonas. Troppo lunghe tre settimane. L’accusa di Trine Marie Hansen alla Visma (foto Instagram)

Le repliche

Puntuali, e giustamente, sono arrivate le repliche da parte degli interessati. Quelle della signora Vingegaard non sono state parole semplici da digerire. Partiamo proprio da Van Aert, che ha risposto da signore, senza alimentare la polemica.

«Ne abbiamo parlato a lungo in squadra – ha detto Wout – e credo che tutti nel mio team sappiano cosa aspettarsi da me. Ognuno conosce il proprio ruolo. Il nostro approccio alla corsa è sempre molto chiaro. Abbiamo più obiettivi ed è per questo che abbiamo avuto così tanti successi. Anche Jonas lo sa e la cosa non lo disturba affatto. Quindi sì, è un peccato che sia stata dipinta in questo modo e che queste dichiarazioni siano uscite così».

Poi è intervenuto Grischa Niermann, il direttore sportivo, facendo le veci del team: «Credo che la Visma stia ascoltando i desideri di Vingegaard. Ad esempio, non ha partecipato al ritiro di febbraio. Abbiamo un ottimo rapporto con Jonas e ci riuniamo sempre per pianificare la stagione. Ma bisogna fare sacrifici per vincere la corsa ciclistica più importante del mondo. Jonas lo sa. E lo sa anche Trine.

«Riguardo a Van Aert, Wout è l’aiuto più grande che Jonas possa immaginare. E’ un grande campione, e anche lui ha bisogno dei suoi obiettivi e della sua libertà. Se gli dai questo, ottieni il Wout che hai visto al Giro d’Italia: quello che ha aiutato Simon Yates a conquistare la maglia rosa. Se gli dici di andare al Tour e semplicemente di aiutare Jonas, lo farà. Ma non sarà forte come quando ha anche il suo spazio. L’obiettivo è sempre fare ciò che è meglio per la squadra».

Jonas Vingegaard (classe 1996) è in lotta per la conquista del suo terzo Tour de France. Queste polemiche non lo aiutano
Jonas Vingegaard (classe 1996) è in lotta per la conquista del suo terzo Tour de France. Queste polemiche non lo aiutano

Jonas il moderatore

Alla fine a mettere una pezza è stato proprio il diretto interessato, Jonas Vingegaard. Un po’ glissando e un po’ cercando di gettare acqua sul fuoco ma con più sostanza, ha detto: «Non ho letto l’intervista, quindi non posso commentarla per bene. So che Trine mi sostiene al 100 per cento e farà tutto il possibile per aiutarmi a dare il massimo. Vuole solo il meglio per me. Certo, ci sono molti ritiri di preparazione in quota durante l’anno, quindi è dura per la vita familiare. Ma continuo ad andare in bici e non ho ancora avuto un esaurimento nervoso».

Tra l’altro, le questioni sollevate dalla moglie stonano parecchio con un’intervista rilasciata dallo stesso danese a L’Equipe prima del Tour. In quell’occasione, Vingegaard aveva detto sostanzialmente di amare ancora la vita da atleta, tra cui i ritiri, e che finché sentirà questa motivazione continuerà. Impegnarsi, allenarsi, soffrire: per lui contano più del risultato finale. Il viaggio, non la meta. «Ho 28 anni e ancora quattro anni di contratto… Magari domani perdo la motivazione e smetto? Non succederà. Non domani almeno. Ma potrebbe succedere. Dipenderà da quanto a lungo continuerò ad amare questa vita».

«Mi piace davvero il ciclismo – aveva detto Jonas al quotidiano francese – uscire in bici ogni giorno, fare gare, lottare per la vittoria… tutto questo mi dà la motivazione per allenarmi quotidianamente. Se senti di aver ricevuto un dono, se posso dirlo così, devi usarlo, altrimenti lo perdi. In un certo senso ho ricevuto questo dono, e sentire che lo sto usando mi motiva. Quando ti senti bene in allenamento, quando soffri ma ti sembra normale, come mi è successo nelle ultime settimane, è qualcosa di meraviglioso. Se penso di essere forte mentalmente? Sì, credo che sia la mia qualità principale. Sono capace di resistere anche quando le cose vanno male».

Dal Tour parte la rivoluzione di Nimbl: obiettivo abbigliamento

07.07.2025
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La ricerca della velocità e dell’efficienza nel ciclismo professionistico è una costante evoluzione, dove ogni dettaglio può fare la differenza. In questo contesto, Nimbl, marchio riconosciuto per le sue calzature artigianali deccellenza, ha annunciato un’espansione della partnership con il Team Visma Lease a Bike. L’accordo, che trascende la fornitura di scarpe da ciclismo, si estende ora all’integrazione di una linea completa di abbigliamento da gara ad alte prestazioni. Un passo che segna un momento cruciale nel percorso di Nimbl verso la creazione di un sistema di performance ciclistica interamente integrato.

Nimbl da questo Tour de France fornirà agli atleti della Visma Lease a Bike anche l’abbigliamento da gara
Nimbl da questo Tour de France fornirà agli atleti della Visma Lease a Bike anche l’abbigliamento da gara

Oltre le calzature per la massima performance

È risaputo che la resistenza aerodinamica del ciclista può incidere fino al 75% sulla resistenza totale. In questo scenario, ciò che un atleta indossa non è solo un dettaglio, ma un elemento chiave per la massimizzazione della velocità. Per la prima volta, Nimbl fornirà al team olandese un kit da gara completo, il cui co-sviluppo prenderà il via nella seconda metà del 2025. La stessa meticolosa attenzione ai dettagli che ha sempre contraddistinto le calzature Nimbl sarà ora estesa all’intero completo. Il Team Visma Lease a Bike, dal canto suo, apporterà la propria elevatissima esperienza diretta dalle competizioni al centro del processo di design, contribuendo in modo determinante a definire ogni elemento della collezione, il cui lancio ufficiale al pubblico è previsto per gennaio 2026.

«L’ampliamento della nostra collaborazione con il Team Visma Lease a Bike nell’ambito dell’abbigliamento – ha commentato Francesco Sergio, MD e Co-fondatore di Nimbl – rappresenta per noi un momento cruciale, incarnando la nostra filosofia di performance integrata. Sin dall’inizio, Nimbl è stata guidata dalla ricerca della vera velocità attraverso la sinergia, dove ogni elemento, dalle nostre scarpe fatte a mano all’abbigliamento più all’avanguardia, letteralmente lavora in perfetta armonia con l’atleta. Questa collaborazione testimonia il nostro impegno costante nel superare i confini di ciò che è possibile nella performance ciclistica d’élite, fissando un nuovo standard di performance per l’intero settore».

Da qualche anno Nimbl si è affermata come punto di riferimento per i ciclisti che cercano di ottimizzare la propria resa grazie a scarpe artigianali di livello mondiale, prodotte in Italia e scelte da oltre 150 atleti professionisti impegnati nelle gare più estenuanti del mondo. Ora, questa “expertise” si espande all’abbigliamento tecnico da ciclismo, sempre mossa dalla stessa convinzione: la vera velocità e l’efficienza derivano da un sistema completamente integrato, dove ogni elemento – dalle scarpe ai tessuti – lavora in perfetta sinergia. Questa filosofia definisce quello che il brand chiama il nuovo “Standard in Performance”. Per concretizzare questa visione, Nimbl ha costituito un team dedicato e multidisciplinare, con una leadership autonoma, incaricato di sviluppare l’intero “setup” del ciclista del futuro.

Nimbl affiancherà Vingegaard nella caccia al suo terzo Tour de France
Nimbl affiancherà Vingegaard nella caccia al suo terzo Tour de France

Anteprima al Tour de France

Per celebrare l’inizio di questo nuovo capitolo, il Team Visma Lease a Bike ha svelato in anteprima il nuovo kit durante il Tour de France. 

«L’espansione della nostra collaborazione con Nimbl – ha dichiarato Jasper Saeijs, Chief Business Officer del Team Visma Lease a Bike – segna l’inizio di un percorso a lungo termine, che ci porterà insieme a sviluppare l’abbigliamento da ciclismo definitivo per i nostri atleti. Abbiamo avuto esperienze molto positive con le scarpe artigianali Nimbl, e siamo felici di poter applicare questo stesso approccio anche al resto dell’abbigliamento. Combinando la nostra conoscenza interna con l’expertise di Nimbl e del mercato, potremo ottimizzare ulteriormente la performance dei nostri atleti in ogni minimo dettaglio».

L’abbigliamento sviluppato con il Team Visma Lease a Bike rifletterà i valori che sono alla base delle scarpe Nimbl: precisione, innovazione e performance senza compromessi. I vantaggi di questa partnership professionale non si limiteranno al mondo delle corse, ma confluiranno direttamente nella linea “consumer” di Nimbl, permettendo anche ai ciclisti amatoriali più esigenti di indossare capi forgiati dalle necessità del mondo del racing d’élite. Nimbl si conferma un brand di ciclismo ad alte prestazioni, impegnato a mantenere i più alti standard qualitativi, preservando l’artigianalità italiana e guidando l’innovazione. Conosciuta per le sue scarpe artigianali indossate dagli atleti del WorldTour, Nimbl aiuta i ciclisti a ottimizzare ogni pedalata senza compromettere comfort e stile. Con l’espansione nell’abbigliamento, Nimbl continua a servire chi cerca l’eccellenza, offrendo un sistema costruito per elevare la performance… watt dopo watt.

Nimbl

Affini al Tour: custode di Vingegaard e in supporto di Van Aert

05.07.2025
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E’ iniziato il primo Tour de France in carriera per Edoardo Affini. Un esordio importante per il mantovano, che ormai vive stabilmente in Olanda, e un attestato di stima da parte della Visma Lease a Bike nei suoi confronti. I calabroni hanno voluto mettere un altro dei protagonisti della vittoria di Simon Yates al Giro d’Italia accanto a Jonas Vingegaard. 

L’ultima corsa a cui ha preso parte Affini è stato proprio il Giro d’Italia, da quel momento è iniziata la preparazione per la Grande Boucle. 

«E’ una cosa nuova anche per me – ci ha raccontato poco prima di mettersi in viaggio verso Lille – perché per la prima volta correrò due Grandi Giri in maniera consecutiva. L’anno scorso avevo fatto Giro e Vuelta ma l’approccio è diverso, si ha più tempo per prepararsi e si può staccare un po’. Invece quest’anno appena finito il Giro sono andato in altura a Tignes, praticamente il mio riposo è stato di due giorni».

Edoardo Affini sarà uno degli uomini al servizio di Vingegaard al Tour de France
Edoardo Affini sarà uno degli uomini al servizio di Vingegaard al Tour de France
Quando avete deciso che avresti fatto anche il Tour?

Ne abbiamo parlato seriamente con lo staff che segue la parte di performance al Giro. Ci siamo messi a parlare e abbiamo deciso cosa fare tra le due gare per arrivare pronto. 

Cosa avete deciso?

Di andare subito in altura a Tignes (in apertura foto Instagram/Visma-Lease a Bike). Praticamente il Giro è terminato domenica 2 giugno e io il sabato successivo ero già in ritiro. Per la prima settimana mi sono concentrato sul recupero attivo e sull’adattamento all’altura. Da lì in poi ho fatto allenamenti mirati, pochi giorni dopo sono arrivati anche gli altri che erano al Delfinato. 

Terminate le fatiche del Giro, Affini ha iniziato la preparazione per la Grande Boucle (foto Instagram/Visma-Lease a Bike)
Terminate le fatiche del Giro, Affini ha iniziato la preparazione per la Grande Boucle (foto Instagram/Visma-Lease a Bike)
Come stavano le gambe dopo il Giro?

Bene. Alla fine ogni giorno c’era qualcosa da fare, anche a Roma abbiamo lavorato per la volata di Kooij. Diciamo che ero stanco, ma non distrutto. Un bel segnale in realtà in vista della preparazione per il Tour. 

A proposito, hai cambiato qualcosa negli allenamenti?

Bene o male ho seguito il solito schema. Ho fatto qualche modifica sui blocchi di lavoro facendo due giorni di carico e non tre. Non serviva caricare troppo anche perché l’endurance, arrivando dal Giro era già allenata. Bastava qualche ora in meno di allenamento ma con più qualità. 

Affini correrà le due cronometro del Tour indossando la maglia di campione europeo conquistata a Zolder lo scorso settembre
Affini correrà le due cronometro del Tour indossando la maglia di campione europeo conquistata a Zolder lo scorso settembre
Non sei riuscito a correre al campionato italiano, ti è dispiaciuto?

Con il team eravamo in ritiro ufficialmente fino al 25 giugno, poi eravamo liberi di fare quello che avremmo voluto. Pensare di scendere dall’altura e andare direttamente al campionato italiano a cronometro diventava troppo complicato. Tignes e San Vito al Tagliamento distano parecchie ore di auto, non sarei arrivato nelle giuste condizioni per onorare la corsa. Mi è dispiaciuto perché avrei corso con la maglia di campione europeo. Avrei preferito testare la gamba prima di tornare in corsa, ma non c’è stato modo. Le prime due tappe serviranno per trovare il ritmo. 

Che atmosfera si respirava in ritiro?

Buona, il Delfinato è andato bene, anche Tadej (Pogacar, ndr) è andato secondo le aspettative. Direi che tutto è pronto per la sfida. Però il Tour non sarà solamente una battaglia a due, anche Remco (Evenepoel, ndr) è un cliente scomodo. In più in corsa c’è tutto il gruppo. 

Affini ha già assaporato il clima del Tour de France con la presentazione delle squadre di giovedì
Affini ha già assaporato il clima del Tour de France con la presentazione delle squadre di giovedì
Quale sarà il tuo ruolo?

In linea di massima sostenere e tenere coperto Vingegaard il più possibile. Se ci sarà da tirare sarò uno dei primi a entrare in azione. Poi dovremo capire cosa fare se Van Aert vorrà provare a vincere qualche tappa. In tal caso penso di essere io il primo al suo fianco. 

Che effetto fa essere al Tour?

E’ una grande emozione. Partecipare era uno dei miei obiettivi da corridore e sono felice di esserci. Sono curioso, è la corsa più grande al mondo con un impatto mediatico incredibile. Tutti sanno cos’è il Tour de France. Si andrà forte, ma anche al Giro non si è mai andati piano, da questo punto di vista non mi aspetto enormi differenze. 

Mattio, il cammino continua: dal 2026 passerà nel WorldTour

01.07.2025
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Pietro Mattio è pronto a fare il salto definitivo, quello che può dare il via alla sua carriera da professionista, il cuneese dal 2026 entrerà nella formazione WorldTour della Visma Lease a Bike. Alla fine di tre anni nel devo team è arrivato il momento di cogliere i frutti del lavoro fatto. Una bella soddisfazione per uno dei primi ragazzi junior andato a correre in formazioni estere. Infatti nel 2023, quando fu annunciato il suo approdo nella squadra dei giovani calabroni, la curiosità intorno al suo percorso di crescita era molta. 

«E ora andrò a correre con i professionisti – ci racconta ai margini di una tappa del Giro Next Gen, in apertura foto DirectVelo/Xavier Pereyron – la musica cambierà ancora. Però se la squadra pensa che sono pronto mi fa sentire onorato e molto felice. Anche io penso sia arrivato il momento di fare questo step, in questi tre anni sono cresciuto molto grazie al lavoro fatto insieme al team. Non c’era prospettiva migliore che passare nel WorldTour con la formazione che mi ha fatto maturare sia atleticamente che umanamente».

Mattio aveva iniziato la stagione correndo con i professionisti. Qui al Tour of Oman
Mattio aveva iniziato la stagione correndo con i professionisti. Qui al Tour of Oman
In cosa senti di essere cresciuto?

Sotto tutti i punti di vista, sono arrivato che ero un ragazzino e mi hanno insegnato cosa volesse dire correre in una delle squadre più forti al mondo. In questi anni non abbiamo mai lasciato nulla al caso e sono riusciti a farmi sviluppare bene. L’obiettivo che ci eravamo posti è stato raggiunto e quindi proseguiamo verso altri

Qual era il vostro obiettivo?

Chiaramente ambire ad entrare nella formazione WorldTour. La Visma cerca di prendere ragazzi giovani da inserire nella formazione di sviluppo (quella under 23, ndr) e di portarli alla maturazione necessaria per poi entrare nel massimo livello del ciclismo. Non si parla tanto di risultati ma di crescita.

Uno dei primi obiettivi di Mattio per questa stagione era la Paris-Roubaix Espoirs chiusa al quinto posto (foto Visma Lease a Bike)
Uno dei primi obiettivi di Mattio per questa stagione era la Paris-Roubaix Espoirs chiusa al quinto posto (foto Visma Lease a Bike)
Vero, però gli atleti guardano anche al risultato, da questo punto di vista ti aspettavi qualcosa in più?

A essere sincero no. Mi aspettavo di raccogliere esattamente quello che avete visto. Il 2025 mi lascia soddisfatto, ho corso una bella Paris-Roubaix Espoirs che era l’obiettivo della prima parte di stagione e abbiamo fatto un buon Giro Next Gen (nel quale Mattio ha colto anche un terzo posto nella sesta tappa, ndr).

Con quali ambizioni e quale umore si entra nell’ultima parte del tuo cammino nel devo team?

Forse più rilassato perché non ho più la pressione addosso di dover dimostrare qualcosa. Era un fattore personale, la squadra non mi ha mai messo alcun tipo di fretta. Questa “rilassatezza” magari mi permetterà di correre più leggero e di provare a vincere una gara o qualcosa di più importante.

Al Giro Next Gen l’azzurro della Visma Lease a Bike Development ha ottenuto un ottimo terzo posto nella sesta tappa (foto La Presse)
Al Giro Next Gen l’azzurro della Visma Lease a Bike Development ha ottenuto un ottimo terzo posto nella sesta tappa (foto La Presse)
Magari chiudere il cerchio con una vittoria?

Questa sarebbe la cosa più bella ma vedremo come si svilupperà il resto della stagione. 

E con quali ambizioni inizi a pensare al prossimo futuro?

Sicuramente la stagione inizierà molto presto, di solito i primi anni partono dal Tour Down Under a gennaio. Non si sanno ancora i programmi ovviamente ma lavoreremo per arrivare pronti e dare subito supporto ai capitani. 

Mattio porterà con i professionisti tutto ciò che ha imparato in questi anni nel devo team, un percorso che gli ha fatto imparare tanto
Mattio porterà con i professionisti tutto ciò che ha imparato in questi anni nel devo team, un percorso che gli ha fatto imparare tanto
Che forse è una delle caratteristiche che ti ha contraddistinto maggiormente anche in questi anni da under 23?

Sì, mettermi al servizio dei miei compagni è la qualità che mi rispecchia maggiormente. L’ho fatto spesso e così come a questo Giro Next Gen lavorando per Nordhagen. 

Arrivi nella formazione WorldTour dove corre un altro italiano che ha caratteristiche simili alle tue, Affini. 

E’ uno degli uomini squadra più importanti della Visma, lo ha dimostrato in passato e al Giro accanto a Yates. Ora lo porteranno anche al Tour con Vingegaard. Ho già avuto modo di conoscere Affini lo scorso inverno in ritiro, abbiamo fatto un allenamento insieme. Sicuramente è un ragazzo dal quale posso imparare davvero molto. 

Guardando al Pietro che è entrato nel devo team giovanissimo e senza questi baffi qual è l’aspetto in cui ti senti maggiormente migliorato?

Il fisico (dice con un sorriso velato proprio sotto ai baffi, ndr). Sono cambiato molto con gli allenamenti, la squadra punta tanto sulla preparazione e mi hanno sempre permesso di arrivare al mio meglio negli appuntamenti più importanti. Mi hanno insegnato cosa vuol dire essere una squadra e questa cosa la porterò con me anche il prossimo anno.

Verso il Tour, Garzelli: «UAE fortissima, Visma più squadra»

19.06.2025
6 min
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In questo Critérium du Dauphiné abbiamo avuto un gustoso antipasto in vista del Tour de France sul fronte delle squadre, con i due squadroni che si daranno battaglia anche a luglio: UAE Emirates e Visma-Lease a Bike. Chiaramente ci riferiamo al grande duello tra Tadej Pogacar e Jonas Vingegaard.

L’analisi è lunga e articolata, e a farla con noi è Stefano Garzelli. L’ex maglia rosa e oggi commentatore tecnico della Rai ci aiuta a capire che squadre vedremo, i punti di forza e le (poche) debolezze in vista del Tour de France. Chiaramente per le formazioni definitive bisognerà attendere ancora qualche giorno, e ci sarà qualche innesto dal Tour de Suisse, che Garzelli sta seguendo con attenzione.

Al Delfinato si è vista un’ottima Visma, compattissima attorno al suo leader Vingegaard
Al Delfinato si è vista un’ottima Visma, compattissima attorno al suo leader Vingegaard
Stefano, dacci una prima impressione sulle due formazioni. Partiamo dalla Visma?

Partiamo dalla Visma! E’ andata molto bene nel complesso. Sono mancati alcuni momenti, alcuni corridori nei frangenti finali, ed è normalissimo: Jorgenson ha avuto una giornata di crisi e ci sta. Ricordiamoci che eravamo al Delfinato, non già al Tour. Però la corsa l’hanno fatta loro fin dal primo giorno. Su quello strappetto di 800 metri è partito Tullet, poi Jorgenson e infine Vingegaard. Corrono bene, sono uniti e compatti. Immagino che ci sarà l’innesto di Simon Yates e Wout Van Aert. E anche Edoardo Affini. Corridori che alzano il livello di tutta la squadra.

Li vedi equilibrati?

E’ una squadra molto forte, ben organizzata anche in pianura con Van Aert, Affini, Benoot, e forse Campenaerts. In pratica sono tutti capitani! In salita, oltre a Vingegaard, ci saranno Jorgenson, Simon Yates e Sepp Kuss.

Chiaro…

E tutti questi possono ancora migliorare. Jorgenson è una sicurezza, ha avuto solo un giorno difficile. A volte è meglio avere una crisi ora: vuol dire che sei ancora in fase di crescita. Simon Yates? Era stato preso per aiutare Vingegaard al Tour, ma hanno fatto un’imboscata al Giro, convincendo tutti che lo stessero preparando per quello. Invece adesso, sulle ali dell’entusiasmo, andrà fortissimo al Tour… quando dovrà esserci.

E quando dovrà esserci?

Nei momenti chiave in salita. Non tutti i giorni. Questo vuol dire molto anche in termini di energie, specie nervose, per un corridore del suo livello.

Kuss potrà crescere ancora e con le frazioni più lunghe del Tour uscirà alla distanza
Kuss potrà crescere ancora e con le frazioni più lunghe del Tour uscirà alla distanza
E gli altri?

Immagino che cercheranno di tenere Jorgenson in classifica. Van Aert sta bene, al Giro si è ritrovato. Gente come Affini, Campenaerts e Benoot sono una garanzia anche in pianura. La Visma è una squadra fortissima. E sembra che negli ultimi anni abbiano corretto anche alcune situazioni critiche.

A cosa ti riferisci in particolare?

Penso a quel famoso cambio di bicicletta caotico: un corridore a destra, uno a sinistra, uno lungo la strada, l’altro che attraversava… bici che non arrivava. Ora mi sembrano più precisi.

Quale potrà essere secondo te il ruolo di Van Aert? Quello a cui siamo abituati o tornerà a cercare le volate?

Non so se deciderà di buttarsi nelle volate, lo capiremo presto. Anche se il suo obiettivo potrebbe essere la maglia verde. Ma io lo vedo diversamente. Quest’anno la Visma-Lease a Bike vuole vincere il Tour come squadra. L’obiettivo di Vingegaard è un obiettivo collettivo. Penso a Van Aert, ma anche a Simon Yates. Poi Wout, come ha fatto al Giro, potrà togliersi qualche soddisfazione. Avrà segnato 4 o 5 tappe adatte a lui. E la sua presenza tattica è importantissima. L’abbiamo visto sul Colle delle Finestre, ma anche al Tour in passato: i suoi movimenti sono stati decisivi per vincere.

Kuss sarà ancora l’ultimo uomo o avrà un ruolo diverso?

Quando lavorava per Roglic o per Vingegaard e tirava, dietro restavano solo Pogacar e Jonas. Ha vinto una Vuelta… ma anche per lui gli anni passano. Sarà importante, ma forse non più decisivo come tre anni fa. Poi magari mi smentisce! Ma come ultimo uomo vedo più Jorgenson e, in alcune giornate, Simon Yates. O anche Van Aert, a seconda di come andrà la corsa.

UAE Emirates fortissima con alcuni elementi, ma meno dominante del solito nel complesso. Mancano però gli innesti (pesanti) del Tour de Suisse
UAE Emirates fortissima con alcuni elementi, ma meno dominante del solito nel complesso. Mancano però gli innesti (pesanti) del Tour de Suisse
Passiamo alla UAE Emirates. Al Delfinato avevano Pogacar, Novak, Politt, Wellens, Narvaez, Sivakov e Soler.

Fortissimi anche loro. Ma qui c’è il gregario, mentre alla Visma fai fatica a trovarlo. Sono tutti capitani. Analizziamo Marc Soler: al Delfinato era uno dei primi a staccarsi. Secondo me in UAE hanno ancora qualche dubbio sulla formazione finale. E ci sta: puoi fare la squadra, ma poi il corridore per vari motivi non rende. Anche Sivakov non è stato eccezionale. Poi è vero che anche loro devono ancora crescere. Io credo che guarderanno molto il Tour de Suisse.

Lì c’è Almeida che sarà sicuro al Tour. Devono arrivare a otto: al Delfinato erano in sette. Manca Adam Yates…

Provo a fare la formazione: Pogacar, Wellens, Politt, Almeida e Adam Yates sicuri. Anche Narvaez. Siamo a sei. Novak, Soler e Sivakov mi convincono meno. Io inserirei Michael Bjerg: quando va forte, tiene anche in salita. E poi porterei il ragazzo svizzero Jan Christen.

Difficile che lo facciano esordire nei grandi Giri al Tour…

Ma è molto forte e sa tirare bene. Terzo al GP Aargau, lo scorso anno ha controllato oltre mezzo Giro di Lombardia da solo. Comunque dallo Svizzera, oltre ad Almeida, penso arriverà Bjerg. Poi vedremo uno tra Soler e Novak. Bisogna capire perché Soler ha reso meno: magari ha avuto un virus intestinale. Io mi baso su quello che ho visto in corsa. In alternativa porterei Del Toro o Ayuso!

Non dimentichiamo che in rosa e in corsa al Tour de Suisse c’è anche Grossschartner…

Però a quel punto meglio Bjerg. Altrimenti in pianura sarebbero leggeri. E’ vero che Narvaez si muove bene, ma muoversi è una cosa, tirare per chiudere un ventaglio è un’altra. Quindi dico: Pogacar, Almeida, Adam Yates, Narvaez, Sivakov, Wellens, Politt e Bjerg.

Wellens e Narvaez hanno dimostrato di saper fare accellerazioni devastanti
Wellens e Narvaez hanno dimostrato di saper fare accellerazioni devastanti
Come hai visto muoversi la UAE al Delfinato?

Bene, ma gli altri mi hanno dato più compattezza di squadra. Per carità, hanno grandi corridori. Oltre a Pogacar, basta nominare Jonathan Narvaez o Tim Wellens. Il giorno di Combloux, quando Tim tirato in salita, erano rimasti in otto. L’accelerata l’ha data Narvaez su ordine di Pogacar. Tadej avrà detto: “Fai male a me. Perché se fai male a me, fai male a tutti”. Ora Pogacar ha capito che quelle accelerazioni violente all’inizio salita chiedono il conto alle gambe di Vingegaard. Per quello attacca subito.

Interessante. Li manda in acido e poi se la giocano sul passo…

I rivali hanno visto questa tattica e cercheranno di migliorare su quel tipo di sforzo. Poi è chiaro: se migliora anche Tadej, cosa puoi fare? Se uno ti fa 480 watt per 20 minuti, come lo batti? Tuttavia Vingegaard non è lontano. Per me ha lavorato per avere ancora margini, altrimenti non avrebbe fatto quella crono.

Spiegati meglio…

Voglio dire che sta già bene, ma gli mancano dei lavori specifici per resistere all’accelerazione violenta di Pogacar in salita. E quelli li fai adesso. Ora Vingegaard torna in quota: lui e la squadra hanno ancora due settimane di lavoro. Ripenso anche all’accelerazione in pianura nella prima tappa: per me è in “work in progress”. La parte finale del Tour è fra più di un mese. E’ presto per essere già al top. Parlo in base alla mia esperienza.

Se Narvaez può garantire quelle strappate, chi può farle in casa Visma?

Dipende dalla tappa. Quel giorno al Delfinato è arrivato un gruppetto e le tappe erano corte. In molti le soffrono. In tappe più lunghe cambia tutto. Quelle strappate potrebbe farle Simon Yates. Ma per queste accelerazioni e tattiche bisogna vedere come stanno le gambe dopo 13, 14, 18 tappe e 200 chilometri: è tutta un’altra storia.

Nimbl: cinque anni per trasformarsi da “start-up” a player globale

12.06.2025
5 min
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PORTO SANT’ELPIDIO – In soli cinque anni, Nimbl ha stravolto le regole del gioco nel mondo delle calzature da ciclismo. Dalla produzione artigianale di 200 paia di scarpe l’anno, l’azienda è oggi un player di primissimo piano nel segmento “premium”, con una nuova sede da 2.500 mq, 30 dipendenti e ben 150 corridori del WorldTour che pedalano con scarpe firmate Nimbl. Ne abbiamo parlato direttamente con Francesco Sergio, Co-Founder e Managing Director del brand, che ci ha restituito una storia di visione, qualità e ambizione internazionale.

Simon Yates ha vinto il Giro d’Italia 2025 indossando scarpe Nimbl
Simon Yates ha vinto il Giro d’Italia 2025 indossando scarpe Nimbl
In soli cinque anni Nimbl è passata da “start-up” a player globale. Come avete fatto?

Il punto di partenza è stato chiaro sin da subito: volevamo rompere lo “status quo”. Il settore delle scarpe da ciclismo era dominato da pochi grandi nomi, ma noi sapevamo che si poteva fare qualcosa di diverso. Abbiamo puntato tutto sulla qualità, sull’artigianalità vera e sul Made in Italy, posizionandoci fin dall’inizio nel segmento “premium”. La risposta del mercato è stata forte e immediata, e i numeri ci hanno dato ragione.

Ci racconti un po’ della struttura attuale?

Oggi Nimbl conta trenta dipendenti, di cui ben venticinque sono impegnati direttamente nella produzione. Questo dimostra quanto teniamo al controllo diretto della qualità. A luglio 2024 ci siamo trasferiti in una nuova sede da 2.500 metri quadri, dove realizziamo internamente il 100% della nostra produzione. Solamente cinque persone lavorano negli uffici: la nostra priorità è produrre scarpe eccellenti, non gonfiare l’organico amministrativo.

Una scelta controcorrente in un’epoca di delocalizzazione.

Assolutamente. Abbiamo scelto la via più difficile, ma anche quella che ci permette di offrire un prodotto che si distingue. Tutto è fatto in Italia, ogni scarpa è un pezzo unico curato nei dettagli. È proprio questo che cercano i professionisti, che infatti ci trovano: oggi sono 150 i corridori del WorldTour che usano scarpe Nimbl.

Francesco Sergio, Co-Founder e Managing Director Nimbl
Francesco Sergio, Co-Founder e Managing Director Nimbl
Dal Giro vinto con Yates al Tour de France: cosa succederà nei prossimi mesi?

Con Visma Lease a Bike, nostro partner da tempo, stiamo facendo un lavoro enorme. Li supportiamo in tutte le categorie: dal WorldTour al team femminile, fino al devo team dei più giovani. Al Tour de France lanceremo nuove linee di prodotto iniziando a esplorare segmenti di mercato diversi… Sarà un altro punto di svolta. Inoltre, stiamo già sviluppando una nuova gamma di scarpe per il 2026, che sarà molto bella ed al tempo stesso innovativa.

Sembra che ci sia “fame” di Nimbl. Come gestite la domanda?

Con molta attenzione. Attualmente la richiesta giornaliera è più del doppio rispetto a quanto riusciamo a produrre. Questo ci impone una crescita organica e controllata, perché non vogliamo in alcun modo compromettere la qualità. Vogliamo crescere, ma senza snaturarci.

Come immagini il futuro di Nimbl?

Lo vedo oltre le calzature. Vogliamo mantenere il focus sulle scarpe, certo, ma stiamo già ragionando su nuove categorie di prodotto. L’obiettivo è evolverci in un marchio globale che sappia interpretare le esigenze del ciclista in modo più ampio, senza mai perdere la nostra identità.

Per Nimbl è stato un Giro ricco di soddisfazioni, Lorenzo Fortunato ha vinto la maglia blu dei GPM indossando il modello Pro Edition
Per Nimbl è stato un Giro ricco di soddisfazioni, Lorenzo Fortunato ha vinto la maglia blu dei GPM indossando il modello Pro Edition
Il Giro d’Italia 2025 è stato un grande successo per voi. Cosa ha rappresentato?

Il Giro lo abbiamo vinto con Simon Yates, e siamo stati anche partner ufficiale come fornitore di scarpe. Per me, da italiano, è un’enorme soddisfazione. Il Giro è la corsa più bella al mondo, ed essere presenti in questo modo, vincere e vedere i nostri atleti salire sul podio con le nostre scarpe, è stato qualcosa di speciale. Anche a livello internazionale è stato un trampolino di visibilità.

Torniamo indietro: come nasce la tua carriera nel ciclismo?

Nel 2000 ho iniziato in Cinelli, grazie ad Antonio Colombo, a cui devo tantissimo. E’ stato lui ad aprirmi la porta del settore, e considero quegli anni una vera università del ciclismo. Da Cinelli sono usciti tanti manager che oggi guidano aziende importanti…

E poi è arrivata Cervélo

Esatto. Ho vissuto 13 anni in Cervélo, seguendo tutto il percorso di crescita del marchio canadese. Sono stato il primo assunto europeo, e ho personalmente aperto la sede Cervélo in Svizzera nel 2005. Lavorare al fianco di Gerard Vroomen, il fondatore, mi ha insegnato l’importanza della visione strategica e del corretto posizionamento di mercato.

Edoardo Affini, atleta del team Visma Lease a Bike ha vinto il titolo europeo nel 2024 con una scarpa realizzata appositamente per lui da Nimbl
Edoardo Affini, atleta del team Visma Lease a Bike ha vinto il titolo europeo nel 2024 con una scarpa realizzata appositamente per lui da Nimbl
Esperienze che hai poi portato in Nimbl…

Assolutamente sì. Da Vroomen ho imparato a pensare in modo ambizioso ma concreto. Poi, negli ultimi anni in Cervélo, con PON Group, ho avuto l’opportunità di apprendere le dinamiche finanziarie e organizzative di un brand globale. Tutto questo mi ha preparato al passo successivo: fondare Nimbl.

C’è anche un percorso accademico dietro le quinte…

Si, ho conseguito un Master in Economia dello Sport alla Luiss di Roma, che mi ha fornito una solida base teorica. L’ho voluto fortemente perché volevo unire la passione per il ciclismo con una competenza gestionale solida e strutturata.

Qual è il messaggio che lanceresti ai giovani che sognano di entrare nel bike business?

Che servono passione, pazienza e competenza. Nulla si costruisce in pochi mesi, ma se si ha un’idea forte, se si crede in un progetto e si lavora bene, si può arrivare lontano. Nimbl ne è la dimostrazione: da un’idea artigianale a un’azienda che oggi calza i migliori ciclisti del mondo. Ma siamo solo all’inizio.

Nimbl