Ritirarsi al top o continuare: quale futuro per sua maestà Pauline?

05.08.2025
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Parlando prima che il Tour Femmes iniziasse, fra le altre atlete da tenere d’occhio Giada Borgato aveva fatto un nome secco. «La prima che mi viene in mente – aveva detto – è Pauline Ferrand Prevot. In pratica è tornata a correre su strada perché puntava forte sul Tour Femmes. Per la generale c’è anche lei, nonostante si sia un po’ nascosta. Ad aprile, dopo la vittoria della Roubaix, aveva detto che avrebbe dovuto e voluto perdere un po’ di peso per essere competitiva ad agosto».

Ora che la corsa si è consegnata proprio alla francese, siamo tornati dalla commentatrice tecnica di Rai Sport per chiudere il cerchio e verificare se quanto detto alla vigilia si sia avverato. Il livello del Tour ci è parso piuttosto alto, sia sul piano atletico che su quello dello stress. 

«Ce lo aspettavamo tutti – ragiona Borgato – che il Tour fosse di un livello diverso rispetto al Giro. Vuoi o non vuoi, ormai il calendario delle donne ha dinamiche simili a quelle degli uomini. Al Tour puntano tutte le più forti, che si preparano per mesi e ci arrivano cariche a pallettoni».

Sin dalle prime tappe del Tour Femmes la magrezza di Pauline Ferrand Prevot è stata ben evidente
Sin dalle prime tappe del Tour Femmes la magrezza di Pauline Ferrand Prevot è stata ben evidente
Ferrand Prevot, prima a Roubaix, ma ritirata dalla Vuelta: ha stupito o bisognava aspettarselo?

Pauline ha una cosa, è pazzesca. Quando punta un obiettivo, non sbaglia. Mi ricordo l’intervista che fece dopo la Roubaix, quando parlò dei chili da perdere per puntare al Tour. Da lì è andata in altura, ha fatto la monaca, ha perso peso. Sapeva che se perdeva tot chili, avrebbe sviluppato tot watt/kg e si è fatta trovare in forma. I primi giorni, guardando le foto, ho pensato che facesse paura per quanto era magra. Sembrava la Abbott dei miei tempi (atleta americana classe 1985, nota per la sua magrezza estrema, ndr).

E cosa hai pensato?

Che oggi non fai più le cose a caso. E lei , come poi ha raccontato, ha seguito un percorso calcolato anche per perdere peso. Infatti vedevi che quando partiva aveva comunque tanta forza, scattava con rapporti lunghi e riusciva anche a tirarli. Andava con la gamba bella piena. E secondo me, quando ha iniziato a pensare al suo Tour, aveva in mente proprio questo. Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, ma quando hai il motore, le cose magari riescono.

Hai avuto la sensazione che Demi Vollering sia stata al suo miglior livello?

Non ho ben chiaro se sia andata tanto forte Pauline, che ha dato dei distacchi abissali anche alla Vollering, o se Demi sia andata un pelo più piano. Forse opterei per questa seconda ipotesi. Battere Ferrand Prevot quest’anno era difficile, però vedendo il distacco tra Vollering e Niewiadoma, credo che l’olandese non sia andata al suo massimo. Quanto può essere cresciuta Kasia quest’anno per avvicinarsi tanto?

Al Tour abbiamo visto la miglior Demi Vollering oppure le è mancato qualcosa?
Al Tour abbiamo visto la miglior Demi Vollering oppure le è mancato qualcosa?
La caduta del terzo giorno può aver condizionato Vollering?

Lei ha detto che dopo quel giorno non ha avuto più certezze, ma non so se quella caduta possa aver condizionato tanto la sua performance.

Può aver pagato il cambio di squadra?

Non credo, tutte le volte in cui si sono trovate fra capitane, Pauline Ferrand Prevot l’ha tolta di ruota. In ogni caso, ha avuto a casa Juliette Labous, che ha fatto la sua parte. Se anche fosse stata ancora in SD Worx, non avrebbe avuto tante forze in più. Avrebbe avuto accanto Van der Breggen, ma quando le prime forzavano in salita, anche Anna si sarebbe staccata.

Tra le favorite avevi inserito anche Sarah Gigante, che però ha chiuso a più di 6 minuti.

E’ andata forte e mi dispiace abbia perso il podio proprio nell’ultima tappa. Viste le tante salite, se avesse recuperato bene dopo il Giro, avrebbe potuto anche vincere il Tour. Il guaio è che ha palesato dei limiti notevoli in discesa e nello stare in gruppo. Il problema è che non puoi fare corse a tappe solo con gli arrivi in salita. Probabilmente avrebbe vinto il Giro se nel giorno di Monselice non fosse stata in coda al gruppo. Se fai la leader, non puoi correre in ultima posizione. Piuttosto, non vorrei dimenticare un nome…

Di chi?

Quello di Maeva Squiban, ragazza del UAE Team Adq. Ha vinto due tappe, facendo due veri numeri. Non ha vinto a caso, ha vinto con una grande gamba. Anche lei, come Pauline, tirava dei rapporti notevoli.

Ritirata Longo Borghini, la UAE si è consolata alla grande con Maeva Squiban, 23 anni, vincitrice ad Ambert e poi a Chambery
Ritirata Longo Borghini, la UAE si è consolata alla grande con Maeva Squiban, 23 anni, vincitrice ad Ambert e poi a Chambery
Il ritiro di Longo Borghini ha dimostrato che non si possono fare Giro e Tour puntando a entrambi?

Dipende dagli obiettivi, l’anno prossimo comunque il Giro anticipa e la situazione sarà diversa. Secondo me fare Giro e Tour nello stesso anno è possibile, hanno 8 e 9 tappe, ma devi avere comunque un buon motore. Io credo che Elisa sia arrivata bene al Tour, ma aveva già dichiarato un obiettivo minore come provare a vincere una tappa. E quando ha visto la frenesia dei primi giorni, potrebbe aver pensato che non valesse la pena insistere, anche perché lei ha davanti ancora il mondiale. Forse ha pagato più mentalmente che fisicamente.

Van der Breggen che prova e riprova fa un po’ di tenerezza oppure sta facendo i numeri per essere lì davanti dopo tanto tempo che non correva?

Le mancano ancora le gambe. Pauline (Ferrand Prevot, ndr) è tornata ed è andata subito come una freccia, ma lei non è mai stata ferma come Anna. Aggiungiamo che la capitana della SD Worx doveva essere Kopecky, invece Van der Breggen si è ritrovata a farlo lei dopo il ritiro di Lotte. Ha salvato in parte la baracca. E’ stata una campionessa, che aveva smesso perché appagata. Poi sono venute fuori tante corse che non aveva fatto e probabilmente le è tornata la curiosità. La Roubaix, la Sanremo, il Tour de France.

L’Italia torna a casa con il miglior risultato di Barbara Malcotti.

E’ un’atleta interessante, sta crescendo perché ha ancora 25 anni. Aveva già fatto dei bei piazzamenti, poi ha fatto bene il Giro e ora il Tour. E’ una scalatrice pura, le manca qualcosina per raggiungere le più forti. Sicuramente adesso le arriveranno le proposte di qualche squadrone, qualcuno le ha messo di certo gli occhi addosso e magari le proporranno di lavorare per delle leader più forti. Sta a lei capire cosa vuole fare nella vita. Se continuare sulla sua strada per diventare una delle forti o lavorare. Lo capirà dai test e dall’esperienza.

Dopo l’ottavo posto al Giro, il 13° al Tour Femmes: Barbara Malcotti è una delle rivelazioni dell’estate
Dopo l’ottavo posto al Giro, il 13° al Tour Femmes: Barbara Malcotti è una delle rivelazioni dell’estate
Ferrand Prevot ha il contratto fino al 2027, ma ha raggiunto l’ultimo obiettivo. Pensi che valuterà il ritiro?

Per certi versi glielo consiglierei. Ormai, punta al mondiale di fine stagione che probabilmente vincerà, anche se mi auguro che tocchi a un’azzurra. Pauline punta a quello e dovrà essere brava ad arrivarci, perché manca tanto tempo. Perché ritirarsi? Perché potrebbe essere rischioso ripresentarsi al Tour anche l’anno prossimo dopo quel che ha fatto quest’anno. Secondo me per arrivare così a questo Tour, ha fatto dei sacrifici infiniti. In questa stagione l’hai vista poco, ma quando ha corso ha fatto il diavolo a quattro. Riuscirà a farlo ancora? 

Ferrand Prevot spiana la Madeleine con un’ora e mezza da biker

02.08.2025
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Magra da far paura, veloce in salita più delle scalatrici più forti, emozionata fino alle lacrime, Pauline Ferrand Prevot ha riavvolto il nastro fino alle parole che aveva pronunciato dopo la vittoria di Roubaix. Quel giorno, con un sorriso scaramantico che sotto sotto nascondeva delle certezze ben più solide, annunciò che il suo prossimo obiettivo sarebbe diventato il Tour de France Femmes. Per questo quando oggi l’abbiamo vista rimanere da sola nella scalata della Madeleine, che appena una settimana fa aveva salutato il passaggio degli uomini, abbiamo capito che la francese stava scrivendo il capitolo che mancava.

«E’ il sogno di una bambina – dice – sono molto emozionata. Credo che piangerò perché significa molto per me. La maglia gialla è per tutta la mia famiglia, mamma e papà che mi hanno dato l’ultima borraccia a cinque chilometri dal traguardo. Quando l’ho presa, ho cercato di non guardarli, altrimenti sapevo che avrei iniziato a piangere. E’ stato un momento molto forte, la famiglia è tutto per me, quindi oggi è anche per loro».

Un elicottereo in alto, il fruscio delle auto, qualche tifoso e il ritmo del cuore: Ferrand Prevot sola sulla Madeleine
Un elicottereo in alto, il fruscio delle auto, qualche tifoso e il ritmo del cuore: Ferrand Prevot sola sulla Madeleine

Un posto nella storia

Con la stessa sicurezza che un anno fa a Parigi 2024 le aveva permesso di centrare l’oro olimpico della mountain bike, l’atleta di Reims ha gestito la scalata in totale controllo. Incollata alla sella, pedalando ad alta cadenza, facendo saltare una dopo l’altra le sue avversarie. Campionessa del mondo su strada, ciclocross, mountain bike e gravel, ora indossa la maglia gialla, che solo con un ribaltone degno del miglior Simon Yates domani potrebbe esserle strappata.

«Mi sentivo ancora bene – ha detto dopo aver riordinato le idee – ho pedalato il più veloce possibile ed era importante gestire bene lo sforzo fino alla fine. E’ incredibile. Le mie compagne hanno lavorato duramente tutta la settimana per tenermi davanti con quanta più energia possibile. Questo è davvero il segno che ho fatto la scelta giusta e che questa squadra è incredibile. Sono molto contenta».

Sarah Gigante ha attaccato, ma non aveva fatto i conti con la Ferrand Prevot stellare di questa tappa
Sarah Gigante ha attaccato, ma non aveva fatto i conti con la Ferrand Prevot stellare di questa tappa

Una bandiera per i francesi

Quella maglia con i colori della Visma Lease a Bike, che Vingegaard non è riuscito a far salire sul gradino più alto del podio, va a occupare due caselle molto importanti. Quella di una vittoria al Tour sempre più vicina per la squadra olandese e il ritorno in giallo di un’atleta francese dopo il 1985 di Hinault. Il rapporto dei tifosi francesi con la corsa di casa negli anni è cambiato, sono diventati tifosi dello sport e non di idoli locali. L’impresa di Pauline Ferrand Prevot restituisce loro una bandiera da sventolare.

«Quando sono arrivata qui – dice lei – l’obiettivo era partecipare al Tour e magari vincere una tappa. Sapevo di essere forte, ma non sapevo a che livello fossi rispetto alle altre. Gli ultimi chilometri sono stati molto difficili. Volevo creare il massimo distacco possibile per domani. Ho cercato di godermela un po’, ma volevo raggiungere il traguardo il più velocemente possibile. Grazie alla Francia che mi segue da una settimana, sono felice di aver vinto oggi per tutti».

Stamattina alla partenza fra Vollering e FerrandPrevot c’erano 5″: ora sono diventati 3’18”.
Stamattina alla partenza fra Vollering e FerrandPrevot c’erano 5″: ora sono diventati 3’18”.

Tutte in un minuto

Eppure non c’era niente di scontato. Stamattina alla partenza le più forti erano tutte in un minuto e la tappa che si annunciava non era particolarmente lunga. Meno di 112 chilometri, con l’interminabile salita finale che però è bastata per scavare un solco molto profondo.

«E’ incredibile – dice – non sapevo come me la sarei cavata rispetto a Vollering, Niewiadoma e Sarah Gigante… Quando l’ho vista partire, mi sono detta: “Mi sento ancora bene, cercherò di starle dietro”. E poi ho capito che dovevo gestire uno sforzo di quasi un’ora e mezza ed è stato come una gara in mountain bike, dove devi entrare nella zona rossa e non superarla. So di saper gestire questo tipo di sforzo piuttosto bene».

Ferrand Prevot ha tagliato il traguardo con 1’45” di vantaggio su Sarah Gigante
Ferrand Prevot ha tagliato il traguardo con 1’45” di vantaggio su Sarah Gigante

Sulla cima del mondo

Non solo di gambe, fa capire. In effetti la Visma-Lease a Bike ha giocato anche la carta Bunel, mandando all’attacco la giovanissima e talentuosa vincitrice dell’ultimo Tour de l’Avenir. Una ragazzina di vent’anni che sarebbe dovuta restare nella bambagia ed è stata invece gettata subito nella mischia.

«Avevamo mandato Marion in fuga – spiega Ferrand Prevot – ed è diventata il trampolino di lancio per ripartire da sola più avanti nella tappa. Non c’è niente di scontato, c’è ancora domani e sarà una tappa difficile. Un anno dopo i Giochi, tornare in gara e vincere su questa salita leggendaria è davvero incredibile. Riesco a pormi delle sfide e a motivarmi per cercare di avere successo. E’ questo che amo del mio sport: dare tutto per arrivare al grande giorno. Essere pronta e sapere di essermi data i mezzi per riuscirci».

Era il 21 luglio del 1985 quando Bernard Hinault conquistò la quinta maglia gialla. Sono passati giusto quarant’anni e nel mezzo (nel 1989) c’è stato anche il Tour de France di Jeannie Longo. Eppure l’aria che si respira in questi giorni sulle strade francesi è di quelle importanti. Il suono della marsigliese è pronto a innalzarsi sul podio finale di domani a Chatel Le Portes du Soleil.

Martina Fidanza: il doppio (e triplo) allenamento su strada

26.06.2025
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La vedremo impegnata oggi sulle strade della prova a cronometro valida per il titolo nazionale e poi sarà al via anche della prova in linea sabato 28 giugno. Un doppio impegno che lancerà la seconda parte di stagione per Martina Fidanza, l’atleta bergamasca della Visma Lease a Bike Women volerà in Belgio per correre al Baloise Ladies Tour dal 16 al 20 luglio

Quando abbiamo chiamato la più giovane delle sorelle Fidanza, ieri (mercoledì) nel pomeriggio, stava ricaricando le energie in vista del campionato nazionale a cronometro che correrà con il supporto delle Fiamme Oro.

«E’ un percorso bello anche se non troppo adatto alle mie caratteristiche, sono qui di supporto  – dice con una risata – a Vittoria Guazzini. Siamo venute entrambe con le Fiamme Oro e correremo anche su strada sabato».

Martina Fidanza è tornata in gara al Copenaghen Sprint lo scorso 21 giugno dopo tre settimane
Martina Fidanza è tornata in gara al Copenaghen Sprint lo scorso 21 giugno dopo tre settimane

Tripla sessione

I metodi di allenamento per Martina Fidanza sono cambiati da quando è arrivata alla Visma Lease a Bike Women. La cosa che ci ha colpito è una storia su Instagram nella quale la velocista della formazione WorldTour olandese con scritto: “terza sessione completata”. 

«E’ stato un po’ un incrocio di fattori – racconta – e una scelta mia presa di comune accordo con la squadra e lo staff. Il giorno prima avrei avuto la sessione in palestra ma coincideva con il giorno di riposo. Ho preferito quindi recuperare totalmente e spostare l’allenamento in palestra al giorno successivo, solamente che questo coincideva con un doppio allenamento su strada. Da quest’anno sto facendo spesso doppia sessione in bici, una al mattino e l’altra al pomeriggio. E’ un metodo che già adopero con la nazionale su pista e mi trovo bene».

Fidanza era già abituata a svolgere doppie sessioni di allenamento, ma di solito lo faceva su pista nei ritiri con la nazionale (foto Instagram)
Fidanza era già abituata a svolgere doppie sessioni di allenamento, ma di solito lo faceva su pista nei ritiri con la nazionale (foto Instagram)
Andiamo con ordine e parliamo di come ti trovi con il doppio allenamento su strada?

Bene. Alla fine sono due allenamenti corti ma al termine della giornata il volume fatto è ottimo, intorno alle quattro ore. Poi a seconda dei lavori si può stare in bici una mezz’ora in più o in meno. 

Come dividi le sessioni?

Si tratta di fare un allenamento ad alta intensità e uno di endurance. Solitamente sono io a decidere come dividerli preferendo fare la sessione ad alta intensità al mattino e quella legata al fondo al pomeriggio. La doppia sessione serve perché sarebbe impossibile fare un allenamento unico per entrambe, in questo modo si riesce a fare tutto mantenendo un buon volume di lavoro. 

La doppia sessione di allenamento permette di fare ottimi volumi di lavoro e variare gli esercizi per avere una giornata completa (foto Instagram)
La doppia sessione di allenamento permette di fare ottimi volumi di lavoro e variare gli esercizi per avere una giornata completa (foto Instagram)
Gli allenamenti ad alta intensità in cosa consistono?

Variano spesso nell’arco delle settimane e delle sessioni, ma solitamente faccio gli stessi lavori che facevo anche gli anni precedenti: sprint oppure VO2Max o interval training con ripetute da trenta secondi, un minuto o cinque minuti. Con la Visma direi che la novità maggiore è l’aver inserito più VO2Max. 

In queste doppie sessioni inserisci anche la bici da cronometro?

Ultimamente sì. Visto l’impegno al campionato italiano e la doppia prova contro il tempo al Baloise Ladies Tour ho portato a casa la bici dedicata e mi sono allenata anche con quella. 

Il recupero e il reintegro sono gestiti con la nutrizionista tramite un’applicazione (foto Instagram)
Il recupero e il reintegro sono gestiti con la nutrizionista tramite un’applicazione (foto Instagram)
Come gestisci i tempi di recupero tra le due sessioni?

In inverno le ore di luce sono poche e ho orari “obbligati” mentre adesso che è estate preferisco uscire la mattina e poi il pomeriggio tardi, intorno alle 17 e avere un recupero più lungo. A livello di alimentazione mi affido alla nutrizionista della squadra, usiamo un’applicazione che si chiama Food Coach. Noi troviamo i macronutrienti da assumere in base a quello che consumi in allenamento. Cosa mangiare lo decidiamo noi. 

Per la giornata di triplo allenamento come hai diviso gli impegni?

Avevo in programma la doppia uscita in bici e la sessione in palestra. Allora per organizzarmi bene sono partita in bici da casa e sono andata in palestra, mi sono allenata e tornando a casa ho finito i lavori che mi mancavano in bici. Nel pomeriggio ho inserito l’ultimo allenamento su strada. Devo dire che mi piace fare attivazione in palestra, mi trovo bene anche nel pedalare dopo. Poi la sera ero un po’ più stanca. Diciamo che non lo farei sempre ma se capita si fa e si riescono a rispettare bene i tempi di recupero.

Martina Fidanza vince e ci racconta il mondo Visma

23.05.2025
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Due vittorie in una settimana, il mese di maggio ha visto Martina Fidanza salire sul gradino più alto del podio prima in Lussemburgo e poi in Belgio. I primi mesi della velocista bergamasca alla Visma Lease a Bike hanno mantenuto le attese riposte in lei dal team olandese. Quando ci aveva detto del suo approdo alla Visma aveva raccontato di come il suo profilo fosse entrato nei radar dello squadrone. In lei la Visma cercava una velocista da affiancare a Nienke Veenhoven

«Vincere è bello – ci racconta Martina Fidanza – sono felice di averlo fatto presto. Dopo le Classiche ho avuto un calendario altalenante visto che alcune gare che avrei dovuto disputare sono state cancellate. Inoltre alla Dwars Door Vlaanderen ho preso un virus con il quale ho lottato un po’. Sono tornata in corsa il 3 maggio in Lussemburgo, al Festival Elsy Jacobs à Garnich e il giorno dopo al Festival Elsy Jacobs à Luxembourg (in apertura la foto del podio: al centro Martina Fidanza, a sinistra Valentine Fortin e a destra Barbara Guarischi».

Ti aspettavi di vincere?

Non subito dopo il rientro. Il secondo giorno in Lussemburgo avevamo tutte via libera per provare a fare la corsa. Io sono rimasta in gruppo e una volta arrivate nel finale le mie compagne si sono messe a disposizione e abbiamo lanciato la volata. Sono molto felice sia per il successo che per la fiducia riposta in me da tutti. 

Il team ha creduto in te…

In tutte noi, direi. Perché di velociste chiamate a mettersi in gioco siamo in due. Fin dai ritiri di gennaio e febbraio ho sentito molto l’appoggio dello staff e dei tecnici. Al momento Veenhoven e io siamo chiamate in causa in gare di secondo piano, ma l’idea è di creare un treno forte per provare a fare bene anche nelle corse WorldTour. Infatti già a inizio anno al UAE Tour ci siamo testate. Eravamo nella gara di riferimento per tutte le velociste e devo dire che siamo partite bene con un terzo posto nelle prima tappa. 

Martina Fidanza rientrava alle corse dopo un mese di stop forzato
Martina Fidanza rientrava alle corse dopo un mese di stop forzato
Cosa intendi dire che tutti hanno creduto in voi?

Nei primi mesi abbiamo fatto tanti meeting e ci siamo messe al lavoro in maniera mirata per avere un treno forte e funzionale alle nostre esigenze. Fin dai primi incontri la squadra ci ha chiesto quale tipo di treno volessimo e quale fosse la nostra idea di volata. Ci hanno lasciato lo spazio per esprimerci e ci hanno ascoltate. 

Entriamo nel tecnico, tu cosa hai chiesto, come ti piace lo sprint?

L’esempio perfetto arriva dalla seconda gara vinta: il Trofee Maarten Wynants. Quella è stata la volata ideale come approccio ed esecuzione. A me piace quando il treno prende la leadership e si tiene una velocità elevata, in grado di far soffrire il gruppo. Il lead out deve essere fatto ai 200 metri dall’arrivo, meglio se presi davanti a tutti. 

La Visma ha creduto molto nel nuovo progetto dedicato alle velociste lavorando su molti aspetti, in primis l’affiatamento tra compagne
La Visma ha creduto molto nel nuovo progetto dedicato alle velociste lavorando su molti aspetti, in primis l’affiatamento tra compagne
E’ cambiato qualcosa rispetto al passato?

Gli aspetti che stanno facendo davvero la differenza sono l’analisi e l’ascolto, sia prima che post gara. Parliamo, ci confrontiamo a riusciamo a migliorare subito. L’esempio giusto lo abbiamo avuto al UAE Tour. Era la prima volta che lavoravamo insieme, ma grazie agli allenamenti invernali siamo arrivate pronte. 

Come ti trovi a condividere il posto da velocista con un’altra compagna?

Ognuna ha il suo spazio e ci mettiamo a disposizione quando l’altra sta meglio o quando la squadra dà indicazioni precise. Al UAE Tour, era Veenhoven la velocista di riferimento. Mentre nelle ultime gare ci siamo divise bene i ruoli. 

Hai parlato di riunioni e analisi, ma in bici è cambiato qualcosa per quanto riguarda la preparazione?

Avendo cambiato preparatore, si è presa la sua linea di lavoro. Non si discosta troppo da quella precedente, anche se in qualcosa è cambiato. Ad esempio durante le uscite cerco di tenere una base di endurance a bassa intensità. A volte davvero bassa. Mentre dal punto di vista della nutrizione ho aumentato le calorie assunte. All’inizio sembrava quasi assurdo, ma mi sono fidata al 100 per cento e i risultati si vedono. 

Nonostante il cambio di maglia, la pista rimane un punto saldo per Martina Fidanza
Nonostante il cambio di maglia, la pista rimane un punto saldo per Martina Fidanza
Quanto bassa l’intensità della parte endurance?

Considerate che una volta, dopo un allenamento, mi hanno detto che avevo fatto una salita troppo forte. Dovevo abbassare ancora il ritmo. C’è anche un’altra differenza rispetto a prima: il doppio allenamento, ma personalmente sono già abituata a questo metodo facendo pista. 

A proposito, la pista riesci a mantenerla?

Assolutamente. Oggi (mercoledì, ndr) avevo in programma di andare a Montichiari, poi non sono riuscita perché il velodromo era chiuso per lavori. Però la squadra asseconda sempre le mie richieste quando si tratta di girare sul parquet. E’ vero che siamo nell’anno post olimpico, ma a me piace mantenere il feeling con la pista

La nuova Ferrand Prevot, pronta per l’Inferno del Nord

11.04.2025
6 min
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Il secondo posto di domenica al Giro delle Fiandre rappresenta per Pauline Ferrand Prevot la risposta che cercava. Non è arrivata la vittoria, ma essere stata lì, a lottare per una Monumento fino all’ultimo centimetro, dimostra che la sua scelta di mollare la mountain bike dopo il trionfo olimpico è stata quella giusta. Molti, al momento del suo annuncio, erano scettici: dopo  5 anni di pressoché totale lontananza dalla strada, sarebbe mai riuscita a tornare quella che era, quella che nel 2014 vinse la Freccia Vallone e poi conquistò addirittura il titolo mondiale? Ora la risposta c’è ed è positiva.

Come la stanno gestendo in casa Visma-Lease a Bike? Se la scommessa è stata vinta è grazie a loro, che hanno creduto nella transalpina anche se a 33 anni poteva sembrare un azzardo. Rutger Tijssen, direttore sportivo del team olandese, però non ha mai avuto dubbi e in vista della Parigi-Roubaix è pronto a rilanciare perché ormai manca un solo scalino, in fin dei conti.

La Ferrand Prevot nella decisiva fuga a 4 del Fiandre, chiuso al secondo posto
La Ferrand Prevot nella decisiva fuga a 4 del Fiandre, chiuso al secondo posto
Come avete trovato Pauline all’inizio della preparazione, quali differenze c’erano rispetto alle altre?

Difficile dirlo. Ho incontrato Pauline a ottobre e l’ho trovata davvero motivata per tornare ad avere successo nel ciclismo su strada. Si è rimessa in discussione, ha scelto di ricominciare lasciando una comfort zone per rimettersi in discussione. E da quel momento in poi, ha fatto tutto il necessario per diventare una brava ciclista.

Lei veniva da 5 anni dedicati solo alla mountain bike. Questo a tuo giudizio ha rappresentato un problema?

No, non è assolutamente un problema, ma è più una sfida che stiamo vivendo con lei giorno dopo giorno. Portarla da gare di un’ora e mezza, diciamo 2 ore, a gare come il Fiandre, di circa cinque ore è stato il nocciolo del discorso, la transizione che abbiamo dovuto fare partendo dall’allenamento. Lei si è adattata, ha accettato di ricominciare e di faticare, per raggiungere questo risultato.

Già alla Strade Bianche si era visto come l’olimpionica avesse raggiunto il livello delle migliori
Già alla Strade Bianche si era visto come l’olimpionica avesse raggiunto il livello delle migliori
Quando hai capito che la vecchia Pauline, la Pauline che ha vinto campionati del mondo e classiche, stava tornando?

A quel tempo non la conoscevo. Io mi posso basare su quel che vedo ora. L’elemento principale è che i suoi dati di allenamento, in uno o due mesi, erano già allo stesso livello delle ragazze che gareggiavano ai massimi livelli da anni. Quindi ha davvero fatto un passo avanti, può sembrare un passo abbastanza facile, ma non è così: è costato tanta fatica e applicazione mentale.

L’età può essere un problema o fisicamente e mentalmente la vedi più fresca, proprio per la lontananza da quest’ambiente?

Sì, credo che si possa dire così. Fisicamente, il corpo umano è molto forte. Soprattutto l’aspetto mentale è quello che si vede quando si hanno atlete più mature come lei, che ora ha 33 anni. Si vede che sono mentalmente più preparate a lavorare, si mettono davvero in discussione. Sei pronta a fare tutto il necessario per vincere? Per Pauline, ovviamente, la risposta a questa domanda è sì. Ha fatto e sta facendo tutto.

Per la Ferrand Prevot ben 12 titoli mondiali fra strada (qui a Ponferrada 2014), mtb, ciclocross e gravel
Per la Ferrand Prevot ben 12 titoli mondiali fra strada (qui a Ponferrada 2014), mtb, ciclocross e gravel
Lavorandoci insieme, quali sono le sue caratteristiche principali?

Quello che mi piace davvero di lei è che mi sfida sempre. Mi porta ogni volta a portare il limite un po’ più in là. Lei vuole migliorare, e con questo mi sfida. Mi fa domande. Discute con me quando si tratta di gare. Quando si tratta di allenamento. Quando si tratta di confrontarsi con cicliste straniere. Come allenatore, è bello lavorare con lei.

Lei ha detto lo scorso anno di sognare la maglia gialla al Tour de France: secondo te può raggiungerla già quest’anno?

Oh sì, penso che possa. Non sto dicendo che lo farà, ma penso che ci siano le condizioni per provarci. Se vedi come sta gareggiando ora, nelle ultime gare è arrivata terza alla Strade Bianche e quarta alla Sanremo. La giuria ha detto che è stata una volata irregolare a Sanremo: accettiamo la decisione, ma ci sarebbe molto da discutere. Poi è arrivato un secondo posto al Fiandre. Se riesci a tenere questo livello, oserei dire che puoi competere con le migliori anche nell’arco di un grande giro. Certo, dobbiamo confrontarci con gli avversari, fare i conti con la fortuna, ma ci siamo, questo è sicuro.

Nella gara olimpica di Parigi la Ferrand Prevot ha completato il suo palmarès sulla mtb, dove ha vinto tutto
Nella gara olimpica di Parigi la Ferrand Prevot ha completato il suo palmarès sulla mtb, dove ha vinto tutto
Viste le sue caratteristiche, meglio per lei la Roubaix di domani o le Ardenne?

A dire il vero, penso entrambe. Penso che possa emergere ovunque. Lei sa “sentire” il pavé e leggerlo, allora può essere molto brava. Tecnicamente è brava in bici, mentalmente è forte ed è quello che serve per vincere, ma d’altra parte è anche molto brava in salita, quindi direi che è molto completa e può emergere ovunque. Il punto è che vogliamo vedere dove è più adatta, ma per ora penso che sia così completa da poter fare entrambe le cose.

La francese ha detto di volersi concentrare solo sulla strada. Da quel che sai, la mountain bike è parte del passato o potrebbe tornare a correre entrambe, magari per le prossime Olimpiadi?

Non credo. Penso che la mountain bike sia qualcosa del passato. E il motivo per cui lo dico è che nella mountain bike lei ha conquistato tutti gli obiettivi, mentre ne ha raggiunti alcuni anche nelle gare di ciclismo su strada. E’ diventata campionessa del mondo. Ha vinto le classiche. L’unica cosa che le manca nel palmarès è il Tour de France. E’ per questo che sta lavorando: ci siamo dati tre anni per raggiungere l’obiettivo. Fino a quel momento non gareggerà più in mountain bike.

Rutger Tijssen, direttore sportive del team femminile della Visma-Lease a Bike
Rutger Tijssen, direttore sportive del team femminile della Visma-Lease a Bike
La sua esperienza che peso può avere nel vostro team e che legame c’è con le giovani più in vista come Wolf e Bunel?

Quello che porta con sé è la sua grande esperienza, ovviamente. Quello che si nota è che, come una biker, è davvero ben preparata quando si tratta di affrontare una gara. Quindi vuole fare una ricognizione. Vuole conoscere il programma di gara in tempo. E’ metodica. Discute e stabilisce una strategia di gara. E questo è qualcosa che si può davvero trasmettere ai giovani ciclisti, nella loro mente: se vogliono diventare dei buoni atleti, devono essere ben preparati per tutto ciò che li aspetta. E più lo si fa prima delle gare, meglio è. Ti racconto un aneddoto…

Dì pure…

Per 2 giorni ha percorso il tracciato della Roubaix su Strava. Due o tre settimane prima della corsa. Per accumulare sensazioni, esperienza, farsi un’idea. Ed è questa la differenza tra la mountain bike e le gare su strada: nella mountain bike vai a un evento. Vedi il percorso, lo riempi, analizzi i salti, analizzi tutti i rock garden e poi vai in gara. Su strada sta portando la stessa filosofia, anche attraverso i mezzi virtuali a disposizione. Nella nostra squadra è un esempio molto prezioso.

Una giornata all’insegna del ciclocross insieme a Martina Fidanza

24.01.2025
5 min
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Capita, durante il ritiro di gennaio, di essere vicini a Benidorm, dove si è corsa una tappa di Coppa del mondo di ciclocross. Allora, visto che le tue compagne saranno impegnate sullo sterrato di questa cittadina a sud della Spagna, decidi di andare a vederle. In poche parole questo è ciò che è capitato alle ragazze della Visma Lease a Bike e a Martina Fidanza. Da qualche foto social abbiamo visto l’entusiasmo e i sorrisi delle atlete del team olandese. Così siamo andati da Martina Fidanza per farci raccontare l’esperienza vissuta. 

«Eravamo in ritiro – spiega mentre si dirige in macchina verso la sede di Nimbl – e sapevamo che le nostre compagne sarebbero state impegnate nella tappa di coppa del mondo a Benidorm. Margaux (Vigie, ndr) ha organizzato la trasferta, chiedendo prima ai diesse e ai manager. Avevamo quattro ragazze del team che avrebbero corso: Van Empel, Marianne Vos, Viktória Chladonova e Imogen Wolff. Volevamo essere presenti per supportarle».

Nei giorni della tappa di coppa del mondo di Benidorm Martina Fidanza e compagne si trovavano in ritiro a Gandia
Nei giorni della tappa di coppa del mondo di Benidorm Martina Fidanza e compagne si trovavano in ritiro a Gandia

Il viaggio

In pochi giorni, se non ore, tutto era pronto e organizzato. Dal ritiro di Gandia allo sterrato di Benidorm, per una giornata all’insegna del ciclocross.

«Avevamo studiato bene il programma – dice Martina Fidanza – ed era abbastanza stressante. L’idea iniziale era quella di andare a vedere anche la gara degli uomini, ma la giornata diventava troppo lunga. Per fortuna la gara capitava in un momento comodo del ritiro, tanto che siamo riusciti a incastrare lì il giorno di riposo. Abbiamo preso due macchine, una la guidava la nutrizionista del team, e siamo partite. Appena finita la corsa delle nostre compagne ci siamo rimesse in viaggio, così da essere in hotel per le 17 e fare un paio di ore di riposo».

Che te ne pare dell’atmosfera si respira nel ciclocross?

E’ molto bella. Per le nostre compagne averci lì a bordo pista voleva dire avere una spinta in più, glielo si leggeva negli occhi ogni volta che passavano davanti alla nostra postazione. Quando ero piccola, da esordiente, ho corso per due anni nel ciclocross e mi ricordavo fosse un mondo divertente. Però non ero mai stata a una gara di Coppa del mondo. Non mi aspettavo che ci fosse così tanta gente. Solo per trovare spazio intorno al percorso ci siamo dovute impegnare.

Dalle foto abbiamo visto che vi siete anche attrezzate per il tifo…

Ognuna di noi ha deciso un po’ come fare per dare sostegno, in due si sono messe un costume: una da apicoltore e l’altra da ape. Altre avevano delle campane. Il tutto per farci riconoscere. A me è bastata la voce, sicuramente mi hanno sentita (ride, ndr). 

Erano quattro in totale le ragazze in gara della Visma, qui in foto Imogen Wolff
Erano quattro in totale le ragazze in gara della Visma, qui in foto Imogen Wolff
Le quattro che hanno corso erano con voi in ritiro a Gandia?

Sì. Per questo siamo venute a conoscenza della gara e abbiamo deciso di andare. Loro quattro sono partite il giorno prima verso Benidorm e hanno dormito lì. 

Avete fatto delle domande prima di partire?

Durante i giorni di ritiro eravamo curiose, chiedevamo loro se il percorso fosse di loro gradimento. Poi mentre si svolgeva la gara ci facevamo un po’ di domande tra di noi a bordo del tracciato. Tra chi corre solo su strada e chi anche su pista non conoscevamo esattamente le dinamiche del ciclocross. Quando Fem (Van Empel, ndr) era davanti da sola ci chiedevamo se avesse aspettato Marianne (Vos, ndr) per andare insieme all’arrivo. 

Le ragazze della Visma si sono organizzate per la trasferta, portando anche dei costumi: ape e… apicoltrice
Le ragazze della Visma si sono organizzate per la trasferta, portando anche dei costumi: ape e… apicoltrice
Invece?

Non lo ha fatto. Ma direi che nel ciclocross non c’è tanta tattica. O per lo meno, non di squadra. Ognuna imposta il suo ritmo e fa la sua gara. 

Una volta tornate avete parlato con loro?

Abbiamo chiesto dei feedback sul percorso. Ci hanno risposto che era un po’ diverso dai classici sterrati del ciclocross. Era più da gravel a detta loro, per questo si sono trovate avvantaggiate. 

Una delle cose che ha colpito maggiormente Martina Fidanza è la grande affluenza di pubblico
Una delle cose che ha colpito maggiormente Martina Fidanza è la grande affluenza di pubblico
Cosa ti ha colpito di più delle dinamiche di questa disciplina?

La partenza, quasi scioccante. Partono fortissime e sono davvero tante. Viktória (Chladonova, ndr) ha perso posizioni all’inizio a causa di due che si sono toccate, nonostante ciò è arrivata decima al traguardo. Terza tra le under 23. Mi ha impressionato quanto sia importante partire bene. Nonostante tutto è comunque arrivata tra le prime dieci. Vederla rilanciare, recuperare e sorpassare è stato molto emozionante. 

Poi in spazi così stretti…

E’ importantissimo anticipare e correre davanti. La differenza di fatica tra le prime tre e le altre deve essere tanta. In quel percorso poi si formavano trenini da dieci atlete, l’ultima all’uscita delle curve prendeva delle “frustate” incredibili. Se ti metti davanti, invece, imposti il tuo ritmo e stai un pochino più tranquilla. 

Martina Fidanza: ora i mondiali su pista, poi la Visma

24.09.2024
4 min
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Una delle prime novità per la stagione 2025 riguarda Martina Fidanza, l’atleta bergamasca passerà infatti alla Visma Lease a Bike Women. Un contratto biennale che chiude la sua esperienza alla Ceratizit, formazione tedesca che negli anni è cresciuta fino ad arrivare nel WorldTour proprio nel 2024. Per Martina Fidanza, alle prese con la convalescenza dopo un incidente in allenamento, la chiamata dello squadrone olandese arriva dopo stagioni in costante crescita

«La convalescenza – dice da casa Martina Fidanza – è più dura del previsto a causa della rottura del gluteo. Ci metterà un po’ a recuperare e il mondiale di pista è dietro l’angolo, manca un mese. Riesco a uscire in bici, ma in maniera blanda, massimo un’ora e mezza a ritmi bassissimi. Giusto per girare le gambe. Oggi ad esempio sono rimasta totalmente ferma».

A inizio settembre si era detta felice per il finale di stagione, pochi giorni dopo è arrivato l’incidente che l’ha fermata (foto Instagram)
A inizio settembre si era detta felice per il finale di stagione, pochi giorni dopo è arrivato l’incidente che l’ha fermata (foto Instagram)

Lo scorrere del tempo

Per Martina Fidanza la stagione è iniziata presto, anzi prestissimo, con gli europei su pista il 10 gennaio. E’ poi proseguita con gli impegni su strada e le Olimpiadi di Parigi. 

«Sono passata dal vedere i mondiali su pista come un obiettivo lontano nel tempo – spiega – al vederli arrivare velocemente e non riuscire ad essere pronta come desidero. Sicuramente darò il massimo, ma il muscolo sarà al massimo delle prestazioni a metà ottobre. Nel mentre dovrò lavorare a regimi minori, onorerò l’impegno, chiaro che dispiace arrivare così. L’ufficialità della firma con la Visma è arrivata tre ore prima dell’incidente, pensare che una notizia così bella sia stata smorzata da questo evento dispiace, rimane però la felicità e l’orgoglio del traguardo raggiunto».

Come trascorri i tuoi giorni a casa?

Cerco di tenere la mente occupata, faccio dei sudoku, mi piacciono e per un po’ non penso ad altro che ai numeri. Poi guardo serie tv, mi sto appassionando a una serie crime, cercare di scoprire il colpevole e risolvere i casi è una bella prova. Infine vedo i miei amici, sto con il gatto e il mio fidanzato. 

Come è arrivato l’interesse degli olandesi?

La Visma cercava una velocista giovane da affiancare a quella che già hanno in rosa. La Vos fa un altro tipo di calendario, servivano due velociste pure. Non mi ritengo una delle più forti in gruppo, però ho dimostrato di avere del potenziale e la squadra l’ha notato. E’ una cosa che mi fa parecchio piacere. Dal Thuringen ho fatto vedere le mie qualità e le due vittorie mi hanno dato una bella spinta. 

Intanto su strada sono arrivate tre vittorie stagionali, due al Lotto Thuringen Tour
Intanto su strada sono arrivate tre vittorie stagionali, due al Lotto Thuringen Tour
Che contatti avete avuto?

Per prima cosa abbiamo fatto una videochiamata dove mi hanno presentato la squadra e hanno capito che tipo di persona sono. L’interesse è stato subito reciproco e dopo siamo passati al condividere i dati e le varie cose tecniche. La proposta ufficiale mi è arrivata dopo le Olimpiadi, la firma, invece poco prima di metà settembre. 

Li hai incontrati anche di persona?

Sono andata in Olanda nella sede principale per conoscere lo staff e il personale. E’ una struttura impressionante, una quantità di bici inimmaginabile. Mi sono sentita subito coivolta, anche perché ho camminato tra le varie maglie e bici dei campioni. Passeggiare e vedere i vari peluche e trofei del Tour conquistati da Marianne Vos o la bicicletta di Van Aert fa emozionare. Sono la prima atleta italiana a far parte del team femminile, è una bella responsabilità, ma non mi pesa.

Risultati che le hanno aperto le porte della Visma Lease a Bike Women, nella quale correrà nel biennio 2025-2026
Risultati che le hanno aperto le porte della Visma Lease a Bike Women, nella quale correrà nel biennio 2025-2026
Quali ambizioni ti poni per la nuova avventura?

Crescere ancora e fare un ulteriore salto di qualità. Voglio essere all’altezza della squadra in cui correrò, direi che cercare di vincere la prima gara di categoria WorldTour può essere un bell’obiettivo. 

Hai parlato della pista?

Ci siamo subito detti dell’importanza della doppia attività e del valore che per me ha la pista. Li ho trovati assolutamente d’accordo e sono disponibili per creare un calendario ideale per le mie caratteristiche e ambizioni. 

Non resta che farti un imbocca al lupo per una pronta guarigione e questa nuova avventura.

Crepi!