Sorprendentemente comodo, provato il Vision Metron 5D Evo

06.05.2025
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Il Vision Metron 5D Evo è il risultato di un’evoluzione lunga oltre sette stagioni. Integrato sì, ma anche ergonomico, aerodinamico, oggettivamente bello e gratificante. Allo sguardo “completa” l’avantreno della bici, ma il suo marchio di fabbrica (in fatto di design) è l’arcuatura di 10° che volge in avanti. Immagine o soluzione tecnica?

Nasce come un fattore tecnico tutto da argomentare, diventa con il tempo parte del DNA di Vision. L’abbiamo provato e queste sono le nostre considerazioni.

Ben Healy usa il Metron 5D Evo large da 38. Qui all’ultima Liegi-Bastogne-Liegi
Ben Healy usa il Metron 5D Evo large da 38. Qui all’ultima Liegi-Bastogne-Liegi

I numeri del Vision in test

Abbiamo provato la versione L (large, ovvero con una sezione piatta larga 40/45 millimetri) con una larghezza superiore di 380 millimetri (stretto e moderno, se contestualizzato alle tendenze attuali). E’ un manubrio tutto in carbonio monoblocco, compatto, con 125 millimetri di drop e 80 di reach. I terminali della curva non sono corti, fattore molto apprezzabile e sfruttabile nell’ottica di un comfort inaspettato a questo livello di componenti.

Abbiamo rilevato un valore alla bilancia di 318 grammi (solo manubrio). Non in ultimo, rispetto alla versione precedente, il nuovo Metron 5D Evo ha ridotto di ben 15 millimetri lo stack superiore (misurato sul retro dell’attacco manubrio), riducendo ingombri e volumi, migliorando l’impatto frontale, che si traduce (visivamente) con un angolo positivo dello stem.

Perché l’angolo in avanti?

Lo abbiamo chiesto direttamente a Vision-FSA, nello specifico ad Alessandro Ghislandi, Media & Event Specialist dell’azienda. «L’apertura di 10° – spiega – è ormai una caratteristica ergonomica che, da parecchi anni, contraddistingue i manubri Vision. Permette al rider di mantenere a 90° l’angolo d’impugnatura in presa alta, quell’angolo che si crea tra manubrio ed avambraccio.

«C’è un duplice beneficio – prosegue Ghislandi – maggior comfort con le mani in presa alta, ad esempio in salita, aiutando a mantenere un assetto naturale delle braccia. E poi si può sfruttare una maggiore efficacia in fase di tiro, ovvero quando si tende a tirare il manubrio verso il corpo. Inoltre è da considerare una posizione in sella che è cambiata molto negli ultimi 5/10 anni. I corridori utilizzano dei setting in sella più corti/compatti, con un arretramento quasi negativo e braccia meno estese. Il disegno del 5D Evo segue esattamente le nuove tendenze».

Alessandro Ghislandi di Vision (foto Roofowler-BCA)
Alessandro Ghislandi di Vision (foto Roofowler-BCA)

Sagomato e con poco flare

Come accennato in precedenza, l’angolo di 10° che si apre in avanti è un marchio di fabbrica, ma non c’è solo questo. Tutta la parte superiore del manubrio è arrotondata, senza spigoli e le mani ringraziano anche quando si pedala per tanti minuti in salita con la presa alta. Vicino all’attacco il volume è maggiore. Man mano che l’angolo si apre il manubrio diventa più magro, fino ad arrivare alla curva. I due lati esterni adottano delle svasature piatte che agevolano il palmo delle mani quando si è in presa ribassata, mentre il flare è contenuto, solo 5 millimetri per lato. Di fatto il manubrio Vision Metron 5D Evo (la misura in test) raggiunge una larghezza massima inferiore di 390 millimetri.

Colpisce per le tante soluzioni che possono trovare le mani, i polsi ed i diversi gradi di estensioni delle braccia. In ogni punto del manubrio c’è sempre un alloggio ottimale, leve dei freni e pulsanti non risultano mai eccessivamente distanti e la connessione con la sezione superiore dei manettini offre tanto appoggio al polso. Ecco perché lo abbiamo definito comodo.

In conclusione

698 euro per un manubrio sono un bel gruzzolo ed a nostro parere è necessaria un precisazione. Il Vision Metron 5D Evo è ben oltre l’upgrade e la pura gratificazione personale, perché è al pari di uno Step3 in una vettura da rally. Il nuovo Vision è un manubrio integrato per specialisti, dedicato a chi vuole unire un “impatto estetico non convenzionale” ad efficienza e rigidità, senza sacrificare il comfort totale del mezzo meccanico.

A dispetto della sua ergonomia, che al primo impatto visivo risulta arzigogolata, il 5D Evo è immediato e tanto sfruttabile fin dalle prime ore di sella. Come tutti i componenti super tecnici, per poterlo sfruttare al pieno delle potenzialità è fondamentale scegliere la misura e la taglia corrette, rispettando le caratteristiche fisiche ed il proprio stile di guida della bici. E poi: un manubrio integrato di questa categoria che è disponibile in 22 misure differenti (tanta roba) ed è compatibile con tutti i telai di nuova generazione presenti in commercio. Non sono dettagli banali e ampliano l’utilizzo/sfruttabilità di questo componente ben architettato.

Vision

Nuove Vision Metron RS, il tassello del segmento racing series

25.03.2025
7 min
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MASSA MARITTIMA – RS di Vision è l’acronimo che identifica il segmento di ruote sviluppate per la competizione. A questo si unisce l’iconico nome Metron, sinonimo del massimo studio in fatto di aerodinamica. Vision è tra i pochissimi produttori al mondo a realizzare internamente l’intero processo, dalla bozza al prodotto finito. Abbiamo iniziato a studiarle e provarle in occasione di BCA – Bike Connection Agency, incontro fra aziende e stampa specializzata che si è tenuto in provincia di Grosseto.

Le nuove ruote Vision entrano nel catalogo con due profili, da 45 e 60 millimetri, hanno entrambe il cerchio full carbon e portano in dote l’ultima evoluzione del mozzo P.R.S. E soprattutto i raggi in carbonio. Vediamole nel dettaglio e i primi feedback del test in anteprima.

Nuove Vision Metron RS, esempio di design, performance e tecnologia della ruota
Nuove Vision Metron RS, esempio di design, performance e tecnologia della ruota

Come si posizionano le nuove Vision

Prima di snocciolare le caratteristiche tecniche, è opportuno identificare il posizionamento delle Metron RS. Per quanto concerne l’ASTM (American Society Testing Materials), le RS sono di livello 2, ovvero rientrano nella categoria super performance, con un’affidabilità superiore che strizza l’occhio anche ad una sorta di light gravel (inteso ad esempio, come strade bianche, dove sono state utilizzate in segreto).

Le due versioni hanno il cerchio full carbon (rinnovato il processo di laminazione della fibra e applicazione delle grafiche, per limare sul peso), per entrambe il canale interno largo 23 millimetri. Sono tubeless ready con predisposizione anche al copertoncino, significa che hanno il cerchio hooked (non sono hookless). Il design e le performance delle Metron RS sono state finalizzate nella galleria del vento di San Diego (USA).

Ci sono i raggi in carbonio

Le 60 hanno il cerchio largo 33 millimetri, le 45 hanno una larghezza massima di 31,1, sono entrambe piuttosto panciute. Hanno i mozzi P.R.S. in alluminio e di ultima generazione. Hanno una sorta di profilo asimmetrico/svasato a V. Il mozzo posteriore è stato pensato per offrire la massima efficienza e velocità d’ingaggio del sistema dentato. Il meccanismo interno ha ben 72 denti, 5° l’angolo di lavoro e tutto è lavorato CNC (molto più durevole rispetto alle generazioni con 54 denti). Le sfere sono ceramiche. La compatibilità del mozzo posteriore è per Shimano e Sram.

La grande novità arriva dall’impiego dei raggi in carbonio con una sorta di forma a T dalla parte del cerchio, a testa dritta verso le flange del mozzo. In particolar modo la forma a T è mirata ad azzerare il problema della rotazione dei raggi (raggio e nipplo non sono incollati, ma sono uniti meccanicamente). Sono montati e caricati/registrati con una cura artigianale, sono 20 per l’anteriore, 28 per la posteriore con incrocio in seconda. Hanno un profilo piatto/aerodinamico e rispetto a raggi di pari categoria in acciaio sono più leggeri di 2,4 grammi per ogni singolo pezzo. L’utilizzo dei raggi in carbonio ha fatto cambiare il processo di costruzione del cerchio. I fori dedicati ai nippli (esterni) non sono ottenuti per estrusione. E’ il nuovo disegno dello stampo che permette di avere una sorta di blocco unico, con il carbonio che non ha interruzione delle fibre.

A destra il disegno del nuove cerchio RS, dove i fori sono parte integrante dello stampo
A destra il disegno del nuove cerchio RS, dove i fori sono parte integrante dello stampo

Le prove in galleria del vento

Le Vision Metron RS, sia le 45 che le 60 millimetri sono state utilizzate con un doppio setting di pneumatici, da 28 e 30 millimetri. Nella prima situazione è stata usata una pressione di 4,13 bar, per le 60 3,9 bar. Ben sette le diverse angolazioni, da 0,5 a 20°.

Per quanto concerne i dati rilevati all’interno della galleria del vento, le RS mostrano un’efficienza superiore alle top di gamma SL e mostrano una resistenza ridotta quando impattano con l’aria. Le nuove Vision Metron RS si posizionano al di sopra delle attuali SL, che saranno mantenute in catalogo almeno per tutto il 2025.

Giorgio Marra di Vision (foto MirrorMedia)
Giorgio Marra di Vision (foto MirrorMedia)

Ruote già vincenti

Vision Metron 45 RS hanno un valore dichiarato alla bilancia di 1.290 grammi al paio, mentre le 60 pesano 1390 grammi. I prezzi di listino rispettivamente di 3.109 e 3.179 euro, che fanno rientrare queste ruote in un segmento d’elite.

«Queste ruote – ci racconta Giorgio Marra del reparto marketing di Vision – sono state consegnate ai diversi team sponsorizzati fin dal mese di novembre (sono fra le altre le ruote della XDS-Astana e della Ef Education-Easy Post, ndr). L’obiettivo era quello di far lavorare intensamente gli atleti fin da subito, di far capire il prodotto e di prendere le giuste misure in termini di binomio ottimale ruota/pneumatico. In questo inizio di stagione, le nuove Metron RS hanno vinto in diverse occasioni e contesti differenti.

«Vision Metron RS è anche una sorta di conferma dell’evoluzione delle ruote e non si tratta esclusivamente dei raggi in carbonio, plus davvero importante, ma di creare sempre il match perfetto con gli pneumatici che hanno sezioni sempre maggiori. Vision è in prima fila, grazie alla collaborazione attiva con team differenti, che usano brand diversi di pneumatici».

I nostri primi feedback

Nel corso delle giornate di BCA a Massa Marittima, dove le ruote Vision sono state presentate in anteprima alla stampa internazionale, abbiamo avuto l’occasione di percorrere un centinaio di chilometri (totali), con il profilo da 60 e da 45. Una sorta di confronto, dove la ruota da 45 diventa una conferma, leggera e briosa, agile e perfetta con il tubeless da 30. Tanto reattiva e immediata nelle risposte, per nulla estrema.

Ci ha colpito in modo positivo e quasi inaspettato il profilo da 60, una “ruotona” solo in fatto d’impatto estetico. Velocissima quando l’andatura va oltre i 40 chilometri orari, la ruota sembra fornire un aiuto alla spinta e non subisce il vento laterale, fattore che gli permette di essere affidabile prima di tutto, sfruttabile anche da corridori leggeri. Sorprende quando la strada sale, perché non trasmette nessuna sensazione relativa alla massa rotante “pesante” della ruota. Di certo impegnativa in discesa, meno rispetto al lecito immaginabile. Vision Metron RS è ruota da agonista in chiave moderna.

Vision

Drali Opale, come una granturismo da 600 cavalli

07.01.2025
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Il test completo della Drali Opale, una bici che sorprende per rigidità (soprattutto) dell'avantreno e per un'efficienza generale di altissimo livello. Questa bici, completamente fatta in Italia (non è monoscocca) ha questa sorta di contrasto tra l'impatto estetico, quasi minimale, elegante e raffinata, con uno slooping non marcato e una resa tecnica che piacerebbe tanto agli appassionati di agonismo. La nostra prova si è conclusa in una giornata con tanta neve.

Drali Opale, una bici che sorprende sotto molti (tutti) i punti vista e dove l’estetica, elegante e raffinata diventa una sorta di fiocco regalo per un mezzo che mette sul piatto delle prestazioni super.

La sua essenzialità estetica cela un carattere pieno, sostanzioso e deciso, perentorio a tratti, soprattutto in tutto quello che è il comparto dell’avantreno. Drali Opale una bici fatta bene e da corridore vero.

Bicicletta davvero gratificante ovunque
Bicicletta davvero gratificante ovunque

La Drali Opale del test

Una sorta di misura 53, considerando che la Opale viene fatta e cucita anche su misura. La nostra in test è caratterizzata da uno sloping appena accennato, con un’orizzontale a 52,5 centimetri rilevati, un piantone a 48 e uno sterzo a 13. Il carro posteriore è lungo 41,2 centimetri. Anche la forcella è una full carbon, non ha steli dritti, sono leggermente ricurvi anche se la linea di guida è perfettamente dritta sul profilato dello sterzo, quest’ultimo con volumi oversize.

Il manubrio integrato è il Vision 5D, il reggisella è tutto in carbonio (rotondo con diametro da 27,2 millimetri), sella di Selle Italia SLR Kit carbonio. Il pacchetto trasmissione è Shimano Dura Ace 52-36×11-30. Le ruote sono le DT Swiss ERC 1400 Dicut, gommate con i copertoncini Vittoria da 28. Il peso rilevato è di 7,2 chilogrammi (senza pedali). Il prezzo di listino del kit telaio è di 5.600 euro.

In salita

Tutto pepe e pur confrontandosi con biciclette più leggere, a nostro parere proprio la salita è la situazione dove si esprime al 101%. O meglio, la Opale è dedicata a chi ama alzarsi spesso in piedi sui pedali, tirare con forza il manubrio e “maltrattare” la bici con andature al limite dello stile ortodosso. Davanti è super rigida, estremamente stabile e granitica. Quando si pedala da seduti si sente la differenza tra l’avantreno ed il posteriore, quest’ultimo più morbido (non molle).

Il telaio è una sorta (argomentando la resa tecnica) di scaletta, rigido davanti, bello sostenuto nel mezzo (non estremo), più elastico in tutto quello che è il carro. Da considerare le ruote in dotazione, le ERC, fluide e veloci, ma non estreme in fatto di rigidità.

Molto rigida sull’anteriore e anche parecchio stabile
Molto rigida sull’anteriore e anche parecchio stabile

In discesa

Va tenuta ed assecondata, velocissima nei cambi di traiettoria, anche quelli fatti all’ultimo momento. E’ un proiettile che non ha paura di nulla e nonostante la rigidità anteriore argomentata in precedenza non vibra, non perde mai di precisione e si guida davvero bene. Però non va lasciata, grazie alle sue caratteristiche corsaiole per nulla celate.

E’ una di quelle bici da controllare anche grazie alla modulabilità dell’impianto frenante, pelando il disco e aiutando la guida con eventuali correzioni che si ottengono con il posteriore. Non è una bici aero, ma ha una rapidità di raggiungere le andature elevate davvero sorprendente.

Pianura e vallonati

Riprende le performance descritte in precedenza, tra salita e discesa, con il vantaggio che prende velocità in un amen e alla minima sollecitazione. E’ una di quelle biciclette che si possono plasmare anche grazie alle ruote, ma a nostro parere non devono essere previsti cerchi eccessivamente alti e rigidi. Il risultato potrebbe essere controproducente in fatto di guidabilità nei contesti più tecnici.

Opale è complessivamente rigida e adottare delle ruote che sono una sorta di via di mezzo tra scorrevolezza e comfort è di fatto la soluzione migliore.

Il nostro test si è concluso sulla neve, non ci siamo risparmiati
Il nostro test si è concluso sulla neve, non ci siamo risparmiati

In conclusione

Si, ci aspettavamo una bici da agonista, spinta a livelli molto alti e con pochi compromessi. Siamo comunque rimasti sorpresi dalla sua efficienza, dalla sostanza che mostra in ogni situazione e da questo carattere che non ha punti deboli. Ci piace argomentare un bel prodotto Made in Italy che fa collimare artigianalità, eleganza e cura del dettaglio, ad una resa tecnica superlativa.

Il valore aggiunto è proprio l’impatto estetico di una bici che non ha tempo, la si guarda oggi con delle emozioni che rimarranno tali anche a distanza di tempo. Il prezzo della Drali Opale è d’elite, 5.600 euro per il kit telaio sono una bella cifra, ma comunque in linea con una bicicletta fatta a mano in Italia, di qualità sartoriale e con materie prime di qualità.

Cicli Drali Milano

Mark Cavendish in visita al quartier generale FSA e Vision  

06.12.2024
3 min
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Mark Cavendish ha recentemente visitato la sede centrale, il quartier generale taiwanese, di FSA e Vision, trasformando una semplice giornata di lavoro in una occasione indimenticabile di pura passione per tutti coloro che hanno avuto modo e piacere di poterla vivere. 

Il campione britannico si è dunque reso protagonista di un evento straordinario, culminato con la consegna di un premio speciale in riconoscimento della sua leggendaria carriera, terminata proprio quest’anno dopo aver colto il record di trentacinque vittorie di tappa al Tour de France. 

Il premio è stato consegnato al velocista britannico direttamente da Claudio Marra, il Vicepresidente Globale di FSA-Vision: un riconoscimento molto importante per celebrare i successi che lo stesso Cavendish è stato capace di ottenere nel corso della sua lunga carriera da professionista, scrivendo tra l’altro alcune delle pagine più emozionanti nella storia del ciclismo mondiale. Questo momento celebrativo ha rappresentato il culmine della giornata, testimoniando l’ammirazione e il rispetto che Cavendish ha guadagnato dai fan e dagli addetti ai lavori di tutto il mondo.  

Il velocista britannico alle prese con una ruota
Il velocista britannico alle prese con una ruota

Una questione di dettagli

Un altro passaggio importante della visita è stato l’incontro con alcuni tifosi locali del corridore e con una selezione di rivenditori ufficiali Vision della stessa regione asiatica. Cavendish ha avuto l’opportunità di interagire direttamente con la comunità ciclistica, consolidando il legame con i suoi sostenitori e condividendo la sua visione per il ciclismo del futuro. 

In particolare, i rivenditori che avevano acquistato le ruote in edizione limitata Vision Metron 60SL-35 TDF LTD hanno potuto incontrare Cavendish di persona e ricevere una sua (preziosissima) maglia autografata. Questo gesto ha aggiunto un tocco davvero molto personale all’evento, sottolineando l’importanza di una collaborazione estremamente profonda con i partner locali.  

La giornata si è poi conclusa con una visita speciale all’interno dello stabilimento FSA e Vision, dove Cavendish ha voluto ringraziare personalmente il team che ha contribuito allo sviluppo del modello personalizzato di ruote (senza dimenticare il manubrio Vision Metron 5D Evo…) utilizzato durante la sua vittoria nella quinta tappa del Tour de France 2024: la numero trentacinque! Durante questa visita, il Cavendish ha espresso il proprio apprezzamento per l’attenzione ai dettagli e la dedizione degli operai, due elementi chiave che hanno reso possibile e contribuito al successo.

Lavoro di squadra e innovazione  

La giornata di visita di Mark Cavendish presso il quartier generale FSA e Vision ha rappresentato non solamente un tributo ufficiale alla grande carriera agonistica del corridore inglese, ma anche un riconoscimento del lavoro collettivo che ha permesso di raggiungere traguardi straordinari.

La visita in azienda ha evidenziato inoltre il valore della collaborazione e della attenzione che caratterizzano ogni singolo prodotto FSA e Vision, ispirando inoltre il pubblico presente e consolidando il legame tra innovazione e successo sportivo.  Senza alcun dubbio, Mark Cavendish, con il suo esempio e con la sua grande carriera, ha lasciato un segno indelebile nel cuore di chi ha potuto partecipare a questa giornata speciale.

FSA

Vision

Nuovo Vision Metron 5D Evo, il gamechanger degli integrati

13.03.2024
4 min
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Vision lancia ufficialmente l’evoluzione del suo manubrio integrato di altissima gamma, uno degli integrati maggiormente richiesti anche in ambito professionistico. Vide la luce nel 2017: la prima versione di un cockpit integrato che ha cambiato le carte in tavola, grazie alla sua aerodinamica, alla sua ergonomia e quell’angolo di 10° aperto verso l’avantreno.

Marzo 2024, ecco il nuovo Evo: un manubrio che anche di recente ha primeggiato in alcune delle competizioni WorldTour più ambite: la Tirreno-Adriatico. Si, è il manubrio utilizato da Vingegaard sulla Cervélo R5. Entriamo nel dettaglio del nuovo Metron 5D Evo.

Vingegaard lo monta sulla R5 (foto Vision)
Vingegaard lo monta sulla R5 (foto Vision)

Stessa famiglia, ma più leggero

Il valore alla bilancia dichiarato è di soli 320 grammi (misura 110×42): un peso contenuto che comporta un’elevata rigidità, peculiarità che da sempre caratterizza il Metron. Ma non è solo una questione di grammi, perché anche l’ergonomia ricopre un ruolo di primaria importanza nello sviluppo del nuovo cockpit di Vision. Il nuovo Metron 5D è disponibile in due misure per quanto concerne la sezione superiore. Evo L e Evo XL, il secondo ha una superficie di appoggio maggiorata, ma non cambia il disegno e la sagoma.

Più asciutto e magro

Si nota in particolare sulla sezione frontale, con una superficie che è stata ridotta (in particolar modo nella parte centrale) rispetto alla versione precedente. Anche la zona dedicata allo stem (integrato) è stata cambiata, con una abbassamento dello spessore (stack) che ora è di soli 40 millimetri (in precedenza era 54,6). Significa una riduzione del peso, significa un’efficienza aerodinamica migliorata, il tutto senza sacrificare la rigidità e con un angolo dell’attacco manubrio di 6°.

Il nuovo Metron 5D Evo ha mantenuto l’apertura frontale di 10°, ha un drop ed un reach rispettivamente di 125 e 80 millimetri ed è compatibile con le serie sterzo ACR, per un’integrazione totale delle guaine. Inoltre ha una svasatura di 5 millimetri dei terminali bassi della piega.

Otto taglie in totale

Le misure sono quattro per la versione XL e quattro per la L (tutte mantengono i 6° dello stem). La XL va da una lunghezza dello stem di 110 millimetri, fino alla 140, con larghezze di 42 e 44 centimentri centro/centro. Evo L invece va dai 90, fino ai 120 millimetri, con larghezze della piega compreese tra i 38 e 42 centimetri (sempre centro/centro). Per tutti c’è la finitura 3K, con un nero, tono su tono per le grafiche.

Per il nuovo Metron 5D Evo sono state disegnate delle nuove basi di appoggio per le serie sterzo (di soli 12 grammi ciascuna), costruite grazie alla tecnologia 3D. Il prezzo di listino del nuovo Vision è di 698 euro, come per il modello precedente.

Vision

Metron Track, nato per corsa a punti, scratch e madison

18.08.2023
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Lo abbiamo visto in azione ai mondiali in pista di Glasgow, anche se il divieto di entrare nei box delle squadre ci ha privato della possibilità di vederlo da vicino. Per cui abbiamo fatto di tutto per correre ai ripari ora che i mondiali sono finiti e c’è stato il tempo per approfondire il nuovo manubrio Metron Track.

La presa dei cornetti avviene con anulare e mignolo, in modo che l’atleta possa poggiare il palmo della mano e abbassarsi
La presa dei cornetti avviene con anulare e mignolo, in modo che l’atleta possa poggiare il palmo della mano e abbassarsi

Come leve dei freni

Il nome non lascia scampo a dubbi: si tratta di un accessorio che appartiene alla grande famiglia Vision e già questo fa pensare che dietro ci sia un gran lavoro in termini di costruzione e aerodinamica, dovendo consegnare ai pistard un manubrio rigido e anche filante, in osservanza per giunta ai regolamenti UCI.

Con un diametro del morsetto di 31,8 millimetri, il manubrio ha larghezza di 365 per un peso di 310 grammi e si fa notare per il disegno che offre delle appendici che ricordano la parte superiore delle leve dei freni cui gli atleti possono “aggrapparsi” nei momenti di massima sollecitazione.

Il disegno blu è quello della versione da strada, in verde il Metron Track
Manubrio pista Metron Track, Vision

Dalla strada alla pista

In origine c’è stato lo studio su strada, vista la grande esperienza di Vision nella realizzazione di manubri da crono, e da qui Metron Track è stato fornito ai pistard per lo sviluppo di un’ergonomia e un’aerodinamica a parte, per dare il meglio di sé nelle corse di endurance, come la corsa a punti, lo scratch e la madison.

Avendo come base l’impostazione delle corse di gruppo, anche il suo disegno asseconda le necessità di un atleta che deve stare chiuso e raccolto, ma al tempo stesso ha la necessità di… spalmarsi sulla bici per le azioni più prolungate. Ecco allora che il disegno di Metron Track segue quello del Metron 4D e del 5D, cercando andare incontro alla necessità di maneggevolezza della pista.

Tre vantaggi

I risultati conseguiti sono sostanzialmente tre. La riduzione della larghezza del manubrio, che consente una migliore aerodinamica. Una migliore presa grazie all’applicazione di strisce che aumentano il grip (decal di silicone e finiture tipo sabbia). Infine il volume ridotto delle estremità consente agli atleti di stringere i due “cornetti” con l’anulare e il mignolo, consentendo l’appoggio più aerodinamico al resto della mano.

Il manubrio Metron Track sembra aver davvero incontrato il favore degli atleti. In questa fase di pieno sviluppo sulla via di Parigi 2024, aver messo al sicuro il manubrio è già un bel punto di partenza. Il Metron Track è in vendita a 469 euro (Iva inclusa).

Vision

Quelle ruote tutte nere che hanno invaso il gruppo

20.08.2021
4 min
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Succedeva negli anni Novanta ed era un po’ uno spasso e un po’ una condanna al silenzio. Sui telai c’era scritto un nome, ma li producevano altri. C’è chi ha vinto il mondiale con un telaio mascherato e chi il Giro d’Italia. Si sapeva, si chiudeva un occhio e la storia andava avanti. Poi la musica è cambiata. Gli sponsor sono diventati più severi e soprattutto hanno alzato lo standard dei loro prodotti, almeno fino al Covid. Dallo scorso anno è stato come tornare indietro. Alcune grandi aziende infatti non sono state in grado di garantire la fornitura di ruote e l’aggiornamento di quanto concordato. E le squadre, il cui fine ultimo è vincere e non mostrare marchi, hanno messo le mani al portafogli e hanno cominciato a comprarsi quel che gli serviva.

Ruote tutte nere

Ha fatto sorridere la storia rocambolesca del viaggio per consegnare le ruote da crono a Van der Poel al Tour. Roglic e tutti i corridori Jumbo Visma hanno corso le crono dal Tour in avanti con ruote anteriori Aero Coach. Hanno fatto scalpore le Vision senza scritte mostrate da Yates all’Alpe di Mera al Giro. E a ben vedere non sono poche le squadre che, nel momento del bisogno, hanno attinto al catalogo Vision, cancellando scritte e staccando adesivi. Quello che si faceva una volta, con l’accortezza di non metterci sopra scritte contraffatte. Ma cosa pensano in casa Vision di questa situazione? Lo abbiamo chiesto a Claudio Marra, vicepresidente mondiale di Fsa, cui fa riferimento per l’Italia anche il marchio americano Vision, cui rubiamo 10 minuti di chiacchiere durante le meritate ferie.

Tour de France 2021, per la 5ª tappa a cronometro di Laval, Van der Poel con ruote non ufficiali
Tour 2021, per la cronometro di Laval, Van der Poel con ruote non ufficiali
Che cosa succede?

Succede che Shimano ha eliminato provvisoriamente il blocco che di solito impone ai team sponsorizzati, che hanno potuto guardarsi intorno. Immagino che avessero concordato degli aggiornamenti su alcuni prodotti, che il Covid ha rinviato e le squadre hanno iniziato a premere. Così alcune si sono rivolte a noi, soprattutto per le tappe di montagna. Ruote in carbonio per freni a disco. Le hanno prese. Le hanno provate su strada e in galleria del vento. Hanno visto che magari le Lightweight pesano meno, ma le nostre in discesa si guidano più facilmente. E alla fine hanno scelto.

State svolgendo un ruolo… socialmente utile, oppure si tratta di affari?

A dirla tutta, vedere che tolgono le scritte ci lascia un po’ di amaro in bocca, ma capiamo la situazione. Del resto le comprano e possono farne ciò che vogliono. Se si rompono gli diamo assistenza gratuita e anche il prezzo è di favore. Certo se decidessero di lasciare i loghi, gliele daremmo gratis.

Parliamo di tanti casi?

Più di quelli che siamo in grado di fronteggiare. Al punto che se ci mettessimo ad andare dietro a tutti, non riusciremmo ad accontentare i team che invece sponsorizziamo ufficialmente.

E poi comunque la notizia passa lo stesso, no?

Diciamo che quando escono sui social, piacciono tantissimo. Sono scoop che per noi sono anche un buon battage. E insieme sono il riconoscimento da parte di altre squadre della bontà del nostro prodotto.

Al Giro d’Italia, Bardet ha utilizzato delle misteriose ruote nere in fibra di carbonio
Al Giro d’Italia, Bardet ha utilizzato delle misteriose ruote nere in fibra di carbonio
Sembra davvero di essere tornati a quegli anni…

E’ vero (ride, ndr), ma per i telai ormai non si può più, anche perché il loro sviluppo è ormai pazzesco e tutte le grandi case sono in grado di dare ottimi prodotti. Ma il telaio non è tutto. E ora che la frontiera sta nella leggerezza e nella aerodinamicità, poter sceglier tra ruote, manubri e altri componenti fa una bella differenza. Evidentemente Shimano aveva altri progetti che per vari motivi sono saltati, ma sono certo che si metteranno in pari. E anche noi…

E anche voi?

Non abbiamo capacità illimitata di fornitura. Il mercato durante il lockdown è stato impegnativo per tutti…

Vision Metron: decal speciali per Colbrelli e Mohoric

19.07.2021
3 min
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Vision ha approfittato dell’attenzione mediatica ottimamente garantita dal Tour de France per presentare due bellissime novità di prodotto, ovvero le ruote Metron 45 e 60 SL condotte alla vittoria in modo particolare da Vout Van Aert nella magnifica tappa del Ventoux. Ma non solo lui. E le nuove decal non sono sfuggite agli occhi dei tifosi.

Considerato lo stretto rapporto di collaborazione della stessa Vision con il team Bahrain-Victorius, i due campioni nazionali in gara alla Grande Boucle, Sonny Colbrelli e lo sloveno Matej Mohoric, anch’egli vincitore di due entusiasmanti frazione, hanno avuto il privilegio di utilizzare le nuove ruote Vision Metron. Una versione denominata National Champion e per loro appositamente personalizzata. Come? Con il tricolore delle loro rispettive nazioni, applicato dai meccanici della squadra nel corso del primo giorno di riposo del Tour.

I meccanici della Bahrain hanno curato ogni dettaglio al Tour sulle ruote Vision
I meccanici della Bahrain hanno curato ogni dettaglio al Tour sulle ruote Vision

Obiettivo aerodinamicità

In realtà, entrambe le nuove ruote Vision Metron 45 e 60 SL nel weekend della terza settimana di giugno avevano già “segretamente” vinto i titoli nazionali di Italia e Slovenia con Colbrelli e Mohoric, ma il lancio Vision non era ancora stato effettuato.

Il concetto di fondo di questo nuovo progetto Vision è concentrato sull’aerodinamica. L’obiettivo del brand era difatti quello di creare ruote con prestazioni aerodinamiche migliori al mondo. Entrambi i set sono compatibili con i freni a disco, sia in versione copertoncino/tubeless che tubolare. Le Metron 45 SL Disc la cui larghezza del cerchio è di 45 millimetri, sono progettate per affrontare principalmente tracciati collinari e misti. Le Metron 60 SL Disc (larghezza del cerchio di 60 millimetri) invece sono state pensate appositamente per la velocità in pianura.

Le decal di Mohoric con i colori della Slovenia
Le decal di Mohoric con i colori della Slovenia

E i raggi? 100% Made in Italy

Il canale interno della versione CH/TLR è di 21 millimetri ed ha una forma esterna ottimizzata per uno pneumatico da 28 millimetri. Questo consente di creare una sorta di “struttura compatta e unica” tra cerchio e copertura, migliorando l’aerodinamica. Il cerchio è realizzato a mano con un’attenzione particolare all finitura estetica grazie ad una speciale laminazione del carbonio.

I mozzi sono dotati della nuova tecnologia Vision PRS, con sistema di innesto a 72 gradi che fornisce una maggiore scorrevolezza ed un migliore angolo di presa dell’ingranaggio. I raggi utilizzati sono i top di gamma Aero bladed a doppio spessore in acciaio inox e prodotti rigorosamente in Italia da una famosa azienda che fornisce componenti per l’industria automobilistica.

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