La fuga di Albanese e Wegelius gli “regala” un piatto di pasta in più

23.07.2025
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VALENCE (Francia) – Quando sfila sotto il diluvio universale, tra le persone e i bambini che cercano una borraccia, Vincenzo Albanese ha appena la forza per dirci: «Non ora, fa troppo freddo». E scappa verso il bus della EF Education-EasyPost, fermo circa 200 metri più avanti (in apertura foto ASO / Charly Lopez).

Oggi il toscano è stato formidabile: penultimo ad arrendersi, mostrando una grandissima gamba. Non era facile stare così a lungo allo scoperto su un percorso tanto veloce, con i velocisti decisi a non perdere quella che con ogni probabilità era l’ultima occasione per uno sprint generale. E così è stato ci ha mostrato Jonathan Milan.

Pioggia battente a Valence: Albanese sfila tra due ali di folla a caccia di borracce. Per la cronaca una gli finisce anche sotto le ruote e rischia di cadere
Pioggia battente a Valence: Albanese sfila tra due ali di folla a caccia di borracce. Per la cronaca una gli finisce anche sotto le ruote e rischia di cadere

Una tappa sul filo…

Albanese e i suoi tre compagni di fuga si sono involati dopo appena 4 chilometri e sono stati ripresi quando ne mancavano otto. Il che potrebbe anche non sembrare una grande notizia, se non fosse che i fuggitivi hanno pedalato tutto il giorno con il gruppo a un solo minuto. A volte qualcosina di più, molto spesso parecchio di meno. E quando c’è un distacco così ridotto, la fatica si decuplica.

In una situazione del genere, non ti rilassi mai, né con le gambe ovviamente, né con la testa. In più, a complicare le cose, ci si è messa di mezzo la Ineos Grenadiers che, nell’unico tratto duro della giornata, il primo Gpm di quarta categoria, ha cercato di riportare un uomo sulla fuga. E così il gruppo gli era arrivato ad appena 20”, ma l’aggancio è poi sfumato. Ed è sfumato anche grazie al lavoro degli uomini della Lidl-Trek.

Complicazioni finite? Anche no! Sul secondo Gpm di quarta categoria, altro assalto: stavolta a provarci, è un gigante del gruppo: Wout Van Aert. Di nuovo, per i quattro davanti, è stato un “pancia a terra” per difendersi dall’asso belga.

«In effetti – spiega Albanese – stare in fuga con solo un minuto non è bello. Sei sempre in tiro e diventa dura anche mentalmente. Quando la Ineos ha fatto il forcing un po’ davanti ci siamo demoralizzati. Ho pensato: “Ecco adesso ci riprendono ed è tutto finito”. Invece poi dietro hanno mollato un po’ e noi abbiamo ripreso coraggio e a spingere forte.

«Ho provato anche a parlare un po’ con gli altri tre, ma non rispondevano. Forse erano concentrati o forse anche loro erano a tutta».

Fare 148 km di fuga “pancia a terra” ha richiesto un dispendio energetico superiore al previsto (foto Instagram / Getty Sport)
Fare 148 km di fuga “pancia a terra” ha richiesto un dispendio energetico superiore al previsto (foto Instagram / Getty Sport)

Rifornimenti (quasi) impossibili

Come dicevamo, vivere una giornata così, anche se dislivello (poco più di 1.650 metri) e chilometraggio non erano eccessivi, diventa una vera impresa. Il dispendio energetico cresce oltre misura e anche mangiare diventa difficile.

Lo conferma il direttore sportivo della EF, Charlie Wegelius: «In queste situazioni spendi moltissimo. Quale strategia alimentare abbiamo adottato? Vincenzo aveva in tasca ciò che gli serviva a livello energetico, ma non c’è stato solo il ritmo della corsa a complicare le cose. Le temperature infatti si sono abbassate molto e poi è arrivata anche la pioggia. Così abbiamo cercato di dargli più borracce (borracce con carboidrati, ndr) del solito. Anche in questo caso non è stato facile, perché provavamo ogni tanto a “incastrare” la macchina là davanti ma non sempre era possibile».

E qui ritorna in ballo quel famoso, misero, minuto di vantaggio. Con distacchi così ridotti, la giuria ha fermato più volte le ammiraglie al seguito della fuga. E spesso i quattro sono rimasti scoperti.

«Ci siamo aiutati con i rifornimenti a terra e con la seconda ammiraglia che era davanti, per avere accesso alla fuga e non abbiamo fatto tornare indietro», specifica Wegelius.

«Vero – conferma Albanese – non è stato facile ma tutto sommato io sono riuscito a gestirmi bene, anche grazie alla squadra. Più che le scorte il problema era quando mangiare. Cercavo di sfruttare al meglio i tratti in discesa o i momento in cui ero a ruota per farlo».

Come spiegava Wegelius, Albanese in questo Tour si è mostrato anche un grande uomo squadra. Eccolo al fianco di Healy in giallo
Come spiegava Wegelius, Albanese in questo Tour si è mostrato anche un grande uomo squadra. Eccolo al fianco di Healy in giallo

Clima buono in casa EF

Albanese intanto si cambia. Dalla porta dello stesso bus si scorgono i contenitori del cibo per i corridori: sembra un piatto di riso e forse dell’avocado, ma non ci mettiamo la firma. La pioggia battente accelera le operazioni di sgombero. Il bus rosa della EF tira ritrae il tendone estraibile e noi restiamo sotto la pioggia. Si riparte verso Vif, sede di tappa della frazione di domani che porterà in cima al Col de La Loze.

«Vederlo davanti – riprende Wegelius – è stata una bella soddisfazione, perché per tutto questo Tour Vincenzo ha fatto un lavoro fondamentale per la squadra. Un lavoro che forse a casa non si è visto. Davvero una gioia per lui: se lo merita. Peccato che la gara non fosse un po’ più movimentata, perché io sono convinto che sia Vincenzo che altri nostri corridori da classiche avessero gambe e qualità per fare una corsa più dura e andare ancora più avanti. Ma su questo non possiamo farci nulla.

«E – aggiunge il diesse – vedere uno come Van Aert fallire nel tentativo di aggancio significa che quei quattro stavano andando davvero forte. A questo punto mi chiedo: chissà cosa succederà a Parigi?».

Si pedalava tra i paesini della Provenza. Albanese (in testa) era in fuga con: Abrahamsen, Burgaudeau e Pacher
Si pedalava tra i paesini della Provenza. Albanese (in testa) era in fuga con: Abrahamsen, Burgaudeau e Pacher

Buon appetito Alba!

La fiducia di Wegelius e della squadra in questo ragazzo è davvero tanta. Il clima, e lo abbiamo visto anche nel giorno di riposo nel loro hotel, sembra buono.

Quel giorno Vincenzo ci aveva detto: «Mi trovo bene in squadra. Qui al Tour si va forte e non è facile stare davanti. Le tappe per andare in fuga non sono state tantissime e qualche occasione per noi attaccanti è venuta meno nei giorni in cui Ben Healy era in maglia. Giustamente gli siamo stati vicini».

«Dai – riprende Albanese – alla fine in fuga ci sono stato, le sensazioni erano buone e mi sono anche divertito, hanno fatto fatica a riprenderci. Peccato solo che non eravamo di più. Ma al primo Tour va bene così».

Le parole di Wegelius sul lavoro di Albanese tornano quindi prepotenti. Ma oltre alla prepotenza c’è la riconoscenza del diesse inglese. «Cosa dirò stasera ad Albanese? Bravo. Ti sei meritato un piatto di pasta in più!».

Schwarzsee, in Svizzera si brinda al giorno di Albanese

17.06.2025
3 min
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La seconda tappa del Tour de Suisse porta il nome di Vincenzo Albanese, 28 anni, che sul traguardo di Schwarzsee centra la prima vittoria WorldTour. Il giorno dopo la vittoria di Gregoire, la gara a tappe elvetica proponeva ugualmente un percorso vallonato con circa 2.700 metri di dislivello, con salite brevi e impegnative come il Guggisberg, l’Heitenried e il Rechthalten. Strappi da classiche, prima di affrontare gli ultimi chilometri di salita verso il traguardo.

«Mi sentivo bene fin dall’inizio – ha detto il toscano – il mio ruolo oggi era quello di aprire la strada a Madis Mihkels, ma negli ultimi due chilometri Quinn Simmons e altri ragazzi hanno attaccato e io li ho seguiti. Poi ho visto che mancavano 200 metri al traguardo e mi sono lanciato a tutta velocità verso l’arrivo. Questa è la mia prima vittoria WorldTour e vedremo cosa succederà nei prossimi giorni».

La fuga dei tre che ha condizionato la seconda tappa dello Svizzera
La fuga dei tre che ha condizionato la seconda tappa dello Svizzera

L’attacco di Simmons

Tre corridori in fuga dall’inizio. Silvan Dillier, Jonas Rutsch e Mauro Schmid, che non hanno mai superato i due minuti di vantaggio. Sulla salita del Guggisberg, Dillier si è arreso. Il gruppo ha fatto il forcing sull’Heitenried, con la Tudor Pro Cycling in testa per fiaccare i velocisti. Schmid ha lasciato indietro il compagno di fuga Rutsch, ma pochi chilometri dopo, anche lui si è arreso. E’ stato a quel punto che la EF Education-EasyPost ha preso l’iniziativa, per lanciare Madis Mihkels. Mentre erano quasi certi che il gruppo fosse lanciato verso lo sprint, Jan Christen è partito a due chilometri dal traguardo e con lui si è avvantaggiato Quinn Simmons. L’americano ha giocato davvero bene la sua carta, ma è calato, consegnandosi alla rimonta di Albanese, che ha vinto dando la sensazione di non aver neppure speso tutto.

«Devo ringraziare i miei compagni di squadra – ha detto Albanese – che hanno fatto un lavoro fantastico dall’inizio alla fine. Sono davvero felice. Christen ha attaccato quando mancavano circa due chilometri all’arrivo e Neilson Powless ha chiuso il gap. Poi nell’ultimo chilometro Quinn Simmons e un altro corridore hanno attaccato, io ho seguito l’americano e poi ho sprintato negli ultimi 200 metri».

Vincenzo Albanese è nato a Salerno, ma sin da piccolo si è trasferito il Toscana. Correrà con la Ef fino al 2027
Vincenzo Albanese è nato a Salerno, ma sin da piccolo si è trasferito il Toscana. Correrà con la Ef fino al 2027

Il momento d’oro del team

La squadra si è presa cura di lui per tutta la giornata. Negli ultimi 20 chilometri, Vincenzo e i suoi compagni di squadra hanno preso il controllo del gruppo, posizionando l’italiano e il velocista Madis Mihkels sulla testa della corsa e assicurandosi che tutti i fuggitivi venissero ripresi. Il piano iniziale prevedeva che Albanese aprisse la strada al compagno, ma quando sono iniziati gli attacchi sulla salita verso il traguardo, Vincenzo è rimasto calmo. E’ saltato sulle ruote degli attaccanti, si è fatto largo, ha accelerato e ha vinto la corsa.

«Con la squadra mi trovo molto bene – ha detto Albanese – abbiamo anche vinto a Gippingen tre giorni fa con Powless. Questo è un momento importante per noi perché tra due-tre settimane inizia il Tour de France, quindi tutto bene. Ora vediamo cosa succederà nei prossimi giorni».

Per il toscano si tratta della prima stagione con la Ef Education-EasyPost, dopo il primo assaggio di WorldTour lo scorso anno con la maglia della Arkea-Samsic. L’italiano non vinceva una corsa dal Tour du Limousin del 2022, quando ancora correva con il Team Eolo-Kometa. L’anno scorso, Albanese non ha preso parte ad alcun Grande Giro, così che la sua ultima partecipazione a una grande corsa risale al Giro d’Italia del 2023. La squadra americana non ha ancora diffuso la lista dei candidati alla partenza del Tour, ma certo una tappa al Giro di Svizzera, su un arrivo comunque impegnativo, è la conferma che Albanese è al punto giusto.

Het Nieuwsblad a Wærenskjold, il cronoman che va veloce

01.03.2025
5 min
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Fra tutti i nomi che ci si poteva aspettare sul traguardo di Ninove della Omloop Het Nieuwsblad, quello di Søren Wærenskjold e dei suoi caratteri speciali era probabilmente l’ultimo. Invece in una corsa che ha avuto sin dall’inizio un andamento a strappi, dalla volata di gruppo compatto è emerso il norvegese della Uno-X Mobility, che nel 2022 aveva conquistato il titolo iridato U23 della cronometro a Wollongong. Un metro e 95 per 92 chili, la versione più pesante di Jonathan Milan ha battuto Magnier e Philipsen, in un arrivo di tutto rispetto.

Fra gli italiani, l’ottavo posto di Albanese e il dodicesimo di Trentin hanno fatto sventolare uno spicchio di tricolore nel dominio degli uomini del Nord, con Van Aert che ha rischiato per non mettere fuori il naso e alla fine si è ritrovato imprigionato fra le onde del gruppo.

«Non ero posizionato bene – ha detto il belga della Visma – e quindi sono rimasti indietro. Il posizionamento è importante, ma spesso dipende anche dalle gambe e io oggi non mi sentivo bene. Non ho mai avuto il feeling che speravo. Abbiamo lavorato duro, ma siamo rimasti indietro. Come squadra non abbiamo fatto una bella gara e non ho mai veramente avuto la sesazione di avere la vittoria a portata di mano. Per fortuna domani potremo rifarci a Kuurne».

Van Aert non ha vissuto la sua giornata migliore e alla fine lo ha ammesso, ma la squadra ha lavorato sodo
Van Aert non ha vissuto la sua giornata migliore e alla fine lo ha ammesso, ma la squadra ha lavorato sodo

Albanese e la volata per caso

Albanese nei primi dieci è una nota che rallegra noi italiani e che per lui è fonte di sorpresa, perché obiettivamente pensava che qualcun altro approfittasse del suo lavoro.

«Diciamo che la volata non era nei piani – dice – dovevo essere di supporto per Asgreen e Van den Berg. Così è stato almeno finché ho dovuto tirare per riprendere Kung, poi è stata una volata un po’ strana. Ero lì davanti, l’arrivo si avvicinava e non passava nessuno. Ho alzato la testa, mancavano 200 metri e io non dovevo fare assolutamente la volata. Per cui ho continuato a pedalare, senza la convinzione di fare il risultato e alla fine ho fatto ottavo. E’ stata una gara strana, però le sensazioni sono buone e adesso dobbiamo solo continuare».

Si torna a correre sulle stradine del Nord: è l’opening weekend, giorni consacrati al ciclismo
Si torna a correre sulle stradine del Nord: è l’opening weekend, giorni consacrati al ciclismo

Trentin, strane sensazioni

Anche in casa Tudor, la soddisfazione per Trentin è un bene di lusso: qualcosa da analizzare e riporre nello scrigno in attesa di tempi migliori. Il trentino è arrivato alla gara di apertura del Nord dal Teide, debuttando su questi muri così infidi per chi va in cerca del ritmo gara.

«Onestamente non sono soddisfatto – racconta – alla fine eravamo in due (con lui c’era Pluimers, ndr) e abbiamo toppato completamente la volata. Ho avuto sensazioni contrastanti. E’ la prima volta che inizio la stagione in questa corsa, per cui il ritmo era quello che era. Però se sono restato davanti quando si è fatta la selezione dei 12 di testa, allora vuol dire che la condizione da qualche parte c’è».

Prima corsa dell’anno per Trentin: la gamba c’era, il ritmo gara forse meno
Prima corsa dell’anno per Trentin: la gamba c’era, il ritmo gara forse meno

La Visma sugli scudi

Trentin conferma che la corsa ha avuto un andamento più strano del solito, per lui che queste corse le mastica e le rimastica da quando è passato professionista nella Quick Step del 2012.

«Siano andati parecchio piano – commenta – rispetto agli standard della Omloop Het Nieuwsblad. Ho visto bene Philipsen e tutta la sua squadra, ma poi se guardate nel gruppo dei primi 12, i nomi sono sempre gli stessi. Ci siamo anche noi della Tudor Pro Cycling, nella selezione c’eravamo, anche se alla fine il Muur ha fatto meno differenze. Il percorso rivisto è meno selettivo e tanti hanno recuperato e speso poco restando a ruota. Non si può dire che non abbia fatto selezione siamo andati via in 12, ma nessuno voleva portare Van Aert in volata, quindi è stato gioco forza che siano rientrati da dietro».

Kung si è arreso al vento contrario e al ritorno del gruppo, ma la sua è stata un’azione splendida
Kung si è arreso al vento contrario e al ritorno del gruppo, ma la sua è stata un’azione splendida

L’assalto di Kung

L’unico che ha provato a far saltare il banco anticipando Van Aert e i velocisti è stato Stefan  Kung, che da un paio di anni a questa parte sta affinando il feeling con le stradine di quassù. Lo hanno ripreso che quasi si vedeva lo striscione di arrivo e prima che il gruppo, ha provato ad agganciarlo proprio Trentin.

«Ci ho provato – sorride Trentin – con un attacco suicida da scemo. Mi sono girato due volte. E quando ho visto che il gruppo rientrava, ho capito che non valesse la pena insistere. Kung è uno forte, non rientri gratis, avrei speso comunque molto. E così anche io dico che proverò a rifarmi domani a Kuurne e poi si farà rotta sulla Parigi-Nizza. Niente Strade Bianche, anche se mi piacerebbe molto. Solo che da corsa aperta a tutti, è diventata corsa aperta a Pogacar e basta. E’ sempre più dura, per sperare di fare bene devi essere ben più competitivo di come sono io adesso».

Sul podio con Wærenskjold salgono Magnier e Philipsen
Sul podio con Wærenskjold salgono Magnier e Philipsen

La parola al vincitore

E Wærenskjold cosa dice? Si scopre che l’hanno messo in squadra solo all’ultimo momento e qualcuno in casa Uno-X Mobility stasera ringrazierà la felice intuizione.

«Sì, in realtà avrei dovuto correre solo domenica – ammette nella conferenza stampa – ma con il vento contrario oggi c’era una reale possibilità che si arrivasse allo sprint. E’ un po’ surreale aver vinto, non trovo le parole per dirlo. E’ una bella sensazione essere il primo a tagliare il traguardo. Questa è la più grande vittoria della mia carriera finora. Per me è un passo enorme, non pensavo fosse possibile, ma è fantastico. Ho cercato di risparmiare energia lungo il percorso, ma sono rimasto chiuso alle spalle della caduta sul Molenberg. Ho provato a chiudere, ma le gambe non erano abbastanza buone. Non ho dato il massimo in salita, ma alla fine mi sono ritrovato con le gambe per vincere».

GS Stabbia: i 50 anni, l’arrivo di Di Fresco e la voglia di continuare

11.02.2025
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Dalle parole di Pino Toni, nuovo diesse al Team Casano, è nato lo spunto per questo articolo. La formazione juniores toscana per la stagione 2025 ha deciso di affiliarsi allo Stabbia, storica squadra giovanile della regione. Nella serata di sabato 7 febbraio, insieme alla presentazione della rosa e dello staff per la stagione 2025 c’è stato modo di festeggiare i cinquant’anni dello Stabbia. Una realtà che ha lanciato tanti ragazzi e che stava per chiudere, se non fosse stato per la lungimiranza di Giuseppe Di Fresco staremmo parlando di un’altra formazione giovanile costretta a chiudere i battenti. 

«In realtà – dice Luciano Benvenuti, presidente e uno dei fondatori dello Stabbia – siamo nati nel 1974, quindi avremmo dovuto fare la festa alla fine dello scorso anno. E’ andata così, e va bene, anche perché abbiamo potuto celebrare l’unione con il Team Casano e presentare la squadra per il 2025».

Giuseppe Di Fresco durante la festa per i 50 anni del GS Stabbia che corrispondeva con la presentazione del Team Casano 2025 (foto Giovanni Rastrelli)
Giuseppe Di Fresco durante la festa per i 50 anni del GS Stabbia che corrispondeva con la presentazione del Team Casano 2025 (foto Giovanni Rastrelli)

Punto di riferimento

La società Stabbia, che nasce in un piccolo comune in provincia di Firenze non lontano da San Baronto, è stata un punto di riferimento del movimento giovanile toscano per tanti anni. 

«Fino al 2007 – continua a raccontare Benvenuti – abbiamo sempre avuto le categorie giovanili: esordienti, giovanissimi e allievi. In tanti anni di attività siamo riusciti a ottenere più di 200 vittorie. Ma forse gli anni più belli arrivano proprio dal 2007 in poi, in quella stagione con una squadra di cinque allievi ottenemmo 22 vittorie su 39 gare disputate. Vincemmo il campionato nazionale, quello toscano, la Coppa d’Oro, il Gran Premio della Liberazione e tanto altro».

«Poi nel 2008 – prosegue – creammo anche la squadra juniores e da lì arrivarono tanti ragazzi forti e che ora sono professionisti affermati. Nel 2010 venne Alberto Bettiol che l’anno successivo con la nostra maglia vinse il campionato europeo a cronometro juniores e il Giro della Lunigiana. Ma non fu l’unico nostro successo in quella gara: due anni prima la conquistò Simone Antonini e nel 2017 Andrea Innocenti».

Alberto Bettiol da juniores ha corso con la maglia del GS Stabbia, erano le stagioni 2010 e 2011
Alberto Bettiol da juniores ha corso con la maglia del GS Stabbia, erano le stagioni 2010 e 2011
Poi come si è arrivati alla quasi chiusura?

Il 2019 è stato l’ultimo anno di spicco e nel quale avevamo una squadra numerosa dove contavamo una dozzina di ragazzi. Poi è arrivato il Covid ma eravamo già in fase di smantellamento. 

Come mai?

C’erano sempre meno ragazzi iscritti e anche il personale non era di livello. Il nostro diesse di riferimento, Tiziano Antonini, si era trasferito alla Maltinti per fare un’esperienza con la categoria under 23. Lui era il nostro factotum per la gestione dell’attività agonistica. Poi è cambiata anche la comunità.

In che senso?

Stabbia è un paesino di 2.000 abitanti nel quale tutti si davano una grande mano a vicenda. Siamo stati abituati bene (dice con un sorriso, ndr) perché avevamo tanti volontari pronti a sostenerci. Per anni abbiamo tenuto testa alle squadre del nord, più attrezzate e ricche. Ma quando poi manca il personale di livello i ragazzi non vengono più a correre. Siamo andati avanti fino al 2024 ma avevamo in mente di chiudere.

Fino a quando non è arrivato Di Fresco…

Mi ha detto: «Luciano, non si può far chiudere una società storica come la vostra, perché non venite a darci una mano a noi?». Così è nato il progetto di fare l’affiliazione in vista del 2025. Il Casano ha una decina di ragazzi, mentre noi diamo il supporto con i mezzi e un diesse. La squadra doveva essere in mano a Di Fresco, ma con il problema di salute che ha avuto dovrà stare lontano dalle corse. Al suo posto è subentrato Pino Toni che è una figura di grande esperienza. 

Con i colori della squadra toscana ha corso anche Vincenzo Albanese, qui al centro
Con i colori della squadra toscana ha corso anche Vincenzo Albanese, qui al centro
La decisione di chiudere era arrivata perché non si riusciva più a fare una squadra?

Si era arrivati a fare squadre sempre meno competitive, il nostro spirito non è solo quello di vincere, ma di divertirsi e di permettere ai ragazzi di essere competitivi. Da noi sono passati tantissimi campioni, come Vincenzo Albanese, Alberto Bettiol e Filippo Magli. Ogni anno c’erano corse e tanti atleti, ora i numeri sono scesi.

Come in tutto il movimento giovanile…

Se la Federazione non fa qualcosa di concreto la situazione diventa irreversibile. Nel 2024 in Toscana c’erano sette squadre juniores e solo otto di under 23. Non ci sono più ragazzi che si avvicinano a questo sport. Noi facevamo squadre da quaranta allievi, ora se ce ne sono dieci sono tanti. Alla Federazione chiediamo anche dei provvedimenti e di fare qualcosa per contrastare gli incidenti stradali. Leggere certe notizie non incentiva i genitori a far avvicinare i propri figli a questo sport. 

Nel 2017 arriva il terzo successo al Giro della Lunigiana per il GS Stabbia, questa volta con Andrea Innocenti (duzimage)
Nel 2017 arriva il terzo successo al Giro della Lunigiana per il GS Stabbia, questa volta con Andrea Innocenti (duzimage)
Collaborare con il Casano è un modo per provare ad andare avanti?

Per continuare a coltivare una passione che personalmente mi spinge da sessant’anni. Finché riuscirò resterò nel ciclismo, anche solo per dare una mano. Devo ammettere che quando è arrivato Di Fresco e mi ha parlato del Giro della Lunigiana mi ha conquistato subito. Ho un debole per quella corsa, sia per le vittorie ma anche da appassionato di ciclismo. 

Ha già avuto modo di vedere i ragazzi?

Oltre alla presentazione sì. Non siamo vicinissimi ma loro sono venuti ad allenarsi da queste parti qualche volta. Un paio di domeniche fa sono andato io a Massa, devo ammettere che ho visto dei ragazzi volenterosi e validi. Il ciclismo deve basarsi su questi elementi per avvicinare altri giovani e ripartire.

Albanese saluta Arkea: «La EF arriva al momento giusto»

02.12.2024
6 min
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I passi da gigante fatti nel 2024 da parte di Vincenzo Albanese lo hanno portato al centro delle attenzioni da parte del team EF Education EasyPost. Succede così che durante la pausa di fine stagione il ventottenne di Oliveto Citra, piccolo comune campano, si ritrova proiettato in uno dei migliori team al mondo. Lo fa dopo solamente un anno corso nelle file della Arkéa B&B hotels, team francese sempre di categoria WorldTour. 

Albanese in questo anno all’Arkea ha fatto un notevole passo in avanti (foto Instagram Arkea-B&B Hotels)
Albanese in questo anno all’Arkea ha fatto un notevole passo in avanti (foto Instagram Arkea-B&B Hotels)

Primo approccio

In questi giorni Albanese ha messo alle spalle il primo ritiro con la nuova squadra, nel quale ha preso le misure e ha conosciuto un mondo nuovo. Più grande, ci dice lui, ma non per questo complicato o difficile. 

«Siamo stati insieme una settimana – racconta Albanese – è stata la prima volta che ho visto i nuovi compagni, lo staff e tutta la macchina organizzativa. Sono molto contento di essere arrivato qui, è un bell’ambiente, molto più grande rispetto a quanto sono sempre stato abituato a vivere e vedere. Capire i vari ruoli non è facile. Poi ci sono anche tante cose nuove con le quali prendere le misure: medici, materiali, insomma tutto è curato al massimo. Non che l’Arkea sia un cattivo team, ma si vede il distacco con quelle che sono le prime dieci squadre al mondo, e la EF è una di queste».

Per lui tante top 10: ben 16, delle quali quattro podi. Gli è mancata solo la vittoria
Per lui tante top 10: ben 16, delle quali quattro podi. Gli è mancata solo la vittoria
Che effetto fa entrare in uno dei migliori team al mondo?

Mi aspetto di fare un ennesimo passo avanti. Penso di arrivare qui nel miglior punto della mia carriera, per condizioni fisiche e maturazione. Ci saranno tante cose da fare e da apprendere ma sono sicuro di essere nel posto giusto. 

Il 2024 è stato un anno di grandi progressi.

E’ andato bene, è innegabile. Tuttavia ci sono stati dei momenti nei quali, per colpa mia o per circostanze esterne, mi è mancato il risultato. In alcune gare, dove ho corso bene e sono stato spesso davanti poi non sono riuscito a capitalizzare. 

Albanese ha esordito anche nelle Classiche del Nord, scoprendo un nuovo modo di correre (foto Instagram)
Albanese ha esordito anche nelle Classiche del Nord, scoprendo un nuovo modo di correre (foto Instagram)
Cosa ti è mancato?

Mi è mancata solamente la vittoria. Ne ho parlato anche nei giorni scorsi con la EF, vogliamo trasformare qualche top 10 o top 3 in successi. Dal punto di vista atletico qualcosa sicuramente mi è mancato, in certe situazioni anche un appoggio esterno. 

Che settimana è stata quella del primo ritiro con la EF?

Intensa. Non abbiamo pedalato molto visto che era ancora novembre. Ho incontrato tutti i membri dello staff: dai medici ai nutrizionisti, poi ho parlato con i preparatori e visto tutti i materiali per la stagione 2025. E’ stato tutto un susseguirsi di meeting e riunioni, nelle quali ho conosciuto le persone e i loro ruoli. 

Nelle semi classiche ha raccolto tanti risultati e piazzamenti (foto DirectVelo/Ronan Caroff)
Nelle semi classiche ha raccolto tanti risultati e piazzamenti (foto DirectVelo/Ronan Caroff)
I compagni?

Ho visto anche loro naturalmente. E’ stato bello anche questo, nonostante fossi nuovo mi hanno subito fatto sentire a casa. Ero in stanza con Carapaz, un ragazzo tranquillo con il quale ho stretto subito amicizia. Di italiani, come corridori, ci siamo solamente io e Battistella. All’interno della squadra ci sono diversi connazionali: massaggiatori, meccanici, ecc… Poi anche i diesse sono persone che hanno vissuto il ciclismo degli anni ‘90, quindi l’italiano lo sanno molto bene. Rispetto ad un team in cui si parlava esclusivamente francese mi sento più a mio agio. Non che prima mi trovassi male, comunque parlo diverse lingue e sono uno che è capace di adattarsi. 

Avete parlato anche di programmi?

Fino a giugno so che cosa mi aspetta, a grandi linee. Poi vedremo come va l’annata. Il calendario sarà simile al 2024 con l’inizio a Maiorca e poi le semiclassiche in Belgio, fino ad arrivare alla Sanremo e alla Classiche del Nord. Avrò una maggiore logica nel preparare i vari appuntamenti, con delle pause che mi serviranno per concentrarmi e allenarmi. 

Per tramutare le top 10 in vittorie serve preparare al meglio certi appuntamenti (foto DirectVelo/Micael Gilson)
Per tramutare le top 10 in vittorie serve preparare al meglio certi appuntamenti (foto DirectVelo/Micael Gilson)
Prima non era così?

Non con questo livello di cura nei dettagli. Mi è capitato di arrivare in certe gare all’85 per cento, tornando alla domanda “cosa mi è mancato” direi anche questo: una programmazione dettagliata. Ora so quali sono i miei obiettivi e voglio arrivare al 100 per cento. 

E quali saranno?

Il mese cruciale sarà marzo, con la Parigi-Nizza e le prime gare in Belgio. 

Quando c’è stato il contatto con la EF?

Mi avevano cercato già nel 2023. Poi però si era fatta avanti l’Arkea e avevo accettato la loro proposta, firmando un biennale. In questa stagione mi hanno dato tanto spazio, penso che sia stato il gradino giusto per la mia maturazione. Sapevo non fosse uno dei top team del WorldTour ma mi hanno dato tanto spazio e hanno creduto in me, per questo posso solo ringraziarli. 

L’addio di Bettiol ha aperto le porte ad Albanese, la EF era alla ricerca di un corridore da Nord
L’addio di Bettiol ha aperto le porte ad Albanese, la EF era alla ricerca di un corridore da Nord
I motivi dell’addio?

Diversi, un po’ legati al momento economico dell’Arkea. Non nego che sarei arrivato fino alla fine del contratto, poi però il team mi ha parlato e mi ha chiesto se fossi disposto al trasferimento. Si è rifatta avanti la EF, nel mese di ottobre, e siamo arrivati a un accordo. 

Arrivi alla EF Education Easy Post in un momento di grande cambiamento, forse il periodo giusto?

La squadra ha cambiato tanto, soprattutto con la partenza di Bettiol a metà stagione. Hanno perso l’uomo di riferimento per le Classiche, ma hanno preso Asgren che è uno molto forte. Penso di arrivare nel team e avere la possibilità di giocarmi le mie carte. Non sono un campione, questo lo so e non pretendo di avere la squadra a mia disposizione in certi appuntamenti. Anzi, sono uno che in certe situazioni sa mettersi tranquillamente a disposizione. 

Oltre ad Albanese alla EF è arrivato anche Asgreen, uno in grado di vincere il Fiandre nel 2021 battendo in volata Van Der Poel
Oltre ad Albanese alla EF è arrivato anche Asgreen, uno in grado di vincere il Fiandre nel 2021 battendo in volata Van Der Poel
Quando vi ritroverete per pedalare tutti insieme al primo ritiro?

Gennaio, faremo due settimane a Maiorca. Dicembre non ci troviamo, la squadra ha preferito incontrarci tutti ora. Mi hanno dato il programma di lavoro e starò a casa. Da un lato non è male come cosa perché si evita lo stress del viaggio e dello stare lontani. Questi per me sono i mesi fondamentali, vedremo poi se il meteo mi permetterà di allenarmi con tranquillità dalle mie parti. Altrimenti farò dei giorni al caldo, ma deciderò all’ultimo.

Wegelius sicuro: «Con noi Albanese e Battistella vinceranno»

15.11.2024
5 min
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Con 24 vittorie, l’EF Education Easy Post è stata tra le squadre che ha chiuso il suo 2024 in attivo. Affiancando a un vincente di razza come Carapaz un emergente come Powless protagonista di fine stagione con i successi al Gran Piemonte e alla Japan Cup, valorizzando giovani rampanti come Rafferty al fianco di intramontabili come Rui Costa. Eppure la formazione americana cambia profondamente il suo assetto per la prossima stagione, investendo anche sull’Italia.

L’annuncio dell’ingaggio di Vincenzo Albanese sui social della squadra americana
L’annuncio dell’ingaggio di Vincenzo Albanese sui social della squadra americana

La squadra perde infatti il campione tricolore Bettiol, ma acquisisce Albanese e Battistella che arrivano all’EF Education EasyPost attraverso percorsi diversi e con prospettive apparentemente differenti, anche se alla realtà dei fatti non è proprio così. Per saperne di più abbiamo quindi sentito il direttore sportivo Charly Wegelius, decisamente soddisfatto di come sono andate le cose durante l’anno.

«E’ stata un’ottima stagione – ragiona – considerando non solo i successi dei ragazzi, ma vedendo che abbiamo ritrovato Carapaz ai suoi livelli e un comportamento generale della squadra sempre attivo e protagonista, in particolare al Tour dove al di là dei risultati ho visto grande dedizione e l’atteggiamento giusto. Ciò non toglie che a fine stagione abbiamo dovuto un po’ rivedere i nostri quadri come sempre avviene. In chiave italiana, ci mancherà Bettiol, che è stato molto importante per la nostra storia, per la nostra evoluzione, ma i corridori vengono e vanno, è una legge dello sport».

Neilson Powless sul podio della Japan Cup, ultima delle 24 vittorie del team
Neilson Powless sul podio della Japan Cup, ultima delle 24 vittorie del team
Il vostro team è stato, anzi è molto attivo sul fronte acquisti…

Siamo fedeli alla nostra filosofia, andare alla ricerca di un continuo progresso, cercare dei valori che altri non vedono, abbiamo sempre fatto i nostri acquisti così. In particolare abbiamo trovato in Albanese e Battistella due grandi opportunità che il ciclomercato ci ha dato e abbiamo voluto coglierle al volo. Albanese ad esempio è un corridore che ha fatto vedere belle cose già con Basso, che ha dimostrato di saper stare al più alto livello e che sa piazzarsi bene, portando molti punti ai suoi team.

Un ottimo piazzato, non rischia però di essere solo questo?

E’ questa l’opportunità di cui parlavo. Io sono convinto che con noi può fare quel salto di qualità, quell’ulteriore step per trasformare qualche piazzamento in vittoria. Se nelle gare più importanti, alla fine sei lì, insieme a chi lotta per vincere significa che hai tutto a disposizione per farlo tu. Serve solo fare quel piccolo passo in più e noi possiamo metterlo nelle condizioni di farlo. Per vincere devi mettere insieme tante cose e non è facile, ma Vincenzo ha dimostrato di essere costante come pochi, si allena per essere sempre nel vivo della corsa. Io credo che la prossima stagione potrà fare ancora bene come suo solito, ma mi aspetto la ciliegina sulla torta, ossia un paio di vittorie almeno.

La formazione americana si aspetta molto da Battistella, dandogli maggiori responsabilità
La formazione americana si aspetta molto da Battistella, dandogli maggiori responsabilità
Per Battistella il discorso è diverso: ex campione del mondo Under 23, poi ha svolto sempre ruoli di supporto…

Quando passi di categoria con la maglia iridata addosso è quasi un fardello. Nella storia si sono visti tanti corridori campioni del mondo poi finiti nell’anonimato. Noi pensiamo però che, se ha vinto quella maglia, del talento c’è, bisogna capire come ritrovarlo, farlo emergere. Io dico che ci sono corse nel calendario dove Samuele può correre pensando al risultato. Abbiamo molta fiducia in lui, può fare molto di più di quanto fatto vedere fino a ora.

La vostra squadra è da considerare più attrezzata per le gare d’un giorno o le corse a tappe?

E’ difficile dare una simile definizione così netta. Nel cercare i corridori noi pensiamo a quel che possono dare, tecnicamente e umanamente, non al tipo specifico di corse dove possono emergere. Abbiamo un team che è una buona miscela, che può essere forte su tutti i terreni, che può emergere nelle corse d’un giorno come nelle piccole o medie corse a tappe, perché è chiaro che nei grandi giri devi avere una struttura e uomini specifici che oggi pochissimi team hanno. Anche se Carapaz ha sempre dimostrato di poter dire la sua. Noi abbiamo gente forte per le salite e per le cronometro. E’ vero, ci manca il velocista, ma in quel caso avremmo bisogno di costruire una squadra completamente diversa.

Richard Carapaz resta il riferimento del team, soprattutto per corse a tappe e Grandi Giri
Richard Carapaz resta il riferimento del team, soprattutto per corse a tappe e Grandi Giri
La cosa che colpisce guardando il vostro team è che pur essendo affiliato  negli Usa, non ha una vera identità nazionale, come può essere per le formazioni francesi o britanniche…

E’ la nostra forza, lo dico sempre. Nel 2024 la nostra squadra aveva 32 corridori di 18 nazioni diverse, coprendo tutti i continenti. Noi abbiamo sempre creduto che questa commistione di linguaggi, culture fosse un valore aggiunto e a me è qualcosa che è sempre piaciuto perché credo che porti risultati migliori. Non c’è un solo approccio alle cose, noi viviamo sul confronto e vedere che questo sistema funziona è un ottimo esempio.

Albanese nel WorldTour ha scoperto il fascino del Nord

23.05.2024
5 min
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Anche Vincenzo Albanese è entrato nei meccanismi dell’Arkea-B&B Hotels e si trova a correre lontano dall’Italia come capita al suo compagno e connazionale Luca Mozzato. Quando lo chiamiamo, è arrivato da pochi minuti nella Loira, regione del Nord della Francia dove oggi parte la Boucles de la Mayenne. Una breve corsa a tappe molto vicina alle caratteristiche tecniche di Albanese. 

«Sono arrivato da una decina di minuti – racconta – e tra poco andrò a provare il percorso del prologo (che si corre oggi, ndr). Mi sono messo in viaggio martedì sera, ho fatto tappa a Parigi e ho preso il treno per arrivare fino a qui. Rispetto agli anni scorsi viaggio molto di più: da un lato è stressante, ma mi piace venire a fare queste gare nel Nord».

Albanese sta collezionando una lunga serie di gare tra Francia e Belgio (foto DirectVelo/Ronan Caroff)
Albanese sta collezionando una lunga serie di gare tra Francia e Belgio (foto DirectVelo/Ronan Caroff)

Primo anno nel WT

Per Albanese il 2024 è stato l’anno del debutto in un team WorldTour, lo ha fatto a 27 anni con una lunga esperienza alle spalle. Il mondo dalla prospettiva dei grandi assume dettagli differenti, sfumature che si notano e che Albanese ci racconta…

«Un po’ di differenze ci sono – prosegue nel racconto – in un team WorldTour abbiamo molta più organizzazione e un calendario più ampio. Fino all’anno scorso le gare sulle quali puntare erano quelle, ora la cosa bella è che se sbagli una corsa ne hai altre dopo per rifarti. In una professional il calendario è ristretto e se sbagli… Ciao, ci si rivede l’anno prossimo. Per quanto riguarda le tipologie di corse che ho fatto, direi che sono contento, sto mettendo da parte tanta esperienza e ho scoperto un calendario interessante tra Francia e Belgio». 

L’esordio sulle pietre nel WT è arrivato ad Harelbeke: 9° (foto Instagram/GettyImages)
L’esordio sulle pietre nel WT è arrivato ad Harelbeke: 9° (foto Instagram/GettyImages)
E’ arrivato anche l’esordio sulle pietre nel WT, con l’E3 Saxo ad Harelbeke…

Una bellissima gara, nella quale sono andato senza particolari aspettative e ho portato a casa il nono posto. Ero tranquillo all’inizio, Mozzato mi ha dato i giusti consigli e sono partito sereno. 

Che consigli ti ha dato?

In generale durante la stagione tanti. Ma il più prezioso è arrivato proprio ad Harelbeke perché io non avevo la più pallida idea di cosa aspettarmi. Mozzato mi ha preso, mi ha messo da parte e mi ha detto di stare sempre davanti. Mi ha anche indicato il punto dove sarebbe esplosa la corsa e indovinate? E’ esplosa esattamente lì. 

Il fascino delle pietre ha subito conquistato Albanese
Il fascino delle pietre ha subito conquistato Albanese
Quanto è importante per te avere una figura come Mozzato accanto?

Molto. Con lui ho un gran bel rapporto e ci si diverte anche. Cosa che male non fa, soprattutto se stai lontano da casa per una o due settimane. Capita che si passino 15 giorni fissi in Belgio e avere la giusta compagnia aiuta a superare le giornate. 

Poi è arrivato il Fiandre.

Una corsa unica, fantastica. Una delle più belle e spettacolari che abbia mai fatto. Mi sono anche comportato bene, arrivando 28°. Non dico che ci sia stato un po’ di rammarico, ma quasi: ero nel gruppo con Mozzato, ho forato e sono rimasto coinvolto in una caduta, peccato. Magari avrei potuto lottare per una posizione migliore. Ma già essere lì sugli ultimi muri con i superstiti di giornata e dietro solo all’alieno Van Der Poel è stato bello. 

Arkea-B&B Hotels, squadra francese con tanti corridori del Nord e al Fiandre i primi due sono italiani.

Ci abbiamo pensato anche noi! I diesse alla fine della corsa ridevano e scherzavano proprio su questo. Si potevano aspettare di tutto tranne che i primi due atleti del team a tagliare il traguardo saremmo stati noi.

Una prima stagione nel WT che ti ha permesso di scoprire anche gare nuove…

Mi piacciono molto le gare nel Nord, sono adatte a me. Ho ancora un anno di contratto e la prossima stagione voglio tornare e riprovarci.

Ci hai detto dei viaggi, in un team WT ti sposti molto, ti pesa?

Vero che viaggiamo tanto, ma dipende da che corridore sei. Io sono uno da corse di un giorno o brevi gare a tappe quindi mi sposto parecchio, ma poi riesco a tornare a casa. Poi chiaro che se ho una serie di corse in Belgio o in Francia rimango su, per comodità. Succederà così anche dopo la Boucles de la Mayenne, visto che dopo pochi giorni sarò al Circuit Franco-Belge. Tanto quando decidiamo di restare al Nord non siamo mai soli, ci sono altri atleti o lo staff che si ferma. 

In questi mesi ha ottenuto ottime prestazioni, qui alla Paris-Camembert (foto DirectVelo/Micael Gilson)
In questi mesi ha ottenuto ottime prestazioni, qui alla Paris-Camembert (foto DirectVelo/Micael Gilson)
Esattamente un anno fa eri nel mezzo del Giro, ti manca?

Visto il clima di ieri no (ride, ndr). In realtà grazie a queste esperienze ho capito di non essere un corridore adatto alle grandi corse a tappe. Preferisco concentrarmi sulle corse di un giorno o gare di una settimana, sono più adatte alle mie caratteristiche. Fino ad ora ho messo nelle gambe tanti giorni di gara, ma mirati sul tipo di corridore che sono. 

Il calendario ora cosa prevede?

Tirerò fino al campionato italiano, passando per Francia, Belgio e Giro di Svizzera. Poi mi fermerò per la pausa di metà stagione, farò cinque giorni senza bici e un lungo periodo di altura. In teoria dovrei tornare alle corse tra metà luglio (Giro dell’Appennino, ndr) e inizio agosto. Dovrei fare buona parte del calendario italiano di fine stagione.

Koppenberg a piedi e il ciclismo moderno va ko per qualche istante

02.04.2024
5 min
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OUDENAARDE (Belgio) – Biciclette di traverso. Piedi a terra. Corridori che spingono la bici camminando. Un grande groviglio. Il Koppenberg ha regalato quest’immagine di altri tempi. E la cosa ha colpito non poco. Nel ciclismo super moderno, vedere certe immagini è parso quanto mai insolito. E’ stato tutto molto inaspettato.

«E’ vero – spiega Vincenzo Albanesesembrava un’immagine di altri tempi. Ci ho pensato anche io mentre ero lì nel mezzo e camminavo a piedi. Credo sia stato bello da vedere. Se ci si arrabbia? No, quale arrabbiati. Alla fine eravamo tutti nella stessa barca. Ma salire con quel fango era difficile, in quanto era davvero scivoloso».

Tip tap sul Koppenberg

Il Koppenberg è stato inserito nel 1976 e a transitarvi per primo, manco a dirlo fu Eddy Merckx, poi per alcuni anni fu depennato dalla lista della Ronde. Dai primi degli anni 2000 è stato reintrodotto. I suoi dati: 600 metri di lunghezza, 77 metri di dislivello, 11,2 per cento di pendenza media e 22 di massima. Il suo pavè è marcato, quindi non filante. In più nel tratto più ripido è stretto da tra due cunette ripide che aumentano l’umidità e la scivolosità del fondo.

Di solito si sentono le bici che “risuonano” sul pavè e il fiatone degli atleti, stavolta invece era tutto un ticchettio di tacchette. Sembrava quasi un palco di ballerini di tip tap.

In effetti ad un certo punto del pomeriggio sul Giro delle Fiandre si è abbattuto dapprima un grande scroscio di acqua, seguito da una lunga, fitta e costante pioggerellina finissima. Tutto era diventato scivoloso, una vera patina. E dei rigagnoli di fango colavano sul suo pavè.

Giorgia Bronzini, ci aveva avvertito prima del via delle donne, quando ancora splendeva il sole: «Il percorso è già scivoloso di suo (era piovuto anche nei giorni precedenti, ndr) ed è prevista acqua nel pomeriggio». La sua previsione era azzeccata.

Solo in tre 

E così quando al chilometro 226 di gara il gruppo si presenta sul più ripido dei muri, succede il “fattaccio”. Van der Poel e gli altri big iniziano a sbandare. In particolare si è visto l’iridato svirgolare più di qualche volta con la posteriore. A quel punto da buon crossista, Mathieu si siede. Sembra quasi rallentare, addolcire la pedalata per favorire la trazione. E intanto va a alla ricerca di una traiettoria tutta sua.

Qualcosa di simile fanno anche Matteo Jorgenson e Mads Pedersen. Loro tre sono gli unici a non scendere mai di dalla bici.

La scalata di Pedersen è la più interessante da analizzare e vi spieghiamo perché.

A fine gara, il danese ha dichiarato di sentirsi potente, ma al tempo stesso di non avere grande feeling con la salita. E proprio su quelle pendenze ha sfruttato la sua potenza, nonostante fosse stato ripreso poco prima. Altra considerazione: Mads aveva il 43 come corona anteriore più piccola, contro il 41 di VdP e Jorgenson.

La “coppia” di potenza erogata da Pedersen era dunque più bassa e pertanto migliore in quel frangente. E infatti nonostante sia stato uno dei tre a scalare il Koppenberg in bici, poi si è andato spegnenfo.

«Sul Koppenberg – ha detto VdP – abbiamo visto le immagini del passato e del caos che si crea quando è bagnato. Anche grazie alla gara di ciclocross che si corre lì, sapevo quanto è fangoso quel tratto. Sapevo anche come comportarmi quando la ruota posteriore ha iniziato slittare. E anche per questo immaginavo che sarebbe stato un punto cruciale».

Insomma, scene che si vedevano una volta sul mitico Grammont. 

Van der Poel, Jorgenson e, mentre fa zig zag, Pedersen. Sono stati gli unici del gruppo di testa a scalare l’intero Koppenberg in sella. Dietro erano appena rimontati
Van der Poel, Jorgenson e Pedersen. Sono stati gli unici del gruppo di testa a scalare l’intero Koppenberg in sella. Dietro erano appena rimontati

Tra antico e moderno

Scene da Grammont dunque e il pubblico impazzisce. Si è parlato molto sui social di questo Koppenberg a piedi, esaltandone lo spirito pionieristico, ma con i campioni di oggi.

Gomme e cerchi larghi, telai più performanti contro le vibrazioni, pressioni più basse… Tutto ciò non è stato sufficiente per non scendere di sella. «Eh ma – chiosa Trentin – con quel fango e quella pioggia anche con le gomme più larghe ci si faceva poco. Servivano le chiodate per salire!».

«Quanti corridori sono saliti in bici?», ci chiede Matteo. Noi gli rispondiamo che solo in tre ci sono riusciti. «Solo in tre – replica lui stupito – vedete… era difficilissimo. Senza contare che eravamo tutti parecchio al limite già».

La percezione è che i corridori non fossero arrabbiati di quanto accaduto. Forse perché sapevano che non avrebbero comunque vinto la corsa e che Van der Poel di lì a poco avrebbe spiccato il volo. O forse perché in un ciclismo così programmato un tocco imprevisto ci sta bene. Chissà…

«E’ stato un po’ frustrante – ha detto per esempio Lazkano – ma mi è davvero piaciuta questa corsa e questo tratto, i suoi tifosi e il suo pubblico. Voglio tornare l’anno prossimo».

Insomma eroi d’altri tempi. A mente fredda forse gli stessi corridori hanno provato un pizzico di compiacenza. Adesso avranno una storia in più da raccontare. 

Albanese e i piccoli passi in avanti fatti con l’Arkea

24.02.2024
4 min
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Al Tour des Alpes Maritimes si è messo in luce Vincenzo Albanese, il quale ha conquistato due terzi posti e il secondo nella classifica finale. Una corsa a tappe breve, appena due frazioni, però insidiose, con tanto dislivello. Un terreno dove Albanese ha stupito, più gli altri che se stesso a dire la verità (in apertura foro Getty Images). Il neo corridore dell’Arkea-B&B Hotels si trova a casa, risponde al telefono in uno dei brevi momenti di vita domestica. 

«Sono in giro per commissioni – ci dice dalla macchina – ho una settimana libera (risata, ndr) dove posso sbrigare delle faccende da comune cittadino. Sabato (oggi, ndr) parto di nuovo, per andare a correre la Faun Drome Classic. Sarà una trasferta breve, lunedì sarò già di ritorno perché settimana prossima ho Laigueglia e Strade Bianche».

Nella prima tappa Albanese ha resistito sulle salite e si è giocato la vittoria in volata
Nella prima tappa Albanese ha resistito sulle salite e si è giocato la vittoria in volata
Intanto in Francia sono arrivati due bei piazzamenti…

Il bilancio è positivo: due terzi posti e il secondo nella generale al Tour des Alpes Maritimes. Le tappe erano molto mosse, non semplici. La prima, in particolare, era piuttosto impegnativa. La seconda, invece, era più tranquilla. In questo momento sto parecchio bene, non ho paura delle salite, in particolare di quelle trovate proprio in Francia.

Che salite erano?

A fine gara mettevano sempre 3.000 metri di dislivello nelle gambe. Non facile, però mi sono trovato parecchio bene. Le sensazioni erano buone. Le salite erano le mie, dove riesco a esprimermi al meglio. Tra i 5 e i 7 chilometri. E’ capitato di affrontarle già in partenza, ma ho risposto ottimamente

Nella seconda tappa solo Cosnefroy e Paret-Peintre hanno anticipato Albanese
Nella seconda tappa solo Cosnefroy e Paret-Peintre hanno anticipato Albanese
Hai lottato con corridori più leggeri di te: nella seconda tappa ti hanno anticipato Cosnefroy e Paret-Peintre, che pesano 5 chili in meno. 

In questi anni, specialmente negli ultimi tre, sono migliorato parecchio su questi percorsi. Ho trascurato più gli sprint e ho migliorato la resistenza in salita. Ormai nel ciclismo moderno serve andare forte in salita. Attenzione però, non mi sono snaturato, mantengo comunque un buono spunto veloce. Cosa che, in uno sprint ristretto, mi permette di giocarmi la vittoria. 

Sono cambiati i tuoi allenamenti?

Non particolarmente. Ho fatto più e più volte queste salite di media distanza, mi sono abituato a pedalarci sopra. Qualche lavoro specifico l’ho aggiunto e ho perso qualche chilo. Faccio pochissima palestra, quindi mi manca un po’ di esplosività. Non sono nato velocista puro, quindi è stato facile decidere di concentrarmi sulle salite. 

E’ cambiato altro?

Nel tempo sono cresciuto fisicamente. Cinque anni fa non ero strutturato in questo modo. Piano piano ho aumentato il dislivello in allenamento e la resistenza. 

L’Arkea in testa al gruppo, dietro di loro, ben coperto c’è Albanese
L’Arkea in testa al gruppo, dietro di loro, ben coperto c’è Albanese
Rispetto al 2023 sono cambiate delle cose?

Non tante. Mi sento meglio io. Sono cresciuto di un gradino fisicamente, sto bene. Nel ciclismo non si inventa nulla, bisogna allenarsi al massimo e fare una dieta ben bilanciata. In squadra siamo seguiti molto bene, cosa normale rispetto ad una professional. Essere nel WorldTour vuol dire avere più mezzi e materiali, ma anche un personale specifico che ci segue e che lavora per te. 

Anche in gruppo la differenza si vede?

In gara contano le gambe, questo sempre. Non è che attaccare il numero su una maglia WorldTour o professional non cambia, sei sempre te. 

Nel WT la qualità della rosa è migliore e questo permette una migliore gestione della corsa (foto Instagram Tour des Alpes Maritimes)
Nel WT la qualità della rosa è migliore e questo permette una migliore gestione della corsa (foto Instagram Tour des Alpes Maritimes)
Però in gruppo ci sono delle gerarchie…

Se metti una maglia WorldTour stai davanti. Al contrario, se hai addosso una maglia di una professional stai dietro. Per le posizioni è importante: prendere una salita tra i primi venti o in fondo al gruppo cambia. In certe gare, soprattutto quelle mosse, una buona posizione permette di risparmiare. Anche se, va detto, che ora il nonnismo è meno. Se uno va forte in testa al gruppo ci può stare anche con la maglia di una professional.

Un conto è da solo, un altro è con la squadra accanto.

Vero. Al Tour des Alpes Maritimes ero l’uomo di punta e avere quattro compagni che ti tengono davanti ti proteggono fa tanta differenza. In Francia la nostra squadra era giovane, quindi mancava un po’ di esperienza, ma le qualità ci sono. Lo step in più è anche in questo: se corri in una WorldTour, in teoria, la qualità della rosa è migliore. Non è sempre detto, ma dovrebbe essere così. Insomma, correre con una squadra WT ti dà tante piccole cose, che aiutano a esprimersi meglio.