Scalco vuole una stagione da protagonista tra gli U23

11.04.2025
4 min
Salva

Matteo Scalco è uno dei ragazzi della Vf Group-Bardiani CSF-Faizanè che è entrato nella squadra di Bruno e Roberto Reverberi dalla porta del progetto giovani e ora si trova a bussare al piano superiore. Al suo terzo anno nella professional italiana il giovane di Thiene ha progetti ambiziosi, consapevole che il tempo di imparare c’è, ma è anche ora di mettere in pratica quanto visto. 

Scalco ha iniziato la stagione correndo tanto con i professionisti e alzando l’asticella della gare a cui ha preso parte
Scalco ha iniziato la stagione correndo tanto con i professionisti e alzando l’asticella della gare a cui ha preso parte

Altalena

Lo stesso discorso fatto per Turconi vale per Scalco e gli altri ragazzi che da un po’ militano nel progetto under 23. La stagione scorsa è servita per capire cosa serve per essere competitivi, ora è il momento di esserlo.

«Essere qui – racconta Matteo Scalco – è come essere in un devo team. Solo che noi l’abbiamo interna e siamo parte di un’unica formazione. L’obiettivo è quello di provare a crescere, fare esperienza al di là (tra i professionisti, ndr) dove c’è il vero ciclismo. Dopo quando torniamo tra gli under 23 lo facciamo per provare a cogliere il risultato, e fare la gara».

Gli impegni tra gli U23 rimangono centrali nella sua crescita
Gli impegni tra gli U23 rimangono centrali nella sua crescita
Com’è stato l’approccio con il ciclismo dei grandi all’inizio di questa stagione? 

Ho iniziato subito con la Valenciana e il Gran Camino, dopo sono andato alla Tirreno-Adriatico. Tutte gare di un livello alto, forse l’unica era il Gran Camiño, che era un po’ più semplice. Però alla fine sei sempre accanto a corridori dalle ottime qualità. 

Hai alzato la qualità delle gare rispetto allo scorso anno, come ti sei trovato?

Bene, devo dire. Già l’anno scorso ho fatto metà stagione con gli under e metà con i professionisti. Fa tutto parte di un “piano di avvicinamento” per arrivare a fare quei ritmi.  

Durante l’inverno hai lavorato in maniera diversa?

Ogni anno ho aggiunto un piccolo tassello. Rispetto alle stagioni passate durante la preparazione ho messo un po’ più di obiettivi specifici. Si cerca di fare sempre quel passo in avanti per poi subire meno la gara. La grande novità dell’inverno è che ho cambiato preparatore passando da Artuso a Cucinotta. Per motivi contrattuali non ha più potuto seguirmi ed è stato proprio lui a indirizzarmi verso Cucinotta. 

Da sinistra: Pinarello e Scalco, il progetto giovani inizia a dare i suoi frutti
Da sinistra: Pinarello e Scalco, il progetto giovani inizia a dare i suoi frutti
Come ti trovi?

Bene, abbiamo fatto dei piccoli passi per provare a salire quello scalino necessario alla crescita generale. Gli allenamenti sono gli stessi fondamentalmente. Però al posto che due salite fai un allenamento con tre, oppure allunghi i tempi delle ripetute. Tutti step brevi che messi insieme diventano grandi.  

E stai riuscendo a mettere insieme questi passettini? 

Ci proviamo. Le sensazioni sono positive, legate anche al fatto che non ho smesso di crescere e svilupparmi, quindi ogni anno c’è anche un incremento fisiologico. 

Con il Piva è iniziata la stagione U23, quali sono gli obiettivi?

Provare a vincere, tutti noi della Vf Group-Bardiani abbiamo questa ambizione. Non dimentichiamoci che anche andare alle gare per cercare di fare risultato è un fattore di crescita

Gli impegni con la nazionale di Amadori rimarranno centrali per Scalco (foto Tomasz Smietana)
Gli impegni con la nazionale di Amadori rimarranno centrali per Scalco (foto Tomasz Smietana)
Cosa senti di poter fare in più rispetto al 2024?

Il livello medio è molto alto, se si guarda ai primi dieci della classifica generale lo si capisce subito. Tutti, o quasi, sono diventati professionisti o comunque stanno facendo vedere grandi cose. Gli step si fanno anche in queste competizioni. Ad esempio l’anno scorso all’Avenir avevo l’obiettivo di stare nei dieci, nel 2025 l’asticella si alza inevitabilmente. 

Poi c’è un conto in sospeso con il Giro Next Gen…

Lo scorso anno mi sono dovuto ritirare per una faringite e non sono mai riuscito a dimostrare le mie qualità. Ora la voglia è di riprendermi quel che mi è mancato

Turconi al Piva: tra i pro’ impara e tra gli under vince

06.04.2025
5 min
Salva

COL SAN MARTINO – La differenza tra i corridori, in questa 76ª edizione del Trofeo Piva, non la fa solamente il dislivello di un percorso sempre impegnativo ed esigente, ma anche la risposta delle gambe dopo la neutralizzazione avvenuta una cinquantina di chilometri dall’inizio della corsa. Filippo Turconi nonostante la mezzora abbondante fermo sotto la linea di arrivo ritrova il ritmo giusto della pedalata e la lucidità per correre in testa avvantaggiandosi sulla penultima salita di giornata. Pochi giorni dopo la sua prima Classica Monumento il ventenne di Varese si sblocca tra gli under 23 (in apertura foto Alessio Pederiva). 

«La prima vittoria tra gli under – racconta sotto il palco delle premiazioni – porta emozioni diverse rispetto alle esperienze fatte fino a ora, per di più arriva in una gara bellissima. Sicuramente le gare tra i professionisti ti danno una grande gamba, soprattutto nel finale dove mi sono sentito davvero bene. Ti abitui a sforzi differenti e di un livello superiore, poi comunque venire a un appuntamento internazionale e impegnativo come questo non è mai semplice. Era da un anno e mezzo che non vincevo, quando ero junior secondo anno, tenere il feeling con la vittoria è bellissimo». 

Filippo Turconi in mezzo al Marivoet e al messicano Cesar Macias (foto Alessio Pederiva)
Filippo Turconi in mezzo al Marivoet e al messicano Cesar Macias (foto Alessio Pederiva)

Gambe fredde

In una serie di curve sulla lunga discesa che dal paesino di Combai, sede del GPM di giornata, si ricongiunge con la strada principale il gruppo si ritrova con un terzo dei corridori a terra. La confusione nei primi istanti è tanta, la macchina di inizio corsa procede verso l’arrivo a velocità ridotta con alle sue spalle quel che rimane dei 175 partenti. Da dietro piano piano rientrano tutti, uno di quelli che porta maggiormente i segni addosso è Alessandro Borgo. L’atleta di Conegliano, che oggi correva in casa, ha sangue ovunque e un’escoriazione evidente sul fianco sinistro. Dei corridori che riportano anche piccoli segni della caduta si perde il conto. Diesse e massaggiatori camminano avanti e indietro con garze e bende, mentre i meccanici sono alla ricerca di pezzi di ricambio e non negano una mano al vicino di ammiraglia. 

«Non nascondo – continua Turconi – che la neutralizzazione nei primi chilometri può aver fatto male a qualcuno dei favoriti. All’inizio le gambe era un po’ dure ma dopo un attimo si erano già riscaldate. Per me oggi è stata una giornata perfetta, in mattinata mi sentivo bene e partivo puntando al podio. Penso che meglio di così non potesse andare». 

Sempre a tutta

Fare continuamente spola tra le corse dei professionisti e quelle degli under 23 non è facile per i ragazzi della Vf Group-Bardiani CSF-Faizanè. Se tra i grandi sono chiamati a tirare fuori il meglio solamente per portare a termine le gare, scontrandosi con i migliori atleti al mondo, è quando si passa alle gare under 23 che l’attenzione si rivolge a loro. Tutti si aspettano sempre qualcosa da chi indossa la maglia di un team di riferimento del movimento italiano

«E’ vero – spiega Turconi – che siamo sempre chiamati a competere al massimo dei livelli in tutte e due le categorie, ma questo è il bello. Mi piace correre tra i professionisti ma anche fare gare come queste mi emoziona perché non hanno nulla da invidiare. Questa è stata la prima corsa under 23 della stagione, diciamo che insieme alla categoria bisogna cambiare anche mentalità. Fino ad ora ho attaccato spesso muovendomi subito dall’inizio. D’altronde sono uno a cui piace tentare la fuga e provare sempre qualcosa di nuovo. E’ normale, poi che in situazioni del genere in cui sai di poter fare risultato l’atteggiamento debba essere diverso». 

Cambiare mentalità

Fare esperienze tra i professionisti aiuta a crescere e prendere le misure con quelle che sono le gare che un giorno dovranno essere il pane quotidiano di questi ragazzi. Ma per dei giovani è importante non perdere il morso della vittoria, o almeno cercare di ricordarne il sapore. 

«La differenza – analizza il giovane della Vf Group-Bardiani – non è tanto nelle gambe ma nella testa. La cosa più difficile è la differenza con cui si muove il gruppo, in questi scenari è più un tutto contro tutti. Il vero problema (dice con un sorriso, ndr) è quando passi da una gara di 150 chilometri a fare la Sanremo. Gli obiettivi di stagione sono le gare under, come questa, o il San Vendemiano di domenica prossima. Diciamo che ora è iniziata la parte di stagione più importante per me».

Turconi e la Sanremo: emozioni, freddo, pioggia e tanta fatica

25.03.2025
5 min
Salva

Il più giovane a partire da Pavia e ad arrivare a Sanremo, un aspetto non banale se hai 19 anni e sei alla tua prima Classica Monumento. Se a tutto questo aggiungiamo il fatto che è la corsa più lunga dell’anno e tu ti sei fatto 237 chilometri in fuga tutto aumenta d’importanza. Stiamo parlando di Filippo Turconi, corridore al suo secondo anno da professionista nel team Vf Group-Bardiani CSF-Faizanè (in apertura foto ilciclistafotografo). Ieri pomeriggio (lunedì) quando lo raggiungiamo al telefono era appena tornato da un allenamento di tre ore. 

«Anche oggi (ieri per chi legge, ndr) – dice Turconi – ho preso un po’ di pioggia. Sono uscito in bici, ma senza obiettivi specifici, giusto per pedalare e far girare le gambe. Il giorno dopo la Milano-Sanremo erano abbastanza doloranti, tanto che domenica pomeriggio ho dormito alla grande, dovevo ancora recuperare!».

La prima parte di gara è stata caratterizzata da freddo e pioggia
La prima parte di gara è stata caratterizzata da freddo e pioggia

Il primo ricordo

Prendere parte alla prima Classica Monumento della propria carriera è uno di quei momenti che nella mente di un ciclista rimangono scolpiti per tutta la vita. Riuscire ad avere un ruolo importante dentro la corsa rende il tutto ancora più speciale, senza contare che sulle strade della Sanremo c’è stato spazio anche per uno striscione dedicato al giovane Turconi.

«Erano i miei genitori con un gruppo di amici – racconta – e devo dire che non me lo aspettavo. A fine gara erano tutti contenti della mia prova, ho ricevuto davvero tanti messaggi, da amici, ex compagni di squadra e vecchi diesse e il presidente della mia squadra da junior: la Bustese Olonia. Ho ricevuto attestati di stima anche da gente che non conosco e questo mi ha fatto piacere, vuol dire che mi sono fatto riconoscere. 

Il piano era di alzare il ritmo sul Turchino per evitare che il gruppo rientrasse
Il piano era di alzare il ritmo sul Turchino per evitare che il gruppo rientrasse
Com’è stata questa esperienza alla Sanremo, partiamo dalla convocazione…

E’ stata inaspettata, non credevo di riuscire a fare una gara di questo livello così presto. Quando l’ho saputo sono rimasto stupito. Da un lato ero anche spaventato perché una gara così lunga non l’avevo mai fatta, sia per chilometri che per ore in bici. La mia paura principale era quella di non riuscire a finire la gara. Poi nei giorni di avvicinamento ho pensato che entrare nella fuga iniziale mi sarebbe tornato utile. 

Perché?

Quando sei davanti non subisci il ritmo del gruppo, che in certi punti sarebbe stato davvero elevato, ma mantieni un’andatura costante. Se sei in fuga hai una posizione di vantaggio, sono gli altri che devono venirti a prendere. Ho sfruttato il fatto che ci fosse Marcellusi nel primo gruppetto che si è avvantaggiato per rientrare e far parte della fuga di giornata. Lui mi ha dato qualche consiglio, come quello di non esagerare troppo nello sforzo nei primi 100 chilometri. 

Negli ultimi 50 chilometri il ritmo si è alzato notevolmente, con la corsa che è esplosa sui Capi
Negli ultimi 50 chilometri il ritmo si è alzato notevolmente, con la corsa che è esplosa sui Capi
Il clima non vi ha aiutato nella prima parte…

Dentro di me ho detto: «Cavolo, già è una gara lunga, se poi ci si mettono anche pioggia e freddo…». Però le previsioni non davano pioggia, ma solo nuvoloso. Così sono partito abbastanza coperto, ma non troppo. Nella prima ora e mezza ho sofferto il freddo, tanto che mi sono dovuto fermare per allacciare la mantellina perché avevo le mani congelate. 

Poi finita la discesa del Turchino è spuntato il sole…

E’ iniziata un’altra gara, nell’arco di 4 chilometri siamo passati dall’essere coperti a pedalare in maglietta e pantaloncini. Toglierti gli indumenti umidi ti dà uno sprint emotivo in più. Abbiamo anche ripreso vantaggio sul gruppo. Sembra una banalità, ma tutti questi fattori ci hanno dato grande spinta, tanto che ci siamo messi in doppia fila e siamo andati regolarmente sopra i 50 chilometri orari. 

Turconi, una volta ripresa la fuga, ha proseguito da solo fino all’arrivo: 35 chilometri interminabili
Turconi, una volta ripresa la fuga, ha proseguito da solo fino all’arrivo: 35 chilometri interminabili
Poi sono arrivati i Capi e la corsa è esplosa.

Nell’arco di pochi chilometri ci hanno recuperato davvero tanti minuti. Già da Capo Mele avevo capito che le energie stavano finendo, ho provato a tenere duro, ma sull’ultimo dei tre, il Berta, avevo le gambe in croce e il gruppo mi ha ripreso. 

Com’è andata poi?

Volevo onorare la corsa e portarla a termine nel migliore dei modi. Dalla fine dei Capi fino a Sanremo sono stati i 35 chilometri più lunghi della mia vita. Speravo di riprendere qualcuno, ma non arrivava nessuno, sono stato solo per tutto quel tempo. Dietro di me avevo solo l’ammiraglia. 

Eccolo sul traguardo di Sanremo, sfinito ma appagato per aver portato a termine la sua prima Sanremo (foto ilciclistafotografo)
Eccolo sul traguardo di Sanremo, sfinito ma appagato per aver portato a termine la sua prima Sanremo (foto ilciclistafotografo)
Ti sei goduto il bagno di folla su Cipressa e Poggio?

E’ stato bellissimo. Sono state le due salite dove ho fatto più fatica in tutta la mia vita, perché non andavo su, però è stato questo il bello. Sembrava non finissero più e a bordo strada c’era un pubblico che non avevo mai visto. Nell’ultimo chilometro del Poggio ero distrutto ma contentissimo, perché sapevo di averla finita, inoltre c’era ancora tantissimo entusiasmo a bordo strada. 

Quando hai visto il triangolo rosso dell’ultimo chilometro cosa hai pensato?

E’ stato un sollievo, ho detto: «E’ finita». Me lo sono goduto come se l’avessi vinta. Una vittoria personale.

Il premio per questa vittoria qual è stato?

Mi sono fermato a mangiare in trattoria. Una bella tagliata come premio per le mie fatiche. Dopo ho dormito, ero distrutto!

EDITORIALE / Il miope stillicidio delle wild card

17.03.2025
5 min
Salva

Il 26 marzo, mercoledì dopo la Sanremo, l’UCI farà sapere se per i Grandi Giri sarà possibile aumentare fino a tre la quota delle wild card. Ad ora, il sistema prevede che gli inviti siano due: il Giro d’Italia è già in vantaggio su Tour e Vuelta perché la Lotto ha comunicato nuovamente che non sarà della partita, liberando il terzo invito. Se arrivasse anche la terza wild card, il Giro potrebbe fare 4 inviti, portando le due squadre italiane aventi diritto per punteggio (Team Polti-VisitMalta e VF Group-Bardiani), più Tudor Pro Cycling e Q36.5 Cycling Team. Il Tour invece potrebbe allargare la rosa con la squadra di Julian Alaphilippe che al momento sarebbe fuori. Non vorremmo passare per i soliti malpensanti, ma ci chiediamo se la faccenda andrebbe così per le lunghe se l’istanza venisse soltanto dal Giro d’Italia.

Le due italiane meritano esserci per diritto. Oltre alla necessità di tutelare il movimento nazionale, alla Tirreno hanno dimostrato di avere dedizione e sostanza (in apertura Tarozzi, che ha conquistato la maglia verde), anche se l’attuale gestione di RCS Sport ha dimostrato che il tricolore e i conti da far quadrare non sempre sono sovrapponibili. Tudor ha investito sul Giro con una campagna piuttosto incisiva. Q36.5 porterebbe al via Pidcock, un bel nome che farebbe anche da ottimo richiamo per il mondo anglosassone. Qualunque delle quattro squadre venisse lasciata fuori, porterebbe con sé delle spiacevoli conseguenze.

Gruppo (quasi) in pezzi

In questi giorni alla Tirreno-Adriatico, girando fra i pullman e facendo semplici domande, abbiamo registrato un campionario di risposte difformi e controverse. Qualcuno dice che le squadre siano tutte favorevoli, con l’eccezione di una professional belga. Altri sostengono che l’opposizione arrivi da alcune squadre WorldTour. Ci sarebbe poi il partito dei team francesi, che si oppone a tutte le decisioni contrarie alle regole scritte. Infine c’è chi tira in ballo Adam Hansen e il CPA (l’associazione internazionale dei corridori), che avrebbe opposto motivazioni di sicurezza.

Per le prime tre ipotesi, le domande poste si sono infrante sulla riservatezza. Per quanto invece riferito al CPA, Adam Hansen – cui la questione è stata posta da Cristian Salvato – avrebbe risposto con una fragorosa risata, avendo sostenuto come categoria la possibilità di portare a tre il numero delle wild card.

Adam Hansen, presidente del CPA, qui con Salvato nel giorno della neve di Livigno al Giro del 2024
Adam Hansen, presidente del CPA, qui con Salvato nel giorno della neve di Livigno al Giro del 2024

Sicurezza o inadeguatezza?

Il tema è delicato. Il numero dei 176 atleti al via, stabilito con la riforma tecnica del 2018, si raggiunge con 22 squadre da 8 corridori ciascuna. E’ una quota di prudenza legata alla sicurezza e alla possibilità per gli organizzatori di assicurarla. Nel 2017, al Giro d’Italia parteciparono 22 squadre da 9 corridori ciascuna, con 198 partenti. Autorizzare la terza wild card porterebbe i partenti a 184, comunque meno della quota 2017.

Si sta pensando a una variazione del regolamento oppure alla riscrittura della norma per andare incontro alle esigenze attuali del ciclismo? Sarebbe il modo per aggirare le regole di partecipazione legate ai punteggi o di renderne le maglie meno stringenti? E soprattutto quali sono i ragionamenti in seno all’UCI, che si ritrova in mezzo alle istanze dei grandi organizzatori e la necessità di tenere il punto sulla sicurezza in gara?

Qualunque sia la ragione del cambiamento, se esso avverrà, ciò che è tecnicamente insostenibile e va palesemente contro le esigenze degli atleti nel ciclismo della pianificazione estrema è che tutto questo sarà annunciato cinque settimane prima del Giro d’Italia, che venendo per prima sconta come sempre le indecisioni dell’UCI. Gli altri, i francesi che organizzano il Tour e anche la Vuelta, possono infatti permettersi di stare a guardare e fare buon viso a qualunque tipo di gioco.

Maestri e il Team Polti-VisitMalta alla Tirreno sono stati fra gli animatori di ogni tappa
Maestri e il Team Polti-VisitMalta alla Tirreno sono stati fra gli animatori di ogni tappa

Wild card biennali

Le wild card sono un ottimo strumento per invitare le piccole al tavolo dei grandi, ma sono così estemporanee e occasionali da non consentire investimenti lungimiranti. Come fai a proporre a uno sponsor di investire su di te, se a cinque settimane dal Giro d’Italia non sai ancora se vi prenderai parte? Le wild card dovrebbe essere quantomeno biennali e non strumento di regalìa da parte degli organizzatori ai manager del momento. Forse in questo modo anche chi parte da risorse più limitate può progettare un percorso solido di crescita.

E’ evidente la spaccatura fra il livello dei team che si ingegnano e spendono per raggiungere l’eccellenza e quello di chi li governa a tutti i livelli. Sembra poca cosa, al confronto, che ancora non si conoscano il percorso e le squadre che parteciperanno al Giro Next Gen. Se uno squadrone come la Tudor Pro Cycling non sa ancora se parteciperà al Giro d’Italia, cosa volete che si lamenti una qualsiasi continental per il vuoto totale di informazioni sulla corsa che la riguarda?

Dieci domande a Bartoli per esplorare il mondo di Paletti

14.03.2025
5 min
Salva

Da quando Luca Paletti, nell’intervista fatta alla vigilia del Trofeo Laigueglia, ci ha detto che il suo preparatore è Michele Bartoli, ci si è accesa una spia. Quando un corridore entra nell’orbita dell’ex professionista e preparatore toscano non è mai per caso. Il ragazzo della Vf Group-Bardiani CSF-Faizanè si allena sotto i dettami di Michele Bartoli fin da quando era al secondo anno juniores, i due sono arrivati ormai al quarto anno di lavoro insieme. Ma cosa ha trovato Bartoli nel giovane emiliano?

«Fin da quando era junior – racconta il vincitore di un Fiandre e due Liegi – era un ragazzo, anzi ragazzino, interessante. Nonostante la giovane età, era parecchio determinato e con le idee chiare. Nel parlarci si capiva avesse una maturità superiore ai suoi coetanei. Devo ammettere che lavorare insieme è stato facile fin da subito. Paletti era in grado di darmi dei feedback, per quanto riguarda gli allenamenti e i lavori da fare, che mi aspettavo di trovare in un corridore di ben altra esperienza. Per me contano tanto le risposte e le considerazioni che un atleta riesce a darmi».

Paletti è arrivato alla Vf Group-Bardiani nell’inverno del 2022
Paletti è arrivato alla Vf Group-Bardiani nell’inverno del 2022
Per certi versi un ragazzo già pronto?

Consapevole di quello che doveva fare. Ad esempio era in grado di capire quali riscontri avrebbe dovuto avere da un certo tipo di allenamento e riusciva a riportarmi le sue sensazioni a riguardo. Una sensibilità che da un ragazzo di 17 anni non ti aspetti. 

Che atleta hai trovato?

Tutto da scoprire, forte in salita e a cronometro. Ma è anche molto bravo nel ciclocross, disciplina che ha sempre tenuto fino a questo inverno e che non escludo possa tornare a fare. Per il momento abbiamo deciso, in accordo con il ragazzo e la squadra, di accantonare un attimo il cross. Si è trattato di una scelta non facile, io sono favorevole alla doppia attività, ma alla sua età è importante formarsi. Per certi aspetti il cross toglie equilibrio alla preparazione su strada. 

In che senso?

Quando sei un atleta formato, come possono essere Van der Poel o Van Aert, si possono tenere più discipline senza troppi pensieri. I problemi, se così li vogliamo definire, arrivano quando si è giovani. All’età di Paletti, 20 anni, si è alla ricerca della propria dimensione su strada e si è soggetti a molti giudizi. Nell’inverno appena trascorso lui ha avuto modo di identificarsi.

Il giovane emiliano ha sempre fatto ciclocross durante la stagione invernale (foto Alessandro Billiani)
Il giovane emiliano ha sempre fatto ciclocross durante la stagione invernale (foto Alessandro Billiani)
Cosa avete capito?

E’ un ragazzo che può crescere parecchio nelle gare a tappe. Nelle salite lunghe e a cronometro si trova a suo agio. Lo abbiamo visto in questi primi appuntamenti del 2025, sia alla Valenciana che al Gran Camino si è piazzato tra i primi venti a cronometro. E nelle tappe di salita è sempre rimasto agganciato ai primi. 

Questo è stato un inverno che ha aperto nuove porte sulle qualità di Paletti?

Se vogliamo possiamo considerare il 2025 come il suo primo anno da professionista, nonostante sia alla Vf Group da due stagioni e abbia iniziato la terza. Abbiamo iniziato a lavorare sulle sue basi e per essere la prima stagione in cui si concentra al massimo sulla strada, siamo a buon punto. Con i giovani non si deve lavorare sul presente, ma in prospettiva futura.

Uno dei passi fatti è l’aver inserito delle sessioni in palestra?

Sicuramente è un aspetto molto importante per formare un corridore. Deve essere però inserita nel momento giusto, gli anni scorsi Paletti non era pronto per certi versi, aveva ancora un muscolo acerbo. Anche gli esercizi in palestra vanno inseriti con la giusta programmazione, da juniores si può fare core stability. 

Bartoli, che lo allena da quando era junior secondo anno, ha evidenziato ottime qualità a crono e nelle salite lunghe
Bartoli, che lo allena da quando era junior secondo anno, ha evidenziato ottime qualità a crono e nelle salite lunghe
Ci sono degli aspetti sui quali avete lavorato in maniera specifica?

Sulla resistenza, certamente. Però la maturazione del corridore passa dal curare tutti i particolari. Viste le sue qualità deve allenarsi sul VO2Max e sulla cronometro. Tuttavia a 20 anni non si può tralasciare nessun aspetto, è un gioco di percentuali in cui nulla va trascurato. 

Quindi deve essere pronto ad affrontare le gare di un giorno.

E’ il destino degli atleti moderni. Non si può curare un solo aspetto, ma si deve essere polivalenti. Se si guarda ai grandi nomi, cosa corretta da fare con le giuste proporzioni, si vede questa cosa. Ora anche corridori da corse a tappe come O’Connor sono in grado di fare un secondo posto al mondiale. Senza scomodare Pogacar, che quello è un fuoriclasse.

Un’altra qualità di Paletti è la capacità di restare per tanto tempo fuorisoglia
Un’altra qualità di Paletti è la capacità di restare per tanto tempo fuorisoglia
Lo stesso Paletti ha detto di essersi sentito bene in queste prime uscite, nelle quali ha corso davanti…

Ha fatto un bel progresso a livello di testa e consapevolezza nei propri mezzi. E’ un allenamento anche imparare a correre tra i primi nonostante non si sia al 100 per cento. Deve essere capace di interpretare la gara con una mentalità vincente sempre. Magari ora non è in grado di vincere al Gran Camino, ma deve muoversi da protagonista.

Cosa che gli torna utile tra gli under 23, vista la doppia attività che fa con la Vf Group-Bardiani.

Passare subito professionista non è facile, per diversi motivi. Gli under 23 della Vf Group corrono solo gare internazionali, che vanno bene per crescere e fare esperienza. Al primo e al secondo anno l’obiettivo deve essere questo, poi si inserisce il passo successivo: provare a fare la corsa. La stessa cosa accade tra i professionisti. Ora Paletti è arrivato in un momento in cui può provare a primeggiare, soprattutto tra gli under 23. 

La snervante attesa delle wild card. Bellini ne sa qualcosa…

11.03.2025
5 min
Salva

Siamo all’11 marzo, eppure delle wild card per la prossima edizione del Giro d’Italia che partirà dall’Albania il prossimo 9 maggio, nessuna traccia. Mai in passato c’era stato così tanto da aspettare, così tanta incertezza sulle scelte degli organizzatori, che stanno spingendo in tutti i modi per poter allargare a 4 il numero di team professional da invitare. Uno “stato dei lavori” che certamente non agevola chi deve programmare non solo la partecipazione, ma l’intera stagione.

Marco Bellini, nei tanti anni trascorsi al fianco di Gianni Savio quando i loro team erano professional italiane, ha affrontato tante volte questa situazione, si può ben dire ad ogni stagione, e sa che cosa significa rimanere in quest’incertezza. Oggi, dopo la dolorosa scomparsa di Gianni, Bellini è a pieno titolo immerso nell’avventura della Petrolike e quindi guarda il tutto da lontano ma si sente, quando affrontiamo il discorso, che il legame con il ciclismo italiano, con quegli ambienti e quelle sensazioni è ancora vivissimo.

Marco Bellini, secondo da sinistra, al tempo dell’Androni Giocattoli: l’attesa per la wild card era sempre tanta…
Marco Bellini, a sinistra, al tempo dell’Androni Giocattoli: l’attesa per la wild card era sempre tanta…

«Una wild card può davvero cambiare tutto per una squadra professional italiana – dice – come anche per una spagnola nel caso della Vuelta. Il Tour è a sé stante, non va considerato neanche viste le caratteristiche del movimento locale, con molte squadre nel WorldTour. La partecipazione al Giro è, per un team italiano, una svolta soprattutto nei rapporti con gli sponsor, ma sono sempre stato dell’avviso che bisogna essere rispettosi di questi e quindi evitare di fare promesse. E’ chiaro però che per un’azienda sapere che la squadra parteciperà o meno alla corsa rosa cambia tutto».

Quanto incide nel budget?

In maniera direi quasi decisiva. Il sistema è questo, se non sei nel WorldTour ti dibatti con una base economica che non consente voli pindarici e trovare fondi è davvero difficile. Sapere che sarai presente alla vetrina più importante dell’anno apre porte importantissime, ma serve anche il tempo per farlo…

Che cosa significa secondo te arrivare all’11 marzo senza sapere ancora quale sarà il proprio destino?

E’ la testimonianza di quanto ho detto, ma io voglio spezzare una lancia a favore della RCS Sport che sta facendo di tutto per ottenere il quarto invito che metterebbe tutto a posto. Abbiamo due squadre italiane, Polti e VF Group che, diciamola tutta, tengono in piedi il ciclismo italiano, facendo correre tanti giovani nostrani e che avrebbero tantissimo bisogno di esserci. Ma dall’altra parte abbiamo due team come Q36.5 e Tudor che hanno budget importanti, che hanno costruito squadre di altissimo spessore ed è difficile tenerle fuori da un Grande Giro. Se non verrà accettata la proposta della quarta wild card, gli organizzatori si troveranno a fare una scelta comunque drammatica. Certamente però il tempo non aiuta chi è ancora in bilico. E parlo dei due team italiani ai quali va tutto il mio apprezzamento e rispetto.

Perdere una delle due squadre italiane sarebbe però un grave, ulteriore smacco per il nostro movimento…

Esatto e questa situazione deve far capire che il ciclismo, così com’è, non va. Bisogna cambiare alcune regole del gioco. L’UCI ormai gestisce un impero nel quale se non hai i soldi, fai un’enorme fatica a galleggiare. Rispetto ai tempi miei e di Gianni, la situazione è diventata molto più difficile.

Il richiamo di Pidcock alla corsa rosa è difficilmente accantonabile da parte di Rcs Sport
Il richiamo di Pidcock alla corsa rosa è difficilmente accantonabile da parte di Rcs Sport
Gli sponsor sono disposti ad aspettare?

Fino a un certo punto. Noi per nostra fortuna non ci siamo mai – e ribadisco mai – sbilanciati. Abbiamo sempre detto alle varie aziende che non potevamo garantire la partecipazione al Giro, perché tutte ce la chiedevano. Noi proponevamo una doppia soluzione economica, con o senza partecipazione alla corsa rosa. Era l’unica cosa da fare per non prendere in giro nessuno ed essere il più possibile trasparenti.

C’è la stessa attenzione, da parte di chi sponsorizza, per altre corse, magari sempre della RCS?

No ed è facile capire il perché. Il Giro d’Italia è una cosa diversa. Secondo me non è neanche un evento sportivo, o almeno lo è solo in parte perché parliamo di qualcosa che riguarda tutta la società italiana. Il Giro d’Italia lo vede il ragazzino come la massaia, lo trovi in tutti i media, non è un evento che riguarda solo chi è appassionato. Io non ho mai visto le scolaresche o gli abitanti di una piccola città scendere in strada per il Giro di Lombardia, ma il Giro d’Italia è un’autentica festa per ogni paese attraversato. Questo lo sa bene chi ti sponsorizza per vendere la propria immagine, per questo è tanto importante.

Alberto Dainese, una delle punte per la Tudor. Anche lui attende di sapere se sarà al via dall’Albania
Alberto Dainese, una delle punte per la Tudor. Anche lui attende di sapere se sarà al via dall’Albania
E’ un discorso che ormai ti vede solo semplice spettatore, almeno per ora. Ma un domani?

Noi con il nostro team abbiamo un progetto diluito nel tempo. Siamo una squadra continental e per ora questi discorsi non ci riguardano né ci interessano più di tanto. L’obiettivo del team è far crescere nuovi talenti sudamericani e arrivare con i passi dovuti a essere una squadra professional. Quando saremo strutturati e ci arriveremo, valuteremo anche la partecipazione a un Grande Giro. La nostra fortuna è non avere pressioni né dover andare a caccia di sponsor. Possiamo lavorare con calma, non invidio chi invece a quest’ora è ancora sulla graticola…

Un caffè con Paletti: ragionando sul presente e parlando del futuro

06.03.2025
5 min
Salva

LAIGUEGLIA – Luca Paletti è un cumulo di ricci con gambe magre e spalle strette. E’ tanto alto quanto timido, ma basta sedersi un attimo e lasciarlo respirare che le parole fluiscono da sole. Il reggiano è uno dei giovani dell’infornata della Vf Group-Bardiani CSF-Faizanè che è pronto a maturare e spiccare il volo. Dopo due stagioni in cui è cresciuto parecchio è arrivato al 2025 forte e determinato. Nelle prime gare della stagione ha già raccolto gli stessi punti del 2024, per gli amanti dei numeri. 

Paletti al Trofeo Laigueglia terminato al 30° posto a 1′ e 15″ dal vincitore Ayuso
Paletti al Trofeo Laigueglia terminato al 30° posto a 1′ e 15″ dal vincitore Ayuso

Un inverno diverso

Ieri al Trofeo Laigueglia, prima gara italiana della stagione, è arrivato un trentesimo posto, il secondo miglior giovane dopo Simone Gualdi. Risultati frutto di un inverno diverso nel quale si è concentrato molto sulla strada.

«E’ un anno un po’ particolare – racconta – senza ciclocross. Il primo da quando vado in bici dove non ho fatto attività invernali. Chiaramente nella preparazione è cambiato qualcosa, ad esempio mi sono concentrato maggiormente sulla distanza. Devo ammettere che sto sentendo la differenza, complice anche la crescita e qualche elemento diverso. In due anni (Paletti è passato professionista nel 2023, ndr) sono cambiato tanto, complice anche l’età. E’ normale che a vent’anni si sia ancora nella fase dello sviluppo».

Luca Paletti insieme a Tolio, il rapporto con i corridori più grandi è fondamentale (foto Vf Group-Bardiani CSF-Faizanè)
Luca Paletti insieme a Tolio, il rapporto con i corridori più grandi è fondamentale (foto Vf Group-Bardiani CSF-Faizanè)
Ti è dispiaciuto lasciare il cross?

E’ stata una decisione presa con la squadra perché abbiamo voluto provare a fare qualcosa di diverso.  Non è che mi sia dispiaciuto molto, so che dietro questa decisione c’è un motivo importante. E poi non è detto che il prossimo anno possa tornare. Se non dovessi vedere i miglioramenti che mi sono prefissato non escludo un passo indietro. 

Per il momento cosa è cambiato?

A livello atletico sento di essere arrivato con più fondo alle gare di inizio stagione. Anche mentalmente è stato diverso visto che ho fatto quasi tre settimane senza bici a novembre, non mi era mai capitato. Di solito staccavo qualche giorno finita la stagione su strada e poi un’altra settimana finita quella del ciclocross. Fare un periodo di stacco più lungo mi permette di sentirmi più riposato. 

Paletti ha mostrato ottime cose durante le corse di inizio anno in Spagna, qui al Gran Camino
Paletti ha mostrato ottime cose durante le corse di inizio anno in Spagna, qui al Gran Camino
Sei partito subito forte…

Quando si sta bene anche la tattica in corsa cambia. Ne parlavo con il mio preparatore, Michele Bartoli, il quale mi diceva che finalmente mi ha visto attaccare. Ora che sento di avere una buona gamba mi viene la voglia di provare. 

E’ cambiato altro durante l’inverno?

Ho inserito anche un po’ di palestra, cosa che non avevo mai fatto fino ad adesso. Prima non l’avevo mai fatta perché il preparatore vedeva un muscolo ancora acerbo, un po’ per questo e anche per le mie caratteristiche ha sempre preferito tenere indietro la palestra. 

Come arrivi a questo terzo anno con la Vf Group-Bardiani, è arrivato il tuo momento?

Sicuramente ci proverò. Non nascondo che il Giro Next Gen è uno dei miei obiettivi, sia per caratteristiche che per ambizioni. Ma anche alle gare di primavera come Piva, Recioto e Belvedere proverò a fare qualcosa. Sento di essere cresciuto mentalmente, quindi sarà anche un po’ più facile tenere duro di testa. Mi sento pronto per fare classifica. 

La Vf Group-Bardiani nel 2024 ha vinto la classifica a squadre al Giro Next Gen (foto Lisa Paletti)
La Vf Group-Bardiani nel 2024 ha vinto la classifica a squadre al Giro Next Gen (foto Lisa Paletti)
Cosa intendi con “tenere duro di testa”?

Ad esempio nelle scorse settimane al Gran Camino ero quello messo meglio in classifica per la squadra. Nell’ultima tappa non mi sentivo bene, sono andato all’ammiraglia e ho detto: «Oggi non finisco la corsa». Invece mi hanno convinto a tenere duro e a metà tappa ho iniziato a sentirmi meglio, tanto che nel finale ho provato a fare la volata. Queste situazioni mentali che oltrepassi sono un grande bagaglio di esperienza. Al Giro Next Gen, altro esempio, se dovessi trovarmi in una situazione simile so cosa fare. 

La Vf Group è in un momento di ricambio generazionale, voi da dentro come lo vivete?

Avere dei riferimenti come Marcellusi o Magli per noi è fondamentale, ci spiegano come muoverci e ci danno una grande mano in gara. Soprattutto nelle fasi di gestione. Secondo me quest’anno tra gli under 23 ci divertiremo parecchio, già nel 2024 ci siamo dati da fare ed eravamo tanti ragazzi al secondo anno. 

Durante l’inverno Paletti non ha corso nel cross, questo gli ha permesso di lavorare maggiormente sul fondo
Durante l’inverno Paletti non ha corso nel cross, questo gli ha permesso di lavorare maggiormente sul fondo
Quali pensi siano i passi giusti da fare?

Forse un po’ la capacità di resistere sulla distanza, ma arriverà correndo. Devo dire che sui punti in cui devo migliorare non ho preoccupazioni, sto lavorando tanto e credo che la crescita farà il resto.Un punto su cui mi sto allenando sono i cambi di ritmo, ma sono fiducioso di quanto sto facendo con Bartoli. 

Obiettivi quindi?

Arrivare pronto alle gare internazionali riservate agli under 23. Piva, Belvedere e Recioto sono degli obiettivi concreti, anche per mettermi alla prova in gare non troppo vicine alle mie qualità, ovvero quelle di un giorno

Ventura sale in sella con la VF Group Bardiani-CSF Faizanè

05.03.2025
3 min
Salva

Quando un nuovo brand decide di entrare nel mondo del ciclismo è sempre una bella notizia, soprattutto se questo brand ha a che fare con il benessere e con uno stile di vita sano. E’ questo il caso di Ventura, azienda genovese, riferimento nella produzione e distribuzione di frutta secca ed healthy snack che da quest’anno sarà al fianco della VF Group Bardiani-CSF Faizanè. In particolare Ventura sarà Nutritional Partner della formazione della famiglia Reverberi fornendo frutta secca e mix bilanciati per supportare gli atleti durante i ritiri, gli allenamenti e naturalmente in gara.

Ventura produce una serie di snack salutari pensati per chi pratica attività sportiva
Ventura produce una serie di snack salutari pensati per chi pratica attività sportiva

Una passione comune

A spingere Ventura a entrare, anzi a debuttare nel mondo del ciclismo, è la passione per la performance, il benessere e più in generale per uno stile di vita sano, tutti fattori che ben si sposano con lo sport in generale, e quindi con il ciclismo. 

Ventura vanta oltre 85 anni di esperienza nel settore alimentare, ed è da sempre un brand sinonimo di qualità e innovazione, offrendo prodotti studiati per rispondere alle esigenze di chi desidera una alimentazione equilibrata e naturale. Nasce quindi su questi presupposti la collaborazione con la  VF Group Bardiani-CSF Faizanè, come tiene a sottolineare la stessa azienda ligure.

«Siamo orgogliosi di intraprendere questa collaborazione con il Team VF Group Bardiani-CSF Faizanè – dichiarano da Ventura – una squadra che rappresenta l’eccellenza del ciclismo italiano. Condividiamo gli stessi valori di dedizione, impegno e attenzione alla salute. Essere al fianco di atleti professionisti ci permette di promuovere i benefici della frutta secca come fonte di energia naturale per lo sport e non solo».

Tanti prodotti perfetti da inserire durante i pasti
Tanti prodotti perfetti da inserire durante i pasti

Ideali per le gare

Gli atleti del Team VF Group Bardiani-CSF Faizanè potranno contare su una selezione di prodotti Ventura progettati per supportare le esigenze nutrizionali durante le competizioni più impegnative. I mix di frutta secca, essiccata e disidratata, ricchi di energia e nutrienti, rappresentano un valido alleato per affrontare sfide di alto livello con la massima efficienza. 

A confermare l’importanza di poter contare da oggi su un partner così qualificato come Ventura è Luca Porfido, nutrizionista del Team VF Group Bardiani-CSF Faizanè.

«Per noi è un grande valore aggiunto poter contare su un’eccellenza del Made in Italy – ha dichiarato Luca Porfido – che grazie ai suoi prodotti di prima qualità, sarà in grado di garantire il massimo supporto agli atleti in ogni momento della giornata, durante ritiri, allenamenti e gare».

Con la partnership con la Vf Group-Bardiani, Ventura conferma l’impegno nella promozione di una nutrizione sana
Con la partnership con la Vf Group-Bardiani, Ventura conferma l’impegno nella promozione di una nutrizione sana

Un riferimento in tema di benessere

Con questo importante debutto nel ciclismo, Ventura conferma il proprio impegno nella promozione di una nutrizione sana e di uno stile di vita attivo, consolidando il proprio ruolo di riferimento per chi desidera abbracciare il benessere, nello sport come nella vita quotidiana.

Ricordiamo che Ventura è un marchio di Madi Ventura SPA, azienda genovese che opera nel mercato della frutta secca confezionata e sfusa. Con un fatturato di 140 milioni di euro è uno dei maggiori operatori del settore. Distribuisce i suoi prodotti attraverso le principali catene della Distribuzione Moderna in Italia e opera attraverso una unità di produzione e distribuzione situata in provincia di Cremona.

Madi Ventura

La nuova G.JET di Gaerne per la VF Group Bardiani

27.02.2025
3 min
Salva

Dopo appena un anno di pausa, il team VF Group Bardiani-CSF Faizanè celebra questa stagione il ritorno del logo Gaerne sulla propria maglia, in virtù di una partnership triennale che unisce tradizione e innovazione. La definizione di questo accordo rappresenta un forte legame con le radici italiane, fondato su valori condivisi quali la passione per il ciclismo, l’impegno nello sviluppo dei giovani talenti e la costante ricerca dell’eccellenza nelle prestazioni.

La rinnovata collaborazione, siglata tra le famiglie Reverberi e Gazzola, riafferma dunque la volontà di investire in un progetto interamente italiano, capace di coniugare l’esperienza artigianale con le tecnologie più avanzate. In questo contesto, Gaerne torna ufficialmente sulla divisa del team, posizionando il proprio logo sulle spalle della maglia, garantendo così una visibilità costante durante tutte le competizioni stagionali. 

Il nome Gaerne torna sulle maglie della squadra di Bruno e Roberto Reverberi
Il nome Gaerne torna sulle maglie della squadra di Bruno e Roberto Reverberi

Identità… di squadra

Parallelamente a questo ritorno, l’azienda trevigiana lancia la nuova scarpa G.JET, ideata appositamente per il team e caratterizzata da una speciale colorazione aqua, perfettamente in sintonia con l’identità della squadra. Dal punto di vista tecnico, la G.JET rappresenta l’ultima evoluzione nelle calzature da ciclismo di alta gamma. La tomaia è dotata della tecnologia G.Frametex, che combina tessuto e poliuretano in una struttura di supporto studiata per migliorare la stabilità e conferire una sensazione di leggerezza. Le perforazioni strategiche ottimizzano la ventilazione, mantenendo i piedi freschi e asciutti durante lunghe pedalate. Il sistema di chiusura INFIT CLOSURE SYSTEM 1.0, con le sue regolazioni differenziate per zone, riduce i punti di pressione e garantisce una calzata precisa, mentre la piattaforma BOA Li2 DIAL F consente aggiustamenti rapidi e personalizzati, assicurando comfort e controllo ottimali.

Il design della scarpa è ulteriormente esaltato dalla linguetta FIT TONGUE 1.0, priva di cuciture e dotata di imbottitura high-tech, e dal tallone ANATOMICAL HEEL CUP 1.0, che offre un supporto superiore e migliora notevolmente il trasferimento di potenza grazie al trattamento antiscivolo interno. La soletta interna, con supporto anatomico e micro forature, è studiata per ottimizzare la traspirazione e garantire un microclima ideale all’interno della scarpa, eliminando il fastidio del sudore durante le fasi di sforzo intenso.

Infine, la suola in carbonio Gaerne EPS Lightweight Full Carbon Sole 12.0, ultra-leggera e sottile, è realizzata in fibra di carbonio e progettata per trasferire ogni singolo watt di potenza ai pedali. Dotata di prese d’aria, inserti antiscivolo e tacchetti intercambiabili, permette una regolazione personalizzata della stabilità e della trazione, offrendo così un equilibrio perfetto tra performance e comfort.

Gaerne lancia anche un nuovo modello di scarpe: le G.JET
Gaerne lancia anche un nuovo modello di scarpe: le G.JET

Tradizione e innovazione

«Siamo lieti di riaccogliere il team VF Group Bardiani-CSF Faizanè – ha dichiarato il Cavalier Ernesto Gazzola, presidente di Gaerne spa – e di sostenere i giovani talenti, accompagnandoli nella loro crescita professionale. Da 63 anni realizziamo scarpe artigianali in Italia, mettendo al centro qualità, comfort e innovazione. La nuova G.JET è proprio il risultato di questo impegno e garantirà agli atleti prestazioni di altissimo livello. Tradizione e ricerca tecnologica sono alla base della filosofia di Gaerne, finalizzata a offrire prodotti in grado di rispondere alle esigenze delle competizioni moderne».

«Siamo entusiasti di rinnovare la partnership con Gaerne – ha replicato Bruno Reverberi, general manager della VF Group Bardiani-CSF Faizanè – e faremo davvero del nostro meglio per ripagare la fiducia riposta in noi con i risultati sul campo. La presenza del logo Gaerne sulla maglia garantisce un’eccellente visibilità, confermando il nostro impegno nel valorizzare i giovani talenti italiani».

Gaerne