EDITORIALE / Cuori a rischio, chi risparmia sull’idoneità?

14.10.2024
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Il primo segnale davvero drammatico fu il malore che colse Colbrelli il 21 marzo del 2022. Chi lo vide cadere sul traguardo della prima tappa del Catalunya pensò che non ci fosse più niente da fare, invece il massaggio cardiaco salvò la vita al bresciano che interruppe subito l’attività. Un mese dopo, si fermò Gianmarco Garofoli per una miocardite. Dovette ricorrere a un intervento che dopo qualche mese gli permise di riavere l’idoneità. Quello che però fu raccontato come un semplice malore, pochi giorni fa è stato descritto da suo padre come un principio di infarto a 20 anni. Qualcosa di simile al malore che di recente si è portato via Simone Roganti, che ne aveva 21.

A dicembre 2020 venne fermato per miocardite Diego Ulissi. Nel 2021 l’ablazione cardiaca toccò a Viviani e l’anno precedente a Cipollini. Lorenzo Masciarelli ha scoperto di avere una pericardite grazie a un incidente stradale. Lo hanno ricoverato per un braccio dolorante senza sapere sul momento che gli stavano salvando la vita.

Si è andati avanti di caso in caso, segnandoci la fronte quando qualcuno se ne andava senza motivazioni apparenti. Come Dario Acquaroli, ex campione del mondo di MTB, morto per un malore ad aprile 2023, mente stava passeggiando sulla sua bici. La morte di Silvano Janes agli europei gravel di ieri ad Asiago potrebbe confluire nello stesso contesto. E’ come se dopo il Covid sul mondo si sia abbattuta un’ondata di virus cardiaci che, se non diagnosticati, portano alla morte. E se questo è vero, in che modo è aumentata l’attenzione di medici, società e atleti per tutelare davvero la salute?

Lorenzo Masciarelli, in ospedale per un incidente stradale, ha scoperto una pericardite potenzialmente letale
Lorenzo Masciarelli, in ospedale per un incidente stradale, ha scoperto una pericardite potenzialmente letale

La difesa che manca

E’ un tema delicato da maneggiare. Da molte parti infatti, più che il Covid si incolpano i vaccini, ma non esiste ancora, a quanto ci risulta, un nesso dimostrato di causa/effetto. In attesa che degli studi vengano portati a termine ed evitando di perderci in chiacchiere, in che modo si tutela la salute di chi fa sport?

Abbiamo la pelle d’oca nel renderci conto della difformità di regolamento a livello internazionale. I medici sportivi parlano fra loro. E l’osservazione anche ironica che vede gli italiani vittime nei congressi internazionali arriva spesso dalla Gran Bretagna. Oltre la Manica infatti, la visita di idoneità non è obbligatoria e ugualmente il tasso di mortalità dei loro atleti è di pochissimo superiore al nostro: perché fare tante visite, dicono, se poi gli esiti sono identici?

Il punto è proprio questo. Il sistema italiano va difeso con ogni mezzo possibile, ma va reso affidabile (in apertura l’Istituto Riba di Torino, eccellenza nazionale). Avremmo il modo per ridurre a zero la percentuale, non trattandosi per fortuna di numeri elevatissimi, ma rinunciamo a farlo. Spendiamo migliaia di euro dal dentista per avere un bel sorriso e ci accontentiamo o pretendiamo che una visita di idoneità agonistica costi meno di una pulizia dei denti. E’ normale?

La visita di idoneità che duri meno di 40 minuti non può essere ben approfondita (foto Gruppo Cidimu IRR)
La visita di idoneità che duri meno di 40 minuti non può essere ben approfondita (foto Gruppo Cidimu IRR)

Le idoneità regalate

Il medico italiano di una squadra WorldTour ci ha raccontato che le visite che esegue privatamente nel suo studio durano fra 40 e 50 minuti. Un altro ci ha detto che per rendersi conto di come sia possibile fare tutto bene e anche in modo rapido, abbia cronometrato una visita, fermando il cronometro a 38 minuti. Nei loro studi non si spende meno di 120 euro. Sono visite importanti, fanno la differenza fra vivere e morire, quindi è giusto che abbiano un costo.

Qual è la qualità o la profondità di una visita di 20 minuti, pagata fra 50 e 90 euro, di cui il medico percepisce a dir tanto il 50 per cento? Con quale tranquillità d’animo egli può rendere abile un atleta di qualunque età, sapendo di non aver fatto il meglio e che, qualora quello morisse, ne dovrebbe rispondere penalmente? E come è possibile che la Federazione dei medici sportivi ritenga accettabile l’idoneità agonistica rilasciata in appena 20 minuti?

Per i giovanissimi occorrono le stesse attenzioni dei più grandi: sbagliato risparmiare sulla salute (photors.it)
Per i giovanissimi occorrono le stesse attenzioni dei più grandi: sbagliato risparmiare sulla salute (photors.it)

La salute dei figli

Probabilmente ai livelli più alti dello sport il problema è relativo, seppure non sia difficile andare con la memoria alle morti di Lambrecht, Nolf, Myngheer, Goolaerts e quelli che hanno perso la vita per malori improvvisi. Nonostante la normativa UCI preveda di eseguire ad anni alterni l’ECG con prova da sforzo e l’ecografia cardiaca, sono sempre di più le squadre che li impongono annualmente e gli atleti che chiedono di farli. Quel che lascia con l’amaro in bocca è invece l’atteggiamento di tanti genitori nelle categorie giovanili.

Si vuole spendere poco, anche se si parla della salute dei propri figli, preferendo semmai vuotarsi le tasche per la bici più leggera. Ci si accontenta di visite di idoneità poco più approfondite di una pacca sulle spalle. Si chiede al dottore di fare presto. Le società fissano appuntamenti presso studi convenzionati in cui si eseguono batterie di test senza il minimo approfondimento. E’ facile rendersi conto che l’approssimazione di certe visite sia legata alla poca attenzione da parte degli utenti, soprattutto delle famiglie dei più piccoli. Perché certe abitudini cessino, sarebbe sufficiente non frequentare più gli studi in cui si lavora con superficialità. Invece si va avanti con la mentalità italiana per cui un ristorante è buono se per 20 euro ti riempie la pancia, senza guardare la qualità di quel che si butta giù. Forse però, parlando di cuore e sopravvivenza, sarebbe meglio puntare su un… ristorante con qualche stella in più.

Santini “vestirà” l’UCI anche per i prossimi sette anni

09.10.2024
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I recenti campionati del mondo di Zurigo resteranno negli occhi e nei cuori degli appassionati di ciclismo per molto tempo, soprattutto grazie alla straordinaria impresa compiuta da Tadej Pogacar. Oltre 100 chilometri di fuga di cui ben 50 in solitaria. A realizzare la maglia che sul podio iridato ha premiato il fuoriclasse sloveno è stata naturalmente Santini Cycling, che dal 1998 è partner tecnico dell’Unione Ciclistica Internazionale. Proprio a Zurigo UCI e Santini hanno ufficializzato il rinnovo del loro accordo di partnership per altri sette anni, dal 2025 al 2031. Un vero record.

In occasione dei mondiali, Santini veste anche i campioni del mondo delle discipline paralimpiche (foto Borserini/FCI)
In occasione dei mondiali, Santini veste anche i campioni del mondo delle discipline paralimpiche (foto Borserini/FCI)

Non solo Pogacar

La maglia iridata di Pogacar non è la sola. Santini è infatti responsabile della fornitura della maglia iridata destinata a vestire i campioni del mondo UCI in tutte le discipline ciclistiche. L’azienda bergamasca fornisce infatti anche le maglie dei leader per le varie classifiche all’interno dell’UCI Women’s WorldTour. La collaborazione con l’Unione Ciclistica Internazionale si estende alla fornitura delle maglie per le classifiche generali nelle Coppe del Mondo UCI e per un’ampia gamma di eventi, tra cui il para-cycling, il mountain bike eliminator, i trials, il ciclismo artistico e il cycle-ball.

Questa la maglia da donna del kit creato per l’edizione dei mondiali di Zurigo
Questa la maglia da donna del kit creato per l’edizione dei mondiali di Zurigo

C’è anche il merchandising

Chi ha avuto la fortuna di assistere dal vivo ai mondiali di Zurigo avrà sicuramente avuto l’opportunità di visitare lo store Santini, presente all’interno dell’area hospitality posizionata a poche decine di metri dalla linea di arrivo della rassegna iridata. All’interno dello store era presente l’intera collezione che Santini ha realizzato per l’UCI: abbigliamento tecnico per il ciclismo, che combina qualità, performance e stile, e abbigliamento casual. Non mancavano gadget e accessori, tutti caratterizzati dalle iconiche strisce arcobaleno che simboleggiano l’eccellenza dei campioni UCI e dei campionati del mondo UCI.

Non mancava naturalmente il kit che Santini ha realizzato esclusivamente per la rassegna iridata di Zurigo e che è andato letteralmente a ruba.

Lo store di Santini presente a Zurigo durante la settimana iridata
Lo store di Santini presente a Zurigo durante la settimana iridata

Parola ai protagonisti

Il Presidente dell’UCI, David Lappartient, ha così commentato il rinnovo della collaborazione fra l’Unione Ciclistica Internazionale e Santini: «Siamo lieti di rinnovare la storica partnership tra la nostra Federazione Internazionale e Santini, e rendiamo omaggio al supporto che questo marchio di fama mondiale ha dato all’UCI e al ciclismo sin dalla fine degli anni ’80. Le maglie prodotte da Santini, dalla maglia iridata alle varie maglie dei leader, sono il sogno di campioni e aspiranti campioni da decenni. Fanno parte della leggenda del nostro sport».

Per finire ecco le parole di Monica Santini, Amministratore Delegato di Santini Cycling: «Siamo orgogliosi di annunciare il rinnovo del nostro accordo con l’Unione Ciclistica Internazionale per i prossimi sette anni. Questa collaborazione storica, iniziata nel 1988, riafferma il nostro impegno a vestire i migliori atleti del mondo in diverse discipline ciclistiche. Questo segna un capitolo importante nella storia della nostra azienda, mentre continuiamo la nostra partnership con la più alta istituzione del ciclismo mondiale, consolidando il nostro ruolo di partner tecnico ufficiale».

Santini

BePink, da continental a professional si moltiplica tutto per tre

09.10.2024
6 min
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Walter Zini è un fiume in piena. La stagione si sta concludendo, ma intanto il tecnico della BePink si appunta sul petto l’invito alla presentazione del Tour de France e la partecipazione al Simac Ladies Tour iniziato ieri (foto di apertura). Per la sola squadra Italiana che in apparenza si sta prodigando per diventare professional si tratta di importanti riconoscimenti su cui appoggiare saldamente i piedi per il futuro. Infatti a Milano si sta lavorando sodo per la scadenza di novembre, entro la quale si saprà se il passaggio di categoria sarà stato riconosciuto dall’UCI.

Crescono i costi. Cambia lo status degli atleti. Occorre dotarsi di strutture e nuove figure professionali. La continental per cui bastava davvero poco deve diventare un’azienda. Ed è proprio questo il fronte più impegnativo. Walter risponde, noi facciamo domande. La sfida non è semplice, ma non fa paura.

Dal 2024 la BePink è passata su bici di Officine Mattio: a destra Zini con Giovanni Monge Roffarello
Dal 2024 la BePink è passata su bici di Officine Mattio: a destra Zini con Giovanni Monge Roffarello
Walter, prego, su cosa si sta lavorando?

Sto andando avanti a fare riunioni e incontri. Il gruppo di Officine Mattio tecnicamente è molto interessato alla cosa e sono sul pezzo. Anche loro stanno portando avanti dei contatti e alla fine tireremo una riga. Sono un po’ lunghino con i tempi, perché ci siamo presi un po’ di tempo per decidere. Però vediamo se riusciamo a chiudere tutti i discorsi per la prima settimana di novembre, quando verranno comunicate le squadre. Abbiamo fatto la registrazione, i versamenti e le prime cose richieste. Se arriveremo in tempo e avremo tutto a posto, faremo la professional. Altrimenti continueremo con la continental. C’è di buono che almeno in questo caso i versamenti fatti non saranno perduti, come sarebbe se invece volessimo provare a fare la WorldTour.

Immaginiamo sia un discorso economico, ma qual è la vera differenza?

Fondamentalmente è proprio l’aspetto economico. Nelle continental si è un po’ borderline, nel senso che a parte la fideiussione e alcune altre cose, non hai particolari obblighi, almeno in Italia. La maggior parte delle atlete sono a costo zero, nel senso che prendono il rimborso dell’autostrada. Nella professional si diventa professionista a tutti gli effetti, come negli uomini. Non c’è un numero vincolato di professional, basta che hai il budget e che segui l’iter previsto dall’UCI. Quindi soprattutto superare il controllo di PWC (il revisore esterno nominato dall’UCI per la registrazione delle squadre professionistiche, ndr) per tutto quello che è la documentazione e le garanzie bancarie. Una volta passato il loro controllo, puoi fare la professional.

Fra i nomi segnalati dal 2024, quello di Elisa Valtulini, 19 anni, quarta miglior giovane al Giro Women
Fra i nomi segnalati dal 2024, quello di Elisa Valtulini, 19 anni, quarta miglior giovane al Giro Women
Per avere un ordine di grandezza, di quanto crescono i costi rispetto alla squadra attuale?

Se vuoi fare una professional fatta bene, lo triplichi. Fate conto che le ragazze sarebbero tutte professioniste e parti da un minimo salariale di 27 mila euro per quelle del primo anno. Però ad esempio se ne prendi qualcuna che rientra dal WorldTour, il minimo è già 35 mila. Poi è logico che se ne vuoi qualcuna che un po’ pedali, devi darle in più. Devi avere i direttori sportivi registrati, devi avere chi si occupa dell’aspetto finanziario, quindi un po’ di persone a libro paga. Quindi solo come monte stipendi, abbiamo fatto un prospetto per cui siamo intorno ai 560 mila euro.

Una vera azienda, insomma…

Per farla bene, devi avere 1,2 milioni. Però è vero che se lo rapporti al discorso legato all’attività che facciamo e le ore di visibilità con Discovery e quello che ne consegue, non è poi tantissimo. E’ un costo coerente, ma è ovvio che devi trovare chi è anche un po’ appassionato, perché ormai ce ne sono tanti in giro che battono cassa. E ultimamente si sta alzando un po’ troppo l’asticella. Nel femminile siamo passati dal nulla al troppo. Corridori che vincono due corse e le squadre WorldTour se le contendono per 150-200 mila euro all’anno. Sono 15 mila euro al mese, ma le ragazze sono sempre le stesse.

Monica Trinca Colonel, qui a Stoccarda, era in parola per rimanere un anno in più, invece passa alla Jayco-AlUla
Monica Trinca Colonel, qui a Stoccarda, era in parola per rimanere un anno in più, invece passa alla Jayco-AlUla
Il problema è che intanto, come fra gli uomini, svuotano il serbatoio delle squadre più piccole.

Si gestiscono così, ma non costruiscono poi molto. Adesso c’è questa sorta di cordata di Movistar e FDJ, che sembrano voler smembrare la SD Worx. Una gli ha portato via la Reusser e l’altra si è presa Vollering. Però Vollering da sola non è così infallibile, come si è visto al Tour e poi al mondiale. Mentre Reusser è una che tira e basta. E intanto pensate che SD Worx non sia lo stesso la squadra più forte? Hanno la Bredewold che è cresciuta ed è diventata un corridore vero. Continuano a vincere con Kopecky e con Wiebes. Hanno due o tre giovani che sono cresciute, come la Vas che ormai è matura e inizia a fare risultati veri. Gli altri hanno i soldi e portano via il corridore già fatto. Ma per me quello della SD Worx è un lavorare per garantirsi il futuro, l’altro è zappettare a destra e a sinistra per cercare di portarsi a casa il grosso nome. Movistar aveva Van Vleuten e poi si sono ritrovati col vuoto. Alla fine almeno l’hanno capito e hanno preso la Ferguson.

Nell’ipotesi professional, dovrai intervenire sul mercato, visto che hai un gruppo di ragazze molto giovani?

Confermo una parte di quelle che ho e poi ci sono in giro un sacco di ragazze giovani, dai 20 ai 22 anni. Ad esempio le ragazze della Ag Insurance, che sono state lasciate libere e hanno anche dei punti. L’idea comunque è quella di continuare a investire sulle giovani, perché se partiamo il progetto è di tre anni più tre. Quindi la volontà di uno degli sponsor sarebbe, se ci sarà la possibilità economica e potenziale del team, nel 2027 o 2028 provare a diventare WorldTour. A quel punto avrei un gruppo di 8-10 ragazze che adesso hanno 20-21 anni, che ne avranno 24 e inizieranno a essere mature. Saranno affiatate e pronte per il salto di qualità. Questo è il sogno che vorremmo trasformare in progetto: vediamo dove riusciamo ad arrivare.

Andrea Casagranda, 20 anni, ha messo insieme circa 55 giorni di gara, lasciando intravedere ottimi sprazzi
Andrea Casagranda, 20 anni, ha messo insieme circa 55 giorni di gara, lasciando intravedere ottimi sprazzi

Un treno che parte

Il resto è un susseguirsi di incontri con sponsor che vogliono entrare, cercando di diventare appetibili per agganciare il nome giusto. Come quello di una grossa azienda straniera, che sarebbe in ballo fra il gruppo italiano e un altro tedesco. Il marchio Be Pink cederebbe il nome a un primo sponsor ben più solido, in una struttura che Zini ha chiara davanti agli occhi e verso la quale sta navigando cercando di tenere in mano tutti i fili del discorso. Da un incontro avuto tra la Federazione e le altre continental, la sensazione è che nessuna sia avviata su questa stessa strada. Di certo il gradino è molto alto e le dinamiche sono le stesse che hanno emarginato il ciclismo italiano maschile rispetto al resto del mondo.

«Se c’è un orientamento internazionale – chiude Zini – non dico che si debba essere i primi della classe, ma nemmeno che si possa fare finta di niente. Noi ci proviamo, questo è un treno che una volta che è partito, poi diventa difficile salirci sopra».

Sportful e la maglia iridata di Finn: da casa al Ghisallo

04.10.2024
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Lorenzo Finn è il nuovo campione del mondo della categoria juniores, l’azione in solitaria lunga quasi 20 chilometri di Zurigo è stata incoronata dalla maglia iridata. Dal podio della città Svizzera, dove ha indossato la divisa classica disegnata da Santini, che continuerà a collaborare con l’UCI per i prossimi sette anni, è passato alla sua divisa Sportful. L’azienda veneta che disegna le divise per il team tedesco della Grenke Auto Eder ha realizzato in tempi record il kit iridato (foto Berry in apertura). Una maglia con la classica banda orizzontale arcobaleno, contornata dai vari sponsor, e un pantaloncino nero da abbinare. 

Rispetto alla solita posizione la banda iridata ha costretto Sportful a spostare qualche sponsor
Rispetto alla solita posizione la banda iridata ha costretto Sportful a spostare qualche sponsor

Tutto in due giorni

Come lo sappiamo? Semplice, visto che Lorenzo Finn dopo le fatiche del mondiale ci ha messo solamente tre giorni per trovare il primo successo con la divisa di campione del mondo realizzata da Sportful. Domenica 29 settembre alla Olgiate Molgora-Ghisallo, vinta anche nel 2023, Finn ha alzato nuovamente le braccia al cielo. Questa volta con l’arcobaleno sul petto. Siamo andati così da Sportful per capire in che modo un’azienda realizza la maglia iridata da consegnare ai propri corridori. 

«Il processo con il quale abbiamo realizzato la divisa di Finn – spiega Federico Mele, Head of Global Marketing – non è diverso da quello utilizzato per i professionisti. Come azienda abbiamo la capacità produttiva per realizzare una divisa del genere in poche ore. Abbiamo una sala, chiamata dei prodotti speciali, adibita proprio a queste esigenze. La notizia della vittoria di Lorenzo Finn è arrivata giovedì, il giorno dopo la maglia e i pantaloncini erano pronti. Sabato un mio collega glieli ha consegnati a casa e domenica ha vinto».

Prima uscita ufficiale a prima vittoria con la maglia iridata per Lorenzo Finn alla Olgiate Molgora-Ghisallo (foto Berry)
Prima uscita ufficiale a prima vittoria con la maglia iridata per Lorenzo Finn alla Olgiate Molgora-Ghisallo (foto Berry)

Le regole UCI

Quando si parla di divisa di campione del mondo si devono rispettare quelli che sono i dettami imposti dall’UCI. La banda orizzontale composta dai colori dell’arcobaleno blu, rosso, nero, giallo e verde, deve essere posizionata al centro della maglia. I loghi degli sponsor, invece, devono essere inseriti a una distanza compresa tra 10 e 30 millimetri. Ogni colore delle strisce arcobaleno deve essere rappresentato in egual misura. Le bande arcobaleno devono, inoltre, essere presenti anche sul colletto e i bordi delle maniche. 

«Naturalmente – spiega Federico Mele – la maggior importanza la ricoprono le strisce che distinguono il campione del mondo. Poi gli sponsor vanno posizionati sulla maglia a seconda degli spazi e degli accordi commerciali. Chiaramente un nome che prima compariva nella parte frontale in alto deve rimanere in una zona simile. Comunque comandano i contratti fatti con gli sponsor».

«A Finn – dice ancora Mele – abbiamo realizzato solamente un kit base composto da maglia e pantaloncini. Quest’ultimi sono stati colorati di nero per una questione cromatica, visto che il colore originale della Grenke Auto Eder non si abbina particolarmente con la maglia iridata. Poi è bello avere un kit completo. Sui pantaloncini l’iride va messo nel bordo basso con un’altezza massima di cinque centimetri, un centimetro per colore».

Finn ha dato un gran da fare a Sportful, quest’anno ha cambiato maglia due volte (foto Zoé Soullard/DirectVelo)
Finn ha dato un gran da fare a Sportful, quest’anno ha cambiato maglia due volte (foto Zoé Soullard/DirectVelo)

Subito vincente

Lorenzo Finn ha sfruttato la buona condizione di Zurigo per mettere nel palmares la sua seconda Olgiate Molgora-Ghisallo. Il primo successo in maglia iridata nonché l’ultimo, per quanto riguarda la categoria juniores.

«Avevo deciso di terminare il 2024 con Zurigo – racconta – ma dopo la vittoria ho deciso di indossare la maglia iridata almeno una volta. Quando stai bene tutto gira e anche sul Ghisallo è andata parecchio bene. Ricevere la maglia il giorno prima della gara a Como è stato bello, ringrazio Sportful per lo sforzo e il gesto. Vederla dal vivo con la scritta della squadra sopra mi ha fatto un certo effetto. Ho realizzato un pochino di più quanto fatto a Zurigo, non dico che vincere sul Ghisallo sia stato meglio ma sicuramente mi ha dato una grande emozione. C’erano tanti amici e molta gente che conoscevo, salire sul palco delle premiazioni è stato speciale».

«Ora non resta che tornare alla vita di tutti i giorni – conclude – purtroppo da dopo il Ghisallo il meteo è stato sempre brutto. Spero di trovare il clima giusto per indossarla anche in allenamento, d’altronde ho vinto e voglio godermi questa maglia fino al 31 dicembre».

Crescioli: «Cara UCI, quanta confusione sui mondiali U23»

03.10.2024
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Durante i giorni di Zurigo, con i mondiali in corso e tutti gli occhi puntati sullo spettacolo offerto dai vari campioni e futuri campioni, si è aperto il tema degli under 23. Sia chiaro, è un problema tutto italiano sul quale bisogna riflettere internamente prima di cercare il colpevole all’esterno. In tanti si sono lamentati sul fatto che corridori professionisti abbiano preso parte alla prova riservata agli under 23. L’oggetto del dibattito è stato il fatto che la loro presenza abbia chiuso le porte ai ragazzi delle squadre continental e di club. L’UCI ha messo mano al regolamento e dal 2025 i mondiali U23 non vedranno i corridori di formazioni WorldTour e professional. Per essere chiari non vedremo Del Toro, ma nemmeno i nostri Busatto, De Pretto e Pellizzari. L’eccezione viene fatta verso i corridori dei devo team in quanto non professionisti ma appartenenti ad una formazione continental. 

Uno dei ragazzi esclusi da Marino Amadori per il mondiale di Zurigo è Ludovico Crescioli, il quale quest’anno ha corso per la Technipes #InEmiliaRomagna. Formazione continental che gli ha permesso di correre 20 dei 58 giorni di gara con i professionisti. 

«E ci correrò ancora – racconta Crescioli – visto che sabato sarò al Lombardia U23 e la domenica alla Coppa Agostoni. Dopo la caduta all’Avenir, nel quale ho vinto la seconda tappa, mi sono rimesso in sesto e ho corso il calendario professionistico tra Toscana, Emilia Romagna e Abruzzo».

Crescioli alla Coppi e Bartali, la prima delle sue tante gare con i pro’ nel 2024
Crescioli alla Coppi e Bartali, la prima delle sue tante gare con i pro’ nel 2024

Idee poco chiare

Insieme a lui commentiamo questo cambio di regolamento. Crescioli è uno di quei ragazzi che, se dovesse passare professionista nel 2025, non potrà correre il mondiale nonostante sia ancora a tutti gli effetti U23. 

«Non fare il mondiale mi è dispiaciuto – commenta – ma mi sono trovato completamente d’accordo con Amadori. Le regole erano chiare e l’Italia si è attrezzata per competere contro corridori di prima fascia, di cui la maggior parte provenienti dal WorldTour. La decisione presa dall’UCI mi sembra strana, perché se pensiamo all’Italia ci sono ragazzi che non potranno mai fare un mondiale under 23. I corridori della Bardiani, che da juniores passano professionisti, possono correre le gare internazionali under 23 ma non il mondiale. Mi sembra un controsenso. Il mondiale under 23 deve essere fatto per accogliere i migliori ragazzi della categoria. Tanto che a Zurigo ha vinto Behrens che arriva da una formazione development». 

I mondiali U23 sono stati vinti dal tedesco Behrens, che corre in un devo team, ovvero una continental
I mondiali U23 sono stati vinti dal tedesco Behrens, che corre in un devo team, ovvero una continental

Problema di calendario

Il punto centrale del discorso non è capire se la regola imposta dall’UCI sia giusta o meno. La domanda che sorge parlando con Crescioli è: i ragazzi under 23 che militano in una continental italiana fanno un calendario adeguato al titolo della loro squadra? In Technipes il toscano ha corso in egual modo tra professionisti e under 23, facendo un calendario completo.

«Alla fine i ragazzi dei devo team – continua – fanno diverse corse con i professionisti, quindi di esperienza ne accumulano. Chi milita in una formazione di sviluppo o una continental dovrebbe avere un calendario proporzionato al titolo della squadra. Io sarei rimasto per un’inclusione totale di tutti i ragazzi under 23. Anche perché, ripeto: un corridore juniores che passa alla Bardiani non può correre il mondiale fino ai 23 anni, in teoria. Però viene a fare il Giro Next Gen. Mi sembra solo un modo per creare ancora più confusione».

Ludovico Crescioli quest’anno ha vinto una tappa all’Avenir contro corridori WT
Ludovico Crescioli quest’anno ha vinto una tappa all’Avenir contro corridori WT

Esperienza

Le voci vedono Crescioli prossimo ad un passaggio tra i professionisti nel 2025, anche se lui svia e non vuole dire ancora nulla a riguardo. Il tema però rimane. 

«Se ciò dovesse accadere – conclude – mi troverei fregato due volte. Quest’anno sono stato escluso perché c’era la possibilità di portare i professionisti, mentre l’anno prossimo potrei non partecipare in quanto uno di loro. Alla fine credo che il mondiale sia un’esperienza e che debba essere alla portata di tutti. Poi consideriamo che all’Avenir, ad esempio, possono partecipare i corridori provenienti dal WorldTour. Mi sembra tutto un modo per creare confusione. Sarebbe stato meglio che i mondiali rimanessero una competizione aperta a tutti».

EDITORIALE / Cara UCI, le regole non sono a senso unico

23.09.2024
5 min
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ZURIGO (Svizzera) – Funziona tutto così bene, che ti stupisci davanti alle imperfezioni immotivate. Abbiamo vinto lo scetticismo tutto italiano circa l’impiego dei mezzi pubblici per spostarci dall’hotel alle sedi di gara. In realtà non ci sono grandi alternative. L’UCI ha stabilito che alla stampa non spettino contrassegni per le auto e che le navette in partenza dalla sala stampa siano riservate soltanto ai fotografi. Perciò è bastato fare di conto e realizzare che avere i trasporti gratuiti (grazie a un bollino sull’accredito) è un bel passo avanti rispetto ai parcheggi del centro che costano 8-9 euro l’ora. Gli autobus e i treni d’altra parte arrivano e partono con precisione… svizzera. La bicicletta è usata spesso in ogni sua formulazione, incluse le cargo bike per il trasporto dei bambini. Per andare a scuola o al parco. Funziona tutto. Per questo stupiscono alcuni dettagli dell’organizzazione iridata su cui l’UCI ha chiuso apparentemente gli occhi.

Zurigo ha accolto i mondiali con temperature ancora miti e una buona partecipazione
Zurigo ha accolto i mondiali con temperature ancora miti e una buona partecipazione

La verifica delle bici

Ieri alla partenza della crono donne elite da Gossau e anche in queste ore per gli under 23 e per il paraciclismo, il parcheggio dei team si trovava a un chilometro e mezzo dal punto di verifica delle biciclette. Il parcheggio si trova in alto, la verifica in basso vicino alla rampa di partenza. In mezzo una bella salita, che i meccanici hanno percorso spingendo le bici e i tandem. Se una cosa del genere fosse stata semplicemente proposta al Giro d’Italia o qualsiasi altra gara in Italia, è certo che gli organizzatori avrebbero ricevuto il warning degli ispettori dell’UCI.

E a proposito di misure, tra le novità tecniche dell’anno, che ha costretto i meccanici azzurri a metter mano alla bici di Vittoria Guazzini, c’è che i computerini rientrano nella misura dell’inclinazione delle appendici. Se le appendici sono a posto, ma il computerino – su cui è impossibile appoggiarsi – sporge di mezzo centimetro, la bici non è a posto.

La discesa sul lago

Si va avanti con le cronometro e ieri abbiamo visto e sentito dei rischi che si sono corsi lungo l’ultima discesa. In quel tratto in cui si sfiorano i 100 all’ora, la strada si stringe all’improvviso, il fondo stradale è parecchio irregolare, la pendenza è a doppia cifra e in fondo ci si infila sotto un arco di pietra.

Marco Velo si era accorto che il tratto fosse pericoloso sin da quando venne con gli altri tecnici azzurri a visionare il percorso della crono, ma nulla nel frattempo è cambiato. E quando i tecnici azzurri nella riunione tecnica hanno fatto presenti le loro perplessità, si sono sentiti rispondere da Laurent Bezault, ex corridore e ora UCI Road Master, che nessuno prima di loro avesse sollevato la questione. Ha però aggiunto che avrebbe posizionato sul percorso degli addetti alla sicurezza, incaricati di raccomandare ai corridori di rallentare. Suggerire di rallentare in una gara che si gioca sui secondi, in cui si parte forte e si arriva a tutta?

E’ insolito. Come è insolito che debbano essere le squadre a segnalare la pericolosità di un passaggio e non sia la commissione tecnica che approva i percorsi a valutare l’anomalia. In ogni caso, i corridori in coro hanno ribadito lo stesso punto di vista, senza che questo abbia lasciato apparentemente traccia nelle valutazioni ufficiali.

Andreoli e Totò al traguardo. Il cittì Addesi si è raccomandato di affrontare quel tratto con prudenza (foto FCI)
Andreoli e Totò al traguardo. Il cittì Addesi si è raccomandato di affrontare quel tratto con prudenza (foto FCI)

I mondiali per tutti

Nell’intervista pubblicata ieri a Vittorio Podestà, il campione di paraciclismo ritirato nel 2021 ha rilevato un dettaglio niente affatto trascurabile. «L’organizzazione di un così grande evento aperto ad atleti con prestazioni così diverse – ha detto ad Alberto Dolfin – è portata a scegliere percorsi non completamente a fuoco per alcune categorie. Nei campionati del mondo esclusivamente per il paraciclismo non accade».

Su quella stessa discesa a ben vedere stanno correndo anche i tandem, che hanno davanti un atleta normodotato e dietro un non vedente, che subisce le asperità della strada. Nel tandem frena uno solo, ma il peso è doppio. Anche loro hanno la posteriore lenticolare e l’anteriore ad alto profilo. Visto il percorso, il cittì azzurro Addesi si è raccomandato di correre in sicurezza, pensando soprattutto alla prova su strada. Va bene essere costretti a disegnare percorsi non completamente a fuoco, ma siamo certi che far passare i tandem su quel tratto di strada (su cui oggi pende anche l’incognita della pioggia) fosse inevitabile?

Il mondiale di Zurigo va avanti con le prove contro il tempo. Finora lo spettacolo è stato di altissimo livello. Gli organizzatori hanno fatto un lavoro impeccabile e magari quelli appena spiegati saranno i soli due scivoloni di dieci giorni al top.

Ci può stare, nessuno è perfetto: per questo ci sono quelli deputati a controllare, ma questa volta gli uomini dell’UCI sono restati immobili. Quella discesa andava tolta, allo stesso modo in cui dai percorsi di tante gare in passato sono stati eliminati passaggi pericolosi. Il perché non sia accaduto cercheremo di capirlo stasera, tornando in treno verso il nostro albergo.

Abbiamo provato il percorso del Gravel World Championships 2024

22.06.2024
6 min
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LEUVEN (Belgio) – Dopo l’esordio in Italia nelle prime due edizioni, il 5 e 6 ottobre di quest’anno il mondiale gravel si sposterà in un’altra storica patria del ciclismo, il Belgio. Più precisamente nelle Fiandre, più precisamente ancora nel Brabante Fiammingo, la provincia che circonda Bruxelles.

Il percorso del UCI Gravel World Championships 2024 – questo il nome completo – partirà dalla cittadina di Halle e arriverà a Leuven, la capitale della provincia fiamminga, che nel 2021 ospitò i mondiali strada. Qualche settimana fa abbiamo avuto la fortuna di essere invitati da Cycling in Flanders per andare a provare l’ultima parte del tracciato.

La città di arrivo del mondiale gravel sarà Leuven, che ospitò i mondiali su strada nel 2021 (depositphotos.com)
La città di arrivo del mondiale gravel sarà Leuven, che ospitò i mondiali su strada nel 2021 (depositphotos.com)

Lunghezza del percorso

Iniziamo col dare alcuni dati generali. L’ufficialità sui dettagli del percorso verrà data solo ad inizio settembre, ma da quello che abbiamo potuto capire, il grosso dovrebbe già essere delineato come segue.

Il tracciato si articola in una prima parte in linea di 87 km da Halle a Leuven, da cui inizierà il circuito finale di 47 km, per un totale di 134 km. Questo sarà il percorso che affronteranno le donne, sabato 5 ottobre. 

La gara degli uomini, il giorno successivo, dopo la parte in linea prevederà invece due giri del circuito di Leuven, per 181 km complessivi. In tutto ciò, la percentuale di strada non asfaltata che troveranno i corridori sarà vicina o poco superiore al 50 per cento.

Altimetria da classica fiamminga

L’altimetria dichiarata per la gara femminile è di 1.080 metri di dislivello, per gli uomini dovrebbe essere sui 1.500. Sia dai chilometri che abbiamo percorso in prima persona, sia dalla traccia generale che ci hanno fornito, possiamo dire che salite vere non ce ne sono, nemmeno qualcosa di simile all’Oude Kwaremont del Fiandre

Non si superano mai i 150 metri sul livello del mare e dalle informazioni in nostro possesso, la Cima Coppi risulta essere una collina nei pressi di Waterloo, coi suoi 136 metri di altitudine. Salite vere non ce ne sono, ma guardando l’altimetria si nota che non c’è mai nemmeno vera pianura, tranne forse una manciata di chilometri scarsi entrando a Leuven, prima di un breve muro in pavé che termina a circa due chilometri dall’arrivo, posto nella piazza antistante la stazione.

Com’era forse prevedibile per un mondiale gravel organizzato nelle Fiandre, l’altimetria è un susseguirsi ininterrotto di saliscendi, mangia e bevi, strappi e strappetti che da un lato potrebbero rendere la gara troppo poco dura per passisti scalatori, dall’altra alla lunga potrebbero risultare indigesti per i corridori troppo pesanti.  

Planimetria da gara di cross

E poi c’è la planimetria, tutt’altro che semplice da interpretare. Il tratto rettilineo più lungo saranno i circa 6 chilometri all’interno del Parco Nazionale Brabantse Wouden, a sud di Leuven, chilometri però completamente immersi nel bosco e sterrati. Per il resto sarà un continuo cambio di direzione con conseguenti rilanci che renderanno la gara – parere personale – molto più simile ad una prova di ciclocross che ad una su strada

A proposito di ciclocross, durante la nostra ricognizione abbiamo messo le ruote sopra praticamente ogni tipo possibile di superficie. Da ampie strade forestali a single track tra campi di grano e papaveri, da muri in pavé a sassose strade di campagna, fino a passaggi su radici, terra e fango. Il finale si snoderà nel centro cittadino su strade strette in selciato e asfalto, con l’ultima curva posta a un chilometro dall’arrivo che come già detto sarà posto a Martelarenplein, la piazza antistante la stazione centrale.

Tutto questo per dire che quello di Leuven sarà un mondiale gravel tosto, esigente per i mezzi meccanici come per i corridori, in cui probabilmente vedremo bici con coperture generose e passaggi molto tecnici in cui gli atleti dovranno giocoforza passare in fila indiana. Tutti ottimi ingredienti per un grande spettacolo.

Possibili favoriti (secondo noi)

E’ ancora presto per sapere quali corridori saranno al via del prossimo mondiale gravel, che ripetiamo è in programma il 5 e 6 di ottobre, una settimana prima del Giro di Lombardia. Detto questo, proviamo lo stesso a dire qualche grande nome che potrebbe trovarsi a proprio agio in un percorso del genere.

Facilmente ci sarà il campione uscente Matej Mohoric, che potrebbe dire la sua considerando le sue capacità di guida e l’altimetria non esagerata. Lo stesso vale per Thomas Pidcock, abituato a ben altre asperità nella mtb, come anche per Mads Pedersen, molto più pesante ma sempre protagonista nella campagna del Nord.  

Un altro nome che, se fosse presente, potrebbe fare bene dopo quanto dimostrato alle ultime Parigi-Roubaix è Jasper Philipsen, che inoltre risulterebbe quasi imbattibile in un possibile arrivo in volata. Ma poi, come sempre in questo genere di gare, si finisce sempre a parlare di quei due, Van der Poel e Van Aert.

Per l’olandese sarebbe la terza maglia iridata in altrettante discipline, e il percorso sembra davvero disegnato sulle sue caratteristiche. Per il belga invece sarebbe una grande occasione di diventare finalmente profeta in patria, dopo che allo scorso mondiale gravel in Veneto ha fatto segnare il miglior tempo, ma ha dovuto ancora una volta lasciare ad altri la vittoria a causa di un problema meccanico.

Non mancherà certo il pubblico: questo è quel che accadde nel 2021 per i mondiali strada
Non mancherà certo il pubblico: questo è quel che accadde nel 2021 per i mondiali strada

Considerazioni finali 

Quello che possiamo dire dopo aver provato in anteprima gli ultimi chilometri dell’UCI Gravel World Championships 2024 è che definire “gravel” quei chilometri è riduttivo.

Il primo fine settimana di ottobre nelle Fiandre vedremo una specie di enciclopedia di tutto quello che può fare una bicicletta lontana dall’asfalto. E non poteva che essere così: siamo in Belgio, dove il ciclismo non ha confini.

Primi passi di SafeR: cartellini gialli e radio nel mirino

13.06.2024
7 min
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Dopo un meeting che si è tenuto ad Aigle dal 10 al 12 giugno, in Svizzera, il Comitato Direttivo dell’UCI ha preso diverse decisioni per rafforzare la sicurezza dei corridori nelle corse su strada (in apertura la foto UCI del gruppo riunito, con il presidente Lappartient al centro). Esse si fondano sulle raccomandazioni elaborate all’interno di SafeR, la nuova struttura dedicata alla sicurezza, composta da rappresentanti di tutte le componenti del ciclismo professionistico.

Le principali misure adottate sono: l’introduzione del sistema del cartellino giallo, la possibile restrizione dell’uso degli auricolari nelle gare, la modifica della cosiddetta regola dei “3 chilometri”, la semplificazione del metodo di calcolo dei distacchi nelle tappe con arrivo in volata di gruppo.

    L’aumento delle cadute in tratti senza protezioni ha dettato la necessità di intervenire
    L’aumento delle cadute in tratti senza protezioni ha dettato la necessità di intervenire

    Tour 2023: nasce SafeR

    Facciamo un passo indietro, alla partenza del Tour 2023 a Bilbao, quando vede la luce SafeR (SafeRoadcycling). Creata con il contributo di UCI, organizzatori, associazione dei gruppi sportivi maschili e femminili e associazioni dei corridori di ambo i sessi, SafeR serve per migliorare la sicurezza delle competizioni maschili e femminili del calendario internazionale dell’UCI.

    Visto l’aumento degli incidenti, si è convenuto sulla necessità di un approccio più strutturato e sistematico per garantire la sicurezza. La collaborazione è stata ritenuta essenziale per raggiungere questo obiettivo e consentire a tutte le parti di contribuire al miglioramento della situazione. Poco importa che esistessero già una Commissione strada in ogni Federazione nazionale e che ogni percorso debba essere verificato dall’UCI prima di ricevere l’approvazione. Dato che (evidentemente) chi già c’era lavorava male o non lavorava affatto, anziché sostituirlo, si è deciso di sovrapporgli un’altra struttura che chiaramente ha dei costi.

    Delfinato, tappa neutralizzata per una caduta di gruppo su strada bagnata
    Delfinato, tappa neutralizzata per una caduta di gruppo su strada bagnata

    Nasce il SafeR Analyst

    Parallelamente alle misure sopra citate, nasce la figura dei SafeR Safety Analyst. Saranno nominati da ciascuna delle parti interessate e dovranno rivedere le misure di sicurezza messe in atto dagli organizzatori, in particolare per quanto riguarda le sezioni problematiche dei percorsi di gara. Questo comprenderà raccomandazioni sui tracciati e gli interventi necessari, nonché la formazione sulle migliori pratiche da adottare. Inoltre gli analisti esamineranno le abitudini e le politiche all’interno dei team, per garantire che gli stessi si assumano la responsabilità della sicurezza dei propri atleti, sia in gara che in allenamento.

    Gli analisti inoltre accederanno al database degli incidenti di gara dell’UCI, per garantire una raccolta dei fattori che contribuiscono agli incidenti e agli incidenti di gara. Questo li porterà a proporre misure correttive basate su fatti e dati oggettivi.

    Questo il casco Giro della Visma, approvato dall’UCI e poi messo sotto osservazione: SafeR si occuperà anche di materiali
    Questo il casco Giro della Visma, approvato dall’UCI e poi messo sotto osservazione: SafeR si occuperà anche di materiali

    Valutazione dei materiali

    Altro caso di apparente sovrapposizione: SafeR lavorerà con partner riconosciuti per la loro competenza scientifica per effettuare studi su vari pezzi di attrezzatura. Questo ruolo, come già spiegato in un precedente articolo, viene già svolto dalla WFSGI, l’organizzazione mondiale che si occupa dei rapporti tra UCI e aziende in tema di nuovi materiali, ma evidentemente l’interazione è ritenuta insufficiente. SafeR lavorerà per definire quali misure potrebbero essere utili sul fronte dei materiali per ridurre il rischio di incidenti e cadute.

    I risultati di questi studi potrebbero portare a nuove normative e alla revisione delle specifiche delle attrezzature usate in competizione o all’introduzione di specifiche per altre attualmente non regolamentate. E al rafforzamento delle procedure di autorizzazione (a pagamento) prima dell’approvazione dell’utilizzo in competizione.

    La caduta provocata da Maciejuk al Fiandre del 2023 fece invocare l’adozione dei cartellini gialli
    La caduta provocata da Maciejuk al Fiandre del 2023 fece invocare l’adozione dei cartellini gialli

    Il sistema dei cartellini gialli

    Dal primo agosto e fino al 31 dicembre sarà introdotto un sistema di “cartellini gialli” nelle gare professionistiche maschili e femminili. Essi rappresenteranno una sanzione, ma non esisteranno fisicamente: saranno elencati nel comunicato ufficiale pubblicato dopo l’arrivo.

    L’idea è che generino un effetto dissuasivo nei confronti di chiunque faccia parte del convoglio di gara (corridori, direttori sportivi, medici, altri conduttori e motociclisti) e che tenga comportamenti che mettono a repentaglio la sicurezza della manifestazione. Inoltre, il sistema mirerà a responsabilizzare le persone del seguito. Verrà infatti introdotto il monitoraggio dei comportamenti scorretti nel tempo, incoraggiando di conseguenza comportamenti rispettosi.

    La casistica dei comportamenti pericolosi è già compresa nell’articolo 2.12.007 del Regolamento UCI (da pagina 104). In futuro sarà possibile imporre il cartellino giallo sia in aggiunta alle altre sanzioni sia come sanzione autonoma. E’ già prevista anche la possibilità di squalificare un corridore: essa rimarrà anche quando entrerà in vigore la nuova normativa.

    Hansen, presidente del CPA (qui nella neve di Livigno con Salvato), ha espresso soddisfazione
    Hansen, presidente del CPA (qui nella neve di Livigno con Salvato), ha espresso soddisfazione

    In vigore dal 1° gennaio

    Durante il periodo riservato al test, i cartellini gialli non determineranno alcuna sanzione, anche se la loro… distribuzione evidenzierà ugualmente le abitudini dei soggetti che li avranno ricevuti. Per tutto il 2024 continueranno ad essere applicate le sanzioni già esistenti, fra cui multe, sottrazioni di punti UCI, retrocessioni e squalifiche. Alla fine della stagione 2024, SafeR effettuerà una valutazione completa del sistema del cartellino giallo prima di presentarlo al Consiglio del ciclismo professionistico e poi al Comitato di gestione dell’UCI.

    Dal primo gennaio, il sistema sarà esteso agli eventi UCI ProSeries, alle Olimpiadi, ai campionati del mondo UCI e ai campionati continentali. L’UCI manterrà una banca dati dei cartellini gialli emessi: il loro accumulo in un periodo definito comporterà le sanzioni indicate nella tabella che segue.

    Ecco la tabella delle infrazioni e delle pene che entreranno in vigore dal 1° gennaio 2025
    Ecco la tabella delle infrazioni e delle pene che entreranno in vigore dal 1° gennaio 2025

    Auricolari in gara

    Si parla di sicurezza anche nella decisione presa riguardo l’uso degli auricolari in gara, dato che a detta di molti alcune cadute sono causate dall’impossibilità di concentrarsi a causa delle continue comunicazioni.

    L’UCI ha deciso di testare gli effetti di una restrizione del loro uso in alcune gare di un giorno e a tappe ancora da definire. Oltre a essere causa di distrazione, SafeR si è soffermata sul rischio costituito dall’oggetto collocato sulla schiena in caso di caduta e sulle conseguenze delle continue chiamate di tutte le squadre affinché i loro uomini si spingano in testa alla corsa. 

    I report delle parti coinvolte verranno raccolti e analizzati per studiare gli effetti di questa limitazione, valutando anche misure intermedie, come ad esempio la limitazione nel loro uso a due corridori per squadra o la collocazione della radio stessa al di sotto della sella (dove già viene collocato il transponder).

    Nelle volate stesso tempo per tutti se il distacco dal corridore che precede è inferiore ai 3 secondi
    Nelle volate stesso tempo per tutti se il distacco dal corridore che precede è inferiore ai 3 secondi

    Volate e distacchi

    Tra le nuove misure di sicurezza ci sono infine quella legata alla cosiddetta regola dei “3 chilometri” in caso di arrivo di gruppo e al calcolo dei distacchi negli arrivi di gruppo compatto.

    La regola dei tre chilometri fu introdotta nel 2005 e sembrò una salvezza rispetto a quando la neutralizzazione dei finali avveniva solo nell’ultimo chilometro. Essa prevede che in caso di caduta, problema meccanico o foratura negli ultimi tre chilometri, il corridore venga classificato con il tempo del gruppo nel quale si trovava al momento dell’incidente. La novità prevede che in caso di necessità dovuta a particolari condizioni ambientali, concordando la variazione prima dell’inizio della gara, si possa portare questa distanza fino a 5 chilometri. In teoria questo ridurrà la pressione sui corridori nelle fasi che precedono lo sprint.

    Per lo stesso motivo potrebbe cambiare il metodo di calcolo dei distacchi negli arrivi di gruppo. La regola attuale, varata nel 2018, prevede che i corridori vengano tutti classificati con lo stesso tempo, a meno che fra due atleti non ci sia un distacco superiore a un secondo. In tal caso, i corridori alle spalle del secondo corridore saranno classificati con quel ritardo. Per casi eccezionali e su richiesta dell’organizzatore, era tuttavia possibile aumentare quel gap a 3 secondi. SafeR ha chiesto di aumentare tale distacco (3 secondi) per tutti gli arrivi di gruppo. In questo modo durante la stessa volata, i corridori ad essa estranei non saranno costretti a restare incollati alla ruota che li precede, riducendo i fattori di rischio.

    Vittoria e UCI pedalano insieme su BMX e gravel 

    10.05.2024
    3 min
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    Sono passate solo poche settimane da quando UCI e Vittoria hanno ufficializzato la loro partnership legata ai campionati del mondo di mountain Bbke che ha visto l’azienda di Brembate “promossa” nel ruolo di Main Partner dell’Union Cycliste Internationale. Si tratta di un accordo di assoluto prestigio che nei giorni scorsi si è arricchito di un nuovo capitolo che ha interessato due nuove discipline come il BMX Racing e il gravel. L’azienda di Brembate diventerà infatti Partner Ufficiale degli UCI BMX Racing World Championships e degli UCI Gravel World Championships per il biennio 2024-2025.

    Vittoria sarà partner dei mondiali gravel per il biennio 2024-2025
    Vittoria sarà partner dei mondiali gravel per il biennio 2024-2025

    Fuoristrada al centro

    L’estensione della partnership di Vittoria con l’UCI rappresenta un ulteriore investimento da parte di Vittoria all’interno della comunità del ciclismo fuoristrada. Quello dell’offroad è un settore, e di conseguenza un mercato, al quale Vittoria ha sempre guardato con grande interesse e che proprio di recente ha visto l’azienda bergamasca lanciare diversi prodotti come il Peyote, una copertura ideale per il cross country, grazie ad un nuovo disegno del battistrada, e il rinnovato Mezcal. Ultimo arrivato, il Mostro: una copertura dedicata agli appassionati di Enduro, presentata in occasione del recente Bike Festival di Riva del Garda.

    Mostro è l’ultima copertura arrivata ed è dedicata agli amanti dell’enduro
    Mostro è l’ultima copertura arrivata ed è dedicata agli amanti dell’enduro

    Voce ai protagonisti

    Il presidente dell’UCI David Lappartient si è così espresso in merito alla rinnovata collaborazione con Vittoria: «Siamo lieti del rafforzamento dell’impegno di Vittoria nelle nostre discipline fuoristrada. Già apprezzato partner di mountain bike negli ultimi tre anni, il produttore italiano ora supporterà anche le gare di BMX e gravel nei rispettivi Campionati del mondo UCI. Oltre a portare benefici a questi due eventi, questa estensione dimostra anche l’attrattiva globale delle due discipline, la prima inserita nel programma dei Giochi Olimpici e la seconda in forte espansione».

    Il presidente e amministratore delegato di Vittoria Stijn Vriends da parte sua ha dichiarato: «Siamo molto lieti di estendere la nostra partnership a lungo termine con UCI ai segmenti BMX e Gravel. Siamo entusiasti di portare prestazioni ed entusiasmo alle gare e di supportare i ciclisti con la nostra tecnologia avanzata per gli pneumatici per biciclette!».

    I prossimi Campionati del mondo UCI BMX Racing si terranno a Rock Hill (Carolina del Sud), USA, dal 12 al 18 maggio, mentre i Campionati del mondo Gravel UCI 2024 si svolgeranno nella provincia del Brabante fiammingo, in Belgio, il 5 e 6 ottobre.

    Vittoria