Bernardi, dal Ghisallo agli europei. Poi si parte per la Spagna

01.10.2025
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Nella squadra azzurra presente agli europei e in gara nella prova juniores maschile c’è anche Thomas Bernardi. Una convocazione, la sua, raggiunta proprio in extremis, guadagnata sul campo domenica aggiudicandosi la Olgiate-Ghisallo, ennesimo acuto di un’estate davvero encomiabile per il portacolori del Team F.lli Giorgi. Preparando le valigie per la trasferta europea, Bernardi fa un po’ il punto considerando questa trasferta un po’ lo snodo della sua ancor giovane carriera.

«Io ho iniziato abbastanza presto, da G6 – dice – seguendo le orme di mio fratello e rinunciando al calcio. Ho fatto questo cambio perché vedevo che lui correva, si divertiva, volevo imitarlo. L’allenatore di mio fratello mi aveva detto di provare anche io e sono contento di averlo fatto».

Il successo alla Coppa Valle Grana gli è valso anche il titolo di campione provinciale (foto Facebook-Team Giorgi)
Il successo alla Coppa Valle Grana gli è valso anche il titolo di campione provinciale (foto Facebook-Team Giorgi)
La gara di domenica com’è stata?

Nei giri in pianura c’è stata una fuga di tre atleti tra cui il nostro Giacomo Agostino. Quindi eravamo messi bene perché è uno che va forte. All’inizio dell’ultima salita li abbiamo ripresi e poi ho fatto il mio ritmo e sono arrivato da solo.

Dal 13 luglio hai fatto tutte top 10 con tre vittorie e sei uscito dai primi 10 soltanto una volta al Paganessi. A che cosa si deve questo cambio di passo?

Prima di luglio, non sono mai riuscito a allenarmi regolarmente. Ho avuto la mononucleosi quest’inverno, poi a Massa mi sono rotto la mano e quindi non sono mai riuscito ad allenarmi con costanza. Da inizio giugno ho ritrovato un po’ di pace seguendo alla lettera i programmi del mio preparatore Dario Giovine e devo dire che sto migliorando giorno dopo giorno.

Delle tre vittorie che hai fatto, qual è quella alla quale tieni di più, che meglio rispecchia le tue caratteristiche?

Direi il GP Loria, perché cioè dopo tutto quello che ho passato è stata veramente una rinascita, emergendo di forza nel finale fino a tagliare il traguardo a braccia alzate. E’ stata quella dove sono stato più soddisfatto di me stesso.

Ti aspettavi la convocazione per gli europei?

Sapevo che forse fosse in ballo. Leone (il diesse Malaga, ndr) mi aveva detto prima del Buffoni che se avessi fatto bene anche lì, ci sarebbe stata questa opportunità. Lì ho fatto secondo, non ho vinto, infatti un po’ mi è dispiaciuto perché ci avevo davvero creduto e temevo che non fosse stato abbastanza. Poi comunque mi sono reso conto che il secondo posto non era male. E penso che quello che avevo fatto prima e la vittoria del Ghisallo, siano stati quelli gli appuntamenti che han fatto decidere in mio favore.

Quindi prima del Ghisallo non sapevi se saresti stato convocato…

No, al seguito della gara c’era uno della nazionale in moto e dopo è venuto a dirmi che riferiva tutto a Salvoldi e da lì ho capito che andavo in Francia. E’ stato davvero emozionante, un bell’effetto perché comunque è una gara importante e c’è da onorare questa opportunità.

Il secondo posto al Trofeo Buffoni l’aveva lasciato con l’amaro in bocca (foto Facebook-Team Giorgi)
Il secondo posto al Trofeo Buffoni l’aveva lasciato con l’amaro in bocca (foto Facebook-Team Giorgi)
Che cosa sai della gara, del percorso?

E’ un percorso duro perché ci sono due salite lunghe e poi altre corte. Rispetto al mondiale, qui le salite sono più lunghe. A Kigali magari era un po’ più da scattisti, invece qua il passo paga di più e a me va bene perché io preferisco il passo al cambio di ritmo. Ma la stagione non finirà in Francia, avremo l’appuntamento di San Paolo d’Argon al quale la società tiene tanto perché è a 5 minuti dalla sede e si disputa sulla salita che facciamo in tutti gli allenamenti invernali. Poi avremo il tricolore di cronometro a squadre.

Tu a fine anno cambi categoria. Hai già contatti?

A dir la verità ho già firmato con la Caja Rural Under 23, che è una squadra spagnola.

Come sei arrivato a loro e perché li hai scelti?

C’è stata questa opportunità procurata dalla mia agenzia GL Promotion e mi hanno detto che c’era questo team spagnolo che era interessato a me. Poi ho parlato direttamente con loro e mi hanno accontentato in tutto, mi offrono tutto quello di cui ho bisogno e quindi penso sia la cosa migliore da fare.

L’europeo potrebbe essere nelle sue corde di scalatore adatto a salire col suo passo (foto Instagram)
L’europeo potrebbe essere nelle sue corde di scalatore adatto a salire col suo passo (foto Instagram)
Farai un calendario più spagnolo o più italiano?

Mi hanno detto che ne parliamo a dicembre, al primo ritiro, ma lì ci sono tante gare internazionali, in Italia comunque hanno già l’invito per il Giro della Valle d’Aosta. Poi si vedrà, per ora so che sarò l’unico italiano. Sarà davvero una bella avventura… Io la vedo un po’ come il premio per la mia perseveranza anche in una stagione che era iniziata in maniera davvero difficile ed è andata avanti così fino all’estate, ma poi sono riuscito a trasformarla. Europei, maglia azzurra, prospettive internazionali: che cosa potrei volere di più?

Il Team Giorgi continua a sfornare talenti. Ecco Rosato

25.07.2025
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Anche se la sua lunga storia è agli sgoccioli, il team Fratelli Giorgi continua a sfornare talenti e a contraddistinguersi nel panorama juniores. Non è un caso se nell’ultimo weekend sono arrivate vittorie a pioggia e fra i protagonisti c’è stato anche Giacomo Rosato. Che, a dir la verità, è in evidenza sin dall’inizio della stagione, considerando che aveva esordito con un successo a inizio marzo al Giro delle Conche.

Il veneto si candida quindi a essere uno dei tanti che dal team Giorgi ha schiuso le ali per volare verso il ciclismo che conta, anche perché al di là della sua normale timidezza, le ambizioni sono ben alte, sin dall’anno in corso.

Il veneto viene da una famiglia di ciclisti. Suo padre ha corso fra gli juniores, il fratello fra gli esordienti
Il veneto viene da una famiglia di ciclisti. Suo padre ha corso fra gli juniores, il fratello fra gli esordienti

«Sono nato a Montebelluna ma vivo ad Asolo, sono insomma un trevigiano doc. Sono alto più di 170 centimetri per un peso forma di 55 chili e ho incamerato questa passione da mio padre che ha corso fino alla categoria junior. Anche mio fratello Giulio ha corso, ma si è fermato fra gli esordienti. Ho iniziato da G1 senza più smettere, mettendo subito in mostra caratteristiche da scalatore, infatti sono proprio le salite il mio terreno principale, ma credo che la mia forza principale stia nel fatto che ho tanta voglia di migliorarmi e per questo mi dedico all’allenamento con grande ardore perché so che la strada per la gloria passa da lì».

Sei arrivato alla tua quarta vittoria ma qual è stata quella che pensi abbia sbloccato il tutto, ti abbia fatto fare il salto di qualità?

Sicuramente la prima. alle Conche perché era la prima gara della stagione. Arrivavo da un inverno molto intenso, ma quando pensi solo ad allenarti non sai realmente a che punto sei e aver iniziato subito con un successo è stato un segnale molto positivo. Ero arrivato alla corsa con molte incognite, con molte domande e i fatti hanno risposto.

L’arrivo vittorioso di Rosato alla Sandrigo-Monte Corno, staccando nel finale Cobalchini (foto team)
L’arrivo vittorioso di Rosato alla Sandrigo-Monte Corno, staccando nel finale Cobalchini (foto team)
E domenica?

Gara di quelle che piacciono a me, la Sandrigo-Monte Corno nel finale proponeva infatti un circuito breve di quasi 3 chilometri, da ripetere per ben 14 volte, con un’ascesa finale di ben 15 chilometri ma con pendenze sempre dolci. Con la squadra abbiamo sempre tenuto la corsa sotto controllo. Il team mi ha portato nelle prime posizioni e quando ho tentato la fuga il solo Cobalchini ha tenuto il mio ritmo. Avrei anche potuto staccarlo, ma la salita non era troppo dura e ho preferito aspettarlo per giocarmi la vittoria nel finale. Non ho aspettato lo sprint secco, ho lanciato la volata ai -500, sapevo di avere un buono spunto per quell’arrivo.

Ti ritieni più un corridore da gare di un giorno o da corse a tappe?

Sicuramente meglio in queste ultime, ma attualmente non posso ancora dire di poter puntare alle classifiche, devo progredire ancora tanto soprattutto nelle prove a cronometro che per le corse a tappe sono essenziali.

Rosato è un tipico scalatore per gare a tappe. Ora però deve migliorare a cronometro
Rosato è un tipico scalatore per gare a tappe. Ora però deve migliorare a cronometro
Quest’anno però sei entrato nella top 10 alla Corsa della Pace, che nella tua categoria è un riferimento molto importante a livello internazionale…

Avevo partecipato anche l’anno prima, solo che mi sono infortunato a un ginocchio e non ho potuto giocarmela. Quest’anno sono arrivato lì bello pronto, ho atteso perché le prime due tappe erano per gli sprinter e ho lavorato per i compagni aiutando Magagnotti nella sua vittoria. Poi c’è stata la cronometro dove ho preso 30 secondi e per questo dico che devo migliorare. Dopo, comunque sono rimasto sempre lì in classifica e nel tappone ho anche fatto una bella azione in salita, sono riuscito a andar via da solo, ma sono stato raggiunto da un gruppetto e ho chiuso 7°. Anche perché è stata una volata strana, alcuni sono caduti.

Visto che ormai è ufficiale che il vostro team chiude, qual è l’atmosfera che c’è adesso in squadra?

Sicuramente dispiace un po’ a tutti. Io sono al secondo anno qui e ho trovato in Carlo Giorgi una grandissima persona. Anche dopo l’annuncio ci coccola ancora, ci tiene, non ci manca fa mancare niente. In quest’ultimo fine settimana ci tenevamo particolarmente tutti a emergere, a vincere anche per onorare la memoria di Privitera che correva con noi. Non sono stati giorni facili, abbiamo voluto rispondere con le azioni più che con le parole.

Esordio stagionale che migliore non poteva essere per il trevigiano, primo al Giro delle Conche (foto team)
Esordio stagionale che migliore non poteva essere per il trevigiano, primo al Giro delle Conche (foto team)
Com’è stata assorbita la notizia della scorsa settimana tra voi ragazzi?

E’ stato un colpo al cuore, diciamo, perché sappiamo che può accadere a chiunque. E quando accadono certe tragedie non sai cosa dire. Secondo me il silenzio è la miglior cosa. Abbiamo visto il diesse particolarmente provato, ha avuto modo di allenarlo due anni di fila e gli era rimasto molto legato. Io sono arrivato quando lui aveva lasciato il team, il primo inverno è però venuto ad allenarsi con noi, era sempre disponibile. Abbiamo parlato qualche volta, era un bravissimo ragazzo.

A fine stagione cambi categoria, che prospettive hai?

Ho firmato già l’anno scorso con il devo team della Bahrain. Quest’anno correrò una gara a tappe in Belgio con la loro squadra juniores. Devo dire che avere già la sicurezza il primo anno del mio futuro è stato un grande aiuto, anche se devo dire che rispetto ad allora credo di essere cambiato tanto, migliorato. Pianifico un po’ di più le gare e scelgo con attenzione quali fare, infatti prima dei tricolori – che poi non ho corso perché non stavo bene – ho fatto un mese di stop e i vantaggi si sono visti.

Nell’ultimo weekend il team Giorgi ha raccolto ben 4 vittorie, 4 come i successi stagionali di Rosato (foto team)
Nell’ultimo weekend il team Giorgi ha raccolto ben 4 vittorie, 4 come i successi stagionali di Rosato (foto team)
Da qui alla fine dell’anno quali obiettivi ti poni? Magari una maglia azzurra per le gare europee e mondiali, visto che sono percorsi piuttosto duri e per scalatori…

Diciamo che da qui in poi tutte le gare sono importanti, direi decisive per guadagnarsi una chance azzurra. Io non mi pongo particolari aspettative, se poi riuscirò a farmi vedere bene. Io credo comunque che il vero esame sarà il Lunigiana, lì non si può fallire…

Juniores, il primo squillo di Mengarelli, stradista e biker

07.03.2025
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C’era veramente tanta gente, domenica al GP Baronti, prima assoluta fra gli juniores. Procuratori e talent scout si sono dati convegno in Toscana per assistere alla sfida iniziale di una lunga stagione, con il cittì Salvoldi attentissimo per conoscere lo stato di salute della categoria. C’era curiosità anche per capire chi sarebbe stato il primo a sfrecciare sul traguardo, al cambio di categoria con gli apprendisti dello scorso anno che ora sono cresciuti e devono fare da contraltare a chi viene dalla categoria inferiore. Alla fine il nome che ha riassunto tutti questi concetti è quello di Matteo Mengarelli.

Il vincitore insieme al cittì Dino Salvoldi, presente a Cerbaia di Lamporecchio per valutare lo stato di salute della categoria (foto Rodella)
Il vincitore insieme al cittì Dino Salvoldi, presente a Cerbaia di Lamporecchio per valutare lo stato di salute della categoria (foto Rodella)

Su strada solo da un anno

Il diciassettenne savonese non è un vincitore comune e a spiegarne il perché è il suo direttore sportivo al Team Giorgi, Leone Malaga: «E’ impressionante constatare i progressi di Matteo se pensiamo che ha iniziato a correre su strada solo lo scorso anno. Sì, prima di approdare da noi non aveva esperienze su strada, venendo dalla mtb e questo significa che aveva un gap tecnico importante, eppure ha colmato le tappe rapidamente, ha mostrato subito di non aver paura nello stare in gruppo e di sapere come muoversi».

Malaga è felice di averlo nelle sue fila: «Un corridore così è una manna, perché puoi crescerlo, vederlo sbocciare sotto le tue mani. Mi sono accorto subito che ha un gran motore, davvero in pochi alla sua età ce l’hanno e credo che presto se ne accorgeranno tutti. E’ un passista davvero notevole, che va bene anche in salita ed è veloce. E poi è un generoso. Non ha paura di stare davanti e prendere il vento in faccia. Sa già come muoversi, ma sicuramente dal punto di vista tattico puoi fare ancora grandi progressi».

L’arrivo vittorioso di Mengarelli, partito sull’ultima salita fiaccando la resistenza dei rivali (foto Rodella)
L’arrivo vittorioso di Mengarelli, partito sull’ultima salita fiaccando la resistenza dei rivali (foto Rodella)

Attacco calibrato nei tempi

Mengarelli non sembra neanche troppo sorpreso dalla tanta attenzione che gli viene riservata, in una settimana dove le interviste si sommano alla scuola e agli allenamenti: «Volevo un risultato importante come lo voleva tutto il team – racconta – e quando a metà gara è partita la fuga e ho visto che nel gruppo non prendevano l’iniziativa sono partito insieme a un altro per colmare il distacco. Poi sull’ultima salita sentivo di stare bene e ho attaccato per non portarmi troppi rivali in volata. In cima avevo 8” di vantaggio, in discesa guidando con attenzione ho guadagnato ancora e il finale è stato una goduria».

Il fatto che sia un diamante grezzo è il fattore che incuriosisce: «Ho iniziato direttamente con la mtb dalla categoria G3 militando in una squadra del mio paese, Andora. Lì c’era l’attuale cittì della nazionale Mirko Celestino che mi ha sempre seguito, siamo molto amici. In famiglia nessuno è particolarmente legato alla bici, mi hanno accontentato per farmi fare sport, ora sono i miei primi tifosi».

Mengarelli sul podio del GP Baronti, chiuso davanti a Matteo Rossetto e al russo Iaroslav Prosandeev (foto Rodella)
Mengarelli sul podio del GP Baronti, chiuso davanti a Matteo Rossetto e al russo Iaroslav Prosandeev (foto Rodella)

E’ ancora un work in progress…

Che cosa lo ha portato allora alla strada? «Quando ho compiuto 16 anni ho capito che se volevo avere un futuro in questa che è la mia passione dovevo provare la strada, perché solo lì si può fare del ciclismo un lavoro. Celestino mi ha detto che facevo bene, ma io avevo già deciso. Prima di approdare al Team Giorgi avevo fatto un paio di garette locali con la bici da ciclocross, questa era tutta la mia esperienza».

Matteo, al di là della vittoria, si rende conto che ha ancora molto da imparare: «Ogni gara, ogni uscita è un passo in avanti. Stare in gruppo, guidare la bici sono elementi fondamentali e io sto imparando ancora adesso. Rispetto allo scorso anno mi accorgo che tantissimo è cambiato al di là della crescita fisica, mi sento molto più a mio agio ma capisco che ho ancora tanto da fare, soprattutto tatticamente».

Il ligure sta migliorando rapidamente nella sua condotta in gruppo e nelle scelte tattiche (foto Rodella)
Il ligure sta migliorando rapidamente nella sua condotta in gruppo e nelle scelte tattiche (foto Rodella)

Sognando Van Aert

Un corridore con le sue caratteristiche sembra ideale anche per le prove contro il tempo: «Sono estremamente curioso di capire come posso andare, anche perché proprio per la mia genesi, per la mia esperienza in mountain bike, la cronometro può essere un ottimo approdo. Da un mese ho iniziato a fare allenamenti specifici con la bici da crono e non vedo l’ora che arrivi l’occasione della prima gara per capire come vado e dove posso arrivare».

C’è un corridore al quale ti ispiri? «A pensarci bene forse Van Aert, con tutto il rispetto. Il belga è uno che va forte dappertutto pur senza eccellere in qualcosa di particolare e credo che sia quella figura che piace a tutti, poi anche come persona mi piace molto».

Lo scorso anno il savonese aveva vinto il GP Ucat 1907 e ottenuto 7 Top 10
Lo scorso anno il savonese aveva vinto il GP Ucat 1907 e ottenuto 7 Top 10

Aspirante a essere leader

Mengarelli, già con il nome sottolineato sul taccuino di Salvoldi, deve dire grazie anche alla squadra: «Mi trovo benissimo, mi hanno accolto come una famiglia lavorando con pazienza per insegnarmi quel che serviva e che non avevo di mio. Ora voglio ripagarli con i risultati, fare qualcosa d’importante per tutto il corso della stagione fino a meritarmi un salto di categoria in una formazione di peso».

Tornando a Malaga, questo è il primo passo per il suo che è uno dei team che fanno da baricentro alla categoria. «La vittoria di Matteo non mi ha sorpreso perché avevo visto già lo scorso anno che poteva meritarsi un palcoscenico importante. Stiamo lavorando sulla sua consapevolezza per poterne fare un leader, sappiamo che ha le caratteristiche per esserlo. Ma come lui anche altri del team, che speriamo di veder crescere nel corso della stagione italiana, nella quale affronteremo tutto il calendario con particolare attenzione alle prove a tappe».

Su Mellano si può contare, è nel mirino dei devo team

19.06.2024
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Per certi versi, Ludovico Mellano sembra quasi un predestinato. Lo scorso anno, pur essendo alla sua prima stagione junior, è stato uno dei migliori della categoria al punto che nelle sue prime 7 gare non è mai uscito dai primi 10, totalizzando alla fine 2 vittorie e ben 26 piazzamenti. Quest’anno non è da meno, anzi con la vittoria di domenica nel Trofeo Giorgi (la corsa più attesa e voluta dal suo team) ha già superato il limite di successi. Eppure qualcosa mancava, qualcosa che proprio il successo nella classica di casa potrebbe aver colmato.

Il cuneese di Moretta è uno degli elementi più in vista della categoria, lo stesso cittì Salvoldi lo aveva indicato come uno su cui puntava non solo per i risultati, ma anche come guida per i più giovani, al pari di Bessega e Montagner e lui non si tira indietro.

«Nella categoria ci sono 5-6 elementi di riferimento – spiega – siamo coloro che hanno imparato tanto dalla passata stagione e cerchiamo di metterlo a frutto. Il primo anno per noi è stato fondamentale per apprendere le giuste tattiche di gara, ora chi è arrivato dopo di noi sta seguendo la stessa trafila».

Arrivo solitario per il cuneese nel Trofeo Vittorio Giorgi, la gara allestita dal suo team (foto Rodella)
Arrivo solitario per il cuneese nel Trofeo Vittorio Giorgi, la gara allestita dal suo team (foto Rodella)
Anche tu sei un corridore da classiche?

Per certi versi sì, mi piacciono i percorsi impegnativi, con strappi anche se non troppo lunghi. In salita tengo bene, poi molto dipende dalla fortuna e io in questa prima parte dell’anno non ne ho avuta molta…

Perché?

Ci tenevo molto a far bene soprattutto nelle due prove di Nations’ Cup dove Salvoldi mi ha chiamato, ma in Francia ho forato nella prima tappa perdendo più di due minuti, a quel punto la corsa era andata. In Germania invece, nella seconda tappa stavo andando davvero forte, ero nella fuga giusta ma abbiamo sbagliato strada e l’occasione è sfumata.

La nazionale azzurra all’LVM Saarland Trofeo, il piemontese ha contribuito alla vittoria di squadra (foto organizzatori)
La nazionale azzurra all’LVM Saarland Trofeo, il piemontese ha contribuito alla vittoria di squadra (foto organizzatori)
Come giudichi nel complesso questa prima parte di 2024?

Avevo anche iniziato bene, con due vittorie di cui una al Giro d’Abruzzo Juniores, ma avevo lavorato principalmente per farmi trovare pronto nelle prove con la nazionale e quegli epiloghi mi sono rimasti davvero sul gozzo. Per fortuna in Germania abbiamo comunque potuto festeggiare la vittoria di squadra grazie ai successi di Magagnotti e Montagner, ma avrei voluto dare anch’io il mio contributo.

Per le tue caratteristiche, ma soprattutto per come ti muovi in corsa a detta degli addetti ai lavori potresti essere un buon elemento per le corse a tappe. Tu che ne pensi?

Non mi sono fatto un’idea chiara in merito perché le corse che affrontiamo arrivano fino a 4 giornate di gara e sono un po’ poche per capire. E’ qualcosa che sarà più chiaro con il passare del tempo, credo di essere ancora troppo giovane e soprattutto di avere ancora troppo da imparare. Quando affronterò gare più lunghe vedremo, anche dal punto di vista del recupero.

Podio tutto targato Team Giorgi ad Albano S.Alessandro (BG) con Mellano fra Quaglia e Rosato (foto Rodella)
Podio tutto targato Team Giorgi ad Albano S.Alessandro (BG) con Mellano fra Quaglia e Rosato (foto Rodella)
Quella di domenica era una gara speciale per il tuo gruppo…

Sì, la gara dell’anno e sono contento di averla onorata come meglio non si poteva. Alla partenza eravamo un po’ tutti candidati a lottare per la vittoria, le gerarchie sarebbero state definite dalla corsa stessa. Io all’inizio non ero proprio in formissima e infatti avrei tranquillamente lavorato per i compagni, ma poi mi sono sentito sempre meglio. Sulla prima salita del Colle del Pasta sono passato per terzo dietro i compagni Herreno e Quaglia, poi in discesa mi sono ritrovato da solo e ho progressivamente guadagnato terreno. I compagni hanno fatto buona guardia per poi andare a completare il podio tutto nostro. Non c’era modo migliore per dare soddisfazione a chi ci segue per tutto l’anno.

Che cosa ti attende?

Ora sono a Grosseto per il campionato italiano a cronometro, poi un’altra corsa a tappe, il Giro di Valdera e i tricolori di Casella, dove sicuramente voglio fare il massimo possibile.

La prima vittoria di Mellano da junior, al Trofeo Comune di Gussago 2023 (foto Rodella)
La prima vittoria di Mellano da junior, al Trofeo Comune di Gussago 2023 (foto Rodella)
Nella seconda parte della stagione arrivano anche gli impegni titolati in maglia azzurra. Il percorso del mondiale ti si addice?

Sono già andato a visionarlo e sicuramente cercherò di essere della partita e, nel caso, farmi trovare pronto. Sarà innanzitutto importante esserci, guadagnarsi la fiducia del cittì, siamo in tanti a poterci meritare la maglia. Io voglio essere fra i prescelti e fare il massimo possibile.

Anche perché sappiamo che sei già nel taccuino di qualche devo team. Hai già fatto una scelta?

No, sono in corso contatti con più squadre. Ci sono tante cose da valutare, soprattutto il fatto che si dovrà conciliare l’attività con la scuola e non sarà semplice, anche rimanendo come base di vita e allenamento a casa. Andare all’estero non mi spaventa, anzi è un’idea che mi affascina, confrontarmi con altre realtà ciclistiche e non solo, ma è una scelta che va ponderata bene. E’ chiaro che un buon risultato all’estero sarebbe di aiuto, eccome…

Elia Andreaus, le tabelle di Alberati e il cambio di passo

29.05.2024
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Parlando qualche giorno fa con Mattia Stenico, è emerso il nome di Elia Andreaus, altro corridore allenato da Paolo Alberati che, seguendo il criterio di preparazione dell’ex pro’ umbro, ha mostrato decisi progressi tradotti in risultati (5 vittorie in stagione e ottime prove anche al Trophée du Morbihan). Anche lui portacolori del Team Giorgi, ha mostrato rispetto al 2023 un deciso passo in avanti.

Andreaus, fratello di Marco portacolori del Cycling Team Friuli, comincia a risplendere di luce propria: «Forse la prima vittoria, quella alla Piccola Liegi delle Bregonze perché mi ha sbloccato anche psicologicamente, dopo è venuto tutto un po’ più facile».

Il successo di Andreaus a Bregonze, precedendo il compagno di colori Mellano e Segatta (Photobicicailotto)
Il successo di Andreaus a Bregonze, precedendo il compagno di colori Mellano e Segatta (Photobicicailotto)
Hai iniziato a raccogliere i frutti del lavoro con Alberati?

Possibile, visto che con Paolo abbiamo iniziato a metà 2023 e chiaramente non è che aveva una bacchetta magica. Inizialmente la mia preparazione è rimasta pressoché la stessa, con pochissime variazioni, da questo inverno invece le cose hanno preso una piega diversa e vado sicuramente meglio.

Alberati sottolineava l’importanza di dedicare due giorni al mese pieni all’allenamento saltando la scuola. Lo ha chiesto anche a te?

Sì, è stato inizialmente un colpo, più che altro per riuscire a trovare un giusto equilibrio. A scuola ho un tutor sportivo che mi segue, mi aiuta a recuperare dalle assenze, dopo le primissime volte è stato facile assorbirle e devo dire che la scuola mi è venuta incontro.

Il ritiro prestagionale del Team Giorgi ha dato a Elia la carica giusta per l’inizio stagione
Il ritiro prestagionale del Team Giorgi ha dato a Elia la carica giusta per l’inizio stagione
E dal punto di vista prettamente tecnico?

Ho trovato che quelle giornate sono di grande utilità, poter fare 4 ore, 4 ore e mezza è un ottimo lavoro che mi ha fatto acquisire più fondo e i risultati si sono visti.

Come funziona?

Dipende da quel che la tabella prevede. Si lavora prevalentemente in zona 2, ma in alcuni giorni si va fuori soglia. Non però in quelle sedute specifiche del giovedì, che servono più come detto per acquisire fondo e resistenza.

Per Andreaus una trasferta francese positiva, con un 6° posto nella classifica a punti (e.a.photographie)
Per Andreaus una trasferta francese positiva, con un 6° posto nella classifica a punti (e.a.photographie)
Quanto ti alleni?

Normalmente 6 giorni a settimana, ma molto dipende anche se ci sono gare nel weekend. Ad esempio nella settimana successiva a Morbihan, da lunedì a mercoledì niente bici, ho fatto solo core. In totale mi alleno 14-15 ore a settimana (e qui bisognerebbe ricordare la polemica innescata dalle parole di Pontoni quando indicò lo stesso numero di ore per i ragazzi da lui seguiti nel ciclocross, Proietti Gagliardoni e Serangeli, ndr). Come detto però cambia se ci sono gare nel fine settimana, ma anche se la scuola richiede qualcosa di specifico. Volete saperne una? Se sono previste gite scolastiche per me è meglio, ho più tempo per allenarmi…

Come fai ad allenarti in quelle ore d’inverno?

E’ complicato perché scurisce molto presto, quindi per avere un paio d’ore piene devo organizzarmi. Di solito mi porto il pranzo a scuola, sfrutto la pausa di metà mattinata così ho anche tempo per digerire. La scuola è molto vicina a casa così posso partire praticamente subito e riesco ad avere 2-3 ore a disposizione. Chiaramente con l’avanzare della primavera e il cambio di orario sono avvantaggiato e posso uscire più avanti, anche verso le 17.

Elia Andreaus insieme a suo fratello Marco: li ritroveremo insieme nel 2025? (foto Scanferla)
Elia Andreaus insieme a suo fratello Marco: li ritroveremo insieme nel 2025? (foto Scanferla)
Queste novità hanno sorpreso anche il team?

Diciamo che mi hanno appoggiato da subito. Siamo seguiti benissimo, c’è un ottimo clima e una grande professionalità, ci lasciano lavorare secondo i nostri schemi, ma l’organizzazione è di prim’ordine. Ora spero che la stagione continui su quest’ andazzo, soprattutto punto forte al Giro del Friuli, sono quattro tappe dal giovedì alla domenica.

Per puntare alla classifica?

No, non fa per me, non ho le caratteristiche giuste. Anche se poi un piazzamento nella generale può sempre saltar fuori com’è avvenuto al Giro d’Abruzzo. Anche in Francia poi il 13° posto finale non era da disprezzare vista la concorrenza di primo piano. Io però sono uomo da tappe, da traguardi parziali ed è su quelli che voglio puntare.

Il corridore trentino ha nel mirino nuovi successi puntando anche al tricolore (Photobicicailotto)
Il corridore trentino ha nel mirino nuovi successi puntando anche al tricolore (Photobicicailotto)
Che obiettivi ti poni a questo punto?

Continuare sulla stessa lunghezza d’onda, allungare la mia serie di vittorie e far bene in quelli che saranno i prossimi appuntamenti, non solo il Friuli, ma anche il campionato italiano, il Lunigiana, il Trofeo Buffoni. E’ importante che riesca a farmi vedere il più possibile, anche per agevolare il compito dello stesso Alberati e di Fondriest per trovare nuovi sbocchi per la mia carriera…

L’Italia scopre Stenico: che sia il nostro Pidcock?

16.05.2024
7 min
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In una settimana, Mattia Stenico ha cavalcato l’onda della popolarità colpendo la fantasia degli appassionati. Al sabato, vittoria a Nervesa della Battaglia (TV) nella tappa degli Internazionali d’Italia Series di mtb (foto di apertura Billiani). Domenica, clamoroso centro a Casale Litta (VA) nella Piccola Tre Valli Varesine su strada. Venerdì successivo, addirittura l’oro europeo nel Team Relay con gli azzurri in Romania, ancora con la mtb. Risultati da campione della polivalenza, risultati che fanno sognare.

La forza del ragazzo trentino, al secondo anno junior, è proprio questa capacità di passare indifferentemente da una disciplina all’altra.

«E fino allo scorso anno c’era anche il ciclocross – afferma Stenico – ma poi abbiamo deciso di comune accordo con il mio preparatore Paolo Alberati che era insostenibile. Ho affrontato solo qualche gara a inizio stagione per poi concentrarmi sulle altre due discipline».

La vittoria alla Piccola Tre Valli, beffando D’Alessandro e Travella (foto Bergamonews)
La vittoria alla Piccola Tre Valli, beffando D’Alessandro e Travella (foto Bergamonews)
La tua passione da dove nasce?

Dalla mia famiglia, sin da quand’ero piccolo si andava in montagna, con gli sci d’inverno e le bici d’estate. All’inizio mi piaceva, ma non per l’agonismo, per quello preferivo il calcio e avrei voluto dedicarmi alle moto, ma i costi erano troppo alti. Un giorno mio padre ha letto un annuncio della Polisportiva Oltrefersina per richiamare ragazzi, mi ha portato e mi sono trovato subito bene, ho fatto le prime gare in mtb e andavo forte, così ho continuato.

Dalle tue parti comanda la mountain bike?

Non tanto, anzi se devo dire la maggior parte dei ragazzi è legata alla strada anche per i trascorsi ciclistici della regione. Io abito a un chilometro da Francesco Moser, inoltre nella mia classe c’è il figlio di Gilberto Simoni. E’ più in Alto Adige che regnano le ruote grasse… Io comunque ho iniziato a gareggiare su strada solo da allievo 2° anno, sempre su invito di Alberati.

Con Martinoli, Teocchi, Corvi, Avondetto e Siffredi, il team oro europeo di mtb (foto Fci)
Con Avondetto e Siffredi, la parte maschile del team oro europeo di mtb (foto Fci)
In una settimana da buon prospetto sei diventato addirittura l’uomo dell’oro europeo, com’è stata questa scalata?

Sapevo di avere una buona gamba, ma il cittì Celestino mi ha dato la convocazione per la staffetta quand’eravamo già sull’aereo per la Romania. In gara speravo che si potesse arrivare alla medaglia, ma vedevo i compagni che stavano davvero facendo meraviglie e Valentina Corvi mi ha passato il testimone per primo con un leggero vantaggio. Quando il campione nazionale francese Carod mi ha raggiunto (un elite, ndr) tutti pensavano che dovessi cedere.

Invece?

Quando gareggio non sono abituato a pensare troppo, seguo l’istinto. Vedevo che in salita lo staccavo ma lui era più bravo in discesa, così sull’ultima rampa ho dato tutto e sono riuscito ad andar via. I compagni erano impazziti…

L’esordio del trentino è stato in maglia Oltrefersina, dove ha imparato tanto (foto team)
L’esordio del trentino è stato in maglia Oltrefersina, dove ha imparato tanto (foto team)
Come fai a conciliare le due discipline al punto di gareggiare in entrambe nello spazio di 24 ore?

Mi favorisce il fatto che la gara di mtb è al sabato. Io mi alleno quasi sempre su strada e vado sulla mountain bike solo il giorno di vigilia per provare il tracciato. Alla domenica le gare vedono quasi sempre una prima parte tranquilla, così ho tempo per riadattarmi, ci si gioca tutto nell’ultima ora. Inoltre mi favorisce il fatto che ho un recupero veloce, l’ho visto anche nelle corse a tappe.

Che tipo di stradista sei?

Un polivalente, magari non velocissimo in volata, ma che tiene il fuorigiri dai 5 ai 20 minuti, anche in salite regolari. Ad esempio mi piace molto la gara di San Vendemiano, con tanti strappi, riesco a ripetere lo sforzo con la stessa intensità. Comunque, ad essere sincero non ho capito ancora che corridore sono…

Stenico è il primo biker ad essere approdato nel Team Giorgi. Un acquisto molto apprezzato
Stenico è il primo biker ad essere approdato nel Team Giorgi. Un acquisto molto apprezzato
Com’è stata la vittoria alla Piccola Tre Valli?

Diciamo che un successo su strada era un po’ un pallino fisso per tutto lo staff. Fondriest mi aveva detto che era una gara buona, ma che dovevo rimanere tranquillo e nel caso lavorare per la squadra. Sono entrato nella fuga dove c’erano tutti team forti, all’ultimo giro è entrato Andreaus e sapevo che sull’ultima salita avrebbe provato il colpo. Gli sono rimasto attaccato e sull’ultimo strappo ho guadagnato la manciata di secondi utile per vincere.

Hai mantenuto i contatti con la Oltrefersina? Anche se non vesti più la maglia loro sappiamo che c’è tuo fratello Mattia e che ti seguono come se fossi ancora del gruppo…

Non è una squadra, ma una vera famiglia, il suo presidente Paolo Alverà mi segue costantemente, si è anche interessato per farmi avere la bici Olympia che uso abitualmente. Ho imparato quasi tutto lì, a cominciare dalla guida. Ricordo che in discesa ero negato e con pazienza si è messo lì a spiegarmi, a indirizzarmi. Io poi sono uno metodico, bastava una cosa fuori posto e andavo nel pallone, mi hanno insegnato a prendere tutto un po’ più alla leggera. Forse il vero segreto è questo…

Alberati segue la preparazione di Stenico per il 3° anno, con idee innovative
Alberati segue la preparazione di Stenico per il 3° anno, con idee innovative

Parola ad Alberati

Nelle sue risposte, Stenico chiama spesso in causa Alberati e il tecnico umbro effettivamente ha avuto un peso fondamentale nella sua evoluzione: «Io ho cominciato a seguirlo dal secondo anno fra gli allievi. Era già forte, aveva vinto il titolo italiano, ho visto che aveva valori straordinari, a quel punto bisognava fare una scelta importante, così gli ho detto di fare un passo indietro…».

In che senso?

I risultati da allievo non devono trarre in inganno, bisogna guardare più in là. Gli ho detto che per un po’ avrebbe dovuto allenarsi meno, ambientarsi, prendere confidenza senza chiedere troppo a se stesso. Poi ci si è messo anche il Covid che ha avuto lunghi strascichi, insomma al primo anno junior non spiccava. Ma io conoscevo il suo valore, così gli ho detto di mollare presto il ciclocross per preparare al meglio il 2024. Era una scelta, io sono un propugnatore della multidisciplina, ma dovevamo fare un investimento. Ora ne godiamo i frutti.

Su strada Mattia aveva già sfiorato il podio al GP Liberazione di Massa
Su strada Mattia aveva già sfiorato il podio al GP Liberazione di Massa
Come fa a emergere in entrambe le discipline a così breve distanza di tempo?

Ci sono più ragioni. Una è il talento innato che viene dal patrimonio genetico trasmesso dai genitori. Un altro è la sua capacità di lavorare su alcuni aspetti, come la flessibilità articolare o le catene cinetiche, considerando che le pedalate sono diverse per ampiezza e ritmo. Molto però influisce anche la preparazione che è stata mirata per questo, avvicinandolo agli standard europei e quindi staccandoci un po’ dalle modalità di qui.

Spiegaci come…

Ne parlavo anche con Salvoldi, noi in Italia abbiamo la scuola che fino a giugno occupa spazio e quindi i nostri ragazzi hanno meno tempo per allenarsi. Se d’inverno esci da scuola alle 14 e alle 16 comincia a far buio, quanto puoi allenarti? Io allora ho chiesto alla famiglia di Stenico, ma anche di altri ragazzi, un investimento: se i ragazzi hanno un buon rendimento scolastico, sono disposti a saltare due giovedì al mese e passare la mattinata ad allenarsi? Gli effetti si vedono, c’è maggiore uniformità con quanto fanno negli altri Paesi dove infatti si allenano ore in più. In questo modo, con ore a disposizione si può fare molto volume a bassa intensità sviluppando più mitocondri nella muscolatura e facendo poi un 20 per cento di lavoro in fuorigiri. Sono sessioni che stanno facendo la differenza.

Una stagione finora trionfale in mtb, con vittorie all’Italia Bike Cup e agli Internazionali
Una stagione finora trionfale in mtb, con vittorie all’Italia Bike Cup e agli Internazionali
Ora si staglia all’orizzonte il cambio di categoria…

Dopo la vittoria europea iniziano a farsi sentire anche i devo team, oltre alle squadre italiane. Nella scelta peserà la disponibilità a garantire a Mattia la possibilità di fare la doppia attività senza dover scegliere. Io dico che ha grandi possibilità, se lo lasciamo tranquillo…

La dinastia Gavazzi: ora tocca al giovanissimo Edoardo

29.11.2023
5 min
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Quella dei Gavazzi è una vera e propria dinastia, che nel ciclismo sopravvive da oltre 50 anni. In primis ci fu il grande Pierino, vincitore per 3 volte del tricolore, ma anche di una Milano-Sanremo, velocista sopraffino che chiuse la carriera con ben 62 vittorie. Poi vennero i figli, Nicola professionista dal 2001 al 2004 alla Saeco di Claudio Corti e Mattia, dal 2006 al 2016 con 43 successi. Ora tocca a Edoardo, figlio di Nicola, che dal prossimo anno correrà fra gli Under 23 nella Gallina Ecotek Lucchini.

Edoardo ha corso nella Pol.Camignone e nella Sc Capriolo Mobili Ostilio prima del Team Giorgi (foto Facebook)
Edoardo ha corso nella Pol.Camignone e nella Sc Capriolo Mobili Ostilio prima del Team Giorgi (foto Facebook)

Ciclismo come una religione

Una famiglia nella quale si respira ciclismo ogni ora di ogni giorno e parlando con il più giovane, alle porte del salto di categoria, si capisce che stiamo parlando di qualcosa che va al di là della pratica sportiva, che viene sentito quasi come una religione. La prima sensazione che si coglie è innanzitutto la consapevolezza che, se anche qualcosa si è fatto, c’è ancora tantissimo da fare per seguire le orme dei predecessori, poi il rispetto profondo che si nutre verso il nonno, vera colonna del ciclismo italiano del secolo scorso.

Un amore profondo verso le due ruote che ha quasi “obbligato” Edoardo a continuare la storia dei Gavazzi su due ruote: «Qui si è sempre parlato di ciclismo – racconta il 17enne bresciano – io ho iniziato come G2, ma da bambino vedevo la bici più come strumento di gioco che altro. Le cose sono cambiate da allievo, ma se devo essere sincero è un cambiamento che si attua anno dopo anno. Ancora adesso vorrei che diventasse la mia professione, ma so che il cammino da fare è lunghissimo, sono ancora alle prime armi».

Due generazioni a confronto, Edoardo con nonno Pierino, uno dei grandi velocisti mondiali degli anni Ottanta
Due generazioni a confronto, Edoardo con nonno Pierino, uno dei grandi velocisti mondiali degli anni Ottanta

Due epoche diverse

Un destino legato anche ai suoi ricordi da bambino: «Seguivamo sempre le gare di mio zio Mattia, mio padre aveva finito prima che nascessi e così anche mio nonno. E’ bellissimo vedere che ora sono loro a seguirmi, ad accompagnarmi nelle mie gare. Ho imparato molto di loro cercando sui siti, guardando i video: soprattutto sul nonno, le sue grandi vittorie. Mi sono appassionato anche attraverso lo schermo del computer».

Le immagini sono quasi d’epoca anche se quello di PIerino non è un ciclismo che indicheresti come intriso d’avventura, pionieristico. Ma certamente è molto diverso da quello di oggi e qui la voce della saggezza interviene.

«Non si possono fare paragoni, due epoche troppo diverse da ogni punto di vista – sentenzia Pierino, 72 anni che non si sentono minimamente – ai miei tempi si diventava corridori a 25-27 anni, prima era tutta gavetta e apprendistato, ora è cambiato tutto, i ragazzini sono seguiti come fossero professionisti, tra gli under 23 ci si gioca tutto. Io vedo corridori dell’età di Edoardo che sono già formati e vengono subito presi, ma ce ne sono tanti altri che stanno crescendo solo ora e avrebbero bisogno di tempo e pazienza, perché maturano più avanti».

Gavazzi al Team Giorgi, nel quale ha militato quest’anno, senza squilli ma facendo tanta esperienza (foto Instagram)
Gavazzi al Team Giorgi, nel quale ha militato quest’anno, senza squilli ma facendo tanta esperienza (foto Instagram)

Uno scalatore da costruire

Chiacchierando con due generazioni di Gavazzi, emerge un lato curioso: Edoardo dal punto di vista tecnico non ha preso praticamente nulla dal nonno: «Io sono uno scalatore, prediligo le corse dure, impegnative, dove si fa selezione. Diciamo che come caratteristiche sono più vicino a mio padre e mio zio, anche come fisico».

«Fisicamente non è come noi – ammette Pierino – muscolarmente è meno definito. Poi devo dire la verità, Edoardo lo sa bene e glielo dico spesso, senza per questo denigrarlo: in volata è proprio negato… Sono contento che abbia altre caratteristiche e se saprà farle fruttare potrà vincere anche lui, come ho fatto io e come hanno fatto i miei figli».

Il trionfo di Pierino Gavazzi alla Milano-Sanremo del 1980 davanti a Saronni
Il trionfo di Pierino Gavazzi alla Milano-Sanremo del 1980 davanti a Saronni

Sanremo? Meglio il Lombardia

Ora Edoardo inizia a fare sul serio, entrando nel team Gallina nel mezzo di una sua autentica rivoluzione, con due sole conferme rispetto a quest’anno e ben 15 nuovi ingressi: «Nonno conosce bene il presidente Turchetti, ne hanno parlato e mi hanno offerto questa opportunità sapendo che sono un ciclista tutto da costruire. Quest’anno devo finire la scuola (frequento istituto per geometra indirizzo grafico, seguendo le orme di mio padre), poi dall’estate mi dedicherò anima e corpo alla bici per capire dove posso arrivare».

Anche parlando di sogni, di obiettivi ci si accorge che il Gavazzi più giovane è diverso da quello più famoso: «So che lui ha vinto la Sanremo e posso solo immaginare che grande soddisfazione sia stata. Vorrei tanto arrivare un giorno a disputarla, ma se devo dire una gara che mi piacerebbe vincere è il Lombardia, che è più nelle mie corde. Oppure una delle grandi classiche belghe, tipo Fiandre o Liegi, dove si vince alla fine di una lunga selezione, perché quel giorno si è stati i più forti».

La famiglia Gavazzi, con nonno Pierino, i figli Nicola e Mattia, il nipote Edoardo. Tutti accomunati dalla bici
Da sinistra Nicola, Edoardo e Pierino. Attraverso loro i Gavazzi sono nel ciclismo da oltre 50 anni

Le lacrime del nonno

Pierino sorride e ascoltando con quanto trasporto suo nipote si lascia andare seguendo i propri sogni torna a emozionarsi, quasi come oltre cinquant’anni fa: «Mi viene in mente la mia gioventù – racconta – quando ancora tutto era da scrivere. Io per certi versi non sono neanche stato il capostipite: ho seguito le orme di mio padre, che era uno di quelli che oggi verrebbero chiamati cicloamatori. Un uomo che lavorava tutta la settimana, ma alla domenica spesso andava in gita con gli amici. Ma erano gite di 200 chilometri e oltre, mica storie… Io giocavo a calcio, ma non mi piaceva tanto, era troppo di squadra e volevo emergere per conto mio così a 17 anni mi buttai».

Guarda caso l’età odierna di Edoardo: «Anch’io ho un sogno: vederlo vincere, come ho visto vincere Mattia e Nicola e non nascondo che quelle volte ho pianto, anche più di quando vincevo io. Chissà come reagirò quando toccherà ad Edoardo…».

Privitera alla Hagens, primo italiano nel team di Merckx

31.10.2023
7 min
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Che non veda l’ora di iniziare la sua nuova avventura appare evidente e non potrebbe essere altrimenti, visto che oltretutto il suo trasferimento di mercato abbatte un piccolo tabù. Dopo le due stagioni da junior nel Team Giorgi, nel 2024 Samuele Privitera correrà nella Hagens Berman Axeon-Jayco, una delle più importanti formazioni continental del panorama internazionale, che dall’anno prossimo sarà il Devo Team della Jayco-AlUla.

Il diciottenne ligure troverà anche Mattia Sambinello e il loro passaggio rappresenta un primato storico, perché mai prima d’ora alcun giovane italiano era stato ingaggiato dalla squadra statunitense diretta da Axel Merckx. Un rapporto lavorativo che si rinnova dopo il precedente di fine 2018 quando il diesse belga pescò Karel Vacek dalla società bergamasca. Privitera è un ragazzo attento e “sul pezzo”: ne abbiamo conferma ogni volta che parliamo con lui. L’impressione non è che sia solo smanioso di indossare la nuova maglia, ma che Samuele voglia fare lo stesso percorso degli atleti che lo hanno preceduto.

Grazie Team Giorgi

Nell’ultimo mese Privitera ha dovuto recuperare dalla caduta al Piccolo Lombardia dove si è fratturato il radio. Tuttavia è riuscito a pedalare, un po’ sia sui rulli e un po’ attorno alla sua Soldano, sfruttando il mite clima della riviera di Ponente. Prima di approfondire il suo trasferimento, è doveroso rendere merito al club che lascia.

«Nei due anni da junior – spiega Samuele – sono cresciuto moltissimo al Team Giorgi. Oltre all’aspetto tecnico-fisico, sono cambiato molto sul piano psicologico. L’ambiente mi ha concesso di non avere mai pensieri, ospitandomi nei lunghi periodi lontano da casa per le corse. L’anno scorso ogni gara era buona per fare risultato, anzi ognuna la vivevo come fosse un mondiale. Quest’anno ho lavorato diversamente. Ho puntato sul fondo, sull’aiutare volentieri i compagni e poi sulle prestazioni nella seconda metà di stagione. Sono riuscito ad ottenere due vittorie e altri bei piazzamenti. Chiudo molto soddisfatto. Grazie al Team Giorgi sono maturato e grazie a loro mi sento pronto per la Hagens».

Com’è nato il contatto con il tuo prossimo team?

Ci ha pensato il mio procuratore Alessandro Mazzurana a cavallo del 2023. Ero contento perché conoscevo già bene la Hagens per tutti i pro’ che sono stati lì. A febbraio poi ho fatto il ritiro da stagista con loro a Castagneto Carducci. Eravamo in due, l’altro ragazzo era Jarno Widar che però ha firmato per il Devo Team Lotto-Dstny. Ero arrivato in forma perché avevo fatto anche un ritiro con la nazionale a Montichiari. Alle fine di quei giorni in Toscana, penso di aver fatto bella figura.

Cos’è successo dopo?

Innanzitutto qualche settimana dopo mi hanno supportato con i materiali. Sulla Guerciotti della mia squadra infatti hanno montato il gruppo e altri componenti che usavano alla Hagens. Per questo devo ringraziare sia il mio team sia la stessa azienda produttrice che mi ha permesso di apportare queste modifiche. Poi ci sono stati i colloqui con Axel Merckx e Koos Moerenhout (che è anche il cittì dell’Olanda, ndr)

Cosa ti hanno detto i due diesse?

Mi hanno parlato, dicendomi che erano contenti di me. Ho già un buon rapporto con loro, li sto sentendo con una certa frequenza. Non posso che ascoltare e imparare da tutto quello che mi dicono. Axel per me è uno dei migliori tecnici al mondo nel lavorare con i giovani. Ne ha fatti passare almeno una cinquantina e tutti di alto livello. Koos guida gente come Van der Poel in nazionale, basta quello per me (sorride, ndr). Con lui ci siamo anche visti in estate, perché andava definito il contratto.

Raccontaci pure.

Ci siamo incontrati a Manerba del Garda durante la tappa del Giro NextGen. Abbiamo discusso su un po’ di cose senza che tuttavia io firmassi. Sono rientrato a casa però con la sua garanzia di avere il posto per i prossimi due anni. Insomma, rispetto a febbraio era un altro passo in avanti verso il mio passaggio con loro.

Hai avuto altre proposte?

Sì, ci sono state, anche altre Devo Team, ma io ho avuto le idee chiare fin da subito. Sapevo che sarei voluto andare solo in squadre estere, perché quasi tutti gli italiani sono cresciuti bene. E poi volevo arricchire il mio bagaglio culturale. Quando è arrivata la proposta della Hagens ho risposto immediatamente di sì. Il loro progetto si presenta da solo. Ne avevo parlato anche con Karel Vacek, che è stato con loro. Nel 2024 saranno il team di sviluppo per la Jayco-AlUla, però vogliono comunque mantenere una loro identità indipendente. Tant’è che ogni atleta della Hagens ha la facoltà di valutare offerte da altri team WorldTour.

In pratica quest’anno ti sei trovato a correre con l’animo più sereno perché eri già sicuro di accasarti. E’ stato più facile o difficile?

Devo dire che andare alle gare con una certezza del genere mi ha aiutato molto a livello mentale. Non avevo la pressione di dover fare risultato per forza. Quindi questa situazione mi ha permesso di crescere in modo più mirato anche negli allenamenti. Come dicevo prima, mi sono messo al servizio della squadra, però notavo che andavo alle gare con una mentalità più… da corridore. Nella seconda parte avevo gli appuntamenti più importanti. Qualcuno l’ho fallito, altri li ho fatti bene. Nelle gare internazionali ho dimostrato che posso andare forte. Il terzo al Buffoni o il sesto al Paganessi, dove sono stato il primo italiano, ne sono la prova.

A febbraio Privitera era stato in ritiro con la Hagens assieme a Widar. Il talento belga però andrà alla Lotto-Dstny Devo Team (foto instagram)
A febbraio Privitera era stato in ritiro con la Hagens assieme a Widar. Il talento belga però andrà alla Lotto-Dstny Devo Team (foto instagram)
Per il 2024 che obiettivi ha Samuele Privitera?

Spero di prendere tanti schiaffi a livello sportivo perché aiutano a crescere (risponde sorridendo e tutto d’un fiato, ndr). Facendo un discorso ampio, solo un illuso può pensare di non prendere batoste al primo anno da U23. Voglio arrivare alla fine del secondo anno nella categoria pronto per fare bene. Se ce la farò, bene, altrimenti significa che dovrò crescere ancora e impegnarmi di più. Guardando a breve-medio termine so già che tra collegiali e gare sarò in mezzo a ragazzi che hanno valori incredibili. In accordo col preparatore della squadra, sarò seguito anche da Pinotti (uno dei coach performance della Jayco-AlUla, ndr). Mentre dobbiamo definire ancora il calendario, anche se non nascondo che mi piacerebbe correre il Giro NextGen o il Val d’Aosta. Non vedo l’ora di andare in ritiro. Sempre a Castagneto Carducci, perché sia Merckx sia Moerenhout sono innamorati dell’Italia.

Ora Giaimi vuole tutto anche su strada

20.03.2023
5 min
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Lo avevamo lasciato protagonista su pista, pochi mesi dopo Luca Giaimi è diventato mattatore su strada. Un cambio di pelle neanche troppo inaspettato, considerando le sue aspirazioni quando collezionava maglie azzurre e medaglie in giro per i velodromi. Oggi il corridore di Alassio è al secondo anno fra gli juniores, si sente che la sua esperienza sta maturando e ci sono tante aspettative che lui stesso ripone su di sé.

Appena iniziata la stagione, il ligure è andato a caccia di successi. Prima al Trofeo Tecnomeccanica di Volta Mantovana, in un furioso testa a testa con Filippo Turconi, il giorno dopo a Lido di Camaiore nel Trofeo Angelo Impianti Cronoversilia che faceva da prologo alla Tirreno-Adriatico dei grandi e la settimana dopo un’altra volata vincente a Prevalle nel Trofeo Omard. Tre vittorie diverse fra loro, che danno l’immagine della sua crescita.

«Molto è cambiato in questi mesi – dice Luca riallacciandosi all’ultimo contattoinnanzitutto sono cambiati i ritmi di allenamento, adeguati alla mia crescita fisica e mentale, poi è cambiato anche il Team Giorgi. Chi è passato di categoria è stato sostituito da ragazzi del primo anno che sono davvero molto forti e hanno dato nuovo impulso a tutta la squadra».

Il nuovo Team Giorgi, con molti nuovi ingressi di ragazzi al primo anno junior
Il nuovo Team Giorgi, con molti nuovi ingressi di ragazzi al primo anno junior
Ti avevamo lasciato pistard con ambizioni per la strada, ora la pista che ruolo ha?

Sempre lo stesso, non la lascio di certo, innanzitutto perché questi risultati sono figli dell’attività nei velodromi, poi perché su pista continuo ad avere grandi ambizioni, abbiamo una squadra forte e voglio ottenere tanto sia nell’inseguimento a squadre che in quello individuale. Quindi da questo punto di vista non è cambiato nulla, solo che adesso voglio essere competitivo anche su strada, voglio fare corse sempre più importanti pensando agli obiettivi futuri.

Delle tre vittorie quale ti ha dato più soddisfazione?

Sicuramente quella nella cronometro, è stata un po’ inaspettata perché non ero tra i favoriti. Sulle cronometro ho lavorato molto e sto continuando a farlo perché lo scorso anno non andavo per niente bene, ora invece mi trovo più a mio agio.

Il vittorioso sprint a due al Trofeo Termomantovana, battendo Turconi, il gruppo a 20″
Il vittorioso sprint a due al Trofeo Termomantovana, battendo Turconi, il gruppo a 20″
Un profano direbbe che è strano considerando che sei uno specialista dell’inseguimento individuale…

Sono due sforzi molto diversi, soprattutto per il tempo. Su pista sei impegnato 3 minuti, in quel lasso compi uno sforzo massimale, metti alla prova un tipo di resistenza diversa che non si basa sulla distribuzione dello sforzo. Su strada si arriva anche a 40 minuti, devi saperti gestire e prima io non sapevo farlo. Dovevo capire come lavorare e lo sto facendo. Ora mi sento performante nelle crono medio-brevi, ritengo di avere un limite ai 30’ massimo, quindi c’è ancora molto da fare.

Resti però un corridore veloce.

Quello di certo, ma è una caratteristica che va affinata. Chi mi osserva dice che la mia grande capacità è tenere alti wattaggi a fine corsa, irraggiungibili per molti. Nella prima gara abbiamo portato via subito la fuga e nel finale ce la siamo giocata in due, nella terza invece abbiamo lavorato molto di squadra per fare selezione, sono rimasti i più forti e poi i ragazzi hanno collaborato per portarmi nelle migliori condizioni allo sprint.

La volata vincente di Prevalle. Le sue capacità allo sprint restano un marchio di fabbrica
La volata vincente di Prevalle. Le sue capacità allo sprint restano un marchio di fabbrica
Tu sei il capitano del team?

Non è un termine che va bene per il nostro gruppo, i ruoli cambiano in base alle caratteristiche di ogni corsa. In queste occasioni ero deputato a portare a casa il risultato, ma nell’ultima occasione eravamo in tre della stessa squadra, dipendeva molto da come si sarebbe messa la corsa, potevo essere io a lavorare per gli altri e accadrà sicuramente in futuro.

Tu sei atteso dagli esami di maturità nel 2024, il che significa che questa stagione ti vede sì ancora tranquillo sul piano dello studio, ma ci sono decisioni importanti all’orizzonte passando di categoria. Hai già contatti?

Sì, anche con squadre Devo e ammetto che uno è più avanzato di altri, chi ha visto la mia bici si è fatto un’idea. Una decisione comunque la prenderò quest’estate e dovrò valutare anche la soluzione ideale per concludere al meglio il cammino scolastico. Dovrò presumibilmente cambiare per l’ultimo anno e non è semplice, è una scelta delicata.

Giaimi sulla Pinarello Bolide vecchia versione. Pinarello è fornitore Ineos, un indizio per il futuro?
Giaimi sulla Pinarello Bolide vecchia versione. Pinarello è fornitore Ineos, un indizio per il futuro?
Ora ti aspettano le classiche estere…

Sì, Gand-Wevelgem e due settimane dopo la Roubaix. Sono molto curioso di vedere come cavarmela su quei tracciati. Poi si farà un primo punto della situazione, per organizzarmi al meglio. Vorrei fortemente guadagnarmi la maglia per i mondiali, credo che il percorso di Glasgow si adatti molto alle mie caratteristiche, ma quel che conta è esserci per mettersi a disposizione del cittì Salvoldi. C’è però un’incognita…

Quale?

Il livello estero abbiamo visto lo scorso anno che è molto elevato. Qui puoi anche andare molto forte, ma poi quando ti ritrovi a correre con i pari età delle altre nazioni ci si accorge che il livello è molto più alto.

Dipende anche dall’uso libero dei rapporti?

Penso di sì, noi in allenamento già facevamo uso dei vari rapporti, ma in gara cambia molto. Me ne sono accorto domenica, quando eravamo in tre e con i rapporti più duri riesci a fare differenza sui saliscendi, cosa che prima era impossibile. Inoltre aver potuto usare il 54 a cronometro è stato un grande beneficio. Io dico che appena ci abitueremo non ci saranno più quelle differenze che si vedevano prima.