Qui Scott: dopo la paura, i record. Ma i media ci aiutino

19.03.2021
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Come stanno andando le cose per Scott? Che cosa sta dicendo il mercato del marchio americano dopo il primo lockdown di un anno fa? Prosegue il nostro viaggio negli affari delle aziende che forniscono bici ai team WorldTour e in questo il 2021 ha portato un cambio di maglia dopo anni di collaborazione con il team australiano che da quest’anno si chiama Team Bike Exchange e corre su Bianchi, mentre per Scott si sono schiuse le porte del Team Dsm.

Le dinamiche di questa fase accomunano più o meno tutte le grandi aziende, ma ciascuna è una storia a sé per il modo in cui ha attraversato le prime rapide e si sta attrezzando per le prossime. Ne abbiamo parlato con Donatella Suardi, General Manager di Scott Italia, la prima donna che incontriamo in questo viaggio di approfondimento.

Donatella Suardi è General Manager di Scott Italia (foto Scott)
Donatella Suardi è General Manager di Scott Italia (foto Scott)

«Il grande problema oggi – dice con un sorriso che non nasconde la grande determinazione – è che i media dovrebbero far capire quanto sia difficile la gestione dell’approvvigionamento di biciclette e che questo non dipende da noi, ma dalla capacità produttiva che ha un tetto oggettivo. E davanti a una richiesta così spropositata, i tempi si allungano».

Siamo qui per questo, ma partiamo dall’inizio, vuole? Che cosa successe l’anno scorso quando il mondo venne fermato per due mesi?

Successe che noi non ci siamo mai fermati. Abbiamo mantenuto in essere gli ordini e intanto parlavamo con i clienti, cercando di convincerli di non annullare la programmazione. Perché comunque c’era la sensazione che si sarebbe recuperato. La produzione di quel che si vende avviene 9-12 mesi prima che le bici arrivino nei negozi, i prodotti che erano disponibili venivano dall’anno precedente, ma quello che è successo era decisamente imprevedibile. Abbiamo fatto tutti un 30 per cento in più, dopo che il 2019 era stato un anno di mercato quasi bloccato. Le e-Bike facevano piccoli numeri. Il guaio è stato che a un certo punto oltre Oceano si è fermata la produzione delle bici per il 2021.

Dal 2021, Scott è sponsor tecnico del Team Dsm olandese
Dal 2021, Scott è sponsor tecnico del Team Dsm olandese
E da quel momento le cose si sono complicate. Ma le consegne comunque procedono, giusto?

Perché le bici ci sono. Si ha la sensazione che manchino perché ne stiamo consegnando il 70 per cento in più dello scorso anno nello stesso periodo. Rispetto a prima, quando la produzione era concentrata in 6-7 mesi, adesso si va avanti tutto l’anno. Per cui arriveranno, più tardi, ma arriveranno. E non dipende da noi.

Il guaio è che i ciclisti dell’ultima ora vanno nei negozi ignorando certi meccanismi e pretendono di entrare e portarsi via la bici…

E’ difficile spiegare certi meccanismi e quale sia la causa dei ritardi. La gente è arrabbiata. I sistemi sono andati un po’ in tilt e magari capita che abbiamo qua pronta da consegnare una bici da 10 mila euro e non possiamo, perché manca il cavo dei freni. Poi ci sono i problemi di Shimano, che sta valutando di costruire delle nuove linee di produzione, ma vorrebbe condividere il rischio d’impresa con altre grandi aziende. E se impiantano dei nuovi stabilimenti e la bolla di colpo di sgonfia?

Al Team Dsm anche gli accessori, ecco il casco (foto Scott)
Al Team Dsm anche gli accessori, ecco il casco (foto Scott)
Difficile fare previsioni, però.

Molto difficile. Immaginiamo che il 2023 sarà l’anno in cui la situazione si stabilizzerà e avremo un quadro più chiaro, ma sono previsioni basate su sensazioni personali e in economia non bastano per giustificare certi investimenti. La sensazione dice anche che più va avanti il lockdown e più si venderanno attrezzature per gli sport outdoor e fra queste anche la bicicletta. Noi italiani siamo restii al cambiamento, ma quando poi ci decidiamo, non torniamo più indietro.

Ecco, di chi stiamo parlando? Chi sono i nuovi ciclisti?

Persone di ogni categoria ed estrazione. Attratti maggiormente dalla e-Bike che ti permette di fare qualcosa in più. Poi c’è da capire che tipo di clienti diventeranno. A prima vista, sono persone che non cambieranno bici tutti gli anni, anche se alcuni si sono così appassionati, che dopo l’entry level sono già passati a qualcosa di meglio. Diciamo però che se acquisti Scott, parti già da un livello piuttosto alto. La crescita continuerà e per avere numeri più attendibili, dovremo aspettare un paio di anni.

Nino Schurter è la vera bandiera dell’azienda (foto Scott)
Nino Schurter è la vera bandiera dell’azienda (foto Scott)
In questo quadro di grande frenesia, quanto conta avere una squadra di professionisti?

Per l’immagine è decisivo, soprattutto in Italia, sennò non vende le bici (risata divertita, ndr). Inoltre il team consente di sviluppare le tecnologie e di approfittare dei feedback degli atleti. Aver cambiato team non è passato inosservato, soprattutto dopo i tanti anni con Mitchelton, ma diciamo che il know-how dell’azienda è tale da poter assorbire il cambiamento. Nelle squadre su strada trovi l’atleta più sensibile, ma ad esempio uno come Nino Schurter nella mountain bike per noi è un riferimento importantissimo e ci ha dato un vero valore aggiunto.

Prima ha parlato della vostra azione dei primi tempi sui negozi che volevano fermarsi…

Erano spaventatissimi. Chiusi senza sapere fino a quando. Così magari alcuni pensavano che cancellare gli ordini fosse il modo migliore per evitare altre perdite. Sono particolarmente orgogliosa del lavoro che abbiamo fatto con loro con i nostri ragazzi. Ognuno si è preso un gruppetto di clienti e abbiamo cominciato a chiamarli, proponendoci come riferimenti in quel momento così incerto. Gli abbiamo fatto sentire che l’azienda era al loro fianco e questo ha fatto sì che le bici siano arrivate e alla riapertura il mercato abbia preso il volo.

e-Bike anche in città e le distanze si riducono (foto Scott)
e-Bike anche in città e le distanze si riducono (foto Scott)
Il rapporto con i clienti ne è uscito rafforzato?

Decisamente, è una nota molto positiva. Ma il momento delicato inizia adesso, per i motivi che ci siamo detti prima. Stiamo vivendo un boom notevole, ma ce lo stiamo godendo davvero poco. In 30 anni che faccio questo mestiere, non avevo mai lavorato così male. I ragazzi ricevono 50-60 mail di richieste e reclami, io qualcuna in meno perché la mia mail non l’hanno tutti, anche se la trovano su Linkedin. Stavo quasi pensando di togliermi di lì…

Un’altra risata, l’accento bergamasco e la grande concretezza. Questo è il punto con Scott, il nostro viaggio sta per raggiungere il suo approdo, mentre le strade d’Italia sono sempre più piene di biciclette.

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UCI e WorldTour: Shimano c’è!

05.03.2021
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Nell’anno e nel mese del proprio centenario dalla nascita, e dopo aver rinnovato la forte partnership quale World Cycling Partner dell’UCI (una collaborazione che va avanti continuativamente dal 1999), Shimano ha già messo a segno in questo inizio di stagione tre importanti e strategici rinnovi con altrettante squadre WorldTour.

Con il Wolf Pack…

La Deceuninck-Quickstep continuerà ad equipaggiare le proprie biciclette con i manubri e gli attacchi PRO Vibe. PRO ha difatti annunciato l’estensione della sponsorizzazione del team del campione del mondo Alaphilippe. Una squadra capace di cogliere nel corso della stagione 2020 ben 39 vittorie. I corridori della compagine belga sono famosi per la propria filosofia di squadra. Il loro soprannome, Wolf Pack, è diventato oramai un simbolo del loro approccio aggressivo e spettacolare in corsa, ma anche e soprattutto del loro impegno nel lavoro di squadra.

Sviluppo con i pro’

Impegno e lavoro di squadra sono gli stessi valori di PRO. Il team di sviluppo prodotto dell’azienda è entusiasta di rinnovare questa sfida e di migliorare i propri prodotti grazie ai feedback di atleti di questo calibro. Il poter collaborare con i migliori ciclisti del mondo, che sottopongono ciascun prodotto ai test più rigorosi possibili, ha difatti contribuito enormemente alla progettazione e allo sviluppo della gamma di manubri e attacchi PRO Vibe.

Shimano e Madiot

Il colosso giapponese ha poi esteso la propria sponsorizzazione anche con il Team francese Groupama-FDJ. Questa è la partnership sportiva più lunga nella storia di Shimano forte di ben 25 anni di collaborazione!
Dalla propria fondazione nel 1997, Groupama-FDJ ha accolto moltissimi giovani ciclisti e li ha aiutati a raggiungere successi eccezionali: e questo anche grazie ai componenti Shimano. Guidato da Marc Madiot, il team transalpino ha messo a segno in questo lungo arco temporale oltre 530 vittorie (di cui 3 “monumenti” e 35 vittorie di tappa neri grandi Giri) pedalando sempre con Shimano Dura-Ace.
Tutti gli atleti in squadra, che includono l’attuale campione nazionale francese Arnaud Démare, Thibaut Pinot e il campione europeo a cronometro Stefan Kung, possono contare oggi sulla affidabilità della trasmissione Shimano Dura Ace Di2 e sulla tecnologia dei freni a disco.

DSM, offerta completa

“Last but not least”, anche il Team DSM ha siglato la propria importante collaborazione con Shimano in questo storico ed importantissimo anno del centenario. Condividendo una visione di miglioramento e sviluppo continuo, il team olandese ha lavorato con Shimano sin dai suoi inizi. I componenti dell’azienda giapponese hanno sempre rappresentato un segno distintivo e costante nelle numerose vittorie colte dalla squadra. Dalle Classiche Monumento come la Milano-Sanremo o la Parigi-Roubaix, per arrivare alle vittorie di tappa in tutti i Grandi Giri, fino alla vittoria assoluta al Giro d’Italia. In tutte queste occasioni Shimano c’é sempre stata!

Eduardo Roldan, direttore Shimano Italia e Iberia
Eduardo Roldan, Direttore Shimano Italia e Iberia
Eduardo Roldan, direttore Shimano Italia e Iberia
Eduardo Roldan, direttore Shimano Italia e Iberia

Anche le scarpe Shimano

Questa stagione vede le squadre elite maschile, femminile e Continental del Team DSM continuare a utilizzare i componenti e gli accessori di alta gamma Shimano, inclusi i gruppi Dura-Ace, le ruote, i misuratori di potenza e le selle PRO. Inoltre, cosa importante da aggiungere, i ciclisti del team DSM possono contare anche sulle scarpe Shimano RC902.

shimano.com

Garofoli, talento con la valigia e la testa sulle spalle

21.02.2021
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Fra tanti passaggi di squadra e colpi di mercato, si è parlato pochino di un giovanissimo italiano che da qualche mese ha spostato la residenza in Olanda: Gianmarco Garofoli. A questo punto la platea si sarà già divisa in due. A destra coloro che lo sapevano già. A sinistra quelli che neppure sanno chi sia Garofoli.

Gianmarco è un ragazzo marchigiano che al primo anno da junior, nel 2019, vinse 8 corse (fra cui il tricolore) e lo scorso anno ne ha portate a casa 3. Dato che ormai non ci sono più confini, di lui si accorsero i tecnici del Team Sunweb, ora diventato Team Dsm. E così già durante il lockdown di marzo, gli olandesi contattarono Johnny Carera, che lo segue come procuratore, e attraverso una serie di call su piattaforma digitale arrivarono a stringersi la mano. Volevano un italiano forte e i risultati del primo anno da junior avevano colpito. Inutile dire che Garofoli avrebbe potuto scegliere qualsiasi squadra U23 italiana, ma di fronte a quella inattesa offerta da parte della continental dello squadrone WorldTour, si buttò a pesce.

La squadra ha svolto due training camp in Spagna: troppo freddo in Olanda (foto Team Dsm)
La squadra ha svolto due training camp in Spagna (foto Team Dsm)

Il caso vuole che Gianmarco sia rientrato in Italia proprio ieri dopo un mese in giro per l’Europa. Prima il training camp in Spagna, quindi un periodo in Olanda e poi ancora in Spagna. Adesso rimarrà per una settimana a casa e poi ripartirà per il debutto. Finalmente!

Questo viaggio nei suoi racconti è il quadro perfetto di cosa significhi avere 18 anni, a metà fra la voglia di spaccare il mondo e i comprensibili momenti di fragilità.

Hai accettato subito?

Sono abbastanza istintivo e ho avuto buone sensazioni. Il mio inglese all’inizio era da 6 politico, tanto che nelle call mi ha dato una mano anche Alex Carera, fratello di Johnny. Poi mi sono messo a studiarlo e la vera esperienza la sto facendo adesso. Dopo un mese tra loro, sento di essere migliorato tanto.

Che ambiente hai trovato lassù?

Un po’ rigido, ma molto professionale. Come entrare nel mondo del lavoro.

Al via del Gp FWR Baron, Garofoli con il tricolore vinto nel 2019 (foto Scanferla)
Al Gp FWR Baron, con il tricolore 2019 (foto Scanferla)
Dove vivi quando sei in Olanda?

La squadra ha dato in dotazione a ciascun corridore una villetta di due piani più garage. Un quartiere intero a Sittard abitato da noi. Il tempo passa abbastanza velocemente ed è bello perché stai tanto con i compagni. Però vivo da solo, faccio le pulizie, non c’è mamma che raccoglie i panni sporchi e fa la lavatrice. Faccio la spesa e cucino. Non è facile, ma è quello che ti permette di crescere. Vicino c’è la sede della squadra, con il magazzino. La struttura è comune per tutti. WorldTour, donne e continental. Abbiamo in tutto e per tutto la stessa dotazione.

Un altro mondo?

Sono l’unico italiano e l’unico latino. C’è Dainese, ma finora ci siamo visti solo una volta. Cerco di fare tutto col sorriso e dando il 100 per cento. Mi vedo socievole e scherzoso. Loro dicono che sono un “nice guy”. Speriamo che duri…

Nel 2020, Garofoli è stato secondo al tricolore crono vinto da Milesi (foto Scanferla)
Nel 2020, Garofoli 2° al tricolore crono (foto Scanferla)
Si comincia a correre?

Il programma è cambiato varie volte, ora dovrei debuttare a Le Samyn, tra i professionisti. Non era in programma, ma rispondo bene agli allenamenti e vado forte. Per cui si è deciso di provare. Del resto non mi conoscono ed è normale che mi mettano alla prova.

La preparazione è cambiata?

Il lavoro è aumentato, anche la precisione e la programmazione. Faccio più lavori e più ore. Non è come nel nostro ciclismo giovanile, in cui ancora uscivo a sensazioni. Per ora sto studiando l’ambiente e sto capendo molte cose. So che la strada è lunga e non voglio bruciare le tappe. Un gradino per volta e costruirò il mio motore e la mia persona.

Sei nel team che ha lanciato Hindley, i tempi si riducono?

Il ciclismo è cambiato, vengono fuori tanti giovani forti che forse recuperano meglio, ma hanno meno esperienza. Non penso che Bernal e Pogacar siano eccezioni.

Perché no?

Sono giovane, magari dico cose sbagliate. Però in Italia siamo abituati a logiche un po’ superate, forse. Qui sembrano più avanti rispetto a noi. Parlano di lavoro, non vengono a fare ragionamenti sull’andare con la ragazza che fa male, sul fare i tanti chilometri o sul mangiare poco perché se sei magro vai più forte. Abbiamo dietro un lavoro che forse rende meno evidente il gap di esperienza con i corridori più grandi.

Tutte le formazioni del Team Dsm corrono su bici Scott (foto Team Dsm)
Il Team Dsm corre su bici Scott (foto Team Dsm)
Spiega un po’?

Sento i discorsi. Magari una volta il corridore più esperto era in grado con gli anni di gestire le situazioni, mentre il giovane aveva bisogno di tempo per imparare. Oggi nella crescita è coinvolta tutta la squadra. Ti insegnano ad allenarti senza sbagliare. Si fanno le tattiche. Quello che prima capivi con gli anni, ora lo capisci con lo studio. Tutti hanno il potenziometro e allenarsi è più semplice. Però ho idea che sia molto stressante. Un professionista è esposto a tanti sovraccarichi da gennaio a ottobre. Pressione mediatica, social network, reperibilità, attenzione al cibo. Andare in bici è la fetta più piccola.

Hai paura di quello che ti aspetta?

No, ma ci penso. All’inizio mi sono buttato a pesce, poi ho cominciato a riflettere. Ora la mia casa è in Olanda, la mia residenza è lassù. Non conosco nessuno, ho fatto un salto… nel vuoto. A 18 anni vuoi spaccare il mondo, ma di base sei piccolo. Sei grande per dire, insomma. Però penso che tutto questo mi tornerà utile, a prescindere se diventerò o meno un professionista. Intendiamoci, voglio riuscirci e togliermi anche qualche bella soddisfazione! Ma non nego che sia dura. Non mi ero mai allontanato tanto da casa e tanto a lungo. E quando è difficile, penso al mio obiettivo, al perché ho fatto questa scelta.

A Sittard, quartier generale e villette per i corridori (foto Team Dsm)
A Sittard, quartier generale e villette per i corridori (foto Team Dsm)
Perché l’hai fatta?

Perché ho un sogno e voglio inseguirlo. Se non capisci la lingua, sei da solo ed è frustrante. Ti senti solo, ma non mollo. E sono certo che quando un giorno in salita sentirò le gambe dure e avrò la tentazione di mollare, penserò a questi giorni. E col cavolo che mi staccheranno

La storia di Jai Hindley, ragazzino all’antica

19.02.2021
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Il ragazzino Jai Hindley, che al Giro ha picchiato come un fabbro, ha concluso presto la sua permanenza in Australia e si è trasferito in Europa rinunciando al ritorno a casa per Natale. Debutto previsto alla Parigi-Nizza. Inutile dire che questa volta non si tratta del ritorno di un giovane promettente, ma del giovane promettente che ha perso il Giro d’Italia nella crono di Milano, cedendo per appena 39 secondi. Le attese saranno superiori e con le attese aumenterà anche la pressione. A ben vedere il gioco comincia adesso e si capirà se le meraviglie dello scorso anno poggiavano su solide fondamenta o se si sia trattato di exploit dovuti a vari fattori ambientali.

Al ritiro di dicembre del Team DSM, nato sulla base del Team Sunweb
Al ritiro di dicembre del Team DSM, nato sulla base del Team Sunweb

Zero pressione

La sua fortuna è che certe pressioni inizieranno semmai qui da noi, dato che a Perth dove vive, la risonanza del Giro è stata abbastanza esigua.

«L’unico segnale per pensare che qualcuno nei media australiani fosse interessato al Giro – ha raccontato suo padre Gordon a Ride Media – c’è stato quando abbiamo ricevuto una telefonata dalla Abc appena prima dell’ultima tappa. Hanno chiesto se potevano fare un servizio e una chiacchierata su Jai, su quali fossero i suoi risultati e da dove venisse. Invece il giornale di qui, il West Australian, non ci ha nemmeno contattato per chiedere qualcosa su di lui. Poi, quando mi hanno effettivamente chiamato, il loro giornalista mi ha chiesto se potevo aiutarlo perché lui non sapeva davvero niente di ciclismo».

L’anno del rugby

Gordon Hindley non è australiano, ma arrivò laggiù da Manchester nel 1989. A dirla tutta, il vero appassionato di ciclismo è sempre stato lui, con un passato da corridore. Fu lui a mettere in bici il piccolo Jai portandolo in pista e fu lui a rischiare l’infarto quando per un anno suo figlio mise via la bici e decise di dedicarsi al rugby. Non ne aveva la stazza, ma fu giusta l’intuizione di sua madre Robyn di lasciargli provare qualcosa di diverso per mettere alla prova la passione per il ciclismo. Infatti, dopo aver apprezzato il cameratismo fra rugbisti, il piccolo Hindley riprese la bici.

Rosa effimera

Jai Hindley ha indossato la maglia rosa per appena 15,7 chilometri: quelli dell’ultima crono. Infatti l’ha conquistata a Sestriere, nel giorno in cui l’ha persa il compagno Kelderman. Sulla gestione del Giro da parte del Team Sunweb si potrebbe parlare a lungo. Probabilmente l’australiano avrebbe potuto prendere vantaggio sin dal giorno ai Laghi di Cancano, magari provando anche a staccare Tao Geoghegan Hart.

Sul divano

«Fisicamente – ha raccontato a Cyclingnews – mi sentivo ancora abbastanza bene nell’ultima settimana, fino a Sestriere. Penso che a travolgermi sia stato più che altro più il lato mentale. E’ qualcosa che non avevo mai passato, davvero. Mi ha colpito come una tonnellata di mattoni in quell’ultima settimana. E quando sono tornato a casa a Girona, è stato semplicemente bello sedermi sul divano e sprofondare senza dover fare nulla. Ma ora penso che sia importante fare un passo indietro, non lasciarsi risucchiare troppo e godersi davvero il momento. Sembra un cliché, ma non capita tutti i giorni di indossare la maglia rosa, anche se solo per 15 chilometri. E’ stato un momento che mi ha cambiato la vita».

A Sestriere Kelderman perde la maglia e Hindley, che lo consola, la conquista
Prende la rosa a Sestriere dalle spalle di Kelderman

Pista a 7 anni

Crescendo con un padre come il suo, è inevitabile che per tutta la vita abbia inseguito quello che il Giro d’Italia del 2020 gli ha messo nel piatto. Essere al centro delle operazioni. Lottare con i migliori sulle salite. Fronteggiare le interviste. E anche sostenere gli sguardi di chi non lo conosceva, se lo è ritrovato fra i piedi e poi lo ha visto vincere ai Laghi di Cancano, pensandolo uscito dal nulla. Senza immaginare che la sua strada fosse iniziata davvero da tanto lontano.

«Lo abbiamo portato al velodromo di Midland quando aveva sette anni – racconta ancora suo padre – dove avevano costruito un programma per lo sviluppo dei bambini in pista, che all’epoca era gestito da un allenatore chiamato Rick Lee. Quando poi lui è partito per andare a lavorare in America, io sono diventato un allenatore accreditato, passando per il sistema di coaching australiano. In cuor mio sapevo che avrebbe perso il Giro nella crono, ma concedere solo 39 secondi a Geoghegan Hart, che è più grande e potente di lui, è stato un bel risultato. Sono anche sicuro che con il tempo Jai migliorerà nelle crono, ha cominciato a farlo ogni anno da quando è arrivato in questa squadra».

Maglia rosa presa a Sestriere e indossata da Hindley soltanto nei 15,7 chilometri dell’ultima crono
I ragazzino in rosa sul podio di Sestriere

All’antica

Sarà questo miscuglio di vecchio stile inglese e gli insegnamenti appresi in Italia con Umbertone che hanno dato a Hindley un approccio con le corse forse all’antica, che però gli ha permesso di giocarsi il Giro a testa alta.

«Non è vero che sono uscito dagli U23 e ho iniziato a vincere immediatamente – dice – sono cresciuto di qualche passo ogni anno. Nel 2018 ho lavorato sodo e senza riflettori. Nel 2019 sono venuti i primi piazzamenti. Penso che la nostra squadra sia davvero brava a far maturare anche i ragazzi che non vincono tutto al loro primo anno da professionisti. Quando corro non voglio conoscere la potenza o il battito cardiaco. Se guardi in basso e vedi che stai già facendo numeri altissimi, quando qualcuno attacca pensi di non avere margine per seguirlo. Personalmente, preferisco correre vecchio stile e andare avanti con le sensazioni».

Alberto Dainese, Santos Tour Down Under 2020

Dainese, un anno per capire. E buon 2021…

31.12.2020
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Dal primo anno nel WorldTour, Dainese è uscito con qualche riccio di più, tante sono state le volte che si è grattato i capelli, cercando il varco giusto. Velocista, 22 anni, il padovano aveva iniziato il 2020 vincendo all’Herald Sun Tour. Poi il lockdown ha interrotto il flusso di sensazioni e alla ripresa, Alberto si è reso conto di cosa significhi correre in mezzo a 200 campioni feroci che hanno appena tre mesi per riaffermare il loro dominio.

«Si è detto tanto che la ripresa dopo il lockdown ha favorito i giovani – dice ridendo – io sono la prova che non è vero. Quelli che hanno vinto sono fenomeni. Hindley, per esempio. Si vedeva che sarebbe venuto fuori».

Gianni Faresin, Alberto Dainese, Aldo Caiati, tappa di Valdobbiadene Giro d'Italia U23 2018
Con Faresin e Caiati subito dopo aver vinto la tappa di Valdobbiadene al Giro U23 del 2018
Gianni Faresin, Alberto Dainese, Aldo Caiati, tappa di Valdobbiadene Giro d'Italia U23 2018
Dopo la vittoria di Valdobbiadene al Giro U23 del 2018

Dainese corre nel Team Sunweb, che dal 2021 si chiamerà Team Dsm, nel segno di un colosso con 23 mila dipendenti e un fatturato di 10 miliardi di euro, trasversale dalla chimica alla nutrizione. Per la prossima stagione e volendo sintetizzare, la squadra avrà in Bardet e Hindley gli uomini per i grandi Giri, Hirschi e Tjesi Benoot per le classiche, Bol e il nostro Alberto per gli sprint.

Sei pronto?

Pronto è un parolone – sorride – c’è da migliorare, senza lasciare nulla al caso. Ero partito bene, ma in corse di livello più basso. Il 2020 è stato un anno difficile, soprattutto nel finale. Mi sono fermato dopo il Fiandre, ma le ultime quattro non le ho proprio finite. Se uno pensasse che sia sufficiente quello che ha fatto nelle categorie giovanili, quando bastava davvero poco, sarebbe spacciato.

Le volate sono sempre volate, no?

Non ci ho capito molto – ride – perché arrivavo così sfinito, dopo gli ultimi 10 chilometri a fiamma, che era tutto opaco. La velocità è superiore e c’è più tatticismo nel prendere la posizione. La sera prima analizziamo come è disegnato il finale. Cerchiamo di capire in ogni passaggio come si muoveranno le altre squadre. Se non hai questo approccio, fai solo brutte figure.

Alberto Dainese, campionati europei Alkmaar 2019
Nel 2019 Dainese migra alla Seg Academy Racing e vince gli europei U23 ad Alkmaar
Alberto Dainese, campionati europei Alkmaar 2019
Campione europeo U23 ad Alkmaar 2019
Di recente si è parlato dell’evoluzione del velocista…

Il nostro mondo è cambiato rispetto a 10 anni fa. Andare in salita, visto come disegnano i percorsi, è una necessità. Non ci si chiede di attaccare o scollinare davanti, solo di essere meno duri, per mantenere un po’ di freschezza in volata. Devi trovare la quadra fra resistenza ed esplosività. Nel 2020 ho fatto fatica sia in salita sia in volata, spero che un anno di esperienza servirà a gestirsi meglio.

Come si trova l’equilibrio giusto?

Faccio tante ore per aumentare il fondo, poi lavori di forza in salita, ma soprattutto tanta più palestra. Abbiamo i preparatori interni alla squadra, io poi sono con quello di Hindley e dei più forti. Scherzando gli dico che gli hanno dato me per abbassargli la media…

A proposito di Hindley, come hai vissuto i giorni del Giro?

Ero a casa ed è stato bellissimo vedere due ragazzi, due amici lottare per la vittoria. Avevo i brividi quando lui e Kelderman hanno messo la maglia rosa. Non so dire se se la siano giocata male, ma alla fine sono saliti sul podio vincendo tappe. Tanto male non è andata. E anche al Tour abbiamo vinto con Hirschi e Kragh Andersen.

Alberto Dainese, Jayco Herald Sun Tour 2020
Alberto Dainese ha iniziato il 2020 vincendo allo Jayco Herald Sun Tour
Alberto Dainese, Jayco Herald Sun Tour 2020
Ha iniziato il 2020 vincendo allo Jayco Herald Sun Tour
Si capiva che Hindley fosse in rampa di lancio?

Che fosse un fenomeno si era visto negli under 23 e l’anno scorso non ha vinto il Polonia per 2″. E’ molto simpatico, abbiamo fatto insieme l’Herald Sun Tour e ridiamo sempre del suo italiano, imparato quando correva in Abruzzo.

Perché c’è stato questo fiorire di talenti?

Credo perché sono stati gestiti bene da U23, con il misuratore di potenza e il preparatore. Magari una volta ci mettevi qualche anno in più per capire come allenarti.

L’altro giorno, parlando con Faresin, è venuto fuori il fastidio di averti cresciuto alla Zalf e averti poi visto vincere l’europeo con la maglia della Seg Academy in Olanda…

Posso capirlo – sorride – immagino il dispiacere. Anche il periodo alla Zalf è stato utile, sono grato a Gianni. Con il passaggio a continental anche loro hanno fatto un passettino in avanti.

Alberto Dainese, Gand-Wevelgem 2020
Ma sulle strade del Nord (qui alla Gand-Wevelgem) Dainese ha fatto una gran fatica
Alberto Dainese, Gand-Wevelgem 2020
Ma al Nord una gran fatica. Appuntamento al 2021
Pensi mai agli europei vinti nel 2019?

Solo nei momenti difficili. Correre da U23 e poi nel WorldTour sono due sport diversi. Se anche vinci una bella corsa, devi subito pensare alla prossima.

Quali momenti difficili?

Ho avuto un bel picco di forma fino al Polonia. Al campionato italiano sono andato bene. Invece alla Tirreno-Adriatico sono caduto, non ho fatto neanche una volata ed è cominciata ad andar male. Momenti bruttissimi, che adesso sono alle spalle.

Ci sarà da sgomitare per trovare posto?

La squadra è piena di gente forte, per cui se vai bene, hai il tuo spazio. Con Bardet, Hindley e Hirschi saremo molto votati alle classifiche generali, ma ci sarà da vedere se avremo a disposizione un treno. Se hai il velocista che vince, ci pensano. Altrimenti buttano dentro uno scalatore in più. Bol al Tour in un paio di occasioni ha avuto il treno e si è visto quando è arrivato secondo battuto da Van Aert al fotofinish (5ª tappa, a Privas, ndr). Il treno ti aiuta ad arrivare meno spremuto allo sprint. Magari nel 2021 lo faranno anche per me…

Team DSM Scott

Doppio cambio per Sunweb: nome e Scott

20.12.2020
4 min
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Il Team Sunweb è uno dei più conosciuti e vittoriosi del panorama WorldTour. Per il 2021 cambia nome e biciclette, infatti si chiamerà Team DSM e Hindley e compagni pedaleranno su bici Scott.

Nuovo sponsor, nuovi colori e nuove biciclette per la Sunweb

Da Cervélo a Scott

DSM è una società che si occupa di scienza della salute globale, della nutrizione e della sostenibilità ambientale. Oltre a questo primo grande cambiamento, il team passerà dalle bici Cervélo alle Scott. I modelli che verranno usati saranno l’Addict RC, la nuova Foil e per le cronometro la Plasma, ovviamente tutte con freni a disco.
I bolidi Scott saranno equipaggiati con ruote Shimano e componenti Syncros. Anche il gruppo sarà del marchio nipponico con il Dura Ace Di2.

La Scott Addict Rc nella nuova colorazione del Team DSM
La Scott Addict Rc nella nuova colorazione del Team DSM

Addict RC per tutti i terreni

Iniziamo con la Scott Addict RC, una bicicletta adatta a tutti i terreni ma che dà il meglio sulle salite. Il telaio è realizzato in carbonio HMX SL e ha un design dei tubi con profilo aerodinamico. L’obiettivo dei tecnici Scott è stato quello di ottimizzare il flusso d’aria e ridurre la resistenza aerodinamica. L’intero kit telaio è cavo e ha l’interno totalmente pulito per ridurre al massimo il peso. La zona del movimento centrale è stata irrigidita rispetto alla versione precedente grazie a una sofisticata stratificazione delle fibre di carbonio ad alto modulo. I foderi obliqui sono ribassati, in modo da evitare il ristagno dell’aria e migliorare in questo modo l’aerodinamica.

Un punto molto importante è il manubrio Creston iC SL Carbon di Syncros. Il passaggio dei cavi è completamente interno, in modo da avere una totale pulizia frontale. La forma del manubrio è stata ottimizzata per fornire un’ergonomia ottimale. Inoltre, la particolare lavorazione del carbonio ha portato ad avere un manubrio rigido e al tempo stesso con un migliore assorbimento degli urti.

Quante vittorie per la Foil

La Scott Foil è la bicicletta aerodinamica per eccellenza del marchio svizzero e che sarà l’arma in più per i velocisti del Team DSM. Anche la Foil monta il manubrio Creston iC SL Carbon che permette l’integrazione completa dei cavi. L’aerodinamicità della Foil è data dal suo design brevettato: la Tecnologia F1. Questa tecnologia è stata usata nelle bici Scott che hanno vinto tappe in tutti i grandi Giri, svariate classiche fra cui spicca anche la Parigi-Roubaix e molte altre corse nel mondo.

Un punto importate della Foil 2021 è la forcella che è stata completamente ridisegnata per permettere il passaggio dei cavi interno e favorire il corretto flusso d’aria. La nuova forcella permette di montare pneumatici di larghezza fino a 30 millimetri. Un altro punto che sarà molto apprezzato dai corridori del Team DSM è il movimento centrale PF86, che permette un’ampia giunzione fra i tubi obliquo e quello conico in prossimità del movimento centrale. Grazie al processo di produzione brevettato da Scott della fibra di carbonio si è ottenuto un movimento centrale molto rigido.

La nuova Scott Foil sarà la bici aerodinamica del Team DSM
La nuova Scott Foil sarà la bici aerodinamica del Team DSM

Scott Plasma 6

Per le cronometro i corridori del Team DSM utilizzeranno la nuova Plasma 6, che ha visto ben quattro anni di lavoro da parte dei tecnici Scott. Un punto che è stato migliorato rispetto alla versione precedente è la posizione del tubo obliquo. Dai numerosi test fatti da Scott è risultato che la migliore posizione aerodinamica del tubo obliquo sarebbe esattamente dietro il pneumatico anteriore, ma il minimo movimento della ruota crea una forte turbolenza. Per ovviare a questo è stato constatato che la seconda posizione più veloce è quella con un divario ampio fra la gomma e il tubo obliquo, e in questa direzione è andato lo sviluppo di questa bicicletta.

Qui vediamo la nuova Plasma in una versione adatta al triathlon
Qui vediamo la nuova Plasma in una versione adatta al triathlon

Un tocco italiano

Per finire segnaliamo che Scott fornirà anche il casco Centric Plus e che per quanto riguarda le gomme troviamo un marchio italiano, vale a dire Vittoria con i pneumatici in graphene.