Come corre adesso la UAE Emirates? Risponde Matxin

02.07.2023
5 min
Salva

La corazzata Jumbo-Visma e il campione uscente Jonas Vingegaard fanno paura, ma Joxean Fernandez Matxin (sports manager del UAE Team Emirates) è sicuro che i suoi uomini daranno filo da torcere ai gialloneri e lo dice senza peli sulla lingua. Ieri Pogacar e Vingegaard (foto di apertura) si sono appena punzecchiati. Nella breve visita nel ritiro di Sestriere del team avevamo visto all’opera Rafal Majka, Marc Soler e i nuovi innesti targati 2023 Adam Yates e Felix Grosschartner.

Ora che Adam Yates ha conquistato tappa e maglia al Tour, l’abbiamo stuzzicato a più ampio raggio, dal podio del mese scorso di João Almeida al Giro d’Italia e su quanto di buono mostrato dall’astro nascente Juan Ayuso al Giro di Svizzera.

Matxin è il direttore della parte sportiva del UAE Team Emirates: i tre giovani di casa li ha visti crescere
Matxin è il direttore della parte sportiva del UAE Team Emirates: i tre giovani di casa li ha visti crescere
Come valuti la prima metà del 2023 del team?

Abbiamo visto tante cose interessanti, soprattutto da tre corridori che seguo da diversi anni e che godono della mia piena fiducia. Almeida lo conosco da quando è junior, così come Tadej, mentre Ayuso dalla categoria allievi. Sono ragazzi che ho visto crescere mentalmente e fisicamente. Almeida ha dato un segnale importante al Giro.

Lo rivedremo alla Vuelta?

Sì, l’idea è quella, così come Ayuso che avrà la corsa spagnola come focus della stagione. E’ un corridore in grande crescita e su cui puntiamo molto. 

Dunque, nessun problema di abbondanza?

No, perché tra tutti e tre, ovvero Tadej, João e Juan, c’è un rapporto fantastico. Li avete anche già visti insieme, soprattutto gli ultimi due, ad esempio alla Vuelta dello scorso anno. Ma anche Almeida e Pogacar, o Pogacar e Ayuso che hanno lavorato insieme a Sierra Nevada e fatto dei bei giorni di allenamento tranquilli da soli. Con le persone intelligenti è facile lavorare, senza problemi, e loro lo sono.

Ci racconti dell’avvicinamento anomalo di Tadej al Tour 2023?

Abbiamo fatto un programma iniziale un po’ diverso rispetto a quello che avevamo in mente, anche se le tempistiche erano simili. Già da gennaio abbiamo tolto l’altura che facevamo per il Uae Tour e, pur sapendo che questa era una corsa importante per la nostra squadra, l’abbiamo tolta per dare a gente come Ayuso e Yates la possibilità di farsi vedere. Soprattutto a quest’ultimo dovevamo dare un bello spazio, dopo averlo voluto fortemente in squadra.

Sarà lui l’ultimo uomo di Pogacar in salita?

E’ un corridore che può fare benissimo anche il leader. Insomma, un secondo capitano. Si è integrato bene, l’avete visto anche voi al Delfinato, non così lontano da Vingegaard, pur non essendo ancora nella miglior condizione.

Ha ancora voglia di imparare il britannico?

Tutti impariamo, anche io a 52 anni continuo ad apprendere qualcosa dai miei corridori, sia a livello professionale sia personale.

Secondo Matxin, Yates può essere anche un capitano aggiunto. Intanto è partito con tappa e maglia
Secondo Matxin, Yates può essere anche un capitano aggiunto. Intanto è partito con tappa e maglia
Tadej ti stupisce ancora?

Bè, tutti gli obiettivi che ti prefissi, con lui li riempi. E’ completo sotto tutti gli aspetti ed è capace di vincere in volata, a cronometro, in uno strappo, in una salita lunga, in pavé. E’ la perfezione fatta ciclista.

E umanamente?

E’ un ragazzo normale. Dirlo di lui può sembrare strano, però è così. Come Ayuso, con cui sono stato qualche giorno fa in Svizzera: sono corridori che vanno forte qualunque cosa facciano, perché fanno bene il loro lavoro. 

Avete segnato in rosso qualche tappa in particolare della terza settimana dopo i sopralluoghi?

Certo, ma ovviamente non vi dico quale (ride, ndr).

C’è qualche possibilità di vedere Tadej anche alla Vuelta?

Per ora, l’unico focus è il Tour, anche perché è stato un anno particolare. Ha fatto una prima parte di stagione fino alla Liegi, che era comunque l’ultima corsa di quel periodo anche senza la caduta, incredibile. Senza intoppi, avrebbe fatto o il Delfinato o il Giro di Slovenia in vista del Tour. Invece abbiamo cambiato il programma e deciso di puntare direttamente sui campionati nazionali (con il doppio successo, ndr) per dargli più recupero. Dovevamo fare i passi giusti.

La caduta della Liegi ha riscritto i piani di Pogacar, che ha ultimato la preparazione a Sestriere (foto Matteo Secci)
La caduta della Liegi ha riscritto i piani di Pogacar, che ha ultimato la preparazione a Sestriere (foto Matteo Secci)
Come sta adesso?

Bene, la sua condizione è in crescendo e abbiamo deciso, dopo Sierra Nevada, di spostarci al Sestriere anche per evitare di fare troppi viaggi. In Spagna, ha usato il tutore in bici da crono per non appoggiarla e non mettere pressione sulla mano, adesso lo usa e lo toglie, ha ancora l’abbronzatura del tutore, però la progressione è giusta, poi vedremo in corsa. 

La squadra è carica?

Abbiamo messo in chiaro già da diversi giorni prima dell’annuncio ufficiale chi avrebbe corso il Tour e chi sarebbero state le riserve. Abbiamo fatto un primo briefing a Sierra Nevada e poi un altro a Sestriere a cui hanno partecipato tutti i direttori sportivi. Abbiamo studiato le tappe che ci aspettano, la tattica con piano A, B e così via, ma anche i rivali che ci troveremo di fronte.

Sarà un Tour scoppiettante come lo scorso anno col duello Pogacar-Vingegaard a farla da padrone?

Credo sinceramente che abbiamo avversari importanti. Non possiamo nasconderci e si può dire che la rivalità sportiva con Vingegaard è molto forte e la sua condizione è importante. Però, non bisogna dimenticarsi che Tadej ha vinto parecchio (14 corse su 20 con le due nuove maglie di campione nazionale sloveno dello scorso weekend, ndr), lasciando pure vincere qualche compagno in alcune occasioni. Ci sarà da divertirsi.

Chi vince il Tour? Dieci personaggi, dieci voti, un re

25.06.2023
8 min
Salva

Pochi giorni ancora e sarà Tour de France. L’opinione pubblica già impazza sul possibile vincitore e quindi sul duello fra Tadej Pogacar e Jonas Vingegaard. Al netto della presenza di tanti altri ottimi corridori, il succo della Grande Boucle è tutto racchiuso in questa sfida. 

Noi abbiamo lanciato un sondaggio: chi sarà il vincitore? E in questa “caccia all’opinione”, abbiamo coinvolto tecnici, corridori, personaggi extra ciclistici… Il risultato? C’è un favorito. Scopriamo chi è e perché.

Silvio Martinello, Giro d'Italia
Silvio Martinello, ex pistard, stradista e oggi commentatore per Radio Rai
Silvio Martinello, Giro d'Italia
Silvio Martinello, ex pistard, stradista e oggi commentatore per Radio Rai

Martinello: il danese è più solido

Vingegaard-Pogacar: 1-0

Iniziamo con Silvio Martinello, commentatore di Radio Rai e grande ex della strada e della pista.

«Propendo per Vingegaard. E il perché è semplice: il danese ha avuto un avvicinamento meno problematico, anzi privo di ogni genere di problema. Pogacar invece dopo l’incidente alla Liegi non ha più corso, pertanto ritengo che Vingegaard possa essere più efficace.

«Jonas ha avuto una crescita esponenziale. L’anno scorso è stato capace di concretizzare e di finalizzare un gran lavoro della sua squadra, di farsi trovare pronto nel momento in cui Pogacar ha commesso qualche errore. Ora è in una nuova dimensione, che sta sostenendo con grande personalità».

«Sarà una sfida anche tra le rispettive squadre e anche in questo caso dico Jumbo-Visma: mi sembra leggermente più solida rispetto alla UAE Emirates. Sarà comunque una sfida tutta da vivere. Siamo di fronte a due autentici fenomeni».

Luca Gregorio (a destra), qui con Riccardo Magrini
Luca Gregorio (a destra), qui con Riccardo Magrini

Gregorio: Jumbo-Visma superiore

Vingegaard-Pogacar: 2-0

Dalla radio alla tv, passiamo a Luca Gregorio, commentatore di Eurosport.

«Chi vince il Tour? Domanda più difficile di quanto si possa dire. Sono molto in dubbio. La lotta sarà fra Pogacar e Vingegaard. Il cuore è per Tadej, la ragione per Jonas, quindi voto per il danese. Vingegaard può fare il bis. E’ maturato. L’ho visto in una condizione stellare, con una grande squadra attorno. E credo che sia anche un filo più forte di Pogacar in salita».

«Ha vinto il Tour e questo gli dà più esperienza e più sicurezza. Mi ha colpito proprio questa sua maturazione come leader. E mi piace molto anche la sua completezza, perché oltre ad attaccare in salita va forte pure a cronometro, chiaramente ha meno impatto emotivo rispetto Pogacar per il quale, ripeto, protende il mio cuore: spero rivinca lui, anche se non corre da mesi».

Stefano Garzelli, anche lui grande ex, oggi ai microfoni della Rai
Stefano Garzelli, anche lui grande ex, oggi ai microfoni della Rai

Garzelli: Tadej può crescere

Vingegaard-Pogacar: 2-1

Restiamo nel settore mediatico e passiamo il “microfono” a Stefano Garzelli, il quale commenterà il Tour con Andrea De Luca per la Rai.

«Il favorito per me resta Pogacar. C’è però l’incognita della sua condizione. Sono convinto che stia bene. Tadej dovrà cercare di superare senza troppi problemi la prima settimana, soprattutto le tappe in Spagna, che sono dure e nervose. Se parte all’80 per cento e ne esce al 100 per cento… sappiamo chi è. 

«E poi bisogna ragionare in ottica della terza settimana. Vingegaard volava al Delfinato, ma da fine Delfinato a fine Tour ci sono circa 40 giorni, tanti. Quindi a mio parere il favorito rimane Pogacar, se non altro perché vuole fortemente la rivincita. La sconfitta dell’anno scorso, con degli errori, gli ha bruciato non poco. Tra virgolette, Tadej parte senza niente da perdere, al contrario di Vingegaard. 

«L’incognita per lo sloveno potrebbe essere la squadra. La UAE è forte, ha buoni corridori come Adam Yates, il quale però è un capitano e non tutti sanno fare la parte del gregario. Jonas ha una grande squadra, ma bisognerà vedere come si comporterà Van Aert, l’anno scorso fondamentale per la vittoria». 

Pino Toni dirige il centro Cycling Project Italia in Toscana
Pino Toni dirige il centro Cycling Project Italia in Toscana

Toni: Tadej ha imparato

Vingegaard-Pogacar: 2-2

Dai commentatori passiamo ai tecnici, parola dunque al preparatore toscano Pino Toni, il quale di Tour ne sa qualcosa per averne vissuti parecchi da dentro.

«Per me vincerà Tadej Pogacar. Primo, perché se non fosse in condizione neanche ci andrebbe. Secondo, perché ha una cattiveria mai vista prima. Tadej non si farà cogliere in castagna come l’anno scorso. Per me l’estate scorsa dopo essere stato staccato la prima volta lui ha un po’ mollato, convinto che poi avrebbe recuperato, salvo poi rendersi conto che non era così. Era la prima volta in vita sua che viveva quella situazione. In qualche modo aveva sottostimato l’avversario, non commetterà lo stesso errore. In più ha una squadra veramente forte quest’anno, che si è ben preparata. Mentre in Jumbo-Visma, fortissima chiaramente, ci sono delle individualità che disperderanno energie».

Il discorso è chiaramente rivolto a Van Aert. «Bisognerà anche vedere se Wout lo farà questo Tour, visto che sta aspettando il figlio. Si fermerà? Non partirà? Io spero per lui che gli nasca tre giorni prima del via, così avrà il tempo di vederlo, di baciarlo e andare al Tour in tutta serenità. Perché una Jumbo con o senza Van Aert cambia… e tanto».

Paolo Belli è un grande appassionato di ciclismo. Ha vissuto anche dei Giri “da dentro”
Paolo Belli è un grande appassionato di ciclismo. Ha vissuto anche dei Giri “da dentro”

Belli: Tadej come Merckx

Vingegaard-Pogacar: 2-3

Non solo voci dal mondo del ciclismo. Paolo Belli, showman e musicista, è un grande appassionato di ciclismo e anche lui ha le idee chiare in merito alla maglia gialla di Parigi.

«Io dico Pogacar perché, a mio avviso, dopo gli infortuni si è allenato (e nascosto) bene. Lo sloveno ha esperienza è una buonissima squadra. Seguo Tadej da tempo e, come tutti, sono rimasto folgorato dalla sua classe. Tra le sue tante imprese straordinarie, quella alla Strade Bianche dell’anno scorso mi ha letteralmente stregato… Anche se continuo a tifare per tutti i corridori italiani.

«Sono diventato un suo grandissimo fan, perché mi entusiasma al punto che mi ricorda – vista ormai la mia veneranda età – il mitico Eddy Merckx».

Roberto Reverberi, manager e diesse della Bardiani
Roberto Reverberi, manager e diesse della Bardiani

Reverberi: danese più incisivo

Vingegaard-Pogacar: 3-3

Direttore sportivo e manager super partes, Roberto Reverberi, punta sul danese.

«Per me Vingegaard è il favorito. Ha dimostrato di andare molto forte, ha vinto anche il Delfinato. Lui è uno di quei corridori che punta alle corse e che va forte in due o tre occasioni l’anno, l’altro, Pogacar, è senza dubbio più spettacolare, va forte dal UAE Tour al Lombardia.

«Ma Vingegaard ha una squadra molto forte e di fatto Tadej arriva al Tour senza aver praticamente corso dall’incidente alla Liegi. Senza contare che dopo il successo dell’anno scorso, Vingegaard ha preso sicurezza».

Nel 2005 Ivan Basso lottava al Tour con Armstrong
Nel 2005 Ivan Basso lottava al Tour con Armstrong

Basso: Jonas terribile in salita

Vingegaard-Pogacar: 4-3

Ivan Basso di Tour de France ne fatti nove. E ha sempre lottato con grandi campioni. Oggi il manager della Eolo-Kometa è spettatore esterno.

«Vince Vingegaard. Vado a sensazione. Non ho elementi oggettivi per dirlo, ma mi sembra un corridore più adatto a questo Tour. Pogacar è il più forte al mondo e lo è a tutto tondo, in ogni tipo di corsa. Però Vingegaard in salita è veramente terribile e ha intorno la squadra più attrezzata per gestire le tre settimane».

Gianluca Brambilla da quest’anno veste i corridore della Q36.5
Gianluca Brambilla da quest’anno veste i corridore della Q36.5

Brambilla: Tadej vince con la testa

Vingegaard-Pogacar: 4-4

Fermo per la frattura alla clavicola occorsagli al Tour de Suisse, anche Gianluca Brambilla esprime il suo parere e il suo è quello di chi ci pedala fianco a fianco e li osserva da dentro.

«Secondo me, memore dell’esperienza dell’anno scorso, Pogacar lascerà il suo segno. Lui e Vingegaard hanno dimostrato di essere una spanna sopra a tutti e se la giocheranno loro. Non conosco il percorso nel dettaglio e neanche i pretendenti, ma dico Pogacar perché è forte sotto ogni aspetto, non ultimo quello mentale. Tadej vive ogni situazione, anche tesa, con molta spensieratezza e questa cosa mi colpisce di lui».

Daniele Bennati, cittì della nazionale
Daniele Bennati, cittì della nazionale

Bennati: Tadej non sbaglia più

Vingegaard-Pogacar: 4-5

Passiamo poi al cittì azzurro, Daniele Bennati. Il Benna in questo periodo ha un bel da fare con il mondiale che si avvicina. Deve costruire la nazionale per Glasgow, ma non ha rinunciato a dire la sua…

«Per me lo vincerà Tadej Pogacar, perché lo scorso anno ha sbagliato e quest’anno non commetterà di nuovo lo stesso errore. Di questo ragazzo mi piace la sua spensieratezza, la sua semplicità nel rendere cose impossibili facili. E questa potrà essere un’arma a suo favore».

Nibali, re del Tour de France 2014, fra Peraud e Pinot
Nibali, re del Tour de France 2014, fra Peraud e Pinot

Nibali: Pogacar più cattivo

Vingegaard-Pogacar: 4-6

Infine, uno dei pareri di più peso, se non altro perché il Tour de France lo ha vinto: Vincenzo Nibali. Per lo Squalo il re a Parigi sarà lo sloveno.

«Dico Pogacar. Lo vedo con un altro piglio rispetto allo scorso anno. In questa stagione ha corso sempre in modo diverso, con più grinta. Fino allo scorso Tour non aveva mai trovato nessuno che lo battesse. Questa persona, Vingegaard, è uscita fuori e quindi si è preparato in modo più determinato».

Neanche l’incidente della Liegi potrà fermarlo per Nibali. «Se non fosse stato bene, probabilmente neanche andrebbe in Francia. I numeri, i valori, lui e la sua squadra li hanno. Conosce i parametri, sa a quale livello si trova e a quale livello sono gli altri e anche per questo non ha avuto bisogno di fare altre corse-test, prima del Tour. In più abbiamo visto che è molto bravo ad arrivare in forma agli appuntamenti, anche non avendo corso».

Un giorno con Pogacar: il racconto di Viel

25.06.2023
4 min
Salva

I giorni che ci separano dalla partenza del Tour de France sono sempre meno, la Grande Boucle, quest’anno, prenderà il via dai Paesi Baschi. I lavori di rifinitura proseguono, ormai il più è fatto, non ci si può nascondere. Uno dei favoriti, insieme al vincitore uscente Vingegaard, è Tadej Pogacar (in apertura foto Instagram Dmt). Lo sloveno è recentemente tornato alle corse dopo l’infortunio subito alla Liegi, ed ha subito conquistato il titolo nazionale a cronometro.

Viel ha avuto l’occasione, grazie al suo lavoro in Dmt, di passare una giornata con Pogacar (foto Instagram Dmt)
Viel ha avuto l’occasione, grazie al suo lavoro in Dmt, di passare una giornata con Pogacar (foto Instagram Dmt)

Sempre sul Sestriere

Pogacar per rifinire la condizione e la gamba in vista del Tour ha fatto tappa sul Sestriere, dove siamo andati a curiosare qualche giorno fa. Un altro occhio attento sulle strade piemontesi lo ha portato Mattia Viel, il quale lavora da qualche mese con Dmt

«Da gennaio sono nel gruppo marketing di Dmt- racconta Viel – tra i vari compiti svolgo anche attività di creazione di contenuti per le agenzie con cui lavoriamo. E’ bello rimanere a stretto contatto con il mondo del professionismo e le giornate passate con le atlete della UAE Team ADQ e poi con Pogacar sono state molto stimolanti». 

Viel è rimasto sorpreso dalla qualità muscolare di Pogacar (foto Mattia Viel)
Viel è rimasto sorpreso dalla qualità muscolare di Pogacar (foto Mattia Viel)
Com’è stato passare una giornata con un campione come Pogacar?

E’ una cosa molto bella, poi io ero concentrato sul lavoro, e sul momento non avevo realizzato di essere a contatto con uno dei ciclisti più forti al mondo. 

Da vicino che impressione ti ha fatto?

Dallo schermo sembra giovane, e lo è, ma una volta visto dal vivo sembra ancora più piccolo. Ha un viso naif ma nonostante ciò ha le caratteristiche per essere il numero uno. Una cosa che ho pensato è come il ciclismo ti faccia maturare fin da giovane.

In che senso?

Pogacar tra una settimana si troverà al Tour de France a giocarsi la vittoria finale e questo lo vedi nel suo sguardo e nell’atteggiamento dello staff che lo circonda. I suoi atteggiamenti, invece, sono diversi, è molto disponibile, ha una tranquillità incredibile. Lo abbiamo seguito in una giornata di scarico, quindi era più sereno, però tutto doveva essere ben programmato. Bastano solamente due minuti di troppo fermo in cima al Colle delle Finestre per ammalarsi e perdere tutto il lavoro fatto. 

Lo sloveno utilizzerà un nuovo modello delle Dmt KR SL con la suola bianca (foto Mattia Viel)
Lo sloveno utilizzerà un nuovo modello delle Dmt KR SL con la suola bianca (foto Mattia Viel)
Altre cose che hai notato?

Le gambe, ha un muscolo “fresco”. Non si ritrova ad avere il polpaccio di un professionista navigato, dove si vede il muscolo teso o le vene in evidenza. Anzi, non ha nemmeno questa massa impressionante, poi però pensi a quello che fa e capisci che hai davanti un campione. Ah, c’è dell’altro…

Racconta…

Aver corso tra i professionisti mi permette di avere un occhio allenato e riesco ad apprezzare i particolari. Riesco a notare da come uno aggancia la scarpa sul pedale o da come parte come sta. Pogacar sembra davvero in ottima forma. 

Cosa avete fatto lì al Sestriere?

Dei video e dei contenuti per dei prodotti. Abbiamo fatto venire una troupe per fare delle riprese e qualche foto: classici video dietro macchina ecc. Ho avuto la fortuna di osservarlo dalla macchina, l’ho visto sereno, sicuro di sé. Pedalava davvero bene, senza problemi. Ho respirato, però, l’atmosfera nella quale si capisce che sta per iniziare qualcosa di importante. Come una quiete prima della tempesta. Quello che impressiona è la serenità con cui viene vissuto l’avvicinamento alla corsa più importante dell’anno. 

La troupe ha “litigato” per alcuni minuti per domare il ciuffo di Pogacar (foto Mattia Viel)
La troupe ha “litigato” per alcuni minuti per domare il ciuffo di Pogacar (foto Mattia Viel)
Eravate lì per Dmt, Pogacar usa qualche accortezza per le sue scarpe?

No, Tadej indossa le KR SL, il modello con i lacci. Ad occhio nudo non si vedono particolari rilevanti, magari può esserci qualche piccola accortezza a livello di soletta, molti professionisti lo fanno. 

C’è qualche aneddoto divertente della giornata?

Uno sì! La troupe per i video aveva anche due truccatrici, una di loro ha cercato invano di mettere il ciuffo di Pogacar dentro il casco. Probabilmente pensava che a livello estetico il video sarebbe venuto meglio, Tadej dopo un po’ di tentativi le ha fatto gentilmente notare che quel ciuffo è il suo segno distintivo. Fa parte del personaggio Pogacar, sono indivisibili!

ESCLUSIVO / Pogacar, ultima rifinitura prima della sfida

20.06.2023
6 min
Salva

SESTRIERE – L’ultima pedalata in altura di Tadej Pogacar prima del Tour de France. Una nebbiolina avvolge il Colle mentre nelle grandi città già si boccheggia per il caldo estivo, scoppiato con qualche settimana di ritardo. Le 9 sono passate da qualche minuto e, quando entriamo all’Hotel Lago Losetta, troviamo il Uae Team Emirates seduto a tavola per colazione

Si ride e si scherza e il re delle Grande Boucle 2020 e 2021 ha il volto disteso mentre dialoga con il team manager Joxean Fernandez, per tutti “Matxin”, prima del blando allenamento che l’attende al termine di un fitto periodo di raduno. Al suo fianco ci sono alcuni dei fidi gregari che lo scorteranno al Tour de France, dal polacco Rafal Majka allo spagnolo Marc Soler, passando per gli ultimi arrivati in squadra in questo 2023: Adam Yates, reduce da un buon Delfinato, e il campione austriaco Felix Grosschartner. 

Prima dell’allenamento, due parole con Matxin, che sta seguendo la ripresa di Pogacar (foto Matteo Secci)
Prima dell’allenamento, due parole con Matxin, che sta seguendo la ripresa di Pogacar (foto Matteo Secci)

Due parole con Matxin

I corridori si avviano in stanza per prepararsi all’allenamento, mentre Matxin si intrattiene con noi e risponde alla domanda più in voga del momento tra gli appassionati del pedale e non solo: come sta Pogacar?

«Bene – risponde – la sua condizione sta crescendo. Abbiamo fatto un ritiro a Sierra Nevada, poi abbiamo svolto una ricognizione delle tappe della terza settimana del Tour e, per non andare di nuovo a Sierra, anche per motivi logistici, siamo venuti qui. Ora farà le due gare del campionato nazionale e poi si parte per il Tour de France». 

Sestriere fortunata

Nella scelta del Sestriere chissà che non abbia pesato anche la cabala, come scherza il proprietario della struttura e direttore del Sestriere Sport Center, Gianfranco Martin.

«E’ la terza volta che vengono qui da noi – racconta con un sorriso l’ex sciatore azzurro, vincitore dell’argento in combinata ad Albertville 1992 – e le ultime due volte, nel 2020 e nel 2021, direi che è andata bene. Ieri sera, insieme al sindaco di Sestriere Giovanni Poncet, gli abbiamo regalato il gagliardetto e il libro dei 90 anni del Comune: speriamo che Sestriere porti bene anche stavolta».

Izoard per quattro

Il meccanico della squadra Gabriele Campello ci mostra l’itinerario dell’allenamento odierno che prevede il Monginevro e poi l’Izoard dal versante di Guillestre, rientrando poi su Sestriere da Briancon per un’uscita che supererà le cinque ore. Alle 10,38 si apre la porta del garage e spuntano fuori Soler, Grosschartner, Majka e un imbardato Yates. Tadej non c’è, ma nessun allarme: oggi soltanto un po’ di scarico, prima delle due fatiche dei campionati sloveni che fungeranno anche da test per il Tour. Quattro chiacchiere pre-partenza, tempo di impostare la traccia sul ciclocomputer e poi il gruppetto Uae scompare nella nebbia che ormai va diradandosi. 

Ecco Tadej

Alle 11,08, la porta del garage dell’hotel Lago Losetta si riapre e stavolta spunta un ciuffetto inconfondibile. Rispetto ai compagni, Tadej tira dritto, solleva la zip dell’antivento e si lancia in picchiata in direzione Cesana. Il suo menù odierno è decisamente più blando dopo una settimana e mezzo su e giù per le montagne. Stavolta niente Izoard, ma una girata in direzione Oulx e Val di Susa per testare la gamba. La faccia, una volta indossato casco e occhiali, non è più quella sorridente della colazione, ma concentrata e focalizzata sull’imminente campagna francese. L’obiettivo è ben fisso nella mente e ha un solo colore: il giallo

Per Pogacar allenamento di un’ora e mezza, restando sul territorio italiano (foto Matteo Secci)
Per Pogacar allenamento di un’ora e mezza, restando sul territorio italiano (foto Matteo Secci)

La squadra è fatta

I giochi ormai sono fatti per il Tour, ce l’ha confermato un’oretta prima anche Matxin, che non si è sbilanciato sui nomi, pur sorridendo alle domande sul baby fenomeno Ayuso.

«I corridori – ha spiegato – sanno già chi è in squadra e chi è riserva e stasera facciamo l’ultima riunione operativa con il gruppo Tour, per cui arriveranno anche i direttori sportivi Andrej Hauptman, Marco Marcato e ci sarà anche Simone Pedrazzini. Facciamo un briefing tranquilli prima di cena e domani Tadej va direttamente in Slovenia».

Dopo quest’ultimo allenamento, domani Pogacar andrà in Slovenia per il doppio campionato nazionale: crono e strada (foto Matteo Secci)
Domani Pogacar andrà in Slovenia per il doppio campionato nazionale: crono e strada (foto Matteo Secci)

Via il tutore

Il particolare che salta subito all’occhio ammirando pedalare il vincitore di quattro Monumento (l’ultima la scorsa primavera, il Fiandre) è che il suo polso sinistro non è più coperto dal tutore che l’ha accompagnato nelle ultime settimane, soprattutto nelle uscite con la bici da crono. Un ulteriore segnale che l’asso sloveno si sta tirando a lucido in vista della sfida con Jonas Vingegaard.

Basta un leggero cavalcavia della Valsusa per vedere che il colpo di pedale è quello di chi promette spettacolo al Tour e ha tutte le intenzioni di riprendersi il trono. La caduta della Liegi-Bastogne-Liegi sembra ormai un lontano ricordo, laggiù all’orizzonte, dietro alle Alpi, si possono quasi scorgere i Campi Elisi.

Pogacar-Vingegaard, antipasto del Tour alla Parigi-Nizza

18.06.2023
5 min
Salva

Archiviato il Delfinato e da stasera anche il Tour de Suisse, non resta che attendere il Tour de France. Tra i grandi appuntamenti è il prossimo della lista e vedrà il grande duello fra Tadej Pogacar e Jonas Vingegaard.

Duello che quest’anno abbiamo visto solamente sulle strade di Francia, alla Parigi-Nizza. Uno ha saltato la Liegi e l’altro sempre alla Doyenne si è infortunato. Uno era ai Paesi Baschi e l’altro alle classiche del Nord. 

Dodici pari 

E quando dovevano incontrarsi, giusto al Delfinato, il corridore della UAE Emirates ha dovuto alzare bandiera bianca proprio a causa dell’incidente alla Liegi. Quindi sfida rimandata alla Grande Boucle.

Ma alla mano la sfida è già in essere se vogliamo. Ogni volta che Pogacar e Vingegaard hanno corso, in questa stagione, hanno sempre vinto o lottato per la vittoria. Impressionanti i rispettivi ruolini di marcia nelle prime gare. Tre vittorie in altrettanti giorni di gara disputati ad inizio 2023. E per entrambi. Dodici vittorie per Pogacar e dodici vittorie anche per Vingegaard. Nell’unico testa a testa a vincere è stato però lo sloveno. Tadej ha battuto Jonas alla Parigi-Nizza.

E allora Edoardo Affini, compagno di Vingegaard, e Matteo Trentin, compagno di Pogacar ci raccontano come hanno visto i loro capitani in quella corsa. Il marcamento a uomo. Il rapporto tra di loro…

Trentin scorta Pogacar alla Parigi-Nizza. Matteo non seguirà lo sloveno al Tour
Trentin scorta Pogacar alla Parigi-Nizza. Matteo non seguirà lo sloveno al Tour

Parla Trentin

Iniziamo da Pogacar, che la Parigi-Nizza l’ha vinta. E quindi parola a Matteo Trentin, che Tadej lo conosce bene e spesso gli è stato vicino.

Matteo, una grande sfida alla “corsa del sole”: come li hai visti?

Ah, quando loro due erano davanti io ero abbastanza indietro quindi ho visto poco! Sicuramente erano i due fari della corsa e lo hanno dimostrato in tutte le tappe di salita. Quella volta è stato Tadej, ma tra i due c’era un grande rispetto, nel senso che non sapevi mai come andava l’altro.

In gruppo cosa hai notato: Tadej aveva un occhio in corsa,verso Jonas? Lo studiava?

Non particolarmente direi. Semmai, ho visto che faceva parecchia attenzione magari ai traguardi volanti, altrimenti ognuno si faceva gli affari suoi.

Perché i traguardi volanti?

Più che altro nelle prime tappe, perché c’era la crono  a squadre, nella quale loro erano favoriti. Allora Pogacar voleva mettere da parte qualche secondo. Quindi se non c’era la fuga, o se c’era ancora un abbuono disponibile cercava di prenderlo. Voleva accumulare un piccolo tesoretto, anche se poi è andata meglio del previsto. Se ricordate era uno cronosquadre particolare: loro sono arrivati in tre, noi da soli e solamente con Tadej.

Invece fuori corsa? Pogacar faceva domande su Vingegaard, magari qualche tattica particolare in riunione…

No, molto tranquillo come sempre. Ovvio, prima del giorno della tappa in salita si parlava anche di Vingegaard e della Jumbo-Visma e penso che lo stesso discorso facevano dall’altra parte. Poi ad inizio stagione, la prima vera salita, si fa anche fatica a capire davvero i valori. Poi a noi è andata bene. Perché sulla prima salita ha attaccato per primo Vingegaard che poi è andato in difficoltà.

E ti è sembrato più concentrato del solito Tadej? In qualche modo c’era il conto aperto dal Tour scorso…

Fin lì entrambi avevano sempre vinto le corse fatte e questo già dice quanto entrambi fossero concentrati. Quel che ho notato io è che all’inizio, prima della tappa di montagna, Tadej ha corso più al risparmio. Voleva stare alla finestra, tastare il polso a Vingegaard. Anche nella prima tappa di salita: ha lasciato che facesse tutto lui… fino a che non si è accorto che poteva staccarlo. Ecco quel giorno sì ha giocato d’astuzia.

Cioè?

Lo ha guardato. Ha aspettato che Vingegaard fosse dall’altra parte della strada e a quel punto ha affondato il colpo… da furbastro. E’ stato un momento importante. Poi dopo quel giorno Tadej ha capito che forse era più forte e ha vinto ancora. Ha stravinto a Nizza. Comunque sia, quando si andava forte restavano loro due. Un po’ di più Tadej, ma  anche Jonas andava forte.

Affini in testa per Vingegaard alla Parigi-Nizza. anche lui non sarà al Tour
Affini in testa per Vingegaard alla Parigi-Nizza. anche lui non sarà al Tour

Parla Affini

E da Trentin ci spostiamo in casa Jumbo-Visma con Edoardo Affini. Il guardiano dei guardiani con la sua prestanza fisica e i suoi tantissimi watt. Il mantovano ci racconta la Parigi-Nizza di Vingegaard.

Edoardo, tu cosa ci dici?

Da Matteo a me! Sapete che lo chiamo ancora “capitano”? Quando sono passato pro’ era uno dei leader della Mitchelton-Scottt. Cosa dire? Anche io li ho visti poco perché o ero davanti a tirare in pianura oppure ero staccato dietro! Soprattutto nelle prime tappe, quando c’era più nervosismo, cercavamo di stare davanti e di fare la nostra corsa. Ma se li vedevamo muoversi, salire, anche noi cercavamo di fare la stessa cosa. Come loro nei nostri confronti.

Come ti è sembrato Vingegaard in gara?

In generale rilassato. Io sapevo come stava Jonas, ma non come stesse Tadej. Sapevamo che il nostro capitano non era al massimo. Nonostante il buon inizio aveva avuto qualche problemino prima della Parigi-Nizza e quindi non era proprio al 100 per cento. In ogni caso è stata una bella sfida ed entrambi sono stati fortissimi.

In corsa si parlavano mai?

Onestamente non ci ho fatto caso, ma non si ignoravano.

Vingegaard gli dava un occhio di riguardo?

Sì, ma non in maniera maniacale. Guardava anche gli altri avversari della classifica generale. La tappa che ha attaccato e poi è calato è servita anche per capire davvero a che livello fosse e per trovare dei punti di riferimento. Poi sì, in riunione lo guardavamo, anche nella tappe precedenti. Magari vedevamo come attaccava: magari faceva “X” secondi a tutta e poi recuperava un minuto. Uno studio dell’avversario anche per non farsi prendere dal panico nel momento in cui ci si sarebbe ritrovato.

E in generale come lo hai visto?

E’ chiaro che aveva un avversario più forte in quel momento e cercava di attaccarlo senza mettere poi in difficoltà me stesso… ma non era facile. Ma in generale, dopo la vittoria del Tour, come è normale che fosse, ho visto un Vingagaard più sicuro di sé. E più chiaro anche con noi gregari. Sapeva cosa voleva e come lo voleva. Per esempio in alcuni momenti di stress si è mosso più da leader. Si è fatto portare più avanti, proteggere… Più personalità.

Marzano, appunti dell’ammiraglia: rivali, squadre, prestazioni

16.06.2023
5 min
Salva

Marco Marzano era sull’ammiraglia della UAE Emirates al Giro del Delfinato. Gara che è stata  un vero laboratorio in vista del Tour. E lo è stata per i suoi ragazzi, ma anche per osservare da dentro gli avversari, a partire da Jonas Vingegaard e la sua Jumbo-Visma.

Il diesse lombardo ci spiega cosa ha visto, cosa ha notato e quanto davvero il danese faccia paura… ammesso che la faccia. Il duello con Tadej Pogacar è già vibrante e sembra sia quasi rimasto in sospeso dal Tour scorso. Tattiche, watt, valori in campo: cosa ha visto dunque Marzano?

Marco Marzano (a sinistra) con Hauptman (a destra)
Marco Marzano (classe 1980) pro’ fino al 2014 è uno dei diesse della UAE Emirates
Marco, certe cose le hai viste da dentro. Cosa ti è sembrato di questo Delfinato e di Vingegaard?

Ho visto un Vingegaard fortissimo e ce lo aspettavamo. Lui e la sua squadra non hanno sbagliato nulla. Hanno corso ad un livello altissimo… dispiace perché quest’anno con Tadej si era pianificato di andare al Delfinato, proprio per avere un primo confronto diretto e sarebbe stato bello vederli già in sfida, ma l’incidente della Liegi ha cambiato i piani. Noi però siamo comunque soddisfatti.

Adam Yates ha chiuso al secondo posto…

Siamo soddisfatti per Yates, che sta facendo un’ottima stagione. E’ salito sul podio del UAE Tour, ha vinto il Romandia e qui ha fatto secondo dietro a Vingegaard. Ma poi siamo contenti della crono, del fatto che siamo sempre riusciti a lavorare insieme nell’ultima salita…

Contenti della crono per la vittoria di Bjerg?

Per la vittoria di Bjerg, che aveva vinto tre crono ai mondiali under 23, ma ci aveva messo un po’ a capire che “di qua” le velocità sono altre (il danese nella foto di apertura con la maglia di leader dopo aver vinto la crono, ndr). Siamo contenti per i materiali, siamo contenti perché al termine di quella giornata siamo stati la miglior squadra. Segno che i materiali e il lavoro sulla crono stanno pagando.

Bjerg ha ottenuto la sua prima vittoria nel WT. Per Marzano è stato merito anche del buon lavoro sui materiali da parte del team (foto Instagram)
Bjerg ha ottenuto la sua prima vittoria nel WT. Per Marzano è stato merito anche del buon lavoro sui materiali da parte del team (foto Instagram)
In effetti pagavate qualcosa contro il tempo?

Vero, ma come detto ci stiamo lavorando. Grazie a Mauro (Gianetti, team principal, ndr) abbiamo cambiato rotta. Materiali, meccanici, Colnago: Mauro ci ha messo nelle migliori condizioni per esprimerci al meglio, per ottenere questi marginal gains e si vede. 

Voi avete i veri numeri in mano, Marco. Cosa ti è sembrato di Vingegaard in particolare?

I numeri non li posso dire, ma posso dire che ci aspettavamo prestazioni su questo livello. Si vedeva che il danese faceva la differenza netta, ma la cosa per noi è che nelle salite finali riuscivamo ad avere Majka, spesso Grosschartner e Yates… Situazioni che vedremo anche al Tour, anche se una corsa di tre settimane è diversa. Nella terza settimana cambiano tante cose, le incognite del meteo sono maggiori…

Ma sono numeri fuori portata quelli espressi da Jonas?

No, io credo siano alla portata di Pogacar. Ora c’è solo da capire come andrà questa differenza di preparazione in seguito al riposo forzato. Noi Tadej lo vedremo al Tour di fatto.

Per Marzano Vingegaard ha espresso ottimi valori, ma non impossibili, almeno per Pogacar
Per Marzano Vingegaard ha espresso ottimi valori, ma non impossibili, almeno per Pogacar
A proposito di Pogacar, si faceva sentire durante il Delfinato? Era curioso?

Sì, sì… chiamava. Si sentiva spesso con Hauptman, il suo diesse di riferimento, sarà lui in prima ammiraglia al Tour. Era a Sierra Nevada e chiedeva, s’informava di come andassero le cose.

Delfinato e Tour: è stato e sarà anche uno scontro fra squadre. La vostra è già definita?

Non del tutto, ma lo schieramento per la salita è quello che avete visto al Delfinato (Grosschartner, Majka, Yates) più Pogacar, chiaramente. Poi ci sono garanzie per la pianura come Bjerg e Laengen.

Quindi ora siete ai livelli della Jumbo-Visma?

Credo di sì. Loro hanno corridori molto importanti. Penso a Kelderman che è allo Svizzera, Kruijswijk (anche se si è infortunato) e Kuss. Ecco, se Kuss al Giro d’Italia ha dato tutto, ed è un bel punto di domanda, allora magari al Tour soprattutto all’inizio non sarà al massimo. Ma se non dovesse aver dato tutto, allora Vingegaard potrebbe avere un corridore molto, molto importante al suo fianco. Noi ci stiamo attrezzando e anche in questo caso il merito è di Gianetti, che ha completato la squadra. Credo che ci stiamo avvicinando parecchio.

Al Delfinato è mancato il duello Pogacar vs Vingegaard, ma non quello fra Jumbo e UAE
La Jumbo Visma ha dato una prova di grande forza e mancano ancora Keldermann, Kuss e Van Aert
Sarà dunque anche un scontro tra UAE Emirates e Jumbo-Visma…

Io non sottovaluterei la Ineos Grenadiers. In quel team hanno tanta esperienza per le corse a tappe, anche se magari non hanno un super leader. E poi c’è questo O’Connor che ormai è qualche anno che è lì e che va forte. C’è Gaudu

Okay Marco, ma non credo temiate O’Connor e Gaudu, con tutto il rispetto per questi atleti, sia chiaro.

Comunque Gaudu ha fatto secondo alla Parigi-Nizza, ma se è vero che non sono i primi rivali, sono corridori molto validi che appartengono a squadre che magari tatticamente possono entrare in ballo, avere un ruolo insidioso.

C’è qualcosa che invece ti ha colpito nell’arco di questa corsa?

Di base direi di no. Mi aspettavo un Delfinato così e corso a questi livelli. Ho visto una Jumbo e un Vingegaard che senza Kruijswijk avevano un uomo in meno in salita, volevo vedere come avrebbero lavorato, ma tanto Jonas non ne ha avuto bisogno: prendeva e partiva… Un giorno ha trovato Carapaz e lo ha seguito. Semmai è stato interessante quel che non ho visto.

Il podio del Delfinato (Vingegaard, Adam Yates e O’Connor) ha lasciato soddisfatto Marzano
Il podio del Delfinato (Vingegaard, Adam Yates e O’Connor) ha lasciato soddisfatto Marzano
Cioè?

Kelderman e Van Aert al Giro di Svizzera.

Come mai li hanno dirottati lì? Un modo per “nascondere le carte” su come lavoravano?

Forse anche per quello, ma credo per essere completi sulle due gare e cogliere risultati ovunque, anche in ottica dei punti e della classifica a squadre. Al Delfinato per il risultato pieno: la generale (e sono arrivate anche le tappe). Allo Svizzera per le tappe. Così che tutti i corridori avessero il loro spazio. Non credo perché ci siano problemi tra Van Aert e Vingegaard.

EDITORIALE / I tre messaggi di Vingegaard a Pogacar

12.06.2023
5 min
Salva

Il duello fra Evenepoel e Pogacar c’è rimasto in gola. E mentre lo sloveno si va riprendendo dalla frattura dello scafoide, un infallibile mantra ha eliminato il belga dal Giro d’Italia, quasi a fargli pagare la Liegi vinta senza il rivale più atteso. Adesso però l’attenzione si sposta sul Tour, dove il duello fra Pogacar e Vingegaard promette scintille. Chi dei due è più forte?

Vingegaard ha vinto il tappone con arrivo a La Croix de Fer, consolidando il suo primato
Vingegaard ha vinto il tappone con arrivo a La Croix de Fer, consolidando il suo primato

Primo messaggio a Pogacar

Sembra quasi di essersi spostati nella boxe dei vecchi tempi, quando un paio di volte all’anno si combatteva per il titolo mondiale di diverse sigle o categorie e al centro del ring si ritrovavano campioni eccezionali, provenienti da diversi percorsi di allenamento.

Ieri Vingegaard ha vinto il Delfinato e sul traguardo di La Bastille, conquistato da Giulio Ciccone, dal frigo della Jumbo Visma sono saltate fuori delle birre ghiacciate, con cui quasi tutti hanno brindato alla presenza delle famiglie. Da oggi infatti la squadra olandese sarà in ritiro a Tignes e la rifinitura verso la Grande Boucle non ammetterà distrazioni.

«Sono molto, molto felice di aver vinto – ha spiegato il vincitore del Tour 2022, accompagnato dalla moglie Trine e dalla figlia Frida – e anche molto orgoglioso. Sono un po’ sorpreso dai distacchi (Vingegaard ha chiuso con 2’23” su Adam Yates, ndr), anche se so di essere in buona condizione. Non so niente di quello che fa Tadej, mi concentro solo su di me. Ho ancora del lavoro in programma e penso di poter fare meglio. In ogni caso lo spero».

Nei giorni del Delfinato, Pogacar era a Sierra Nevada: qui sul Pico Veleta a 3.300 metri (foto Instagram)
Nei giorni del Delfinato, Pogacar era a Sierra Nevada: qui sul Pico Veleta a 3.300 metri (foto Instagram)

Corse e ritiri

Si corre il giusto per tirare fuori il meglio. Lo schema ormai è collaudato e ad esso tutti si attengono: anche il cocciuto Van der Poel si è piegato alla programmazione. E’ un percorso senza ritorno, qualunque sia la fonte del guadagno. C’è chi inventa e chi subito copia e le ricette raramente rimangono esclusive. E a questo punto, non puoi fare di testa tua e inseguire il risultato su tutti i fronti, quando i tuoi rivali diretti si concentrano per essere inattaccabili nell’evento più importante.

Gli unici che ancora resistono alla regola sono forse Pogacar ed Evenepoel. Il primo si è concesso due corse a tappe e la fantastica scorribanda al Nord. Il secondo avrebbe buttato via la primavera se avesse rinunciato alla Liegi, preparando il Giro.

La Jumbo Visma ha dato una prova di grande forza e mancano ancora Keldermann, Kuss e Van Aert
La Jumbo Visma ha dato una prova di grande forza e mancano ancora Keldermann, Kuss e Van Aert

Secondo messaggio a Pogacar

Vingegaard arriverà al Tour a capo di quattro gare a tappe: tre vinte (O Gran Camino, Paesi Baschi e il Delfinato) e una chiusa al terzo posto (la Parigi-Nizza, dietro Pogacar e Gaudu).

«Va sempre bene vincere il Delfinato – ha commentato il suo gregario Tjesi Benoot dopo la vittoria – serve per guadagnare fiducia al Tour. A questa squadra devono ancora unirsi i migliori scalatori e tutti sembrano essere in buona forma, Jonas in particolare. Non so se Pogacar abbia seguito la corsa, non so quanto guardi le gare. Ma la voce deve essergli arrivata di sicuro…».

Perso Steven Kruijswijk per caduta nel secondo giorno del Delfinato, la Jumbo Visma inserirà al suo posto Wilco Keldermann, poi Sepp Kuss in arrivo dal Giro e un certo Van Aert, che sta scaldando i motori al Giro di Svizzera.

Al Delfinato, Majka ha lavorato per Yates, secondo sul podio. Entrambi al Tour lavoreranno per Pogacar
Majka ha scortato Yates al secondo posto del Delfinato. Entrambi al Tour lavoreranno per Pogacar

Terzo messaggio a Pogacar

Pogacar invece è in altura che si allena e non si sa se per questo bisognerà averne più paura: ci sono squadre che nei ritiri riescono a cambiare marcia e la UAE Emirates è una di queste, al pari della Jumbo Visma. Ma lo sport è fatto di messaggi e dal Delfinato allo sloveno ne sono arrivati a raffica.

«E’ vero – ha detto Merijn Zeeman, uno dei direttori sportivi di Vingegaard, a L’Equipe – questa vittoria in un certo senso manda un messaggio. Qui al Delfinato c’era una concorrenza molto forte, ma tutti sanno che Pogacar è ancora su un altro livello. Sarei stato più preoccupato se Jonas non fosse riuscito a battere i suoi avversari, perché avrebbe significato che non è abbastanza forte per battere Pogacar. Entrambi questi ragazzi sono così forti che a volte sembrano un livello superiore agli altri».

Un mare di squali

Pogacar continua a sorridere, chiuso nella sua determinazione. In questa fase nuotano tutti sul fondo dell’Oceano, nessuno li vede: riemergeranno semmai per i campionati nazionali. Tutto intorno a loro il mondo tuttavia non è fermo. L’elenco degli iscritti si va componendo e fra i più attesi spiccano i nomi di Hindley, Landa, Uran e Carapaz, Pidcock e Bernal, Pinot e Gaudu e anche quello di Enric Mas. Nel ciclismo dei grandi duelli, alle spalle dei fenomeni ci sono sempre stati dei grandi corridori. E chissà che quest’anno uno di loro non trovi la crepa gusta per spaccarne la corazza.

Carbon-Ti entra in gruppo con il UAE Team Emirates

09.06.2023
4 min
Salva

CAZZAGO SAN MARTINO – In occasione del Giro d’Italia, osservando le Colnago in dotazione al UAE Team Emirates avevamo notato delle corone particolari, caratterizzate da un mix di carbonio, titanio e alluminio. A realizzarle è l’azienda bresciana Carbon-Ti

Proprio durante il Giro d’Italia, la stessa Carbon-Ti, attraverso un proprio comunicato stampa, ha reso pubblico il fatto di essere diventata fornitore ufficiale del UAE Team Emirates. Incuriositi dalla notizia, abbiamo deciso di far visita alla stessa Carbon-Ti presso la sua sede di Cazzago San Martino, in provincia di Brescia. Qui abbiamo avuto l’opportunità di scambiare due chiacchiere con Marco Monticone, Product Manager dell’azienda bresciana.

Carbon-Ti ha creato per l’UAE Team Emirates corone con combinazione 58-46 e 56-44 (foto Fizza)
Carbon-Ti ha creato per l’UAE Team Emirates corone con combinazione 58-46 e 56-44 (foto Fizza)
Per chi ancora non conosce Carbon-Ti, può farci una breve presentazione, una sorta di “chi siamo”?

Volentieri. Carbon-Ti nasce nel 2005 da LLS Titanium, azienda leader nella lavorazione di leghe speciali e fibra di carbonio. L’azienda a quei tempi lavorava come terziario per alcuni importanti brand del mondo ciclo. Nel 2005 vengono prodotte le prime corone marchiate Carbon-Ti con struttura interna in fibra di carbonio e dentatura in lega di titanio. Una combinazione in grado di conferire leggerezza, rigidità e resistenza all’usura. Forti dei risultati ottenuti, nel 2020 è stata fondata la Carbon-Ti srl che oggi può contare su ben 15 dipendenti ed è totalmente autonoma da  LLS Titanium. 

Entrando nello specifico, come nasce il vostro rapporto con l’UAE Team Emirates?

Come Carbon-Ti collaboravamo già con Colnago e nel caso specifico del UAE Team Emirates fornivamo alla squadra i nostri perni passanti utilizzati sulle biciclette usate nei grandi Giri dagli scalatori. Nel team erano alla ricerca di componenti sempre più leggeri, ma nello stesso tempo affidabili. Questo ci ha permesso di presentare alla squadra le nostre corone in carbonio e i nostri freni a disco. In conclusione, possiamo tranquillamente dire che si sono create una serie di situazioni che si sono incastonate fra loro in maniera perfetta.

Carbon-Ti ha collaborato con l’Università di Brescia per testare i propri prodotti
Carbon-Ti ha collaborato con l’Università di Brescia per testare i propri prodotti
Prima di ufficializzare l’accordo con l’UAE Team Emirates ci sono stati dei test “sul campo” dei vostri prodotti?

In primavera i ragazzi del team hanno avuto la possibilità di testare i nostri prodotti sia in allenamento che in gara. Pogacar in particolare ha utilizzato le nostre corone sia all’Amstel Gold Race che alla Freccia Vallone: un debutto vincente che ci ha reso particolarmente felici. Il fatto stesso che atleti del calibro di Pogacar e di Almeida abbiano deciso di utilizzare i nostri prodotti per noi è un motivo di orgoglio, ma anche uno stimolo a proseguire con maggiore entusiasmo nel nostro lavoro.

Dagli atleti del team avete ricevuto delle richieste specifiche?

Per le gare a cronometro ci sono state richieste delle corone con dentature particolari con combinazioni 58-46 e 56-44. Hanno fatto il loro debutto al Giro di Romandia con Adam Yates. Abbiamo inoltre realizzato monocorona da 60 e 62 denti. I più attenti li avranno forse visti anche al recente Giro d’Italia nella cronometro di Cesena.

Ogni dettaglio è curato nei minimi particolari, quando sei al top nulla è lasciato al caso
Ogni dettaglio è curato nei minimi particolari, quando sei al top nulla è lasciato al caso
Tutti i vostri prodotti vengono testati internamente prima di essere messi in produzione?

E’ proprio così. All’interno di Carbon-Ti abbiamo una nostra sala test. Ciascun componente e accessorio viene testato attraverso l’uso di macchinari altamente specializzati. Collaboriamo inoltre con il Dipartimento di Ingegneria Meccanica dell’Università degli Studi di Brescia dove realizziamo ulteriori test. E’ importante sottolineare come ogni nostro prodotto sia il risultato di una cura e di un lavoro che possiamo tranquillamente definire artigianali. Parliamo infatti di ore e ore di lavoro. Anche per questo la nostra produzione prevede numeri contenuti.

Quale è il mercato di riferimento per Carbon-Ti?

Attualmente il 75% del nostro fatturato arriva dall’estero e di questo oltre la metà da Paesi non europei. Stati Uniti, Australia e molti Paesi asiatici sono nostri clienti. La nostra clientela cerca prodotti leggeri e lavorati con estrema cura. E’ una clientela che potremmo definire “competente”, che sa apprezzare il prodotto e che quindi è consapevole del perché i nostri prodotti costino più degli altri. 

I campioni di cui abbiamo parlato aiutano nello sviluppo?

Siamo sicuri che la collaborazione con l’UAE Team Emirates ci permetterà di migliorare ancora di più la qualità dei nostri prodotti, grazie anche ai feedback che sicuramente arriveranno da atleti del calibro di Pogacar, solo per citare il più famoso.

Carbon-Ti

Riparte Pogacar e chiama Remco al Tour

03.06.2023
6 min
Salva

Era sparito. In realtà non è neanche corretto dire che fosse sparito: semplicemente Tadej Pogacar si era rinchiuso a casa sua, lavorando nei limiti consentiti dallo scafoide rotto, pubblicando qualche foto sui social e stando alla larga dalle interviste. Ma il Tour incombe e alla fine lo sloveno è venuto allo scoperto dal ritiro di Sierra Nevada in cui ha ripreso la preparazione. Una conferenza stampa su Zoom, con 60 giornalisti collegati, più o meno tutti accomunati dalle stesse curiosità.

Il succo, fra le cose dette, è che se fosse Evenepoel, andrebbe al Tour. Gli sta bene che Roglic non ci vada (perché avrebbe un avversario in meno) e che, vista la folla slovena sul Monte Lussari, da sloveno gli sarebbe piaciuto essere al Giro. Ma andiamo per gradi, ecco Tadej Pogacar 41 giorni dopo la caduta di Liegi.

Lo stop di Pogacar porta la data del 23 aprile, con la caduta alla Liegi (foto Instagram)
Lo stop di Pogacar porta la data del 23 aprile, con la caduta alla Liegi (foto Instagram)
Mancano 29 giorni all’inizio del Tour de France. Cosa ti aspetti da queste tre settimane di allenamento? 

Ho lavorato abbastanza bene fino ad ora sui rulli e questa settimana ho iniziato su strada. La condizione non è male come pensavo sarebbe stata dopo i rulli. Inoltre il polso migliora ogni giorno. Da questa settimana sono a Sierra Nevada in quota e cercherò di ottenere il più possibile da questo ritiro. Ho un grande supporto da parte del team, possiamo pedalare per tante ore e fare i massaggi e fisioterapia. Ho un sacco di lavoro in programma, poi l’11 giugno scenderò, mi dedicherò alla ricognizione di alcune tappe del Tour e poi di nuovo in ritiro a Sestriere. Poi spero di fare i campionati nazionali su strada e a crono.

Quindi non farai il Giro di Slovenia?

No, non credo. Sfortunatamente, ho perso troppo allenamento, non ho potuto fare molti chilometri nelle ultime quattro settimane, quindi ne ho bisogno. Devo concentrarmi un po’ di più sulle distanze e i lavori di interval training

La prima settimana della rieducazione ha visto Pogacar camminare in lungo e in largo (foto Instagram)
La prima settimana della rieducazione ha visto Pogacar camminare in lungo e in largo (foto Instagram)
Si può dire che questa sia stata la prima battuta d’arresto nella tua carriera, come la stai gestendo?

Mi sento davvero bene. La prima settimana dopo la caduta l’ho passata rilassandomi a casa. Dalla seconda ho iniziato un po’ di rulli e la motivazione era davvero alta. Mi sono messo a camminare in lungo e in largo. La terza settimana ho iniziato un allenamento un po’ più strutturato e in quel momento a Monaco è arrivato il nostro fisioterapista, con cui mi allenavo quasi da mattina a sera, facendo anche varie terapie, dalla camera iperbarica alla magnetoterapia, esercizi per le braccia, crioterapia: tutto quello che serve. Dalla radiografia di lunedì prossimo vedremo se l’osso è guarito davvero. Per il resto, non vedo l’ora che arrivi la prossima settimana di allenamento e poi di andare al Tour.

Che sensazioni hai avuto salendo in bici al momento di caricare il polso rotto?

Nei primi due giorni in cui ho provato a mettermi in strada, sapevo che non avrei dovuto. Bisognava aspettare sei settimane, quindi sono stato un po’ stupido a disubbidire al dottore. Ma ho fatto pressione su tutti e alla fine ho provato ad andare in bici. Sapevo di non poter esercitare troppa forza con la mano e i primi giorni sono stato molto attento. Ho fatto uscite di 2-3 ore, usando un tutore in plastica stampata, che posso infilare e sfilare. Ne ho due diversi: uno per la vita normale e uno per la bici. Sono molto attento, anche con l’aiuto dell’osteopata. Il polso sta migliorando ogni giorno, ho sempre più mobilità e spero che la radiografia non dica che ho peggiorato la situazione. Ma non credo, perché non ho dolore. Forse però per il Tour avrò ancora bisogno di un tutore morbido attorno al polso solo per dargli un po’ di supporto.

La bici da crono è stata la prima che ha ripreso, potendo appoggiarsi sulle appendici (foto Instagram)
La bici da crono è stata la prima che ha ripreso, potendo appoggiarsi sulle appendici (foto Instagram)
Sei sempre stato capace di divertirti nelle corse, quanto divertimento ci sarebbe se arrivassi al Tour non al meglio?

Io spero di essere al 100 per cento. Forse il polso non lo sarà, ma penso che le gambe lo saranno. Per fortuna non hai bisogno del polso per allenare le gambe. Saprò dare una risposta più precisa quando il Tour sarà iniziato, ma penso che mi divertirò in ogni caso.

Sei preoccupato di andare in Francia dopo questa battuta di arresto e senza gare in avvicinamento?

A volte le battute d’arresto possono essere persino positive, anche se fortunatamente questa non è stata una grande battuta d’arresto, è solo la mano. Niente a che fare con le gambe, la testa o cose del genere. Quindi posso allenarmi e fare delle ore fantastiche. Più che una battuta di arresto la definirei una situazione sfortunata. Sul fatto di non correre prima, normalmente mi piace molto fare una corsa prima di una gara importante, ma il Tour è composto da 21 tappe e potrebbe essere utile arrivarci un po’ più freschi. Farò i campionati nazionali, quindi due giorni di gare, poi dei buoni allenamenti dietro moto per simulare il ritmo gara. Non sono così preoccupato quest’anno.

Pogacar non difenderà il titolo al Giro di Slovenia in cui nel 2022 fece il bello e cattivo tempo con Majka
Pogacar non difenderà il titolo allo Slovenia: nel 2022 fece il bello e cattivo tempo con Majka
Eppure le prime due tappe del Tour de France a Bilbao e San Sebastian saranno molto dure…

Sono davvero belle, una è super difficile (la seconda, da Vitoria a San Sebastian, ndr). Ma penso che sia meglio per me, preferisco così piuttosto che avere solo tappe di volata nella prima settimana. Almeno capisci da subito chi c’è, chi prende la maglia e il giorno dopo è meno stressante. Quindi sarà difficile arrivare lì senza corse e andare subito a tutto gas, ma due anni fa fu più o meno lo stesso. Questo inizio di Tour mi piace molto.

Tanti vorrebbero vedere il duello con Evenepoel al Tour, cosa pensi della sua scelta di non andare?

Remco ha abbandonato il Giro che poteva vincere ed è il campione del mondo, quindi se fossi in lui, farei anche il Tour de France. Siamo tutti diversi davanti ai problemi di salute, ma mi piacerebbe vederlo in Francia. Ci sarebbe una concorrenza ancora più grande e lo stesso vale per Roglic. Ma penso che la Jumbo abbia un leader forte come Jonas Vingegaard, sono nella situazione perfetta direi. Così se vogliono mandare Primoz alla Vuelta, a me sta benissimo. L’anno scorso si coalizzarono, se lui non ci sarà, a me starà più che bene (ride, ndr).

Il ritorno su strada è avvenuto prima delle sei settimane necessarie (foto Instagram)
Il ritorno su strada è avvenuto prima delle sei settimane necessarie (foto Instagram)
A proposito del Giro, cosa ti è parso del podio di Almeida?

Questo Giro è stato davvero bello da guardare e fantastico per il nostro team. Abbiamo centrato tre vittorie di tappa e quando Joao ha vinto sul Bondone, avevo anche io i battiti molto alti. E’ stato bello vederlo finalmente sul podio del Giro, se lo merita davvero e ha anche vinto quella tappa. Penso che possa essere più che felice.

Con Roglic abbiamo parlato spesso del Tour 2020 prima della crono finale del Giro: che cosa ti è parso? Hai visto quanti tifosi sloveni per lui a Monte Lussari?

Quella tappa in sé era davvero pazzesca. Sapevo che Roglic poteva vincerla, penso che sia migliorato un po’ ogni giorno e nell’ultima crono è stato fortissimo. Non so se abbia pensato al Tour de France 2020, ma di sicuro per lui questa è stata una vittoria davvero bella. E penso che tutti i fan sloveni lo abbiano davvero aiutato. E’ stato pazzesco vedere quanti sloveni siano venuti lì solo per tifare per lui. Da sloveno, mi sarebbe piaciuto esserci.