Gios Torino, A.R.T.E. 2

A.R.T.E. 2: Un nuovo capitolo di Gios tra strada e gravel

19.11.2025
3 min
Salva

La nuova Gios A.R.T.E. 2 è la novità della casa torinese che con questo modello ha voluto portare avanti un progetto votato all’interscambio di discipline e terreni. Infatti stiamo parlando di una bicicletta costruita per fornire ottime prestazioni sia su strada che nel gravel, un binomio ormai sempre più ricercato dagli appassionati di ciclismo. Asfalto e sterrato, due mondi maggiormente in contatto ma difficili da unire. Per questo in Gios si è andati alla ricerca di un’evoluzione tecnica che potesse strizzare l’occhio a entrambe le discipline.

«Il progetto A.R.T.E. è partito un anno fa – ci spiega Marco Gios – e ha trovato una sua prima collocazione nel mondo dei telaio in acciaio, dettaglio tecnico che mi piace molto. Il secondo modello di questa gamma viaggia sulla stessa lunghezza d’onda, con la particolarità di avere un passaggio ruota ancora più ampio. E’ possibile montare senza alcun problema copertoni con larghezza massima di 34 millimetri».

Gios Torino, A.R.T.E. 2
La larghezza del tubo sterzo è di 1,5 pollici
Gios Torino, A.R.T.E. 2
La larghezza del tubo sterzo è di 1,5 pollici

Titanio

A.R.T.E. 2 vede la sua anima forgiata nel titanio, materiale apprezzato per le sue qualità tecniche e che permette di avere un telaio leggero, resistente e performante. Non un dettaglio da poco, vista l’intenzione che sta alla base di questa bici. 

«Le tubazioni scelte – continua a raccontare Marco Gios – sono in titanio Deda K19 grado 9. Diciamo che a differenza del primo modello realizzato di questa gamma, la A.R.T.E. 2 ha delle differenze per quanto riguarda il tubo sella, non più curvo. Una scelta che comporta, di conseguenza, una maggior lunghezza del carro posteriore. Il titanio ci permette di avere una bicicletta con prestazioni elevate, quindi un modello collocabile nell’alta gamma. Stiamo parlando di un prodotto riservato a un pubblico alla ricerca di un’ottima performance tecnica».

Dettagli

Le differenze e le chicche tecniche non mancano nella nuova nata di casa Gios Torino, tante accortezze che messe insieme danno come risultato finale un bicicletta capace di rispondere a diverse esigenze. 

«La forcella anteriore – dice ancora Marco Gios – è la Deda All Road, molto particolare e che garantisce lo spazio sufficiente per montare copertoni da 34 millimetri. La particolarità sta nel design, il quale permette al ciclista di avere un telaio con geometrie da strada anche nel gravel. L’obiettivo infatti era di creare una bici da terreni misti ma con animo racing».

«Il carro posteriore – conclude – presenta una “schiacciatura” nei pressi del passaggio ruote, cosa che ci permette di montare copertoni con dimensioni maggiori rispetto a quelli canonici che troviamo su strada. Il gruppo è Campagnolo, ed è possibile scegliere tra monocorona e doppia corona. Un’altra particolarità è la scelta di aver montato le ruote Deda SL5, progettate appositamente per il fuoristrada».

Gios Torino

Giant TCR Advanced 1 KOM: leggerezza, agilità e tradizione

05.11.2025
6 min
Salva
Il test della Giant TCR Advanced 1 KOM. Telaio in carbonio. Serie sterzo conica (OverDrive). Movimento centrale PowerCore. la tecnologia Variant Seatpost, con reggisella a sezione aerodinamica. Gruppo Shimano 105 Di2

La storia della Giant TCR affonda le radici nel 1997, quando questo modello rivoluzionò il mercato introducendo il concetto di telaio compatto, destinato a diventare un riferimento per il ciclismo moderno. Da allora la TCR ha saputo evolversi di generazione in generazione, mantenendo come tratti distintivi leggerezza, rigidità e aerodinamica. L’ultima versione, la Giant TCR Advanced 1 KOM, si inserisce in questa tradizione puntando a un equilibrio perfetto tra prestazioni e accessibilità.

L’abbiamo provata in prima persona. Ci hanno colpito immediatamente la facilità di guida, la maneggevolezza nelle fasi più tecniche e una leggerezza che ti accompagna con naturalezza in salita. Un pacchetto che riesce a coniugare un prezzo interessante con un allestimento pronto a soddisfare chi cerca una bici da corsa completa, performante e pensata per ogni terreno.

La Giant TCR Advanced: da questa stagione è disponibile anche nelle colorazioni Dreamy Blue (grigio) e Purple Haze (un blu elettrico)
La Giant TCR Advanced: da questa stagione è disponibile anche nelle colorazioni Dreamy Blue (grigio) e Purple Haze (un blu elettrico)
La Giant TCR Advanced: da questa stagione è disponibile anche nelle colorazioni Dreamy Blue (grigio) e Purple Haze (un blu elettrico)
La Giant TCR Advanced: da questa stagione è disponibile anche nelle colorazioni Dreamy Blue (grigio) e Purple Haze (un blu elettrico)

Geometrie e tecnologie

E’ sempre stato questo il punto forte della TCR: geometrie studiate al millimetro e soluzioni tecniche che anticipano i tempi. La versione Advanced 1 KOM è proposta con un telaio in carbonio realizzato con la fibra Advanced Composite di Giant. Si tratta di una tecnologia proprietaria che permette di mantenere rigidità torsionale elevata riducendo il peso. Il risultato è un telaio scattante, preciso in curva e stabile anche nei tratti più veloci. La forma dei tubi segue la filosofia “aero versatile”: profili tronchi che uniscono aerodinamica e leggerezza senza sacrificare la reattività.

La forcella interamente in carbonio lavora in sinergia con il telaio per garantire precisione di guida, mentre la serie sterzo conica (OverDrive) è un brevetto Giant pensato per aumentare la rigidità laterale. A completare il pacchetto c’è il movimento centrale PowerCore, compatto e solido, che assicura una trasmissione di potenza diretta ed efficace. Infine, la tecnologia Variant Seatpost, con reggisella a sezione aerodinamica, contribuisce al comfort senza perdere nulla in termini di performance. Tutti questi dettagli rendono la TCR Advanced 1 KOM una bici moderna e versatile. Una bici pensata per chi ama scalare, ma anche per chi vuole affrontare lunghe uscite con una sensazione di agilità continua.

Allestimenti intelligenti

Uno dei punti forti della TCR Advanced 1 KOM è l’allestimento, capace di offrire componenti di livello elevato a un prezzo competitivo. Il gruppo scelto è lo Shimano 105 Di2 a 12 velocità, soluzione che porta l’elettronico su una fascia di bici accessibile. La cambiata è fluida, rapida e precisa, mentre la frenata a disco con rotori da 160 mm garantisce potenza e modulabilità anche nelle discese più impegnative.

Le ruote sono le Giant P-R2 Disc, leggere e affidabili (e forse sin troppo economiche), con predisposizione tubeless: una scelta equilibrata per chi vuole un set versatile, adatto sia all’allenamento sia alle gare (granfondo). Le gomme di serie, le Giant Gavia Course 1 da 25 millimetri, offrono scorrevolezza e tenuta. Ma c’è la possibilità di montare coperture fino a 32 millimetri per chi cerca maggior comfort. A completare il pacchetto troviamo componentistica interamente Giant, dal manubrio Contact al reggisella Variant, segno della volontà dell’azienda di proporre un prodotto armonico e coerente.

Questa scelta di allestimento rende la TCR Advanced 1 KOM una bici capace di soddisfare l’amatore evoluto, ma anche il ciclista che vuole affrontare lunghe salite o avvicinarsi al mondo delle competizioni senza dover mettere mano al portafogli per futuri upgrade immediati. Il prezzo infatti è appena superiore ai 3.300 euro. Una cifra decisamente buona vista la qualità complessiva del mezzo il cui peso è di 8,1 chili compresi i pedali nella taglia M.

Su strada…

E’ qui che la TCR Advanced 1 KOM mostra davvero la sua natura. La leggerezza del telaio e l’equilibrio delle geometrie rendono la bici immediata, pronta e intuitiva. In salita si lascia condurre con naturalezza: la rigidità del movimento centrale e la precisione della trasmissione permettono di spingere senza dispersioni, trasformando ogni watt in velocità. Nelle accelerazioni si percepisce la reattività, mentre in discesa colpisce la sicurezza con cui la bici affronta le curve, complice la rigidità dell’avantreno. Un avantreno che ci è parso molto leggero, quasi troppo. Il che è perfetto in salita e nelle discese tortuose, un filo meno in quelle più veloci. Ma come abbiamo già detto, magari basta intervenire sulle ruote. In ogni caso la Giant TCR Advanced 1 KOM si mostra affidabile e stabile, non fraintendiamo…

Ma non è solo una bici da scalatore. Su percorsi vallonati e pianeggianti mantiene un’ottima scorrevolezza, con una posizione in sella che bilancia bene aerodinamica e comfort. Anche dopo diverse ore non si avverte mai rigidità eccessiva: il reggisella Variant lavora discretamente filtrando le vibrazioni, senza compromettere l’efficienza. Durante il nostro test, la TCR Advanced 1 KOM ci ha stupito anche per il comfort, nonostante montasse pneumatici da 25 millimetri. Questo grazie al reggisella appunto, ma anche alla forma tondeggiante dei tubi. Una forma che a nostro avviso “scaricano” molto, le vibrazioni passive (quelle delle asperità del terreno) e non disperdono quelle attive (la forza impressa dal ciclista)

Il rapporto tra prezzo, peso e prestazioni la rende una delle proposte più interessanti nel segmento medio-alto. Non è una bici che nasce per compromessi, ma per offrire al ciclista la sensazione di avere tra le mani un mezzo completo, pronto a spingere in salita, fluido in pianura e sicuro in discesa. In definitiva, la Giant TCR Advanced 1 KOM conferma la tradizione del modello: una bici per chi ama pedalare ovunque, senza rinunciare alla leggerezza e alla precisione che hanno reso la TCR un’icona del ciclismo moderno.

Giant Bicycles-Italia

Elia Viviani, palestra (foto Instagram Elia Viviani)

Palestra: funzionalità e vantaggi, a lezione da Marco Compri

03.11.2025
4 min
Salva

Riuscire a trovare il giusto equilibrio nel bilanciamento dei carichi di lavoro in palestra non è affatto semplice. Lorenzo Milesi, nella nostra ultima intervista ha detto di aver aumentato la massa muscolare in maniera eccessiva e di essersi trovato in difficoltà nella prima parte di stagione. Gli allenamenti in palestra sono necessari al miglioramento delle performance, capire quale sia il modo migliore per integrarli e i lavori da fare è altrettanto fondamentale. Per riuscire a comprendere il tutto ci rivolgiamo a Marco Compri, responsabile palestra del gruppo performance della Federazione.

«Se queste sono state le sensazioni di Milesi è chiaro che nello scorso inverno qualcosa non ha funzionato – ci dice Compri – già a livello concettuale. In palestra un ciclista generalmente non ha necessità di lavorare sull’ipertrofia, a differenza di alcune specialità della pista o la BMX. Inoltre per quanto riguarda il ciclismo su strada ci sono anche i parametri di peso da considerare».

Marco Compri, responsabile palestra gruppo performance Federazione
Marco Compri, responsabile palestra gruppo performance Federazione
Marco Compri, responsabile palestra gruppo performance Federazione
Marco Compri, responsabile palestra gruppo performance Federazione
Partiamo dal concetto di ipertrofia?

In questo caso il focus è sull’aumento della massa muscolare, l’atleta non lavorerà tanto sulla velocità nello spostare un carico, ma sul volume.

Quali sono le linee guida sulle quali deve lavorare un ciclista su strada?

L’obiettivo non è tanto allenare la forza, inteso come ricerca del massimo parametro di forza possibile, quanto piuttosto focalizzarsi sulla potenza e questo aspetto sottende la capacità di erogare il maggior quantitativo di forza nel minor tempo possibile. L’allenamento in palestra di un ciclista su strada deve essere volto a spostare un carico significativo ad alta velocità così da ottenere un adattamento neuromuscolare funzionale alla prestazione e non alla massa. Tutto questo va poi riferito alla MED.

Elia Viviani, palestra (foto Instagram Elia Viviani)
La nazionale lavora da diversi anni alternando palestra e ripetute in pista, qui Viviani ai tempi della Cofidis (foto Instagram Elia Viviani)
Elia Viviani, palestra (foto Instagram Elia Viviani)
La nazionale lavora da diversi anni alternando palestra e ripetute in pista, qui Viviani ai tempi della Cofidis (foto Instagram Elia Viviani)
Ovvero?

Il volume minimo efficace per rendere forte l’atleta o Minimum Effective Dose (MED, ndr) e va portato avanti sempre. In qualsiasi momento della stagione, perché il detraining per quanto riguarda la forza ha tempi davvero bassi. Già dopo sei giorni si inizia a perdere forza. Se poi si smette di allenarla, come spesso accade durante la stagione, la perdita è totale.

Ma questo volume minimo efficace come si allena?

Si utilizza un volume di ripetute che va da 12 a 48, con un carico dall’80 all’85 per cento del carico massimale dell’atleta, da effettuare due volte per microciclo con un recupero dalle 48 alle 72 ore. E’ uno stimolo, ripeto, da mantenere per tutto l’anno.

Filippo Ganna, palestra (foto Instagram Filippo Ganna)
Sarebbe meglio allenarsi a corpo libero con carichi, in alternativa i macchinari possono comunque svolgere una buona funzione (foto Instagram Filippo Ganna)
Filippo Ganna, palestra (foto Instagram Filippo Ganna)
Sarebbe meglio allenarsi a corpo libero con carichi, in alternativa i macchinari possono comunque svolgere una buona funzione (foto Instagram Filippo Ganna)
Che lavori si possono fare?

Lavori bipodalici multiarticolari di tipo assiale. Che detto in parole povere sono, ad esempio: squat, stacchi e spinte in alto con bilanciere. Sono esercizi complessi che richiedono all’atleta di utilizzare gran parte dei muscoli. Nello squat, per fare un altro esempio, vengono chiamati in causa 276 muscoli.

In questo modo l’allenamento in palestra diventa completo?

Diventa efficace. Il concetto è che il cervello riconosce il movimento, non il muscolo. Se si fanno esercizi da seduto, o da fermi, su qualche macchinario, lavoro su pochi distretti muscolari e non stimolo la stabilizzazione.

Elia Viviani, palestra (foto Instagram Elia Viviani)
Per la parte superiore del corpo si possono fare esercizi di core stability (foto Instagram Elia Viviani)
Elia Viviani, palestra (foto Instagram Elia Viviani)
Per la parte superiore del corpo si possono fare esercizi di core stability (foto Instagram Elia Viviani)
Un concetto da portare avanti tutto l’anno quindi?

Sì, quello che ancora si fa fatica a comprendere è che l’allenamento della forza con sovraccarichi, anche per gli stradisti, va protratto per tutto l’anno. Durante la stagione l’allenamento della forza non è sempre prioritario, ma è importante e quindi la seduta può e deve essere strutturata in modo strategico. In inverno si possono anche fare quarantacinque minuti. Mentre durante la stagione ne bastano la metà. Lavorando sempre sul concetto del volume minimo che renda però forte l’atleta.

Come si trova l’equilibrio?

Si deve cercare una via attuabile, corretta ed efficace che non vada a intaccare l’attività su strada. Se un atleta non ha mai lavorato in palestra ha bisogno di un po’ più di tempo per trovare il giusto equilibrio e farlo in maniera efficace ed efficiente. E’ fattibile, sostenibile e produce grandi vantaggi.

Gabriele Scagliola, mountain bike, Ciclistica Rostese

Scagliola: il biker della Rostese alla Lidl-Trek Future Racing

28.10.2025
7 min
Salva

Dalla Rostese alla Lidl-Trek Future Racing, il salto è talmente grande che potrebbe spaventare chiunque, invece Gabriele Scagliola risponde dall’altra parte del telefono sereno e tranquillo. La spensieratezza dei suoi diciotto anni gli ha fatto vivere il primo incontro in Germania con leggerezza, ma anche tanta consapevolezza. Gabriele Scagliola sa dov’è ma ha le idee chiare e sa che nel devo team di una delle squadre WorldTour più importanti al mondo non ci è arrivato per caso. 

E’ tornato da poco dalla Germania, da Stoccarda, dove è stato per una settimana e ha potuto respirare il clima di quella che ora è casa. 

«Siamo stati una settimana nel quartier generale della Lidl – racconta – dove stanno allestendo anche una parte dedicata interamente al team. Abbiamo fatto tantissime cose, dagli shooting per il prossimo anno fino alla messa in sella. E’ stata una bellissima esperienza, certo che dalla Rostese alla Lidl-Trek il salto è grande. Ci siamo anche goduti qualche serata tutti insieme, la squadra ha organizzato un oktoberfest interno. Davvero particolare e divertente».

Gabriele Scagliola, mountain bike, Ciclistica Rostese
Gabriele Scagliola arriva dalla mountain bike, disciplina che lo ha lanciato
Gabriele Scagliola, mountain bike, Ciclistica Rostese
Gabriele Scagliola arriva dalla mountain bike, disciplina che lo ha lanciato

Dalla mtb alla strada

La storia di Gabriele Scagliola è quella di un ragazzo che si è innamorato della bicicletta in diversi modi. Tutto è partito con la mountain bike e dalla curiosità di provare qualcosa che aveva già attirato la sua attenzione

«Ricordo che la mtb – racconta Scagliola – è arrivata quando ero molto piccolo, avevo nove anni più o meno. Ero in vacanza con i miei genitori sul lago di Bolsena dove abbiamo una casa. Avevo visto che c’era una squadra di mountain bike così ho provato, giusto per passare il tempo. Quando siamo tornati a casa, in provincia di Torino, ho detto a mia mamma di cercarmi una squadra per correre. Così sono arrivato alla Ciclistica Rostese. Ai tempi giocavo anche a calcio ma dopo poco l’ho lasciato».

«All’inizio la strada non mi piaceva – continua – perché la trovavo monotona. Avevo provato ma senza troppo entusiasmo, così ho proseguito con il fuoristrada. Mi sono innamorato del ciclismo su strada da allievo secondo anno, quando ho riprovato a correre e ho scoperto il suo fascino».

Gabriele Scagliola, mountain bike
L’amore per le ruote grasse è legato al territorio e alla voglia di esplorarlo che lo contraddistingue fin da bambino
Gabriele Scagliola, mountain bike
L’amore per le ruote grasse è legato al territorio e alla voglia di esplorarlo che lo contraddistingue fin da bambino
Che differenze ci sono in questi due amori, mtb e strada?

Sono molto legato al mio territorio, alle montagne e al mio paese. Dietro casa ho un monte, il Musinè, dove ci sono tantissimi sentieri sui quali divertirsi. Sentimentalmente sono molto legato alla mountain bike. Del ciclismo su strada ho apprezzato la libertà che ti dona, passare tante ore in sella e condividere con gli altri ragazzi allenamenti e gare. Ci sono molti più atleti in questa disciplina e si creano legami intensi e profondi. 

Sei passato anche al ciclismo su strada e le cose sono andate bene, no?

Molto bene. Da allievo secondo anno ho fatto qualche corsa, sempre con la Rostese, a fine stagione. Poi dal 2024 ho iniziato la doppia attività insieme a un gruppo di ragazzi del team. Il mio diesse e io abbiamo spinto per creare un gruppo che facesse tutte e due le discipline. Il primo anno è stato impegnativo perché correvo il sabato in mtb e la domenica su strada. Mentre quest’anno abbiamo pianificato bene la stagione per non sovraccaricare. 

Gabriele Scagliola, mountain bike, mondiali mtb Svizzera 2025 (foto Instagram)
Gabriele Scagliola impegnato nei mondiali mtb 2025 in Svizzera (foto Instagram)
Gabriele Scagliola, mountain bike, mondiali mtb Svizzera 2025 (foto Instagram)
Gabriele Scagliola impegnato nei mondiali mtb 2025 in Svizzera (foto Instagram)
Sono arrivati anche i primi risultati…

Ho visto una crescita davvero impressionante su strada. Quando ho iniziato non avevo nemmeno il potenziometro, mi è arrivato a metà del primo anno (2024, ndr). Ora per un allievo è quasi impensabile correre senza, ma io pensavo solo a divertirmi. 

Arrivi dalla mtb e dalla strada, quali ciclisti ti hanno fatto innamorare di queste discipline? 

Mtb, Nino Schurter, senza alcun dubbio. Mentre su strada Peter Sagan, anche se mi rispecchio in Van Der Poel per la polivalenza e la passione per le diverse specialità.

Gabriele Scagliola, strada, Pedala con Zazà
Scagliola ha iniziato a correre su strada da juniores e in poco tempo ha trovato grandi numeri e vittorie importanti
Gabriele Scagliola, strada, Pedala con Zazà
Scagliola ha iniziato a correre su strada da juniores e in poco tempo ha trovato grandi numeri e vittorie importanti
Come sono arrivati i contatti con la Lidl-Trek?

Andando forte e iniziando a vincere si sono avvicinati i primi procuratori. Mi sono preso un periodo di tempo per capire cosa fare perché non ero sicuro di voler firmare subito e vincolarmi con gente che non conosco. Alla fine ho parlato con Fabio Felline, con il quale siamo diventati amici nel corso del tempo, e lui mi ha detto di non avere fretta, se uno va forte le squadre arrivano. Mi ha consigliato di parlare con Giovanni Lombardi, che lo ha seguito in tutta la sua carriera. Siamo andati a cena tutti insieme e ho deciso di firmare con lui, giusto per tutelarmi.

Ti ha portato lui alla Lidl-Trek?

Si erano avvicinate altre squadre prima di loro. La prima è stata la Ineos, poi la Movistar e infine la Red Bull-BORA. Ero ormai quasi un corridore della Red Bull ma alla fine la cosa è saltata perché alcuni ragazzi del devo team non sarebbero passati nel WorldTour e quindi c’erano meno posti liberi. Ci sarebbe stato da aspettare, forse troppo, così ho preso l’occasione al volo ed eccomi qui in Lidl-Trek

Gabriele Scagliola insieme a Martino Pettigiani, suo diesse alla Rostese
Gabriele Scagliola insieme a Martino Pettigiani, suo diesse alla Rostese
Gabriele Scagliola insieme a Martino Pettigiani, suo diesse alla Rostese
Gabriele Scagliola insieme a Martino Pettigiani, suo diesse alla Rostese
Ci sono stati anche dei contatti con squadre italiane? 

Che io sappia no. Ma ero deciso di voler andare all’estero, l’impatto è davvero grande ma penso sia la cosa giusta per la mia crescita. Interfacciarmi con figure nuove e altre persone mi darà modo di imparare tanto. Ho anche chiesto di essere seguito da un preparatore straniero, voglio approcciarmi e sperimentare metodi di allenamento differenti. 

In questa settimana con chi hai parlato?

Con tanti ragazzi del devo team, praticamente li ho conosciuti tutti. Poi nei vari incontri ho conosciuto anche i corridori del WorldTour visto che eravamo spesso tutti insieme. Ad esempio Mads Pedersen mi ha dato una mano e dei consigli nella messa in sella, mentre con gli altri italiani come Ciccone e Bagioli ho parlato del più e del meno. C’era anche Ayuso.

Gabriele Scagliola, mountain bike, Ciclistica Rostese (foto Instagram)
La mountain bike rimarrà centrale anche nel suo primo anno alla Lidl-Trek Future Racing (foto Instagram)
Gabriele Scagliola, mountain bike, Ciclistica Rostese (foto Instagram)
La mountain bike rimarrà centrale anche nel suo primo anno alla Lidl-Trek Future Racing (foto Instagram)
Che effetto fa averli così vicini?

E’ strano passare dalla televisione alla realtà e dover far finta di niente. Non ho neanche chiesto una foto, non volevo sembrare il ragazzino invadente. Alla fine sono e saranno miei compagni di squadra. 

Quindi hai già portato la bici nuova a casa? L’hai provata?

Sì, è qui con me. L’ho provata per un giretto, ma sono in off season quindi devo ancora pazientare un pochino per girarci seriamente. Ma non mi farò divorare dalla fretta, c’è tutto il tempo. 

Gabriele Scagliola, mountain bike, Ciclistica Rostese (foto Instagram)
Scagliola è cresciuto e maturato lontano dagli estremismi del ciclismo moderno (foto Instagram)
Gabriele Scagliola, mountain bike, Ciclistica Rostese (foto Instagram)
Scagliola è cresciuto e maturato lontano dagli estremismi del ciclismo moderno (foto Instagram)
Sei primo anno under, vuol dire che ci sarà anche la scuola?

Assolutamente. Sto finendo il liceo scientifico-sportivo. Sono all’ultimo anno, a giugno avrò la maturità. Quando ho scelto questa scuola l’ho fatto per il programma visto che mi interesso tanto di nutrizione e allenamento. Non pensavo che il ciclismo sarebbe diventato il mio lavoro. In futuro magari mi piacerebbe anche continuare gli studi e iscrivermi all’Università, magari alla facoltà di Scienze Motorie.

Già da subito?

Al momento non ci penso. Anche se la squadra offre la possibilità di avere un piano interno di studi, ne parlavo con un ragazzo in questi giorni. Praticamente ti seguono e ti aiutano attraverso dei tutor nel percorso universitario, è una cosa molto interessante.

Prossimi impegni in squadra?

Ci vedremo direttamente al ritiro di dicembre, lì parleremo anche dei programmi. Quest’anno manterrò ancora la doppia attività, il team è favorevole. Anche se il futuro lo immagino su strada. 

Roberto Capello corre per il Team Grenke Auto Eder e vive a Cossombrato in provincia di Asti

Da Kigali all’europeo: Capello tra viaggi, allenamenti e riposo

08.10.2025
5 min
Salva

Quello di Roberto Capello è stato uno dei quattro argenti (delle sei medaglie totali) conquistati dalla spedizione azzurra all’europeo in Drôme-Ardèche. Lo juniores piemontese è stato anche uno dei tanti atleti che ha disputato l’accoppiata col mondiale nello spazio di una settimana.

In Francia non ha avuto paura di attaccare nel finale di gara cogliendo un’occasione non programmata. Capello si è fatto trenta chilometri da solo prima di essere raggiunto e staccato dal tedesco Karl Herzog, suo compagno di squadra nel Team Grenke-Auto Eder.
«Un secondo posto all’europeo – ci ha ribadito Roberto – non può che essere un buon risultato per me. Ovviamente un po’ mi dispiace perché ero davanti fino alla fine, però sono contento di come è andata».

Come sono stati però i giorni per lui tra la rassegna iridata e quella continentale? Molti tecnici azzurri infatti mesi fa – guardando il calendario e i profili altimetrici dei due eventi per i quali avrebbero portato quasi gli stessi convocati – avevano già fatto luce su questo aspetto. Non solo la fatica dovuta alle gare in Rwanda, ma anche la capacità di recupero psicofisico da viaggi e trasferimenti sarebbe risultata fondamentale ai fini della prestazione all’europeo. Ecco come Capello ha vissuto quel periodo.

Argento europeo per Capello alle spalle del tedesco Herzog (suo compagno di squadra) e davanti all'irlandese Gaffney
Argento europeo per Capello alle spalle del tedesco Herzog (suo compagno di squadra) e davanti all’irlandese Gaffney
Argento europeo per Capello alle spalle del tedesco Herzog (suo compagno di squadra) e davanti all'irlandese Gaffney
Argento europeo per Capello alle spalle del tedesco Herzog (suo compagno di squadra) e davanti all’irlandese Gaffney

Programma “millemiglia”

Il reparto “agenzia viaggi” della Federciclismo ha avuto il suo bel daffare per confezionare il pacchetto per quei corridori che avrebbero corso sia mondiale che europeo. Voli intercontinentali andata e ritorno associati a trasferte via terra. La vita dell’atleta moderno in un ciclismo sempre più globale è anche questa.

«Il viaggio di rientro dal Rwanda – ci racconta Capello, astigiano di Cossombrato – è stato molto più agevole dell’andata, quando eravamo rimasti in ballo circa 30 ore. Siamo partiti da Kigali il 28 settembre con arrivo a Malpensa il mattino presto del giorno dopo, con uno scalo intermedio di tre ore ad Addis Abeba visto che abbiamo volato con la Ethiopian Airlines sia all’andata che al ritorno. Appena sono atterrato, sono andato a casa dove sono rimasto due notti.

«Il primo di ottobre – prosegue – sono passati a prendermi a casa col furgone della nazionale per andare all’europeo. Ero di strada per la Francia e abbiamo ottimizzato gli spostamenti. Insieme a me c’erano Bernardi, Del Cucina, Pegolo ed un massaggiatore, mentre sull’ammiraglia c’erano un meccanico e Dino (il cittì Salvoldi, ndr)».

Bioritmi da ritrovare

La valigia nemmeno l’ha cambiata Capello. Giusto il tempo di alleggerirla dato che all’europeo la permanenza sarebbe stata più rapida rispetto al Rwanda. Nel mezzo però c’era da ritrovare un equilibrio bioritmico che non è così facile per tutti.

«Il pomeriggio del mio arrivo a casa – spiega Roberto – l’ho fatto molto tranquillo perché nel volo verso l’Italia avevo dormito poco o nulla. Giusto una pedalata breve per riprendere in mano la bici anche perché non la toccavo dalla mia prova in linea al mondiale, quattro giorni prima.

«Il giorno successivo – continua – ho fatto un bell’allenamento di tre ore con tanta intensità. Ho simulato le salite che avrei trovato all’europeo con diversi lavori. Mi sono concentrato molto sulle salite più corte, quelle da 6-7 minuti. Due volte le ho fatte fino alla soglia, altre due volte le ho fatte a blocco, con uno sforzo massimale. I dati erano buoni ed io ho avvertito buone sensazioni. Visto che mi sentivo bene, ho fatto un paio di salitelle in più andando a migliorare i miei “kom” (dice sorridendo, ndr)».

All'europeo Capello (qui incitato da Frigo) è stato in fuga solitaria per 30 km prima di essere ripreso beneficiando dell'altura di Kigali
All’europeo Capello (qui incitato da Frigo) è stato in fuga solitaria per 30 km prima di essere ripreso beneficiando dell’altura di Kigali
All'europeo Capello (qui incitato da Frigo) è stato in fuga solitaria per 30 km prima di essere ripreso beneficiando dell'altura di Kigali
All’europeo Capello (qui incitato da Frigo) è stato in fuga solitaria per 30 km prima di essere ripreso beneficiando dell’altura di Kigali

Effetti di altura e abitudine

Una volta arrivato in Francia, il 2 ottobre Capello ha effettuato una ricognizione del percorso con i suoi compagni. Prima il circuito lungo comprendente la salita di 7 chilometri di Saint Romain de Lerps, poi il circuito corto con la côte di Val d’Enfer. Il giorno successivo la prova in linea conclusa con un bellissimo argento ed una annotazione comune non sfuggita a chi ha seguito mondiali ed europeo.

«La gara – riprende Roberto – è andata come vi ho detto. Non mi aspettavo di andare così forte, però è anche vero che ero convinto di poter fare bene. Un po’ per le sensazioni dei giorni precedenti, un po’ perché avevo visto che i corridori arrivati davanti in Rwanda avevano fatto altrettanto in Ardeche, alcuni riconfermando le proprie vittorie.

«Probabilmente – conclude – penso che l’altura di Kigali abbia dato i suoi effetti soprattutto perché, gare a parte, non abbiamo fatto quel carico di lavoro che solitamente facciamo durante i ritiri in altura. Ne abbiamo beneficiato al massimo, grazie anche al caldo. Personalmente io mi ero ambientato abbastanza in fretta e al rientro a casa ho recuperato bene. Anche dal lato della alimentazione non ho avuto problemi come magari è stato per qualcun altro.

«Posso dire che quest’anno avendo corso tanto all’estero con la mia squadra e poco in Italia, ero molto abituato a questi “stress” da viaggio e trasferte. Ora però la mia stagione è finita. Farò un paio di settimane di riposo senza bici prima di iniziare a pensare al 2026 e alla categoria U23».

Northwave, scarpe

Northwave Extreme Line: manifesto di innovazione e performance

24.09.2025
3 min
Salva

In occasione del recente Italian Bike Festival, il brand veneto Northwave ha svelato in anteprima la propria collezione Spring/Summer 2026, segnando l’inizio di una vera e propria nuova era. Questo progetto rivoluzionario ridefinisce la gamma “high-end” del marchio, introducendo la Extreme Line come manifesto di innovazione e prestazioni di altissimo livello. Un’anticipazione che ha acceso l’entusiasmo di addetti ai lavori e appassionati è stata la presentazione proprio a Misano Adriatico della nuova calzatura top di gamma per l’off-road: la Extreme X, attesa sul mercato all’inizio del nuovo anno.

Il 2026 di Northwave non si limita a nuovi prodotti, ma introduce una struttura di collezione completamente inedita. Durante l’anteprima tenutasi allo stand NW a IBF, il brand ha svelato due linee distinte, pur mantenendo un dialogo continuo con il proprio ricco “heritage”. La prima, la Extreme Line, incarna l’essenza stessa della prestazione e dell’aspirazione, abbracciando ogni disciplina del ciclismo: strada, mtb e gravel.

Da destra, Niccolò Mattos, Brand Manager Northwave, con David Evangelista Head of Communication di Vitesse Europe, al recente IBF 2025
Da destra, Niccolò Mattos, Brand Manager Northwave, con David Evangelista Head of Communication di Vitesse Europe con in mano una calzatura modello Revolution
Da destra, Niccolò Mattos, Brand Manager Northwave, con David Evangelista Head of Communication di Vitesse Europe, al recente IBF 2025
Da destra, Niccolò Mattos, Brand Manager Northwave, con David Evangelista Head of Communication di Vitesse Europe con in mano una calzatura modello Revolution

Extreme? Un’esperienza…

Più che una semplice collezione, Extreme rappresenta il vero punto di riferimento dell’innovazione Northwave. È l’espressione di un modo di vivere il ciclismo che affonda le radici nella storia dell’azienda e negli atleti che ne hanno segnato il successo. Con una visione proiettata alla performance, e alla contemporaneità, la Extreme Line si distingue immediatamente per la sua forte impronta creativa e un’estetica inconfondibile. Ogni singolo prodotto è un concentrato di tecnologia e design, pensato per farsi riconoscere e apprezzare dai ciclisti più esigenti.

L’attuale catalogo Extreme include la Veloce Extreme, la calzatura road ad altissime prestazioni che continua a pedalare nel WorldTour e a conquistare il cuore degli appassionati. Nei prossimi mesi, a questa autentica… campionessa si affiancherà la nuovissima Extreme X, la scarpa da fuoristrada per eccellenza, pensata per il cross country, il marathon e il fast gravel.

Northwave, scarpe, suola
Un punto di forza delle nuove scarpe firmate Northwave sta nella suole e nella sua alta rigidità
Northwave, scarpe, suola
Un punto di forza delle nuove scarpe firmate Northwave sta nella suole e nella sua alta rigidità

Una nuova frontiera per l’off-road

Fin dai primi mesi del 2026, la Extreme X diventerà il nuovo punto di riferimento per atleti e team Northwave nel mondo del fuoristrada. Nata dall’eredità di successi costruita con il “know-how” e l’approccio innovativo dell’azienda italiana, questa calzatura promette di alzare l’asticella delle prestazioni.

Tra i suoi punti di forza spicca la suola Hyperlight HT, un’evoluzione di quella sviluppata per la Veloce Extreme. Questa suola, caratterizzata dall’inconfondibile “high-tail” in carbonio, porta nel mondo “off-road” la stessa eccezionale trasmissione di potenza e reattività già apprezzate su strada. La Extreme X è la prova della capacità di Northwave di trasformare la propria visione in soluzioni concrete per chi cerca il massimo della performance.

Accanto alla Extreme Line, Northwave propone anche la Core Line, una gamma sempre più ricca, in grado di rispondere alle esigenze di qualsiasi ciclista. Entrambe le linee, Extreme e Core, sono accomunate da un approccio stilistico e di design fortemente identitario, che rispecchia la passione e la competenza del brand.

La nuova collezione Extreme Spring/Summer 2026 sarà disponibile nei negozi a partire dai primi mesi del 2026.

Northwave

SmarTube RS, la camera d’aria di Pirelli più leggera che mai

02.08.2025
3 min
Salva

I tubeless ormai imperano ovunque, ma le camere d’aria resistono. Anzi, forse proprio per restare competitive con il nuovo standard diventano sempre più innovative e performanti. E’ il caso per esempio della nuova SmarTube RS di Pirelli, la camera d’aria più evoluta dell’azienda grazie ad un nuovissimo materiale. 

Leggerissima e super scorrevole, abbinata alle gomme P ZERO Race RS garantisce la combinazione camera-copertoncino più efficiente mai proposta da Pirelli. La misura è unica, dedicata alla strada, il terreno d’elezione della nuova camera d’aria del brand milanese.

Nuovo materiale, scorrevole e superleggero 

Il cuore dell’innovazione è il nuovo materiale termoplastico realizzato da Pirelli. Grazie al nuovo TPU la SmarTube RS è più leggera e scorrevole di ogni altra camera d’aria dell’azienda. I test hanno segnalato un incremento di scorrevolezze del +12% rispetto alla SmarTube precedente, che arriva fino a un +24% rispetto ad una classica camera d’aria in butile.

Tradotto in potenza risparmiata, a detta di Pirelli, il vantaggio è quantificabile in 1,5 watt. In più ha anche uno spessore maggiore del 32% rispetto ai modelli standard, quindi più resistente alle pizzicature. Questa tecnologia assicura una resistenza al rotolamento bassissima e manutenzione minima, soprattutto con un setup tubeless ready.

Ma è la leggerezza a colpire. La nuova camera d’aria di Pirelli pesa solo 32 grammi (nella versione con valvola da 42 mm). Per fare un esempio, il modello in butile RoadTube, già tra i più leggeri, pesa 85 grammi, più del doppio. Un risparmio di oltre un etto se si considera la coppia. Per questo la SmarTube RS è pensata per i percorsi con molto dislivello, nelle gare più impegnative dove ogni grammo conta.

La SmarTube RS dà il meglio di sé in accoppiata al copertoncino P ZERO Race RS, ma è anche utilizzabile con i modelli TLR
La SmarTube RS dà il meglio di sé in accoppiata al copertoncino P ZERO Race RS, ma è anche utilizzabile con i modelli TLR

Misura unica, tre diverse valvole

La SmarTube RS è presentata in un unico formato 26/35-622, adatto cioè a copertoni che vanno da 26 e 35 mm. In pratica è adatta ad ogni tipo di gomma da strada attualmente sul mercato, e potenzialmente anche a quelle da gravel leggero.

Se il formato è unico, varia invece la dimensione delle valvole (di tipologia Presta) tra cui scegliere a seconda dell’altezza del cerchio. Le opzioni sono tre: da 42, 60 e 80 mm. La camera d’aria SmarTube RS è già disponibile sia nel sito di Pirelli che nei negozi ad un prezzo consigliato al pubblico di 29,90 euro.

Pirelli

Viezzi: le prime esperienze alla Alpecin con in testa il ciclocross

30.07.2025
4 min
Salva

L’arrivo di Stefano Viezzi nel team Alpecin-Deceuninck Development ha portato una ventata di curiosità. E’ il terzo italiano a passare dalla formazione di sviluppo, gli altri prima di lui sono stati Conci e Vergallito ma per motivi differenti. Viezzi, invece, è arrivato nel team di Mathieu Van Der Poel portando con sé le stigmate del campione. Il titolo iridato juniores nel ciclocross conquistato a inizio 2024 ha catturato l’interesse dello staff della Alpecin-Deceuninck e così il friulano classe 2006 è passato under 23.

Il focus è il ciclocross, lo si è visto durante l’inverno scorso quando Stefano Viezzi ha spinto forte mettendo insieme ventitré giorni di corsa nei quali ha collezionato esperienze importanti sia tra gli under 23 che con gli elite. 

Stefano Viezzi ha fatto il suo esordio con la Alpecin-Deceuninck Development nella stagione del cross a inizio 2025
Stefano Viezzi ha fatto il suo esordio con la Alpecin-Deceuninck Development nella stagione del cross a inizio 2025

Fango, classiche e montagne

Per il friulano alto 190 centimetri e dal peso di 73 chilogrammi l’esordio su strada non si è fatto di certo attendere. Anche se, su asfalto, i passi sono stati importanti ma fatti con estrema calma. Da aprile, con esordio alla Paris-Roubaix Espoirs, a fine luglio i giorni di gara sono stati appena dodici. Dopo essere passato da gare più adatte a lui, come le Classiche, Viezzi si è messo alla prova in corse ben più lontane dalle sue caratteristiche. L’ultima in ordine cronologico è stato il Giro Ciclistico della Valle d’Aosta

«Non sono così male in salita – dice scherzando quando gli chiediamo cosa ci facesse tra le vette della Valle d’Aosta – poi chiaro non punto a vincere. L’obiettivo era imparare a correre anche su percorsi meno adatti alle mie qualità e dare una mano ai miei compagni».

Il friulano si è tolto già qualche soddisfazione sul fango conquistando il tricolore under 23
Il friulano si è tolto già qualche soddisfazione sul fango conquistando il tricolore under 23
Fino ad ora hai corso poco su strada, una scelta presa con il team?

Sì. Quest’anno punteremo molto sulla stagione del ciclocross, poi vedremo come andrà però l’idea è di arrivare pronti. 

Com’è stato il primo impatto con la categoria under 23, partendo proprio dall’esordio nel cross?

È stato difficile, anche perché devo riprendermi ancora dall’infortunio. Però poi a fine stagione penso di aver fatto vedere qualcosa di buono, sono contento anche perché sono arrivato al livello che mi sarei aspettato a inizio anno. Ho conquistato due bei piazzamenti in coppa del mondo, compreso un terzo posto a Hoogerheide. Anche il mondiale under 23 non è andato male, diciamo che sono riuscito a entrare in forma nell’ultimo mese di gare. 

L’esordio su strada è avvenuto nelle Classiche U23, prima la Roubaix (in foto), poi Liegi e Gent
L’esordio su strada è avvenuto nelle Classiche U23, prima la Roubaix (in foto), poi Liegi e Gent
Su strada?

Dopo un periodo di stacco al termine delle prime gare su strada sono tornato ad allenarmi per questa seconda parte di stagione con l’obiettivo di aiutare la squadra. Insieme allo staff ci siamo concentrati sulle gare a tappe, siamo partiti a inizio luglio con una corsa in Polonia e poi il Giro della Valle d’Aosta. 

Come ti stai trovando con questo metodo di lavoro?

Le gare a tappe sono molto stancanti, tra una e l’altra inserisco un periodo di recupero di un mesetto più o meno nel quale mi alleno. In questa prima stagione mi sono concentrato tanto sugli allenamenti correndo di meno, credo sia una scelta giusta per adattarsi al meglio alla categoria. 

La seconda parte di stagione per Viezzi è costruita sulle gare a tappe, per crescere e mettere insieme giorni di corsa
La seconda parte di stagione per Viezzi è costruita sulle gare a tappe, per crescere e mettere insieme giorni di corsa
Il programma su strada ora cosa prevede?

Sicuramente correrò al Giro del Friuli, la corsa di casa, nella quale mi piacerebbe anche provare a vincere una tappa. 

La stagione del cross quando inizierà?

Ottobre. Faremo anche dei ritiri mirati per preparare al meglio la stagione del fuoristrada, ma su questo aspetto ci confronteremo una volta finite le gare su strada. 

Bianchi: la rivoluzione è partita, si punta al tetto del mondo

03.07.2025
5 min
Salva

TREVIGLIO – Bianchi si sta proiettando verso il futuro, il cammino è già iniziato e l’azienda non vede l’ora di muovere i primi, decisi, passi. La serata con la quale hanno presentato il progetto agli addetti ai lavori e poi ai giornalisti ha una dichiarazione d’intenti ben precisa, come sottolineato dal cavaliere Salvatore Grimaldi: «Diventare la miglior azienda di biciclette al mondo che farà le migliori biciclette al mondo». Musica, spettacoli di bike trial (con il campione del mondo Elia Orfino) e un accenno a quelle che saranno le biciclette del prossimo futuro. 

Il progetto che vuole rivoluzionare il percorso di Bianchi si è tenuto nella sua nuova struttura, fortemente voluta dal Cavaliere Salvatore Grimaldi, presidente del marchio. E’ lui l’anima del brand, la sua storia e tutto quello che ha costruito e realizzato in passato fungono da biglietto da visita. Il resto lo hanno fatto gli altri protagonisti. Per questa presentazione sono state coinvolte tutte le più importanti figure di Bianchi, che a loro modo e per il ruolo rivestito hanno presentato i punti di forza e le novità dalle quali ripartire.

A destra, Alberto Cavaggioni, amministratore delegato. Accanto a lui, Salvatore Grimaldi proprietario del brand
A destra, Alberto Cavaggioni, amministratore delegato. Accanto a lui, Salvatore Grimaldi proprietario del brand

100 giorni

E qualche altro in più. Perché Alberto Cavaggioni, nuovo amministratore delegato di Bianchi, è arrivato da poco ma ha già fatto sentire la forza delle sue idee e di un nuovo impulso. La rinnovata sede produttiva di Treviglio è stata resa teatro, letteralmente, della rivoluzione partita da poco, ma che ha già visto coinvolti tutti i membri dell’azienda. 

Due tribune, montate per l’occasione, con un palco davanti e uno schermo pronto a proiettare la storia e il futuro. Bianchi rimarrà fedele al passato che l’ha resa grande, ma guarderà avanti per tornare dove per anni è stata. Le prime immagini che scorrono sono foto di Marco Pantani, quando la storia della tua azienda è legata a un nome del genere è impossibile distaccarsene. E poi arriva il momento di vedere quale sarà il volto di Bianchi

E-mtb e gravel

Così vengono presentate le novità tecniche del brand. I segmenti di mercato dai quali ripartire sono stati delineati da ricerche approfondite e da indagini di mercato. Il mondo della mountain bike è in grande ascesa, ma non quello muscolare bensì l’elettrico. Bianchi infatti presenta due nuove e-mtb: e-Vertic FX e Tronik X, entrambe motorizzate Bosch. 

Su strada il focus si sposta verso le prove contro il tempo che Bianchi proverà a dominare con le nuove Aquila Triathlon e Aquila Time Trial. Il gravel è un’altra fetta di mercato in grande crescita, capace di raccogliere molte persone che si avvicinano al ciclismo con la voglia di scoprire ed esplorare. Anche in questo caso Bianchi entrerà sul mercato con due nuove biciclette, muscolari, la Nirone e la Arcadex. Entrambe con telaio in alluminio e dal profilo pulito. 

Claudio Masnata, Group Marketing and Communication Manager dell’azienda con la Specialissima RC Pantani Limited Edition
Claudio Masnata, Group Marketing and Communication Manager dell’azienda con la Specialissima RC Pantani Limited Edition

Strada

Sull’asfalto Bianchi ha costruito i suoi successi e la sua storia, che quest’anno sono arrivati al 140° anniversario. E da qui vorrà ripartire e lo farà con una nuova versione della sua bicicletta endurance: la Infinito. Una bici che risulterà ancora più comoda e votata al comfort. Nel campo delle collaborazioni Bianchi ha voluto sottolineare l’importanza per un brand del suo calibro di lavorare con il massimo livello del ciclismo mondiale: il WorldTour. Da questo punto si aspettano importanti novità nel prossimo futuro.

Il passato che incontra il presente, così possiamo definire la limited edition presentata da Bianchi: la Specialissima RC Pantani. Una bicicletta ispirata a quella con cui il Pirata conquistò la doppietta Giro-Tour nel 1998. I modelli disponibili saranno 101, come il numero che Pantani aveva sulla schiena a quel Giro d’Italia. 

A 360 gradi

Le novità “investono” il mondo Bianchi nella sua totalità. Tra pochi mesi partiranno i lavori per realizzare un museo dedicato, sempre nella sede di Treviglio. 

Ma la grande notizia per gli appassionati si chiamerà Officina Edoardo Bianchi: un laboratorio di restauro, personalizzazione e una boutique d’eccellenza. Lusso e tecnica si uniranno per dare al cliente un servizio unico. Chi possiede già una bici Bianchi d’epoca potrà restaurarla utilizzando prodotti e colori originali. Se, al contrario, si entra per la prima volta nel mondo Bianchi lo si potrà fare scegliendo lo stile che più ci si addice. 

Sono nate anche nuove colorazioni capaci di accontentare chi rimane fedele al famoso “Celeste Bianchi” e chi invece vuole guardare all’innovazione partendo dal design. 

La sfida è lanciata e in Bianchi l’entusiasmo è palpabile. I prossimi appuntamenti saranno fondamentali, il primo arriverà in autunno con la presentazione ufficiale delle novità gravel. Per il resto toccherà aspettare il 2026 e un nuovo appuntamento in casa Bianchi.

Bianchi