Viezzi: la prova sulle strada del Lunigiana e il futuro nel cross

12.09.2024
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MARINA DI MASSA – Il primo confronto di alto livello su strada per Stefano Viezzi è stato il Giro della Lunigiana (in apertura foto Duz Image / Michele Bertoloni). In realtà il campione del mondo juniores di ciclocross aveva in programma l’Eroica Juniores, ma una caduta alla prima tappa gli ha impedito di proseguire. La ripresa da quell’infortunio è stata lenta ma progressiva e ha portato a una condizione solida. Tanto che Rino De Candido, tecnico regionale del Friuli Venezia Giulia, lo ha convocato per il Lunigiana e lui alla prima tappa si è messo in mostra con una fuga coraggiosa. 

«Mi sono sentito di provarci fin da subito – racconta – sapevo che il percorso del Lunigiana sarebbe stato tosto. Ma volevo provarci e mettermi in mostra, come fatto nella prima tappa. L’ultima salita non era nelle mie caratteristiche, ma sono arrivato a giocarmi il podio. Il riscontro direi che è positivo. Anche perché erano presenti i corridori che saranno protagonisti al mondiale. 

Stefano Viezzi al Lunigiana ha avuto il suo primo confronto in una corsa internazionale
Stefano Viezzi al Lunigiana ha avuto il suo primo confronto in una corsa internazionale

Qualche novità

Viezzi rispetto al 2023 ha cambiato un po’ di cose, passando dal team Tiepolo alla Work Service Team Coratti. Una squadra nuova ma gli stessi, ambiziosi, obiettivi. 

«Con la Work – spiega – mi sono trovato subito bene: bici, disponibilità dei tecnici e dei compagni. Visto l’impegno del ciclocross mi sono aggregato tardi, la squadra aveva già fatto due ritiri, però mi sono adattato bene. La caduta all’Eroica, con la conseguente frattura della clavicola, mi ha impedito di fare la stagione che avrei voluto. Mi sarebbe piaciuto mettere insieme più gare, però è andata così».

Il friulano è andato spesso all’attacco, conquistando il settimo posto finale (foto Duz Image / Michele Bertoloni)
Il friulano è andato spesso all’attacco, conquistando il settimo posto finale (foto Duz Image / Michele Bertoloni)
Che aspettative avevi per il Giro della Lunigiana?

Non tantissime ad essere sincero. Comunque non mi sentivo a un livello basso. Prima di partire con la Rappresentativa del Friuli avevo chiesto alla Work di fare un paio di gare per riprendere il ritmo e mi hanno accontentato. La risposta è stata positiva. 

Passare dal correre un’ora a essere presente in gare da tre ore com’è stato?

Ho avuto sensazioni sempre positive. Per fare ciò mi sono allenato tanto sul fondo a inizio stagione, quando ho ripreso a correre su strada. Appena smesso con il cross mi sono fermato un attimo per rifiatare e poi ho messo subito chilometri nelle gambe. Alle prime gare un po’ ho sofferto, ma piano piano mi sono sentito sempre meglio

Nonostante tu abbia corso poco su strada hai vinto, come ti senti?

Vincere è sempre bello, ma è stata anche una piccola conferma di quanto fatto sul cross. Anche guardando a Seixas mi sento di dire che se sei forte nel cross puoi essere competitivo anche su strada. E’ una bella conferma. 

Il confronto in una corsa internazionale ti mancava, com’è stato?

Magari dopo una caduta, qualcuno ha paura di stare in gruppo o si sente meno sicuro: io questo blocco mentale non ce l’ho. Quindi non ci sono stati problemi, poi si sa che correndo con ragazzi stranieri il regime si alza un po’.

La Dynatek di Viezzi con l’adesivo che celebra il successo iridato nel cross
La Dynatek di Viezzi con l’adesivo che celebra il successo iridato nel cross
Viste le tue caratteristiche fisiche a quali gare guardi con maggiore interesse?

Magari di gare qualche classica che spero di fare già dalla prossima categoria, da under 23. Corse vallonate, dove le pendenze non arrivano in doppia cifra. 

A proposito, arriverà il cambio di categoria anche nel cross, hai già un programma?

Le gare per me inizieranno a ottobre, poi ci sarà l’europeo i primi di novembre. Le altre gare importanti del calendario saranno da dicembre in avanti, sicuramente arriverò con una forma migliore di quella che ho ora. Arriverò nella massima condizione per il mondiale, che sarà a febbraio, ma essendo stato fermo così tanto in estate sto ancora… ricarburando. Non farò pause a settembre. 

Il ciclocross rimarrà un’attività importante nella stagione di Viezzi, anche quando passerà under 23
Il ciclocross rimarrà un’attività importante nella stagione di Viezzi, anche quando passerà under 23
Hai già qualche contatto con qualche squadra per il passaggio a under 23?

Sì. Non tutte le squadre lasciano spazio al ciclocross, ma ci sono realtà che riescono a far coincidere tutto. Vorrei fare sempre cross e strada.

Magari in team già attrezzati, come la Visma o la Alpecin?

Chiaro che quelle sarebbero le migliori opzioni per me, ma anche gli altri devo team sono ben attrezzati per fare tutte e due le discipline. Ho dei contatt, non ho ancora preso la scelta definitiva.

Finn e Seixas, è subito testa a testa. La prima al francese

04.09.2024
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LA SPEZIA – La prima tappa del Giro della Lunigiana offre un testa a testa mozzafiato tra Lorenzo Finn e Paul Seixas. Una volata a due su via Domenico Chiodo, nel centro di La Spezia, dove a spuntarla è il francese, che beffa di poco il campione italiano in carica (in apertura foto Duz Image / Michele Bertoloni). Sopra le teste dei corridori risplende un cielo azzurro, mentre sullo sfondo le colline incorniciano un quadro da cartolina. Oltre quei verdi pendii ci sono le Cinque Terre, la testimonianza di come la Liguria sia una regione dove il mare e la montagna vivono in simbiosi. 

Una volata lanciata da lontano. Prima con uno studio attento tra i due contendenti, iniziato a un chilometro dall’arrivo. Poi dopo un lento avvicinamento è partito lo sprint, che Seixas prende in testa e conclude alzando le braccia al cielo. Finn fa un gesto di stizza e si rammarica, mentre i due spariscono dietro la curva in fondo al rettilineo. 

Seixas beffa Finn allo sprint, è lui la prima maglia verde del Lunigiana 2024 (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)
Seixas beffa Finn allo sprint, è lui la prima maglia verde del Lunigiana 2024 (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)

Uno contro uno

Dopo l’arrivo Paul Seixas è circondato dai compagni di squadra e dal massaggiatore del team francese. Al contrario Lorenzo Finn è solo, gli altri atleti della Rappresentativa Liguria devono ancora arrivare e l’impressione è che la differenza non la faranno solo le gambe dei due giovani talenti, ma anche quelle dei compagni di squadra. La nazionale transalpina ha preso in mano la situazione e in poco meno di 25 chilometri ha ricucito il margine sui fuggitivi e propiziato l’attacco del loro capitano. 

«I miei compagni hanno fatto un grandissimo lavoro – commenta ai piedi del podio – io ho solo portato a termine quanto costruito da loro. Sono felice di aver iniziato con una vittoria e una prestazione del genere, questo mi fa capire che ho lavorato bene in preparazione al Giro della Lunigiana. Sono in ottima forma. E’ una corsa impegnativa con tanti corridori forti, Finn lo ha dimostrato ma anche gli altri non sono da sottovalutare. Non penso che sia una sfida tra noi due e basta, ci sarà da stare attenti alle altre squadre che ora saranno agguerrite».

Finn rincorre

Al contrario Lorenzo Finn ai piedi dell’ultimo GPM di giornata si è trovato a dover rincorrere il rivale francese. Ieri alla presentazione delle squadre lo aveva etichettato come uno dei principali favoriti e così si è rivelato. Il solo a tenere il suo passo è stato proprio il ligure della Grenke Auto Eder che qui corre con i colori del team Liguria. 

«Sono dispiaciuto di aver perso – commenta Finn mentre le sue gambe girano sui rulli per sciogliere i muscoli – perché ero lì. La gamba in salita era molto buona, quindi fa sperare bene per i prossimi giorni. Abbiamo fatto la differenza noi due, lui ha iniziato la salita finale con qualche secondo di vantaggio, poi in discesa sono riuscito a chiudere. La Francia ha attaccato in discesa e sono andati via in tre mentre io ero rimasto nel gruppo dietro. In salita ho fatto una cronometro per mantenere il distacco. Il Giro della Lunigiana è una corsa che si può vincere anche in discesa e il fatto di aver spinto bene e chiuso su Seixas mi fa ben sperare. Ogni secondo farà la differenza e domani saremo ancora qui a sfidarci».

I quattro al comando guidati da Stefano Viezzi, a fine giornata per lui la maglia dei Traguardi Volanti (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)
I quattro al comando guidati da Stefano Viezzi, a fine giornata per lui la maglia dei Traguardi Volanti (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)

L’Italia va

L’azione di giornata è scandita da quattro corridori, degni di un’Italia che va veloce, corre e cresce bene. Stefano Viezzi, Andrea Bessega, Elia Andreaus e Michele Bicelli si sono avvantaggiati in un tratto in pianura alla fine del primo GPM di giornata. Il cronometro ha fatto segnare un distacco massimo di 2 minuti e 38 secondi.

«L’idea di anticipare – spiega il campione del mondo di ciclocross Stefano Viezzi – era già in programma perché sapevamo che gli altri erano più forti su questo tipo di salite. Le pendenze all’8 per cento non aiutano i corridori della mia stazza (Viezzi è alto 190 centimetri per 70 chilogrammi, ndr). Siamo riusciti a prendere un bel vantaggio, personalmente ci credevo perché 2 minuti e 38 sono tanti da recuperare. Poi Finn e Seixas sono rientrati e bisogna solo che fargli i complimenti. A noi resta la consapevolezza che siamo andati forte e che avremo le nostre occasioni nei prossimi giorni.

«Quando dopo una quarantina di chilometri – spiega Elia Andreaus – è partito Viezzi mi sono subito accodato. Poi sono rientrati anche Bicelli e Bessega. Quello che hanno fatto Finn e Seixas è impressionante, di un altro livello. Anche con tutto quel vantaggio sapevo che in salita ci avrebbero potuto riprendere e saltare. Così è stato. Ora sono in classifica (ha terminato quarto la tappa, ndr) ma sarà difficile rimanerci. Forse sarà meglio puntare a qualche tappa».

Il via del Giro della Lunigiana 2024 è avvenuto dall’anfiteatro di Luni (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)
Il via del Giro della Lunigiana 2024 è avvenuto dall’anfiteatro di Luni (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)

Fuori Omrzel  

I primi chilometri del Giro della Lunigiana hanno dato già dei verdetti importanti. La corsa di uno dei favoriti, Jakob Omrzel, dura esattamente 6 minuti, terminando a Sarzana. Una caduta, che ha coinvolto anche Jacopo Sasso, pone fine al sogno del giovane sloveno di vincere la Corsa dei Futuri Campioni. I due sono stati prontamente trasportati in ospedale, sono stati ricoverati e coscienti.

Le varie anime di Bosio, oggi biker ma presto stradista

20.03.2024
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Dalla strada alla mountain bike e viceversa, senza soluzione di continuità, senza paura. Magari anche nello stesso weekend. Se c’è un esempio in Italia di multidisciplina, questo è Tommaso Bosio, in questo periodo protagonista assoluto della scena sulle ruote grasse, capace dopo il 2° posto ad Albenga (SV) nella seconda tappa dell’Italia Bike Cup di sbaragliare la concorrenza a San Zeno (VR) nell’apertura degli Internazionali d’Italia dando scacco matto all’iridato Viezzi con un ultimo giro indiavolato.

Un biker? Non del tutto, anzi. Il suo futuro lo vede più su strada, come si vedrà nel corso della chiacchierata. Il presente però è sulle ruote grasse.

«Questo periodo – dice – porta la parte più corposa della stagione di mtb in Italia, per ora devo concentrarmi sulle gare di cross country. Il giorno dopo Albenga avrei anche corso su strada, il Memorial Italo Ragnoli a Prevalle, ma il percorso non era adatto a me e visto il cattivo tempo ho preferito lasciar perdere».

Bosio in trionfo a San Zeno. Finora è stato il più costante nella mtb (foto Alessandro Di Donato)
Bosio in trionfo a San Zeno. Finora è stato il più costante nella mtb (foto Alessandro Di Donato)
Ti senti più biker o stradista?

Io nasco sulla mountain bike, è il primo amore. Con gli anni però ho incrementato la mia attività su strada e ormai sono diviso a metà, senza poi dimenticare che d’inverno mi dedico al ciclocross. Molti dicono che un’attività è antagonista dell’altra e per certi versi è vero, ma bisogna sempre guardare la medaglia dai due lati. Ci sono tanti aspetti positivi anche differenziando la preparazione in base alla disciplina. Io sinceramente oggi non saprei scegliere.

Hai seguito la moda guardando a campioni come Van Der Poel e Pidcock?

Sono stati e sono un esempio, ma io ho iniziato subito a differenziare la mia attività, quando ancora non erano famosi per quello. Adesso casi come il loro e anche il mio sono all’ordine del giorno, ormai moltissimi ragazzi italiani fanno così e questo è positivo.

In Mtb il diciassettenne è stato nel 2023 17° agli europei e 18° ai mondiali (foto Alessandro Di Donato)
In Mtb il diciassettenne è stato nel 2023 17° agli europei e 18° ai mondiali (foto Alessandro Di Donato)
Si dice però che passare da una bici all’altra comporti disagi e problemi, ci vuole un po’ di tempo per ritrovare feeling. E’ così anche per te?

Con la pratica si diventa sempre più veloci. Io poi sono maniacale nella posizione in sella, cerco subito quella migliore per non soffrire, quindi mi riadatto subito al mezzo e alla pedalata. E’ chiaro che se non usi una bici per un po’, hai più difficoltà, ma non è il mio caso.

In questo periodo la bici da strada la metti da parte?

No, anzi, almeno il 90 per cento della mia preparazione è su strada, per questo avrei anche fatto la gara bresciana, ma non ne valeva la pena visto che era completamente piatta e io vado bene in salita. Il mio calendario è sì intenso, ma anche ragionato in funzione degli obiettivi veri, che sono più avanti nella stagione.

Lo scorso anno Bosio ha colto 4 top 10 su strada, ma è atteso a un deciso salto di qualità
Lo scorso anno Bosio ha colto 4 top 10 su strada, ma è atteso a un deciso salto di qualità
Due gare di due discipline diverse nello stesso weekend. Come riesci a farlo?

Lo scorso anno è già avvenuto: non spessissimo, ma il calendario può portare a queste sovrapposizioni. L’importante è come detto riabituarsi subito al diverso mezzo e stare molto attenti all’alimentazione pre e post gara, considerando i diversi tipi di sforzo che le due discipline richiedono.

Focalizziamo il Bosio stradista: che corridore sei?

Uno scalatore che sfrutta la dote della leggerezza. Me la cavo bene sui percorsi mossi. Lo scorso anno ho infilato 4 top 10 consecutive fra il Liberazione di Massa e il Trofeo Dorigo, chiusa al 7° posto in un consesso internazionale con la doppietta degli A2R francesi Pauls Seixas e Aubin Sparfel, che poi ho ritrovato nel ciclocross. La mia gara migliore però è stata la prima, l’Eroica Juniores di Montalcino anche se sono finito solo 30° per colpa di miei errori di alimentazione, perché avevo una gamba che volava…

Bosio impegnato all’Eroica Juniores. Stava andando molto bene, ma ha avuto una crisi di fame
Bosio impegnato all’Eroica Juniores. Stava andando molto bene, ma ha avuto una crisi di fame
Sappiamo che i cittì ti si contendono…

Io spero di farmi trovare pronto per le gare titolate. Devo dire grazie al mio team, la Ciclistica Trevigliese perché mi lascia libero di scegliere i miei obiettivi, senza alcuna costrizione. Non ho ancora idea di dove puntare l’obiettivo per la stagione: ci sono le gare con titolo in palio nella mtb e con Celestino sono in stretto contatto. Su strada lo scorso anno ho fatto un paio di corse a tappe della Nations Cup, con Salvoldi non ho ancora avuto modo di rapportarmi, spero che avvenga presto.

Come riesci a conciliare tutto ciò con la scuola?

Non è facile, anche perché gli esami li avrò l’anno prossimo. Frequento il Liceo Scientifico di Novi Ligure, fino allo scorso anno era più facile, ora vedo che le difficoltà sono aumentate, anche se comunque il mio rendimento è ancora buono.

Con la Ciclistica Trevigliese il lombardo ha massima libertà nella scelta della disciplina da praticare
Con la Ciclistica Trevigliese il lombardo ha massima libertà nella scelta della disciplina da praticare
Andrai avanti con la doppia attività?

La mia intenzione è farlo quest’anno e poi tirare le somme. Credo che nella prossima stagione dovrò concentrarmi di più sulla strada, anche perché cambierò categoria e non so ancora dove andrò. Ma se voglio fare un vero salto di qualità devo concentrare il mio impegno sulla strada: la mountain bike richiede una metodologia di lavoro che come detto non si confà perfettamente. Poi vedremo che proposte mi arriveranno, da un mondo e dall’altro.

Ma allora come fanno Van Der Poel e Pidcock a continuare per tutta la loro carriera saltando da una parte all’altra?

La risposta è facile: sono fenomeni, di quelli che ne nasce uno ogni tanto. Guardate Koretzky: ci ha provato per due anni, ma poi si è reso conto che il suo rendimento era calato ed è tornato indietro, riprendendo a vincere nella mtb. A un certo punto devi scegliere, se non sei stato baciato in particolar modo da madre natura…

Viezzi negli occhi del preparatore: diversificare per crescere

13.02.2024
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Nella sua intervista post-vittoria mondiale, Stefano Viezzi era stato chiaro nel dare tanti meriti della sua esplosione fragorosa nel ciclocross al suo preparatore Mattia Pezzarini, parlando anche della sua propensione a diversificare l’attività allargandola addirittura alla mtb. Troppa carne al fuoco per lasciarla lì a bruciare: non si poteva prescindere dal parlare con lo stesso Pezzarini, proprio per capire quale possa essere il futuro del friulano ormai sulla bocca di tutti gli appassionati, non solo italiani.

Mattia Pezzarini, 25 anni, laureato in Scienze dello Sport. Spinge Viezzi verso la multidisciplina
Mattia Pezzarini, 25 anni, laureato in Scienze dello Sport. Spinge Viezzi verso la multidisciplina

«Con Stefano lavoro da un anno e mezzo – esordisce Pezzarini, nato a Corno di Rosazzo nel 1998 – Finora abbiamo privilegiato ciclocross e strada, lo scorso anno ha fatto solamente 3 gare in mtb ma ho intravisto grande potenziale anche in questa specialità. E’ un mondo da scoprire, dagli orizzonti sconosciuti per lui, ma io credo che possa arrivare molto lontano e che possa dargli enormi soddisfazioni. Ne abbiamo parlato, gli ho fatto l’esempio di Philipsen iridato in due discipline, io penso che abbia le doti tecniche giuste per emergere anche lì, unite a un fisico ideale, con la sua altezza non indifferente».

Che cosa ti spinge a seguire questa via?

C’è un fattore che va considerato: è uno che si difende molto bene in soglia anaerobica, ha limiti sconosciuti in questo senso e dobbiamo lavorarci. Il ciclocross è solo un primo passo secondo me, può fare altrettanto bene su strada, nelle cronometro e nella mountain bike, tanto è vero che confido di vederlo in nazionale sia agli europei che ai mondiali offroad.

Su strada nel 2023 è stato secondo al Giro del Friuli, dietro Bessega (foto Rodella)
Su strada nel 2023 è stato secondo al Giro del Friuli, dietro Bessega (foto Rodella)
Un progetto molto ambizioso, seguire tre discipline sull’onda di mostri sacri come Van der Poel e Pidcock e loro stessi dopo anni di tripla attività non sono più molto convinti…

Stefano è convinto anche perché fisiologicamente sa che può emergere. Inoltre io vedo la mountain bike propedeutica anche per l’attività su strada, proprio perché ha un’elevata soglia anaerobica. Ad esempio la mtb è un passaggio importante anche per approcciarlo nella giusta maniera alla cronometro che secondo me può essere la “sua” disciplina.

E Stefano cosa dice?

La pensa come me, d’altronde l’ha fatta solo una volta e ha chiuso 6° agli italiani. Io credo invece che possa davvero dire la sua anche in campo internazionale. Poi, tornando alla mountain bike, potrebbe anche essere un canale privilegiato per portarlo alle Olimpiadi fra quattro anni.

Tra gli obiettivi di Viezzi per il 2024 c’è correre il tricolore di mtb a Pergine Valsugana
Tra gli obiettivi di Viezzi per il 2024 c’è correre il tricolore di mtb a Pergine Valsugana
Viezzi comunque ha già detto che, se il ciclocross è la specialità che più gli piace, la strada è quella dove vede il suo futuro…

Ha ragione, la penso anch’io così, quello dovrà essere il suo pane. Proprio sull’esempio di VDP e Pidcock, un domani potrà anche scegliere, dirigere la propria attività verso una maggiore specializzazione, ma questo riguarda il futuro. Stefano è un atleta in costruzione. Guardando il mondiale di ciclocross, ad esempio, è facile cogliere come sui rilanci sia ancora carente e abbiamo visto come Van der Poel abbia fatto proprio di questo la sua forza. Su strada Viezzi secondo me può già fare cose notevoli in gare come l’Eroica.

Abbinare ciclocross e strada comporta stagioni diverse. Strada e mtb percorrono invece lo stesso periodo temporale, ma richiedono anche abitudine. Come conciliarle?

E’ un aspetto da considerare. Io prevedo dei cicli di lavoro esclusivamente per la mtb, considerando però il fatto che in questa stagione non andremo oltre le 6 gare in tutto. Certamente ci sarà da prevedere qualche giorno di passaggio da una disciplina all’altra, per riprendere la mano con una bici o con l’altra. Nella mountain bike poi non ha il potenziometro, quindi effettuerà lavori a tutta proprio per abituarsi allo sforzo. Ma tutto ciò servirà anche in funzione delle cronometro, che sono un mio pallino.

Viezzi al Giro del Veneto 2023, dove ha contribuito al 3° posto nella cronosquadre (foto Instagram)
Viezzi al Giro del Veneto 2023, dove ha contribuito al 3° posto nella cronosquadre (foto Instagram)
Con la Work Service c’è accordo su questa diversificazione dei lavori?

Sì, anche perché questo è un “must” per Stefano, che non vuole prescindere dalla sua attività nel ciclocross. Ancor di più ora che ha la maglia iridata e vuole onorarla passando di categoria. L’approccio con gli U23 non sarà facile essendo un primo anno, ma vuole comunque confermare il suo valore.

Voi siete amici anche al di fuori del ciclismo. Che tipo è?

La cosa che più mi piace di lui è la sua estrema semplicità. Che si traduce in un’applicazione nel lavoro quasi maniacale. Di atleti ne ho già visti molti, ma nessuno è mentalmente così. Vi racconto un episodio: a luglio parlando lontano dagli allenament,i mi disse che il suo sogno era vincere il mondiale e avrebbe fatto di tutto per riuscirci. Per questo dico che, quando si mette in testa una cosa, ha una concentrazione pazzesca. Poi, come lui stesso ha raccontato, è molto legato alla natura, le uscite in mezzo al verde sono la sua valvola di sfogo. Ed è anche bravo nella raccolta di funghi…

Per il neoiridato ora una stagione tra strada e mtb, ma poi si tornerà al ciclocross
Per il neoiridato ora una stagione tra strada e mtb, ma poi si tornerà al ciclocross
Sappiamo che sta imparando l’inglese, il che potrebbe significare anche un futuro fuori dall’Italia, magari in un devo team. Una soluzione che ti vedrebbe favorevole?

Sì e per molte ragioni. Innanzitutto è la strada ideale per crescere sapendo che c’è una via maestra che può portarlo in un team professionistico. Inoltre all’estero hanno una vera predilezione per la multidisciplina, quindi può trovare un sistema di lavoro che potrebbe favorirlo in tal senso. Sa che da parte mia c’è tutto il mio appoggio.

Tre maglie a casa e Viezzi ora riparte fra strada e mtb

08.02.2024
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«Tanti mi hanno fatto i complimenti, ma per fortuna non hanno fatto particolari feste. Non fanno molto per me, mi sarei sentito un po’ a disagio». Ieri Stefano Viezzi è tornato a scuola, il suo primo giorno da campione del mondo. Hai voglia a pensare che il ciclocross non sia così popolare: in Friuli lo è eccome. Poi i ben 19 anni di attesa prima del ritorno di una maglia iridata in Italia (l’ultimo era stato Davide Malacarne nel 2005, guarda caso sempre tra gli juniores) hanno alzato il livello dell’attenzione.

La vittoria di Tabor rende quasi necessario un approccio diverso con Viezzi, per conoscerlo meglio considerando che non capita spesso di avere prospetti simili nel mondo delle due ruote. Chiaramente però si parte dall’ultima magia, raccontata nell’intervallo tra una lezione e l’altra con i professori che, vista l’eccezionalità dell’evento, si mostrano più accondiscendenti del solito.

«So che molti mi guardavano come il grande favorito della gara e partire con tanta pressione addosso non è il massimo – racconta il ragazzo di Majano – ma la vittoria della settimana prima valsa la conquista della Coppa del Mondo mi aveva dato la consapevolezza di poter far bene. Avevo rimediato al disastro di Benidorm, il mio bilancio era già in attivo, anche se il mondiale era il mio vero obiettivo».

Il momento dell’attacco su Sparfel, stoppato da una foratura. Ma anche l’azzurro avrà i suoi problemi…
Il momento dell’attacco su Sparfel, stoppato da una foratura. Ma anche l’azzurro avrà i suoi problemi…
Anche a Tabor però le cose si stavano mettendo male…

Sono andato a sbattere contro una transenna e la ruota si è storta. A quel punto dovevo cercare di stare attento, badare soprattutto alla guida più che alla velocità, per non far prendere altri colpi. Se si fosse rotto il cerchio la gara sarebbe finita lì. Ho chiamato subito il team per farmi trovare la bici nuova, con cui ho fatto il mezzo giro finale.

L’olandese era quasi addosso a te, ti hanno avvertito?

Sì, ma lo sapevo. C’erano passaggi del circuito che permettevano di vedere chi c’era dietro. Quando ho cambiato la bici Solen era davvero vicino, ho capito che dovevo dare tutto per capitalizzare quei pochi secondi che mi rimanevano.

Ora hai ben 3 maglie a casa, a quale tieni di più?

Senza nulla togliere a quella tricolore, le maglie internazionali sono una grande soddisfazione, diversa. Quella di Coppa è il compendio di una stagione, che premia la costanza durante più mesi. Averla vinta in quella maniera, rimontando Sparfel nell’ultima gara, dà ancora più soddisfazione. La maglia arcobaleno è però un simbolo assoluto, che ti resta addosso per un anno. Io non potrò indossarla perché cambierò categoria, ma ha comunque un valore speciale. Forse anche maggiore dell’altra.

Proviamo a conoscerti un po’ meglio…

Lunedì ho compiuto 18 anni (e non potevo farmi regalo migliore…). Vengo da Majano, sono alto 1,90 per 70 chili di peso forma. Mio padre Luigi ha un’azienda di marmi, poi c’è mia mamma Michela e le mie sorelle Elisa e Alice, anche loro vanno in bici. O meglio, mia sorella maggiore ci andava, ma poi ha lasciato per concentrarsi sulla scuola, mentre la più piccola pedala anche lei. Io ho iniziato a 6-7 anni.

Il selfie del cittì Pontoni con Viezzi sul podio sta diventando una bella consuetudine…
Il selfie del cittì Pontoni con Viezzi sul podio sta diventando una bella consuetudine…
Fidanzato?

Sì, con Emma. L’ho conosciuta proprio attraverso il ciclocross, non abbiamo tanto tempo per vederci anche perché non abita vicino. Passiamo molto tempo in videochat, ma domenica era anche lei a Tabor e mi ha dato forza in più sapere che si è fatta ben 10 ore di macchina con la mia mamma per venire a vedermi. Poi ci sono i miei nonni Bruno e Valentino e mia nonna Marisa, loro sono rimasti a casa ma erano attaccati alla tv.

Quali altre passioni hai, fai altri sport?

Diciamo che mi piace sciare, per il resto non ho grandi hobby. Una cosa che amo è fare le passeggiate in montagna, raggiungere una baita dove prendere sole e aria, è qualcosa che mi rilassa molto e mi fa apprezzare il mondo che ho intorno.

La famiglia lo ha seguito fino a Tabor: 10 ore di macchina ben spese (foto Instagram)
La famiglia lo ha seguito fino a Tabor: 10 ore di macchina ben spese (foto Instagram)
Cinema, musica, videogames?

Mi piacciono i film action, ma non ne ho uno preferito né un particolare attore. Nella musica ascolto soprattutto il trap e il mio cantante preferito è Thasup. Videogames? No, proprio non mi piacciono. Ma devo dire che anche allo smartphone non dedico così tanto tempo. Lo uso, questo sì, ma senza esagerare.

Non segui neanche il calcio?

Pochissimo, non ho una vera e propria squadra del cuore, anche se mi piace il Real Madrid da quando ci giocava Ronaldo che per certi versi è un riferimento. Sicuramente con meno talento naturale di Messi, ma che con il lavoro è diventato quello che è.

L’abbraccio dopo l traguardo di Luca Bortoluzzo, meccanico della nazionale (foto Instagram)
L’abbraccio dopo l traguardo di Luca Bortoluzzo, meccanico della nazionale (foto Instagram)
Ora che sei campione del mondo, che cosa farai, sceglierai la strada o continuerai a fare la doppia attività?

Doppia? Anche tripla come consiglia il mio preparatore Mattia Pezzarini, che non ringrazierò mai abbastanza. Tra due settimane inizierò il mio ritiro prestagionale su strada con la Work Service, poi ai primi di marzo esordirò in gara, ma quest’estate sarà importante anche per gli appuntamenti in mountain bike. Non per niente il mio idolo è Van der Poel, che fa tutto e lo fa alla grande.

La tua più grande delusione?

L’europeo di quest’anno, dove ho commesso degli errori di valutazione che mi sono costati il podio. E’ stato il vero lato buio della mia stagione invernale.

E la più grande gioia?

Che dire, tra conquista della Coppa e il mondiale è stata una settimana da Dio, per dirla citando un titolo di film…

Tutti in piedi: Viezzi è campione del mondo

04.02.2024
4 min
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Si è voltato per tre volte, cercando di capire se davvero quello alle sue spalle fosse vuoto e vuoto era. Stefano Viezzi ha fatto quello che tutti immaginavano e che per questo rischiava di essere molto più difficile. Si è messo le mani sul casco, si è voltato per l’ultima volta in quell’ultimo giro da brividi ed è diventato campione del mondo juniores di ciclocross. Lo ha fatto a Tabor in una giornata di fango e cielo grigio, con cinque gradi e una sottile pioggerella a imbrattare le bici e la faccia degli atleti.

«Non ci credo ancora – dice nell’intervista flash – mi serve tempo per capire quello che ho fatto. Sono felicissimo, era il mio obiettivo dall’inizio e averlo realizzato non ha prezzo».

Ultimo giro da crepacuore e sul traguardo Viezzi può far esplodere la sua gioia
Ultimo giro da crepacuore e sul traguardo Viezzi può far esplodere la sua gioia

Minaccia francese

I nomi erano quelli che tutti aspettavamo e che si erano messi in luce sin dalla Coppa del mondo a Benidorm. E se già la settimana successiva, a Hoogerheide, Viezzi era riuscito a stroncare la resistenza, era chiaro che l’uomo da guardare fosse il francese Aubin Sparfel, il campione europeo che fino all’ultimo gli ha conteso anche la challenge mondiale.

Infatti il francese ha resistito al forcing di Viezzi facendo a sua volta il diavolo a quattro. Ma come a Benidorm un salto di catena aveva impedito al friulano di difendere la maglia di leader, questa volta è stata una foratura ad appiedare Sparfel. L’immagine è splendida quanto spietata. Il francese sgancia il piede, l’azzurro che è nella scia prende il largo e allunga.

«Sono felicissimo – racconta Viezzi – mi sono giocato le mie carte e ho avuto fortuna, ma ci vuole anche questo. Nell’ultimo giro il francese ha avuto una foratura. Io ne ho subito approfittato e ho dato tutto fino alla fine. Sono veramente felice, il mondiale era il mio obiettivo da inizio stagione e anche il sogno di tutti. Ce l’ho fatta, quasi non ci credo».

Sparfel si accorge di aver bucato, Viezzi lo capisce e attacca: si decide il mondiale
Sparfel si accorge di aver bucato, Viezzi lo capisce e attacca: si decide il mondiale

Lo scudo di Pontoni

Nelle scorse settimane, il cittì Pontoni ha costruito una gabbia di protezione attorno a Viezzi, facendo in modo che le attese e le dichiarazioni fossero misurate e non si cedesse a facili entusiasmi. Agevolata in questo dal carattere apparentemente impermeabile del friulano (i due sono praticamente vicini di casa), la squadra juniores azzurra è arrivata al mondiale nelle condizioni ideali.

«Sono passati quasi vent’anni dall’ultimo mondiale – dice il tecnico azzurro – tanto tempo, ma vorrei dire che abbiamo fatto una stagione esaltante. Abbiamo vinto la Coppa del mondo con tre prove. Abbiamo vinto questo mondiale ed è un lavoro iniziato tre anni fa. Avevo detto che avevamo bisogno di due stagioni per metterci in riga e abbiamo creato un grande team e un bello staff. Grazie a loro ritengo che certi risultati non siano casuali. Abbiamo visto parecchi tifosi italiani, friulani in particolare. Dimostrano che abbiamo lavorato bene e spero che continueremo a farlo negli anni futuri. Stefano Viezzi è ancora un ragazzo giovane, ma sa quello che vuole. Ritengo che abbia bisogno di un paio d’anni per maturare e completare il suo bagaglio tecnico, atletico e psicofisico, per diventare uno dei top rider di questa specialità».

Incredulo sul traguardo, il friulano Viezzi conquista il mondiale dopo la Coppa del mondo
Incredulo sul traguardo, il friulano Viezzi conquista il mondiale dopo la Coppa del mondo

Emozione a fil di pelle

E a Lello Ferrara, inviato a Tabor dalla Federiciclismo come uomo social, che gli chiede se si sia davvero emozionato come sembrava, Pontoni risponde con gli occhi che luccicano.

«Non lo nascondo – dice – io sono un appassionato di questo sport. Quando faccio le cose, mi piace dare sempre il meglio di me stesso. Qualche volta sbaglio o qualche volta non tutti condividono, ma vi assicuro che le scelte sono sempre ponderate e c’è sempre un perché per tutto. In questi tre anni è stato fatto un lavoro importante e abbiamo raccolto l’undicesima medaglia fra europei, Coppa del mondo e mondiali. Quest’anno però è particolare, perché vincere Coppa del mondo e mondiali in una settimana ripaga del lavoro fatto».

Sul podio juniores di Tabor, dietro Viezzi si classificano l’olandese Solen e il ceko Bazant
Sul podio juniores di Tabor, dietro Viezzi si classificano l’olandese Solen e il ceko Bazant

Ritorno a casa

Ora è tempo di rompere le righe. A breve toccherà allo show di Van der Poel, ma c’è ancora Viezzi, che passa e saluta.

«Voglio ringraziare veramente tutti – dice – i meccanici, tutti quelli che lavorano dietro. La Federciclismo, Daniele Pontoni che è un ottimo CT. Il mio preparatore che ha sempre creduto in me e finalmente gli ho dimostrato quanto valgo e ne sono veramente felice. Ringrazio anche chi mi ha sostenuto, veramente è stata un’emozione bellissima».

Pontoni: la Coppa di Viezzi è un trionfo di tutti

31.01.2024
5 min
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In queste ore Daniele Pontoni e il suo gruppo azzurro stanno prendendo le misure di un mondiale, quello che si svolgerà da venerdì a Tabor in Repubblica Ceca, dove la squadra azzurra parte con molte ambizioni, avendo di fatto scarse chance solo nelle due prove Elite (almeno a livello di podio, perché la Casasola ha tutte le carte in regola per un piazzamento di prestigio). Gli azzurri sono arrivati oggi sull’onda dell’entusiasmo scaturito dal trionfo di Stefano Viezzi in Coppa del Mondo, considerando che un azzurro vincitore di una challenge internazionale nel ciclocross mancava ormai dal secolo scorso.

Quella del friulano è stata una cavalcata lunga, difficile, a tratti sconfortante ma proprio per questo esaltante ed è singolare che il suo successo sia arrivato quasi in contemporanea con quello di Sinner dall’altro capo del mondo. Se il tennista altoatesino ora è sulla cima assoluta del mondo, Viezzi ci può arrivare, continuando su questa strada, ma sempre con le stimmate del vincente.

Pontoni e un selfie per festeggiare la vittoria e la conquista definitiva della maglia
Pontoni e un selfie per festeggiare la vittoria e la conquista definitiva della maglia

Daniele, al suo fianco per tutta l’avventura, riassapora attraverso il suo giovane pupillo ricordi della sua grande carriera, ma la sua mente è tutta proiettata verso l’attualità: «Quello di Stefano è stato un trionfo a lungo cercato, inseguito, voluto con tutte le forze. Insieme a lui abbiamo lavorato per molte settimane, è stato un vero successo di squadra con uno staff affiatato e l’importante contributo del team performance. Stefano però ci ha messo tanto di suo, nel modo di affrontare la stagione».

Questa Coppa è diventata un target per tutto il movimento…

Dopo la vittoria nelle prime due tappe non poteva essere altrimenti. A Dublino non era previsto che andassimo, ma la situazione di classifica imponeva la sua e quindi la nostra presenza. E’ stato un cammino difficile, nel quale abbiamo spesso dovuto apportare correttivi anche perché non abbiamo mai perso di vista altri obiettivi che potevano essere il campionato italiano e quello mondiale.

Viezzi ha vinto le tappe di Troyes, Dublino e Hoogerheide, più finora altre 7 gare (foto Ricardo Esteve)
Viezzi ha vinto le tappe di Troyes, Dublino e Hoogerheide, più finora altre 7 gare (foto Ricardo Esteve)
Una vittoria tecnica o di carattere?

Entrambe, sono due componenti fondamentali. Mi piace pensare in questo momento all’europeo dove solo la sfortuna l’ha privato di un podio meritatissimo. Una settimana dopo trionfava in Coppa, questo significa che dentro, Viezzi ha una straordinaria forza d’animo, quella dei campioni. So che Stefano con quella maglia non è per nulla appagato, anche i 10 giorni di ritiro che abbiamo effettuato in Spagna sono stati fatti pensando principalmente alla gara iridata di domenica.

Tu, dopo la tappa di Benidorm e il sorpasso di Sparfel, eri rimasto comunque ottimista sull’esito finale della challenge. Da che cosa derivava il tuo pensiero?

Conosco troppo bene Stefano, so quanta voglia ci mette ogni volta. Lì era stata la sfortuna a penalizzarci ed ero convinto che avrebbe tirato fuori una grande prestazione proprio come aveva fatto in Francia dopo la gara continentale. Sapeva che doveva fare una gara d’attacco, che doveva evitare di farsi imbrigliare dalla ragnatela francese con tanti compagni al fianco di Sparfel. Dopo il primo giro ha visto che si era formato un buco e ha insistito. Tatticamente ha compiuto una gara ineccepibile, rompendo gli schemi e non sbagliando nulla. Ma vorrei sottolineare che anche gli altri ragazzi hanno corso bene, lottando per la Top 10, mi spiace solo per l’infortunio di Serangeli costretto a chiudere anzitempo la stagione e per la brutta giornata di Agostinacchio.

Per il friulano il mondiale ha un sapore particolare, dopo la beffa del 4° posto europeo
Per il friulano il mondiale ha un sapore particolare, dopo la beffa del 4° posto europeo
Ora però Viezzi dovrà partire a Tabor con il ruolo di favorito. Tu che hai grande esperienza diretta al riguardo, come si gestisce tanta pressione?

Di questo non mi preoccupo, Stefano è un ragazzo di poche parole, che sa cosa vuole ed è molto attento a tutto, dai materiali alla tattica. Poi chiaramente ci confrontiamo e ci confronteremo fino agli ultimi minuti prima della partenza. La vittoria in Coppa dà forza, è sicuro, ma domenica, sulla linea di partenza, tutto verrà azzerato e questo vale per tutti, anche per lo stesso Van Der Poel nella gara elite. Chi corre lo sa bene…

Sparfel è lo spauracchio?

Magari fosse solo lui… Un po’ tutta la Francia è da tener d’occhio, ma anche il ceko Bazant: proprio per esperienza so che quando i corridori boemi gareggiano in casa danno il 200 per cento, hanno qualcosa in più, poi ci sono Solen e Mouris dell’Olanda, Van Den Boer del Belgio e non dimentichiamo gli Usa che avranno la compagine più numerosa con ben 7 corridori.

La Venturelli, divisa fra pista e ciclocross, vuole riscattare la beffa del 4° posto juniores del 2023
La Venturelli, divisa fra pista e ciclocross, vuole riscattare la beffa del 4° posto juniores del 2023
Viezzi. E poi?

Abbiamo una bella squadra, con 15 elementi tutti in grado di far bene, con la Venturelli con la quale abbiamo lavorato di comune accordo con Villa e la supervisione di Amadio per averla in forma qui. Casasola e Bertolini hanno recuperato dagli ultimi acciacchi, la squadra è forte e compatta e lo vedremo già venerdì con il team relay, dove puntiamo a una medaglia e sapete quanto tenga a quella gara, quella che davvero rappresenta la forza di un movimento.

Un salto di catena e la Coppa si allontana, ma Viezzi non molla

21.01.2024
4 min
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BENIDORM (Spagna) – Quando sembra tutto fatto, gli salta la catena nel tratto di discesa che porta di nuovo verso l’arrivo e Viezzi si ritrova a pedalare come sul monopattino verso il box. Prova spagnola di Coppa del mondo, sono partiti alle 9,30. Era tutto perfetto, con la corsa dell’azzurro a ruota del francese Sparfel in maglia di campione europeo. C’era da difendere il primato in classifica generale, invece adesso i punti che li dividono sono 15. I francesi che avevano mandato in fuga Simon Jules l’hanno fatta alla perfezione. Quando si sono accorti che Viezzi era attardato, Sparfel ha attaccato e il fuggitivo ha frenato. Tappa e maglia, però manca ancora la prova di Hoogerheide: l’ultima.

«L’avrei fatto anch’io – commenta il cittì Pontoni poco dopo l’arrivo – loro hanno sei corridori forti e possono permettersi di giocarsela così. Noi abbiamo avuto Agostinacchio che purtroppo non è mai riuscito a agganciarsi al gruppo dei migliori, però anche lui ha fatto una buonissima prova. Come penso tutti gli altri ragazzi. Sparfel è più forte di noi e nella sfortuna Viezzi è stato anche fortunato, perché ha avuto quel problema vicino ai box. Ci giocavamo tutto sul limite dei punti e oggi ne ha persi parecchi. Però non è finita ancora, conoscendolo so che ha voglia di riscattarsi. Se a Hoogerheide Stefano vince e l’altro fa terzo, la Coppa la vince ancora lui. Siamo ancora in gioco e accettiamo il risultato del campo, perché questo bisogna fare. Il ragazzo dice che aveva buone sensazioni, poi analizzeremo tutto con più calma. Non eravamo tanto euforici prima, non dobbiamo essere abbattuti adesso».

Sparfel è rimasto tranquillo fino all’ultimo giro, seguito dal belga Van den Boer
Sparfel è rimasto tranquillo fino all’ultimo giro, seguito dal belga Van den Boer

La trappola francese

Subito dopo il traguardo, Viezzi si è fermato accanto ai due massaggiatori della nazionale fermi dopo le transenne. Nel cross sul rettilineo non li lasciano andare: il ciclismo ha specialità diverse e regole diverse, inutile farsi troppe domande.

«Stavo bene – dice commentando il finale – sapevo che potevo dare tutto all’ultimo giro, ne avevo ancora. Però peccato, mi è caduta la catena. Il treno dei primi è andato via e lì mi sono giocato la maglia. Però le sensazioni sono buone, penso alla prossima settimana. Sapevo che i francesi potevano fare gioco di squadra, erano tre o quattro molto forti, però non mi preoccupavo troppo. Io dovevo pensare solo al campione europeo che era secondo in classifica, dovevo marcare lui».

Si va verso la montagnetta al penultimo giro: Viezzi in scia al francese: la sfortuna sta per abbattersi
Si va verso la montagnetta al penultimo giro: Viezzi in scia al francese: la sfortuna sta per abbattersi

Il salto di catena

Quando sembra tutto fatto, gli salta la catena nel tratto di discesa che porta di nuovo verso l’arrivo e Viezzi si ritrova a pedalare come sul monopattino verso il box.

«Tanta sfiga – dice con altrettanta amarezza – non ero riuscito a partire bene e qua la partenza era fondamentale. Poi però con calma ho recuperato e sono riuscito a tornare sotto. Ero lì, me la sarei potuta giocare. Però la prossima settimana ci si riprova. A Hoogerheide, sullo stesso percorso dei mondiali 2023, provo a dare tutto quello che ho e speriamo di riuscire a portarla a casa. Qui sapevo che il percorso poteva fare per me, però oggi ho avuto un po’ di sfortuna. Vabbè, pensiamo alla prossima…».

Un atleta da scopire

Pontoni se lo mangia con gli occhi, mentre gli altri ragazzi sciolgono le gambe sui rulli. Viezzi ha abbassato la parte alta del body UCI, che a dirla tutta è davvero brutto e fa rimpiangere i colori della vecchia maglia di Coppa del mondo. I due sono della stessa zona. E mentre si ragiona sul suo futuro, partendo da quello di Toneatti che è sparito dal cross e ha avuto sfortuna su strada, il tecnico azzurro è chiarissimo.

«Credo che avrà l’imbarazzo della scelta – dice – ma lui sa già dove vuole andare. Gli manca di imparare bene l’inglese, ma ha già detto che fino al mondiale di cross di certe cose non parla. Farà la stagione su strada con Levorato alla Work Service e poi deciderà. Ha iniziato ad allenarsi sul serio da un anno e poco più. Va ancora a funghi e a camminare in montagna, è completamente integro. Guardatelo, se ne è già fatto una ragione. Ma ci scommetto che già pensa a come riprendersi quella maglia».

Viezzi, dopo il tricolore obiettivo su Coppa e mondiale

19.01.2024
4 min
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CREMONA – Tre settimane da raccontare, parafrasando il titolo di una canzone degli anni settanta. Le prossime potrebbero essere così per Stefano Viezzi, chiamato al rush finale negli appuntamenti più importanti della sua grande annata di ciclocross.

Dopo il campionato italiano vinto a Cremona (nono successo stagionale), lo junior udinese di Majano ha nel mirino la generale di Coppa del Mondo e il mondiale di categoria. Viezzi correrà questa domenica a Benidorm, poi quella successiva in Olanda ad Hoogerheide cercando di conservare la leadership e amministrare il vantaggio di sei lunghezze sul campione europeo Aubin Sparfel.

Infine il 4 febbraio chiuderà il suo mini-tour europeo volando a Tabor in Repubblica Ceca per la rassegna iridata. Per l’azzurro della DP66 non sarà una chiusura qualunque visto che il giorno dopo il mondiale compirà diciotto anni.

Andiamo a capire quindi le mire di Viezzi a brevissimo e lungo termine.

Nella gara juniores, prima maglia tricolore per Stefano Viezzi, l’uomo di Coppa del mondo
Nella gara juniores, prima maglia tricolore per Stefano Viezzi, l’uomo di Coppa del mondo
Stefano che effetto ti ha fatto il tricolore vinto a Cremona?

E’ stata una bellissima sensazione, è la mia prima maglia di campione italiano. Finalmente sono riuscito a vincerla, è stato un gran bel risultato. Adesso ho altri tre appuntamenti che mi attendono e che sono un po’ più importanti. Le due prove di Coppa del Mondo e il mondiale.

Restando al campionato italiano, i tuoi avversari sul podio ti hanno definito il migliore al mondo. Cosa ne pensi?

Li ringrazio, anche se ogni gara ha una storia a sé, può andare bene o male. Personalmente avevo una buona gamba, ma ho avuto un po’ di sfortuna all’inizio. Mi è caduta la catena e questo inconveniente poteva buttarmi fuori dai giochi, però ho rimediato subito perché ero a centro metri dal box. Non ho perso tanto tempo. Più sfortunato invece, e mi spiace per lui, il mio compagno Fabbro che ha rotto la bici mentre era primo.

A livello climatico hai fatto le prove generali per Tabor?

Esattamente. So che in Repubblica Ceca c’è la neve. E’ sempre meglio testarsi un po’. A Cremona ho cercato di capire come potrebbe essere lassù. Aver corso alle 9 del mattino col gelo mi ha dato qualche indicazione. Sarà una gara particolare e spero di fare bene.

Risultati alla mano, quanto è alla tua portata una medaglia al mondiale?

Sicuramente so cosa posso fare e l’ho già dimostrato. Adesso sono arrivato lì, a quel livello, e devo capire come stanno gli altri. Lo capirò in queste due settimane, con le due prove di Coppa del Mondo a Benidorm e Hoogerheide. L’obiettivo naturalmente è arrivare in condizione al mondiale, però prima cercherò di portarmi a casa la maglia della generale. Centrare questo primo traguardo sarebbe poi uno grande stimolo per Tabor.

Viezzi oltre a ciclocross e strada, corre anche in Mtb. Quest’anno dovrà capire come gestire gli impegni (foto Biliotti)
Viezzi oltre a ciclocross e strada, corre anche in Mtb. Quest’anno dovrà capire come gestire gli impegni (foto Biliotti)
In futuro cosa prevedi per te?

Vorrei continuare a fare ciclocross, conciliando la strada nella stagione estiva. Spero di non avere troppi impedimenti in generale. Quest’anno correrò nella Work Service, che fa un’ottima attività, quindi mi sento sereno sotto quel punto di vista. Ogni tanto penso a ciò che potrei fare su strada, ma ora voglio coltivare bene il cross.

In relazione ai risultati internazionali che hai ottenuto, ti sono arrivate proposte per quando passerai U23?

Sì, ne è arrivata più di una. Sono arrivate dall’estero per la strada ed anche per il ciclocross, ma preferisco non dire nulla di più. La tendenza adesso è quella di andare fuori per entrambe le discipline. In futuro non mi dispiacerebbe uscire dall’Italia perché è una bella crescita. Nel ciclocross ad esempio sono totalmente diverse le gare al Nord. Lassù sei sempre al top. Quasi tutti i corridori vincenti sono lì e puoi confrontarti continuamente con loro. Questo ti aiuta tanto a migliorare. Mi fanno piacere queste proposte, ma dovrò valutare con calma se ne varranno la pena.

Alzando il livello, la gestione psicofisica delle due attività ti spaventa?

Per il momento no, perché non si sovrastano molto l’una con l’altra. Si possono fare entrambe le stagioni senza problemi. Anche grazie alle squadre che lasciano più libertà, rispetto invece all’attività estiva di Mtb. Sicuramente stare sempre sul pezzo può diventare stancante dal punto di vista mentale col passare del tempo. Adesso si cavalca l’onda sfruttando anche un po’ la freschezza della mia età (sorride, ndr) e perché ci sono i risultati. Tuttavia so già che ci saranno stagioni in cui bisognerà per forza fermarsi per rifiatare e rendere al meglio. Ma questo lo vedrò più avanti.

Dopo la stagione nel Team Tiepolo, nel 2024 Viezzi correrà con la Work Service (foto instagram)
Dopo la stagione nel Team Tiepolo, nel 2024 Viezzi correrà con la Work Service (foto instagram)
Ti ispiri a qualche corridore in particolare?

Il mio idolo è Van der Poel. Fisicamente siamo simili. Sono appena più alto di lui, ma lui è più largo di me (ride, ndr). Naturalmente devo ancora crescere, quindi qualche chilo in più di muscolatura, anche nella parte alta, dovrò metterlo.

Quali sono invece le caratteristiche su strada di Stefano Viezzi?

Mi considero un passista-scalatore. Attorno a casa mia le salite non mancano. Sia lì che in pianura posso svolgere bene i lavori dei programmi di allenamento.