Trentin, Ballerini e Consonni: nasce il treno di Milan

13.09.2024
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Domenica si corre tutti per Jonathan Milan e la sua volata sul traguardo di Hasselt. Come si fa nelle nazionali che saggiamente pescano dai team anche i meccanismi vincenti, il cittì Bennati ha individuato in Simone Consonni il miglior leadout del friulano. Quello che lo ha lanciato verso la maggior parte delle vittorie 2024 e che meglio ne conosce i movimenti. Perciò ieri, nel giorno del suo trentesimo compleanno, anche il bergamasco è volato nel Limburgo, pronto a fare la sua parte.

Quel che più incuriosisce nei tempi recenti di Consonni è il tempo di mezzo fra Parigi e la ripresa dell’attività su strada. Lui che alle Olimpiadi ha preso il bronzo nel quartetto e poi l’argento nella madison, che più lo rileggiamo e più brilla come un oro sfuggito di mano. Per la caduta, soprattutto, e quei giri senza un filo che hanno portato la coppia azzurra a giocarsi l’ultimo sprint in affanno senza avere comprensibilmente un quadro chiaro della situazione

La caduta di Consonni nella madison è stata più fastidiosa di quanto si pensasse e ha richiesto cinque giorni di stop
La caduta di Consonni nella madison è stata più fastidiosa di quanto si pensasse e ha richiesto cinque giorni di stop
Simone, quanto è durata la… decompressione olimpica?

Non tantissimo, dai! La verità è che grazie alla caduta, mettiamola così, ho dovuto riposare un po’ più del previsto e quindi ho fatto praticamente cinque giorni senza bici. Devo dire che mi sono bastati e sono ripartito con voglia e grinta. Ho ripreso al Renewi Tour e già fisicamente e mentalmente ero messo bene, meglio di quanto pensassi. Perciò ho ritrovato subito il piglio giusto.

Quindi quella caduta, da cui sei ripartito subito con una faccia da assassino, è stata una bella botta?

Decisamente sì. Praticamente ho fatto subito per rialzarmi, solo che avevo un crampo nel braccio destro, praticamente lungo tutto l’avambraccio e fino alle dita. La cosa che mi ricordo sono tutte le dita che avevano degli spasmi e si muovevano da sole. Quindi il braccio destro e anche il polpaccio sinistro con un crampo bello importante. Ho esitato un po’ a rialzarmi e poi sono ripartito. Sentivo che non riuscivo a spingere al 100 per cento, anche se ero completamente nel mio mondo. E dopo le interviste e il podio, all’antidoping ha iniziato a girarmi la testa, avevo un po’ di nausea. Sicuramente qualcosa anche a livello mentale, nervoso e tutto, però magari ho picchiato la testa e avevo un po’ di rintontimento. Quello che poi, quando passa l’adrenalina, viene fuori tutto insieme.

Se fosse stata una corsa normale saresti rimasto seduto per terra?

Se non era la madison e non ci fosse stato Elia da solo, mi prendevo tutti i cinque giri di neutralizzazione che mi spettavano. Invece appena il fisico mi ha dato la possibilità, mi sono ributtato subito dentro.

Consonni è tornato in gara al Renewi Tour, subito con buone sensazioni
Consonni è tornato in gara al Renewi Tour, subito con buone sensazioni
Come si fa a ritrovare la grinta adesso per andare a un europeo e poi magari ci saranno anche i mondiali su pista?

Alla fine, se fai questo sport e cerchi di farlo al 100 per cento, vivi di obiettivi. Cerchi sempre di trovare le sensazioni e le emozioni che quando ti metti il numero ti fanno andare avanti. Sicuramente non è sempre facile, certe volte il fisico ti dice di no, anche se la testa o la voglia sarebbero di andare avanti. Per cui devi anche dargli il tempo che richiede. Però la verità è che per tanti motivi questa Olimpiade è stata diversa da quella di Tokyo.

In cosa?

Là venivi da un periodo comunque molto delicato e particolare come quello del Covid. Il volo fino a Tokyo è lungo. C’è il fuso orario. Alla fine invece, la trasferta di Parigi è stata semplice proprio a livello logistico. Eravamo a un’oretta e mezza da casa. Hai la famiglia vicino, nel mio caso c’erano mia mamma e mio papà. E’ salito anche mio fratello, c’era mia moglie. Il fatto di sentire e vedere tutti i giorni Alice mi ha dato serenità e tranquillità per vivere le Olimpiadi quasi come una corsa normale. A Tokyo eravamo da soli e senza pubblico e così emotivamente, anche senza volerlo, già prima di partire sentivamo il peso di quelle piccole difficoltà. Qua tutto sommato è stata una trasferta facile, che ci ha permesso di tornare e riprendere subito a lavorare con appena un paio di giorni di stacco.

Si lavora per obiettivi e nei giorni scorsi Milan ci ha detto che con Bennati parlava già da un po’ degli europei. E’ stato così anche per te?

E’ importante sapere che durante l’anno, dopo le Olimpiadi, ci saranno gli europei e quindi c’è già un’organizzazione. Non ti arriva nulla addosso all’improvviso, senza sapere quello che c’è. Va pianificato un po’ tutto ed è sicuramente importante, perché comunque riesci a programmare bene. In questo caso devo sottolineare nuovamente il fatto che la squadra ci ha lasciato tranquilli per tutti questi mesi dopo il Giro d’Italia e non è da tutti.

E’ il prezzo per tutti i team che hanno specialisti della pista, anche Ineos per Ganna…

Togliendo il campionato italiano, era dal Giro che non correvo con la maglia della Lidl-Trek. Per una squadra WorldTour, che comunque vuole sempre essere sul pezzo, è una defezione importante. Non tanto la mia magari (ride, ndr), ma quella di Johnny, quindi dobbiamo ringraziare tanto la squadra. Col “Benna” questa cosa era già nell’aria e la verità è che Johnny ci è arrivato e ci sta arrivando con testa, grinta e gamba al top. Ed è la dimostrazione ancora una volta che la pista, se fatta in un certo modo, non fa solo bene, ma ti può dare qualcosa in più.

Il progetto europeo era nell’aria da parecchio. Già alla Tirreno-Adriatico primi contatti con Bennati
Il progetto europeo era nell’aria da parecchio. Già alla Tirreno-Adriatico primi contatti con Bennati
Al Deutschland Tour è parso insaziabile…

Johnny sto iniziando a conoscerlo sempre meglio ed è veramente forte, ma soprattutto di testa. Ha una voglia di vincere, di alzare le mani e far vedere di essere il più forte che è qualcosa di incredibile. E il bello è che la passa a tutti noi. Penso che noi gli abbiamo dato una bella mano, ma anche lui da leader ha dato una grande grinta e un grande senso di appartenenza al nostro treno e al nostro gruppo. E questo ci ha portato tutti, sia lui sia noi, a fare una stagione spettacolare come quella che stiamo facendo.

Parlavamo con Bennati di quanto sia facile fare bene il treno in allenamento, ma che il vero test si fa in corsa…

E’ verissimo quello che dice, perché penso che Daniele abbia più esperienza forse di tutta la nazionale messa insieme, togliendo però “Trento” (Matteo Trentin, ndr). E’ verissimo, puoi provare il treno quanto vuoi, ma alla fine la verità è che guardando il gruppo che siamo, c’è gente abituata a lavorare con grandi capitani. Il “Ballero” è sempre stato in grandi treni, come di recente quello di Cavendish e prima alla Quick Step. Ha lavorato con Morkov, quindi ha un’esperienza che ci fa stare tranquilli. Trentin non va neanche nominato, solo a livello di esperienza può insegnare a tutti qualcosa. E quindi anche lì siamo tranquilli. Sappiamo cosa vogliamo e agli europei abbiamo una storia importante.

Per te è la terza volta, giusto?

Esatto. Ho corso poco su strada con la nazionale, però questo sarà il mio terzo europeo. Nel primo, era il 2017, venne il secondo posto con Elia in Danimarca. Due anni dopo abbiamo vinto proprio con Elia ad Alkmaar. Perciò mi fa super piacere tornare a far parte di questo gruppo. La cosa che mi fa un po’ sorridere è che dopo la gara di Amburgo parlavo con i miei compagni e ho realizzato che domenica ce li troveremo contro. Quelli che sono sempre stati insostituibili al nostro fianco saranno i nostri rivali. E anche rivali importanti. Dan Hoole sarà nel treno di Koij. Theuns sarà nel treno di Philipsen e Merlier.

La collaborazione fra Consonni e Milan al Giro ha portato 3 vittorie e 4 secondi posti
La collaborazione fra Consonni e Milan al Giro ha portato 3 vittorie e 4 secondi posti
Secondo te faranno due treni separati?

Non lo so e sinceramente avranno una bella gatta da pelare. Perché è vero che non c’è neanche più Van Aert, però hanno anche Jordie Meeus, che magari non ha la costanza degli altri due, ma è stato l’ultimo vincitore sui Campi di Elisi.

Belgio e Olanda saranno le squadre da marcare?

Da marcare neanche tanto. Io sono convinto che se inizi a marcare troppo, sei sulla difensiva. Invece devi partire per farti marcare, ma questo è un altro discorso. Dobbiamo essere bravi a gestirla emotivamente, ma abbiamo gli uomini per fare quel che serve. Per chi è abituato a gestire tutto in pista, in cui un errore anche minimo può costarti la medaglia, la gara su strada è uno stress, ma molto più gestibile.

La rabbia e il sorriso, l’argento e il lieto fine, Viviani e Consonni

10.08.2024
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SAINT QUENTIN EN YVELINES (Francia) – Quando si accascia a terra, è quello di Londra. Solo. «E’ arrabbiato», rivela la moglie Elena Cecchini. Voleva vincere. Quando si rialza, è quello di Tokyo. Fiero come un portabandiera, commosso perché i grandi non devono nascondere la loro sensibilità. Si mostrano per quelli che sono. E lui è ancora quello di Rio, un campione assoluto. L’Elia Viviani di Parigi scrive l’ultima pagina di una carriera olimpica speciale.

Tre metalli, lo stesso Elia

C’è tutto Elia, in tutti e tre i metalli che da oggi ha a casa. Ragazzo d’oro, lo conferma chiunque lo frequenti. Capelli che prima o poi saranno d’argento, il maledetto tempo passa anche per lui. Faccia di bronzo in pista, quando serve. Quando, ad esempio, c’è da cogliere il momento per prendere un giro al gruppo nella madison. Ha sempre avuto un’intelligenza superiore alla media, l’ha dimostrato anche ieri, nel momento chiave. Quando ha capito che si poteva prendere quel vantaggio che ha consentito di raggiungere il podio a lui e a Consonni.

Chissà come sarebbe andata senza quel cambio sbagliato prima dell’ultimo sprint che ha portato alla caduta di Simone.

«Il Portogallo ha vinto di 7 punti – analizza lui – con la volata saltata potevamo prenderne 5, non s’è perso l’oro per quello».

«Ci ha scombussolato i piani nel finale, ma con i se e con i ma non si va da nessuna parte», ribatte Consonni. Che si prende la seconda medaglia, la terza in una ideale cameretta con la sorella Chiara in cui magari già da piccoli sognavano le Olimpiadi.

Tanti lavori di qualità

Quello di Londra è il Viviani che è arrivato qui. Quello che «si è allenato come un diciottenne», come racconta il Ct Marco Villa. E lui conferma. «Abbiamo fatto tantissimi lavori di qualità». Come se dovesse affrontare la prima Olimpiade. «Dovevamo alzare i watt, trovare rapporti più duri. Non ho lavorato più neanche col quartetto».

Poi però nell’omnium qualcosa non è andato nel verso giusto. Come a Londra, appunto. «Ci sono rimasto male, perché avevo lavorato tanto. Ho trovato avversari fortissimi, ma qualcosa non ha funzionato. La madison è una gara che non abbiamo preparato, ma che sappiamo correre. Ce lo hanno dimostrato anche le ragazze. Vederle da fuori ci ha aiutato. Serviva coraggio, l’abbiamo trovato, a costo di saltar per aria nel finale. Invece è andata bene, è stato bello, con un pizzico di follia». Come quando si è giovani, appunto.

Decisive le due volate vinte da Viviani e il giro conquistato prima di metà corsa
Decisive le due volate vinte da Viviani e il giro conquistato prima di metà corsa

L’ultima gara di un campione

Elia però è anche quello di Rio. Un esempio, come deve essere un portabandiera. «Ho corso con la testa, con il cuore e con le gambe di Elia», racconta Simone Consonni, che in testa aveva proprio il casco del suo compagno di squadra. «Perché ne avevo provati altri, ma era andata male». Il suo è un argento che «vale tanto, perché è la seconda medaglia». Per la sorella Chiara, che «mi ha detto che mi vuole bene e non ce lo diciamo spesso. E’ la cosa più bella».

Vale «per tutta la nostra squadra. Se anche i quartetti non sono andati come si sperava, siamo lo stesso una squadra forte». Con un leader vero. «Quando parti e sai che partecipi all’ultima gara di un campione che ha fatto la storia, sai che devi essere perfetto. E sono molto contento di essere stato sul podio con lui. E di aver messo in pista tutto quello che mi ha trasmesso lui in questi anni».

Viviani e Consonni si sono ritrovati a meraviglia, correndo con grande lucidità
Viviani e Consonni si sono ritrovati a meraviglia, correndo con grande lucidità

Il valore dell’argento

Elia è quello di Tokyo. Quello che sa cogliere il valore di una medaglia anche se non è del metallo più prezioso.

«In Giappone esultai di più – dice – perché me l’ero guadagnato con le unghie e con i denti. Qui l’oro era vicinissimo e anche per questo ho pianto. Per la rabbia. Ma poi analizzo tutto e so bene che è un argento guadagnato e importantissimo. Volevo chiudere la mia esperienza olimpica con una medaglia e ce l’ho».

Viviani con Amadio, team manager della nazionale, che fece passare Elia nella Liquigas. Dietro il fratello Attilio
Viviani con Amadio, ora team manager della nazionale, che fece passare Elia nella Liquigas

Con gli occhi di Elena

Quello di Parigi è l’Elia ormai sposato, che si fa guardare anche con gli occhi della moglie. «La medaglia era il suo obiettivo e l’ha raggiunto. E’ un campione. Siamo stati molto lontani in questi mesi, ora non vedo l’ora di passare del tempo con lui».

Il tempo dice che questa è l’ultima Olimpiade. Elia sarà alla cerimonia di chiusura, come è stato in quella di apertura. «Abbiamo chiuso un cerchio. Olimpico. Avrei firmato per una medaglia. Analizzando le cose, però, noi abbiamo preso un giro di astuzia, i portoghesi lo hanno fatto nel momento in cui è esplosa la corsa. E’ un segnale di gambe. Erano i più forti, probabilmente non potevamo farci niente. Mancava l’argento, lo mettiamo in collezione. E chiudiamo questa storia con il lieto fine».

Se ne va sorridendo. E lascia un dubbio. Forse Elia non è né quello di Londra, né quello di Rio, né quello di Tokyo, né quello di Parigi. E’ semplicemente quello di sempre. Una stella. E nella notte di San Lorenzo, a Parigi le stelle non cadono. Salgono sul podio.

Oro all’Australia, ma l’Italia s’è desta. La scossa di Ganna

07.08.2024
6 min
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SAINT QUENTIN EN YVELINES (Francia) – Non è un bronzo che vale oro, ma è un bronzo che vale tanto. Il quartetto azzurro dell’inseguimento ha saputo assorbire la delusione della mancata finale e superare la Danimarca, che era arrivata all’appuntamento per il terzo posto forte di un tempo migliore ottenuto il giorno prima. E quindi va reso merito alla capacità di reazione dimostrata da Filippo Ganna, Simone Consonni, Jonathan Milan e Francesco Lamon, che è il primo a parlare a fine gara.

«La sera della semifinale – dice – ha prevalso l’amarezza per non essere nella finale per l’oro. Anche in maniera egoistica, mi prendo la responsabilità di questo termine. Ero delusissimo. Però abbiamo trovato la grinta necessaria per risalire su quel podio. C’è gente che lavora una vita per un podio olimpico. Volevamo questa medaglia, sono soddisfatto. La delusione ora passa in secondo piano».

Lamon era il più deluso ieri: voleva vincere. Il bronzo lo ripaga e finalmente torna il sorriso
Lamon era il più deluso ieri: voleva vincere. Il bronzo lo ripaga e finalmente torna il sorriso

Come a Tokyo, battuta ancora una volta la Danimarca in rimonta: «Una volta tocca a noi – sorride il veneziano – una volta a loro. Anche loro ci avevano battuti in passato. E’ una ruota che gira. L’importante è aver confermato che l’Italia c’è».

Una medaglia olimpica

Cosa è successo da un giorno all’altro? «Abbiamo assimilato il concetto che una medaglia, anche se di bronzo, è pur sempre una medaglia olimpica. Sarebbe stato da immaturi non dare il 100 per cento per portarla a casa. Ci siamo rimboccati le maniche, abbiamo analizzato i pochi errori di ieri e ce l’abbiamo fatta. Ce la meritavamo, ce la siamo meritata. Li avevamo già battuti, potevamo rifarlo».

Ancora una volta vittoria in rimonta, ma non c’è tattica secondo Lamon: «In uno scontro diretto c’è poca tattica. Conta solo battere l’avversario. Sappiamo che loro partono più forte, abbiamo cercato il giusto compromesso per avere un margine di rimonta nel finale e siamo riusciti a farlo nel migliore dei modi. Sono soddisfatto della mia partenza e di come hanno recuperato i miei compagni nel finale».

Ganna bis

Soddisfatto anche Filippo Ganna, uno dei pochi atleti italiani che tornerà da Parigi con due medaglie. Gli altri finora sono Thomas Ceccon (nuoto), Filippo Macchi (scherma), Alice D’Amato e Manila Esposito (ginnastica). Lui la prende alla lontana.

«Il nostro viaggio è iniziato a Rio. Una chiamata last minute – racconta – fuori dalle prime 4 per pochissimo». E’ un viaggio che si conclude, per questo quartetto? «Il bello dei miei 28 anni e forse dei 22 di Johnny è che siamo ancora giovani», risponde Filippo, che si considerava invece già un po’ “vecchio” dopo la cronometro su strada. Miracoli di una medaglia olimpica.

«Per il futuro vedremo. Ora l’importante è che abbiamo ancora una volta cercato di ottenere il massimo risultato, di lottare contro tutto e tutti. S’è visto chi ci è rimasto vicino, chi ci ha sempre supportato. Da Rio, se non prima. Ma io riparto anche dai mondiali di Londra, quando ci avevano cambiato un manubrio perché era fuori regola e abbiamo finito con cuore e testa. Anno dopo anno siamo cresciuti con coppe del mondo, europei, mondiali, fino all’Olimpiade di Tokyo. E non in tanti possono dire di avere quella medaglia a casa.

Consonni, Milan, Moro, Ganna e Lamon: un gruppo di fratelli premiati dal bronzo
Consonni, Milan, Moro, Ganna e Lamon: un gruppo di fratelli premiati dal bronzo

«Abbiamo avuto alti e bassi – prosegue – siamo arrivati qui da favoriti. Ma non si può sempre fare copia e incolla. Non è facile ripetersi, non è facile confermarsi. Ma è facile confermare che ognuno di noi darà sempre una mano agli altri. Chi è in difficoltà sa che troverà sempre un compagno pronto ad aiutarli. Ieri è stata dura. Complimenti a Gran Bretagna e Australia, non l’avevamo mai vista così forte. Ma il nostro bronzo vale tanto. E’ bello pensare che a Rio Viviani ha ottenuto l’oro, a Tokyo un bronzo. Noi abbiamo replicato lo stesso percorso, spostato di 4 anni».

La scelta della crono

Due medaglie in due discipline diverse per Filippo. Era meglio concentrarsi su una sola? «Ho deciso io, ascolto le critiche, non per forza devo condividerle. L’obiettivo era portare a casa due medaglie. Ce l’ho fatta. Sulla bici c’ero io. I ritiri, la fatica, i giorni fuori di casa, i sacrifici, li ho fatti io e sentiti io. Ringrazio chi mi ha supportato e speriamo di dare soddisfazioni al pubblico, che ci vuole veramente bene. Abbiamo continuato a lavorare, non ci siamo arresi quando le cose andavano male. Lì serve sempre mantenere la testa sulle spalle e affrontare le difficoltà».

Gli azzurri sono partiti subito forti e senza tabelle, demolendo la Danimarca. In testa Milan e poi Ganna
Gli azzurri sono partiti subito forti e senza tabelle, demolendo la Danimarca

La gestione della gara? «Volevamo partire forte per tenerli lì e fare quello che abbiamo fatto. San Johnny è stato decisivo. Aveva quella marcia in più che serviva. Magari a Tokyo ero io, oggi è stato lui. Ci siamo amministrati al meglio e abbiamo portato a casa una medaglia che ripaga dei tanti sacrifici fatti in questi anni».

Ganna risulta iscritto anche alla Madison, «ma spero che Consonni e Viviani stiano bene». Infine, la dedica: «A chi c’è sempre, anche quando le cose vanno male. Grazie a loro la testa rimane sulle spalle e porti a casa grandi risultati».

Parla San Johnny

Un’altra dedica l’aveva fatta a “San Johnny”, cioè Jonathan Milan. Sua la migliore prestazione individuale. «Ma santo è troppo – risponde lui – questo è un risultato di gruppo. Abbiamo dato tutti il 100 per cento in questi giorni. Il risultato va diviso in quattro e quindi ci sono almeno quattro santi. Ci siamo aiutati, abbiamo portato a casa un risultato che vale molto, con questi avversari così agguerriti.

Villa riceve l’abbraccio del gigante Milan: la medaglia è arrivata
Villa riceve l’abbraccio del gigante Milan: la medaglia è arrivata

«Il risultato dell’Australia parla da solo. Abbiamo fatto del nostro meglio, ci siamo detti che la Danimarca era battibile. In questi giorni era calata nel finale, pensavo aggiustassero il tiro. Ma in effetti sono stati avanti credo fino ai 2.500. Noi siamo stati molto regolari, questa è stata la nostra forza. Abbiamo avuto la forza di resistere fino alla fine».

Il futuro è già iniziato

Il futuro è suo. E di chi altro? «Penso che arriveranno tanti giovani. Cercheremo di dare il massimo per essere competitivi in più discipline possibili. Ci sono giovani promettenti, dobbiamo dargli spazio e tranquillità per crescere. E soprattutto fiducia. Ora godiamoci questo terzo posto e poi vedremo. Los Angeles? Vedremo, magari sperando in un percorso su strada più facile, poi ci penseremo».

Sul podio, prima l’Australia, seconda la Gran Bretagna e terza l’Italia

E il futuro immediato? «Vorrei arrivare bene agli europei su strada. Prima farò il Giro di Germania, Amburgo e poi gli europei. Ho un po’ di tempo per prepararli».

La sua dedica è per la famiglia: «Qui avevo i miei genitori, la mia ragazza, mio fratello non è riuscito ad esserci per questioni di allenamenti e gare, ma so benissimo che mi seguiva da casa. Sono stato contentissimo del fatto che ci fossero anche loro». E noi contenti non per l’oro, ma per un bronzo che vale tanto.

Lo schiaffo dell’Australia, il quartetto sbanda

07.08.2024
7 min
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SANT QUENTIN EN YVELINES (Francia) – La botta fa male e non può essere altrimenti. L’Australia non solo toglie il record del mondo all’Italia, ma lo fa anche nella sfida diretta. Soprattutto, toglie ai campioni in carica la possibilità di riconfermarsi. Ci si giocherà il bronzo contro la Danimarca. Sarà la replica della finale di Tokyo e anche questo è un dato: erano le migliori, hanno fatto un passo indietro. Se non nelle prestazioni, nella classifica. Le due cose vanno distinte. Il Ct Marco Villa lo dice subito.

«Noi abbiamo fatto il nostro. Sono andati forte gli australiani – spiega – di fronte a un 3’40″730 bisogna dire bravi a loro. Non me l’aspettavo su questa pista, se ci sono riusciti hanno fatto una cosa eccezionale. La prestazione dell’Italia c’è stata, Jonathan è stato grandissimo. Purtroppo non è servito. I ragazzi sono andati in pista determinati per battere l’Australia, forse nel finale si sono un po’ demoralizzati».

L’Australia va in finale per l’oro facendo il record del mondo in semifinale: 3’40″730
L’Australia va in finale per l’oro facendo il record del mondo in semifinale: 3’40″730
Ora sarà importante confermarsi sul podio olimpico.

Ho grande fiducia in questo gruppo. Ma ci sono anche gli avversari e non sempre basta dare il 100 per cento. Il giorno prima avevamo fatto un buon tempo, poi lo abbiamo migliorato. Non basta per lottare per l’oro, basta per una finale per il bronzo che non era facile da raggiungere. Quando ho visto che la Nuova Zelanda era sul 3’43” ho tremato. Ieri ha sbagliato gara, oggi è andata forte, ha sfruttato la scia del Belgio. La formula è così e può portare a far sì che magari dal gruppo che va dalla quinta all’ottava del giorno prima esca fuori qualcuno che spariglia le carte. E se avessimo sbagliato qualcosina avremmo compromesso anche la finale per il terzo posto. Siamo stati bravi a parare il colpo e adesso ci giochiamo una medaglia.

In questi tre anni gli altri hanno fatto più progressi di noi.

Ho visto che qualcuno ci ha copiato. Hayter fa i tre giri finali, è ciò che era Ganna a Tokyo per noi. Welsford nell’Australia fa lo stesso. Ci hanno copiato un po’ tutti e hanno anche migliorato i materiali. Sapevamo che dovevamo stare al passo e migliorare anche noi. E siamo migliorati, ma gli altri sono stati più forti.

E’ migliorato anche il quartetto femminile, che ha battuto il record italiano, ma è atteso da un turno proibitivo.

La Nuova Zelanda in campo femminile era la favorita in partenza e lo ha dimostrato. Oggi (ieri, ndr) non abbiamo schierato Elisa Balsamo, questa volta proviamo con lei. Non ha avuto un avvicinamento facile e di conseguenza quando non riesci a lavorare tutte insieme qualcosa manca. Abbiamo questo appuntamento, Elisa ci è arrivata con un infortunio. Pensava di uscire bene dal Giro d’Italia e invece ne è uscita malata, ha saltato l’unica settimana in cui potevamo stare insieme. Ha fatto due prove che mi danno fiducia sul poterla schierare. Non so ancora al posto di chi, parlerò con le ragazze.

Che valutazione si può fare di chi ha fatto le prove su strada?

La scusante della strada non deve esserci più. Abbiamo visto la campionessa olimpica su strada (Kristen Faulkner, ndr) far parte del quartetto e non era certo solo lei. Siamo stati noi a indirizzare un po’ tutti su questa via e adesso gli altri ci seguono. Hayter è qua, non ha fatto le gare su strada, ma tre settimane fa ha vinto il campionato nazionale su strada e si è allenato sul quartetto. Dedicarsi alla pista non mi sembra così invalidante, ecco.

Milan avrebbe potuto partecipare alla gara su strada?

A me non sembrava una gara per lui. Ma se insistete, va bene: poteva farla.

Tra Australia e Gran Bretagna, chi è la favorita?

Direi Australia. Ho visto la Gran Bretagna in difficoltà e oggi ha cambiato un uomo. Spero che abbiano avuto la scusa medica giusta, dato che lo ha fatto anche la Francia. Avevo capito che la sostituzione si poteva fare solo in casi eccezionali e con adeguata valutazione medica. Ho visto il francese sostituito che camminava tranquillamente, sembrava star bene.

Consonni: cuore, testa e gambe

La sensazione è agrodolce, c’è poco da fare. Emerge anche parlando con gli atleti. Simone Consonni è il più positivo. «Da campioni olimpici in carica – dice – volevamo difendere il titolo. Sinceramente l’Australia ci ha sorpresi, complimenti a loro. Ci abbiamo messo cuore, testa e gambe. Non è bastato, ma siamo in una finale per il bronzo. Dobbiamo smaltire la delusione ed essere cattivi contro la Danimarca, ma non sarà facile.

«La nostra prestazione è stata di qualità, ma forse era meglio fare peggio e raggiungere la finale. Siamo migliorati rispetto a Tokyo, però c’è stata un’Australia incredibile. Non abbiamo rimorsi. Abbiamo dato tutto. Siamo all’Olimpiade, è una cosa diversa. E’ un palcoscenico eccezionale, lo abbiamo visto su strada. Si lavora al top per limare i dettagli e si è visto quanto il livello medio si sia incrementato».

Villa e Lamon: i due sono gli unici ad aver pensato soltanto alla pista
Villa e Lamon: i due sono gli unici ad aver pensato soltanto alla pista

L’amarezza di Lamon

Francesco Lamon è il più deluso: «Non mi interessano i tempi – dice – mi dispiace non aver vinto e non poter lottare per l’oro. Ora pensiamo a domani (oggi, ndr) e a portare a casa il bronzo. Non è un oro come speravamo, ma abbiamo fatto del nostro meglio e gli australiani sono stati superiori. Bravi loro. Sono contento di essere qui a giocarmi la medaglia con i miei compagni e colgo l’occasione per ringraziarli. Siamo migliorati, poi entrano in campo tanti fattori e l’Australia ci ha sorpreso. Non abbiamo sentito il peso dell’essere campioni in carica, anzi, ci ha dato molta forza. Non è servito».

Ganna, 100 watt in più

Filippo Ganna cerca di mantenere equilibrio: «Sapevamo che l’Australia era forte. Oggi abbiamo dato il cento per cento – dice – non è bastato per batterli. Hanno fatto un tempo incredibile, 3’40”. Ora proveremo a prendere il bronzo, dando il massimo, come sempre. La qualità della prestazione c’è stata, io ho fatto 100 watt in più rispetto a Tokyo.

«Non bisogna essere delusi, abbiamo la coscienza a posto e abbiamo fatto tutto ciò che potevamo. E’ uno dei primi quartetti dove arrivo provatissimo, non ho nulla da recriminare. Magari con la Danimarca cercheremo di allungare il rapporto, anche se non l’abbiamo mai provato, vedremo».

Vedremo chi andrà sul podio.

Consonni e la calma (quasi) olimpica: il quartetto affina l’intesa

29.07.2024
4 min
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Viene definita “calma olimpica” ed è quella caratteristica che contraddistingue uno stato d’animo serafico, misurato, distaccato, a tratti quasi ingenuo. Nell’antica Grecia era il periodo di pace, durante i quali ogni conflitto si fermava. Oggi è l’unica arma per contrastare la tensione di chi è chiamato a vincere una medaglia olimpica. Simone Consonni, uno dei quattro vagoni che comporrà il quartetto per l’inseguimento su pista vincitore della medaglia d’oro a Tokyo 2020+1, la “calma olimpica” la sta maturando in questi giorni. E a giudicare dalle sue parole, è già sulla buona strada.

Il quartetto prosegue con l’affinare tutti i meccanismi prima di partire per Parigi
Il quartetto prosegue con l’affinare tutti i meccanismi prima di partire per Parigi

Azzurri a Montichiari

La nazionale azzurra sta lavorando al velodromo di Montichiari per affinare il treno, per preparare la “gamba”, per oliare ogni meccanismo. Già il fatto che Consonni – 29 anni, bergamasco della Lidl-Trek – risponda al telefono a circa una settimana dalle gare la dice lunga su quanto la sua “calma olimpica” sia a buon punto. Del resto per lui quella di Parigi sarà la terza Olimpiade.

«L’Olimpiade è bella – spiega – ma l’atmosfera è delicata, ti prende, ti avvolge, ti trascina per cui è difficile da placare. Soprattutto lo diventa lontano dalle gare, gestire l’ansia non è sempre facile, ma resta un evento mondiale, che va oltre allo sport».

Parigi sarà la terza Olimpiade di Consonni, dopo Rio e Tokyo
Parigi sarà la terza Olimpiade di Consonni, dopo Rio e Tokyo

Ritorno a Parigi

Questo per l’aspetto emotivo che, aggiungiamo noi, viene accresciuto dal fatto che a Parigi correrà anche la sorella Chiara. Poi però c’è l’aspetto tecnico. Il quartetto partirà il primo giorno di agosto con la tre giorni di gare (se tutto filerà liscio…) in programma il 5-6-7 agosto.

«Dobbiamo riprovare la pista di St. Quentin en Yvelines – spiega Consonni – la conosciamo, l’abbiamo già testata, ma il feeling con ogni velodromo va affinato».

In pista è sempre questione di centesimi e di millimetri, i corridori sono già maniacali quando in ballo ci sono i minuti che si danno sui passi alpini, figuriamoci i pistard come vivono un appuntamento olimpico. Questa però è la vigilia di Consonni contraddistinta dalla maturazione della calma olimpica e allora anche la sua condizione non delle migliori nelle ultime settimane non lo scalfisce.

«Ho avuto una settimana di tosse e mal di gola – racconta – ma è stata provvidenziale, è arrivata nel momento giusto, non ha compromesso il mio avvicinamento a Parigi».

Dopo la crono di Parigi, da oggi Ganna è nuovamente a Montichiari con i ragazzi del quartetto
Dopo la crono di Parigi, da oggi Ganna è nuovamente a Montichiari con i ragazzi del quartetto

L’argento di Ganna

Insomma, Consonni da Brembate Sopra sta bene, ma la gara si fa in quattro e non basta che il singolo stia bene, serve che tutti e quattro siano al top. Ecco, tra questi quattro c’è Filippo Ganna, la locomotiva del quartetto. Colui che – per palmares – porta oneri e onori del più talentuoso. Il Pippo del ciclismo nazionale ha scaldato i motori nella cronometro su strada, con la medaglia d’argento alle spalle di Remco Evenepoel e davanti a Wout Van Aert. A Wout ha sfilato l’argento con un finale mostruoso, da Ganna. Ma quali segnali ha dato la crono al quartetto?

«Lo ha detto Pippo – risponde Consonni – non era la medaglia che si aspettava. Ma ha anche detto che in condizioni meteo complicate, come quelle nelle quali si è svolta la crono, lui non è un “drago”. Detto questo, è una medaglia importante. E’ stato battuto da un grande Remco, è un argento che sono sicuro darà morale a lui e a noi che lo abbiamo seguito dalla pista, con il maxischermo, durante gli allenamenti. Ora Pippo è con noi, in questi giorni lavorerà soprattutto ascoltandosi, sentendo le sensazioni fisiche e morali per calibrare l’avvicinamento alla corsa. La crono è una prova molto dispendiosa e i viaggi sono sempre stressanti. Ma saremo al meglio».

Consonni e Ganna sono stati compagni al Team Colpack ed entrambi (più Ravasi e Troia) passarono alla UAE Emirates
Consonni e Ganna sono stati compagni al Team Colpack ed entrambi (più Ravasi e Troia) passarono alla UAE Emirates

Tra vincere e confermarsi

Eppure, ancora non basta. Essere forti in quattro potrebbe non essere sufficiente perché poi ci sono gli avversari. Quali le nazionali più temibili? 

«La Danimarca senza dubbio – afferma il bergamasco – e poi la Nuova Zelanda che ha Tokyo abbiamo battuto per una manciata di decimi. Infine non dimentichiamoci della Gran Bretagna, di diritto tra le più temibili per tradizione. Noi però saremo lì, pronti per fare qualcosa di importante».

Consonni c’è, lo conferma e la sua “calma olimpica” si definisce anche nella saggezza e nella consapevolezza finale: «Sappiamo che la cosa difficile non è vincere, ma confermarsi». Un ragioniere nello scandire e scegliere le parole, ora occorre essere freddi calcolatori per sbriciolare tempo e avversari sull’ovale che potrebbe diventare un cerchio perfetto, magari dorato.

Villa, il dopo Giro e quelle sensazioni positive

24.06.2024
5 min
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Sono giorni intensi per Marco Villa che sta entrando nel clima olimpico. Quel clima che conosce molto bene, avendolo vissuto prima come atleta e poi come tecnico ottenendo sempre il massimo risultato. C’era molta curiosità per capire come avrebbe trovato il “suo” gruppo in uscita dal Giro d’Italia e i riscontri sono stati più che positivi.

«Ho dato loro qualche giorno di libertà com’era giusto che fosse, soprattutto per ricaricarsi mentalmente, poi abbiamo cominciato a lavorare il venerdì e il sabato e devo dire che ho trovato ragazzi carichi e rinfrancati soprattutto di testa. I primi riscontri sono stati oltre le mie aspettative, sicuramente diversi rispetto a quelli dello scorso anno».

Consonni con Milan e Ganna. Il quartetto azzurro (qui manca Lamon) parte in condizioni diverse rispetto al 2023
Consonni con Milan e Ganna. Il quartetto azzurro (qui manca Lamon) parte in condizioni diverse rispetto al 2023
Nello specifico?

Ad esempio ho trovato un Consonni che è tutt’altra persona rispetto al 2023 quand’era uscito dal Giro non nelle migliori condizioni. Lo stesso dicasi per Milan: lo scorso anno aveva sì vinto la maglia ciclamino, ma era molto affaticato negli ultimi 3 giorni, invece questa volta ha chiuso molto meglio. Ganna da parte sua l’ho trovato con il morale alto. In generale il gruppo è in condizioni migliori rispetto al 2023 e questo mi dà fiducia.

Com’è strutturato ora il lavoro, fra volume e tecnica?

C’è da lavorare soprattutto su quest’ultima, considerando che Ganna sarà con noi solo in dati periodi dovendo preparare anche la crono e avendo il Giro d’Austria. Lui infatti, appena finita la corsa a tappe tornerà in altura, il resto del gruppo l’ha già fatta. Il lavoro degli altri è stato modulato anche in base agli impegni di Pippo, ma comunque lavoreranno due-tre giorni a settimana.

Ganna ha chiuso il Giro con il sorriso. Abbinerà la pista alla preparazione per la crono olimpica
Ganna ha chiuso il Giro con il sorriso. Abbinerà la pista alla preparazione per la crono olimpica
Su quali basi?

Servirà innanzitutto lavorare sulle partenze da fermo e sulla prima parte, che nella passata stagione è stata per forza di cose il nostro tallone d’Achille. Noi abbiamo un problema: il quartetto principale, quello che ha vinto tre anni fa è tanto che non corre assieme quindi quando sarà presente Ganna, sarà necessario fare delle prove in assetto da gara, più che nelle normali tabelle perché abbiamo bisogno di riscontri.

Questo significa fare vere e proprie gare di 4 chilometri, con tempi che utilizzerai come metro di riferimento?

Sì, chiaramente però calibrati in base al fatto che si tratta di prove di allenamento e non di gara. Inoltre bisogna tenere presente che la pista di Montichiari in certi periodi dell’anno è molto lenta, per le caratteristiche del legno e la sua reazione alle temperature. Non saranno certo i tempi che ci aspettiamo a Parigi, ma ci serviranno per capire come arrivarci, per trovare i giusti meccanismi. Inoltre saranno prove utili per capire i carichi di lavoro di ognuno: quanto dovrà durare il lancio di Lamon, quanto dovrà tirare Consonni dopo la sparata iniziale, se Milan e Ganna dovranno fare due giri e mezzo o tre ognuno. Il lavoro di Consonni è fondamentale, perché dovrà poi tenere il ritmo di Milan e Ganna nella seconda parte quando Lamon si staccherà. Senza poi dimenticare Moro che mi tengo stretto a seconda delle esigenze del gruppo.

Su Milan, Villa conta molto per dare al quartetto uno sprint in più
Su Milan, Villa conta molto per dare al quartetto uno sprint in più
In questo momento sei ottimista più o meno rispetto a qualche settimana fa quando eravamo nel pieno della Nations Cup?

E’ un periodo diverso. Io mi raffronto con l’anno scorso e i riscontri sono molto positivi, Lamon ad esempio lo vedo anche superiore a quel che era a Tokyo, ma per vincere dovranno essere tutti al massimo. Io spero che a Parigi Milan sarà l’equivalente del Ganna di Tokyo e che Ganna… farà il Ganna. Allora potremo davvero giocarcela.

Bisogna considerare anche che alcuni dovranno lavorare anche per le altre discipline…

Dal 28 al 30 Consonni sarà a Gand per importanti gare su pista, dove purtroppo non ci sarà Viviani per impegni col team, altrimenti sarebbe stato utile vederli insieme nella madison. Lì gareggerà con Scartezzini, mentre fra le donne ci saranno Paternoster e Consonni entrambe impegnate nell’omnium e nella madison gareggeranno Guazzini e Consonni. Poi ci sarà l’appuntamento di Fiorenzuola anche quello utile per le altre specialità.

Gli azzurri saranno in gara a Parigi il 5 agosto per le qualificazioni. Finali il 7 agosto
Gli azzurri saranno in gara a Parigi il 5 agosto per le qualificazioni. Finali il 7 agosto
Accennavi alle donne: quanto influisce sull’economia dei valori dei quartetti l’infortunio della Archibald?

Non voglio stare tanto a guardare l’assenza della Archibald, che mi dispiace molto perché la conosco e so quanto ci teneva. Noi abbiamo messo in difficoltà le inglesi anche con lei presente e agli europei abbiamo battuto la Gran Bretagna senza di lei, faticando. Tutto ciò significa che dobbiamo guardare a noi stesse, tra l’altro sappiamo bene che cosa significa, visto quel che hanno passato Guazzini e Balsamo lo scorso anno.

Oltretutto anche Elisa viene da un bruttissimo incidente. Avete avuto modo di lavorare insieme dopo?

E’ stata con noi mercoledì al rientro da Livigno. Ha fatto prove di quartetto con partenze semilanciate con Consonni, Alzini e Fidanza per non stressare troppo il polso. Tra l’altro all’inizio della sessione aveva detto che in base a come si sentiva in allenamento avrebbe deciso se partecipare ai campionati italiani su strada, il fatto che abbia gareggiato a Firenze è un altro segnale positivo. Tornando al quartetto, noi non dobbiamo pensare a chi ci sarà o meno, dobbiamo essere consapevoli che si vincerà correndo sotto i 4’10” e come noi possono scenderci le britanniche, le neozelandesi con un occhio di riguardo anche alle francesi.

Per la Balsamo già ripresa la preparazione su pista dopo il terribile incidente in Spagna
Per la Balsamo già ripresa la preparazione su pista dopo il terribile incidente in Spagna
L’infortunio di Balsamo e Archibald ripropone il tema dei rischi sotto Olimpiade…

Sono giorni che vivo con molta apprensione, oltretutto le ragazze hanno ancora il Giro d’Italia da affrontare, ma se mi perdo dietro questi pensieri non ne esco più. Bisogna concentrarsi sul lavoro, su tutto quel che resta da qui a Parigi, poi faremo i conti con quel che abbiamo in mano.

Lo hanno detto tutti: mancava soltanto Lamon

08.05.2024
5 min
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In realtà non è il quarto, ma il primo del quartetto: quello che lo lancia. Lamon è tornato dalla palestra e acceso la tivù. Fuori pioveva, per questo non è uscito su strada. Invece oggi, proprio mentre starete leggendo questo articolo, starà guidando verso Montichiari per girare in pista. Mancavano 10 chilometri all’arrivo della tappa di Andora e Francesco si è sistemato giusto in tempo per vedere l’attacco di Ganna e si è messo a tifare.

«Quando è scattato – dice – tifavo al 100 per cento per lui. Poi ho immaginato che per forza di cose andava a finire così e infatti un momento dopo ho visto che “Simo” ha chiuso. Per forza, era inevitabile che finisse così e che a maggior ragione vincesse Johnny. E dico che sono molto d’accordo con le parole che ha detto Consonni, che si è trovato tra l’incudine e il martello. Però li ritengo dei super professionisti, quindi questa cosa passa in secondo piano. Sono certo che lo pensino tutti e tre, come penso che dopo la linea d’arrivo siamo tornati a essere i quattro stupidi di sempre…».

Il 4 agosto 2021, l’Italia conquista l’oro olimpico nell’inseguimento a squadre con Milan, Lamon, Ganna e Consonni
Il 4 agosto 2021, l’Italia conquista l’oro olimpico nell’inseguimento a squadre con Milan, Lamon, Ganna e Consonni

Fra strada e pista

Dei quattro olimpionici del quartetto di Tokyo, Francesco Lamon è il solo che non stia correndo il Giro. Vedere i suoi tre compagni giocarsi la tappa di ieri lo ha riempito di orgoglio. Ha colpito vederli tutti e tre in testa al gruppo: Ganna tentare l’allungo, Consonni chiudere, Milan vincere. Anche Villa avrà fatto un salto nell’assistere alla scena, prima di esplodere anche lui nel prevedibile applauso per Milan. Intanto Lamon racconta le sue giornate fra casa e Montichiari, cercando di mettere nelle gambe la forza e la resistenza che gli altri tre stanno trovando al Giro d’Italia.

«Dopo le Coppe del mondo – racconta – ho mollato una settimana, poi ho ripreso subito a fare una bella base su strada, correndo e facendo fondo per cercare di colmare e simulare quello che loro tre stanno facendo in corsa. Sto provando a fare dei blocchi su strada e due giorni a settimana vado in pista sino a fine maggio, prima di andare in altura per venti giorni. Inizialmente con Elia e poi verrà anche Pippo (Viviani e Ganna, ndr), dopo aver recuperato un po’ dal Giro. Non so che programmi abbiano Consonni e Milan con la Lidl-Trek, però dovremmo ricongiungerci tutti verso inizio giugno, tra altura e pista».

Dopo gli europei, Lamon ha preso parte alle tre prove di Nations’ Cup
Dopo gli europei, Lamon ha preso parte alle tre prove di Nations’ Cup

Il quartetto smembrato

Domenica anche Lamon ha corso su strada, al Circuito del Porto, classica per velocisti, che si corre a Cremona. Ne è uscito con un tredicesimo posto, nel giorno del successo di Jakub Mareczko.

«Domenica ci tenevo a fare la volata – spiega – perché essendo la gara di casa della squadra, avevo preso questo impegno. Però sono stato tagliato fuori da una caduta ai meno 6 dall’arrivo. Siamo rientrati praticamente ai meno 2 chilometri dall’arrivo. Il tempo di risalire aiutato dai miei compagni fino alla linea di arrivo e ci sono caduti nuovamente davanti. Quindi ho avuto un’altra sbandata e di rimonta è arrivato il tredicesimo posto. Ma non è quello che guardo, mi è servito più per capire la mia condizione, avendo ripreso da poco. Sto meglio rispetto a quello che pensavo, quindi sono super tranquillo. Sto lavorando per restare allineato con gli altri.

«Nelle tre Coppe del mondo che abbiamo fatto, abbiamo sempre corso con il quartetto smembrato. Una volta c’era Ganna, una volta c’era Elia, quindi per forza di cose non abbiamo mai provato noi quattro. Comunque abbiamo sempre avuto degli ottimi ricambi di giovani, come Giami, Galli, Boscaro e anche lo stesso Scartezzini che l’ha fatto a Hong Kong. Anche io sono stato messo a fare degli sforzi diversi da quelli che faccio di solito. Facevo le partenze e poi l’ultima tirata, quella che quando c’è Pippo non mi viene chiesta. Mi sono impegnato per alzare un po’ l’asticella della resistenza e vedo che ci sono riuscito. Sento di aver fatto uno scattino in più anche come capacità di sforzo».

Domenica scorsa, in maglia Arvedi, Lamon è arrivato 13° al Circuito del Porto, vinto da Mareczko (immagine Instagram)
Domenica scorsa, in maglia Arvedi, Lamon è arrivato 13° al Circuito del Porto, vinto da Mareczko (immagine Instagram)

Dal Giro a Montichiari

L’avvicinamento verso Parigi continua e buttare uno sguardo alla tele a metà pomeriggio per vedere cosa combinano i suoi amiconi è il modo per sentirsi parte dello stesso gruppo.

«Nel mio piccolo – dice Lamon – sto dando il 150 per cento per farmi trovare pronto, quindi sono contento e so che stiamo lavorando bene. Loro arriveranno dal Giro con una resistenza maggiore, però gli mancherà tutta quella parte di esplosività che magari posso fare io. Come dicevo, da giugno in poi i nostri percorsi saranno allineati e quindi ci saranno meno differenze. A loro servirà un po’ di più per essere esplosivi, io dovrà lavorare per essere altrettanto resistente. La nostra forza saranno i due mesi che passeremo assieme e li sfrutteremo al meglio. Nel frattempo abbiamo la bici nuova e mi trovo benissimo. Ho sentito subito le differenze. Nonostante sia un po’ più pesante, anche questa volta Pinarello è stato una garanzia. E’ la bici che ci serviva, una volta lanciata va veloce. E’ un po’ più pesante nei primi metri, ma quello che si guadagna nel giro successivo è più di quello che si perde nei primi metri».

Prima che si entri nel vivo, tutti gli azzurri hanno provato la loro posizione nella galleria del vento
Prima che si entri nel vivo, tutti gli azzurri hanno provato la loro posizione nella galleria del vento

Una storia da ricordare

Resta da capire se la tappa di Andora lascerà segni o se invece diventerà, come è certo Lamon, motivo di sberleffo. Per togliersi il dubbio, dopo l’arrivo Consonni è andato a cercare Ganna, ammettendo di essersi trovato nel mezzo.

«Spero che Pippo non si vendichi di questa cosa – ride Lamon – quando ci sarò in mezzo anch’io. Sai quante volte da qui in avanti, quando ci ritroveremo in pista, faremo gli stupidi in allenamento simulando questa situazione? Potete scommetterci che lo faremo. Però sono contento di vedere che sono lì a giocarsela, indipendentemente da che maglia indossano. Vuol dire che stanno bene».

Milan: potenza, velocità, urlo. Il racconto del capolavoro

07.05.2024
5 min
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«Domani ci riproveremo»: sono parole che Simone Consonni ci ha detto ieri dopo l’arrivo di Fossano. A distanza di 24 ore e 190 chilometri il verdetto, anzi i verdetti, si sono invertiti. Primo Jonathan Milan. E colui che ieri era il più affranto oggi è il più felice. Ed è proprio Simone.

Al Giro d’Italia numero 107 arriva dunque la prima vittoria italiana. Se non è una liberazione poco ci manca. Però concedeteci un appunto.

Ieri dopo quell’arrivo, mentre i ragazzi della Lidl-Trek si radunavano e c’era quel pizzico di dispiacere, Milan era il più tranquillo, il più sereno. Oggi eravamo quasi certi che avrebbe vinto. Il friulano aveva l’espressione di chi ha tutto sotto controllo. Di chi ha capito cosa ha sbagliato e soprattutto di conoscere il proprio potenziale. 

Dopo la pioggia, in Riviera c’è il sole. Colori splendidi… e gruppo allungatissimo
Dopo la pioggia, in Riviera c’è il sole. Colori splendidi… e gruppo allungatissimo

Passo indietro

C’è una scena che ci è rimasta impressa. I ragazzi si radunano. Consonni spiega concitato cosa non ha funzionato e Johnny che lo guarda e con una calma serafica gli fa un cenno come a dirgli: “Tranquillo amico, domani ci rifacciamo”.

La volata è praticamente perfetta. Il treno della Lidl-Trek potrebbe giocarsela con un Frecciarossa. Piomba da Capo Mele a velocità folle. Consonni esce agli 800 metri e Milan lo francobolla. Aspetta ma non esce, in quanto le velocità di Simone è altissima. Quando con la coda dell’occhio vede gli altri sprinter partire, lo fa anche lui. Giochi finiti e braccia al cielo.

La potenza di Milan. Il friulano montava il 56×10, ma nello sprint aveva il 11 (mentre Consonni si è lanciato col 56×10). Secondo Groves e terzo Bauhaus
La potenza di Milan. Il friulano montava il 56×10, ma nello sprint aveva il 11 (mentre Consonni si è lanciato col 56×10). Secondo Groves e terzo Bauhaus

Quell’urlo spaventoso 

Le finestre di Andora avranno tremato per l’urlo di Milan. In quel frangente ci sono forza, adrenalina, gioia. Ma anche sicurezza, come detto. Sicurezza in se stesso e nella squadra.

«Ai 900 metri – ha detto Milan – siamo riusciti a riprendere Pippo (Ganna, ndr). In un certo senso ci ha anche aiutato in quanto ha fatto da punto di riferimento e ha alzato la velocità. Poi è toccato a Simone ed è stato un fantastico lead-out.

«Per quel che mi riguarda sono partito un po’ lungo forse, ma è andata bene lo stesso. Provo grande emozione. Ho detto fin dall’inizio che volevo vincere qui e tutti nella squadra hanno fatto perfettamente il loro lavoro. E’ una bella sensazione tornare sul gradino più alto. I compagni oggi hanno creduto in me».

Con questo successo, il suo secondo al Giro, Milan balza in testa alla classifica per la maglia ciclamino
Con questo successo, il suo secondo al Giro, Milan balza in testa alla classifica per la maglia ciclamino

Capotreno perfetto

E poi c’è lui, simone Consonni, il “capotreno” come lo abbiamo definito anche ieri. E’ lui che gestisce la situazione. Ha tenuto d’occhio strada e compagni. Doti per pochi.

«Volevamo questa vittoria – ha detto Simone – siamo qui in blocco per Jonathan. Il secondo posto di ieri bruciava un po’, nel finale ci eravamo scomposti, oggi invece siamo rimasti compatti. Come si è visto ci siamo messi bene, ma per tutta la tappa non solo nel finale. E’ stata una vittoria di squadra. Ghebreigzabhier ha fatto un lavoro enorme, come tira quel ragazzo! Ma anche “Bagio”, Hoole… e poi nel finale eravamo in quattro e i meccanismi hanno funzionato.

«Io e Theuns tra Valencia e Tirreno ormai abbiamo un bel feeling. Si è aggiunto Jasper Styuven, ma lui è uno dei fuoriclasse del gruppo. E oltre ad essersi integrato, ci dà qualcosa in più, specie per prendere le posizioni in vista dell’ultimo chilometro. Uno come lui è in grado di allungare il gruppo anche quando si va forte».

L’abbraccio tra Milan e Consonni. Johnny ha “stritolato” anche gli altri compagni
L’abbraccio tra Milan e Consonni. Johnny ha “stritolato” anche gli altri compagni

Caos e ritmi alti

Simone poi rimarca la sorta di rivincita di Fossano. Dal fatto che erano un po’ disuniti alla compattezza di oggi, ma sottolinea anche come la volata sia stata caotica più di quello che possa sembrare.

«Gli ultimi 40 chilometri sono stati incredibili – prosegue l’atleta della Lidl-Trek – si andava fortissimo, un nervosismo elevato. Spesso ci sono state manovre al limite se non oltre. Ma ormai le volate sono così.

«Con questi strappetti nel finale sono ancora peggio. In questi due giorni penso di aver fatto i due sprint più caotici da quando corro, anche peggio di quelli del UAE Tour, che sono rinomati per il caos. Però è bello. E’ bello perché con un Jonathan così è (quasi) tutto facile».

Consonni spiega che all’imbocco di Capo Mele era rimasto un po’ indietro. Ma non si è lasciato prendere dal panico. Proprio in cima era in testa. Nel posto in cui doveva essere a ruota di Stuyven.

«Non dico sia facile – prosegue Simone – ma alla fine anche se ci sono tutti, manca solo Philipsen, vedendoci in quattro e sapendo che Milan è il velocista di riferimento, in qualche modo ci lasciano spazio. Alla fine impostano la volata su di noi».

L’ultima battuta che strappiamo a Consonni riguarda l’abbraccio, a dir poco forte che gli ha riservato Milan.

«Sì, sì forte – conclude Simone – ma in quei momento subito dopo l’arrivo puoi prendere anche due sberle che non le senti tante sono la gioia e l’adrenalina. Ma è andata peggio ad Houle. Quando Johnny è salito sul bus gli ha dato due pacche sul casco che è rimasto rimbambito un quarto d’ora. Quando ha l’adrenalina addosso ti apre in due!».

L’attacco di Ganna su Capo Mele
L’attacco di Ganna su Capo Mele

Chapeau Pippo

Distanza  Potenza. Velocità. Tattica. I tre elementi cardine del finale di Andora. La velocità di Jonathan Milan, la potenza di Filippo Ganna, l’acume tattico di Simone Consonni. Ma se dei primi due abbiamo parlato, merita un grande plauso anche l’attacco di Pippo.

Attacco che ha reso ancora più epica questa volata. Fintanto da metterla in pericolo in prossimità dello scollinamento di Capo Mele. Ganna parte ai 4 chilometri. Esattamente come nell’inseguimento su pista. Sarà che ai suoi fianchi c’erano proprio Milan e Consonni, forse si era confuso.

Azione splendida, forse un filo anticipata. Al termine Pippo è orgoglioso, ma anche dispiaciuto. Forse pensava davvero al colpaccio.

Fossano, primo sprint: chiacchiere da velocisti con Consonni

06.05.2024
4 min
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NOVARA – Oropa alle spalle, la vittoria di Pogacar conferma che il Giro ha trovato il padrone che tutti ci aspettavamo e ora starà agli attaccanti e ai cronoman cercare di metterlo in difficoltà. Nell’attesa delle tappe che più si prestano allo scopo, oggi sul traguardo di Fossano andrà in scena il primo confronto/scontro tra i velocisti. E quest’anno in corsa, tolto Philipsen, ci sono proprio tutti.

Jonathan Milan e Simone Consonni sono arrivati al Santuario di Biella rispettivamente con 24’34” e 25’09” di ritardo da Pogacar, al pari di tutti gli altri velocisti. In certi casi si salva la gamba, pensando alla sfida che li attende. Il solo problema per i due della Lidl-Trek è non aver avuto tante occasioni per fare volate insieme. Per cui la prima sarà un grande test, in attese delle successive. Consonni è tranquillo, ha fatto quel che doveva e adesso non resta che scoprire le carte degli avversari. Da Novara a Fossano ci sono 166 chilometri, con un paio di strappetti e il finale che tende a salire.

Consonni e Milan hanno vinto due volate alla Tirreno-Adriatico: la loro intesa dà buoni frutti
Consonni e Milan hanno vinto due volate alla Tirreno-Adriatico: la loro intesa dà buoni frutti
Quante volte hai fatto un treno con Jonathan?

Diciamo cinque, più o meno. Però l’ho portato a ruota parecchio anche in pista. In realtà quando sei nel velodromo non puoi provare i meccanismi della volata, perché le variabili sono troppe. La strada, le rotonde, le mosse degli avversari. I meccanismi veri e propri si trovano con il feeling e col tempo. Però sicuramente il fatto che negli ultimi quartetti mi è sempre stato a ruota, può dargli una fiducia in più. Visivamente potrebbe sentire, passatemi il termine, di sentirsi a casa, in un posto più “familiare”. Se poi parliamo del livello di gestione degli arrivi, è tutto un fatto di feeling. Si fa una tattica prima di ogni sprint, però poi penso che solo il 5 per cento delle volte va come si pianifica.

Impossibile dimenticare il tuo urlo di fine Tirreno, quando Johnny stava per partire troppo presto. Si parla mai delle volate fatte?

Lo ricordo anche io. Sicuramente si guardano gli sbagli e anche le cose che si è fatto bene. E’ tanto importante la comunicazione durante la corsa, poche cose. Dirsi okay se il velocista c’è, ad esempio. Ogni treno trova il suo meccanismo, le sue parole chiave, però è molto questione di fiducia l’uno dell’altro.

Ieri verso Oropa, Consonni ha mollato finendo a 25’09”, Trentin ha tenuto arrivando a 12’45”
Ieri verso Oropa, Consonni ha mollato finendo a 25’09”, Trentin ha tenuto arrivando a 12’45”
Il velocista farà la volata su altri velocisti, l’ultimo uomo quali riferimenti sceglie?

Personalmente, mi fido più di me stesso senza guardare troppo gli altri. Cerco di prendere alcuni riferimenti a livello visivo, mandando a memoria la curva ai 500 metri e il rettilineo ai 3 chilometri, come sarà oggi.

Già ieri nel giorno di Oropa, sapendo di doverlo passare indenni, si pensava a Fossano?

Sì, sicuramente ci pensiamo da un po’. Siamo anche andati a fare una ricognizione. Non è semplice, perché è la prima volata di un grande Giro, perché ci sono tanti lead-out e tanti velocisti e il finale sarà impegnativo.

Quanta tensione c’è alla vigilia della prima volata?

Si cerca di vivere il Giro giorno per giorno, l’adrenalina è una cosa che verrà poi di conseguenza. Resta il fatto che il solo finale che abbiamo visto è quello di Fossano. Alla fine ormai, con tutta questa tecnologia, puoi sederti davanti a un computer e pensare di essere sul posto. Puoi farti un’idea e alla fine scopri che le cose sono andate come avevi pensato. Sul momento non mi ricordo mai nulla di quanto succede ai 3-4 chilometri dall’arrivo. Poi, rivedendo la volata, mi torna tutto in mente.

Da Novara a Fossano ci sono 166 chilometri. Ultimi 1.300 metri diritti con strada larga 9 metri
Da Novara a Fossano ci sono 166 chilometri. Ultimi 1.300 metri diritti con strada larga 9 metri
Perché lo sprint di Fossano è complicato?

Perché vincere è sempre complicato. Dai meno 4,5 ai meno 3, la strada tira. Prima c’è una discesina che sicuramente metterà il gruppo in fila. E siccome siamo al Giro, tutti vorranno stare davanti, quelli di classifica e i velocisti, per cui la discesa sarà dura come la salita.

A Oropa era indispensabile salvarsi?

Prima della salita finale, abbiamo lavorato per dare una mano a “Juanpe” Lopez, poi abbiamo cercato di limitare i danni. Basta aspettare poche ore per capire se sarà bastato.