Zanardi, lo sguardo più chiaro sulla vita da atleta

17.02.2025
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Per essere un’atleta nel WorldTour non sempre basta allenarsi, mangiare e dare l’anima in gara. A volte il lavoro è pesante e si prende tutto, Silvia Zanardi lo sta imparando sulla sua pelle. L’emiliana, che ha vinto un campionato europeo under 23 e nell’ultima stagione alla BePink spingeva per uscire, ha alle spalle il primo anno nel WorldTour con la Human Powered Health ed ha appena iniziato il secondo in Australia e poi al UAE Tour. E adesso che è a casa in attesa della prossima corsa, le capita di pensare a come sia cambiata la sua vita e si trova magari a sorriderne con ironia, come quando i chilometri da fare sono ancora tanti e riderne è il modo migliore per esorcizzarli.

«Quest’anno – dice – ho iniziato col piede giusto. Il 2024 è servito a mettere a fuoco un po’ di cose, adesso in teoria è meglio. Mi sono fidata e ho seguito il mio allenatore. Ho fatto le cose un po’ meglio, perché sapevo di dover essere pronta a gennaio, per cui dopo la Cina ho staccato, ma non tanto. Ho preferito mantenermi, perché sapevo che altrimenti avrei avuto poco tempo».

La squadra si è ritrovata a Boston per un ritiro a novembre e per fare gruppo (foto Human Powered Health)
La squadra si è ritrovata a Boston per un ritiro a novembre e per fare gruppo (foto Human Powered Health)
Uno scatto soprattutto mentale?

Un po’ quello e un po’ anche il discorso del peso, che devo sempre tenere a bada, perché so che è importante. Se si è liberi di testa, penso che si possa davvero esprimere il 100 per cento.

E’ davvero così difficile fare l’atleta professionista?

Mamma mia, io mi sono resa conto che il ciclismo è cambiato proprio molto e sta cambiando ancora. Siamo davvero dei robottini, che devono fare tutto in modo perfetto, pesare tutto e recuperare bene. Prima non era così, ne parlavo anche con la Giorgia Bronzini (suo direttore sportivo alla Human Powered Health, ndr). Lei mi dice che non sa come facciamo e che quando correva lei, non era così.

Come si trova l’equilibrio per durare a lungo?

Io personalmente faccio un po’ fatica, ma in generale ci vuole un equilibrio anche nella vita, no? Devi sapere gestire tutto, i problemi ci sono anche al di fuori della bici. Perché stai via magari un mese e non c’è solo la bici e basta, c’è anche la vita. Quindi ci sono le cose di casa e non è semplice tenere il giusto equilibrio. Me ne sto rendendo conto ogni giorno di più. Perché non tutti là fuori si rendono conto di cosa significhi fare l’atleta.

Prossimi obiettivi?

Il 23 febbraio una gara in Spagna e poi qualche garetta in Italia, ma non la Strade Bianche. Faccio solo il Trofeo Oro in Euro e la Milano-Sanremo. Quella gara mi è sempre piaciuta molto. I Capi li ho già fatti quando ho partecipato al Ponente in Rosa prima di fare la Cipressa. Non posso dire che sia la mia corsa preferita, perché devo ancora farla. Magari se andrà bene, lo diventerà. Ci sono anni in cui le corse ti sembrano tutte belle e altri, in cui non hai la condizione, che non te ne piace nessuna.

Il debutto 2025 di Zanardi è avvenuto al Tour Down Under (foto Human Powered Health)
Il debutto 2025 di Zanardi è avvenuto al Tour Down Under (foto Human Powered Health)
Che cosa ti piacerebbe aver ottenuto quando il 2025 sarà finito?

Sinceramente voglio ritrovare la Silvia di quando andavo forte. Di quando mi sentivo bene sulla bici e avevo anche la consapevolezza interiore per dire che sto andando bene. Mi sento a posto, quindi vorrei ritrovarmi.

C’è stato un momento preciso in cui non ti sei più riconosciuta in quella Silvia?

Sì, quando ho cambiato squadra. E’ cambiato tutto e ci ho messo un po’ a ritrovare l’equilibrio. La sensazione di non riconoscere più niente intorno a me. Ho cambiato squadra, il direttore sportivo, tutte le compagne e anche il modo in cui approcciarmi alla squadra. La BePink era un ambiente familiare, c’era un rapporto diverso. Adesso mi rendo conto che è diventato proprio il mio lavoro e quindi quello che mi chiedono di fare devo farlo al 110 per cento.

Del tuo passaggio nel WorldTour si parlava da anni: pensi di aver aspettato troppo?

Ho sempre detto che non mi sentivo pronta e ora che ci sono dentro, me ne rendo conto anche di più. E’ stato un passaggio molto forte e importante, bisogna essere pronti. Ho fatto bene ad aspettare il mio tempo e a non saltare le tappe.

Ti senti ancora con Walter Zini?

L’ho incontrato al UAE Tour. Per me è una persona importante e lo resterà per sempre. E’ stato il genitore che non ho mai avuto vicino, lui c’è sempre stato. Quindi anche se adesso sono in un’altra squadra, comunque gli voglio bene. Ora mi sento proprio, non so come dire, sola e responsabile di me stessa. Invece prima sapevo che comunque avevo lui come punto di riferimento e se avevo un problema o qualsiasi cosa, potevo contare su di lui.

Nuove compagne, nuovo ambiente, ma il 2025 segnerà per Zanardi un cambio di passo (foto Human Powered Health)
Nuove compagne, nuovo ambiente, ma il 2025 segnerà per Zanardi un cambio di passo (foto Human Powered Health)
In che modo si lavora per ritrovare quella Silvia?

Restando carica e motivata nel fare quello che mi dicono. Purtroppo il meteo qui a Piacenza non è il massimo, ma ce la metto tutta.

Il tema del peso è sensibile, ma lo hai tirato fuori tu. Perché è un problema?

Oggi mangiare è diventato complicato a prescindere, questo è una certezza. Nel mio caso, non ho un problema col cibo è piuttosto che a me piace molto mangiare. La nostra cucina è più invitante rispetto a quella di altri Paesi, per cui quando torno a casa e trovo un bel piatto di pasta con il ragù della nonna, che buono… Come fai a dire di no? 

Hai vinto tu, ma se ti sente un nutrizionista…

Ho imparato a stare attenta, ma ogni tanto mi sfogo. Nel cibo non trovo la felicità, però a volte la coccola che non arriva magari da altri ambiti.

Che cosa fa Silvia quando non va in bicicletta?

Ho fatto il liceo artistico, quindi nei momenti di riposo mi piace disegnare e comunque dedicare un po’ di tempo a me. Ogni tanto mi faccio le unghie, quindi cose da donna. I ragazzi della mia età che non fanno sport passano il tempo in tutt’altro modo, quindi non è semplice. Ci sono le amicizie attorno al lavoro, quello non lo metto in dubbio, però io ho anche delle amiche al di fuori del ciclismo.

Dopo il Down Under, Zanardi ha preso parte al UAE Tour (foto Human Powered Health)
Dopo il Down Under, Zanardi ha preso parte al UAE Tour (foto Human Powered Health)
E loro?

Ogni tanto mi chiedono di andare a fare un aperitivo e anche in questo bisogna saper trovare l’equilibrio giusto. Ovviamente non puoi dire sempre di sì, però non me la sento nemmeno di dire sempre di no, quindi ogni tanto mi concedo una cena con le mie amiche, una cosa tranquilla, che mi piace. E poi c’è lo shopping, che nel giorno di riposo trovo molto terapeutico.

La ragazza accanto a te nel profilo di WhatsApp è tua sorella? Siete identiche…

Silvia da grande e Silvia da piccola, me lo dicono tutti. Abbiamo 10 anni di differenza, ma lei sembra più grande. Sono molto legata a lei e a mio fratello. Siamo una famiglia di ciclisti. Mio fratello correva in bici, poi ha smesso da junior. Mia sorella invece adesso fa mountain bike e ciclocross. Non si è avvicinata alla strada, però mai dire mai…

Vivi ancora a casa con loro?

No, adesso ho comprato casa, vivo da sola. Sono diventata grande anche per questo. Ci voleva, anche perché la tranquillità e i ritmi, gli orari che hai quando sei da sola, sono davvero una cosa unica e stupenda.

Bronzini, Zanardi e le telecamere: buona la prima… stagione

06.12.2024
5 min
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PIACENZA – Si va di corsa anche in off-season in una selva di incastri segnati in agenda. Allenamenti in bici, sedute in palestra, appuntamenti personali, nuova programmazione e, se siete a Piacenza e vi chiamate Giorgia Bronzini e Silvia Zanardi, pure passaggi televisivi.

I primi training camp in Spagna si avvicinano e bisogna quindi ottimizzare i tempi per ogni cosa. Per Bronzini e Zanardi vincere l’imbarazzo di andare davanti alle telecamere – in questo caso di Zona Sport, la principale trasmissione sportiva della tv locale (foto in apertura) – è stato quasi più impegnativo che vincere una volata di trecento metri. Anche questo aspetto però fa parte del ruolo che ricoprono, specialmente in questo periodo dell’anno, e alla fine entrambe riescono sempre a trovarsi a proprio agio. Così noi, appena uscite dall’inquadratura, ne abbiamo approfittato per chiedere cosa hanno imparato l’una dall’altra dopo la loro prima stagione di lavoro assieme alla Human Powered Health.

Per il 2025 Bronzini ha previsto il debutto di Zanardi in Australia al Tour Down Under
Per il 2025 Bronzini ha previsto il debutto di Zanardi in Australia al Tour Down Under

Giorgia e la svolta di Silvia

Il caffè del primo pomeriggio è il carburante ideale per iniziare la restante parte della giornata. Bronzini e Zanardi sono pronte alle domande incrociate. La diesse entra subito nella parte e preferisce rispondere lontana dalla sua atleta per non condizionarne le successive parole. Si pungolano a vicenda ridendo, la scenetta è divertente. Si nota che il loro rapporto si è ulteriormente rafforzato.

«Da Silvia ho capito che puoi sempre migliorare – spiega Giorgia – in qualunque punto ti trovi. Ha dimostrato di avere una caparbietà importante. Quando a metà stagione abbiamo visto che le cose non andavano come dovevano andare, onestamente ero preoccupata. Silvia però non ha mai smesso di credere di trovare il modo di fare il salto in avanti.

«A quel punto – prosegue Bronzini – le ho proposto di coinvolgere Enrico Campolunghi, il mio storico preparatore atletico (che in questi giorni è entrato nello staff della Human per il 2025, ndr), per farle rispolverare quelle doti naturali che nessuno ti toglie, ma che possono offuscarsi. Avevo paura più per una questione mentale che fisica perché è più difficile riprendersi quando tocchi il fondo. Invece Silvia è stata molto forte. Ha insegnato a me e in generale che anche nei momenti più scuri c’è sempre uno spiraglio di luce che ti può fare riprendere la strada giusta».

Bicchiere mezzo pieno

Dodici mesi fa l’ingaggio di Zanardi alla Human era stato visto da Bronzini come la sua classica sfida da vincere nel rilanciare o far svoltare un’atleta. Aspettative superate ed ora nuovi obiettivi.

«Tenendo conto da dove l’avevo presa come condizione psicofisica generale – conclude la diesse piacentina ex iridata su pista e strada – pensavo che Silvia potesse fare la sua prima stagione nel WorldTour nella media. Magari quando Daria Pikulik non era in corsa, lei poteva fare la sua volata con risultati medi. Ora, col senno di poi, posso dire che forse è stato meglio così. Per la stagione alle porte, vedo una Zanardi che parte già da un buon livello. Se avesse fatto una stagione mediocre, sarebbe ripartita probabilmente in modo mediocre, invece ha chiuso bene, in crescendo, e quindi riparte col piede già giusto. Ha tutte le carte in regola per fare un bel 2025».

Zanardi e Bronzini negli studi di Telelibertà si sono trovate a loro agio col conduttore Tassi
Zanardi e Bronzini negli studi di Telelibertà si sono trovate a loro agio col conduttore Tassi

Concentrazione e serenità

Zanardi e Bronzini si conoscono praticamente da sempre e in questa stagione si sono ritrovate nello stesso team. Tante caratteristiche tecniche le hanno sempre accomunate, facendo di Silvia l’erede naturale di Giorgia, non solo per aver iniziato le proprie carriere nella stessa storica società cittadina (la Franco Zeppi Pavimenti). Tuttavia alcune differenze ci sono.

«Dall’esperienza di Giorgia – racconta la ventiquattrenne, già campionessa europea U23 – ho imparato ad avere più calma in ambito tecnico. Mi ha aiutato molto anche nel trovare il momento giusto per partire quando si fa una volata. Sul piano umano mi ha insegnato ad essere più determinata e concentrata su tutto quello che faccio. Il nostro lavoro non è solo andare in bici, ma ci coinvolge a 360 gradi, ventiquattro ore su ventiquattro. C’è anche tutto il resto, i dettagli, che possono sembrare così semplici e scontati ed invece non lo sono. Essere tranquilli e sereni mentalmente fa la differenza. A Fourmies, quando ho vinto, è perché ero tranquilla e serena. Avevo ritrovato me stessa, anche negli allenamenti».

Svolta. Zanardi a metà stagione si è affidata a Enrico Campolunghi, che per il 2025 è diventato il preparatore della Human
Svolta. Zanardi a metà stagione si è affidata a Enrico Campolunghi, che per il 2025 è diventato il preparatore della Human

Si riparte dall’Australia

«Quest’anno – prosegue Zanardi mentre si avvia per andare in palestra – ho mollato un po’ la pista, dedicandomi più alla strada e alla mia nuova squadra. Giorgia ed io siamo simili per le doti veloci, però siamo diverse in alcune peculiarità. Non sono così esplosiva e velocista come era lei. Forse tengo un po’ di più sulle salite corte con arrivi allo sprint in gruppetti ristretti».

Assieme non si sono ancora date un obiettivo per il 2025 e potrebbero farlo dopo il primo raduno, ma Zanardi ci tiene a ripartire con lo stesso spirito con cui ho chiuso quest’anno. «Ora sto seguendo – chiude – una preparazione invernale più mirata. Giorgia, in accordo con lo staff della Human, ha deciso di farmi iniziare la prossima stagione presto, dall’Australia, tra Tour Down Under e le altre gare di quei giorni. Voglio dimostrare a loro che sono la ragazza che hanno visto a fine stagione».

Settembre e Francia, combinazione vincente. Zanardi è tornata

16.09.2024
5 min
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Da un 8 settembre all’altro, dall’Ardèche a Fourmies, da una vittoria all’altra. Un “back-to-back” lungo trecentosessantasei giorni, tutti vissuti sulle montagne russe. Che poi settembre e Francia per Silvia Zanardi coincidono sempre con il tratto di discesa, quello in cui osa e raccoglie il risultato più bello.

Già nel 2021 settembre era diventato un mese magico col sigillo all’europeo U23 di Trento. Stessa gioia esattamente dodici mesi dopo sulle strade dell’Ardèche fino ad arrivare ai successi delle ultime due stagioni. Ci si potrebbe sbizzarrire nel trovare altri corsi e ricorsi dei suoi successi, ma Zanardi vuole dare un’inversione a questa tendenza e trovare più continuità, anche se in passato ha dimostrato di saper vincere anche in altri periodi dell’anno. Ne abbiamo parlato con lei, reduce da ieri dal Grand Prix di Stoccarda ed ora già in ritiro in Belgio con la sua Human Powered Health fino alle prossime corse.

Zanardi ritrova la vittoria a Fourmies dopo un anno esatto di digiuno. Battute la giovanissima britannica Ferguson e Alzini
Zanardi ritrova la vittoria a Fourmies dopo un anno esatto di digiuno. Battute la giovanissima britannica Ferguson e Alzini
Silvia in questo mese raggiungi sempre la forma migliore. C’è un particolare motivo?

Sono un’atleta che ha bisogno di tempo per carburare (sorride, ndr). Ogni annata è differente, però quando arrivo a settembre mi sento bene in tutto rispetto ai mesi precedenti. Poi stavolta è ancora meglio perché qualche giorno prima della vittoria di Fourmies è giunto il rinnovo con la Human. Qua sto benissimo e tutti crediamo nel progetto. In squadra sanno che sono a disposizione delle compagne e sono più contenta quando vengo ripagata dalle loro vittorie.

Ci racconti che giornata è stata quella di Fourmies?

Era ora che tornassi a vincere. Sono contenta chiaramente del successo, ma molto di più per come è arrivato e per quello che rappresenta. Quel giorno doveva essere Daria Pikulik (argento olimpico nell’omnium e fresca bronzo europeo su strada, ndr) la deputata alla volata, però a metà gara è venuta a dirmi di non sprecare energie e restare concentrata perché lei non si sentiva al top. Ho apprezzato subito la sua onestà e si è messa al mio servizio. Nel finale mi ha tirato una volata perfetta, non potevo fallire. Dopo il traguardo l’ho ringraziata tanto per il lavoro che ha fatto. Mi ha fatto commuovere.

Dopo una primavera difficile, anche senza bici, Zanardi è sempre stata al servizio della squadra e delle compagne
Dopo una primavera difficile, anche senza bici, Zanardi è sempre stata al servizio della squadra e delle compagne
In che modo?

Quando sono andata da lei per abbracciarla, le ho detto che per come era andata e per come l’avevo vista poteva fare lei lo sprint senza alcun problema. Lei mi ha risposto che io ne avevo più bisogno e che aveva capito che dovevo sbloccarmi. Sono state parole bellissime, che non mi aspettavo e che mi rendono felice. Questo per farvi capire maggiormente come sia bella l’atmosfera del nostro gruppo.

Cosa ti ha lasciato questa vittoria?

Ho compreso una volta di più che quando vinci passa veramente tutto. Non ricordavo più quelle emozioni. Mi sembra addirittura che sia passato più di un anno, ecco perché ci voleva questo successo. Certo, so che non era una gara WorldTour o che non c’erano le rivali più forti, però non è mai facile vincere. Nel ciclismo femminile adesso c’è sempre un livello alto ad ogni corsa e tutte vogliono giocarsi le proprie carte.

Nonostante una condizione non ottimale, Zanardi è riuscita a vincere la classifica dei traguardi volanti al Giro Women
Nonostante una condizione non ottimale, Zanardi è riuscita a vincere la classifica dei traguardi volanti al Giro Women
Cosa ti hanno detto i tuoi diesse?

A Fourmies c’era Kenny Latomme ed era contento per quello che c’è dietro. Mi ha fatto subito riflettere a come ero a marzo. Lui ha sempre creduto in me e sapeva che sarei tornata. Invece Giorgia (Bronzini, ndr) mi ha scritto subito per complimentarsi ed anche lei era certa che sarei riuscita a vincere presto. Mi ha spinto a cambiare la preparazione e grazie alle sue idee sono migliorata. Secondo lei possiamo divertirci ancora nel prossimo mese. Abbiamo Binche, Emilia, Tre Valli e gare in Cina, speriamo abbia ragione.

Lo hai accennato prima, com’eri a marzo?

Ho passato un periodo difficile, nel quale ho dovuto mollare la bici. Avevo bisogno di fare un reset. Avevo preso casa, dovevo seguirla e voleva sistemarla da sola. Ero sempre a blocco, per usare una metafora ciclistica. Necessitavo di tranquillità, che è un aspetto molto importante. C’è chi mi ha compreso, aspettato e aiutato. Ora mi sento bene e con la mia indipendenza mi organizzo a dovere.

Zanardi ha rinnovato con la Human. I suoi diesse Bronzini e Latomme hanno sempre creduto in lei e nel suo rilancio
Zanardi ha rinnovato con la Human. I suoi diesse Bronzini e Latomme hanno sempre creduto in lei e nel suo rilancio
In generale che 2024 è stato per Silvia Zanardi?

Ho avuto più bassi che alti. La testa fa la differenza. Ho avuto un periodo di adattamento, durante il quale ci vuole grande equilibrio psicofisico. Al Giro Women ho fatto il massimo per quello che potevo dare in quel momento. Ho fatto un settimo posto e due giorni con lunghe fughe. Alla fine sono riuscita a lasciare un piccolo segno, non solo lasciando la pelle sull’asfalto (sorride riferendosi alla caduta nel finale della quinta tappa, ndr), ma vincendo la classifica dei traguardi volanti.

Hai già in mente un obiettivo per l’anno prossimo?

Innanzitutto voglio sentirmi parte del gruppo nella Human come quest’anno e anche di più. Poi mi piacerebbe arrivare ad un grande giro con una bella condizione, quella che solitamente mi sorregge a settembre per giocarmi qualche tappa. Vedremo come impostare la preparazione.

Bronzini e il suo credo: «Human reattiva e mai rinunciataria»

07.03.2024
7 min
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Due mesi di gare alle spalle e all’orizzonte un programma altrettanto uguale. Non è ancora tempo di bilanci, ma la prima parte del 2024 ha già dato qualche indicazione a Giorgia Bronzini e alla sua Human Powered Health.

Il modo di correre a livello tattico e il relativo approccio mentale alle corse. E non solo. La quarantenne diesse piacentina (in apertura foto Oskar Scarsbrook) da quest’anno ha caricato il suo bagaglio di esperienza sull’ammiraglia del team WorldTour statunitense, trovando subito l’intesa con le sue atlete e con i suoi colleghi di reparto. Nel realismo del contesto in cui si trova – tra ciclismo femminile attuale e propria squadra – Bronzini sta lavorando per ottimizzare ogni dettaglio, impartendo il suo credo. Gli effetti stanno iniziando a vedersi, non solo negli ordini d’arrivo. Ed è foriera come sempre di tanti punti di vista non scontati.

Nelle prime gare del 2024, la Human ha mostrato già tanta compattezza (foto ufficio stampa)
Nelle prime gare del 2024, la Human ha mostrato già tanta compattezza (foto ufficio stampa)
Giorgia che inizio di stagione è stato finora?

Direi che ci è mancata solo una vittoria per gratificare tutto il nostro lavoro, ma al momento pensiamo di essere sulla buona strada. Penso sia stato un buon avvio per una serie di circostanze. In alcune potevamo essere più attente, in altre decisamente più fortunate. E poi considerate che molte delle nostre ragazze non avevano mai corso assieme, come è successo al UAE Tour.

Difficile da gestire come contesto?

Sì, anche se non impossibile, però sappiamo tutti com’è ora il ciclismo in generale, specie quello femminile, che non lascia più nulla al caso. Negli Emirati Arabi abbiamo portato una formazione in cui le atlete erano tutte nuove l’una per l’altra. Eppure in gara abbiamo trovato la giusta sintonia in fretta. Con Daria Pikulik siamo stati una delle poche squadre che si è giocata la volata con la Wiebes. Daria laggiù ha fatto un buon lavoro ed è stata brava a centrare l’obiettivo di giocarsi lo sprint con la velocista più forte al mondo. Avremmo potuto raccogliere qualcosa in più di quel terzo posto, come del resto nelle altre corse, ma va bene uguale.

In ogni caso è arrivato più di un podio.

Sono i risultati che danno morale e riscontri sul lavoro svolto. Nel frattempo spero che Cordon-Ragot trovi la condizione giusta dopo un periodo influenzale che l’ha rallentata. A Valencia abbiamo fatto bene subito ad inizio febbraio con Raaijmakers seconda a pochissimi metri dalla vittoria. Poi venti giorni dopo ad Almeria abbiamo fatto seconde e terze con Biriukova e Zanetti. Alla Valenciana Lily Williams meritava forse qualcosina in più del quinto posto nella volata vinta da Balsamo. Infine Ruth Winder (che ora corre col cognome da sposata Edwards, ndr) terza al Trofeo Oro in Euro a Cinquale dopo che alla Strade Bianche era caduta. Ecco, con la fortuna siamo già in credito…

Spiegaci pure.

Con Ruth puntavamo a fare bene alla Omloop Het Nieuwsblad, così come a Siena. E’ rientrata dopo due anni di inattività, ma è arrivata preparata. Immaginavo fosse così perché la conosco bene avendola avuta alla Trek-Segafredo. Ebbene, in Belgio è rimasta coinvolta in una caduta proprio mentre attaccava Elisa (Longo Borghini, ndr) e addio speranze di piazzamento. Sul Bosberg tuttavia ha fatto una bella azione facendo la differenza, però è rimasta fine a se stessa perché ha trovato poca collaborazione. Resta la bella prestazione e lo spirito con cui ha corso.

Malcotti è rientrata da un infortunio. Alle Strade Bianche è stata a lungo in fuga, risultando la migliore della Human
Malcotti è rientrata da un infortunio. Alle Strade Bianche è stata a lungo in fuga, risultando la migliore della Human
Immaginiamo sia ciò che trasferisce sempre Giorgia Bronzini alle sue ragazze, giusto?

Per tanti aspetti non possiamo essere considerate al livello di squadre più attrezzate, però guai a presentarsi alle gare già sconfitte in partenza perché vediamo che ci sono i grandi nomi attuali. Non dobbiamo essere rinunciatarie. Spiego sempre, anche con umiltà, che noi dobbiamo essere brave a giocarci al meglio le nostre carte. A livello tattico dobbiamo cercare di sopperire qualche altra carenza.

Che ritorno hai dalle atlete?

Sono contenta perché le ragazze mi seguono. Capiscono cosa intendo dire. Anche con gli altri miei colleghi diesse siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Mi fa piacere che la mia filosofia sia condivisa. E soprattutto mi piace lo spirito di reazione che hanno mostrato. Winder a Siena è caduta rovinosamente ritirandosi. Nonostante le botte, il giorno dopo l’ho convinta a correre a Cinquale ed è salita sul podio. Questo per me, per noi è un grande segnale.

Ragusa al Tour Down Under ha conquistato la maglia delle scalatrici. Bronzini ha elogiato il suo lavoro oscuro (foto ufficio stampa)
Ragusa al Tour Down Under ha conquistato la maglia delle scalatrici. Bronzini ha elogiato il suo lavoro oscuro (foto ufficio stampa)
La pattuglia delle italiane come sta andando?

Malcotti a fine 2023 si è rotta il gomito, sempre per quel famoso discorso sulla fortuna (sorride con un briciolo di amarezza, ndr). Però si è ripresa bene, tanto che alla Strade Bianche l’ho mandata in avanscoperta per circa 90 chilometri ed ha seguito alla lettera la tattica. Alla fine è stata lei la migliore delle nostre. Per me Barbara quest’anno farà uno step in avanti, la vedo motivata. Zanardi invece non ha iniziato al top della forma. Sta cercando di trovarla, però guardiamo avanti con fiducia perché sappiamo che lei è un diesel. Infine c’è Ragusa.

Cosa ci dici di lei?

Ragusa ha fatto un passo in avanti con la condizione rispetto allo scorso anno. Ha esordito al Tour Down Under, dove ha conquistato la maglia delle scalatrici. Poi si è resa disponibile per le altre gare. A Siena, dove ha iniziato a lavorare prima del previsto. Lei è sempre devota al team, facendo tanto lavoro oscuro e per me Katia è una delle migliori a farlo. Anzi per me è un merito saperlo fare, visto che non è semplice per nulla. Infatti per questo ha maturato molto rispetto da parte delle compagne ed anche dai tecnici. Spero che quest’anno possa vivere nuovamente una giornata come a Roubaix l’anno scorso (dove fece seconda al termine di una lunghissima fuga, ndr), magari portando a casa qualcosa in più.

Zanardi sta lavorando per trovare la miglior condizione. Bronzini guarda avanti con fiducia per la sua conterranea
Zanardi sta lavorando per trovare la miglior condizione. Bronzini guarda avanti con fiducia per la sua conterranea
Cosa prevede il vostro calendario?

I miei colleghi Latomme e Sheehan sono in Belgio, io riprenderò a Cittiglio. Poi anch’io li raggiungerò per le gare del Nord. Tutte le classiche le facciamo. Personalmente dovrei saltare Freccia Vallone e Liegi perché dovrei andare in Spagna per la Vuelta. La presentano domani e ci hanno anticipato che il via potrebbe essere una cronosquadre. In virtù di questa indiscrezione abbiamo programmato una serie di prove con le bici da crono tra Freccia del Brabante ed Amstel. Non vogliamo farci trovare impreparate su nessun terreno, anche se è un’altra questione che mi fa un po’ stizzire…

Ovvero?

Le solite indiscrezioni parlano anche di un possibile arrivo sull’Angliru. Onestamente spero che non sia così. Per me salite così estreme nel ciclismo femminile non servono a nulla. Non avrebbe senso una salita simile, anche perché sarebbe in una corsa a tappe di una sola settimana dove ti condizionerebbe tutto e non necessariamente in meglio. Oltretutto una salita così non vorrebbe mai più affrontata in stagione in una qualsiasi altra gara altrove.

Quindi non sei d’accordo nel proporre le grandi salite?

No, anzi benvengano le montagne mitiche, purché vengano inserite con criterio. E poi bastano quelle “normali”, non le estreme. Come ad esempio il Tourmalet al Tour l’anno scorso. Salita leggendaria, dura, ma non impossibile. Avete visto che spettacolo c’era venuto fuori? Oppure si preferisce vedere una gara su una salita dove si sale a fatica con la macchina? Vedremo se sarà veramente così.

Pronte quindi per andare alle prossime gare con il solito spirito?

Certamente, quello non dovrà mai mancarci. In Spagna dovremmo andare con una squadra mista, puntando più alle tappe che alla generale, anche se decideremo più avanti chi portare per curare la classifica. Per il resto ho buone sensazioni per la campagna del Nord.

Nome e carattere italiano ma corre per l’Australia. E’ Sarah Gigante

30.01.2024
6 min
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La prima gara del WorldTour femminile ha incoronato un’atleta di casa, anche se il suo cognome tradisce le origini italiane. Sarah Gigante ha colto la sua vittoria più importante nella sua finora giovane carriera sulle strade di casa, al Santos Women’s Tour Down Under, ma guardando indietro nel tempo ci si accorge che siamo di fronte a una ragazza che ha molto da dire: uno di quei nomi da segnare in rosso sul taccuino di atlete da seguire.

Melbourne, nei giorni dell’intervista è il centro del mondo sportivo. Almeno per noi italiani: Sinner è pronto a entrare in campo per fare la storia del tennis tricolore quando Sarah risponde alla chiamata per la programmata intervista che prende il via proprio dalle sue origini italiane.

«Mio nonno era italiano – ammette – non ne so così tanto della sua provenienza, in famiglia mi dicono che veniva da un paese chiamato Circello, vicino Benevento. Sfortunatamente però non l’ho potuto frequentare abbastanza per imparare almeno un po’ di italiano».

Il trionfo all’Emakumeen Nafarrokao Elite Classic in Spagna nel 2022, unica sua vittoria in Europa
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Che rapporto hai con l’Italia, hai mai corso qui?

Sì, ho corso il Trofeo Binda due volte. La prima con il mio vecchio team, Tipco, una banca sponsor della Silicon Valley. Siamo arrivati in Italia dal Belgio. Eravamo quasi gli unici sull’aereo perché l’Italia era un punto caldo per il Covid e tutti dicevano: non ci andare. Ma siamo arrivati lì e poi neanche abbiamo corso perché la gara era stata cancellata. Quella è stata la mia prima esperienza in Italia, un po’ traumatica. Nel 2021 sono arrivata a Cittiglio una settimana prima direttamente dall’Australia, ho potuto allenarmi nella zona e l’ho adorata assolutamente.

Qual è la tua storia ciclistica?

Sono cresciuta in una famiglia sempre molto attiva. Insieme facevamo un viaggio di nove giorni attraverso lo stato di Victoria chiamato “il grande giro in bicicletta vittoriano”. E avevo solo cinque anni. Erano circa 700 chilometri in nove giorni. Ci accampavamo nelle diverse città dello Stato e poi i camion prendevano i nostri bagagli. Io andavo su una bici da rimorchio con mia mamma davanti, poi l’ho fatto su un tandem quando avevo sette anni, quindi doppia bici. Poi ho detto che volevo farlo con la mia bici, ma era così difficile per una bambina piccola che mamma pensò che sarebbe stato meglio iscrivermi ad un club di ciclismo per prepararmi. Quindi abbiamo cercato su Google i club ciclistici per bambini ed è apparso il club ciclistico Brunswick. Da allora in poi non ho più smesso.

Sarah dietro la mamma, a 5 anni, nel corso dell’annuale escursione attraverso lo Stato di Vittoria
Sarah dietro la mamma, a 5 anni, nel corso dell’annuale escursione attraverso lo Stato di Vittoria
Il Tour Down Under è stata la tua prima vittoria nel WorldTour: che effetto ti ha fatto?

E’ stato incredibile ottenere la mia prima grande vittoria in casa perché lì avevo la famiglia, gli amici, ma anche solo i tifosi in generale, anche se non li conoscevo. Molti di loro scandivano il mio nome, il che era davvero speciale. E’ stato davvero bello vincere dalla mia parte del mondo.

Lo scorso anno hai gareggiato pochissimo, perché?

Mi sono infortunata due volte di seguito e non ero davvero in forma per la prima metà dell’anno. Una volta andata in Europa, sono stata selezionata per una gara solo ad agosto. Ho fatto il Giro di Scandinavia, ma poi ho perso la selezione per il resto.

Che differenze trovi tra Movistar e AG Insurance?

Sono entrambe squadre davvero fantastiche e penso che entrambe abbiano i propri punti di forza. Ma per ora sono davvero contenta di AG Insurance Soudal perché ovviamente posso correre di più. In Australia hanno mostrato una grande coesione, la mia vittoria ha avuto un forte significato per tutte e devo dire loro grazie. Quindi è stata una sensazione davvero speciale vederle correre per me, anche se mi avevano appena incontrato.

Gli esordi della Gigante nel ciclismo che conta, nelle file dell’Holden Team Gusto, squadra di casa
Gli esordi della Gigante nel ciclismo che conta, nelle file dell’Holden Team Gusto, squadra di casa
Ti senti più adatta alle classiche d’un giorno o alle corse a tappe?

Mi piacciono le gare di un giorno, ma penso sicuramente che preferirò le gare a tappe. E’ solo che non ho ancora avuto l’opportunità di provarne una davvero lunga, mettermi alla prova al Giro o al Tour. Quindi spero che quest’anno saprò di più se sono adatte a me. Ma ho la sensazione di essere un vero motore diesel e non mi sento così stanca solo allenandomi giorno dopo giorno. Quindi spero che questo mi renderà adatta per le corse a tappe.

Nelle cronometro hai dimostrato il tuo valore con due titoli nazionali, com’è il tuo rapporto con le salite?

Adoro arrampicare. Quando la strada va in salita e tutti iniziano a soffrire. Amo il dolore. E sì, adoro le gare più dure.

Il podio della gara mondiale junior 2018. Nell’individuale la Zanardi beffò l’australiana all’ultimo sprint
Il podio della gara mondiale junior 2018. Nell’individuale la Zanardi beffò l’australiana all’ultimo sprint
Nel 2018 sei stata argento ai mondiali juniores su pista nell’individuale a punti, perdendo solo all’ultimo giro da Silvia Zanardi. Perché non hai continuato nelle gare su pista?

Ricordo bene quella gara, Silvia mi ha battuto nell’ultimo sprint e ha conquistato il meritato oro. Ma ero davvero contenta dell’argento perché venivo da un brutto infortunio, mi ero rotta entrambe le braccia un paio di mesi prima. Quindi quello era un argento davvero speciale. Non ho continuato a fare pista perché appena sono entrata nella categoria under 23 a inizio gennaio ho vinto i campionati nazionali élite di corse su strada.

E come ha influito ciò sulle tue scelte?

E’ stata una sorpresa completa. Allora ero così distratta da tutte le opportunità che improvvisamente ho avuto sulla strada. Gareggiare con la squadra nazionale alla Cadel Evans Great Ocean. Andare all’estero con la mia squadra dell’epoca, la Holden Team Gusto. Poi grazie alla vittoria del titolo, mi è stata assegnata la borsa di studio della Fondazione Amy Gillett, quindi ho potuto andare in Belgio con la nazionale. Non avevo tempo per la pista.

La Gigante ha partecipato a Tokyo 2020, sfiorando la Top 10 a cronometro
La Gigante ha partecipato a Tokyo 2020, sfiorando la Top 10 a cronometro
Che calendario ti aspetta adesso e che obiettivi hai?

Sono davvero contenta di come è andato il Down Under per me e per la squadra e possiamo trarre molta fiducia da questo. Ma è anche bello non avere pressioni per le altre gare di questa fase stagionale, possiamo conoscerci meglio e poi anche fare un buon allenamento. Avrò un paio di settimane a casa prima di andare in Europa per la presentazione della squadra, poi inizierò a correre al Trofeo Binda che adoro.

Nei tuoi sogni ci sono le Olimpiadi a Parigi?

Mi piacerebbe andare di nuovo alle Olimpiadi. Mi piacerebbe davvero correre a Parigi e voglio tornare più forte ora che sono un po’ più esperta e con più esperienza. Penso che sarebbe difficile essere scelta per Parigi, però. L’Australia ha corridori davvero bravi e ovviamente l’anno scorso non ho quasi corso, quindi sì, penso che sia difficile, ma mai dire mai.

Casagranda, parte da lei la rivoluzione della BePink

24.11.2023
5 min
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Il suo primo anno da matricola nel ciclismo delle grandi è andato al di sopra delle aspettative. Gli incastri tra maturità scolastica e bici non hanno condizionato le prestazioni di Andrea Casagranda, che ha finito in crescendo e con un bel numero di gare (in apertura foto Ossola).

E nel 2024, con la rivoluzione messa in atto dalla BePink-Gold – che ha confermato solo quattro atlete – la diciannovenne di Borgo Valsugana potrebbe ritrovarsi nell’insolito ruolo di “faro” della squadra, o comunque di guida per le giovani nuove arrivate. Vediamo cosa ci ha raccontato della stagione conclusa il mese scorso e dei propositi per la prossima.

Casagranda nel 2023 ha fatto circa cinquanta giorni di gara, compresa Vuelta, RideLondon, Giro Donne e Ardeche (foto Ossola)
Casagranda nel 2023 ha fatto circa cinquanta giorni di gara, compresa Vuelta, RideLondon, Giro Donne e Ardeche (foto Ossola)
Partendo dalla strettissima attualità, sei ancora in off-season?

No, ormai ho ripreso ad allenarmi da circa due settimane. Ho fatto venti giorni senza bici, mettendoci in mezzo le vacanze tra Repubblica Dominicana e casa. Nonostante avessi corso molto, non ho sentito il bisogno di staccare subito dopo la Tre Valli Varesine, la mia ultima gara. Non mi è dispiaciuto pedalare senza pressioni o tabelle. Di sicuro è stata una off-season diversa da quella degli altri anni perché ora non ho più la scuola.

In effetti hai raccolto circa una cinquantina di giorni di gare. Te lo aspettavi?

Onestamente no. Solitamente chi ha la maturità corre di più nella seconda parte di stagione, ma venendo comunque gestita. Invece a me è andata diversamente. Ho fatto poche gare open e più internazionali. Penso di essere stata una delle poche atlete del primo anno ad aver corso di più, con quattro gare a tappe. E di che livello! Ho fatto Vuelta, RideLondon, Giro Donne e Ardeche. E’ stata una bella soddisfazione per me.

Andrea Casagranda, classe 2004 e figlia d’arte, sarà una delle punte della BePink-Gold per la prossima stagione (foto Ossola)
Andrea Casagranda, classe 2004 e figlia d’arte, sarà una delle punte della BePink-Gold per la prossima stagione (foto Ossola)
Proprio in Francia hai ottenuto un quarto posto. Nel complesso come giudichi la tua annata?

Direi che è andata molto bene, facendo tanta esperienza. Ho cercato sempre di farmi trovare pronta, considerando che abbiamo avuto tante compagne indisponibili. All’Ardeche negli ultimi due anni la BePink è andata forte, vincendo sempre una tappa con Zanardi. Io ero arrivata in forma a quell’appuntamento. Sono contenta anche del secondo posto al campionato italiano cronosquadre. Però bisogna dire che non sono mancate le difficoltà.

Quali sono state principalmente?

Da junior a elite è un impatto forte, totalmente un altro mondo. Ci sono le radioline, che da junior non usi. Oppure ci sono le borracce da andare a prendere all’ammiraglia, facendo attenzione nell’operazione. Anche questa era un’altra situazione che non avevo mai vissuto prima. O ancora ci sono stati i ventagli che ho sofferto tantissimo e ancora soffro. Poi ad inizio stagione ho faticato perché sono partita con corse importanti dove c’era già un ritmo alto. Col passare del tempo ci ho preso di più le misure.

Hai avuto un calendario intenso. Come lo hai gestito con la maturità?

Ho cercato di fare il mio meglio a scuola perché sapevo che avrei dovuto fare assenze. Ad esempio la Vuelta non la dovevo fare e sono stata chiamata all’ultimo, però in pratica non ho perso giorni di scuola perché la mia classe era in gita. Invece per essere al via del Giro Donne ho chiesto di anticipare gli orali. Sono uscita con 85/100 che reputo un buon risultato. A parte qualche professore che si è lamentato e mi ha rimproverato per le assenze, tutti gli altri sono stati molto comprensivi con me.

Molte delle tue compagne di quest’anno non ci saranno più. Com’è stato il rapporto con loro?

Mi sono trovata bene con tutte. Le ragazze più esperte, con Silvia Zanardi in testa, mi hanno aiutato ed insegnato tanto, soprattutto a livello tattico. Anche Walter e Sigrid sono stati molto bravi nello spiegarmi tante aspetti di corsa (rispettivamente il team manager Zini e la diesse Corneo, ndr).

Proprio Zini ci aveva detto che nel 2024 punterà forte su Andrea Casagranda. Che effetto ti fa?

Un po’ strano a dire il vero (sorride, ndr). Mi fanno piacere le parole di Walter, ma lui mi dice sempre che sono ancora giovane. Ed è vero. Ho ancora tantissimo da imparare e forse non si finisce mai di imparare. E devo ancora capire bene le mie caratteristiche, anche se mi considero passista-scalatrice. Insomma, l’anno prossimo correrò senza particolari pressioni addosso, proprio come ho fatto quest’anno.

Ci sono degli obiettivi nel tuo mirino?

Certamente, quelli devono sempre esserci, anche solo per la mia crescita. Sicuramente incrementerò il lavoro negli allenamenti. Ho notato che miglioro se corro tanto, grazie anche ad un mio buon recupero. Nello specifico, me lo suggeriva Walter, potrei puntare alla maglia bianca all’Ardeche, però vorrei mettermi in mostra anche altrove. L’intento sarebbe quello di guadagnarmi una chiamata dal cittì Sangalli per fare qualche ritiro, e magari qualche gara, con la nazionale U23. Quest’anno sono stata riserva a casa per gli europei. Direi che per me queste sono già importanti motivazioni per il 2024.

Ragusa alla Human, per riscattarsi con una gamba “nuova”

06.11.2023
6 min
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Ancora qualche giorno di tranquillità poi il suo 2024 sarà davvero dietro l’angolo. Katia Ragusa è appena passata alla Human Powered Health e fra poco inizierà la rincorsa alla nuova stagione con grandi stimoli, dopo aver risolto un delicato problema fisico.

Nella migrazione di staff e atlete che dalla Liv sono confluite alla Jayco-Alula, la 26enne vicentina (in apertura foto ilciclistafotografo) ha preso un’altra strada seguendo nel team statunitense Giorgia Bronzini, sua diesse e mentore di questi ultimi anni. Anche Ragusa non rientrava più nei piani della sua ex squadra, ma ha dovuto chiudere largamente in anticipo lannata. Un 2023 che prometteva bene dopo lo splendido secondo posto alla Roubaix e che invece si è arenato a causa di una noia alla gamba destra. Ora che è tutto risolto, ci siamo fatti raccontare da lei come si sta preparando alla sua nuova avventura.

Giorgia & Katia, atto terzo

Per la terza stagione consecutiva Ragusa sarà guidata da Bronzini. Si ritroveranno in una Human molto “italiana” grazie al nuovo arrivo di Zanardi e alla già lunga presenza di Malcotti. Ecco cosa ci aveva detto la diesse piacentina quando non era stato ancora ufficializzato il passaggio di Ragusa.

«Katia ora deve vincere con me in ammiraglia (sorride, ndr). Lei è stata una scommessa vinta parzialmente perché l’ho seguita meno di quello che volevo. E’ anche per questo che ho cercato di volerla ancora con me in squadra. In base al calendario che offriremo al team, che sarà più completo rispetto al passato, sono certa che Katia avrà i suoi spazi e le sue opportunità rispetto ad un lavoro da gregario fisso. Può ricalcare il percorso che ha fatto lì Barbara (Malcotti, ndr)».

Prosegue il vostro rapporto lavorativo. Come ti trovi con Bronzini?

Sono contenta di aver stabilito un filo diretto con lei. Devo solo ringraziare Giorgia perché è un tecnico che ti coinvolge tanto. Di persone come lei ce ne sono poche, soprattutto nel nostro ambiente. Uno dei suoi grandi pregi è che, essendo stata una grande atleta e avendo smesso da poco, riesce ad immedesimarsi in ognuna di noi. Capisce le esigenze e trova la soluzione giusta per ogni singola ragazza. Poi è stata preziosa anche in questo mio trasferimento.

In che modo?

A luglio la Liv mi aveva fatto intendere che non ero più nei loro progetti, così il mio procuratore (Lorenzo Carera, ndr) si è subito messo in moto per cercare altrove. Sapendo che Giorgia si stava accordando con la Human, abbiamo chiesto se c’era la possibilità di raggiungerla. E loro ci hanno ben accolto.

Ragusa a spasso in montagna con i suoi cani Moky e Benny durante la convalescenza dall’operazione alla gamba destra
Ragusa a spasso in montagna con i suoi cani Moky e Benny durante la convalescenza dall’operazione alla gamba destra
Cosa ti hanno detto alla Human?

Ho parlato con Kenny Latomme (uno degli altri diesse del team, ndr). Ho avuto subito un’ottima impressione. Anche se è un po’ meno sotto i riflettori rispetto alle altre, la Human è un team molto ben organizzato, con una persona dedicata ad ogni compito specifico. Hanno in mente un buon programma. Non vedo l’ora di iniziare il 2024, anche perché questa stagione è stata molto condizionata dal problema alla gamba destra.

Spiegaci cosa ti è successo.

La mia ultima gara è stata a Plouay ad inizio settembre e qualche giorno dopo ho fatto un accertamento medico. Era già dal Tour de Suisse (metà giugno, ndr) che sentivo la gamba destra molto più affaticata dell’altra. Sempre un formicolio al piede e la sensazione di avere un laccio all’altezza della coscia. La sintomatologia era simile a quella dell’arteria iliaca, ma facendo una TAC abbiamo scoperto che geneticamente ho due arterie, anziché una, che vanno ad irrorare il quadricipite. Facendo ciclismo questa seconda arteria si è ispessita causandomi una stenosi, ovvero una chiusura all’inizio dell’arteria stessa che non mi faceva arrivare il giusto flusso di sangue alla gamba.

Il secondo posto alla Roubaix è il miglior risultato di Ragusa nei due anni di Liv. Nel 2024 vuole confermare quel tipo di prestazione in più corse
Il secondo posto alla Roubaix è il miglior risultato di Ragusa nei due anni di Liv. Nel 2024 vuole confermare quel tipo di prestazione in più corse
Come lo hai risolto?

A fine settembre ho fatto un’angioplastica. Un intervento minimamente invasivo, fatto in day-hospital, che mi ha liberato l’arteria di quella strozzatura grazie ad una sonda e un palloncino. La visita di controllo di qualche giorno fa è andata bene. Avevo comunque fatto camminate in montagna e anche uscite in bici senza problemi. Infatti non avevo preso paura, perché mi avevano detto che era tutto sotto controllo. Certo, facendo uno sport intenso come il ciclismo ora dovrò tenere monitorata la situazione, ma sono molto serena. Anzi visto che la gamba destra è andata in decifit in questi mesi, sto facendo esercizi mirati per recuperare il giusto tono muscolare. Fra poco si parte.

Cosa prevede il tuo programma?

So già che correrò il Down Under in Australia. Ho chiesto io di poterlo correre per iniziare forte il 2024. Quindi dal 12 al 26 novembre andrò ad allenarmi a Calpe per fare una buona parte di fondo. Tornerò a casa per qualche giorno poi il 3 dicembre ripartirò, stavolta con la squadra, per andare tre giorni a Minneapolis dove c’è la sede della Human. Laggiù faremo i test e proveremo i materiali. Infine torneremo a Girona per il ritiro fino al 18 dicembre.

Ragusa ha subito un’angioplastica alla gamba destra per risolvere un problema genetico ad un’arteria
Ragusa ha subito un’angioplastica alla gamba destra per risolvere un problema genetico ad un’arteria
Quali saranno gli obiettivi di Katia Ragusa nel 2024?

Gli ultimi due anni in Liv sono stati fondamentali per la mia crescita e capire meglio il WorldTour. Vorrei ripetere la buona primavera di quest’anno, possibilmente però senza problemi fisici. Per il corridore che sono ho bisogno di trovare la condizione giusta col caldo, quindi l’Australia mi aiuterà ad arrivare in condizione per le classiche del Nord. Poi anche le gare a tappe sono un obiettivo in cui giocarmi le mie carte. Ma per ora penso solo ad iniziare bene la nuova stagione. Ho buoni presupposti.

Zanardi, ora il WorldTour. Saluta BePink e passa alla Human

02.11.2023
7 min
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Quando nei giorni scorsi abbiamo incontrato Giorgia Bronzini, avevamo parlato con lei anche degli arrivi di altre atlete che avrebbero rinfoltito la pattuglia italiana alla Human Powered Health. Solo che scriverne sarebbe stato un azzardo. Mancava l’ufficialità e in questo caso “spoilerare” informazioni del genere può apparire un gesto scorretto. Ora però c’è la conferma. Silvia Zanardi nel 2024 correrà nel WorldTour con il team statunitense.

L’addio alla BePink-Gold della piacentina non era più un segreto, come ci aveva anticipato lei, ma le voci sulla sua prossima destinazione avevano iniziato a rincorrersi con diverse suggestioni. A ben guardare, il passaggio di Zanardi alla Human (annunciata assieme a Katia Ragusa, che di fatto lascia la Liv seguendo Bronzini) è uno dei colpi di mercato più importanti e che più di una persona si aspettava da tempo. Del suo passato, presente e futuro abbiamo parlato con Silvia, apparsa rilassata dopo le vacanze e contestualmente motivata per la seconda parte di vita (umana e sportiva) che sta per iniziare. Progetti e obiettivi non le mancano.

Zanardi ha trascorso cinque anni nella BePink, dove ha completato il suo processo di crescita verso il WorldTour (foto Ossola)
Zanardi ha trascorso cinque anni nella BePink, dove ha completato il suo processo di crescita verso il WorldTour (foto Ossola)

Giorgia e Silvia, intesa piacentina

Per il salto nel WorldTour, Zanardi non poteva sperare di meglio. In ammiraglia sarà guidata dalla sua conterranea Bronzini, anche lei annunciata pochi giorni fa dalla Human. Entrambe hanno mosso le loro prime pedalate nel Gs Franco Zeppi di Piacenza, ma hanno altri punti in comune che possono diventare un valore aggiunto l’una per l’altra. Bronzini ha le idee chiare sulla sua erede.

«Silvia sarà una buona scommessa – ci ha spiegato l’ex campionessa del mondo su strada 2010 e 2011 – sono convinta che da buona piacentina tirerà fuori le unghie e mi darà soddisfazione. Penso che giocherà a nostro favore il fatto di essere della stessa città. Averla a casa sarà più facile da aiutare in qualunque momento avrà bisogno. Sia per essere seguita in allenamento che per parlare o confrontarci. Penso anche che varrà la stessa cosa per lei con me».

Human piacentina. Nel team WorldTour statunitense Bronzini in ammiraglia guiderà Zanardi (qui assieme nel 2018, foto Sportpiacenza)
Human piacentina. Nel team WorldTour statunitense Bronzini in ammiraglia guiderà Zanardi (qui assieme nel 2018, foto Sportpiacenza)

«Secondo me – ha proseguito Bronzini – quest’anno Silvia ha fatto un altro passo in avanti. Quando è stata chiamata in ultimo all’europeo, ha fatto vedere che non c’è nulla da spiegarle su come correre o cosa fare. Tutti, compreso il cittì Sangalli, le hanno fatto i complimenti per la sua prestazione e la sua voglia di fare squadra. Spero che queste sue caratteristiche, che sono comuni alle italiane, facciano da collante con le altre compagne. Sono sempre più convinta, come ho sempre detto, che è il team che fa la differenza. La coesione e l’unione tra le ragazze possono portare a bei risultati».

Silvia partiamo da ciò che ci ha detto la tua futura diesse.

Ritengo che Giorgia sarà molto importante per ognuna di noi. So che potremo contare su di lei per qualsiasi cosa. Ha fatto una carriera strepitosa sia su strada che in pista e anche da tecnico ha già ottenuto tanti risultati. Atleticamente siamo simili. Anch’io faccio la doppia attività strada-pista come faceva lei e so che potrà capire le mie esigenze o i lavori da fare. Per me sarà un onore e un privilegio essere in squadra assieme. E pensate che quando ho firmato il contratto, non sapevo nemmeno che ci fosse Giorgia perché non sapevo del suo ingaggio.

Zanardi all’europeo (qui con Balsamo) si è fatta trovare pronta nei momenti decisivi. Cittì e compagne glielo hanno riconosciuto a fine gara
Zanardi all’europeo (qui con Balsamo) si è fatta trovare pronta nei momenti decisivi. Cittì e compagne glielo hanno riconosciuto a fine gara
La tua trattativa con la Human invece quando è nata?

Il primo contatto con loro ce l’ho avuto nella prima parte del 2022 perché loro mi volevano già per quest’anno. Non avevo accettato la proposta perché non mi sentivo pronta. Tuttavia eravamo rimasti che ci saremmo tenuti aggiornati reciprocamente. Lo scorso luglio, dopo il Giro Donne, mi hanno nuovamente cercata e mi hanno fatto capire che le porte erano ancora aperte. A quel punto era arrivato il momento di fare il grande salto. Ero più convinta e consapevole di me stessa.

In passato molti team WorldTour si erano interessati a te. L’anno scorso si rumoreggiava che la Movistar avesse già tutto preparato per te. Perché non ti sentivi pronta?

E’ vero, ho avuto diverse offerte, ma volevo passare in un team dove maturare al momento giusto. Semplicemente sentivo di non aver completato il mio processo di crescita. A livello complessivo volevo e dovevo colmare tanti gap su tanti aspetti psicofisici e tecnici. Adesso molte junior che vanno forte vogliono passare subito nei team più grandi. Magari senza accorgersene pagano un dazio pesante, mentre io penso che faccia ancora bene la gavetta. Bisogna dire però che quando io sono diventata elite erano altri tempi, nonostante non siano passati tanti anni.

Zini è stato importante nella crescita di Zanardi. Il tecnico lombardo curerà ancora i suoi allenamenti in accordo con la Human
Zini è stato importante nella crescita di Zanardi. Il tecnico lombardo curerà ancora i suoi allenamenti
Cosa ti ha convinto della Human?

Innanzitutto è la squadra che mi ha cercata con più insistenza e costanza. Devo dirvi che già di mio avevo preso in considerazione questo team per un eventuale passaggio, proprio per il discorso che facevo prima sui percorsi da seguire. La Human è una bellissima realtà, molto ben organizzata e attrezzata. Non è una società grande come altre, ma nel WorldTour hanno dimostrato di saperci stare. Ogni anno migliorano e so che lavorano bene anche con le giovani. Ho firmato per un anno perché non mi sento arrivata e voglio dimostrarlo. Voglio riconfermarmi ad alto livello, arricchire il mio bagaglio tecnico e se possibile ritagliarmi un po’ di spazio. Per me questo è un nuovo punto di partenza e al momento non ho fretta di dover pensare al 2025.

In effetti Bronzini ci aveva detto che vorrebbe renderti una delle punte del team. Che obiettivi hai?

La preparazione per il 2024 parte fra poco. A gennaio ci saranno gli europei in pista e io vorrei correrli con una buona condizione. Onestamente questo ingaggio nel WorldTour mi dà una marcia in più. Con la squadra vedremo che calendario fare, anche se so già che salirò come livello delle gare. Con Giorgia parlerò più avanti per capire cosa ha in mente per me. Di sicuro so che vorrò migliorare, ma so anche che non vorrò snaturare le mie caratteristiche fisiche perché sinceramente mi piacciono così come sono (sorride, ndr).

Che sensazioni provi nel salutare la BePink e il tuo mentore Zini?

Sono stati cinque anni incredibili, belli e pieni di bei successi. Se ci penso sono tanti anni, ma sono anche trascorsi velocemente. Tutti hanno fatto il massimo per me. Mi hanno aiutato a diventare un’atleta vera e propria. Mi spiace andare via però dovevo fare questo passo prima o poi. Era giusto farlo. Walter era contento della chiamata della Human. A lui sono riconoscente. Proprio perché è quello che mi conosce meglio di tutti, infatti abbiamo deciso che sarà ancora lui a seguirmi per le tabelle di allenamento. Lavorerà in accordo con i preparatori della mia nuova squadra.

L’impressione è di avere davanti a noi una Silvia Zanardi già diversa o ci sbagliamo?

Esattamente, è così, avete visto bene. Ho preso decisioni forti. Mi sto rendendo conto che sono in una fase della mia vita in cui sto facendo passi importanti per il mio futuro. Non c’è solo l’ingaggio della Human che mi stimola e che mi farà bene, ma c’è anche la volontà di prendermi una casa tutta mia sulle colline della mia provincia. In queste settimane mi sto già guardando attorno e mi piacerebbe concludere qualcosa prima che la nuova stagione riparta in modo deciso.

Vittoria Grassi, il 2023 a due facce. Inizio lento, finale al top

14.10.2023
7 min
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Il suo 2023 ha viaggiato a due velocità distinte. Nella prima parte con le marce ridotte, nella seconda con quelle alte. Vittoria Grassi negli ultimi tre mesi della stagione ha ingranato la quinta e l’ha mantenuta fino in fondo tra BFT Burzoni e nazionale, tra strada e pista (in apertura foto Piva).

Non solo, la classe 2005 di Grugliasco ha provato da stagista con la BePink-Gold ciò per cui sta lavorando sodo e che la attende nelle prossime stagioni. Per Grassi ora è giunto il momento di riposarsi e, contemporaneamente, di concentrarsi sull’ultimo anno al liceo scientifico “Curie-Vittorini” del suo paese. Come le capita in sella alla bici, anche a scuola riesce ad ottenere buoni voti e risultati. Ha un bell’eloquio la junior torinese quando racconta e ricorda i passaggi fondamentali della sua annata. Ecco cosa ci ha detto nella nostra chiacchierata.

Grassi è stata stagista con la BePink in quattro gare internazionali. Manca l’ufficialità ma correrà con loro nel 2024 (foto BePink)
Grassi è stata stagista con la BePink in quattro gare internazionali. Manca l’ufficialità ma correrà con loro nel 2024 (foto BePink)
Vittoria hai finito il 2023 con lo stage in BePink, partiamo da qui.

E’ stata un’esperienza molto bella. A settembre ho fatto due gare in Francia, una in Belgio ed il Giro dell’Emilia. Ho corso con loro anche la open di San Daniele del Friuli, ma quella l’avrei potuta correre ugualmente con la Bft Burzoni. In quelle occasioni mi sono divertita con le nuove compagne. L’unica che conoscevo già era Zanardi perché ci siamo trovate tante volte in pista e poi anche lei è cresciuta nella mia attuale formazione. In corsa invece ho subito imparato a fare tanta fatica, come mai mi era capitato prima. Normale che sia stato così, non ero abituata a fare i conti con tanti chilometri, con la durezza dei percorsi e con un ritmo decisamente più intenso. Direi che mi sono difesa bene. E nelle gare open che ho fatto nel mezzo ho sentito immediatamente un rendimento differente, migliore chiaramente.

L’anno prossimo passerai alla BePink. Com’è nato il contatto con loro?

Dovrei andare lì, però aspettiamo per correttezza che arrivi l’ufficialità da parte loro. Per lo stage è stato Stefano Solari, il team manager della Bft Burzoni, a propormi a Zini. L’unica incognita ero io perché fino a luglio non avevo ottenuto grandi risultati. Abbiamo dovuto attendere qualche settimana per capire se potessi provare con la BePink o meno. Poi è arrivata finalmente la domenica giusta…

Quale e perché?

Era il 23 luglio ed eravamo alla gara open di Ponte di Piave, la San Gabriel Gold Race. Sono entrata nella fuga giusta con un’altra decina di atlete. Loro tutte elite, io unica junior. Avrei potuto stare a ruota perché tanto avrei vinto la mia categoria, invece ho voluto collaborare fortemente. Ci tenevo che guadagnassimo il più possibile e ho tirato anch’io affinché non ci riprendessero. Siamo arrivate in fondo ed ero felicissima. Non per il successo, ma per la mia prestazione. Per la cronaca ha vinto Zanardi che poi ha speso belle parole per me, che mi hanno fatto piacere. Forse quel giorno è stata una combinazione che mi trovassi in mezzo alle elite, ma è anche vero che bisogna sapersele creare. E lì la mia stagione ha preso un’altra piega. Sono arrivati altri due successi (a Valvasone e seconda tappa Giro di Lunigiana, ndr).

Perché prima le cose non erano andate bene?

L’inizio del 2023 l’ho passato con diversi problemi. Inizialmente una noia di vecchia data ad un ginocchio. Non riuscivo ad allenarmi come dovevo e le prime gare le ho fatte arrancando ed inseguendo. Il morale era basso pensando che mi stavo condizionando una stagione molto importante per il mio futuro. Poi quando stavo ritrovando un po’ di gamba, è arrivato un altro stop.

Cosa è successo?

Il primo maggio sono caduta in volata a Sant’Urbano nel padovano. Una brutta caduta, nella quale sono svenuta poco dopo. Per fortuna nulla di rotto, ma tante botte, sia nel fisico che nuovamente nel morale. Il rientro alle corse è stato difficile. Avevo paura a stare in gruppo, temevo di cadere ancora e farmi male. Solo da giugno ho riassaporato certe sensazioni benauguranti.

Racconta pure…

Agli italiani in pista a Dalmine ho conquistato due ori tra velocità a squadre e 500 metri, un argento nella velocità e due bronzi nel keirin e madison. Poi nella tipo-pista delle Alpi Giudicarie ho vinto scratch e corsa a punti nell’ominum. Poi anche il terzo posto nella cronosquadre tricolore mi ha dato fiducia. Ed il morale è cresciuto ulteriormente dopo il bronzo nel team sprint e l’argento nello scratch agli europei di Anadia.

Una raccolta di medaglie che è proseguita anche ai mondiali su pista di Cali.

Sì, vero e sono molto felice di questo. La trasferta in Colombia non è stata inizialmente semplice viste le sette ore di fuso orario. Alla fine è stata una grande spedizione per noi italiani. Sono orgogliosa di aver contribuito con l’argento nel quartetto e l’oro nella madison con Federica (Venturelli, ndr).

Nel tuo crescendo stagionale sei stata con la nazionale anche su strada. Te lo aspettavi?

A dire il vero no, però sapevo che stavo trovando una buona forma. In generale, tra pista e strada, da una parte sai che stai perdendo molte gare col tuo club, ma dall’altra sai che ne vale assolutamente la pena. Quando vesti la maglia azzurra è sempre un grande stimolo e un orgoglio. Mi ha fatto piacere la chiamata del cittì Sangalli per disputare prima il Watersley (gara a tappe, ndr) e poi l’europeo di Drenthe. Passerò di categoria nel 2024 e spero in futuro di poter fare parte ancora della nazionale.

Hai vinto medaglie sia nell’endurance che nella velocità. Sei un perfetto prototipo per ciò che cercano il cittì Marco Villa e Ivan Quaranta. Ne hai parlato con loro?

Entrambi mi considerano molto versatile e anche mi fa piacere. Però bisogna fare delle scelte. Nelle discipline veloci mi sono sempre ben difesa o adattata ma so di non essere abbastanza veloce per le competizioni internazionali da U23 o elite. Di base su pista sono sempre stata nel gruppo endurance e qui dovrei restare perché al contrario il mio spunto veloce mi favorisce. Poi sappiamo che l’endurance in pista è molto più compatibile con l’attività su strada. Mi concentrerò in quella direzione.

Che anni sono stati quelli di Vittoria Grassi alla Bft Burzoni?

Sono stata con loro per quattro stagioni, due da allieva e due da junior. Per me sono stati una seconda famiglia e devo ringraziarli per quello che hanno fatto per me. Tutto lo staff mi ha permesso di crescere tantissimo sia come atleta che come persona. Sono arrivata da loro che ero timida ed introversa, vado via consapevole di essere diventata una ragazza caratterialmente più aperta e matura.

Grassi con la BFT Burzoni ha disputato due anni da allieva e due da junior, crescendo molto come atleta e persona (foto Ossola)
Grassi con la BFT Burzoni ha disputato due anni da allieva e due da junior, crescendo molto come atleta e persona (foto Ossola)
Obiettivi della prossima stagione?

Ce ne sono diversi. Avrò la maturità e cercherò di uscire con buoni voti, anche perché non mi dispiacerebbe continuare gli studi all’università. Non c’è solo il ciclismo e Fisioterapia o Scienze della Nutrizione mi affascinano. Prima però voglio continuare a coltivare il mio sogno di fare la ciclista di professione. Nel 2024 voglio imparare dalle compagne più grandi e fare tanta esperienza, correndo ancora tanto all’estero. Ogni risultato che verrà andrà bene. Sono una velocista ma ho capito che se voglio ritagliarmi qualche spazio dovrò lavorare sodo e migliorare in salita o sugli strappi. I miei idoli sono Wiebes e Balsamo. Al momento sono lontanissime e non mi ci rivedo in loro ma un giorno vorrei diventare un’atleta con quelle caratteristiche.