Franzoi, rinunciare al ciclocross dà davvero dei benefici?

15.12.2023
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Mettere da parte il ciclocross è una buona idea? Qui non parliamo di scelte di vita che tanti corridori (soprattutto italiani, purtroppo…) prendono, ma anche di opzioni tecniche: questo inverno lascio da parte l’attività sui prati per concentrarmi meglio e prima sulla strada, in modo da ottenere risultati migliori. C’è chi ha fatto una scelta radicale, come Persico, chi invece una parziale, come i tre tenori, due dei quali però hanno già detto che ai mondiali non ci saranno.

Qualche giorno fa il saggio Martino Fruet aveva detto che spesso fare questa scelta netta non porta poi gli effetti sperati (se andiamo a guardare bene, il discorso fra stradisti e biker non cambia poi di molto). Noi abbiamo voluto saperne di più parlando con quello che forse è stato l’ultimo grande interprete azzurro della specialità sui prati, almeno a livello elite: Enrico Franzoi.

Franzoi oggi ha 41 anni, ma ancora corre nel gravel. Eccolo con la maglia iridata U23 del 2003 (foto Facebook)
Franzoi oggi ha 41 anni, ma ancora corre nel gravel. Eccolo con la maglia iridata U23 del 2003 (foto Facebook)
Tu hai mai operato un taglio così drastico?

No, sia perché amavo troppo il ciclocross che per me aveva un valore almeno identico alla strada, sia perché non lo ritenevo necessario, ma è vero che con l’intensificarsi dell’attività su strada dovevo fare delle scelte. Ricordo ad esempio il 2006: avevo chiuso la Vuelta e poi corso su strada ancora fino a metà ottobre. Tirai avanti nel ciclocross fino a inizio novembre, poi presi una lunga pausa tornando in gara durante le Feste e gli effetti furono molto buoni.

Solo nel ciclocross?

No, a lungo termine. Sui prati vinsi a gennaio il titolo italiano e conquistai il bronzo mondiale, poi su strada esordii un mese dopo e raggiunsi il mio vertice durante le classiche del Nord, con una fuga di 30 chilometri nelle fasi calde del Giro delle Fiandre e conquistando l’8° posto alla Roubaix.

Il veneto in maglia Lampre alla Roubaix 2007, corsa da protagonista e chiusa all’8° posto (foto Wikipedia)
Il veneto in maglia Lampre alla Roubaix 2007, corsa da protagonista e chiusa all’8° posto (foto Wikipedia)
Ti costò quella scelta?

Beh, io ero solito fare almeno 35 gare di ciclocross tra nazionali ed estere, proprio perché per me era un’attività primaria, ma poi su strada pagavo regolarmente pegno. In quel modo invece ebbi una gestione molto più mirata.

Quindi sei d’accordo con la scelta dei tre tenori di non abbandonare del tutto il ciclocross, ma di disputare poche selezionate gare…

Per me fanno bene vista l’attività e il prestigio su strada, ma va anche detto che le modalità di calendario sono molto cambiate da un po’ di anni, come è cambiato il movimento nel suo complesso. Un tempo chi faceva ciclocross e strada ad alto livello era visto come una mosca bianca soprattutto in confronto a chi abbinava l’attività invernale alla mtb, ora le proporzioni si sono invertite. Io comunque trovai quella formula indovinata, mi consentiva di recuperare sia d’inverno che nei mesi caldi, infatti dopo le classiche del Nord riprendevo con il Delfinato.

Van Aert ha esordito quest’anno con una vittoria nel cross di Essern. Poche però le sue gare di CX (foto Jacobs/Getty Images)
Van Aert ha esordito quest’anno con una vittoria nel cross di Essern. Poche però le sue gare di CX (foto Jacobs/Getty Images)
Van Aert sabato non sarà alla “sua” gara perché bloccato in Spagna al ritiro prestagionale. Era così anche per te?

Quando correvo io, si cominciò a seguire questa direttiva: a dicembre si va in ritiro e anche i ciclocrossisti devono attenersi. Noi eravamo i primi e devo dire che fu un’esperienza utile. Ricordo che andammo due settimane a Terracina e fu un periodo di grande lavoro, con molti chilometri nelle gambe. Ma quando tornai al ciclocross, vidi subito che andavo come una scheggia perché avevo acquisito una condizione fisica davvero invidiabile.

Noi viviamo nell’era della multidisciplina, i ragazzi più giovani amano differenziare, ma molti vogliono operare proprio quella scelta di prendersi un “inverno sabbatico”. Tu in base alla tua esperienza che cosa ne pensi?

Dipende dai ragazzi, da quello che ognuno si sente. A me non pesava fare la doppia attività, anzi io preferivo correre tanto e riconosco che quelle scelte, che poi mi avrebbero favorito, all’inizio le accolsi senza molto entusiasmo… Gareggiare mi faceva bene, era un modo per tenere vivo lo spirito agonistico.

Per la Persico un inverno senza ciclocross, dettato dalla preparazione che guarda anche alle Olimpiadi
Per la Persico un inverno senza ciclocross, dettato dalla preparazione che guarda anche alle Olimpiadi
Sono le stesse parole che ci ha confidato Federica Venturelli, che quest’anno per la prima volta salterà la stagione invernale…

Anche lei ha uno spiccato senso agonistico da nutrire. Lei fa molte attività, quest’anno cambia di categoria, è anche comprensibile che debbano essere prese misure nuove e diverse. Ripeto, io al cross ho sempre puntato parecchio e non avrei potuto rinunciarci in toto, anche se è capitato di ridurre i miei impegni. Ma qualche gara va bene per tenere il motore in funzione, fare qualche uscita estemporanea secondo me non fa male, anzi, lo fa persino Pogacar

Tolto il velo al primo Giro Donne targato RCS Sport

12.12.2023
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MILANO – Il 31° piano di Palazzo Regione nel capoluogo lombardo serve a presentare il primo Giro d’Italia Donne targato RCS Sport. Otto tappe, si parte dalla Lombardia il 7 luglio, più precisamente da Brescia. L’arrivo, dopo che si scende costantemente verso sud, è a L’Aquila, il 14 luglio. Nel mezzo tanti chilometri, per la precisione 856 e tanto dislivello: quasi 12.000 metri. Il progetto di questo Giro Donne ha la firma di Giusy Virelli, Sport Manager di RCS. 

«E’ un Giro Donne per tutti i gusti – racconta Giusy Virelli – nelle otto tappe ci sono occasioni per tutte le atlete. Le specialiste avranno modo di cimentarsi in ogni terreno, trovando quello a loro più congeniale. La Lombardia taglia il nastro rosa con un inizio fulminante. Infatti la cronometro di Brescia, che misura 14,6 chilometri, darà dei distacchi interessanti».

Verso sud, ma si sale

Dopo la partenza di Brescia sarà sempre la Lombardia a ospitare la partenza della seconda tappa. Dalle sponde del Lago di Garda le ragazze punteranno Volta Mantovana e le velociste avranno la prima occasione di darsi battaglia. Il primo arrivo in salita di questo Giro Donne avverrà nella terza frazione, quella che parte da Sabbioneta e arriva a Toano: 11 chilometri tutti da vivere, non difficili ma sicuramente un primo test importante. 

«Gli ultimi tre giorni – racconta dal palco Giusy Virelli – sono un crescendo di fatica e impegno. La tappa regina è la penultima, con arrivo al Blockhaus, al rifugio Mamma Rosa. Prima però le atlete scaleranno Passo Lanciano. In 125 chilometri i metri di dislivello saranno ben 3.600. Il finale, da Pescara a L’Aquila, nasconde insidie. Con lo strappo che porta in centro città che diventa così un’ultima occasione per ribaltare le gerarchie».

La voce della “Longo”

La collocazione del Giro Donne nella seconda settimana di luglio è una chance da non buttare. Il percorso disegnato da RCS è duro, lo si vede nei volti degli interessati presenti e nelle parole delle possibili protagoniste. Collegate da remoto, causa ritiri di squadra, si presentano Elisa Longo Borghini, Silvia Persico e Mavi Garcia

«Il percorso mi è piaciuto subito», ammette Longo Borghini che con il ritiro della Van Vleuten vede aprirsi uno spiraglio più che concreto di indossare la maglia rosa. «La cronometro iniziale, visto il tipo di corridore che sono, è perfetta per me. E’ un Giro Donne dove fin da subito non si potrà abbassare mai la soglia dell’attenzione. Dalla quarta tappa in poi non si scherza davvero più».

In casa UAE e Liv

Della formazione UAE Team ADQ si presenta Silvia Persico, mentre per la Liv Racing Mavi Garcia. Anche loro con il volto proiettato su uno schermo ma con le idee chiare

«Questa edizione è davvero dura – dice Silvia Persico – per questo mi concentrerò molto sulle tappe. La quarta (quella che arriva a Urbino, ndr) è molto vicina alle mie caratteristiche. La classifica generale, invece, è lontana dalle mie possibilità, viste le tante scalate impegnative, soprattutto nelle ultime due tappe».

«Mi sembra un Giro Donne molto più duro rispetto agli altri anni – racconta in un perfetto italiano Mavi Garcia – in più è fatto in posti davvero molto belli. Sono emozionata e motivata, la tappa del Blockhaus è davvero impegnativa, forse troppo. 3.600 metri di dislivello non li ho mai fatti in gara. Nel 2024 voglio tornare a lottare, serve migliorare le prestazioni fatte nel 2023».

Ecco il “Trofeo senza fine”, con il simbolo dell’infinito, per il primo Giro d’Italia Donne di RCS
Ecco il “Trofeo senza fine”, con il simbolo dell’infinito, per il primo Giro d’Italia Donne di RCS

Sangalli guarda e studia

Il cittì della nazionale femminile, Paolo Sangalli, era seduto nella fila davanti alla nostra. Non si è scomposto e dopo la presentazione si è messo a disposizione dei presenti. 

«Come Italia ci siamo adeguati al modello francese – dice Sangalli – dove ASO organizza il Tour de France e il Tour de France Femmes. E’ un percorso duro, anche più della corsa a tappe francese. Quelle che sembrano tappe di pianura nascondono insidie che nelle altimetrie non si vedono. La tappa di Urbino, la quarta, mi sembra molto bella e intrigante. Una frazione che può prevedere la classica “imboscata”. Logicamente si guarda al Blockhaus per la classifica finale, lì si scopriranno tutte le carte».

L’appuntamento olimpico, datato ad inizio agosto, dista tre settimane dal finale della corsa rosa femminile. Chi vorrà essere pronta per Parigi potrebbe dover passare dal Giro Donne

«Credo che tutte le protagoniste dell’olimpiade saranno al Giro – conclude Sangalli – ci sarà un alto livello tecnico. Le nostre ragazze ci saranno e potranno guardare alla classifica generale. A partire dalla Longo Borghini passando anche per Marta Cavalli. Io potrò guardare e prendere spunto dal Giro Donne, con la consapevolezza che il periodo per preparare poi la gara di Parigi c’è, bisogna essere bravi a recuperare e gestire gli impegni. La squadra per le Olimpiadi verrà fuori sia dalle Classiche del Nord che dal Giro Donne».

Persico, nuove figure e un inverno inedito per ripartire più forte

17.11.2023
6 min
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Tirare troppo la corda, anche quando si arriva da un buon periodo, rischia di produrre un effetto boomerang sugli impegni successivi. Il ciclismo attuale non regala nulla a nessuno e se si vuole restare in scia ai treni più veloci, ogni tanto si deve scendere a qualche compromesso. Se n’è accorta Silvia Persico che non ha mai mancato di dirci quanto fosse arrivata stanca oltremodo a fine stagione.

La bergamasca del UAE Team ADQ si è divisa tra club e nazionale, tra ciclocross, strada e gravel indossando sempre le vesti da leader. La sua generosità l’ha portata a vincere e cogliere piazzamenti di rilievo, ma anche a chiudere il 2023 con l’esigenza di dover ricaricare le batterie psicofisiche in maniera totale per poter iniziare la prossima annata al meglio, grazie anche a nuove figure. Persico è in una fase invernale inedita, nella quale dovrà rinunciare a qualcosa. Tutto finalizzato per stare più spesso assieme alle big con cui ha dimostrato di saper duellare. L’abbiamo sentita per conoscere quali sono i suoi programmi.

Magnaldi e Persico alla presentazione dei due Tour. Uno dei tanti impegni istituzionali cui partecipare (foto UAE Team ADQ)
Magnaldi e Persico alla presentazione dei due Tour. Uno dei tanti impegni istituzionali cui partecipare (foto UAE Team ADQ)
Silvia come stai trascorrendo questo periodo di off-season?

Con molta più calma rispetto agli anni precedenti anche se non sono mancati gli impegni istituzionali. Sono stata al bootcamp della squadra ad Abu Dhabi, poi a Parigi per la presentazione del Tour, infine ho fatto un po’ di vacanze tra Spagna e Malta. Ho ricominciato da poco più di una settimana con palestra, qualche pedalata e corsetta a piedi. Mi ci voleva proprio uno stacco di un mese senza bici.

Praticamente non ti era mai successo prima.

Esatto, ho sempre fatto un breve periodo di riposo e ricominciavo col ciclocross. Bisogna dire però che fino a due anni fa era una attività meno intensa di quella di adesso, anche se io ho sempre dato il massimo. Però quest’anno all’inizio ho fatto molta fatica e ad un certo punto non vedevo l’ora che finisse il 2023 perché ero molto stanca. Mi sono portata addosso un accumulo di stress iniziato lo scorso dicembre.

Non hai pensato che potevi chiudere in anticipo la stagione o mollare un po’ in qualche occasione?

Sì, avrei potuto, ma non è nella mia indole. Quando mi prendo un impegno, voglio sempre dare il massimo. Adesso mi rendo conto che la mia stagione è stata condizionata da questo. A fine gennaio al mondiale di ciclocross (dove ha chiuso quarta, ndr) stavo bene, ma subito dopo no. C’era il UAE Tour, la corsa di casa per la nostra squadra, e ho voluto accelerare i tempi per riprendermi. Sforzo che ho pagato dopo anche se laggiù ho chiuso terza nella generale. E’ stata un’annata strana, fatta di alti e bassi.

Ti aspettavi di più?

Onestamente sì, visto che venivo da un bel 2022. I risultati non mi sono mancati, ma non mi sentivo soddisfatta. Ho fatto un periodo nelle classiche col quarto posto al Fiandre e la vittoria alla Freccia del Brabante, però avvertivo un principio di stanchezza. Infatti le Ardenne le ho sofferte un po’ di più e alla Vuelta ho chiesto di non essere la leader. In estate sì, mi aspettavo di fare qualcosa in più, anche se sono molto contenta, ad esempio, di aver aiutato Erica al Giro Donne a curare la classifica (Magnaldi chiuderà quinta e Persico ottava, ndr). L’Italiano perso al fotofinish brucia, ma so che ci può stare. Ad agosto invece ero saltata di testa, mentre a settembre ho recuperato un po’ per gli ultimi appuntamenti (quinta al Romandia e all’europeo, ndr). Ho chiuso col mondiale gravel con lo spirito di divertirmi (finirà comunque seconda, ndr).

Nonostante tutto, hai ottenuto una vittoria e quattordici top five dimostrando che sei sempre stata davanti. Qual è la ricetta per trasformare quei piazzamenti in qualcosa di più?

Ci sono tanti dettagli che si possono migliorare. Devo prendere spunto dagli errori di quest’anno per evitare di commetterli ancora. Credo che fare un inverno più tranquillo possa tornarmi utile in termine di energie totali. Il cross al momento non rientra nei miei programmi. Sicuramente so che c’è da lavorare tanto e incrementare le ore di allenamento, curando maggiormente alimentazione e stretching. C’è anche un aspetto psicologico. Ad agosto ho iniziato un percorso con Manuela Ansaldo, una mental coach di Roma, per lavorare principalmente sulla Silvia persona prima della Persico atleta. E poi ho cambiato coach.

Racconta pure.

Quest’anno la squadra ha deciso che noi ragazze non potevamo essere più seguite da chi era anche diesse. Quindi dopo otto anni non mi allenerà più “Capo” (Davide Arzeni, ndr) e mi spiace perché era stato lui a non farmi smettere di correre tanto tempo fa. In compenso però conosco già il nuovo preparatore, Luca Zenti, che era nel nostro staff e con cui avevo lavorato per un periodo ristretto. Mi ha già dato tabelle interessanti anche nella corsa a piedi, che è quella che mi aiuta più di tutte a rilassarmi e scaricare tutto. Credo che sia giusto cambiare ogni tanto, perché può essere tanto stimolante.

Persico esulta ed SD Worx battuta. La Freccia del Brabante è sua grazie a sangue freddo e volata di rimonta.
Persico esulta ed SD Worx battuta. La Freccia del Brabante è sua grazie a sangue freddo e volata di rimonta.
Quali sono gli obiettivi della nuova Silvia Persico per l’anno prossimo?

Quello principale è guadagnarsi un posto per le Olimpiadi, poi fare un calendario più mirato. Più Fiandre che Ardenne, quantomeno per fare risultato. Vedremo come sarà il Giro d’Italia Women ma so già che vorrei correre il Tour Femmes per puntare alle tappe, perché sarà quasi impossibile per me fare classifica visto il percorso. Poi vorrei fare anche quelle gare di livello inferiore per staccare un po’ mentalmente. Sicuramente quest’anno la SD-Worx aveva una marcia in più, però per ridurre il gap con loro bisogna fermarsi, rifiatare e non farsi prendere dalla foga. Al Brabante l’ho fatto ed è andata bene. Il punto di partenza è quello.

Silvia Persico: argento tra la polvere e l’emozione

07.10.2023
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PIEVE DI SOLIGO – «Si sente la gara», ha esordito così il commissario tecnico della nazionale azzurra di ciclocross e gravel Daniele Pontoni, come se dentro di sé sentisse che sarebbe stato un grande mondiale.

Al Lago Le Bandie la giornata inizia molto presto: l’erba è ancora bagnata dalla rugiada della notte e fa fresco, ma nulla importa. Oggi si corre la gara dell’anno, il mondiale gravel: a prepararsi non sono solo le donne élite ma anche tutti i partenti delle altre categorie in programma in giornata tra master uomini e donne. C’è chi fa stretching, chi preferisce i rulli e chi la totale tranquillità.

Un argento che per la Persico è il modo migliore per chiudere l’anno e avvicinarsi a quello olimpico
Un argento che per la Persico è il modo migliore per chiudere l’anno e avvicinarsi a quello olimpico

Mentre le atlete si incolonnano davanti ad uno spettacolo naturale, cala il silenzio, interrotto solo dal via ufficiale. All’improvviso il parco si riempie di colori e di urla d’incitamento: sarà la strada ad eleggere la più forte, colei che sarà la campionessa del mondo.

Gli spettatori si fanno curiosi, bramosi di sapere cosa sta succedendo in gara, come sono messe le nostre azzurre, quanto manca al finale. Un’attesa che pare infinita ingannata dagli arrivi che continuano a susseguirsi sulla linea del traguardo: ogni casco che si intravede in lontananza è un sussulto.

La Niewiadoma ha chiuso con 32″ su Persico e Vollering, 1’29” sulla Kastelijn, 1’33” sulla Wiebes
La Niewiadoma ha chiuso con 32″ su Persico e Vollering, 1’29” sulla Kastelijn, 1’33” sulla Wiebes

Vittoria polacca con Niewiadoma

Al mondiale di Pieve di Soligo fa caldo, pare una bellissima giornata d’estate e l’agitazione di certo non aiuta. Per l’Italia ci sono sei tecnici all’arrivo, che non devono attendere molto per festeggiare. La prima a tagliare il traguardo è la polacca Katarzyna Niewiadoma, ma appena 37” più indietro ci sono la nostra Silvia Persico e la neerlandese Demi Vollering.

La volata per l’argento la vince l’azzurra e la piazza esplode in applausi e urla di gioia. Dopo il traguardo Silvia si abbandona in un abbraccio con il CT Daniele Pontoni che con gli occhi lucidi non dice nulla: l’impresa fatta da Silvia parla da sé.

Come lei stessa ci ha raccontato, quella del 2023 è stata una stagione molto lunga, iniziata con il cross a gennaio e conclusa oggi con l’argento mondiale nel gravel, una specialità nuova per lei che approfondirà nei prossimi mesi, non prima di aver festeggiato s’intende. Mentre si dirige verso la sala stampa, con la mano fa il segno di una croce e ci fa capire quanto è stanca: «Credo sia stata una delle gare più dure della mia vita. Gli ultimi 10 chilometri sono stati terribili, sembravano non finire mai!».

Per Niewiadoma un oro che aggiusta una stagione con ben 26 Top 10 ma senza altri squilli
Per Niewiadoma un oro che aggiusta una stagione con ben 26 Top 10 ma senza altri squilli

Persico: «Esperienza da ripetere»

Che non si tratti di una gara semplice lo si intuisce guardando il percorso: quando il gruppo ha affrontato l’iconico muro di Ca’ del Poggio, all’arrivo mancavano ancora 62 chilometri, praticamente quasi metà gara e la parte più tosta è proprio il finale, sulle Colline patrimonio Unesco, con quattro strappi impegnativi (San Viglio, Le Serre, Le Tende, Collagù).

Silvia arriva stanca e accaldata, è richiesta da amici, parenti e giornalisti e attorniata dai fotografi, ma non perde mai il sorriso. Ci racconta che il debutto nel mondo del gravel le è piaciuto, si è divertita (e si vede!) e ha raggiunto l’obiettivo.

«Vincere sarebbe stato un sogno – ammette – ma nei miei piani c’era il podio e ce l’ho fatta. Mi sono divertita davvero molto, per migliorarmi dovrei creare un calendario più incentrato sulla disciplina. Non so ancora bene quali saranno i programmi per la prossima stagione, ma so che coltiverò sicuramente la gravel. Ora penso di meritarmi una pausa, al resto ci penserò dopo».

Per Realini un’ottima gara. Protagonista fin quasi alla fine ha chiuso nona a 6’03”
Per Realini un’ottima gara. Protagonista fin quasi alla fine ha chiuso nona a 6’03”

Azzurri, fatevi spingere dal tifo…

Prima di salutarci chiacchieriamo un po’, in vista anche della prova maschile: «Devono crederci fino alla fine – aggiunge Silvia – senza farsi intimorire dal percorso davvero duro. Correre sulle strade di casa con un tifo così speciale ti dà tanta carica, bisogna farsi forza così».

Il podio è un tripudio di colori e di emozioni e in prima fila, da tifoso più grande, c’è il CT Daniele Pontoni che sorride a Silvia con uno sguardo a dir poco orgoglioso: «Ha vinto la più forte, non c’è nient’altro da dire. Sulle salite finali la Niewiadoma ha iniziato ad allungare creando un buco dietro di sé che le è valso la vittoria: Silvia Persico intanto, forte della collaborazione di Demi Vollering, ha continuato la corsa con un passo regolare, preferendo giocarsela in volata».

Le olandesi hanno provato a fare gara dura, ma ai -25 Niewiadoma ha chiuso i conti
Le olandesi hanno provato a fare gara dura, ma ai -25 Niewiadoma ha chiuso i conti

All’arrivo lo speaker parlava di un rallentamento di Silvia, come se si stesse rialzando, versione smentita da Silvia stessa: «Dire che ho rischiato di staccarmi non è corretto, le ho lasciato al massimo cinque metri, ma sono sempre stata lì». E noi, davanti a tutta questa bellezza e a quella medaglia d’argento che ha grande valore, non possiamo che emozionarci sinceramente.

Persico quinta nell’europeo donne targato SD Worx

24.09.2023
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L’Olanda trionfa in casa e conserva la maglia di campionessa europea grazie alla stoccata solitaria di Bredewold. Una buona Italia finisce quinta con Persico, ma ci sono due episodi che nel finale hanno deciso la gara di Drenthe per le ragazze del cittì Paolo Sangalli.

Il primo è la caduta di Elisa Balsamo in discesa a circa 13 chilometri dalla fine, pochi metri dopo che era iniziato l’ultimo giro e proprio quando si era formato il gruppo buono che si sarebbe giocato la vittoria sul Vamberg. Il secondo è lo scatto secco ed in contropiede della nuova campionessa continentale quando mancavano 10 chilometri senza che nessuna avversaria potesse prenderle subito la ruota. In quel frangente le olandesi hanno coperto la compagna mentre Persico e Cecchini – entrambe generose nel resto della corsa ed uniche azzurre rimaste davanti – hanno dovuto riorganizzarsi per cercare di giocare al meglio le proprie carte.

Finale concitato

L’europeo è finito da mezzora e Persico è subito disponibile come sempre per fare due chiacchiere al telefono sull’andamento della gara. A tre secondi dalla vincitrice, Wiebes anticipa Kopecky nello sprint ristretto per l’argento completando così un podio tutto griffato SD Worx. Appena dopo la bergamasca della UAE Team Adq finisce dietro la britannica Georgi.

«L’ultimo giro lo abbiamo fatto forte – analizza Persico dall’altra parte della cornetta – e diventava difficile poter fare la differenza. Noi italiane abbiamo corso bene, con lo spirito giusto. Ci è mancata la buona sorte. Anzi mi spiace tanto per Elisa (Balsamo, ndr) che quest’anno è stata davvero tanto sfortunata. Lei aveva fatto molto bene a seguire Reusser sullo strappo finale al penultimo giro. Una come la svizzera non puoi lasciarla andare via facilmente. Poi quando ho vista a terra Elisa non è stata una bella visione (riporterà solo abrasioni, ndr).

Balsamo sull’asfalto

«Ho avuto un momento – prosegue Persico – che sembrava eterno nel quale non sapevo cosa fare. L’istinto è stato quello di fermarmi per aiutarla perché era lei la nostra punta designata. Ma ho anche pensato che avevamo iniziato l’ultimo giro e davanti stavano già accelerando. Così ho deciso di andare avanti e a scegliere con Cecchini cosa fare. Elena è stata bravissima per tutta la corsa e anche nell’aiutarmi nel finale.

«L’Olanda ha deciso di giocarsela così, un po’ sorpresa – prosegue – anche se non sono molto convinta che siano contente del risultato della corsa. Questa è stata la mia impressione. Dopo che è andata via Mischa (Bredewold, ndr), dietro le altre hanno iniziato a scattare a turno e le olandesi oltre a stopparci provavano a rilanciare l’azione tirando a loro volta. Comunque hanno sfruttato la superiorità numerica ed Elena ed io onestamente non potevamo fare di più. Ci siamo alternate nel seguire gli scatti ma dovevamo fare i conti anche con la poca brillantezza».

Parziale riscatto azzurro

L’europeo doveva essere anche l’occasione per cancellare la prova più opaca del solito del mondiale di Glasgow. Il cittì Sangalli lo aveva ripetuto a più riprese: non deve più succedere che l’Italia non sia presente nelle fasi decisive della corsa, soprattutto quando si muovono certi elementi. Ovvio però che poi bisogna fare di necessità virtù quando la gara si mette su certi binari.

«Personalmente – spiega Persico – stavo meglio rispetto al mondiale e alle ultime settimane. L’arrivo era adatto alle mie caratteristiche e naturalmente avrei voluto raccogliere qualcosa in più, ma era difficile fare meglio. Siamo a fine stagione e la stanchezza si fa sentire. Oggi (ieri per chi legge, ndr) però, come ho detto prima, siamo contente perché abbiamo corso di squadra, unite. Oltre al risultato, era importante la nostra prestazione. Non abbiamo nessun rammarico e direi che rispetto al mondiale ci siamo sicuramente riscattate».

Sul podio a Col du Vam, Bredewold ha preceduto Wiebes e Kopecky: podio tutto per la SD Worx
Sul podio a Col du Vam, Bredewold ha preceduto Wiebes e Kopecky: podio tutto per la SD Worx

«Certamente Paolo (il cittì Sangalli, ndr) ha del disappunto per il risultato – conclude Persico – ma credo anche che sia soddisfatto della nostra prova. Nelle azioni più importanti ci eravamo sempre dentro. Questo è importante. Abbiamo rispettato le tattiche pre-gara anche se poi è difficile rispettarle sempre perché possono esserci tante variabili. Al momento l’Olanda è difficile da battere, loro vanno tutte forte. Però sappiamo batterle. Una volta tocca a noi vincere, una volta a loro. Speriamo che la prossima tocchi a noi. Indubbiamente possiamo fare di meglio, ma mi sento di dire che questo europeo non fa scendere il nostro livello. Non ne usciamo ridimensionate e siamo un gruppo forte».

Oggi l’europeo, ma Sangalli pensa già a Parigi

23.09.2023
6 min
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Paolo Sangalli si sta prendendo belle soddisfazioni dalle categorie giovanili agli europei di Emmen, ma la sua mente è già rivolta al 2024. C’è da preparare “la” stagione, perché quella con all’interno l’appuntamento olimpico è un’annata diversa da tutte le altre. Per questo guarda alla rassegna continentale puntando sì al risultato con le sue elite, studiando il percorso e le caratteristiche delle avversarie, la giusta strategia per le sue ragazze, ma dopo un’annata così complicata come questa è già avanti nella disamina di quanto fatto e soprattutto quanto c’è da fare.

Dai mondiali di Glasgow in poi qualcosa è cambiato. Si era abbondantemente detto di come la squadra italiana fosse in quell’occasione troppo debilitata dai problemi che le principali esponenti del ciclismo italiano si erano portate dietro. E’ passato un mese e i segnali positivi ci sono stati, in abbondanza, segnali che qualsiasi epilogo della gara olandese non potrà cambiare.

Sangalli ha già in mente il percorso che dovrà portare a Parigi 2024: «Saranno fondamentali le classiche per formare la squadra. Le ragazze dovranno essere efficienti in quel periodo, mostrarmi che possono fare in percorsi molto simili a quello olimpico, per come è stato costruito, poi è chiaro che ogni gara mi dà indicazioni, anche questa europea così lontana dall’appuntamento che conta davvero, ma il cammino nella mia testa è già definito».

Sangalli con Balsamo. La sfida europea è l’occasione per rilanciare il suo nome dopo la difficile ripresa
Sangalli co Balsamo. La sfida europea è l’occasione per rilanciare il suo nome dopo la difficile ripresa
Anche il prossimo anno sarà comunque complicato dal punto di vista del calendario…

E’ un calendario che non funziona, ne sono convinto perché le gare sono tante e tutte impegnative e importanti, ma i team non hanno un numero sufficiente di elementi per far fronte, così chiedono alle loro atlete un surplus d’impegni. Noi quest’anno l’abbiamo subìto oltremodo. Il mondiale è stato la dimostrazione di come per emergere serva una programmazione adeguata: chi ha fatto solo il Tour era davanti, chi ha fatto Giro e Tour no.

La delusione del mondiale è passata?

Io non cerco scuse, è andata com’è andata, ma abbiamo avuto tutte le nostre big messe fuori gioco nel momento topico della stagione, Balsamo in primis, poi Guazzini con il terribile incidente alla Roubaix, la stessa Bertizzolo con le sue due cadute che hanno influito sulla stagione, i problemi di Longo Borghini da cui si sta faticosamente riprendendo. Non dimentichiamo poi Persico, costretta proprio per il discorso che facevo prima a una stagione intensissima che chiaramente l’ha logorata.

Bertizzolo è in continua crescita. In Romandia ha vinto la prima tappa in una volata di gruppo
Bertizzolo è in continua crescita. In Romandia ha vinto la prima tappa in una volata di gruppo
Dopo i mondiali però sono arrivati buoni risultati. Cominciamo da Elisa Balsamo, tornata finalmente alla vittoria in volata…

E’ stato un segnale morale fondamentale, non solo per questa stagione – afferma sicuro Sangalli – Significa aver chiuso finalmente un cerchio. Elisa è una ragazza molto matura, come ce ne sono poche in giro e non mi riferisco solo alla sua gestione in gara, ma proprio al suo modo di essere. Ha dimostrato con il suo recupero prima del tempo grandissime capacità fisiche e doti morali non comuni.

Ti ha sorpreso?

Non lei, sarebbe stato impossibile fare lo stesso per qualsiasi altra atleta, ma lei può e oggi si troverà a gareggiare su un percorso che le si addice, sia per la parte fuori il circuito di ben 60 chilometri dove ci sarà da sapersi giostrare con il vento, sia per il finale. Io sono molto fiducioso.

Elisa Balsamo ai mondiali, corsi con una condizione ancora non al meglio
Elisa Balsamo ai mondiali, corsi con una condizione ancora non al meglio
La Persico è tornata a farsi vedere anche nelle prove a tappe, con il 5° posto al Romandia…

Non è al 100 per cento, ma vedo che sta arrivando alla miglior forma e anche se la stagione è agli sgoccioli è comunque importante. Sta smaltendo anche una certa crescita iniziata molto prima, anche la sua stagione passata ricca di soddisfazioni, ma che non era facile da assimilare. Silvia ha corso sempre.

Ha già detto che salterà gran parte della stagione di ciclocross, se non addirittura tutta…

Questo mi dispiace moltissimo perché so bene quanto sia portata per questa specialità – sottolinea Sangalli – ma torniamo al discorso di prima. Con il calendario attuale non si può far tutto. Ormai bisogna rendersi conto che non si può più correre allenandosi, ma bisogna allenarsi puntando all’evento specifico. La SD Worx ha fatto questo e i risultati si sono visti.

In Romandia Persico è tornata: quinta in classifica generale e sempre protagonista
In Romandia Persico è tornata: quinta in classifica generale e sempre protagonista
La recente ufficializzazione del percorso olimpico ha fatto dire a quasi tutti gli addetti ai lavori che sembra un percorso disegnato su misura per Elisa Longo Borghini.

E’ così, lo penso anch’io e sono già d’accordo con i vertici della Lidl-Trek per vederci subito dopo la fine della stagione per stabilire un suo calendario condiviso, che la porti alla forma migliore sia per Parigi che per i mondiali di Zurigo, anche quelli adattissimi a lei. Bisogna scegliere bene ogni singola tappa della sua prossima stagione, posizionare al meglio i periodi di altura, ma per la preparazione ho la massima fiducia in Paolo Slongo. Dobbiamo lavorare tutti per portarla all’appuntamento olimpico pronta a giocarsi le sue carte.

La sensazione è che quando lei non è in squadra, la sua assenza si sente fortemente.

E’ verissimo, perché è una vera leader, quindi si fa sentire anche quando non è una gara dove è chiamata lei a fare risultato. E’ una vera capitana, sa muoversi nel gruppo, toglie peso e responsabilità alle compagne. Io sono convinto che se l’avessimo avuta in gara a Glasgow, ora staremmo a parlare di un risultato diverso…

Longo Borghini dovrebbe essere la punta azzurra a Parigi 2024, per la caccia al suo terzo podio
Longo Borghini dovrebbe essere la punta azzurra a Parigi 2024, per la caccia al suo terzo podio
Tu pensi che per la prova olimpica, che avrà un ridotto numero di partecipanti anche se l’Italia dovrebbe riuscire a ottenere il massimo del contingente, si potrà attingere anche alle più giovani, alle U23?

Sinceramente la vedo difficile, anche se tutto è possibile. Il salto verso la categoria maggiore, il confronto fra una 23enne e già una che ha 4-5 anni in più è improbo, c’è un carico di esperienza che fa una differenza enorme. Avessimo avuto un arrivo in salita avrei pensato alla Realini, ma non è questo il caso. Il percorso parigino sarà una vera classica, con tanti strappi ognuno dei quali potrebbe essere decisivo.

Quindi sarai presente per tutto il periodo delle prove franco-belghe…

Come sempre, ma questa volta avrò un occhio di riguardissimo per quello che succederà e trarrò le mie conclusioni.

Con Arzeni nel mondiale di Persico, fra tattica e calendario

20.08.2023
6 min
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Le parole di Elisa Longo Borghini sul mondiale donne hanno lanciato alcuni spunti di riflessione. Fra questi, uno riguarda Silvia Persico e il suo essere (forse) arrivata alla sfida di Glasgow stanca dopo Giro e Tour.

«E’ ancora giovane – ha detto Elisa – magari non sta facendo ancora dei carichi di lavoro super importanti. Ha fatto 10 giorni di Giro a tutta, poi due settimane per recuperare, poi di nuovo una settimana durissima al Tour. Può essere che sia arrivata un po’ stanca al mondiale».

Silvia Persico al momento si sta godendo le meritate vacanze, per cui abbiamo pensato di approfondire il discorso con Davide “Capo” Arzeni: il suo allenatore, che ne è stato anche diesse alla Valcar-Travel &Service e ora al UAE Team Adq (nella foto di apertura i due sono insieme poco dopo l’arrivo del mondiale).

Silvia Persico è stata la migliore delle azzurre, ma ha chiuso il mondiale allo stremo
Silvia Persico è stata la migliore delle azzurre, ma ha chiuso il mondiale allo stremo
Può essere vero quello che dice la “Longo”?

L’obiettivo principale per Silvia era il Giro, mentre al Tour è venuta a preparare il mondiale. Però lei per indole dà sempre tutto. Sarebbe bastato che non tenesse duro sul Tourmalet, per fare un esempio. Quindi forse non è uscita dal Tour stanca fisicamente, quanto piuttosto di testa. Perché fare classifica e anche le tappe è tanta roba. Sicuramente nel suo futuro ci sarà da rivedere questo aspetto.

Anche perché la sua stagione anche nel 2023 è iniziata con il cross.

Io sono un sostenitore del cross, ho pure il tatuaggio. Però è chiaro che il nuovo calendario della strada non aiuta e bisogna avere il coraggio di cambiare idea. Si parte ai primi di febbraio dal UAE Tour, che per noi è una corsa importantissima e quindi andiamo con le atlete migliori. Silvia è una di queste, quindi sicuramente dovrà rinunciare a fare una vera stagione di cross. Non abbiamo ancora definito nulla, però siamo orientati in questa direzione.

Ai mondiali di cross a Hoogerheide, Persico ha fatto una gara di rimonta, chiudendo al 4° posto
Ai mondiali di cross a Hoogerheide, Persico ha fatto una gara di rimonta, chiudendo al 4° posto
Non fare una stagione vera significa farne meno o non farlo proprio?

Il problema è che siamo in Italia. In Belgio e Olanda possono farlo a livello di preparazione, ma lì nel giro di pochi chilometri hanno tutte le prove migliori. Fare cross come preparazione per Silvia potrebbe significare partecipare a qualche gara da noi, però se deve cominciare a fare trasferte avanti e indietro dal Belgio, diventa tutto più complicato.

Finora Silvia era la giovane che faceva mille cose. Adesso deve selezionare gli obiettivi?

Ne parlavamo in questi giorni. Le piacerebbe anche partecipare all’Olimpiade e con quelle gli obiettivi cominciano a essere tanti, quindi bisognerà fare delle scelte. Il cross forse paga anche questo: se ne parla da anni, ma non è una disciplina olimpica.

Un Fiandre da protagonista. Dopo il Koppenberg in testa con Wiebes, Reusser e Kopecky. Vittoria alla belga, Persico quarta
Un Fiandre da protagonista. Dopo il Koppenberg in testa con Wiebes, Reusser e Kopecky. Vittoria alla belga, Persico quarta
L’abbiamo vista scalatrice, andare forte al Fiandre: quale è la sua dimensione? Oppure è destinata a fare tutto il calendario?

No, non deve andare da tutte le parti, neppure quest’anno è stato così. Però è vero che può andar bene al Fiandre, come alla Liegi e anche al Giro. Magari si vede di più nelle classiche delle Fiandre, perché le piacciono di più, esclusa la Roubaix. Nel nostro piccolo, quando c’era la Valcar, si puntava di più sulle classiche fiamminghe e le sono rimaste nelle corde. All’ultimo Fiandre ha fatto quarta

Sei il suo allenatore, ha margini di crescita?

Io dico di sì, facendo però delle scelte. Quest’anno ha corso il mondiale di cross e il giorno dopo è volata da Hoogerheide agli Emirati, passando dai meno cinque olandesi ai 27 gradi arabi. Penso che rinunciare al cross le dispiacerà, come dispiace a me, però credo sia una scelta inevitabile se vogliamo puntare a certi obiettivi.

Persico e Guazzini, entrambe ex sponda Valcar: una squadra che aveva poco da invidiare alla SD Worx
Persico e Guazzini, entrambe ex sponda Valcar: una squadra che aveva poco da invidiare alla SD Worx
Avete riparlato del mondiale e del percorso che avete fatto per arrivarci?

In questi giorni la sto lasciando tranquilla, ma sicuramente ne parleremo. Quest’anno è stato particolare anche per il calendario. Dal 28 giugno che ci sono stati i campionati italiani, siamo arrivati al mondiale e in 50 giorni c’erano dentro anche Giro e Tour. L’anno prossimo ci sono le Olimpiadi, ma il Tour Femmes sarà dopo e se non sbaglio tra la fine del Giro e l’inizio del Tour ci sarà più o meno un mese. L’Olimpiade nel mezzo porterà via tante energie, ma è un solo giorno e si recupera presto.

Secondo te su Silvia si può investire per un discorso di classifiche generali?

Il livello si è alzato veramente tanto, quest’anno i valori di Silvia in termini di watt sono gli stessi che ha fatto l’anno scorso, forse qualcosina di più, le classifiche però sono ben diverse. Però se mettiamo sul piatto il fatto che ha margini di crescita, la maglia gialla potrebbe essere la conseguenza di qualche tappa vinta e non un vero obiettivo. La vedo più come una cacciatrice di tappe. Quest’anno ha fatto una bellissima crono, però rispetto a certe atlete sulla distanza di 22 chilometri, era penalizzata.

Secondo Arzeni una delle tappe del Tour in cui mollare era quella del Tourmalet
Secondo Arzeni una delle tappe del Tour in cui mollare era quella del Tourmalet
Negli ultimi tre anni, ha aumentato di tanto i carichi di lavoro?

Ovviamente siamo andati sempre a progredire, anche perché adesso è nel pieno della maturità (Persico ha compiuto 26 anni a luglio, ndr). Ha avuto degli anni in cui non è stata bene fisicamente e non riuscivamo a capire cosa fosse. Una volta risolto tutto, sono arrivati i risultati e insieme la convinzione.

Se non avesse fatto il Tour, si poteva immaginare un avvicinamento alternativo al mondiale?

Ci sono diverse correnti di pensiero, perché non facendo il Tour c’era il rischio di arrivare con poco ritmo gara nelle gambe. E quindi la scelta è stata fatta, seguendo lo stesso percorso dello scorso anno, anche perché le donne non hanno quello che per gli uomini può essere il Giro di Polonia. Più che altro è stato il mondiale collocato nel momento sbagliato che ha sballato tutto. Comunque a me sembra che finora abbia fatto una buona stagione.

Consonni e Persico, diverso atteggiamento davanti alle corse: Persico non riesce a mollare
Consonni e Persico, diverso atteggiamento davanti alle corse: Persico non riesce a mollare
Longo Borghini dice che ha sbagliato a seguire i primi scatti di Kopecky.

Secondo me l’errore è stato un altro e quando non si è al 100 per cento è meglio non farlo. Ha seguito il primo attacco della Van Vleuten. Io credo che se non lo avesse fatto, sarebbe potuta arrivare con le prime 7-8. Magari non sul podio, ma sicuramente fra le prime 10. Piuttosto una che non ho mai visto andare così forte è stata Chiara Consonni, che ha fatto il Giro e il Tour e poi anche il mondiale su pista.

Ma lei al Tour non ha tenuto duro come Persico…

E’ proprio quello che stavo dicendo prima. Secondo me la scelta di Silvia per il futuro potrebbe essere quella di fare classifica in uno dei due Giri, puntando sulle tappe nell’altro. Così credo si possa fare davvero molto bene.

Longo Borghini, la prima uscita e il mondiale dal divano

19.08.2023
8 min
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Per la prima volta nella sua carriera, Elisa Longo Borghini non ha partecipato al campionato del mondo. Difficile trovare certe statistiche nel ciclismo maschile e forse più in genere in quello contemporaneo, dove per un motivo o per l’altro può capitare di restare fuori: non fosse altro per le caratteristiche del percorso. Alla piemontese non era mai successo. Solo una volta era rimasta fuori dalla nazionale, per le Olimpiadi di Londra, e se l’era legata al dito. Questa volta però non c’è stato da recriminare su nulla, dato che il problema di salute che l’ha costretta al ritiro dal Tour non consentiva leggerezze o gesti eroici. Così Elisa ha seguito il mondiale da casa. Il suo punto di vista è il modo di rivivere la corsa di Lotte Kopecky e delle italiane, cercando eventuali punti di snodo che potrebbero esserci sfuggiti.

Fra le curiosità di quel giorno, domenica 13 agosto, c’è che Elisa è riuscita per la prima volta a riprendere la bici. La sua giornata perciò è iniziata con un’uscita assai blanda in compagnia di Jacopo Mosca (foto di apertura), reduce dal Polonia e in procinto di partire per il Giro di Danimarca, ed è poi proseguita sul divano.

Secondo Longo Borghini, un’azzurra sarebbe potuta entrare nella prima fuga, purtroppo nessuna c’è riuscita. Paladin ha provato a inseguire
Secondo Longo Borghini, un’azzurra sarebbe potuta entrare nella prima fuga, purtroppo nessuna c’è riuscita. Paladin ha provato a inseguire
Come è stato guardare il mondiale in tivù?

Strano. Li ho fatti tutti da quando sono passata elite. Anche nel 2013, quando ero caduta e mi ero fatta male, ma riuscii a recuperare in tempo. E sarei riuscita a farlo anche questa volta, se non li avessero spostati ad agosto. Però alla fine ho accettato la situazione. E’ capitato qualcosa fuori dal mio controllo, non ero arrabbiata. Mi è dispiaciuto perché mi vedevo in quel gruppetto davanti a dare legnate secche. Però se non si può, non si può. Se la salute non ti supporta, non puoi farci niente.

A che punto hai realizzato che avresti saltato il mondiale?

Ufficiosamente dal momento in cui mi sono ritirata dal Tour e abbiamo capito che la situazione era parecchio seria. Non sarebbe stato possibile recuperare.

Veniamo al mondiale. Non ti sembra che di base ci sia stata una lettura sbagliata del percorso? Perché parlare tanto di velocisti?

Per quanto mi riguarda, io avevo fatto l’europeo più o meno su quel percorso e non era stata una corsa per velocisti. Fra gli uomini era arrivato un gruppetto con Trentin, mentre la nostra gara arrivò in volata solo perché decidemmo di farla arrivare in volata. C’era stata davanti per tanto una fuga, poi un gruppettino, poi rimasi io da sola con Van der Breggen. Quindi per me era chiaro che con tutti quei rilanci e quegli strappettini, che sembrano tanto semplici ma alla fine segano le gambe, non sarebbe stata una gara per velocisti. Mi ha stupito veramente che tutti pensassero che potesse essere una gara per gente veloce. Era chiaro che sarebbe diventata una corsa durissima.

Il 7° posto di Chabbey è venuto per quella che Longo Borghini ha chiamato “corsa del morto”
Il 7° posto di Chabbey è venuto per quella che Longo Borghini ha chiamato “corsa del morto”
Prima fuga, nessuna azzurra dentro e Soraya Paladin che insegue da sola…

Avevo parlato con alcune ragazze della nazionale e ci eravamo dette che sarebbe stato buono essere in una fuga da lontano, soprattutto se costava poco e c’erano dentro dei buoni nomi, ad esempio un’olandese. E dei buoni corridori effettivamente sono andati via, ma noi non eravamo dentro e mi è dispiaciuto. Però alla fine è semplice parlare da casa, in corsa ci sono delle dinamiche che non conosco. Ho visto che Gasparrini ci ha provato, ma non è riuscita ad agganciarsi. Le sono mancati quei tre metri senza i quali saremmo a raccontare un’altra storia.

Anche perché dopo la corsa le prime ad essere dispiaciute erano loro…

Questo è poco, ma sicuro. In questa intervista potrò dire tutto, ma non mi troverete mai a criticare le mie compagne, perché ci tengo alla maglia azzurra e ci tengo a loro.

In tutte le loro parole prima e anche dopo, la tua assenza è stata il fattore che ha fatto la differenza, quasi sentissero che mancava chi avrebbe finalizzato il lavoro…

E’ un argomento difficile: potrebbe essere successo, non lo so. Sentir parlare della mia assenza, da un certo punto di vista mi è dispiaciuto. Sentire però che le persone o anche gli stessi commentatori rimpiangessero che non fossi lì, mi ha dato la carica per tornare al prossimo mondiale e pareggiare i conti. In ogni caso le ragazze avevano come riferimento Elena Cecchini, che corre in una squadra molto forte e conosce le dinamiche di corsa. Io sono più che altro il braccio e lei la mente. Io sto davanti di gambe, ovviamente uso anche il cervello, però non mi reputo una trascinatrice come lei.

Cecchini è stata la trascinatrice delle azzurre: se avesse ripreso Chabbey, la Longo è sicura, sarebbe entrata fra le top 10
Cecchini è stata la trascinatrice delle azzurre: se avesse ripreso Chabbey, la Longo è sicura, sarebbe entrata fra le top 10
A un certo punto è stato chiaro che il nostro leader fosse Silvia Persico.

E Silvia ha fatto vedere che c’era. Forse ha sprecato un po’ troppo seguendo i primi attacchi della Kopecky, che erano più dettati dal nervosismo. Magari poteva rimanere di più sulle ruote e far chiudere le altre, però anche in questo caso… Io stavo guardando la TV, lei solo sapeva come stavano le sue gambe e che cosa l’istinto le diceva di fare. Quindi se ha fatto così, un motivo forse c’era.

Che cosa hai pensato quando hai visto che Kopecky faceva il diavolo a quattro?

Si è visto dall’inizio che la Kopecky aveva una gamba che… sparecchiava e che era determinata a vincere questo mondiale a qualsiasi costo, più di tutte. Era pronta a morire sulla bici. Il motivo lo sa solo lei. Oltre al fatto di avere la maglia, secondo me c’era qualcosa di più forte che la spingeva a vincere quella corsa, qualcosa di personale. Quando vuoi così tanto una corsa, è perché hai qualcosa dentro che ti dà una spinta in più. Lei aveva le gambe, ma anche una cattiveria agonistica impressionante.

Longo Borghini ha capito dalle prime battute che Lotte Kopecky avesse dentro una spinta emotiva superiore: voleva vincere
Longo Borghini ha capito dalle prime battute che Lotte Kopecky avesse dentro una spinta emotiva superiore: voleva vincere
Il 2023 è l’anno in cui ha perso suo fratello …

Quando ti ritrovi in quelle situazioni, sei talmente determinata, che ogni cosa diventa possibile. Avrebbe strappato la maglia alla Vollering se fosse stato necessario…

Cosa hai pensato quando hai visto Elena Cecchini andare da sola in caccia di Chabbey?

Ho pensato che se fosse rientrata, avrebbero avuto una bella posizione di vantaggio. La Chabbey ha fatto risultato (settima all’arrivo, ndr) perché su un circuito così, se ti porti avanti, è vero che ti vengono a prendere, però ormai è la corsa del morto. Dietro la selezione è già fatta e non rientrano in tanti, quindi ho sperato che Elena riuscisse a ricucire, perché poi avrebbe fatto di sicuro una top 10. Infatti, quando è partita, ho detto: «Cacchio, brava Elena!». L’ha pensata bene, anche se non è riuscita a rientrare. 

Consonni e Balsamo, le più veloci, hanno tenuto finché è stato possibile…

Chiara ha corso sulle ruote, probabilmente era stato deciso così. Ha tenuto bene, ha fatto una bella gara. Elisa è stata intelligente e molto coraggiosa, perché quando ha capito di non avere le gambe per stare con le prime, ha provato ad anticipare con la Markus. Credo che per lei sia stata una buona prova, soprattutto dopo l’incidente e dopo un Tour de France in cui ha speso tanto.

A proposito di Tour de France, alcune azzurre sono arrivate al mondiale parecchio provate: forse le due corse erano troppo ravvicinate?

Bè, alla Kopecky è andata bene… Ovviamente se sei un’atleta di fondo e magari non sei una giovane che ha fatto Giro e Tour, allora può andare bene. Per chi è più maturo ed è abituato a carichi di lavoro importanti, il Tour de France è stato la miglior preparazione. Lo sarebbe stato anche per me, se avessi finito il Giro e non mi fossi ritirata anche dal Tour (sorride amaro, ndr).

Forse Silvia Persico rientra fra le più giovani che potrebbero averlo pagato?

Ho paura di sì, però mi potrei sbagliare. E’ ancora giovane, magari non sta facendo ancora dei carichi di lavoro super importanti. Ha fatto 10 giorni di Giro a tutta, poi due settimane per recuperare, poi di nuovo una settimana durissima al Tour. Anche solo guardando i miei dati su Training Peaks, nonostante io mi sia ritirata prima delle tappe più dure, avevo un TSS altissimo, perché andavamo ogni giorno a tutta. Quindi può essere che Silvia sia arrivata un po’ stanca al mondiale (il Training Stress Score è un numero che tiene conto della durata e dell’intensità di un allenamento e dello stress fisiologico che ha prodotto, ndr).

Sei stata per tutto il giorno sul divano?

Molto serenamente, con Jacopo che mi portava da bere e da mangiare. Più acqua che cibo, perché devo bere tanto. E poi facevamo i nostri commenti, le nostre valutazioni da divano, come due pensionati.

Silvia Persico è stata la leader delle azzurre e si è fatta trovare nei momenti giusti. Secondo la Longo, potrebbe aver pagato il Tour
Persico è stata la leader delle azzurre, ma secondo la Longo, potrebbe aver pagato il Tour
In conclusione, che mondiale è stato?

E’ stato un mondiale figo secondo me, perché diverso da quello che tutti si aspettavano. Gli sprinter come Philipsen e Wiebes saltati al primo giro. Da spettatrice è stato un bel mondiale da seguire. Si prestava a scatti e contro scatti. Non è stato per niente soporifero. Anche la gara degli uomini, che magari nelle prime ore… Invece hanno fatto un finale che è durato 150 chilometri e anche guardare le ragazze è stato molto coinvolgente. Ho guardato tutte le gare, mi sono fatta anche una certa cultura nel paracycling.

Sei uscita per la prima volta in bici il giorno del mondiale, come procede adesso il recupero?

Ieri ho ripreso sul serio con le tabelle di Slongo. Se guardo i lavori che devo fare, penso che li farebbe anche mia nipote, ma sono stata per due settimane senza allenarmi, con un intervento, gli antibiotici, dolori vari e ferite, quindi sono un po’ a pezzi, ma il morale è buono. Chissà che per il Romandia non si possa ricominciare a menare le mani…

Batosta Italia, ma per queste ragazze togliamoci il cappello

13.08.2023
6 min
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GLASGOW – La corsa delle donne si è conclusa da poco. Tutto nel centro città parla di smobilitazione: un clima percepibile già dal mattino, rispetto al solito in cui l’ultima domenica viene dedicata alla corsa dei pro’. E in qualche misura anche la gara delle nostre ragazze ha avuto il sapore di una resa, dettata dalla stanchezza più che dalla mancata volontà. Così adesso le azzurre vogliono andarsene da questo circuito che le ha viste soffrire e perdere la bussola.

Cecchini ha provato da sola a entrare sulla testa della corsa, con la sensazione che la squadra non funzionasse
Cecchini ha provato da sola a entrare sulla testa della corsa, con la sensazione che la squadra non funzionasse

Cecchini in lacrime

Eppure con grande dignità, pur pensando di non avere nulla da raccontare, sono passate per la zona mista rispondendo alle domande. Elena Cecchini ci ha messo cuore, responsabilità e gambe e forse per questo alla fine è quella che (senza motivo) si sente di più addosso la sconfitta.

«Boh, non lo so cosa pensare di oggi – dice con la voce che si increspa – è come se non siamo mai state in gara. Mi sento un po’ la responsabilità di questa cosa, perché le mie compagne mi dicevano di prendere le decisioni, ma in quei momenti non è mai facile. Avevamo una squadra meno forte degli altri anni, senza la Longo che è un elemento sempre importante. Forse non avevamo dei ruoli ben specificati. Non piango solo perché non sono soddisfatta per oggi, ma anche perché è stata durissima. Penso che ci siano sempre tante aspettative su questo gruppo, perché negli anni abbiamo sempre fatto bene e ci rifaremo».

Dalle parole di Sangalli si capisce che solo Persico dava certe garanzie e in parte anche Paladin
Dalle parole di Sangalli si capisce che solo Persico dava certe garanzie e in parte anche Paladin

L’analisi di Sangalli

Il cittì Sangalli cerca di fare un’analisi rapida. Il mondiale di agosto ha sconvolto le preparazioni capitando nella stagione dei Giri, ma una cosa è certa: chi vorrà correre le Olimpiadi dovrà sottostare a qualche indicazione in più. Anche se sono le squadre a pagare gli atleti e oltre un certo limite non si può andare.

«Nella prima fuga dovevamo esserci e non c’eravamo – dice Sangalli – quindi ci siamo un po’ complicati la vita. Poi fortunatamente abbiamo rimediato, siamo entrati nel circuito e finché Silvia (Persico, ndr) è stata bene, siano stati presenti su ogni su ogni attacco. La situazione è stata questa, può succedere.

«Non avendo comunicazione con le ragazze, riuscire a impostare una tattica non era facile, ma non è un alibi. Abbiamo provato finché Silvia ha avuto forze. Credevo tanto in lei, però a sua difesa va detto che ha fatto una stagione molto intensa. Sta venendo fuori quello che sostenevo all’inizio dell’anno, che per arrivare a certi appuntamenti bisogna allenarsi e non solo correre. Ma il calendario è così intenso e le ragazze sono sempre le stesse…».

Persico la migliore dell azzurre: 12ª a 4’34”
Persico la migliore dell azzurre: 12ª a 4’34”

Gli straordinari di Persico

Silvia Persico ha sempre la battuta pronta, anche se è sfinita. Il percorso strizzava gli occhi agli atleti del cross? Ebbene, lei dal cross viene, ma oggi forse non ci ha pensato troppo. Ha corso il Giro e poi anche il Tour, perché la squadra l’ha convocata e ora la sensazione è che sia stato troppo. Ma lei cerca una via d’uscita nell’ironia. Il suo piazzamento se l’è guadagnato in volata (foto di apertura) ed è pronta a scherzarci sopra.

«Ho dato tutto quello che avevo – dice – ma oggi è stata una gara davvero dura fin dall’inizio. Una volta arrivati su questo circuito, ho capito di aver sprecato un po’ troppo a inizio gara seguendo Kopecky dovunque andasse, ma era quello che dovevo fare. Diciamo che non sono soddisfatta di questa prestazione, ma comunque ho dato tutto. Sono felice di quello che ho fatto e non devo avere impianti. Sapevo che potevo andare bene, però ho cercato di non farmi mettere troppa pressione. Alla fine volevo tirare per Chiara (Consonni, ndr) che era nel mio gruppo e avrebbe fatto dello sprint. Ma su uno strappo, si è staccata quando mi stavo staccando anch’io, quindi ho dovuto tener duro e fare lo sprint». 

Due mesi fa. Elisa Balsamo era ancora fuori combattimento: recupero sicuramente generoso
Due mesi fa. Elisa Balsamo era ancora fuori combattimento: recupero sicuramente generoso

Balsamo così e così

Elisa Balsamo al mondiale c’è arrivata di volata e forse a ben vedere, avrebbe potuto prendersela comoda e pensare prima a recuperare. Invece ha issato la bandiera della generosità e si è rimboccata le maniche. Ha corso il Tour fermandosi dopo sei tappe e poi è venuta qui.

«Per me sinceramente – dice – è già un ottimo risultato essere arrivata al traguardo. Non ho neppure avuto il problema di alimentarmi, perché su questo circuito si prendevano zuccheri liquidi, gel e quindi almeno quello non è stato un problema. E’ difficile essere soddisfatti, perché quando uno viene al mondiale vorrebbe sempre essere al 110 per cento della forma. E’ frustrante essere qui e sapere di non essere al massimo, però sinceramente se vado a vedere dov’ero due mesi fa, se riguardo l’immagine della mia faccia, sinceramente direi che va bene così».

Rimasta fuori dalla prima fuga, Paladin è entrata nella seconda, poi chiusa dalla Germania
Rimasta fuori dalla prima fuga, Paladin è entrata nella seconda, poi chiusa dalla Germania

L’anticipo di Paladin

Soraya Paladin ha mancato la prima fuga e si è sfinita in salita contro vento cercando di rientrare. Poi ha preso la seconda, ma era un tentativo a orologeria: destinato a finire presto.

«Sono finita, in tutti i sensi – dice – purtroppo è subito andata via la fuga e non c’era nessuna di noi. Allora in salita ho provato a chiudere, però c’era tanto vento contro e sono rimasta un po’ a bagnomaria. Ho sprecato tanto e poi siamo entrate nel circuito ed è andata via un’altra fuga ed ero dentro, però la Germania ha chiuso. E a quel punto le energie erano quelle. Era un giro impegnativo, quindi più risparmiavi, più ne avevi nel finale. Sapevo che con gente così era meglio provare ad anticipare. Poteva andare bene o anche male: diciamo che non è andata bene».

Cosonni è rimasta a galla almeno fino a che le ragazze più forti hanno aperto il gas: una bella prova di consistenza
Cosonni è rimasta a galla almeno fino a che le ragazze più forti hanno aperto il gas: una bella prova di consistenza

Sopresa Consonni

Chiara Consonni è stata forse la sorpresa. Mai avremmo immaginato che potesse tenere fino a quel punto, per le caratteristiche del percorso e per la pista che poteva avere ancora nelle gambe. Invece fino al momento in cui i grossi motori hanno alzato i giri, la bergamasca è stata lì.

«Non ho più energie – sorride – poteva andare meglio per Silvia (Persico, ndr), però davanti andavano davvero come delle moto. Per quanto riguarda la mia prova, sono abbastanza contenta. Peccato che potevamo fare di più, sono mancate le gambe quando hanno aperto il gas. C’è mancata un’ora di gara, l’ultima. Penso che chi ha vinto se lo meriti, perché hanno tutte una marcia in più. E’ stato un mondiale dove non ci si poteva nascondere, è stato durissimo».

La considerazione da fare, che non è un alibi, è che senza Elisa Longo Borghini e una Marta Cavalli al top della condizione, l’Italia delle ragazze non ha grosse carte da giocare su percorsi da classiche. Niente da recriminare, per questa volta anche le attese non erano stellari. Contro una iella come quella che ha colpito queste ragazze, forse neanche Lotte Kopecky avrebbe potuto fare qualcosa.