Era nell’aria e sembrava strano che si continuasse a sostenere che la 16ª tappa non sarebbe cambiata. Quando in mattinata si è capito che le condizioni meteo non consentivano lo svolgimento della corsa in sicurezza, gli organizzatori hanno tirato fuori dal cassetto il nuovo percorso cui evidentemente avevano lavorato nella notte. Partenza da Sacile, eliminati Pordoi e Fedaia, scalata del Giau e arrivo a Cortina. Rispetto all’osceno giorno di Morbegno dello scorso anno, un importante passo in avanti.
Questa la muova altimetria della tappa, ridotta a 153 chilometriQuesta la muova altimetria della tappa, ridotta a 153 chilometri
Per la sicurezza
L’associazione dei corridori ha posto il problema per tempo. Già ieri mattina al via da Grado si era notato un intenso andirivieni, anche se la risposta di Rcs Sport era stata la stessa difesa fino a sera: si parte e non si cambia. Gli organizzatori hanno aspettato sino all’ultimo prima di intervenire sul tracciato, ma il tema della sicurezza messo sul tappeto si è rivelato convincente. Se non si fosse agito in modo poco chiaro alle sue spalle, probabilmente Vegni avrebbe mostrato la stessa ragionevolezza lo scorso anno: quel brutto giorno se non altro è servito di lezione. A Morbegno infatti prevalse la voglia di non prendere acqua, in una tappa di pianura neanche troppo fredda. Oggi il tema era la poca sicurezza del correre in alta quota con la pioggia e temperature prossime allo zero, affrontando in queste condizioni tre lunghe discese. Valeva la pena correre il rischio?
Al via da Sacile, in ricordo di Silvia Piccini, uccisa sulla strada a 17 anniAl via da Sacile, in ricordo di Silvia Piccini, uccisa sulla strada a 17 anni
Il Gavia 88? Una sola salita
«Ci sono tre possibilità – questo il senso delle parole di Cristian Salvato, delegato del Cpa – possiamo correre sul percorso per com’è e sperare che vada bene. Partire e ritrovarsi come alla Sanremo del 2013, ma dove li fermi in mezzo a quelle montagne? Oppure si può scegliere di ridurre i chilometri e avere comunque una tappa vera, perché il Giau resta comunque una grande salita. Io sceglierei la terza, ma la decisione è vostra. I corridori faranno qualsiasi cosa venga decisa».
Alla riunione era presente anche Stefano Allocchio e anche lui ha dovuto ammettere di non aver mai corso una tappa del genere. E che quella del Gavia, spesso indicata ad esempio, prevedeva una sola salita e una sola discesa, non tre come oggi. E finì in un vero macello. Così alla fine il dado è stato tratto.
Pioggia dal primo chilometro: voi li chiamate rammolliti?Pioggia dal primo chilometro: voi li chiamate rammolliti?
Giro ancora lungo
I social non perdonano. Parecchi tifosi si sono scagliati contro i corridori, che non sarebbero più come quelli di una volta. Qualcuno ha parlato di Giro rovinato, ma forse il Giro sarebbe stato rovinato davvero se, correndo sul tracciato originale, le prevedibili cadute e il rischio di assideramento avessero tolto di mezzo attori importanti alla vigilia dell’ultima settimana che presenta ancora tre tappe di montagna e una crono. Tanto fummo duri l’anno scorso per quanto ci sentiamo di non criticare questa scelta. I corridori sarebbero partiti e sono tutti pronti a testimoniarlo. Gli organizzatori hanno agito nel segno della sicurezza. Saremo anche noi indegni dei cronisti di una volta, ma non riusciamo a vederci la vergogna.
Rcs non invita la Androni al Giro. Savio parla di «Infania sportiva». Vegni prima non risponde, poi lo fa con durezza. Ora la Androni ci manda una lettera
Il giorno dopo il ritiro dal Giro d'Italia per la caduta di Cattolica, Joe Dombrowski, il vincitore della tappa di Sestola, fa un passaggio nella sede di Nimbl nelle Marche. L'americano risponde alle domande di bici.PRO mentre viene presa la forma del suo piede per realizzare degli scarpini su misura. Lo rivedremo in corsa al Delfinato.
Come Mohoric in Abruzzo, ma una settimana prima, Joe Dombrowski si è ritrovato sull’asfalto a 4 chilometri dall’arrivo di Cattolica. Mentre in testa al gruppo si volava verso la prima vittoria di Caleb Ewan, alcuni leader si erano lasciati sfilare, attendendo con ansia la neutralizzazione dei tre chilometri, dato che gli ultimi 25 erano stati un continuo schivare ostacoli. Purtroppo per Dombrowski e per Landa (che l’americano ha trascinato nella stessa caduta), l’ultimo spartitraffico e il motociclista che lo segnalava sono stati fatali. Non si capisce se perché distratto o se perché il corridore davanti si è spostato di colpo, il vincitore della tappa di Sestola ha travolto il malcapitato segnalatore e ha finito col travolgere anche Landa.
«Sono ripartito – dice – ma d’accordo con i medici, abbiamo stabilito di interrompere il mio Giro d’Italia. Per fortuna ho vinto e me ne sono andato con un buon sapore in bocca. Nel ciclismo è come nella vita: serve anche avere fortuna».
Il giorno dopo la caduta di Cattolica, Dombrowski in visita alla sede di NimblIl giorno dopo la caduta di Cattolica, Dombrowski in visita alla sede di Nimbl
Ai piedi di Dombrowski
Il mattino successivo al ritiro, Dombrowski ha accettato l’invito di Francesco Sergio, Sport Marketing di Nimbl, e ha viaggiato con lui fino alla sede marchigiana dell’azienda calzaturiera. Scopo della visita, realizzare il calco con cui realizzare i suoi scarpini su misura.
«Offriamo un prodotto che è stato realizzato con passione – ci aveva già spiegato Sergio – impegno e dedizione. Ecco perché i corridori si dimostrano entusiasti. Se c’è la necessità di fare uno scarpino su misura fissiamo un appuntamento. Ci incontriamo di solito in laboratorio oppure alle corse. Prendiamo le misure necessarie per la realizzazione. E’ un metodo di lavoro che trasmette fiducia».
Verso il Delfinato
Dopo la visita nelle Marche, Dombrowski è stato raggiunto dalla moglie che lo ha riaccompagnato a casa. L’americano del Team Uae Emirates riprenderà presto la preparazione in vista del Delfinato. Dovendo fare il Giro, il suo nome non era fra quelli previsti per il Tour, ma chissà che il contrattempo e la sua ottima condizione non spingano la squadra a rimescolare le carte.
Fioccano i paragoni per descrivere De Lie. Guarnieri corre con lui da quest'anno, i velocisti li conosce tutti, chi gli ricorda? Sagan, Boonen o Demare?
Il caso Jakobsen e la caduta di mercoledì in Turchia: la sicurezza in corsa è importante. In Belgio ad esempio hanno adottato delle transenne innovative
Cristian Salvato ha letto il pezzo di ieri sulle transenne del Belgio e si è ricordato di quando un’idea simile venne anche all’Accpi, che la passò al Cpa . A sua volta l’Associazione mondiale dei corridori se ne fece interprete nelle tante riunioni con l’Uci, inserendo l’argomento transenne nella dettagliata serie di richieste, purtroppo rimaste in parte disattese.
«I belgi sono stati più bravi a farle – dice il presidente del sindacato italiano dei corridori – come quelle di Boplan non le avevo mai viste. Però ricordo che ho fatto vari studi, per capire come siano fatte le transenne negli altri sport di velocità. Francamente trovo assurdo che nel 2021 ancora non ci sia un regolamento tecnico omogeneo per queste protezioni».
Cristian Salvato è presidente dell’Associazione italiana corridori professionistiCristian Salvato è il presidente dell’Accpi
Matteo Trentin lo ha scritto su Twitter, parlando dell’iniziativa di Harelbeke e Flanders Classics e rilanciando il nostro servizio: «I primi e finora unici organizzatori a pensare ad un miglioramento per la nostra sicurezza senza che a loro venisse chiesto. Dovrebbe essere sempre così, ma purtroppo la realtà è diversa!».
Ogni corsa ha i suoi standard. Gli organizzatori piuttosto che accogliere la novità, vanno in cerca del difetto. Qualcuno ha tenuto a dire che ad Harelbeke quelle transenne non iniziavano 300 metri prima…
Il Giro ha transenne verticali su cui si appoggiano pannelli inclinatiIl Giro ha transenne verticalil su cui si appoggiano pannelli inclinati
Salvato, cosa fanno negli altri sport?
Il pattinaggio di velocità ha un documento di tre pagine che spiega come vadano fatte transenne e protezioni. Idem lo sci alpino. Da noi si dice solo, appunto, che devono essere inclinate e iniziare 300 metri prima dell’arrivo e finire 100 metri dopo, senza interruzioni.
Le transenne di Boplan assorbono l’urto.
Questa dovrebbe essere la prima caratteristica. Nel pattinaggio usano una sorta di gomma piuma, che però non è immaginabile per il ciclismo, non fosse altro per il numero di camion necessari per il trasporto. E allora mi ero messo a lavorare con Jonny Mole, socio di Pozzato, immaginando una soluzione pneumatica. Ma qualunque sia la ricetta finale, sarebbe necessario un protocollo Uci che costringa gli organizzatori ad adottare lo stesso standard. Quelle del Tour sono le peggiori. Sono fatte a blocchi che ogni tot si interrompono, motivo per cui prima mettevano il poliziotto in piedi sull’arrivo. Poliziotti che facevano foto o provocavano cadute. Non ci può essere uno in piedi sul rettilineo. Così adesso ci mettono un cuscino (foto di apertura, sulla destra di Bennett, ndr), ma le transenne restano quelle di quando correvo io.
E queste invece sono le transenne utilizzate ad aprile in BelgioE queste invece sono le transenne utilizzate ad aprile in Belgio
In Italia come siamo messi?
In Italia la maggior parte delle situazioni le gestisce Italtelo. Ha transenne verticali alte 1,50 su cui si applicano i pannelli inclinati. L’altezza è giusta, per impedire a qualsiasi tifoso, anche alto, di sporgersi per fare foto e toccare il corridore.
L’Uci cosa risponde?
Per ora nulla. Feci notare che le transenne dei mondiali di Harrogate erano pericolosissime. Basse, alte da terra che sotto poteva passarci chiunque. Per fortuna l’arrivo era in salita e non ci sarebbe mai stata una volatona, ma ugualmente andrebbe previsto un protocollo. Sono tanto precisi per le cose che riguardano i corridori, le borracce e la posizione in sella, ma sul resto sembra quasi che non vogliano vedere.
Le abbiamo scoperte nei giorni del Fiandre. Le nuove transenne adottate per le classiche di primavera nelle Fiandre sono una svolta notevole sul fronte della sicurezza. La risposta migliore, fino ad ora, perché non si ripetano incidenti drammatici come quello di Jakobsen del 2020. Basta barriere di metallo, si sono adottate quelle realizzate da Boplan con un polimero ad alto assorbimento. Sono alte 1,40 e hanno inclinazione di 70 gradi, per impedire al pubblico di sporgersi, garantendo la sicurezza di tutti.
La storia si è ripetuta, fortunatamente senza troppi danni, sul traguardo della 4ª tappa del Presidential Tour of Turkey. Mentre davanti a tutti Cavendish sprintava per la terza vittoria in tre giorni, alle sue spalle una bici ha impattato con le transenne, le ha fatte volare e il gruppo si è fermato in un grande mucchio. Si pensava (e si sperava) che l’incidente dello scorso anno a Jakobsen avesse aperto gli occhi, ma così non è stato. Per fortuna però qualcuno si è mosso e dal Belgio arriva per tutti un interessante spunto, di quelli che cogli soltanto andando alle corse.
Nella 4ª tappa del Turchia, a Kemer, maxi caduta alle spalle di CavendishNella 4ª tappa del Turchia, a Kemer, maxi caduta alle spalle di Cavendish
Modello Fiandre
Ci hanno pensato gli organizzatori di Flanders Classics, proprietari di quasi tutte le corse di primavera in Belgio. A febbraio, per Omloop Het Nieuwsblad e Kuurne, si era ancora con le vecchie transenne di metallo. Invece a partire dal Gp E3-Saxo Bank e poi nelle corse a seguire, le barriere nelle zone di arrivo hanno cambiato faccia e colore.
Abbiamo avuto tempo di farne la conoscenza all’arrivo di Scheldeprijs e abbiamo avuto anche il tempo di fermarci per osservarle, fare foto e anche video. Le nuove barriere sono state progettate appositamente per gli arrivi delle corse di ciclismo e sono realizzate in materiale plastico. Sono alte 1,40 e l’inclinazione di 70 gradi impedisce ai tifosi di sporgersi verso la strada e ai corridori di volare dall’altra parte.
Le transenne proseguono per 100 metri dopo l’arrivoI piedi si chiudono rendendo agevole il trasportoLe transenne proseguono per 100 metri dopo l’arrivoI piedi si chiudono rendendo agevole il trasporto
Alto assorbimento
Il materiale impiegato è un polimero ad alto assorbimento, che si deforma in caso di impatto, senza trasformarsi in un trampolino o una catapulta. Viste dal punto di vista dei corridori, quindi dalla strada, le transenne mostrano una faccia liscia e omogenea, impossibile da penetrare per ruote e manubri. Gli elementi che le compongono si legano fra loro con un sistema maschio-femmina e riempiendole d’acqua si dà alla barriera la consistenza giusta.
Gli striscioni pubblicitari di cui sono rivestiti gli arrivi si infilano in un doppio binario – superiore e inferiore – conferendo alla… parete l’omogeneità giusta. Forse, ma siamo nel campo delle intuizioni personali, si potrebbe lavorare ancora sul raccordo dei pannelli sul lato corto. In ogni caso, il distacco del cartello in caso di caduta non comporta l’apertura delle barriere. Se il corridore si appoggia contro la transenna, non corre il rischio che la ruota o il manubrio si fermi bruscamente, sbalzandolo via.
I totem di Boplan riparano i corridori da sporgenze e altri ostacoli sulla stradaI totem di Boplan riparano i corridori da sporgenze e altri ostacoli sulla strada
Made in Boplan
Le produce Boplan, un’azienda belga che ha filiali anche in Gran Bretagna negli Usa e nel resto d’Europa. Oltre alle transenne, per quanto riguarda il ciclismo, produce anche totem da collocare a bordo strada o agli incroci per salvaguardare i corridori in gara da spartitraffico e ostacoli sulla strada. Per il resto delle sue attività, Boplan produce protezioni per magazzini, per spazi di lavoro e persino elementi per guardrail: tutto ciò che potrebbe andare incontro a urti e può trarre vantaggio dall’impatto con un materiale assorbente ed elastico.
Con questo tipo di transenne, probabilmente Jakobsen non avrebbe rischiato di morire. E anche se tutto è perfettibile e soluzioni diverse possono essere certamente trovate, è interessante rendersi conto di come l’urgenza del problema venga recepita diversamente nei vari Paesi. Nel Belgio che ha nel ciclismo lo sport nazionale, non hanno voluto correre altri rischi.
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Con il lancio da parte di Vittoria dell'Air-Liner Road, i pneumatici tubeless fanno un ulteriore salto di qualità. I vantaggi che dà questo inserto sono molteplici, a partire da un livello di sicurezza più alto in caso di brusco abbassamento della pressione della gomma. Altri punti vantaggiosi sono una scorrevolezza migliore e una comodità più elevata, senza avere un aggravio di peso particolare. Anche il montaggio e lo smontaggio risultano semplici ed intuitivi, anche grazie alle clip e alla pinza inclusi nel Road Tubeless Tool-Kit creato da Vittoria.
Come più volte abbiamo avuto modo di direil pneumatico tubeless si sta facendo strada anche tra i professionisti. I vantaggi di questo tipo di copertura sono quantificati in una minore resistenza al rotolamento e un comfort maggiore. Ora Vittoria introduce l’Air-Liner Road, una tecnologia volta a migliorare anche l’aspetto della sicurezza e incrementare il comfort.
Frutto dell’evoluzione
Le biciclette si evolvono, così come i freni, le ruote e tutti i componenti, fornendo prestazioni sempre maggiori. Negli ultimi anni è arrivato nel mondo strada il tubeless, che è frutto dell’evoluzione che si è avuta in precedenza sulla mountain bike. Ora con l’inserto Air-Liner Road di Vittoria si sta introducendo un altro elemento, che è già presente da alcune stagioni nell’off road. Una storia che potremo dire abbiamo già visto con altri componenti.
Il montaggio dell’Air-Liner Road è simile a quello di una camera d’ariaIl montaggio dell’Air-Liner Road è simile a quello di una camera d’aria
Anche in run-flat
Il Vittoria Air-Liner Road è una parte integrante del sistema tubeless, fornendo protezione, assorbimento dagli urti e garantendo un livello di sicurezza più elevato nel caso di forature improvvise. Infatti, in caso di perdita di pressione, l’inserto Air-Liner Road permette di continuare a pedalare in modalità run-flat e tornare tranquillamente verso casa. Da sottolineare il funzionamento di questo inserto che si stringe con l’aumentare della pressione nel pneumatico e riprende la sua forma originale con il diminuire della stessa.
La valvola Multiway con i fori maggioratiLa valvola Multiway con i fori più grandi per far passare meglio l’aria e il sigillante
Valvola apposita
Questo nuovo prodotto è stato pensato per i sistemi tubeless, ma è compatibile con tutte le marche di copertoni disponibili sul mercato. Il materiale è molto leggero e non assorbe il liquido sigillante. Inoltre, Vittoria ha ideato la valvola tubeless Multiway Valve che ha dei fori più larghi del normale per facilitare l’afflusso d’aria e del sigillante.
Tre misure
L’Air-Liner Road è disponibile in tre misure: small, medium e large. Il primo è adatto a copertoni da 25 millimetri e pesa 24 grammi, il medium è per i pneumatici da 28 millimetri e pesa 31 grammi, mentre il più grande è adatto per gomme da 30 millimetri e pesa 39 grammi. Il prezzo è di 35 euro.
La pinza ideata da Vittoria per rimuovere l’Air-LinerLa pinza ideata da Vittoria per facilitare la rimozione dell’Air-Liner
Il Kit e il sigillante
Vittoria ha ideato anche il Road Tubeless Tool-Kit composto da una pinza e sei clip realizzate per consentire il montaggio e lo smontaggio dell’inserto. La pinza è stata ideata per rimuovere in modo sicuro il copertone. Inoltre, i manici sono stati disegnati per essere usati come leva-gomme. Anche per il liquido sigillante, Vittoria ha sviluppato il nuovo Universal Tubeless Tire Sealant adatto a tutte le discipline, dalla mountain bike, fino alla strada passando per il gravel. E’ un prodotto senza ammoniaca, a base liquida che durante i test ha riparato istantaneamente forature fino a 7 millimetri, mantenendo la pressione fino a 1200 chilometri di autonomia.
Il liquido sigillante Vittoria è adatto a tutti i tipi di pneumaticiIl liquido sigillante Vittoria può essere usato per tutti i tipi di pneumatici
Comfort maggiorato
Abbiamo avuto modo di provare l’Air-Liner Road per diverse uscite. Per prima cosa diciamo che il montaggio è molto semplice, quasi come fosse una camera d’aria, con l’aggiunta del liquido sigillante.
A livello di sensazioni, si nota subito un comfort maggiorato, nel senso che la capacità di assorbire i colpi che derivano da buche o asfalto rovinato è molto maggiore rispetto al copertoncino e anche rispetto alla configurazione standard del tubeless. Se è vero che l’Air-Liner si rimpicciolisce con l’aumentare della pressione, è anche vero che un piccolo contributo ad un effetto ammortizzante maggiore c’è e si sente.
Scorrevolezza e sicurezza
La scorrevolezza è molto elevata e in certi momenti si ha quasi la sensazione di galleggiare sull’asfalto. Sapere di avere un inserto interno che in caso di perdita di pressione tiene il tubeless nella sua sede, aumenta anche la sensazione di sicurezza. Nel complesso l’Air-Liner Road non comporta un aggravio di peso eccessivo e migliora notevolmente la comodità, la scorrevolezza e la sicurezza.
Specialized ha presentato il nuovo casco S-Works Prevail II Vent. Partendo dal casco S-Works Prevail II, i tecnici del marchio americano hanno apportato una serie di miglioramenti che incrementano la ventilazione e quindi la sensazione di freschezza.
Più ventilato
Il Prevail è certamente uno dei caschi di maggiore successo di Specialized e con questa ultima versione i tecnici americani sono riusciti ad aumentare del 20% le aree ventilate, permettendo così all’aria di fluire in maniera più efficiente in tutto il casco. In questo modo la capacità di raffreddamento è stata raddoppiata rispetto al Prevail II. Per ottenere questo risultato sono stati rimossi sette ponti di schiuma sia dalla parte centrale che ai lati. In questo modo sono stati creati dei canali d’aria più efficaci. Un risultato che permette all’aria di muoversi il 18% più velocemente intorno alla testa rispetto al Prevail II. La maggiore velocità dell’aria intorno alla testa porta a una eliminazione più rapida del calore. Questo effetto si chiama “trasferimento di calore convettivo” e aiuta a mantenere più fresca la testa.
Il casco S-Works Prevail II VentIl casco S-Works Prevail II Vent
Nuova struttura interna
I tecnici Specialized hanno dovuto ridisegnare lo scheletro interno del casco. Il nuovo sistema 5th Dimension Cooling ha così una struttura interna in Aramide filate da robot e fibra di carbonio, che hanno portato ad un aumento della resistenza interna. Solo in questo modo è stato possibile eliminare i ponti di schiuma e creare i canali di ventilazione più ampi, di cui si è già detto in precedenza.
Nella parte centrale e sui lati i canali sono senza ponti in schiumaSi nota nella parte centrale e sui lati i canali senza i ponti in schiuma
C’è anche il MIPS
Non poteva mancare un occhio particolare alla sicurezza. L’S-Works Prevail II Vent è dotato di MIPS SL, il famoso sistema di protezione del cervello che fa ruotare il casco in caso di urto a terra. Nel caso specifico dell’S-Works Prevail II, fornisce da 10 a 15 millimetri di rotazione nelle varie direzioni, fornendo tutti i vantaggi di protezione delle altre versioni di MIPS. L’elemento in più ed esclusivo di questo casco è che sono state realizzate una serie di imbottiture MIPS con un supporto traforato che favorisce una traspirazione migliore. Il livello di sicurezza molto elevato è stato confermato anche dall’autorevole laboratorio di testVirginia Tech Helmet Ratings che ha dato 5 stelle all’S-Works Prevail II Vent. Il massimo dei voti.
Il nuovo casco di Specialized nelle nuove colorazioni
Il nuovo casco Specialized nelle nuove colorazioni
Il sensore ANGi
Sempre a livello di sicurezza Specialized ha voluto dotare l’S-Works Prevail II Vent del sensore ANGi che una volta abbinato all’App di Specialized o a Strava, permette tramite un SMS di avvertire i propri cari a casa di un eventuale caduta o incidente accorso al ciclista.
Nella parte posteriore si notano gli sfoghi posteriori allineatiNella parte posteriore si notano gli sfoghi posteriori allineati
Dettagli di alta gamma
A completare questo nuovo casco di Specialized ci sono il Mindset Hairport II che è il sistema di regolazione verticale per trovare la calzata migliore sulla propria testa e i cinghietti realizzati in materiale 4X DryLite che non si sfilacciano né con il sudore e nemmeno con l’acqua.
Infine, segnaliamo che l’S-Works Prevail II Vent è disponibile in quattro colori: Matte Sand/Gloss Dopio, Matte Gloss White/Chrome, Matte Maroon/Matte Black (nell’immagine di apertura) e Matte Black. Il prezzo è di 310,00 euro.
Il giorno dopo la caduta di Cattolica e il ritiro, Joe Dombrowski ricorda tutto ai nostri microfoni. Parla dell'icidente, ma anche del suo amore per l'Italia
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Il traffico è un problema sempre crescente per i ciclisti. Un problema che coinvolge sia coloro che usano la bici come mezzo di trasporto, sia gli amatori, sia i professionisti. Sempre più spesso si sente più di qualcuno investito o coinvolto in un incidente. L’ultimo caso della lista ha visto protagonista Fernando Alonso giusto ieri in Svizzera, mentre in Italia si parla ancora della Bora Hansgrohe. Verso la fine di gennaio infatti un’auto ha travolto sette corridori della corazzata tedesca, durante un allenamento sul Garda. Ad avere la peggio è stato il neoacquisto, Wilco Kelderman che ha riportato una commozione cerebrale e una frattura ad una vertebra. Non è un caso se Ineos-Grenadier e Trek-Segafredo per i loro atleti e le loro atlete abbiano ideato maglie apposite per l’allenamento. I primi le hanno arancio fluo, i secondi giallo fluo (foto in apertura): l’obiettivo è essere più visibili.
Più che parlare di regole, sacrosante per carità (pensiamo al metro e mezzo di distanza al momento del sorpasso) ma che spesso non possono essere messe in atto, in questo articolo cerchiamo di capire come si comportano i pro’ nel traffico. Quali sono le loro paure. Ne abbiamo coinvolti dai più esperti ai più giovani.
La macchina che ha travolto i corridori della BoraLa macchina che ha travolto i corridori della Bora
Pozzovivo: i segni addosso
Il lucano ne sa qualcosa di incidenti: due anni fa per poco non ci lasciava la pelle. E i segni di quella tremenda vicenda li porta ancora addosso e sono visibili in quel braccio che non si piega più bene.
«Do per scontato che l’automobilista è distratto, pertanto assumo un atteggiamento preventivo. Non so, l’apertura dello sportello di chi è parcheggiato, la svolta improvvisa… Cerco di evitare le “gimkane” nella colonne del traffico. In quel caso massima attenzione e non sto a guardare i watt e i vari dati. Insomma mi lascio dei margini di errore, degli spazi temporali di reazione.
«Cerco di tenermi il più possibile sulla destra e nel limite delle possibilità cerco di saltare le buche anziché spostarmi a sinistra. Quando questo accade mi volto sempre e semmai segnalo lo spostamento».
Pozzovivo poi è attento anche all’equipaggiamento. Mettendo in preventivo di prendere più buche, proprio per non spostarsi al centro della carreggiata, opta per gomme più pesanti con sponda rinforzata. Gomme più larghe e gonfiate a 5 o 5,5 bar.
«Ho la fortuna di essere leggero e quindi pizzico con maggior difficoltà anche con pressioni basse, inoltre viste le mie condizioni avere la gomma più morbida mi aiuta un po’. Infine dico che anche la segnaletica orizzontale è importante: aiuta a dare un’idea delle dimensioni delle carreggiata e degli spazi. Allenandomi a Lugano o nelle mie zone del Sud Italia vedo la differenza, anche del fondo e del traffico. Diciamo che a Lugano è più ordinato».
Domenico Pozzovivo fu investito ad agosto 2019Domenico Pozzovivo fu investito ad agosto 2019
Caruso: rispetto reciproco
Damiano ci ha risposto immediatamente, mostrando grande sensibilità alla tematica del traffico.
«La distrazione dell’automobilista è la cosa che più mi spaventa. Non presta la massima attenzione alla guida, per cui rallento, anche se io ho la precedenza e l’auto ha lo stop. La prevenzione è la cosa più importante. Oggi in generale la situazione è peggiorata rispetto magari a dieci anni fa. In macchina si usa il cellulare e anche le auto sono sempre più tecnologiche e hanno schermi, anche touch, che distraggono».
Anche Caruso fa ricorso a degli accorgimenti tecnici per rendere più sicure le sue uscite, come il sistema di Garmin Varia con la lucina che si accende quando da dietro sta per arrivare una vettura.
«Ci tengo però a dire una cosa: il rispetto deve essere reciproco. Gli automobilisti devono fare attenzione, ma anche noi dobbiamo prestarne. Invito i miei colleghi a rispettare il codice della strada perché il lato debole siamo noi. Siamo noi i più vulnerabili».
Il Garmin di Caruso. I pallini a destra segnalano l’arrivo delle auto da dietroIl Garmin di Caruso con il sistema Varia (pallini a destra) che segnalano le auto
Marezcko: paura del sorpasso
E dai più esperti passiamo a corridori più giovani, come Jakub Marezcko il quale è anche un velocista e magari spesso è chiamato a fare degli sprint.
«Quando devo fare dei lavori cerco di scegliere strade meno trafficate, anche nei lavori in salita. Quando mi alleno cerco di stare il più a destra possibile. Una delle cose che più mi spaventa è quando la macchina ti passa vicino a forte velocità e senti la folata di vento, lo spostamento d’aria. E’ davvero pericoloso.
«Da un paio di anni utilizzo il dispositivo Garmin che mi segnala il sopraggiungere dei veicoli. E’ un preavviso di quante auto arrivano. Inoltre ha anche un fascio di luce che segnala la tua presenza. Oltre a fare da radar funge anche da luce. Per il resto cerco di rispettare le norme».
«Quando sono in allenamento cerco di rispettare il più possibile il codice della strada perché alla fine chi ci rimette sono sempre io, il ciclista. Cerco di essere sempre attento fermandomi ai semafori, facendo gli stop. Salto le colonne di auto solo se sto facendo un lavoro, altrimenti resto dietro. Non sono quei due secondi che perdo che fanno sì che io vada forte o piano in gara. Questa almeno è la mia teoria.
«Quando faccio i lavori cerco sempre di trovare strade meno trafficate e senza ostacoli, come i semafori. Non manca poi la lucina posteriore sempre accesa per farmi vedere. Sto sempre a destra e se ci sono buche mi volto e poi mi allargo. Capita anche di mettere fuori la mano come stessi svoltando per prendere il mio spazio».
Oltre alle distrazioni imposte dai cellulari, anche le strade rovinate incidono sulla sicurezza nel trafficoAnche le strade rovinate incidono sulla sicurezza
«Credo che un pro’ abbia un’attitudine diversa rispetto al ciclista che pedala per passione. Le questioni sono diverse: dall’innata capacità di gestire la bici, al colpo d’occhio che alleniamo in corsa alle tante ore di allenamenti. Abbiamo un’abitudine tale che, per strada, capiamo da un semplice movimento delle ruote come può spostarsi una macchina, anche se magari chi guida dimentica di mettere la freccia. Oppure quando c’è una macchina parcheggiata e una persona sta per aprire la portiera. I veri problemi sono quelli che non possiamo vedere, come una buca nascosta, un avvallamento dell’asfalto oppure la rottura della strada causa radici».
«Ovviamente non siamo immuni dai rischi, anche facendo la massima attenzione, ed è buona regola tenere saldamente il manubrio, con la mano che lo impugna e non semplicemente con il palmo appoggiato. La tecnologia poi ci ha aiutato molto. Io per esempio monto sia la luce anteriore e che posteriore per farmi notare anche a notevole distanza.
«Anche l’abbigliamento è importante. In allenamento, per esempio, noi della Trek-Segafredo abbiamo un completo giallo molto visibile e tessuto rifrangente all’altezza delle tasche».
La sicurezza sulla strada è uno dei punti più dibattuti degli ultimi tempi. Garmin è molto sensibile a questo tema e ha realizzato i radar retrovisori Varia: RVR315 e RTL515.
Partiamo dal Varia RVR315, Rear View Radar, che si rivolge soprattutto a chi utilizza la bicicletta in ambienti urbani, dove il traffico è sostenuto e spesso chi pedala non possiede un ciclocomputer sul manubrio. Grazie alla nuova app Varia è possibile fare interagire il radar con lo smartphone. In questo modo il telefono ci farà da monitor e visualizzerà il sopraggiungere dei veicoli alle nostre spalle. Ovviamente per usufruire al meglio delle funzioni del Varia bisognerà posizionare il proprio smartphone sul manubrio, tramite appositi supporti facilmente reperibili in commercio.
I radar Varia hanno una capacità di rilevare l’avvicinarsi dei veicoli alle spalle del ciclista già da una distanza di 140 metri. Inoltre, forniscono un avviso sonoro e una grafica con tre colori distinti per tre livelli di pericolo. Verde indicherà che la situazione è tranquilla, giallo che sta arrivando un veicolo e rosso che l’automobile sta arrivando a velocità sostenuta.
Il Varia RTL515, Rear View Radar, possiede le funzioni indicate per il Varia RVR315 con l’aggiunta della luce posteriore che è visibile fino a 1,6 chilometri. In questo modo gli automobilisti potranno individuare il ciclista in maniera più netta. Per quando si pedala in compagnia è disponibile la funzione Gruppo, che emette una luce a bassa intensità, che da meno fastidio agli occhi di chi è a ruota, ma è sempre visibile agli automobilisti.
Il Garmin Varia RVR315 adatto a chi pedala in ambienti urbaniIl Garmin Varia RVR315 adatto ai ciclisti che si muovono in ambienti urbani
Il modello Varia RVR315 offre fino a 7 ore di autonomia in modalità radar. Il Varia RTL515, con luce posteriore integrata, prevede una durata della batteria fino a 16 ore in modalità flash diurno o modalità gruppo antiabbaglio e fino a 6 ore in modalità flash notturno o luce fissa e fino a 5 mesi in modalità stand by.
Oltre alle staffe di montaggio a sezione tonda ed aero a cuspide, un nuovo sistema di fissaggio a sezione quadra D-Shaped è contenuto nella confezione.
Prezzo di euro 149,99 per Varia RVR315 e di euro 199,99 per Varia RTL515
La gamma Varia di Garmin è studiata e ideata per garantire una sicurezza costante al ciclista in ogni condizione di traffico o strada. Le luci e i radar riconoscono l'avvicinarsi dei veicoli e avvisano dell'avvicinamento con suoni e segnali sul ciclocomputer o smartphone