Comfort, la parola d’ordine per la scelta della sella

10.01.2023
5 min
Salva

Uno degli interventi tecnici più delicati che si verifica d’inverno è il cambio della sella. E chi va in bici, anche solo in modo amatoriale, sa bene quanto sia importante questo componente, figuriamoci se si è un professionista. 

Vuoi perché ci sono nuovi sponsor tecnici, vuoi perché ci sono nuovi modelli ma in qualche modo i corridori sono chiamati a scegliere la sella, anche solo per confermare la loro scelta. Ma su che basi avviene questa scelta? Comanda il comfort? La biomeccanica? Oppure i corridori guardano al peso? Vogliono una sella sulla quale si è “fissi” o una sella sulla quale si può fare un movimento antero-posteriore?

Per rispondere a tali domande abbiamo coinvolto tre atleti con tre diverse caratteristiche. Un passista, Salvatore Puccio. Un velocista, Filippo Fiorelli. Uno scalatore, Alessandro Verre.

Puccio e la sua Fizik

Partiamo dal corridore della Ineos-Grenadiers. Puccio è un passista longilineo, che da anni utilizza la stessa bici e lo stesso brand per la sella. Eppure anche lui qualche tempo fa ha cambiato la sua Fizik.

«Per tanti anni – dice Puccio – ho utilizzato la Fizik Airone (sella sulla quale ci si poteva muovere avanti-indietro per antonomasia, ndr), poi due stagioni fa ho cambiato posizione. A quel punto sentivo che non era più ideale. Ma non c’erano problemi con la sella di per sé. Non c’erano i classici “foruncoli” al soprassella o cose simili.

«In quel momento stavano arrivando le selle 3D e così a fine anno, nell’off-season, ho voluto testarne una. Mi sono fatto preparare dai meccanici un reggisella con una di queste selle ed ho iniziato a pedalarci. Mi sono trovato subito benissimo. E il comfort è la prima cosa che guardo, non il peso. Se sbagli sella poi rischi di portarti dietro dei problemi per tutto l’anno e per cosa? Per pochissimi grammi, che poi nel mio caso la Antares è anche molto leggera».

Puccio racconta di un comfort migliore, diverso, che consente di stare comodi anche variando la posizione e le intensità dello sforzo.

«Con questi nuovi materiali puoi stare più in punta, ed è un po’ più dura, o più indietro, ed è un po’ più morbida e pertanto la sella si adatta allo sforzo che stai facendo. Fare 4 ore e 3.000 metri di dislivello in allenamento con le mani sulle leve e un certo sforzo è sicuramente diverso che fare 150 chilometri a tutta in pianura al Tour con le mani basse.

«La cosa bella è che con questo materiale la sella non cede mai. E te ne rendi conto soprattutto quando passi dalla bici di allenamento a quella da corsa. A volte sembravano diverse, ma di fatto è quel millimetro della sella che non cede più».

Fiorelli e la sua Selle SMP

Filippo Fiorelli invece la sella l’ha cambiata proprio in questo inverno. Anche il corridore della Green Project-Bardiani non aveva nessun problema con la sua precedente sella, ma Selle SMP aveva presentato un nuovo modello e lui lo ha voluto provare.

«Noi – dice Fiorelli – che abbiamo Selle SMP possiamo scegliere fra tantissime selle, una qualsiasi di quelle che ci sono in gamma. Io ho sempre usato la F20C, ma questo inverno ho voluto provare la nuova VT 20C. Mi sembrava fosse più confortevole, così l’ho provata e in effetti l’ho trovata subito molto più comoda.

«L’ho montata quando ho ricominciato ad andare in bici a novembre, in questo modo almeno avrei avuto il tempo di abituarmi». 

Fiorelli anche parla di comfort. E anche lui chiama in causa la biomeccanica.

«La VT20C si adatta molto bene alle caratteristiche del mio bacino e delle mie ossa ischiatiche. Ho preferito questo modello senza guardare né peso, né altro: solo comodità».

La Selle Italia di Verre

E da un velocista passiamo ad uno scalatore, Alessandro Verre. Il corridore della Arkea-Samsic va nel segno della continuità… nonostante il cambio di bici (da Canyon a Bianchi), il lucano è rimasto fedele alla Selle Italia Flite.

«Di solito – spiega Verre – ci viene presentata una rosa di selle dai meccanici e dall’azienda. Ad esempio, nell’ultimo ritiro fatto a dicembre i ragazzi di Selle Italia sono venuti a proporci la nuova SLR 3D. Io però alla fine ho scelto la Flite in quanto più morbida e più comoda. Questa sella la utilizzavo già lo scorso anno e in qualche modo ci ero più abituato. Ho provato anche l’altra ma con questa mi sentivo più a mio agio. Credo che la SLR 3D si addica più a chi già utilizza la SLR normale, visto che hanno una forma simile».

E comfort è la parola d’ordine anche per Verre.

«Cerco di guardare il comfort, ma anche la mia struttura fisica. Credo che limare il peso su una sella non sia così importante come farlo per altri componenti delle bici. E poi basta pensare che una borraccia piena sono circa 500 grammi…

«Io sono stato fortunato a trovare immediatamente il giusto feeling con la sella. Quando sei a tutta non pensi alla posizione, ma a dare il massimo e con la Flite mi sono trovato bene in tutte le situazioni».

Selle Italia rinnova e aggiorna la sua immagine web

26.09.2022
3 min
Salva

Selle Italia ha rinnovato in modo importante la propria immagine sul web. Il sito internet ufficiale del brand veneto, storico costruttore di selle, si è rifatto il look. Ora si presenta con una nuova piattaforma online molto ricca di contenuti e di approfondimenti sia sulla storia centenaria del marchio quanto sui modelli in offerta. Selle Italia da sempre è in grado di accontentare tutte le specialità del ciclismo: dalla corsa alla Mtb, passando per gravel, cross, triathlon e urban. 

Tra le diverse funzionalità che sono state aggiornate, merita di essere posta in evidenza la parte e-commerce, fruibile per Europa e Stati Uniti. Selle Italia sarà in grado di mettere a disposizione degli appassionati di ciclismo e triathlon una panoramica completa della propria offerta.

Quello appena concluso con il “go live” del nuovo sito è un percorso iniziato alcuni mesi fa. Un progetto di remake e di rinnovamento dell’immagine sul canale digital a totale supporto della strategia aziendale di Selle Italia, una strategia appunto che vede nel potenziamento delle attività online il focus su cui puntare per i prossimi anni

Questo è il design del nuovo sito, molto più fruibile ed accattivante
Questo è il design del nuovo sito, molto più fruibile ed accattivante

Accessibile e completo

La nuova piattaforma web è caratterizzata da una veste grafica molto elegante che punta sia sulla completezza delle informazioni a disposizione quanto sulla facilità nella ricerca. Per realizzare questo nuovo sito si è lavorato molto sulla sua “usability“, ovvero sull’accessibilità e sulla facilità di utilizzo a beneficio dell’utente finale, adottando soluzioni tecniche di ultimissima generazione. L’interfaccia è poi stata progettata in modo tale da poter essere intuitiva ed immediata, presentando un menu di facile consultazione. 

Nell’ottica di offrire al cliente un servizio davvero a 360 gradi, il nuovo sito Selle Italia presenta una sezione dedicata allo “store locator” attraverso la quale è adesso possibile visualizzare la mappa dei negozi presenti in tutto il mondo, cercare un singolo store oppure vedere, inserendo la città di interesse, l’elenco dei punti vendita nei quali trovare i prodotti di maggiore interesse.

Il quartier generale Selle Italia di Asolo
Il quartier generale Selle Italia di Asolo

Parlando invece dell’e-commerce, il nuovo spazio commerciale digitale Selle Italia presente sul sito fa della ricchezza dei contenuti e del supporto agli utenti i propri punti di forza. I prodotti sono suddivisi a seconda della categoria di utilizzo (corsa, fuori strada, gravel, triathlon, urban e commuting) e ciascuna scheda di ogni singola referenza presenta una descrizione tecnica molto accurata oltre ad una carrellata di immagini della sella scattate da qualsiasi angolazione.

Selle Italia

Repente Prime 3.0: leggera, funzionale e comoda

06.06.2022
6 min
Salva

Grande comfort e un pieno supporto in ogni sua parte, queste sono le caratteristiche fornite nell’immediato dalla sella Repente Prime 3.0, ma non finisce qui. A queste si aggiunge una libertà di movimento che non ha pari e l’efficienza nelle fasi di spinta ringrazia. Il valore aggiunto di questa sella? La sella stessa che non è corta ed ha una lunghezza tradizionale. L’abbiamo provata.

Il profilo laterale della Prime 3.0
Il profilo laterale della Prime 3.0

Repente, concentrato di soluzioni

Il modello Prime 3.0 sotto molti punti di vista è un concentrato di soluzioni tecniche del marchio veneto, perché ci sono i due rail in carbonio unidirezionale T700 e la scocca costruita grazie alla tecnologia LCF. La struttura è resistente ed elastica al tempo stesso, ma in fase di seduta, anche dopo tante ore di sella non dà mai la sensazione di abbassarsi in maniera eccessiva. Inoltre è utile ed efficace anche in fase di smorzamento, ad esempio quando si percorre un tratto di strada sconnesso.

La Repente Prime 3.0 ha la cover sostituibile (tecnologia RLS), che separa la parte superiore dalla scocca. C’è il design Ergo Shape. A prescindere dalla larghezza (quella da noi testata è da 142 millimetri, ma è disponibile anche la versione da 132) il movimento dell’anca, della muscolatura interna alla coscia e di conseguenza tutta l’azione dell’arto inferiore, godono di massima libertà, senza sacrificare il supporto e la stabilità. L’efficacia di spinta e di trazione ne guadagnano.

Non solo una sella col buco

Il canale anatomico c’è ed è evidente, eppure è difficile inserire la Prime 3.0 nella categoria delle selle con il buco. Tutta la parte del naso è “piena”, con una lunghezza di 9,5 centimetri, imbottita il giusto e ben sostenuta grazie ad una EVA di ottima consistenza e con una larghezza di 4,4. Sembra più larga, invece è perfettamente in linea con le misure della categoria.

Lo scafo, vicino al canale anatomico è ben nascosto e protetto dalla cover. In questo punto il supporto è eccellente, grazie alla combinazione di un’imbottitura omogenea e di uno scafo che non tende mai ad abbassarsi in modo eccessivo. E poi c’è il piccolo spoiler che funge anche da giunto, bello da vedere, con la funzione meccanica di stabilizzare la sella. La copertura è in microfibra resistente all’acqua e alle abrasioni, mentre il foam è in EVA superleggera.

Alcuni numeri della Repente Prime 3.0

Ha una lunghezza di 275 millimetri, per una larghezza di 142 (versione test). I due rail in carbonio hanno un diametro di 7×9 millimetri, una misura classica e specifica per le selle in carbonio. Abbiamo rilevato un valore alla bilancia di 159 grammi. Il prezzo di listino è di 179 euro, eccellente se consideriamo l’elevata qualità del prodotto.

Una sella comunque leggera
Una sella comunque leggera

Le nostre impressioni

La Prime 3.0 di Repente è la sella che ti aspetti, perché tutto porta a considerare che una sella così ben fatta, curata e confezionata, non possa che essere comoda e ampiamente sfruttabile, ben oltre le caratteristiche soggettive. Il fattore che emerge in primissima battuta è il grip del rivestimento, che limita tantissimo lo scivolamento, senza creare attriti e fastidi. E poi il supporto, percepibile in ogni parte, anche e soprattutto vicino al canale anatomico. Qui il primo vantaggio che merita una menzione particolare: le selle con il buco e/o il canale di scarico sono un mondo a parte.

Per funzionare a dovere devono essere costruite in modo da non trasmettere quella sensazione di sfondamento, proprio vicino al foro, lasciando libero (per quanto possibile, perché ci sarebbe da considerare anche l’imbottitura della salopette) il pavimento pelvico, che ha comunque bisogno di sostegno. Questa sella Repente, in fatto di supporto, sembra una sella tradizionale di alta caratura, senza il buco.

Il peso si scarica nella zona più larga

Ci sono da considerare le tuberosità ischiatiche (ribadendo che abbiamo testato la Prime 3.0 da 142), ma una sella che invita a sfruttare a pieno la zona larga di appoggio, è una sella “buona”. E poi ci sono quella sorta di “alette” laterali che scendono verso il basso, si piegano quel tanto che basta per adeguarsi al corpo e all’azione della gamba, senza limitare il gesto e la profondità della pedalata.

Si mantiene un contatto ottimale con la sella, in maniera costante, al pari di un prodotto che si adatta nel modo adeguato. Sembra di avere una sella spoilerata nella sezione posteriore, che asseconda anche l’azione dei glutei quando si sta seduti per lunghi periodi (ad esempio durante le salite lunghe). Ci siamo trovati a nostro agio con la sella perfettamente in bolla.

In conclusione

Al di la dell’aspetto tecnico, che vede nella possibilità di cambiare la cover comunque un dettaglio da non trascurare, la Repente Prime 3.0 è il risultato di tanti dettagli ricercati e messi insieme. Questi stessi dettagli permettono di sfruttare un prodotto dalle prestazioni superlative, sicuramente versatile e anche sostanzioso. La sella non dà mai la sensazione di essere un giocattolo, pur avendo un peso ridotto (non estremo) e un’imbottitura in EVA non eccessivamente spessa.

Crediamo che la longevità sia parte del pacchetto, ma è pur vero che andrebbe utilizzata e valutata (sotto questo aspetto) per un periodo molto più lungo. E poi c’è quello scafo, sottile e elastico, che si adegua, ma non cede mai. Il rapporto tra la qualità della sella ed il prezzo di listino? A nostro parere ben al di sopra della media della categoria, perché 179 euro non sono molti, per una sella Made in Italy di questa fattura.

Repente

Il test della sella Pro Stealth Curved

06.05.2022
4 min
Salva

Insieme alla tradizionale (in fatto di lunghezza) Falcon e alla versione tradizionale della Stealth (la sella corta), la versione Curved di Pro-Bikegear è una delle più utilizzate anche in ambito pro’. E’ molto differente rispetto alla sorella Stealth, perché è curvata e crea un sostegno maggiore a chi porta il peso del corpo verso il retro. L’abbiamo provata e queste sono le nostre considerazioni.

Il profilo laterale, con il design a supporto del posteriore
Il profilo laterale, con il design a supporto del posteriore

Pro Stealth, curata e performante

Pro Bike Gear è un brand che entra nell’orbita Shimano e il suo focus principale riguarda la componentistica della bicicletta. Ci sono i cockpit ed una serie di accessori, ci sono ovviamente le selle, prodotti per nulla banali in fatto di design e materiali. La Pro Stealth Curved è una sorta di evoluzione della sella corta, nasce dalla piattaforma Stealth, ma sviluppa un concept ben preciso che la rende molto differente rispetto alla sorella più anziana. Per dare un’ulteriore interpretazione, se la Stealth nasce per le crono e viene riportata anche nel mondo delle bici tradizionali, la Curved è la sella con il naso corto e largo (caratteristica identificativa di questa famiglia di selle) specifica per l’utilizzo quotidiano.

L’immagine frontale rende bene l’idea del suo design
L’immagine frontale rende bene l’idea del suo design

Perché Curved

Curved perché il suo shape agevola chi si muove lateralmente, senza bloccare l’oscillazione del corpo e l’azione delle gambe. Esiste anche una versione che possiamo definire come “non Curved”, con una curvatura superiore meno pronunciata. La Stealth Curved ha l’obiettivo principale di aiutare a raggiungere la posizione aggressiva quando si è sulla bicicletta. Ha il naso largo che sostiene il corpo anche quando si va in punta di sella e c’è un ampio canale di scarico, ben sostenuto grazie allo scheletro centrale. Ci sono due larghezze disponibili, quella da 142 millimetri (ovvero quella del test) e quella da 152.

Un valore alla bilancia molto interessante
Un valore alla bilancia molto interessante

Come è costruita

Questa versione Team ha i due rails in carbonio, fibra composita che è anche il rinforzo dello scafo, con la base in polimero. E’ rigida, ma non è estrema. Ha un’imbottitura ultraleggera in EVA, più resistente se paragonata alle schiume standard, oltre ad avere anche una sorta di memoria di forma. La copertura è liscia, caratteristica che offre dei vantaggi quando ci si sposta sulla sella.

La cover liscia e lo scheletro del foro centrale
La cover liscia e lo scheletro del foro centrale

Le nostre considerazioni

A dir la verità non sembra una sella con il naso accorciato, perché si posiziona bene sul reggisella (non risulta mai eccessivamente spinta in avanti) e non dà mai la sensazione di essere corta. La sua curvatura pronunciata nella sezione posteriore la mette al pari delle selle arrotondate, che pur lasciando una grande libertà nei movimenti, danno un ampio appoggio e distribuzione ottimale delle pressioni.

Le protuberanze ischiatiche ringraziano

Nei lati, dove la sella diventa ampia, ci sono due incavi, che diventano una sorta di alloggio per le protuberanze ischiatiche. Un bel vantaggio anche per gli amanti delle salite, che passano diversi quarti d’ora seduti e trovano beneficio proprio dal supporto che genera la sella.

E poi c’è il “buco”, con l’imbottitura che non sprofonda al suo interno, generando un supporto costante. Quest’ultimo non è un dettaglio da tralasciare e testimonia la cura del dettaglio, abbinato ad una struttura ben fatta e disegnata. La parte più avanzata ha bisogno di qualche uscita per prendere la giusta confidenza, considerando la sua larghezza oversize. Qui entra in gioco la piccola svasatura, che aiuta in maniera tangibile a limitare i punti di pressione.

PRO-Bikegear

Fi’zi:k Terra Argo X1, il suo habitat naturale è il gravel

08.12.2021
3 min
Salva

Fi’zi:k ha lanciato sul mercato Terra Argo X1. Una sella interamente studiata e creata appositamente per il gravel. Si potrebbe pensare infatti che condividendo diverse geometrie con la bici da strada, quella per la ghiaia non debba avere una seduta specifica. I tecnici dell’azienda italiana invece hanno progettato un nuovo concetto di sella che assecondasse le esigenze del ciclista gravel.

Alla base di questa Terra Argo X1 ci sono una lunghezza ridotta e un naso altrettanto corto. Mentre la stabilità è supportata da un’imbottitura leggermente maggiorata nella zona centrale rispetto alle sedute tradizionali da strada.

Il canale centrale è ammortizzato in corrispondenza delle ossa ischiatiche per offrire maggiore comfort
Il canale centrale è ammortizzato in corrispondenza delle ossa ischiatiche

Specifica per il gravel 

La serie Argo fa parte di una tipologia di selle molto versatile. La Terra X1 trova il suo habitat naturale tra polvere e ghiaia. Grazie ad una elasticità controllata, assorbe le vibrazioni, offrendo il comfort necessario per la guida a lunga distanza su strade non asfaltate

Spesso con le selle tradizionali, i cambi di posizione sono ripetuti più volte durante una normale uscita in bici. Con questo modello il ciclista ottiene una maggiore stabilità e una distribuzione del peso immediata. Il motivo è spiegato dal design ottimizzato con una lunghezza ridotta, che permette anche all’utilizzatore di sedersi più avanti senza sovraccaricare le aree più sensibili

Il profilo è ondulato per regalare un supporto lombare omogeneo per le lunghe distanze
Il profilo è ondulato per regalare un supporto lombare omogeneo per le lunghe distanze

Comfort e stabilità

Per aumentare stabilità e reattività, i tecnici Fi’zi:k hanno deciso di utilizzare il sistema Mobius, che combinato al nylon rinforzato con carbonio, offrono un telaio performante in ogni condizione. Il profilo di questa Terra Argo è ondulato per assicurare il supporto lombare e favorire il comfort per uscite di diverse ore in bici. Il naso all’ingiù permette la rotazione del bacino e di conseguenza un migliore trasferimento di potenza sugli arti inferiori. L’imbottitura è realizzata con la formulazione in schiuma di tipo 2 proprietaria di Fi’zi:k, leggermente più spessa intorno all’area delle ossa ischiatiche per supportare una postura di guida più eretta. L’ammortizzazione è più morbida e progressiva rispetto alle selle da corsa, offrendo un comfort maggiore sulle lunghe distanze.

Disponibile in due misure, 150mm e 160mm, il prezzo come riportato sul sito sul sito è di 199 euro. 

fizik.com

Selle SMP F30 e F30C, Nicolas Samparisi spiega le differenze

03.12.2021
5 min
Salva

La sella è uno degli appoggi fondamentali del ciclista sulla bici (gli altri sono pedali e manubrio). Il comfort e il feeling devono pertanto essere ottimizzati al cento per cento perché l’atleta possa esprimere le sue doti. Con questo approfondimento andiamo ad analizzare i modelli F30 e F30C di Selle SMP sul campo e dietro le quinte. Per i feedback ci siamo affidati a Nicolas Samparisi, elite di ciclocross e marathon del team KTM Alchemist – Selle SMP. Mentre per l’analisi dei prodotti abbiamo chiesto a Nicolò Schiavon, marketing manager di Selle SMP. 

Le due selle

I modelli F30 e F30C fanno parte del top della gamma professional. «Queste due selle – spiega Schiavon – rappresentano il fiore all’occhiello del nostro portafoglio prodotti. Il target è un utente evoluto, che ha determinate necessità e utilizza la bici con una certa frequenza».

Le due sedute sono molto simili e condividono la maggior parte delle specifiche. «La F30C è più compatta e corta. La F30 è più lunga, ma comunque di dimensioni standard. Ovviamente entrambi i modelli spiccano per le nostre caratteristiche ergonomiche. Quindi, canale centrale aperto per eliminare la compressione a livello genitale, perineale e prostatico. Il naso all’ingiù e in particolare il telaio più lungo sul mercato, che è disponibile in due versioni, acciaio Inox e carbonio. Entrambi i modelli sono unisex e adatti a chi ha una larghezza di ossa ischiatiche da 11,6 a 15 centimetri. L’imbottitura minima è in elastomero espanso, che gode di un’ottima reattività grazie alla memoria elastica».  

Al servizio dell’utilizzatore

Per un’azienda come Selle SMP l’adattamento e lo sviluppo delle selle per gli atleti e i team è fondamentale per crescere e mantenere alto il livello dei prodotti. La casa veneta è molto attenta sotto questo aspetto, come ci conferma Nicolò Schiavon: «Il nostro obiettivo – dice – è che sia la sella ad adattarsi alle esigenze dell’utente e non il contrario. Noi non imponiamo modelli. Mettiamo sempre a disposizione l’intera gamma. Siamo tutti diversi e abbiamo esigenze differenti. Selezioniamo una cerchia di modelli, quattro o cinque. Li facciamo provare, e il modello lo individua direttamente l’atleta».

Le versioni proposte da Selle SMP hanno infatti il vantaggio di essere tra le più versatili. «La F30 e la F30C come quasi tutti i nostri modelli – continua Schiavon – sono universali dal punto di vista della disciplina, dalla Mtb alla strada ma anche pista e crono». 

Nicolas Samparisi durante il campionato del mondo a Capoliveri (foto Sportograf.com)
Nicolas Samparisi durante il campionato del mondo a Capoliveri (foto Sportograf.com)

La prova sul campo 

Praticare due discipline tecniche e differenti dal punto di vista dello sforzo come ciclocross e marathon è complicato e per farlo la scelta della sella è determinante. «Mi sono sempre trovato bene con le Selle SMP – racconta Nicolas Samparisi – soprattutto da quando hanno fatto i modelli con il canale centrale piatto. Le uso dal 2009, quindi ho provato e visto lo sviluppo continuo».

Avere sensibilità e trovare una seduta che soddisfi le proprie esigenze è fondamentale per stare in sella molte ore o poter spingere in sforzi brevi. «Io uso la F30C con corpetto in acciaio Inox. Perché nel ciclocross saltandoci su, rimane più solido e affidabile. Per il marathon la comodità è tutto perché si sta tante ore in sella. Per esempio quest’anno al mondiale di Capoliveri la gara è durata 6 ore 30’».

Le differenze spiegate dall’atleta

Chi meglio di un atleta come Nicolas che passa tante ore in bici, può apprezzarne i dettagli e le sfumature? «La prima differenza tra i due modelli è sicuramente che la F30C è più corta. Un’altro particolare sono le due punte posteriori che la F30 ha, mentre la F30C no. Ed è comodo perché nel fuoristrada, soprattutto nel CX e nel marathon, quando si fanno i fuorisella, proprio quei due elementi risultano ingombranti, perché si rischia a volte di agganciarsi con il pantaloncino. Anche la sella più corta dà tanta libertà di movimento sui pedali.

«A livello di seduta sono uguali – prosegue – io che ho il bacino medio-largo uso la gamma F30. Mio fratello Lorenzo usa la F20 più stretta. Quello dipende dalle ossa ischiatiche».

Selle SMP vanta una vasta gamma di colori, ben 9 selezionabili. Anche l’occhio vuole la sua parte come ci conferma Samparisi: «Mi piace molto il fatto che la sella non sia nel canonico nero. Il colore dà un tocco di personalità in più alla bici. Io per esempio su quella da ciclocross uso la versione bianca mentre sulla Mtb utilizzo l’arancione».

Sella ricurva o piatta? Due filosofie a confronto con Selle SMP

17.09.2021
3 min
Salva

Diciamolo chiaramente: una sella Smp è differente dalle altre. Non migliore o peggiore, ma di certo i prodotti della casa veneta si distinguono per il design e la filosofia costruttiva che hanno a monte. Hanno una forma tipicamente ricurva, anche se come vedremo (e come stiamo assistendo da qualche anno) ci sono linee più tradizionali, e un grandissimo foro centrale.

All’Italian Bike Festival ne abbiamo parlato con Nicolò Schiavon, marketing manager di Selle Smp. Con lui abbiamo analizzato sia il prodotto in sé per sé, che le scelte che fanno i professionisti della Bardiani Csf Faizané, di cui Selle Smp è fornitrice.

Versioni per tutte le tasche

«La linea F, che sia 20, 30… – spiega Schiavon – è il nostro top di gamma. Si rivolge quindi ad utenti professionisti o amatori molto esigenti. Utenti decisamente tecnici che utilizzano molto la bici. Tuttavia abbiamo voluto mettere a disposizione la stessa tecnologia, ma ad un prezzo inferiore, anche per coloro che vogliono avere un prodotto che gli permetta di avere un ottimo compromesso tra comfort, il quale per noi resta fondamentale, e prestazioni. Ecco perché abbiamo sviluppato la linea F anche in versione VT. Hanno gli stessi benefici ergonomici.

«La differenza sta nel materiale utilizzato e nel processo produttivo dell’imbottitura. Il top di gamma, quindi la linea F, prevede una speciale imbottitura in elastomero espanso che offre una buona rigidità. Questa fornisce la migliore memoria elastica possibile. Le selle della linea VT invece hanno un’imbottitura in una speciale schiuma in poliuretano, che è un pochino più morbida pur mantenendo però tutte le caratteristiche sportive delle precedente».

L’idea dei corridori

Ma dicevamo del discorso tra “ricurve”, la mitica Evolution, e le selle più “piatte”, come la F20C appunto. Posto che gli atleti del Greenteam hanno tutta la vasta gamma a disposizione, sostanzialmente scelgono principalmente tra i due modelli sopracitati. E la scelta, del tutto personale, dipende da quanto il corridore ama muoversi sulla sella stessa. C’è chi come Giovanni Carboni e Enrico Battaglin preferisce stare “fermo” e quindi opta per la Evolution, e chi come Visconti sceglie la F20, in quanto si muove avanti e dietro sulla sella.

«Di sicuro le selle Smp hanno un grande impatto – dice Giovanni Visconti – io ho scelto la F20 perché volevo una sella che fosse più simile possibile a quella che usavo in precedenza, senza stravolgere troppo la posizione. Tuttavia questo inverno proverò anche l’altra, la Evolution, perché sono molto curioso. So che i miei compagni che la usano si trovano molto bene. E tutto sommato avere un posteriore rialzato ti consente di avere un punto ulteriore di appoggio nelle fasi più intense della spinta non è un’idea sbagliata, anzi…

«Come scelgo la sella di solito? Non è facile, ma diciamo che se ci fai una gara di 200 e passa chilometri e non pensi alla sella o non hai dolori, quello è già un ottimo segno».

«Io invece – dice Battaglin – ho preferito la Evolution. E’ una sella particolare e per starci bene devi trovare la regolazione esatta. Non la puoi mettere in bolla, loro sul sito dicono che tra il posteriore e la punta deve esserci un dislivello di un centimetro (punta più bassa), ma io sono andato anche un po’ oltre. Me la sono regolata man mano da solo.

«In questo modo, se è ben regolata, riesci anche a muoverti un po’ avanti o indietro. Io l’ho scelta perché dietro è un po’ più tonda e mi ci sono trovato bene. Sentivo il mio bacino pedalare meglio».

Smp