Stile, qualità, tecnologie e materiali di altissima qualità sono tutti marchi di fabbrica che Repente ha riportato anche sulla nuova Nomad FC. E’ una sella corta, leggerissima e versatile.
Repente Nomad FC ha una forma ed un design dove l’ampio canale di scarico centrale occupa un ruolo di primaria importanza. E’ profondo ma non è aperto, soluzione che permette di sostenere il pavimento pelvico. Entriamo nel dettaglio.
Il blocco inferiore tutto in carbonioIl blocco inferiore tutto in carbonio
Repente Nomad FC, come è fatta
La struttura portante è completamente in carbonio unidirezionale, così come i due tubolari (7×9 millimetri) che entrano in contatto con il morsetto della sella. Questi ultimi sono una sorta di blocco unico, anteriormente e nella sezione posteriore, aspetto tecnico che influisce anche sulla stabilità (elevata) della sella. Inoltre la Nomad FC porta in dote il concetto RLS Technology (Repente Locking System) che permette di scegliere la cover superiore in base alle esigenze personali. Tubolari e scafo sono uniti tra loro grazie a due viti posteriori ed un innesto specifico frontale. Di fatto sono due elementi indipendenti.
Nomad FC ha un’imbottitura leggera in EVA e una copertura in PU antiscivolo. Ha un profilo piatto, leggermente spoilerato verso il posteriore, con una lunghezza di 260 millimetri per 142 di larghezza. Il valore dichiarato alla bilancia è di 155 grammi il prezzo di listino è di 279 euro. E’ adatta anche ad un’utenza femminile e diverse discipline, anche off-road.
Una sella corta con “tanto” naso e tanto appoggio posterioreUna sella corta con “tanto” naso e tanto appoggio posteriore
Disegno Shape Close Fit
Prende forma grazie ad una spoileratura posteriore leggera e grazie al canale anatomico, che ha una profondità maggiore nella sezione centrale. Non si tratta solo di design, perché la sella con questa forma offre dei vantaggi in termini di supporto su tutta la zona del retro grazie all’ampio appoggio ben sostenuto, ma al contempo scarica tutte le pressioni negative che si possono generare quando ci si sposta verso il centro, senza mai perdere il controllo e senza perdere il feeling o la perdita di stabilità. L’assenza di un foro completo e la presenza di una struttura unica/omogenea ha effetti positivi anche sull’integrità complessiva dello scafo.
Profilo centrale piatto Profilo centrale piatto
In conclusione
Ancora un prodotto di elevata caratura tecnica che esce dalle officine Repente, una sella che come poche altre fa collimare qualità, design e un rapporto qualità/prezzo molto buono. 279 euro non sono pochi, ma è pure vero che si argomenta un prodotto dedicato agli amanti della leggerezza, di una resa tecnica ai massimi livelli, una sella costruita con materie prime hors categorie, senza compromessi.
"Seconda puntata" dopo la scelta, come si monta la sella? La messa in bolla non è più un dogma. Sentiamo Tosello, meccanico Astana, Fusaz, biomeccanico del CTF Lab
La frontiera delle selle 3D sta avanzando velocemente e Selle Italia non poteva essere da meno. L’azienda veneta giusto qualche settimana fa in quel di Eurobike ci aveva mostrato i suoi gioielli con le caratteristiche 3D, stavolta andiamo più a fondo e lo facciamo con Enrico Andreola, product manager di Selle Italia, e Valerio Conti, il quale utilizzaquesta tipologia di sella.
La SLR Boost 3D Kit Carbon è la sella top di gamma di Selle Italia…La sua struttura è super rigida, grazie a scafo e uso del carbonio, ma con la tecnologia 3D è anche morbida. Il suo peso: 171 grammiCon Novus un doppio layer incrociato: uno più morbido e uno più rigido per distribuire meglio le pressioniLa SLR Boost 3D Kit Carbon è la sella top di gamma di Selle Italia…La sua struttura è super rigida, grazie a scafo e uso del carbonio, ma con la tecnologia 3D è anche morbida. Il suo peso: 171 grammiCon Novus un doppio layer incrociato: uno più morbido e uno più rigido per distribuire meglio le pressioni
Viaggio 3D
Enrico, come nasce dunque una sella Selle Italia 3D? Qual è il suo processo costruttivo?
La parte che richiede più tempo è quella della creazione della seduta, appunto la parte morbida, l’imbottitura. La capacità produttiva è ancora bassa, parliamo di tre imbottiture l’ora. Ma il mercato ci sta premiando e quindi stiamo implementando tale produzione. Poi ci sono altre fasi.
Quali?
Segue una sorta di post-processo dell’imbottitura che mira ad eliminare gli eccessi di resine. Successivamente si va avanti con la cottura in forno per stabilizzarne il materiale. E’ una cottura particolare, ai raggi UV, che fa sì che l’imbottitura diventi come la vediamo, altrimenti resterebbe “pastosa”. Per dare un’idea: se la si toccasse prima della cottura vi resterebbero le impronte digitali.
C’è poi l’assemblaggio…
E qui c’è il grande knowhow di Selle Italia, il nostro vero merito, ciò che ci differenzia per le selle 3D da tutti gli altri brand. Realizzare una sella 3D può essere molto facile se questa ha uno scafo piatto e la sua imbottitura è piatta, ma nel caso della Slr, il nostro cavallo di battaglia, ai lati ci sono parecchie incurvature. Ebbene, seguiamo anche quelle con l’imbottitura 3D. Ma noi, ed era un nostro dogma dettato dal Dna agonistico di Selle Italia, volevamo riprodurre la Slr: la sella da gara per eccellenza. Fatto questo il resto dell’assemblaggio di scafo e carrello è molto più tradizionale, ma sempre rispettando elevati standard di qualità produttiva.
Cosa vi chiedono i pro’? Voi supportate molte squadre…
Va fatta una premessa. Noi abbiamo presentato queste selle un anno fa ad Eurobike. Ne è seguita una pausa fisiologica prima di entrare in produzione. Nel frattempo alcuni atleti le provavano, specie nei training camp a Livigno. Abbiamo consegnato qualche decina di selle a dicembre, nei ritiri. Ma in quel momento molte “messe in sella” erano già fatte. Per farla breve, avevano queste selle 3D circa due atleti per team. Però i loro feedback sono stati subito positivi. Abbiamo relazioni molto strette con la Cofidis, la Tudor, la Alpecin e anche con la Corratec. Ora la stanno utilizzando Konyshev e Conti. Per il prossimo anno però saremo in grado di dare forniture molto più ampie a tutti i team.
La Watt 3D (non ancora in vendita) è la nuova sella per il triathlon e per la cronoLa Watt 3D (non ancora in vendita) è la nuova sella per il triathlon e per la crono
Al Tour, proprio in Cofidis, ci hanno detto che questa sella è particolarmente apprezzata dalle donne: è così?
E’ vero e non è qualcosa che abbiamo fatto appositamente per le ragazze, ma tant’è. In particolare il gruppo delle donne di Cofidis lavora bene, con loro scambiamo dei feedback importanti. Sia con Slr che Novus siamo andati oltre le nostre aspettative per risolvere i tipici fastidi al soprassella, sia per lui che per lei.
Cosa vi chiedono gli atleti? Magari più leggerezza, più rigidità in punta (o meno)…
I loro feedback sono molto importanti per realizzare i tuning di rigidità delle imbottiture: il morbido-rigido dove serve, per capirci… Tendenzialmente loro vogliono selle rigide. Okay il comfort, ma alla fine visti i watt che scaricano e i chilometri che percorrono vogliono una sella che sia stabile e racing. Giusto ieri un corridore della Tudor, che già utilizzava una sella 3D ma di un altro marchio, mi ha detto: «Finalmente un sella 3D con un target da corsa». Spesso infatti queste selle sono morbide. Ma torno al discorso di prima, del riuscire a replicare la Slr. Va detto però che i tuning di rigidità dei pro’ sono un po’ diversi da quelli del mercato. Questi ultimi sono un po’ morbidi.
State anche lanciando la sella da crono…
Sì, la Watt. L’abbiamo presentata ad Eurobike. Sarà in consegna ad ottobre. Per lo sviluppo di questa sella ci siamo rivolti parecchio al grande triatleta Patrick Lange, ma anche ai ragazzi della Corratec, soprattutto da quando siamo subentrati come sponsor. E’ una sella diversa, molto più lavorata e sostenuta in punta, viste le grandi rotazioni del bacino che comportano certe posizioni. Con Novus abbiamo introdotto un nuovo reticolo dell’imbottitura, che ricordo noi disegniamo in casa: questo doppio reticolo morbido-duro ci consente di differenziare parecchio il tuning di rigidità nei vari punti della sella stessa.
La sella SLR 3D sulla bici di Valerio Conti (foto Instagram)La sella SLR 3D sulla bici di Valerio Conti (foto Instagram)
Parola al corridore
E a seguire le parole di Andreola ecco quelle di uno dei corridori che lo stesso Andreola ha citato: Valerio Conti, in forza alla Corratec-Selle Italia, che non ha pensato troppo a montarla sulla sua bici. Ai ragazzi del team italiano hanno proposto queste selle e il laziale dopo averla testata non l’ha più tolta.
«Ho scelto questa sella – spiega Conti – un po’ prima del mio infortunio a maggio. A dire il vero non l’ho ancora utilizzata tantissimo in corsa, perché poi è lì che davvero la si mette sotto torchio, ma le sensazioni sono state subito ottimali.
«Io venivo da una classica Selle Italia Slr con la quale, ci tengo a dire, già mi trovavo bene e quella 3D che sto utilizzando adesso ha praticamente la stessa forma (riprendendo quanto detto da Andreola, ndr). Sostanzialmente è più morbida, si adatta perfettamente alle ossa ischiatiche e questo tende a dipanare la pressione in modo migliore. Non si hanno dei punti in cui preme di più».
Conti ha esaltato le qualità della tecnologia 3D quando si è a tutta in pianuraConti ha esaltato le qualità della tecnologia 3D quando si è a tutta in pianura
Più stabili
Conti poi insiste molto su un aspetto che non ci aspettavamo, vale a dire sul movimento antero-posteriore.
«Questo “tessuto” superficiale, ammesso si possa chiamare così, fa sì che si sia più stabili sulla sella, che si scivoli di meno. C’è più grip. Si spinge un po’ di più in salita, ma soprattutto in pianura, quando si deve spingere forte, non si finisce in avanti e si mantiene pertanto un assetto più stabile».
Sempre in merito ai feedback, sia uomini che donne, esaltano la comodità e il non affaticamento del soprassella dopo tante ore, anche col caldo estremo di questi giorni. Un aspetto che è emerso anche in casa Selle Italia nella realizzazione della Watt. Se i pro’ infatti ci passano giusto il tempo di una gara contro il cronometro (al netto degli allenamenti), per i triatleti il discorso è ben diverso.
FRANCOFORTE – La tecnologia 3D per le selle è una reale protagonista del mercato. Selle Italia amplia ulteriormente lo sviluppo della tecnologia Carbon DLS, riportandola alla famiglia Novus Boost Evo.
Il sostegno è differenziato in base alle zone di seduta, in modo da creare un supporto specifico e una fase ammortizzante progressiva. Analizziamo la nuova Novus Boost Evo 3D di Selle Italia.
Famiglia 3D, Novus, SLR e anche la nuova Watt (crono e triathlon)Famiglia 3D, Novus, SLR e anche la nuova Watt (crono e triathlon)
Prima volta al Giro
L’abbiamo scovata durante l’ultima edizione del Giro, in prova ad uno degli atleti del Team Corratec-Selle Italia, ma a quell’epoca la nuova versione della Novus non era ancora ufficiale. La nuova Selle Italia Novus Boost Evo 3D va ad arricchire e completare le famiglie Novus prima, concettualmente la sella più “comoda” e quella fascia di selle con la cover 3D. Si tratta comunque di un prodotto ai vertici del catalogo.
La Novus 3D è disponibile in due versioni, quella definita Kit Carbonio (con i rails in fibra composita) e quella con i due tubolari in lega metallica Ti316, entrambe hanno l’ampio canale Superflow e rientrano nel segmento idmatch L3. I prezzi di listino sono rispettivamente di 429,90 e 339,90 euro.
Il profilo laterale “comoda” che caratterizza la NovusIl disegno della parte superiore conferma le sezioni con sostegno differenziatoIl profilo laterale “comoda” che caratterizza la NovusIl disegno della parte superiore conferma le sezioni con sostegno differenziato
Non un semplice stampato 3D
La particolarità delle Selle Italia in 3D è proprio nella tecnologia di lavorazione, ovvero la Carbon DLS che permette di differenziare il supporto dell’intero cuscino 3D. Le sezioni della sella offrono una “durezza” diversa tra loro, ma anche i diversi prodotti ora in gamma sono differenti. La Novus Boost Evo 3D è maggiormente votata al comfort, la SLR ha una vocazione race più pronunciata, o comunque si indirizza verso quell’utenza che ama le selle “dirette” nelle risposte.
Misura unica
Al contrario della sorella SLR Boost 3D, la Novus 3D è disponibile nella sola misura L3, con una larghezza di 145 millimetri e una lunghezza di 245. anche la forma è molto diversa (rispetto alla SLR), perché la Novus Boost, anche nella sezione mediana e frontale mantiene costantemente una larghezza maggiore.
Scrivendo di Prologo qualche giorno fa, avevamo parlato della scelta della sella, come questa avvenga e su quali basi. Stavolta passiamo allo step successivo, vale a dire il montaggio. E lo facciamo ancora con l’aiuto di un meccanico e di un biomeccanico.
Il meccanico in questione è Gabriele Tosello dell’Astana-Qazaqstan, uno dei numerosi team che utilizzano selle Prologo. Il biomeccanico (e coach) è ancora Andrea Fusaz, con il quale di fatto abbiamo continuato il discorso della volta scorsa.
Gabriele Tosello alle prese con la bici di Nibali alla vigilia dello scorso LombardiaGabriele Tosello alle prese con la bici di Nibali alla vigilia dello scorso Lombardia
Meccanico, parla Tosello
Partiamo da Tosello. Il “Toso” ne ha di esperienza in merito, non a caso è il capo dei meccanici in casa Astana. Anche lui come come Ronny Baron ci ha parlato della qualità di queste selle. Apparentemente il montaggio di una sella sembra cosa banale, e magari lo è anche, tuttavia vanno considerati diversi aspetti, primo dei quali il serraggio.
Gabriele, Prologo vi dà delle indicazioni in merito?
Ci danno delle indicazioni sul montaggio chiaramente, poi siamo noi meccanici che prestiamo grande attenzione soprattutto per quel riguarda lo scafo, “il telaietto” in carbonio e il suo serraggio. Serraggio che deve essere fatto con la chiave dinamometrica. In questa fase bisogna prestare attenzione. La stretta deve avvenire in modo omogeneo e contemporaneo. Con Wilier siamo fortunati perché abbiamo un tipo di reggisella che ha una vite sola e non ha bisogno di un serraggio fortissimo. Noi chiudiamo a 10 N/m, che non è poi così tanto per una sella.
Utilizzate il vecchio trucco della carta vetrata oppure non ce n’è bisogno?
No, non ne abbiamo bisogno perché di base le selle Prologo hanno un buon grip e il nostro reggisella, come detto, si combina bene con queste selle. E comunque ormai non si usa praticamente più.
Varia il montaggio da modello a modello?
No, questo anche grazie al nostro reggisella che dalla Wilier Filante, alla Zero e fino alla bici da crono è lo stesso, magari per altri team con altri serraggi può cambiare.
Luis Leon Sanchez è tra i corridori più sensibili alla sellaLuis Leon Sanchez è tra i corridori più sensibili alla sella
Può sembrare una domanda banale, ma quanto si impiega a montare una sella?
Mediamente 10 minuti. Merito anche degli strumenti che ormai abbiamo, come la dima: riusciamo subito a metterla perfettamente nella posizione indicata.
Quali sono le richieste quando montate le selle?
Quando cambi la sella, l’unico problema è che la precedente è un pochino più morbida. Mettiamo la nuova alla stessa altezza, con gli stessi angoli, lo stesso arretramento, però alla seduta qualcuno sente la differenza. Credono di essere più alti, ma così non è. E allora è capitato che i più sensibili, vedi Felline o Luis Leon Sanchez, se la siano fatta abbassare di mezzo millimetro. E dopo due, tre giorni l’abbiano rialzata. Ma sono i super sensibili… E’ anche un fatto psicologico.
Quante selle vi fornisce Prologo ad inizio anno?
Circa 300, considerate che tra WorldTour e continental abbiamo 270 bici montate. In più nel corso della stagione c’è qualche reintegro e si arriva a 350-360 selle. Per fortuna gli atleti hanno le idee chiare e siamo riusciti a ridurre drasticamente il numero dei modelli rispetto al passato.
E quali sono quelli che vanno per la maggiore in casa Astana?
La Prologo M5 Scrath, sia nella versione tradizionale che in quella Pas (col foro in mezzo, ndr) e la Dimension. In più c’è la Dimension Tri per la crono.
La Prologo Dimension Tri, sella da crono. C’è sia in versione tradizionale che Pas (in foto), cioè col foro al centroLa Prologo Dimension Tri, sella da crono. C’è sia in versione tradizionale che Pas (in foto), cioè col foro al centro
Con i tecnici di Prologo di cosa parlate?
Prima di tutto chiedono se c’è qualche qualche richiesta particolare da parte dei corridori e se qualcuno ha qualche problema, ma il più delle volte ci annunciano i nuovi modelli in arrivo o qualche modello in particolare per questo o quell’atleta. Una cosa che vorrei dire è che con Prologo abbiamo problemi zero, a partire dai prodotti. E non lo dico perché li usiamo noi, ma perché sono davvero selle valide.
I loro tecnici ritirano mai delle selle? Magari per analizzarne il consumo, l’usura…
Ogni tanto gli diamo qualche sella. Quelle che in gergo si dicono “sfondate”, cioè che si sono imbarcate. Ma ormai, con Prologo soprattutto, non succede più. Sì, la sella perde un minimo di rigidità, di efficienza, ma è più un aspetto legato all’imbottitura che alla struttura. Di selle difettose ce ne sarà a dire tanto l’uno per cento. Per dire: quest’anno ancora nessuna è tornata indietro e lo scorso ce ne sono state 2 su 350, niente in pratica.
In effetti..
E poi sempre in seguito a delle botte, solitamente buche, avvenute in corsa. Il telaietto si era parzialmente scollato e allora le hanno ritirate, le hanno analizzate… Ma ripeto: questo era avvenuto dopo traumi importanti.
I meccanici dei pro’ hanno strumenti sempre più precisi per cogliere il decimo di millimetro. Qui una Prologo Dimension 143I meccanici dei pro’ hanno strumenti sempre più precisi per cogliere il decimo di millimetro. Qui una Prologo Dimension 143
Biomeccanico, tocca a Fusaz
Ma per un buon montaggio finale, un pro’ non può esimersi dall’esame del biomeccanico. Visto che Andrea Fusaz, del CTF Lab, aveva l’argomento “bello caldo”, siamo tornati dal lui. Va ricordato però che Prologo, proprio per la scelta e la conseguente messa in posizione della sella, ha messo a punto il sistema Prologo MyOwn Pressure Map.
Andrea, l’altra volta si parlava soprattutto del posizionamento dell’atleta? In questo caso, dopo il montaggio si parla della “messa in bolla”, se è corretto dire così…
Io non parlerei più di messa in bolla, quanto farei piuttosto riferimento alla flessibilità della persona. Flessibilità del bacino: la capacità di stare ruotato o meno col bacino. In base a questa ognuno ha bisogno di un’inclinazione differente.
Vai avanti…
C’è chi è più bloccato e chi è meno. C’è chi sente molto la punta della sella, chi invece no. Chi sente la punta della sella di norma ha una retroversione importante e a quel punto bisogna adattarlo. Bisogna adattare la sella a questa retroversione cercando di ridurla abbassando la punta. Al contrario, c’è chi riesce a stare completamente in antiversione sulla sella, per cui la sella stessa può essere messa più “in bolla”. Detto questo, io ritengo che almeno un grado di inclinazione con la punta verso il basso debba esserci.
La copertura Map di Prologo da posizionare sulla sella per individuare gli angoli migliori per quel determinato ciclista in fase di montaggioLa copertura Map di Prologo per individuare gli angoli migliori
Perché si sfrutta meglio la spinta posteriore e si è più liberi davanti, chiaro. Quindi non c’è più “l’obbligo” di stare in bolla?
Direi di no, è molto più importante riuscire a valutare le esigenze e le caratteristiche di chi utilizza la sella, in modo da consigliarlo al meglio sia per la sella stessa che per la sua posizione (inclinazione, arretramento, altezza). E non a caso sono del parere che se cambi sella devi rifare un posizionamento generale. Un diverso tipo di seduta significa un diverso tipo di spinta. Quindi ci saranno dei muscoli che lavoreranno in maniera diversa, ci sarà il bacino che potrà essere più o meno libero.
Facciamo un esempio con dei modelli?
Per esempio, una Dimension che è una sella più piatta, tende a tenere il bacino un po’ più fermo nel movimento verticale. Mentre una sella come la Scratch permette al bacino di muoversi di più. Se quindi prendo in considerazione queste due selle e le metto nella stessa posizione, la persona che ci si piegherà sopra non pedalerà allo stesso modo. Di conseguenza devo adattare la posizione.
Come vi coordinate con il meccanico?
Essendo atleti evoluti, più di qualcuno ha la sua posizione di partenza e preferisce mantenerla. Chi vuole approfondire il discorso, prima passa dal biomeccanico. Infine i meccanici riportano in maniera fedelissima tutto quello che viene fatto in studio.
Le selle Prologo sono un riferimento nel mondo dei professionisti… e non solo per loro, chiaramente. Ma i pro’ usano la sella al massimo delle sue possibilità, la portano spesso al limite e per farlo senza avere problemi si avvalgono, oltre che degli studi stessi dell’azienda, anche dei consigli dello staff.
Come scegliere la sella migliore? Corta o lunga? Con o senza canale interno? Quali modelli vanno per la maggiore? Tra i team che utilizzano le selle Prologo c’è anche laBahrain Victorious e noi ci siamo rivolti ai componenti del suo staff – un medico, un meccanico e un biomeccanico – per dare una risposta a tutto ciò.
La Prologo Scratch M5, usata anche da MilanLa Nago Evo, come per tutti i modelli top di gamma c’è anche la versione Cpc (un sistema antiscivolo)Infine la Dimension, una delle tre selle più scelte in Bahrain. Qui la versione AGX Space con un’imbottitura maggiorataLa Prologo Scratch M5, usata anche da MilanLa Nago Evo, come per tutti i modelli top di gamma c’è anche la versione Cpc (un sistema antiscivolo)Infine la Dimension, una delle tre selle più scelte in Bahrain. Qui la versione AGX Space con un’imbottitura maggiorata
Parola al meccanico
Iniziamo con il meccanico. Ronny Baron maneggia quotidianamente i gioielli dell’azienda lombarda e li conosce alla perfezione, avendo anche il termometro delle scelte fatte in casa dai suoi atleti. Anche perché la gamma Prologo è a dir poco vasta.
«Il corridore che già usa un prodotto Prologo – dice Baron – all’inizio della stagione ci dice cosa vuole usare per quella a venire. Se invece c’è un corridore nuovo, si cerca di dargli il modello di sella Prologo che sia il più simile a quello usato fino a quel momento. Solitamente gli diamo un mese per provarla, ne riceve anche più di una. Finché, individuato il modello, si parte da quella base e poi si aggiusta qualcosa nel corso della stagione».
«La sella più gettonata è la Scratch M5, poi ci sono la Nago Evo e la Dimension, mentre per quanto riguarda la crono, abbiamo la T-Gale. Anche se ogni tanto c’è qualcuno che per curiosità vuol provare qualcosa di diverso. Noi chiaramente glielo permettiamo, ma alla fine tornano quasi sempre su quei modelli».
Baron spiega che prima di individuare una caratteristica, per esempio se corta o lunga, i corridori vogliono la comodità. Non il peso o la rigidità, ma appunto il comfort in quanto devono passarci tante ore.
Ad inizio stagione i corridori provano nuove selle, soprattutto i nuovi arrivatiAd inizio stagione i corridori provano nuove selle, soprattutto i nuovi arrivati
La scelta più ampia
Baron ha anche un approccio tecnico. Lui di fatto le selle le maneggia, le monta e le mette “a misura”. Prologo è uno dei migliori prodotti presenti nel mercato secondo lui: «Sono selle di ottima qualità – dice – hanno un ottimo peso e soprattutto una buona resistenza.
«Noi abbiamo la possibilità di cambiarle spesso, ma ho visto selle che anche dopo due o tre anni non s’imbarcavano. Alcune selle “scendono” di 5-6 millimetri già dopo pochi mesi, Prologo non arriva a 2 millimetri in tre anni. Questo ci dice dell’ottima consistenza: struttura e schiumatura sono di qualità. E vale anche per le selle col foro centrale, che non avendo materiale è più facile che s’imbarchino».
E a proposito di foro e sella lunga o corta, qual’è il trend? Baron spiega che su 30 atleti del team solo in 4-5 hanno optato per la sella col foro.
«Sì, sono pochi. Usano più la sella “Pas” che ha l’incavo centrale, e non il foro, per scaricare le pressioni. Mentre mi chiedono molto la sella corta, la Scratch M5. Me la chiedono perché è confortevole, consente di giostrare un po’ di più con l’arretramento e anche quando sono a tutta, in punta di sella, non gli dà fastidio».
Milan al CTF Lab, la scelta della sella perfetta passa anche dalla visita biomeccanica (foto Instagram)Milan al CTF Lab, la scelta della sella perfetta passa anche dalla visita biomeccanica (foto Instagram)
Ecco il biomeccanico
Parlando di arretramento e posizione in punta di sella, Baron introduce la figura del biomeccanico. In Bahrain Victorious ci si rivolge al CTF Lab. E qui entriamo nel regno di Andrea Fusaz, coach di Jonathan Milan, tanto per citarne uno.
«L’esigenza per il biomeccanico – spiega Fusaz – è quella di ripartire al meglio i punti di pressione sulla sella in base agli angoli di appoggio, capire quali sono i punti più sollecitati. Quindi si va a cercare la sella che scarica meglio in quei punti».
Riguardo alle selle corte o lunghe, Fusaz lega il concetto alla flessibilità dell’atleta e di solito le selle più tradizionali e lunghe come la Nago Evo, per esempio, che consente più libertà di movimento antero-posteriore sono ideali per gli atleti che si muovono di più. Mentre quelle corte per atleti più statici. Ma non è una regola univoca, sia chiaro.
«Oggi poi – riprende Fusaz – il foro o il canale centrale per lo scarico aiutano molto nel distribuire equamente la pressione. E per capire la corretta pressione si fanno delle analisi con tutte le posizioni delle mani sul manubrio. In tal senso posso dire che la Scratch e la Dimension, selle corte, ma anche abbastanza larghe al posteriore, scaricano bene e consentono posizioni più aggressive».
La corretta misura della sella in base al punto anatomico previene l’insorgenza di problemi di saluteLa corretta misura della sella in base al punto anatomico previene l’insorgenza di problemi di salute
Il parere del medico
Scarico di pressione, resa dell’atleta, ma anche infortuni (i dolori al soprassella sono sempre in agguato): abbiamo coinvolto anche il medico della Bahrain Victorious, Daniele Zaccaria. Quali sono le indicazioni del dottore in tal senso?
«La cosa più importante da valutare dal punto di vista medico – dice Zaccaria – è il volume di carico. La sella è il punto di contatto tra l’atleta e la bicicletta insieme al manubrio e ai pedali, quindi ha un fattore critico: il cingolo pelvico (osso iliaco, ischio e pube, ndr) un sistema osseo complesso.
«Non tutte le pelvi, cioè tutti i bacini, hanno la stessa forma, la stessa dimensione e gli stessi punti di appoggio. Quindi il pube, l’ileo il sacro e il coccige, le ossa del bacino, sono differenti da atleta ad atleta. Da qui viene la domanda: quale sella scelgo? Ovviamente un pro’ deve anche adattare le sue esigenze all’offerta che ha».
Un professionista percorre in media a 25.000-30.000 chilometri a stagione. Molti. E molte ore. Che suggerimenti può dare il medico?
«Che sia una sella confortevole e sicura, soprattutto dal punto di vista biomeccanico che è quella parte che sta in mezzo a tante discipline. La sella giusta deve garantire una corretta retribuzione dei carichi (esattamente come diceva Fusaz, ndr) per evitare patologie biomeccaniche e tecnopatie: mal di schiena, pubalgia, prostatite… Il medico deve spiegare tutto ciò all’atleta che spesso sceglie la sella su basi estetiche.
Per analizzare e valutare i punti di pressione, Prologo ha sviluppato anche il sistema My Own Pressure MapPer analizzare e valutare i punti di pressione, Prologo ha sviluppato anche il sistema My Own Pressure Map
«Altre patologie che emergono quando si sbagliano le selle, e questo vale nel professionista e ancora di più nell’amatore, sono patologie di ristagno di urina, oppure le prostatiti, piuttosto che infezioni dell’apparato genitale maschile. Il tutto senza dimenticare il ciclismo femminile, in netta espansione. Lì una sella sbagliata genera forse ancora più problemi: si va dalle infezioni alle patologie più serie dei genitali esterni femminili».
L’eccezione della crono
Sempre secondo Zaccaria un medico è più accondiscendete con selle non troppo adatte, solo quando si parla di crono. Questo perché di fatto la percentuale di uso è nettamente inferiore rispetto alla strada e anche in caso di una posizione che genera pressioni la sua durata è relativa.
«Riguardo alle selle con foro o senza non c’è un meglio o un peggio – precisa il medico – però posso dire che collaboro con dei biomeccanici i quali hanno hanno una specie di calza che viene messa sulle selle e va ed evidenziare i punti di appoggio (Prologo ha messo a punto in tal senso il sistema My Own Pressure Map, ndr). Questo metodo “a celle di carico” mostra in modo più concreto quale sia il modello più adatto. A volte può sembrare che una sella sia perfetta, poi vai a vedere il modo in cui quell’atleta pedala effettivamente su strada e noti particolari che in laboratorio erano passati inosservati. Non è infrequente, per esempio, trovare delle selle molto più rovinate su un lato che su un altro».
Fizik conosce l’importanza di una seduta comoda ed efficace quando siamo in bici, la sua nuova linea di selle Tempo Aliante lo dimostra. Tre prodotti, per altrettante esigenze tecniche e non solo: leggeri, confortevoli e pronti per andare ovunque vogliate.
Il profilo ondulato delle selle Aliante Tempo permette di massimizzare il comfortNel modello R1 la guida è 6×7, nei modelli R3 e R5, invece misura 7×9Il profilo ondulato delle selle Aliante Tempo permette di massimizzare il comfortNel modello R1 la guida è 6×7, nei modelli R3 e R5, invece misura 7×9
La nuova R1
Si tratta di una sella dedicata al ciclismo da strada endurance, il profilo ondulato massimizza il comfort. Il taglio, invece, ne migliora la stabilità, alleviando la pressione. Ma una delle caratteristiche fondamentali è la schiuma a doppia intensità. Questa crea un sostegno più solido sulle ossa ischiatiche, risulta invece maggiormente morbida sul naso, per un comfort ottimale in ogni posizione di guida.
E’ disponibile in due misure: la prima è quella con larghezza di 145 millimetri. La lunghezza della piattaforma è di 277 millimetri, mentre la misura del naso è di 75 mm. Il peso si rivela contenuto: appena 180 grammi. Il risparmio in termini di peso deriva dalla nuova guida in carbonio 7×9 millimetri.
La seconda versione presenta le stesse misure, a parte per la larghezza che passa da 145 millimetri a 155. Il peso aumenta solamente di 6 grammi.
Per tutti e tre modelli la larghezza minima è 145 millimetriLa massima, invece, è 155 millimetriLa lunghezza della sella Aliante Tempo è di 277 millimetriPer tutti e tre modelli la larghezza minima è 145 millimetriLa massima, invece, è 155 millimetriLa lunghezza della sella Aliante Tempo è di 277 millimetri
R3 ed R5
A completare la famiglia delle nuove selle Aliante Tempo ci sono i modelli R3 e R5, il primo è costruito con una calotta in nylon rinforzato e carbonio. La guida è cava e realizzata in Kium con un elevato rapporto peso-struttura. La seconda, la R5, ha il guscio in nylon rinforzato e carbonio, ma la guida è in lega con forma ad “S”.
Ogni modello Aliante Tempo ha una superficie più piatta, per consentire una distribuzione uniforme della pressione e facilitare il flusso sanguigno, dando anche una sensazione di equilibrio, particolarmente utile nelle corse o negli allenamenti di lunga durata.
Le misure dei modelli R3 e R5 sono sempre da 145 millimetri e 155. Cambia, invece il peso, nella versione più piccola il modello R3 ferma la bilancia a 220 grammi e 226 grammi. Il modello R5 pesa rispettivamente 230 e 236 grammi.
Il prezzo per il modello R1 è di 199 euro, per l’R3 è 149 euro, infine la sella R5 costa 109 euro.
Quando si sfoglia il catalogo di Selle SMP ogni modello ha una sua storia e un’anima decisa. Le caratteristiche di questa Evolution racchiudono tutto ciò che può desiderare da una sella un ciclista con bacino stretto. Infatti oltre ad un comfort, ricorrente su tutta la gamma, la leggerezza è un altro valore aggiunto che eleva questo prodotto ad un livello unico nel suo genere.
Il peso piuma non va per nulla a discapito della comodità fornita dall’imbottitura in elastomero espanso. L’Evolution è quindi pronta ad accompagnare il biker per svariate ore su strada, gravel, MTB e molto altro.
L’imbottitura ridotta al minimo non va a discapito del comfortL’imbottitura ridotta al minimo non va a discapito del comfort
Struttura perfomante
La cura del dettaglio passa per ogni sfumatura. Selle SMP per ogni componente ha fatto della qualità il suo cavallo di battaglia. A partire dai materiali del rivestimento con la pelle “pieno fiore” accuratamente selezionata. Piacevole al tatto con una superficie compatta e resistente. Per le versioni colorate invece è stata utilizzata la microfibra ad alta prestazione che garantisce alta resistenza senza rilascio di colore. Il materiale invece rivolto al comfort istantaneo è l’imbottitura in uno speciale elastomero espanso dalla notevole memoria elastica.
Per quanto riguarda la struttura di questa Evolution, solidità e leggerezza sono garantiti dagli scafi in Nylon 12 caricato con fibra di carbonio. Le esclusive geometrie sviluppate da Selle SMP non a caso sono il risultato di anni di studi sulla morfologia del ciclista. Le versioni selezionabili sono due con tubo in lega Ø 7.1 mm che fornisce grande elasticità longitudinale, elevata resistenza agli stress meccanici e alla corrosione. Oppure in fibra di carbonio unidirezionale “ad alto modulo”, ovale 7.1 x 9.0 mm che regala massima leggerezza e resistenza.
La punta è rivolta verso il basso per favorire ulteriormente lo scarico della zona centraleLa seduta è pensata per chi ha un bacino strettoLa punta è rivolta verso il basso per favorire ulteriormente lo scarico della zona centraleLa seduta è pensata per chi ha un bacino stretto
Specifiche tecniche
La Evolution è un prodotto adatto a tutti, per uomo e donna. Il suo habitat ideale non esiste, o meglio ogni terreno è perfetto per questa sella. Così come la tipologia di bicicletta, che sia muscolare o elettrica le sue caratteristiche si mantengono inalterate. L’unico dato che deve essere preso come riferimento imprescindibile è la larghezza delle ossa ischiatiche che deve essere compreso tra 9,0 e 11,0 centimetri.
L’imbottitura minima fa sì che il peso sia racchiuso in appena 260 grammi per la versione con telaio AISI 304 e di 205 grammi per quella in carbonio. Lalunghezza complessiva viene contenuta in 129 millimetri di larghezza e 266 di lunghezza. Il risultato è una sella elegante e bella da vedere. Ad avvalorare il suo stile c’è la vasta gamma di colori da abbinare al proprio abbigliamento e tonalità della bici. I colori sono infatti undici: nero, bianco, rosso, giallo, giallo fluo, verde IT, verde, azzurro, blu, lady nero, lady bianco. Il prezzo parte da 209 euro per la versione AISI 304, mentre per quella in carbonio il prezzo parte da 319 euro.
Uno degli interventi tecnici più delicati che si verifica d’inverno è il cambio della sella. E chi va in bici, anche solo in modo amatoriale, sa bene quanto sia importante questo componente, figuriamoci se si è un professionista.
Vuoi perché ci sono nuovi sponsor tecnici, vuoi perché ci sono nuovi modelli ma in qualche modo i corridori sono chiamati a scegliere la sella, anche solo per confermare la loro scelta. Ma su che basi avviene questa scelta? Comanda il comfort? La biomeccanica? Oppure i corridori guardano al peso? Vogliono una sella sulla quale si è “fissi” o una sella sulla quale si può fare un movimento antero-posteriore?
Per rispondere a tali domande abbiamo coinvolto tre atleti con tre diverse caratteristiche. Un passista, Salvatore Puccio. Un velocista, Filippo Fiorelli. Uno scalatore, Alessandro Verre.
Salvatore Puccio in azione. Dopo averla provata è subito diventato un sostenitore della sella 3DLa Fizik Antares Versus del corridore della Ineos-Grenadiers pesa 183 grammiSalvatore Puccio in azione. Dopo averla provata è subito diventato un sostenitore della sella 3DLa Fizik Antares Versus del corridore della Ineos-Grenadiers pesa 183 grammi
Puccio e la sua Fizik
Partiamo dal corridore della Ineos-Grenadiers. Puccio è un passista longilineo, che da anni utilizza la stessa bici e lo stesso brand per la sella. Eppure anche lui qualche tempo fa ha cambiato la sua Fizik.
«Per tanti anni – dice Puccio – ho utilizzato la Fizik Airone (sella sulla quale ci si poteva muovere avanti-indietro per antonomasia, ndr), poi due stagioni fa ho cambiato posizione. A quel punto sentivo che non era più ideale. Ma non c’erano problemi con la sella di per sé. Non c’erano i classici “foruncoli” al soprassella o cose simili.
«In quel momento stavano arrivando le selle 3D e così a fine anno, nell’off-season, ho voluto testarne una. Mi sono fatto preparare dai meccanici un reggisella con una di queste selle ed ho iniziato a pedalarci. Mi sono trovato subito benissimo. E il comfort è la prima cosa che guardo, non il peso. Se sbagli sella poi rischi di portarti dietro dei problemi per tutto l’anno e per cosa? Per pochissimi grammi, che poi nel mio caso la Antares è anche molto leggera».
Puccio racconta di un comfort migliore, diverso, che consente di stare comodi anche variando la posizione e le intensità dello sforzo.
«Con questi nuovi materiali puoi stare più in punta, ed è un po’ più dura, o più indietro, ed è un po’ più morbida e pertanto la sella si adatta allo sforzo che stai facendo. Fare 4 ore e 3.000 metri di dislivello in allenamento con le mani sulle leve e un certo sforzo è sicuramente diverso che fare 150 chilometri a tutta in pianura al Tour con le mani basse.
«La cosa bella è che con questo materiale la sella non cede mai. E te ne rendi conto soprattutto quando passi dalla bici di allenamento a quella da corsa. A volte sembravano diverse, ma di fatto è quel millimetro della sella che non cede più».
Fiorelli punta tutto sul comfort per arrivare al meglio alla volataLa Selle SMP VT20C di Filippo Fiorelli (peso 205 grammi)La prima vittoria al Trofej Porec in Corazia per FiorelliLa Selle SMP VT20C di Filippo Fiorelli (peso 205 grammi)
Fiorelli e la sua Selle SMP
Filippo Fiorelli invece la sella l’ha cambiata proprio in questo inverno. Anche il corridore della Green Project-Bardiani non aveva nessun problema con la sua precedente sella, ma Selle SMP aveva presentato un nuovo modello e lui lo ha voluto provare.
«Noi – dice Fiorelli – che abbiamo Selle SMP possiamo scegliere fra tantissime selle, una qualsiasi di quelle che ci sono in gamma. Io ho sempre usato la F20C, ma questo inverno ho voluto provare la nuova VT 20C. Mi sembrava fosse più confortevole, così l’ho provata e in effettil’ho trovata subito molto più comoda.
«L’ho montata quando ho ricominciato ad andare in bici a novembre, in questo modo almeno avrei avuto il tempo di abituarmi».
Fiorelli anche parla di comfort. E anche lui chiama in causa la biomeccanica.
«La VT20C si adatta molto bene alle caratteristiche del mio bacino e delle mie ossa ischiatiche. Ho preferito questo modello senza guardare né peso, né altro: solo comodità».
Nonostante il cambio di bici, Verre è potuto restare fedele alla sua sellaLa Selle Italia Flite di Verre (173 grammi)Nonostante il cambio di bici, Verre è potuto restare fedele alla sua sellaLa Selle Italia Flite di Verre (173 grammi)
La Selle Italia di Verre
E da un velocista passiamo ad uno scalatore, Alessandro Verre. Il corridore della Arkea-Samsic va nel segno della continuità… nonostante il cambio di bici (da Canyon a Bianchi), il lucano è rimasto fedele alla Selle Italia Flite.
«Di solito – spiega Verre – ci viene presentata una rosa di selle dai meccanici e dall’azienda. Ad esempio, nell’ultimo ritiro fatto a dicembre i ragazzi di Selle Italia sono venuti a proporci la nuova SLR 3D. Io però alla fine ho scelto la Flite in quanto più morbida e più comoda. Questa sella la utilizzavo già lo scorso anno e in qualche modo ci ero più abituato. Ho provato anche l’altra ma con questa mi sentivo più a mio agio. Credo che la SLR 3D si addica più a chi già utilizza la SLR normale, visto che hanno una forma simile».
E comfort è la parola d’ordine anche per Verre.
«Cerco di guardare il comfort, ma anche la mia struttura fisica. Credo che limare il peso su una sella non sia così importante come farlo per altri componenti delle bici. E poi basta pensare che una borraccia piena sono circa 500 grammi…
«Io sono stato fortunato a trovare immediatamente il giusto feeling con la sella. Quando sei a tutta non pensi alla posizione, ma a dare il massimo e con la Flite mi sono trovato bene in tutte le situazioni».
Salvatore Puccio sta correndo il Giro di Germania. Con lui parliamo del momento della Ineos. Delle voci su Evenepoel. E del correre in condizioni al limite
Selle Italia ha rinnovato in modo importante la propria immagine sul web. Il sito internet ufficiale del brand veneto, storico costruttore di selle, si è rifatto il look. Ora si presenta con una nuova piattaforma online molto ricca di contenuti e di approfondimenti sia sulla storia centenaria del marchio quanto sui modelli in offerta. Selle Italiada sempre è in grado di accontentare tutte le specialità del ciclismo: dalla corsa alla Mtb, passando per gravel, cross, triathlon e urban.
Tra le diverse funzionalità che sono state aggiornate, merita di essere posta in evidenza la parte e-commerce, fruibile per Europa e Stati Uniti. Selle Italia sarà in grado di mettere a disposizione degli appassionati di ciclismo e triathlon una panoramica completa della propria offerta.
Quello appena concluso con il “go live” del nuovo sito è un percorso iniziato alcuni mesi fa. Un progetto di remake e di rinnovamento dell’immagine sul canale digital a totale supporto della strategia aziendale di Selle Italia, una strategia appunto che vede nel potenziamento delle attività online il focus su cui puntare per i prossimi anni.
Questo è il design del nuovo sito, molto più fruibile ed accattivanteQuesto è il design del nuovo sito, molto più fruibile ed accattivante
Accessibile e completo
La nuova piattaforma web è caratterizzata da una veste grafica molto elegante che punta sia sulla completezza delle informazioni a disposizione quanto sulla facilità nella ricerca. Per realizzare questo nuovo sito si è lavorato molto sulla sua “usability“, ovvero sull’accessibilità e sulla facilità di utilizzo a beneficio dell’utente finale, adottando soluzioni tecniche di ultimissima generazione. L’interfaccia è poi stata progettata in modo tale da poter essere intuitiva ed immediata, presentando un menu di facile consultazione.
Nell’ottica di offrire al cliente un servizio davvero a 360 gradi, il nuovo sito Selle Italia presenta una sezione dedicata allo “store locator” attraverso la quale è adesso possibile visualizzare la mappa dei negozi presenti in tutto il mondo, cercare un singolo store oppure vedere, inserendo la città di interesse, l’elenco dei punti vendita nei quali trovare i prodotti di maggiore interesse.
Il quartier generale Selle Italia di AsoloIl quartier generale Selle Italia di Asolo
Parlando invece dell’e-commerce, il nuovo spazio commerciale digitale Selle Italia presente sul sito fa della ricchezza dei contenuti e del supporto agli utenti i propri punti di forza. I prodotti sono suddivisi a seconda della categoria di utilizzo (corsa, fuori strada, gravel, triathlon, urban e commuting) e ciascuna scheda di ogni singola referenza presenta una descrizione tecnica molto accurata oltre ad una carrellata di immagini della sella scattate da qualsiasi angolazione.