Bertolini Illnau 2021

Guerciotti rilancia, con Bertolini e altri botti…

02.10.2021
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La Selle Italia Guerciotti è da molti anni un riferimento assoluto nel ciclocross italiano e con l’approssimarsi della stagione il team si è dato una tinteggiata di fresco, per continuare a raccogliere successi in Italia ma anche per provare a scalare posizioni nelle gerarchie internazionali. Proprio da questo presupposto parte il ritorno dopo due anni del campione d’Italia Gioele Bertolini e già dalle prime premesse, con il terzo posto nella prima uscita in Svizzera a 1’20” dal vincitore elvetico Kevin Kuhn e a 1’05” dall’altro svizzero Timon Ruegg (nella foto di apertura), si capisce che la strada è tracciata.

«Con Gioele abbiamo impostato un lavoro teso a farlo tornare quello che era giunto nella Top 10 assoluta dei Mondiali – afferma il responsabile tecnico Alessandro Guerciotti – è rientrato nel gruppo come se non ne fosse mai uscito. Diciamo che riprendiamo da dove avevamo lasciato con un nuovo entusiasmo».

Bertolini viene da due stagioni difficili, nelle quali la preparazione invernale non era mai andata nel dovuto modo…

Il nostro obiettivo è dosarlo nella maniera giusta per farlo crescere gradatamente. Il meglio dovrà venire all’inizio del 2022, con gli Italiani come primo obiettivo verso un Mondiale dove tornare ai suoi livelli di un tempo. Noi siamo fiduciosi, il suo finale di stagione in Mtb era stato buono e deve continuare su quella strada senza stress.

Bertolini Dorigoni 2021
Bertolini e Dorigoni, grandi rivali ora affiliati nella stessa squadra: quali equilibri nasceranno?
Bertolini Dorigoni 2021
Bertolini e Dorigoni, grandi rivali ora affiliati nella stessa squadra: quali equilibri nasceranno?
La squadra però non è incentrata su Bertolini…

No, abbiamo un team decisamente compatto. Con Gioele ci sarà Dorigoni, abbiamo nello stesso team i migliori due elite italiani e pensiamo che la concorrenza interna non possa fargli che bene. Viene dalla sua prima stagione nelle Marathon di Mtb, ora deve tradurre queste rinnovate doti di resistenza nel ciclocross che ha una durata decisamente diversa e quindi bisogna verificare anche come recuperare la sua innata esplosività.

In campo femminile che cosa vi aspettate dalla Realini?

Gaia viene da una straordinaria stagione su strada, ma quest’anno per lei cambierà molto: innanzitutto non avrà più al suo fianco la Baroni, quindi cambieranno le logiche di squadra, visto che nella passata stagione accadeva che l’una o l’altra dovevano correre di conserva quando la compagna era in fuga. Ora sarà libera di fare la sua corsa.

Realini Illnau 2021
Gaia Realini impegnata a Illnau, dove ha chiuso seconda a 2″ dalla francese Clauzel
Realini Illnau 2021
Gaia Realini impegnata a Illnau, dove ha chiuso seconda a 2″ dalla francese Clauzel
I risultati conseguiti su strada pongono su di lei molte aspettative…

Noi confidiamo che i risultati conseguiti le diano quell’energia mentale in più, quella consapevolezza utili per continuare a migliorare. Io dico la verità: sono convinto che Gaia possa arrivare a risultati anche superiori alla Baroni, a condizione però che possa migliorare nella tattica di corsa dove è ancora un po’ carente, ma con Di Tano stanno lavorando anche su questo.

Ci sono altri acquisti?

Abbiamo portato con noi Samuele Leone, pronto ad affrontare il suo penultimo anno fra gli Under 23, lo abbiamo seguito a lungo e con attenzione e crediamo che possa avere grandi margini di miglioramento tanto da diventare il riferimento della categoria, ancor più considerando che Fontana è al suo ultimo anno prima del passaggio di categoria. Senza dimenticare che sempre fra gli U23 abbiamo Agostinacchio e Fede, entrambi nel giro azzurro. Poi c’è Eros Cancedda, che può sorprendere fra gli junior e Federica Venturelli, ma qui parliamo di un fenomeno assoluto…

Cancedda 2021
Eros Cancedda è uno dei giovani più promettenti, vincitore lo scorso anno a Jesolo al Giro d’Italia ciclocross
Cancedda 2021
Eros Cancedda è uno dei giovani più promettenti, vincitore lo scorso anno a Jesolo al Giro d’Italia ciclocross
Dicci di più…

Sono rimasto strabiliato vedendo i risultati di questa ragazza fra le allieve, vince in ogni disciplina, qualcosa che in Italia è inusuale. Io sono convinto che anche nel ciclocross, pur al suo primo anno, possa davvero sorprendere tutti.

Un team che quindi può davvero realizzare l’enplein in ogni prova italiana, Tricolori in testa…

Serve sempre tanta fortuna per ottenere simili giornate, è chiaro che vogliamo emergere dappertutto e ne abbiamo la possibilità, in alcune categorie partiremo favoriti, in altre come importanti outsider, ma ce la giocheremo in ogni singola corsa.

Guerciotti 2021
Alessandro Guerciotti, a sinistra, con Dorigoni e suo padre Paolo, creatore di un team storico
Alessandro Guerciotti, a sinistra, con Dorigoni e suo padre Paolo, creatore di un team storico
Pur avendo un roster abbastanza lungo e che copre ogni categoria, è chiaro però che la nuova distribuzione delle gare internazionali mette un po’ in difficoltà, soprattutto con la Coppa del Mondo versione “extralarge”…

Quello del ciclocross sta diventando un calendario sempre più simile alla strada, con prove World Tour e altre gare. Qui avremo di regola Coppa del Mondo alla domenica anticipata dal Superprestige al sabato, quindi impegnando tutti i weekend. Le gare internazionali servono soprattutto per acquisire esperienza: noi abbiamo intenzione di frequentare il circuito di Coppa il più possibile con Bertolini, Dorigoni e Realini che è quella che ne ha più bisogno per crescere. Non avendo ambizioni di classifica, è chiaro che in caso di alcune gare alle quali teniamo particolarmente (innanzitutto le tre internazionali, ossia il nostro Trofeo Mamma e Papà Guerciotti, Faé di Oderzo e Brugherio) privilegeremo il calendario italiano.

Obiettivamente, gestire un team simile, il più vicino a uno status professionistico, quanto impegna?

Moltissimo, prima, ai tempi di mio padre, era quasi tutto delegato al corridore. Oggi devi avere uno staff completo a sua disposizione, prevedendo anche una base in Belgio con camper e staff del posto. Il dispendio è enorme, a ben guardare le differenze con un team World Tour non sono poi così tante. Salvo il budget, naturalmente…

Baroni 2021

Nuovo team per la Baroni, che approda alla Ktm

11.09.2021
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Il piccolo giallo che ha attraversato le ultime calde settimane di fine estate, con protagonista Francesca Baroni, è giunto alle sue pagine finali. La stella del ciclocross italiano, positiva su strada ma sfortunata per il grave incidente in allenamento, ha trovato un nuovo approdo invernale. Risolto il contratto con Guerciotti, non senza qualche spina da entrambe le parti, Francesca approda alla KTM Alchemist powered by Brenta Brakes.

E’ lo stesso team manager Simone Samparisi a dare la notizia, pochissime ore dopo aver depositato il contratto. «Per noi è un vero piacere essere riusciti a trovare un accordo – racconta l’ex biker – Nella trattativa, al di là del lato economico ha guardato a un aspetto che ci intriga molto: la voglia di migliorare e crescere».

Nell’agosto del 2016, con il suo monociclo: se ci sono ruote in giro, c’è anche Francesca Baroni…
Nell’agosto del 2016, con il suo monociclo: se ci sono ruote in giro, c’è anche Francesca Baroni…
Com’è nato l’aggancio con la Baroni?

Non ci siamo mossi finché un rivenditore Ktm della sua zona ci ha messi in contatto sapendo che stava cercando una squadra e da lì abbiamo iniziato a parlare. Noi siamo un team che agisce tutto l’anno, dividendosi fra ciclocross e Mtb. Con la Baroni abbiamo la possibilità di sviluppare un progetto per portarla ai vertici internazionali.

Voi siete un team che lavora in toto nell’offroad, ma Francesca ormai è divisa fra ciclocross e strada. Per voi questo è un problema?

No, abbiamo altri atleti che gareggiano nelle due specialità, lo stesso Nicolas Samparisi ha fatto anche attività su strada con la D’Amico e l’austriaca Heigl, che resta nel nostro gruppo, durante la stagione normale è una delle più importanti atlete austriache. Non avremo problemi da questo punto di vista, chiaramente dovremo lavorare in sinergia con il suo team su strada.

La prima stagione su strada della Baroni è stata positiva, purtroppo in gran parte segnata dall’incidente in allenamento
La prima stagione su strada della Baroni è stata positiva, purtroppo in gran parte segnata dall’incidente in allenamento
Proprio questo è un punto importante: fra il vostro team e la Isolmant si dovrà trovare un punto d’incontro per il bene dell’atleta, permetterle di emergere su entrambi i fronti ma anche di riposare…

Dovremo parlarne, ma questo è un dogma irrinunciabile, niente viene prima della salute dell’atleta. Noi siamo pronti a collaborare e siamo sicuri che troveremo dall’altra parte disponibilità. Anche se in passato abbiamo trovato squadre che spremevano i propri atleti su strada al punto che, noi che li avevamo a disposizione per 5 mesi, dovevamo rinunciare al primo per farli riposare e riprendere. Non sarà questo il caso, ne siamo certi, ma non tradiremo i nostri 3 punti base, ossia noi dobbiamo dare all’atleta tranquillità economica (la garanzia di ricevere puntualmente i rimborsi spese), tranquillità mentale (al ciclista chiediamo impegno, non risultato a ogni costo) e tranquillità tecnica, garantendo sempre materiale di prima qualità.

Storicamente il vostro team viaggia molto, sobbarcandosi trasferte onerose anche economicamente per gareggiare nei principali appuntamenti, sarà ancora così?

Certamente, noi crediamo molto nell’attività estera perché permette di crescere nella cultura ciclocrossistica. Ogni Paese ha gare diverse dall’altro: in Svizzera trovi percorsi con ampio dislivello, in Olanda tracciati sabbiosi e così via. Devi abituarti a saperti adattare a qualsiasi tracciato, cambiare tipo di guida e settaggio della bici, solo così si può migliorare davvero.

Samparisi 2021
Simone Samparisi, team manager della KTM Alchemist, è pronto a collaborare con la Isolmant, nell’interesse dell’atleta
Samparisi 2021
Simone Samparisi, team manager della KTM Alchemist, è pronto a collaborare con la Isolmant, nell’interesse dell’atleta
Che calendario avete intenzione di impostare?

Seguiremo sicuramente la Coppa del Mondo, ma non nella sua interezza perché affrontare 17 prove è davvero una follia. Ciò non significa che nei weekend senza Coppa staremo fermi, faremo altre gare internazionali, anche nel nostro Paese, valutando di volta in volta le caratteristiche del percorso e della gara per effettuare la scelta. Il nostro proposito è vedere i nostri ragazzi crescere, l’ingresso della Baroni darà sicuramente quello stimolo in più per farlo.

Di Tano 2021

In vista del ciclocross, Di Tano sorprende tutti

08.08.2021
4 min
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La chiacchierata con il responsabile del Team Guerciotti Selle Italia Vito Di Tano per parlare della stagione dei due gioielli azzurri fra ciclocross e strada si apre con una notizia: Gaia Realini e Francesca Baroni divideranno le loro strade, almeno nel ciclocross. L’ex campione del mondo pugliese non dice di più, per rispetto nei confronti della Baroni con la quale ci sono state opinioni diverse che hanno portato a questa scelta. Certamente si tratta di un fatto inaspettato, soprattutto in una stagione che per la lucchese è diventata difficile per colpa del famoso incidente in allenamento.

Fari puntati quindi su Gaia. Se sul futuro della Baroni non ha più notizie dirette, sull’abruzzese Di Tano ha già la certezza assoluta che sarà ancora diviso fra strada e ciclocross: «Dopo il ritiro di Livigno effettuerà la seconda parte di stagione puntando a una maglia azzurra per gli europei. Poi vedremo come approcciarla al ciclocross tenendo presente la necessità del riposo. Far coesistere le due specialità è possibile e necessario, ma servono comunanza d’intenti da parte dei rispettivi team ed equilibrio nella gestione del ragazzi».

Baroni Di Tano 2021
La Baroni e Di Tano, un binomio che si è scisso a sorpresa: che farà ora la toscana?
Baroni Di Tano 2021
La Baroni e Di Tano, un binomio che si è scisso a sorpresa: che farà ora la toscana?

La sinergia con Fidanza

Di Tano ammette di avere in Fidanza un valido contraltare: «Ciò permette a chi corre in due discipline di avere i giusti tempi di riposo. Non sono ragazzi da spremere a tutti i costi per un risultato, trovare il giusto equilibrio è un vantaggio per tutti».

Il pugliese però va oltre e pensa già a futuri obiettivi per la Realini sui prati: «Stiamo studiando ogni particolare per permettere a Gaia di andare negli Usa, in Coppa del Mondo, perché lì si disputeranno i Mondiali e vedere in anteprima percorso e logistica è fondamentale».

La piccola Realini è stata finora protagonista di una grande stagione su strada: qui dopo l’arrivo a Matajur del Giro
La piccola Realini è stata finora protagonista di una grande stagione su strada: qui dopo l’arrivo a Matajur del Giro

Gli Usa pensando al mondiale

Pontoni ce lo aveva anticipato, senza però specificare nomi: «Gaia ci dovrebbe essere – ribadisce Di Tano – sarebbe importante per lei e per noi, per capire dove può arrivare».

Di Gaia abbiamo già avuto modo di parlare quest’estate, i suoi risultati su strada l’hanno di nuovo posta al centro dell’attenzione, risultati che hanno sorpreso Di Tano solo relativamente: «Ci siamo visti prima dei campionati italiani, le ho fatto fare un po’ di dietro motori e mi sono accorto che stava davvero bene, andava forte in salita, molto forte. Sicuramente deve migliorare nell’aspetto tattico e nella visione di gara, ha la tendenza a restare di lato e in fondo, deve imparare a muoversi in gruppo con più scioltezza, ma è giovanissima, non conosciamo ancora i suoi limiti».

GIC Ferentino
Gaia Realini e Francesca Baroni all’ultimo Giro d’Italia di ciclocross: la sfida si ripeterà nel prossimo inverno?
GIC Ferentino
Gaia Realini e Francesca Baroni all’ultimo Giro d’Italia di ciclocross: la sfida si ripeterà nel prossimo inverno?

Tanto da imparare

Questi progressi su strada si tradurranno anche nel ciclocross? «Sicuramente la strada ti dà un buon fondo, ormai non solo le imprese dei “tre tenori” dicono che per andar forte nel ciclocross serve di più la strada e viceversa, piuttosto che la Mtb. Chi fa attività invernale, su strada è avvantaggiato. Gaia è ancora U23, non dimentichiamolo: quando passerà di categoria dovrà fare una scelta, privilegiare magari la strada ma l’attività di ciclocross sarà un serbatoio di energie al quale attingere. Guardate Rachele Barbieri che cosa ha fatto dopo essere tornata all’attività sui prati…».

Quanti margini ci sono per l’abruzzese nel ciclocross? «Tanti – sentenzia Di Tano – ha ancora molto da imparare soprattutto nella gestione tattica delle gare, nello studio delle avversarie e del percorso. Mi aveva già stupito molto per quel che aveva fatto nell’inverno scorso, ma credo che dopo le meraviglie mostrate su strada potrà fare un altro salto di qualità. Ce lo auguriamo tutti».

Francesca Baroni, campionato italiano open 2020, Schio

Francesca: poche parole, tanta sostanza

17.11.2020
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Francesca Baroni vive in Toscana ed è la campionessa italiana di ciclocross. Ha vinto tre tappe nel Giro d’Italia Ciclocross e ai campionati europei di s’Hertogenbosch corso fra le under 23 ha centrato il settimo posto. Migliore della azzurre. La sua storia in bicicletta ha un… colpevole, che si chiama Ivan Basso. Era il 2006, infatti, quando il varesino in maglia Csc conquistò quella rosa. E Francesca che lo aveva seguito come tanti in televisione, corse dai suoi genitori disegnando di slancio il suo futuro: voglio correre anche io in bicicletta. Come sia stato che da voler essere come Ivan Basso, Francesca sia una delle promesse più forti del ciclocross italiano è quello che cercheremo di scoprire assieme a lei. Dopo aver raccontato di Gaia Realini e Sara Casasola.

Francesca Baroni, campionato italiano juniores 2016, Monte Prat
Nel 2016 a Monte Prat, vince il primo dei due tricolori juniores
Francesca Baroni, campionato italiano juniores 2016, Monte Prat
Nel 2016 a Monte Prat, primo tricolore juniores
Il risultato degli europei ti ha sorpreso oppure sapevi di avere una grande condizione?

Va preso per quello che è stato. Non conoscevo la mia condizione rispetto alle straniere, visto che purtroppo quest’anno non ho ancora partecipato a competizioni internazionali. Sicuramente il livello delle olandesi è molto alto, superiore al nostro.

Come hai vissuto la stagione del Covid? Brutto restare tanto in casa?

Tranquillamente, d’altra parte in questo momento dobbiamo adeguarci, non ci sono alternative. Non ho problemi a restare in casa, mi trovo sempre qualcosa da fare.

Ricordi il giorno della prima uscita dopo il lockdown? Quali sensazioni ti ha dato?

Certo che lo ricordo, ho fatto una lunga uscita in bici, era la cosa che più mi mancava. Sono andata intorno al lago di Massaciuccoli, poi ho fatto il Balbano e la salita di Bargecchia-Corsanico. Un giro tutto nel mio comune di Massarosa. Ero da sola e l’emozione più grande è stata risentire di nuovo il vento in faccia.

Perché a un certo punto Francesca Baroni si dedica al ciclocross?

L’ho conosciuto a Lucca molti anni fa. Si correva una tappa del Giro d’Italia, ho provato e me ne sono subito “innamorata”.

Ci racconti perché Ivan Basso è stato per te un’ispirazione?

Grazie a lui ho conosciuto il mondo del ciclismo. E’ sempre stato disponibile con me e per questo lo ringrazierò a vita, anche se adesso purtroppo è un po’ che non ci vediamo o sentiamo.

Quanto tempo è passato dal vederlo correre ad avere la prima bici?

Il Giro d’Italia era di maggio e ho detto ai miei che volevo fare ciclismo anche io come lui. Inizialmente mi hanno detto che non era proprio uno sport tanto femminile. Ma alla fine, dopo due mesi, quindi a luglio, ero già in bici. E combinazione, il primo giorno di allenamento ho conosciuto di persona Ivan. Proprio la stessa sera i miei mi hanno portato all’hotel dove alloggiava per qualche giorno di vacanza, che emozione!!!

Che cosa rende la bicicletta un… luogo speciale?

La bici è diventata una parte di me, in questo momento non riesco ad immaginarmi senza di “lei”.

Che cosa rende il ciclismo uno sport speciale?

Credo che ogni sport sia speciale per chi lo pratica, a me ha insegnato disciplina e lealtà. Ma la cosa più importante penso sia restare sempre umili…

La strada è un ripiego per i mesi in cui non c’è il cross, oppure è ugualmente una passione?

Anche la strada è una grande passione. Per il momento non sono ancora riuscita ad ottenere le soddisfazioni che mi ha dato il cross, ma io ce la metterò sempre tutta. C’è tempo… almeno spero!

Nel 2021 sarai ancora con la Servetto?

No! Correrò per un altro Team Uci italiano, devono ancora uscire le presentazioni… Hanno creduto in me e cercherò di ripagarli con il massimo impegno come sempre faccio!

Quale allenamento proprio non ti va giù?

Tutti gli allenamenti vanno bene, cerco sempre di affrontarli al massimo delle mie capacità. Sicuramente alcuni sono più faticosi, ma penso al fatto che possono servire per farmi migliorare e così… avanti. Mai mollare fino alla fine!

C’è una strada da fare in bici che ti piace più di altre?

Per mia fortuna dove vivo, a Massarosa in provincia di Lucca, per uscire in bici ci sono molte strade belle, più o meno vicine. Il paesaggio è molto vario, ma alla fine mi trovo sempre sulle stesse, ormai ne conosco ogni buca…

Francesca Baroni, campionato europeo U23 2020, s'Hertogenbosch
Ai campionati europei 2020, per lei settimo posto e migliore delle nostre
Francesca Baroni, campionato europeo U23 2020, s'Hertogenbosch
Europei 2020, Francesca settima e miglior azzurra
Chi è per te Vito Di Tano? Conoscevi la sua storia sportiva?

Vito Di Tano è il mio diesse! Lo considero una persona molto importante, un riferimento, una certezza. Ho conosciuto la sua storia dal momento che ho iniziato a praticare il ciclocross e poi… per combinazione” sono riuscita a conoscerlo anche di persona. Che fortuna…

Qual è il consiglio più bello che ti ha dato?

Mi dice sempre di stare tranquilla, anche nei momenti più difficili. E io cerco sempre di seguire il suo consiglio anche se a volte non è proprio facile.

Abbiamo letto che parli senza problemi del non udire ed è un segno di grande maturità. A livello tecnico questo ti ha mai creato problemi, anche nello scegliere le traiettorie o nel percepire l’arrivo di un’avversaria alle spalle?

Corro in bici dall’età di 6 anni, per me ormai è tutto “normale”. Nel ciclocross ho bisogno del via manuale alla partenza e a volte questo mi crea qualche problemino, perché spesso non è simultaneo con il fischio del giudice. Ma è così e mi devo arrangiare in qualche modo… mi ci sono abituata! Piuttosto…

Cosa?

Purtoppo in questo momento Covid ho difficoltà con l’uso delle mascherine protettive, visto che uso la lettura labiale e a volte non proprio tutti lo comprendono.

Ti sei mai sentita discriminata in gruppo?

Fino ad adesso non ho mai avuto problemi, ho trovato quasi sempre colleghe disponibili.

I genitori Baroni vivono con apprensione il ciclismo oppure sono al tuo fianco?

I miei sono al mio fianco da sempre, dalle prime pedalate. Mi seguono sia alle gare che negli allenamenti, è molto importante per me averli sempre accanto. Vedo però che la cosa vale anche per molti miei colleghi. Anche i più importanti professionisti spesso hanno i genitori vicini, un motivo ci sarà…

Quale messaggio darebbe Francesca Baroni a una ragazzina di 13 anni che volesse avvicinarsi al ciclismo?

Le uniche cose che mi sento di poter consigliare sono di affrontare la bici con la massima serietà e dedizione. Le cose quando si fanno vanno fatte bene, altrimenti meglio lasciar perdere. Poi di cercare di restare sempre umili, c’è sempre da crescere e migliorare. Non si arriva mai… e come sempre io ripeto “mai mollare fino alla fine”. Questo è il mio motto!

Alessandro Guerciotti, Francesca Baroni, Paolo Guerciotti, Vito Di Tano

«Jacob è forte, ma deve essere più furbo»

17.11.2020
3 min
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Un gruppo di ragazzi con una maglia tricolore a fare da guida e un campione del mondo come insegnante: la Selle Italia Guerciotti Elite ha costruito intorno al suo leader Jakob Dorigoni e al suo prestigioso tecnico Vito Di Tano un gruppo vincente, ancorché ristretto.

«Preferiamo lavorare con 6, massimo 8 corridori, ognuno con il suo preparatore – spiega Di Tano – questo significa che alle gare si muove una carovana di almeno 20 persone. E’ un impegno oneroso, ma significa anche che ogni atleta è seguito al meglio, per questo non vogliamo allargare i numeri».

Vito Di Tano, Fabio Ursi, Scorzé 2005
Scorzé 2005, Vito Di Tano passa la bici di scorta a Fabio Ursi
Vito Di Tano, Fabio Ursi, Scorzé 2005
Scorzé 2005, passa la bici a Ursi
Rispetto ai suoi tempi, ci si allena di più?

Molto di più. Io dedicavo all’allenamento quel paio d’ore che il lavoro mi concedeva. Ora ogni ragazzo dedica gran parte della giornata alla preparazione, seguendo le tabelle previste, alternando bici a corsa a piedi e palestra. Perché il ciclocross è uno sport completo, che allena tutto il fisico. Nel gruppo Dorigoni è un po’ il riferimento di tutti. Con i suoi 23 anni è il più grande, ma in verità è ancora un ragazzino, che in gara deve tirare fuori un po’ di furbizia in più.

Tecnicamente Jakob che ciclocrossista è?

Un corridore completo, senza grandi picchi ma che non ha neanche talloni d’Achille, quindi può emergere su qualsiasi terreno e con qualsiasi condizione di tempo. Si difende sempre bene.

Jakob Dorigoni, Giro d'Italia Ciclocross 2020
Jakob Dorigoni in maglia di leader durante il Giro d’Italia Ciclocross
Jakob Dorigoni, Giro d'Italia Ciclocross 2020
Jakob Dorigoni al Giro d’Italia Ciclocross
Nel suo gruppo ci sono anche due ragazze, Baroni e Realini: è diverso allenare uomini e donne?

Sì, ma è anche una grande esperienza. Io posso dire che da Francesca Baroni ho imparato tantissimo (i due sono assieme a Paolo e Alessandro Guerciotti nella foto di apertura, ndr). La sua sordità l’ha portata ad avere una caparbietà e una capacità di reagire che per me sono un esempio, anche se ho oltre 30 anni più di lei. Con lei c’è Gaia Realini, che abbiamo preso quest’anno. E’ alla seconda stagione fra le under 23 e può crescere ancora tanto, ma senza fretta. Non amo quei tecnici che urlano continuamente ai propri ragazzi quando sono in gara. Non serve spronarli sempre, bastano le parole giuste, spesso anche uno sguardo per far loro capire.

E tornando alle differenze?

Il ciclocross è lo stesso, cambia però la potenza che le ragazze hanno a disposizione. E’ chiaro che su percorsi più mossi, con molti strappi hanno qualche difficoltà in più. Quel che unisce i ragazzi è la passione con cui vivono questo sport e lo si vede nelle giornate peggiori, con freddo e pioggia. Io stesso mi chiedo a volte chi glielo fa fare… Se devo dire, le ragazze hanno una maggiore determinazione, ma sono anche un po’… birichine. Bisogna sempre stare attenti a come prenderle.

Ai suoi tempi, pugliese trapiantato al Nord, era una mosca bianca: aumenteranno i ciclocrossisti provenienti dal Sud Italia?

Stanno già aumentando, anche nella mia Puglia dove siamo sempre stati all’avanguardia nell’organizzazione e nell’attività. Carrer è solo l’ultimo esempio. Il ciclocross ora è uno sport veramente nazionale e questo contribuirà al suo ulteriore rilancio.

Vito Di Tano 1979 (foto Carlo Carugo)

Vito Di Tano, maestro di cross

17.11.2020
2 min
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Il rilancio del ciclocross italiano sta passando attraverso l’insegnamento dei campioni italiani del passato, uno dei quali è Vito Di Tano (in apertura nella foto del 1979 di Carlo Carugo).

Il pugliese sta trasmettendo il suo grande sapere a un gruppo di giovani della Guerciotti Selle Italia. Non è un caso se tra questi ci siano il campione tricolore Jacob Dorigoni e le due prime donne della categoria under 23, Francesca Baroni e Gaia Realini. Di Tano d’altronde è un’istituzione del ciclocross italiano: nato a Monopoli nel settembre del 1954, da giovane si trasferì al Nord per motivi di lavoro, portando naturalmente con sé le sue bici.

«Avevo vinto un concorso alle Ferrovie – dice – ma il posto era in Lombardia. Al tempo correvo soprattutto su strada, ma con il lavoro non avevo più molto tempo per allenarmi. Così decisi di passare al ciclocross, d’altro canto in Puglia avevo vinto tutte le gare in questa disciplina e mai decisione fu più indovinata».

Due mondiali

Nel 1979 esordì ai mondiali di Saccolongo, vincendo fra i dilettanti. L’anno successivo vinse il primo dei suoi 6 titoli nazionali, mentre ai mondiali finiva quasi sempre fra i primi 10. Fino al 1986, quando a Lembeek (Belgio) centrò il bis iridato ancora fra i dilettanti.

Davide Martinelli, Vito Di Tano, Gioele Bertolini, Daniele Pontoni, Paolo Guerciotti, Jakob Dorigoni, Alessandro Guerciotti, GP Guerciotti 2019
Martinelli, Di Tano, Bertolini, Pontoni, Paolo Guerciotti, Dorigoni, Alessandro Guerciotti
Davide Martinelli, Vito Di Tano, Gioele Bertolini, Daniele Pontoni, Paolo Guerciotti, Jakob Dorigoni, Alessandro Guerciotti, GP Guerciotti 2019
Foto di gruppo, da Martinelli a Pontoni, Dorigoni e i Guerciotti nel 2019

«Ai miei tempi – dice – la Nazione di riferimento era la Svizzera, perché lì le gare richiamavano oltre 20 mila persone. Poi pian piano l’attenzione della gente si è spostata verso Belgio e Olanda, dove hanno capito quanto spettacolo possa regalare il ciclocross. Così ora le migliaia di spettatori le richiamano lì, mentre in Svizzera si dedicano più alla Mtb. Da noi il problema è sempre stato il fatto che gli sponsor non capiscono la visibilità che il ciclocross sa dare, se sufficientemente seguito dalla Tv. Le grandi manifestazioni dimostrano quanto sia visibile e divertente da vedere. Non è paragonabile alla visibilità su strada, dove la gran massa di corridori, squadre, eventi rende ogni immagine meno d’impatto».

Altri tempi

Da corridore ad organizzatore ed insegnante, Di Tano ormai è da 51 anni nell’ambiente.

«Il ciclocross ai miei tempi era un po’ diverso – sorride – le gare duravano anche un’ora e mezza. Si correva di più sulla resistenza. Ora lo sforzo dura una cinquantina di minuti, i corridori sono più esplosivi. Quel che non è cambiata è la grande utilità del ciclocross, che servirebbe tanto anche agli stradisti. Allora lo facevano tutti, ma proprio tutti. Ora non è possibile, perché la stagione su strada inizia troppo presto. Il fatto però che i 4 grandi (Alaphilippe, Sagan, Van Aert, Van Der Poel) vengano tutti dal fuoristrada non è un caso…».

Gaia Realini, Europei ciclocross, s'Hertogenbosch, 2020

Realini, una spina nel fianco delle grandi

10.11.2020
3 min
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Racconta Fausto Scotti che quando nella gara delle under 23 agli europei Gaia Realini è arrivata a ruota della campionessa del mondo, si è dovuto sbracciare per dirle di tirare il fiato. Poi a un certo punto, il cittì azzurro ha anche temuto di averla perduta, perché tanto era grande la francese Norbert Riberbolle, per quanto bene si nascondeva nella sua ombra la piccola abruzzese, col ghigno sul volto e nessuna voglia di mollare.

«Forse la maglia iridata l’ha un po’ intimidita – racconta il tecnico azzurro – anche se quando alla fine Gaia ha mollato gli ormeggi, le è pure finita davanti. Ed è arrivato un bel 10° posto».

Gaia viene da Colli di Pescara, vede davanti l’Adriatico e alle spalle le grandi montagne d’Abruzzo. In bici c’è salita per la prima volta a sette anni, incuriosita dallo sport di papà Giacinto, che usciva per passione. E siccome la grinta gliela leggi in faccia, tra provare e diventare un’atleta il passo è stato davvero breve.

«Ho cominciato nella squadra di Domenico Cerasi – racconta – facendo strada e mountain bike. Poi da esordiente ho provato il ciclocross e ho scoperto che mi piaceva più della Mtb, che ho mollato all’istante. Così ora mi divido fra strada d’estate e cross d’inverno».

Giro d'Italia Ciclocross, Gallipoli 2020, donne elite, Gaia Realini
Vincendo a Gallipoli ha fatto capire di avere un’ottima condizione
Giro d'Italia Ciclocross, Gallipoli 2020, donne elite, Gaia Realini
La vittoria di Gallipoli prima degli europei

Classe 2001 e la voce sicura, Gaia ha preso il diploma al liceo sportivo e ora pensa alla bicicletta, cercando di capire se potrà farne il suo futuro. Che agli europei fosse arrivata in buona forma si era visto a Gallipoli, quando ha piegato Baroni e Casasola che fino a quel momento le erano sempre arrivate davanti.

Pensavi a una stagione così?

Dopo il Covid, davvero no. La stagione è rallentata, ma io sto andando bene. C’è da capire come si proseguirà. Domenica prossima ci sarebbero state due gare, una in Veneto e l’altra a Bologna. La prima è saltata, la seconda forse no…

Come sei arrivata nel team Selle Italia-Guerciotti?

L’anno scorso cercavo squadra, perché andare avanti pagando tutte le spese non era proprio il massimo. E loro si sono mostrati interessati. Mi forniscono il materiale e mi permettono di stare e allenarmi a casa. Mi sento tutti i giorni con Vito Di Tano e così mi sono scavata la mia dimensione.

Pensi che il ciclismo possa essere l’obiettivo della vita?

Per ora sì, anche se vediamo bene tutti il grande divario fra uomini e donne. Mi piacerebbe entrare in un gruppo sportivo militare. Questo potrebbe essere un bel traguardo.

A proposito, quali sono i traguardi dei sogni?

Da crossista, mi piacerebbe vincere su al Nord, in Belgio o in Olanda. Quello è il tempio della specialità, ma devo dire che correre senza pubblico è stato davvero brutto. Altrimenti il campionato italiano.

Nella sabbia olandese quasi sparivi, quali percorsi preferisci?

Veloci, asciutti e duri. Nella corsa a piedi mi difendo, mi piace lavorarci.

Invece su strada?

Ugualmente duri, le salite. Quest’anno ho corso con la Vallerbike. Trovare una squadra per il 2021 è il prossimo obiettivo, perché con Guerciotti si corre solo nel cross.

Hai un atleta, uomo o donna, di riferimento?

Sicuramente la Alvarado. Perché è giovane, ma ha sempre lottato contro le grandi come la Vos. E poi aggiungerei anche Van der Poel, che ha carisma e diverte. Quando c’è lui in gara, ti accomodi e pensi: oggi sarà divertimento puro.

Come passi il tempo quando non ti alleni?

Sto con gli amici, guardo un film. Tutto sommato, mi piacciono le giornate tranquille a casa mia.

Giro d'Italia Ciclocross, Gallipoli 2020, Juniores, Filippo Agostinacchio

Agostinacchio, figlio della Mtb

02.11.2020
2 min
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Fra gli junior vince Agostinacchio. Quando parte la loro gara al Giro d’Italia di ciclocross, non sai mai che cosa aspettarti. Non è un caso se ogni prova ha avuto un vincitore diverso, rendendo l’evoluzione della challenge estremamente incerta al punto che la conquista della maglia rosa potrebbe essere il risultato di una concatenazione di fattori anche fortuiti. Lo sa bene Vittorio Carrer (Team Bike Terenzi), che dopo la grande gioia della settimana prima con la vittoria e la conquista del simbolo del primato, ha vissuto una domenica da tregenda. Per lui problemi intestinali che l’hanno costretto a una lunga rimonta solo per raccattare 6 punti, fondamentali però per rimanere almeno nelle zone alte della classifica.

Secondo cross

Questa volta il vincitore è stato Filippo Agostinacchio (Selle Italia Guerciotti Elite), alla sua seconda gara sui prati dopo la lunga e faticosa stagione di Mtb che l’ha visto cogliere l’oro in staffetta agli Europei. C’è voluto abbastanza poco per ritrovare il giusto colpo di pedale e il fatto che sul podio ci siano lui e l’altro azzurro delle ruote grasse Matteo Siffredi (Development Guerciotti) terzo, non è un caso. La condizione fisica ha fatto la differenza. Fra loro si è inserito Eros Cancedda (Gs Sorgente Bradipozzo) trovando un piazzamento fondamentale per le sue ambizioni di vittoria finale. Ora infatti Cancedda comanda la classifica con 5 punti su Carrer e 7 su Enrico Barazzuol (Team Rudy Project) e la lotta per il titolo è ormai racchiusa fra loro tre, sapendo che vincerà chi riuscirà a venire a capo delle ultime due tappe, con tanti altri atleti al loro livello.

Donne, sfida aperta

Cambia proprietario anche la classifica delle pari età: Alice Papo (DP66 Giant SMP), conquistando l’ottavo posto nella prova Open femminile, ha strappato la maglia bianca alla compagna di colori Elisa Rumac, ma le due sono separate da appena 2 punti, la sfida è ancora apertissima.