LUINO – Il ritorno alle corse di Anna Van Der Breggen ha stupito sotto tutti i punti di vista. Appena ufficializzata la notizia, la curiosità era rivolta al capire se e come sarebbe tornata competitiva, la domanda che girava tra gli addetti ai lavori riguardava il suo livello di competitività. Una volta riattaccato il numero sulla schiena, alla Volta Femenina de la Comunitat Valenciana, è arrivato un terzo posto alla tappa inaugurale al quale è seguita la prima top 3 in classifica generale. Nemmeno il tempo di mettere tutti i dubbi sul tavolo che la campionessa della SD Worx-Protime li ha spazzati via a colpi di pedale.
Le conferme delle qualità atletiche di Van Der Breggen, se mai ce ne fosse stato bisogno, sono arrivate con il mese di marzo. Prima gara con un assaggio di muri delle Fiandre e un settimo posto colto. Alla Strade Bianche è andata ancora meglio, attacco in discesa sullo sterrato de Le Tolfe e testa a testa con Demi Vollering. Il secondo posto finale a Piazza del Campo ha fatto capire a tutto il gruppo che Anna Van Der Breggen è tornata con lo stesso stile di prima.
Anna Van Der Breggen è tornata in gruppo dopo tre anni di pausa con uno spirito differente Anna Van Der Breggen è tornata in gruppo dopo tre anni di pausa con uno spirito differente
Un nuovo gusto
Al Trofeo Binda la pioggia ha cancellato la presentazione delle squadre e riuscire ad avvicinare la due volte campionessa iridata non è stato semplice. In attesa che salisse sul palco del foglio firma siamo riusciti a scambiare due battute con lei, partendo da una semplice domanda: “come mai hai deciso di tornare”?
«Quando ho smesso – racconta Van Der Breggen – avevo davvero chiuso con molte cose. E dopo tre anni da diesse mi sono sentita di nuovo motivata, ma ora credo di correre in maniera diversa. Alla base c’è una ragione differente, non voglio vincere tutte le gare e sono contenta di questo mio nuovo approccio. Ho vinto tanto e sono contenta di quello che ho fatto nella mia carriera, ma ora mi piace pedalare. Mi diverto molto di più nel giocare le carte della squadra e allenarmi».
Il talento dell’olandese rimane invariato, qui alla Strade Bianche alle spalle di Demi VolleringIl talento dell’olandese rimane invariato, qui alla Strade Bianche alle spalle di Demi Vollering
Tutti si aspettano che tu possa ancora vincere, come ti fa sentire?
Ha senso, ma per me non è così. Sento che non è la mia motivazione. Penso di potermi godere maggiormente il ciclismo senza questo tipo di pressione, non la sento più e non è più parte di me.
Qual è la tua motivazione?
Mi piace andare in bici ed essere felice nel farlo. Sono contenta di pedalare e migliorare ancora sia singolarmente che nel processo di squadra insieme alle mie compagne, in modo da creare un team solido e vincere tutte insieme. Credo di aver capito quanto un ciclista abbia bisogno della squadra e se vuoi metterti in mostra questa si sfalda.
Negli anni passati in ammiraglia ha capito cosa vuol dire essere a supporto delle compagneA partire dal semplice gesto di prestare una giacca per coprirsi dal freddoNegli anni passati in ammiraglia ha capito cosa vuol dire essere a supporto delle compagneA partire dal semplice gesto di prestare una giacca per coprirsi dal freddo
E’ una cosa che è cambiata grazie ai tre anni passati da diesse?
Sì, anche come diesse si guarda molto di più ai compagni di squadra e credo che sia anche quello che faccio adesso che sono risalita in bici. Prima del mio ritiro nel 2022 mi concentravo soprattutto sul vincere le gare e basta. Ora per me è importante che tutti si sentano bene, che siano felici e possano provare a vincere la gara.
Negli ultimi tre anni le altre ragazze ti avevano al loro fianco sull’ammiraglia, ora torni in bici…
Penso che sia bello. Voglio dire, avevo bisogno di una pausa dopo tre anni e mi sono sentita davvero motivata nel salire nuovamente in bicicletta. Ed è quello che dicevo prima, è come se cambiasse la prospettiva. Quando ero diesse ho visto un ruolo diverso e per me è stata davvero una bellissima esperienza. Ho vissuto una combinazione di cose davvero piacevole e mi ha fatto imparare qualcosa in più sul ciclismo. Penso che ora in bici io sia più rilassata per questo motivo.
Van Der Breggen ora mette al centro il team e il benessere di squadra e compagneVan Der Breggen ora mette al centro il team e il benessere di squadra e compagne
Dopo tre anni in cui hai allenato e ti sei formata in questo campo hai cambiato il tuo approccio ai lavori in bici?
Sicuramente ho imparato qualcosa di nuovo. Mi è piaciuta come esperienza e ho capito di potermi allenare di più rispetto a quanto facevo prima e non ho paura di andare in profondità nella formazione.
E’ stato presentato mercoledì 5 marzo il percorso della Sanremo Women: 156 chilometri da Genova alla città dei fiori. Il traguardo di Via Roma ospiterà anche l’arrivo della corsa femminile, una corsa che ha già aperto il dibattito sul suo svolgimento. Terminato l’impegno della Strade Bianche e dopo il Trofeo Binda il gruppo si porterà sulla riviera ligure per ispezionare ogni singolo dettaglio. Alcune atlete però hanno già avuto modo di fare una ricognizione del percorso, una di queste è Elena Cecchini, scudiera della SD Worx-Protime.
«Pensare che ci saranno tre settimane di gara qui in Italia – dice Cecchini – è molto stimolante. Anche a livello logistico è una bella notizia per gare come il Trofeo Binda, perché il parterre sarà di primissimo piano. E’ una bellissima gara e spostarla di una settimana in anticipo è stata diciamo la scelta vincente, sia per noi ragazze che per gli organizzatori. Concludere poi questo periodo di gare con il ritorno della Sanremo è un bel segnale per il ciclismo femminile».
La presentazione della Sanremo Women è avvenuta a Genova, sede di partenza della corsaLa presentazione della Sanremo Women è avvenuta a Genova, sede di partenza della corsa
Prendere confidenza
Nelle ultime settimane è capitato spesso di vedere, grazie ai social, molte atlete che sono andate ad allenarsi sulla Cipressa e sul Poggio.
«Anche io – prosegue Cecchini – ho approfittato del tempo trascorso a Monaco insieme a Elia (Viviani, ndr) per vederle metro per metro. Devo essere sincera, in allenamento negli anni passati non le ho affrontate tanto. Però negli ultimi due mesi ci sono stata più volte e una delle prime è stato a febbraio con Viviani. Pedalavamo piano e lui intanto mi spiegava ogni dettaglio, mi diceva: «qui da noi succede così». Avere dei riferimenti visivi ci darà una grande mano in corsa. Nelle settimane scorse sono ritornata insieme a Vittoria Guazzini, che è stata qui a Monaco un paio di giorni. Il primo abbiamo visto ancora Cipressa e Poggio, mentre il giorno seguente siamo andate sui Capi.
Elia Viviani insieme a Vittoria Guazzini imboccano la Cipressa, la fotografa è Elena Cecchini (foto Instagram)Ecco proprio la Cecchini in cima alla Cipressa prima di ispezionare la discesaElia Viviani insieme a Vittoria Guazzini imboccano la Cipressa, la fotografa è Elena Cecchini (foto Instagram)Ecco proprio la Cecchini in cima alla Cipressa prima di ispezionare la discesa
Quali dettagli hai raccolto con il tuo occhio esperto?
I Capi è stato un bene vederli prima, per sapere cosa aspettarmi e per capire il posizionamento da avere in quella fase di corsa. La cosa che mi ha colpito maggiormente è la distanza tra l’ultimo Capo, il Berta, e la Cipressa. Pensavo ci fossero più chilometri, e invece ne passano solamente una decina. Tra l’altro la strada sul lungomare è molto veloce e in gara si andrà fortissimo per prendere davanti la Cipressa. Sarà importante non spendere troppe energie sui Capi ma comunque restare davanti.
Una corsa difficile da leggere?
Può andare in mille modi. La verità è che dipenderà dal vento, su cinque volte che sono stata a visionare Cipressa e Poggio, quattro volte era favorevole e una volta era nel senso opposto. E poi nel ciclismo femminile le prime edizioni sono sempre difficili da interpretare, quindi non escludo veramente nessun tipo di scenario per la Sanremo.
La SD Worx-Protime arriva con due punte di diamante: per la volata WiebesPer la campionessa del mondo Lotte Kopecky, invece, si aprono diversi scenariLa SD Worx-Protime arriva con due punte di diamante: per la volata WiebesPer la campionessa del mondo Lotte Kopecky, invece, si aprono diversi scenari
Pensi che ci potrà essere selezione fin dai Capi?
Sì anche perché sono tre e abbastanza in fila e fare la differenza non sarà difficile, soprattutto se fatti forte. Sono salite che se fatte ad alto ritmo sono super selettive ma ci dovranno essere delle squadre che sacrificano tutte le loro atlete per una leader. Ci saranno dei team che vorranno rendere la gara molto dura e ce ne sono altri a cui va bene arrivare in un gruppo ristretto perché avranno una velocista forte.
Che scenario ti immagini?
Se una squadra decide di lavorare tanto fin dai Capi deve avere la forza per farlo e non lasciare la capitana da sola quando inizierà la Cipressa. Non so cosa decideremo di fare però noi avremo sia Kopecky che Wiebes, quindi ci potrebbe andare bene anche una volata a ranghi ristretti. Però ci sono squadre, come la FDJ penso e la UAE, che vorranno fare una gara estremamente dura.
La UAE ADQ sarà una delle squadre che vorrà fare corsa dura su Cipressa e Poggio per avvantaggiare Elisa Longo BorghiniLa UAE ADQ sarà una delle squadre che vorrà fare corsa dura su Cipressa e Poggio per avvantaggiare Elisa Longo Borghini
Pensi che le velociste possano tenere su Cipressa e Poggio?
Solo se sono in giornata di grazia. Sono salite che saranno fatte davvero forte.
Le due che avete menzionato sicuramente. Nel ciclismo femminile serve molto meno per fare tanta differenza in salita, lo si vede al Binda dove una salita di 2 chilometri fa sempre disastri. In una corsa come la Sanremo si può fare la differenza, ma probabilmente anche una ragazza appena sotto il loro livello come la Lippert potrebbe non staccarsi su salite come quelle.
Voi avrete una squadra per tenere in mano la corsa tutto il tempo?
Non penso. Avremo delle atlete che vanno bene in qualsiasi situazione. Penso che con i rostri che abbiamo possiamo essere in grado di coprire qualsiasi situazione. Saremo pronte per diversi scenari, se arriva un gruppetto Wiebes può dire la sua in volata. Al contrario Kopecky dovrebbe essere in grado di seguire gli attacchi.
L’atleta più in forma al momento è Demi Vollering, ma il percorso della Sanremo sarà abbastanza duro per fare selezione?L’atleta più in forma al momento è Demi Vollering, ma il percorso della Sanremo sarà abbastanza duro per fare selezione?
E invece sulle discese di Cipressa e Poggio
Sono entrambe corte, ma quando arrivi in cima sei davvero a tutta e non hai tempo di rifiatare. Specie sulla discesa del Poggio potrà fare la differenza, come è accaduto tra gli uomini. Anche da noi ci sono ragazze con abilità superiori in discesa e potranno provare ad allungare. Da quello che ho visto nei giorni scorsi le curve della discesa del Poggio sono impegnative e ti portano sempre fuori. Ci tengo infatti che le mie compagne la vedano più volte perché sarà importante.
Si può pensare ad un attacco dalla Cipressa?
Magari l’azione vincente sì, però serve un gruppetto in grado di fare velocità. Il fattore vento inciderà tanto. Se un’atleta va via da sola è chiaro che da dietro si fa di tutto per chiudere, però se esce un gruppetto con una composizione che va bene a tutte le squadre è sicuramente una mossa che può arrivare fino alla fine.
La Volta Valenciana femminile ha segnato “due” debutti importanti. O meglio, un ritorno e un debutto vero e proprio: il rientro alle corse di Anna Van der Breggen dopo tre anni e la prima esperienza in ammiraglia per Gianpaolo Mondini. Se per l’ex campionessa della Sd Worx-Protime il podio ha confermato il suo talento intatto, per l’italiano si è trattato di un esordio tutto da scoprire, in cui ha potuto sperimentare il ruolo di direttore sportivo nella gestione della squadra.
Pochi giorni fa avevamo parlato proprio con Mondini della condizione di Van der Breggen, ma questa volta abbiamo voluto approfondire la sua esperienza in ammiraglia e il dietro le quinte di una gara vissuta da una prospettiva inedita per lui.
Mondini (classe 1972) al debutto in ammiraglia… E’ stato anche un pro’ dal 1996 al 2003Mondini (classe 1972) al debutto in ammiraglia… E’ stato anche un pro’ dal 1996 al 2003
Gianpaolo, partiamo da Anna: ha chiuso terza alla prima gara dopo tre anni. Vero che ci avevi detto che i suoi numeri erano buoni, ma da qui al podio e con quel parterre in campo ce ne passava. Te lo aspettavi?
E considerate che per Anna si è verificata la situazione peggiore possibile: infatti la prima tappa ha visto subito un attacco violentissimo di Demi Vollering. Un attacco di squadra breve e intenso e poi l’affondo di Demi: per chi non faceva sforzi fuori soglia di quel livello da tre anni non era semplice. Gestire un’intensità del genere è stata un’impresa. Alla fine, quel giorno le sono mancati gli ultimi 500 metri della salita, ma siamo comunque molto soddisfatti. E quindi per rispondere alla domanda… No, non ce lo aspettavamo.
Come l’hai vista dopo l’arrivo?
Anna è una matrioska, nel senso che è difficile decifrare le sue emozioni. Ha sempre quella poker face che non ti fa capire se è soddisfatta o meno. Però l’abbiamo vista bene, anche lei era contenta di come aveva corso. Tornare alle competizioni e mettersi di nuovo in gioco a questi livelli è un passo importante anche dal punto di vista emotivo.
Come ha reagito la squadra al suo ritorno? Cosa hai notate fra le tue ragazze?
C’era stupore, ma in senso positivo. Avevamo una squadra molto nuova e poco amalgamata: Anna tornava dopo tre anni, Steffi Haberlin era alla sua prima corsa con noi, Mikaela Harvey rientrava dopo una stagione difficile, Laura Stigger arrivava dalla mountain bike. Senza contare che siamo partite in cinque visto che Julia Kopecky, non è stata bene prima della prima tappa. Un gruppo particolare, ma che ha funzionato bene.
L’attacco decisivo della prima tappa (e dell’intera Valenciana) di Vollering. Anna tiene duro ma cede poco prima dello scollinamentoL’attacco decisivo della prima tappa (e dell’intera Valenciana) di Vollering. Anna tiene duro ma cede poco prima dello scollinamento
E ora caro Gianpaolo, passiamo a te. Cosa ci racconti di questo debutto in ammiraglia?
Fortunatamente non ero da solo: Danny Stam mi ha accompagnato e mi ha fatto da tutor. I primi due giorni ho guidato mentre lui parlava alla radio, poi ci siamo invertiti i ruoli. Ho avuto un contatto diretto con la corsa, la comunicazione, la gestione delle informazioni. E’ un aspetto molto interessante su cui voglio lavorare per migliorare l’organizzazione del team.
Fino allo scorso anno (Mondini ricopriva il ruolo di tecnico presso i team per Specialized) sei stato “in gruppo ma fuori dal gruppo”, nel senso che vivevi le situazioni dei team, ma non eri nei team. Ora che sei dentro cambia qualcosa?
Cambia tantissimo. La differenza più grande è che hai un ritorno diretto di azioni, feedback, situazioni… Quando dai un consiglio a un’atleta, a un meccanico, a qualcuno dello staff, vedi subito se funziona. E se una tua dritta aiuta, che sia in gara o fuori, è come fare goal. Quando invece lavoravo con le squadre, tutto questo non c’era. O aveva margini temporali più lunghi e comunque dovevo mantenere un certo distacco professionale. Ora posso vivere la corsa e la squadra anche con più trasporto e questo fa una grande differenza. Almeno per me e per entrare meglio nella psicologia delle ragazze. Conoscerle meglio, parlarci anche lontano dalle gare.
L’aspetto psicologico è un tuo storico terreno, in più sei stato un ex corridore e sei super esperto per quanto riguarda la parte tecnica. Diciamo che come direttore sportivo hai parecchie carte in regola!
E infatti ammetto che mi ci vedo bene, perché posso riunire tutte le precedenti esperienze. Sono felice. Questo lavoro mi coinvolge al 120 per cento, alla sera sono stanco, ma a volte mi sembra strano chiamarlo lavoro. E’ un impegno totale, finita una tappa ci si concentra subito sulla successiva. Ma l’ambiente di squadra è molto affiatato e questo aiuta tantissimo. Vedo che ci aiutiamo moltissimo.
Qui si è in rettilineo e gruppo compatto. Provate ad immaginare quando esplode la corsa, magari su strade tortuose, che caos si crei…Qui si è in rettilineo e gruppo compatto. Provate ad immaginare quando esplode la corsa, magari su strade tortuose, che caos si crei…
Riguardo alle emozioni? Hai avuto momenti di commozione o di tensione?
In realtà mi sono stupito di me stesso: da corridore ero molto emotivo, mentre qui sono riuscito a rimanere sempre lucido. Certo, farò errori, è normale, ma li userò per migliorare. Il team mi dà fiducia e libertà di iniziativa: mi danno le linee guida, poi mi lasciano mettere del mio. Anzi, mi dicono di metterci del mio.
Beh, questo è stimolante.
E’ molto stimolante. Anche per come sono abituato a lavorare analizzavo subito cosa non aveva funzionato al meglio e a cosa avrei potuto fare io. Oggi poi spesso il ruolo di diesse è relegato a quello di organizzatore: logistica, rifornimenti, illustrazione del percorso… Entrare nella testa delle atlete e fare di più è qualcosa che posso, vorrei, fare.
Era diverso il Mondini direttore sportivo dell’ultima tappa rispetto a quello della prima?
Tantissimo. Quando immagini un lavoro è una cosa, quando lo fai davvero è un’altra. Ho registrato ogni esperienza e ora voglio lavorare sugli aspetti dove ho avuto più difficoltà. Gli imprevisti ci sono stati e la chiave è prepararsi per affrontarli al meglio la prossima volta. Sapevo cosa mi aspettava, sapevo cosa avrei vissuto, i momenti di guida, la fase calda della gara…
A proposito, guidare l’ammiraglia è un’esperienza a dir poco particolare. Noi abbiamo avuto il piacere di seguire alcune gare dall’auto in corsa e a volte se non si fa a sportellate poco ci manca: com’è andata?
Diciamo che avevo un buon bagaglio in tal senso. Negli ultimi 14 anni ho fatto 90.000 chilometri l’anno, quindi non ero nuovo alla macchina, ma ci sono stati momenti in cui sembrava di essere in un rally. Dovevi sempre stare attento alle atlete e agli altri mezzi, controllare gli specchietti per i rientri delle varie ragazze. Loro e la loro incolumità hanno sempre la priorità. Dopo le prime due tappe ero distrutto: mi sembrava di aver fatto la gara anch’io!
Qualche settimana fa, al Media Day della SD Worx, la maggior parte dei giornalisti e delle conseguenti domande erano per la campionessa del mondo Lotte Kopecky e per la rientrante Anna Van der Breggen, vero nume del ciclismo femminile. Poi i giornalisti delle rispettive nazioni si sono accalcati intorno alle rappresentanti del proprio Paese, ma faceva un certo effetto vedere come una campionessa europea come Lorena Wiebes, primatista di vittorie della passata stagione, passasse quasi inosservata.
La vittoria di Wiebes nella seconda tappa del Uae Tour, conquistata in maniera diversa dal solitoLa vittoria di Wiebes nella seconda tappa del Uae Tour, conquistata in maniera diversa dal solito
Famelica in gara, mite fuori
“Colpa” forse del suo carattere, che per chi non la conosce, per chi l’ha sempre vista in gara è quasi un enigma. Quando è in bici è un’autentica belva, sembra che appena sale sulla sella veda davanti a sé solamente il traguardo. Ha una fame di vittorie pari solo a quella di certi “cannibali” di ciclistica conoscenza al maschile. Ma poi, al di fuori, è tutt’altro. Sorridente, affabile, non si può proprio dire che se la tiri… Forse è per questo che pochi hanno colto alcuni segnali invece importantissimi in ottica stagionale. Il primo è che Lorena sta continuando in quella strada di parziale trasformazione delle sue caratteristiche, senza però per questo rischiare di compromettere le sue prerogative.
«Ho lavorato molto questo inverno – dice – per fare ulteriori progressi in salita, ma devo anche stare attenta a non inquinare le mie qualità di sprinter. Migliorare in salita può servire per allargare il range di prove dove posso giocarmi le mie carte, ad esempio le frazioni nei Grandi Giri, ma non sarò mai una ciclista da classifica generale».
Con Longo Borghini e altre due ragazze Uae. Per l’olandese tirare è diventata una buona opzioneCon Longo Borghini e altre due ragazze Uae. Per l’olandese tirare è diventata una buona opzione
Misurare sempre le energie
E’ una specifica importante soprattutto all’indomani dell’Uae Tour, dov’è stata protagonista assoluta. Ha vinto le prime due tappe e anche l’ultima. Nella terza, quella più dura con lo Jebel Hafeet, ha tenuto il ritmo delle più forti fino a poco più di 7 chilometri dal traguardo, poi ha tirato i remi in barca.
«Era sufficiente – ha spiegato – non sarebbe stato intelligente sfinirmi completamente soprattutto pensando che la tappa successiva, quella finale, sarebbe stata a me favorevole e io non avevo mai vinto la frazione finale dell’Uae Tour, cosa che poi ho fatto. Devo ragionare in questo senso, saper interpretare ogni corsa nella maniera giusta».
La leader della Sd Worx ora punta a tutte le classiche fino all’AmstelLa leader della Sd Worx ora punta a tutte le classiche fino all’Amstel
L’idea guardando il Garmin
Nella seconda tappa della prova araba lo ha fatto, anche andando un po’ contro le normali etiche ciclistiche, ma d’altronde in un panorama che sta cambiando velocemente è anche scontato.
«Mi sono ritrovata in un quintetto con 3 atlete della Uae. Era una situazione tattica ideale – racconta – ma eravamo lontanissime dal traguardo. Ho guardato il mio Garmin e ho ragionato: mancavano 50 chilometri al traguardo ma tenendo quella velocità saremmo arrivate in un’ora e il gruppo non aveva tante possibilità di viaggiare più forte di noi. Così ho deciso di dare una mano a tirare, lavorando insieme avremmo potuto portare la fuga al traguardo, pur sapendo che dietro c’era la mia squadra nel gruppo. Avevamo tutte da guadagnarci, io e Longo Borghini in primis».
La vittoria di Wiebes a Ballerup, ai mondiali su pista 2024. La sua prima esperienza ad alto livelloLa vittoria di Wiebes a Ballerup, ai mondiali su pista 2024. La sua prima esperienza ad alto livello
Al Tour in aiuto di Kopecky
L’olandese ha chiuso con 3 vittorie di peso. Ha dimostrato che la cacciatrice di sprint non è cambiata: famelica, potente, sfrontata. Capace come poche di farsi largo nel gruppo, proprio come aveva fatto con manovre capolavoro all’ultimo europeo. E’ su quelle basi che ora pensa a quel che l’attende: farà tutte le classiche, con estrema curiosità per quel che potrà essere la Sanremo (il suo profilo tecnico sembra disegnato su misura per la Classicissima tutta da scoprire al femminile) fino all’Amstel, per poi disputare i tre Grandi Giri, con il tacito accordo con Lotte Kopecky di correre il Tour pensando anche a darle una mano e non solo alle vittorie di tappa.
Intanto però questa settimana c’è un altro impegno. Neanche il tempo di disfare le valigie di ritorno dagli Emirati Arabi che si va a Zolder, per gli europei su pista: «Voglio scoprire quali opportunità mi può dare il velodromo, qual è davvero il mio livello e, non lo nascondo, poter anche sfoggiare la mia maglia iridata nello scratch».
Una maglia iridata che è un suo obiettivo anche su strada. Ma non quest’anno, visto il percorso previstoUna maglia iridata che è un suo obiettivo anche su strada. Ma non quest’anno, visto il percorso previsto
Mondiali 2025? Forse su pista
Lorena ha fatto bene i suoi conti: quest’anno i mondiali su strada sono off limits per lei viste le caratteristiche del percorso ruandese (ma anche quelle dell’alternativa svizzera di Martigny non sarebbero a lei adatte) e quindi ci sono opportunità nuove da esplorare, ancor più in una stagione come questa, che permette di sperimentarsi anche in chiave olimpica visto che i Giochi sono ancora così lontani.
«Gli europei saranno importanti anche in quest’ottica – dice – voglio vedere come me la caverò per poi prendere in considerazione un prolungamento della stagione fino ai mondiali su pista». Poi però concentrazione massima sulle classiche, quelle corse che da sole valgono una stagione: «Mi sono guardata intorno, io penso che la mia avversaria principe rimarrà Charlotte Kool, mentre sarà da capire che cosa potranno fare Chiara Consonni e Sofie van Rooijen con i nuovi treni per lo sprint tutti in costruzione». Neanche una parola per la Balsamo e sicuramente Elisa attende la prima occasione utile per ricordarle chi è…
Sei ragazze in uscita, otto in entrata, tra cui un eclatante ritorno. Nel vorticoso transito delle porte girevoli in casa SD Worx-Protime, c’è il punto fermo rappresentato da Elena Cecchini al quale tutte possono aggrapparsi (in apertura foto Getty Sport).
Con la quinta stagione che si appresta a vivere, Cecchini è una delle colonne portanti della formazione olandese. A parte Chantal Van den Broek-Blaak arrivata nel 2015 e Anna Van der Breggen giunta due anni più tardi, la trentaduenne friulana è l’atleta con la militanza più lunga (e più presenze). Quest’anno il suo ruolo di “equilibratrice” della squadra, che la rende qualcosa più di una regista in corsa e fuori proprio come le capita in nazionale, potrebbe essere maggiormente determinante considerando il grande livellamento del panorama femminile. Cecchini ha ben chiaro ciò che possono fare le sue leader e pure lei stessa.
Elena Cecchini è dal 2021 alla SD Worx, con cui ha disputato 143 gare (foto Getty Sport)Elena Cecchini è dal 2021 alla SD Worx, con cui ha disputato 143 gare (foto Getty Sport)
Elena manca poco all’inizio agonistico. Com’è andata la preparazione?
Come sempre abbiamo lavorato bene nei due ritiri, nonostante il meteo non sia stato sempre buono. Rispetto al passato dove eravamo in una villa gestita da noi, stavolta eravamo in un hotel completamente a nostra disposizione. Abbiamo avuto più tempo e spazio. E’ stato importante per conoscerci meglio e non avere certi obblighi.
Quale sarà il tuo calendario?
Esordirò al UAE Tour Women. Sono felice di farlo visto che sarà la prima volta. Successivmente correrò Het Nieuwsblad, Hageland, Strade Bianche, Trofeo Binda e Sanremo Women. Poi ci sarà la solita campagna del Nord. Attualmente farò Giro e Tour, mentre dovrei saltare la Vuelta. In realtà vedrò come finirò le classiche. In alternativa potrei correre Itzulia o Burgos prima di preparare i campionati italiani.
Cecchini e Guarischi sono ribattezzate scherzosamente la “italian mafia” della SD Worx. Sono state compagne anche alla Canyon-SramCecchini e Guarischi sono ribattezzate scherzosamente la “italian mafia” della SD Worx. Sono state compagne anche alla Canyon-Sram
Come abbiamo chiesto a Guarischi, anche tu potresti avere più libertà?
Di base partirò sempre con lo stesso ruolo, ma penso che se ci saranno possibilità di entrare in fuga o in un gruppo ristretto, sicuramente avrò l’appoggio del team. Tuttavia la vedo più come un’occasione da sfruttare nel post classiche.
La SD Worx ha cambiato tanto. Qual è la tua impressione?
Il più grande stravolgimento è stato il rientro di Anna (Van der Breggen, ndr) come compagna di squadra. Siamo contente anche di avere a bordo Gianpaolo Mondini come diesse, che alza la percentuale di italianità in squadra. Ad esempio, avremo anche un bus nuovo. La cultura belga-olandese della società è sempre stata senza fronzoli, che guarda al sodo, però poco per volta stanno cambiando, tirando una linea nuova su tante cose.
Il 2021 è stata la tua prima annata in SD Worx e l’ultima da atleta di Van der Breggen? Hai notato differenza da allora?
Anna fisicamente è un perfetto copia e incolla di quattro anni fa. Quando aveva smesso inizialmente aveva perso un po’ di muscolatura, però si era sempre tenuta in forma e adesso l’ho rivista come allora. La differenza c’è a livello mentale. Ora è più forte e più felice. Ho sempre pensato che avesse smesso troppo presto, però forse le pesava lo stress delle corse. Ha riscoperto il piacere di pedalare. Torna per vincere e con una maggiore leggerezza, che le darà una spinta in più.
Nei ritiri della SD Worx si curano sempre molti aspetti “social”. La sfida della torre dei bicchierini è stata molto accesa… Van der Breggen velocissima lascia di stucco Cecchini. Le due sono compagne dal 2021 (immagine instagram)Nei ritiri della SD Worx si curano sempre molti aspetti “social”. La sfida della torre dei bicchierini è stata molto accesa…Van der Breggen velocissima lascia di stucco Cecchini. Le due sono compagne dal 2021 (immagine instagram)
Quanto incideranno in corsa i suoi tre anni da diesse?
Quando correva Anna tatticamente è sempre stata una volpe, basta guardare i mondiali che ha vinto per fare un primo esempio. In ammiraglia è sempre stata coinvolta, capendo subito le situazioni. Anzi, da fuori leggi meglio le gare e quindi quest’anno in corsa saprà ancora meglio come muoversi o far muovere la squadra..
Incideranno invece i tre anni senza gare?
Certo, probabilmente potrebbe soffrire all’inizio, nelle prime corse. Bisogna vedere come torna in gruppo, ma, come dicevo prima, rientra con meno tensioni. Anna conosce bene le avversarie. E ripeto: torna migliorata. Onestamente avere Anna in squadra mi rassicura e credo che sia lo stesso pensiero delle altre nostre compagne.
Van der Breggen e Kopecky in certe gare potrebbero avere problemi di convivenza?
Conoscendo bene Anna e Lotte non penso che si pesteranno i piedi. Caratterialmente sono compatibili. Devono scoprirsi come compagne di squadra, ma credo che si divertiranno a correre assieme. Penso che possano fare grandi cose e averle entrambe nelle gare più dure sarà un bene per noi. Specie nei finali dove sarà importanti avere numeri maggiori rispetto alle avversarie.
Dopo i secondi posti a Tour 2023 e Giro 2024, Kopecky può puntare alla generale di queste corse?
Il secondo posto al Giro le brucia ancora un po’, ma ormai è acqua passata (risponde sorridendo, ndr). Lotte può trasformarsi in donna da Grande Giri, può fare tutto lei. L’anno scorso al Giro era libera mentalmente e ha capito che può vincere una gara del genere. Se farà una preparazione mirata, farà un ulteriore salto di qualità. Quest’anno vuole provare a vincere una corsa delle Ardenne.
Il Giro Donne 2021 è l’ultima vittoria di Van der Breggen. Terza arrivò Vollering che ora è la sua rivale principale (foto instagram)Il Giro Donne 2021 è l’ultima vittoria di Van der Breggen. Terza arrivò Vollering che ora è la sua rivale principale (foto instagram)
Van der Breggen punterà al Tour?
Credo proprio di sì, potrebbe essere la nostra capitana in Francia. Potrebbe fare la Vuelta, magari confrontandosi con Vollering ed avere qualche riscontro. Loro due si conoscono bene, sono simili a livello atletico. Fra Anna e Demi c’è una sana rivalità, sarà una bella sfida.
Che effetto ti farà vedere Vollering come avversaria?
Se la vedo sotto l’aspetto lavorativo non ci faccio caso, come quando corri contro altre avversarie. Dal punto di vista umano invece Demi mi manca. La sento ancora spesso, avevamo un bel rapporto. Tuttavia credo che il trasferimento suo e di altre atlete, come quello di Longo Borghini alla UAE, renderanno la stagione molto frizzante.
Per Elena Cecchini la SD Worx sarà sempre la squadra-faro?
Dipenderà dalle gare. Credo che nelle classiche saremo ancora noi il riferimento, soprattutto quelle della prima parte. Già dalle Ardenne potrebbero cambiare un po’ di cose. Quest’anno però non saremo solo noi ad avere le responsabilità di chiudere una eventuale fuga, per esempio. Il peso della corsa non sarà solo sulle nostre spalle e noi potremmo beneficiarne, correndo in modo diverso dal passato. Nelle grandi gare a tappe ci sarà più equilibrio.
Cecchini e Van den Broek-Black, assieme a Van der Breggen, sono le atlete con la militanza più lunga alla SD Worx (foto Getty Sport)Cecchini e Van den Broek-Black, assieme a Van der Breggen, sono le atlete con la militanza più lunga alla SD Worx (foto Getty Sport)
Avete fatto il solito prospetto delle possibili vittorie stagionali?
Quello è un compito principalmente di Danny (Stam, il capo dei diesse ndr) che fa durante i training camp. Lui e gli altri tecnici fanno un conteggio e si confrontano con noi. Io ho detto che partire forte già dalle classiche ci dà molto morale e soprattutto non ci obbliga ad inseguire. Corri più serena e non è un dettaglio. In ogni caso dopo i podi a Giro e Tour, quest’anno il nostro obiettivo sarà rivincerli.
Il giorno della presentazione per la SD Worx-Protime è sempre un’occasione speciale, talvolta con tocchi di originalità. Il team olandese quest’anno si è svelato al FOMU – Fotomuseum di Anversa e prima di salire sul palco a blocchi come di consueto, per le atlete c’è stato l’appuntamento del media day. Abbiamo colto l’occasione per tastare il polso di Barbara Guarischi, una parte della quota italiana della squadra (in apertura foto Getty Sport).
Al via della sua terza stagione (e con già in tasca il contratto per il 2026), la velocista lecchese ha completato il totale inserimento in SD Worx, trovando una dimensione più alla sua portata. Non che non si fosse integrata bene prima, anzi tutt’altro, ma non è così scontato entrare nella formazione più forte del panorama femminile e diventarne subito un perfetto ingranaggio. Guarischi si è costruita in corsa un ruolo di fiducia principalmente per Wiebes e in seconda battuta per Kopecky. Ora, con quella bella dose di esperienza che l’accompagna, è pronta per un’annata in cui vuole fissare nuovi obiettivi sia di squadra che personali.
Guarischi, classe 1990, si appresta ad iniziare la sua diciassettesima stagione da elite/pro’, la terza in SD Worx (foto instagram)Guarischi, classe 1990, si appresta ad iniziare la sua diciassettesima stagione da elite/pro’, la terza in SD Worx (foto instagram)
Barbara come sono andati i ritiri?
Molto bene, sono rimasta sorpresa in entrambi. Quest’anno avevo cominciato ad allenarmi dopo rispetto al solito, facendo due settimane di stop totale. A dicembre ho finito in crescendo, però poi attorno a Capodanno avevo preso l’influenza e mi ero dovuta fermare. Onestamente ero un po’ preoccupata di andare al ritiro di inizio gennaio avendo perso la giusta condizione. Invece ho chiuso in modo molto positivo. Giorno dopo giorno ho avvertito sensazioni sempre migliori.
Avete anche stilato il programma gare?
Abbiamo fatto un primo prospetto di calendario con diverse “long list”, ovvero le gare in cui potremmo correre. Personalmente inizierò il 6 febbraio al UAE Tour Women e dopo qualche settimana a casa, rientrerò il 2 marzo con la Hageland, anche se sono riserva per la Nieuwsblad del giorno prima. In linea di massima dovrei fare buona parte del blocco delle gare del Nord. Al momento sono riserva per la Vuelta, dovrei correre quasi certamente il Giro Women, mentre non farò il Tour Femmes. Il resto lo vedremo naturalmente strada facendo e come andrà la stagione.
Nei ritiri della SD Worx le atlete diventano chef. Guarischi ha cucinato un risotto all’italiana per tutta la squadra (foto instagram)Nei ritiri della SD Worx le atlete diventano chef. Guarischi ha cucinato un risotto all’italiana per tutta la squadra (foto instagram)
Restando su una notizia di qualche giorno fa, l’UCI ha vietato le esultanze per i compagni di squadra. Ripensando alla volata al Giro Women vinta da Kopecky lanciata da te, qual è il tuo pensiero in merito?
Adesso dovrò stare molto attenta, ancora di più visto che al Tour ero stata la prima “ammonita” della storia. (dice sorridendo con sana ironia, ndr). Battute a parte, credo che con questi regolamenti si rischi di ammazzare le emozioni che vengono d’istinto. A Foligno lo avevo detto dopo la tappa che mi ero voluta godere la vittoria di Lotte esultando, ma sapendo al tempo stesso anche di non ostacolare nessuna avversaria nello sprint visto che ero a distanza di sicurezza. Quella non era stata la classica volata generale, dove invece sappiamo bene tutte che non dobbiamo distrarci o festeggiare in anticipo. Tuttavia capisco il nuovo regolamento e credo che io, come tutte le altre atlete, non avremo problemi ad adeguarci.
Altro flash. Voi ragazze vi alternate spesso in cucina durante i ritiri. E’ più semplice preparare la cena alla squadra o tirare una volata perfetta a Wiebes?
Bella domanda (sorride nuovamente, ndr). Considerando che quest’anno siamo in diciotto atlete e contando tutto lo staff, direi che è stato più difficile fare quattro chili di risotto all’italiana per tutti. Però vi dico che è venuto molto bene, seguendo alla lettera la ricetta ed usando il brodo di pollo anziché quello vegetale. Con i nostri cuochi abbiamo poi voluto dare un tocco extra. Abbiamo aggiunto un po’ di pere caramellate che si sposavano benissimo con il mix di parmigiano e un altro formaggio più stagionato. E’ piaciuto a tutti!
Sintonia. In due anni assieme, Guarischi è stata presente in 20 delle 34 vittorie conquistate da Wiebes Sintonia. In due anni assieme, Guarischi è stata presente in 20 delle 34 vittorie conquistate da Wiebes
All’alba del terzo anno assieme, come sono gli automatismi tra Guarischi e Wiebes?
Fin da subito Lorena ed io ci siamo trovate bene senza alcuna sbavatura. E diventava tutto ancora più semplice quando nel treno c’era anche Kopecky, non dovevamo nemmeno parlare. Ovvio che ogni tanto qualcosa non è andata per il verso giusto e quest’anno, visto che loro due dovrebbero avere calendari separati, con Lorena stiamo pensando anche ad altri meccanismi. Per non perdere il suo punto di forza, potrei provare ad essere anche la penultima ruota e lasciare il lead out ad un’altra compagna. Lo capiremo gara dopo gara.
Quindi tu sarai sempre dove correrà Wiebes?
In linea di massima sì, perché con lei abbiamo ancora obiettivi importanti da raggiungere in tante gare. Però quest’anno con i tecnici per me abbiamo scelto un programma diverso. Dove non avremo Lorena, Lotte o Anna (Van der Breggen, ndr) come capitane, avrò più libertà. L’intenzione è quella di provare a fare risultato con una maggiore continuità nelle tante gare alternative. Non sarà facile perché ormai nel ciclismo femminile nessuna ti regala nulla, ma ci proviamo.
Questa “promozione” nasce come premio al tuo lavoro di questi due anni?
Non saprei perché in questa squadra ognuna di noi sa qual è il proprio ruolo. I sacrifici sono tanti e ogni giorno va fatto alla perfezione per ottenere il miglior risultato possibile o per poter restare bene ad un certo livello.Posso dire invece che la vittoria al Simac Tour di metà ottobre mi ha ridato quella confidenza che mi era mancata in larga parte negli anni precedenti per giocarmi le mie carte. E’ scoccata nuovamente quella scintilla e per me è diventato uno stimolo ulteriore, tenendo conto, appunto, che non sono più una ragazzina (sorride, ndr).
La vittoria al Simac Tour ha dato nuova confidenza a Guarischi per giocarsi le proprie carte (foto Peter Donderwinkel)La vittoria al Simac Tour ha dato nuova confidenza a Guarischi per giocarsi le proprie carte (foto Peter Donderwinkel)
Sono diciassette le annate da elite/pro’, ma non le dimostri. Hai notato un cambiamento in te da quando sei arrivata alla SD Worx?
Pensate che ne parlavo proprio con i miei diesse durante i ritiri. Dal mio primo giorno qui dentro ad oggi sono completamente un’altra atleta. Sono cresciuta tantissimo. Se arrivi in una grande squadra devi dimostrare di saperci stare e se lavori bene per grandissime campionesse inevitabilmente migliori tanto anche tu. Non è facile nè scontato farlo. E’ per questo che sono molto contenta di dare il mio contributo alla squadra e della mia crescita.
Ora che Van der Breggen è tornata a correre, continuerà ad essere la tua allenatrice?
Sì, sarà sempre lei a seguire la preparazione mia e di altre 2-3 ragazze. Ridevo con Anna durante i ritiri perché in palestra si è accorta del grosso carico che le avevano dato. Eravamo a fianco, mi sono girata verso di lei e le ho detto: «Quando te lo dicevo io non mi credevi, invece hai visto che si fa fatica?». Questo spirito è una delle nostre risorse migliori. Quest’anno non so se saremo le più forti, ma saremo forti perché i nuovi innesti sono stati ben ponderati.
Barbara Guarischi è l'unica italiana della Movistar, in cui donne e uomini hanno le stesse dotazioni. E quest'anno è arrivata Van Vleuten: cosa è cambiato?
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Dopo quattro stagioni le strade di Demi Vollering ed Elena Cecchini si separeranno. L’olandese si è accasata alla FDJ Suez, mentre per il 2025 l’azzurra rimarrà in maglia SD Worx-Protime. I cammini quindi prendono sentieri differenti e mentre la preparazione riparte, approfittiamo per parlare con Elena Cecchini del suo rapporto con Demi Vollering. Le due hanno condiviso spesso le loro strade, in allenamento e in gara. Sono state accanto nei successi e nelle sconfitte, dividendo momenti ed emozioni sempre nuove.
«Sicuramente – dice Cecchini – con Demi (Vollering, ndr) ho avuto un rapporto speciale. Siamo state in camera insieme qualche volta, spesso nel primo anno alla SD Worx, nel 2021. Ho scoperto il suo lato umano e caratteriale, cosa che mi ha aiutata molto ad affrontare il mio ruolo di gregaria. Lavorare per lei è stato un piacere. Mancherà tanto alla squadra e a me come persona. E’ un’atleta che quando hai accanto ti senti di poter vincere ovunque».
La didascalia di una questa foto su Instagram recita: “Persone che avranno sempre un posto speciale nel mio cuore”La didascalia di una questa foto su Instagram recita: “Persone che avranno sempre un posto speciale nel mio cuore”
Legami unici
Nel momento in cui si condividono esperienze, giorni di gara e di ritiro per tanti anni è normale che qualcosa rimanga. Prima della prestazione e dell’atleta, ci sarà sempre la persona. Soprattutto se il rapporto che si crea è così forte da unire le persone anche al di fuori dell’attività agonistica.
«Il bello di questi legami – continua la friulana – è che poi rimangono, Demi e io continuiamo a sentirci e lo faremo ancora. Siamo e saremo prima di tutto amiche. Quella di Vollering è stata una scelta di lavoro, ma questo non cambia quello che abbiamo costruito e condiviso. So che c’è e ci sarà sempre».
Vollering regala i fiori del podio alla Cecchini alla fine di una tappa al Giro Donne del 2021 (foto Instagram)Vollering regala i fiori del podio alla Cecchini alla fine di una tappa al Giro Donne del 2021 (foto Instagram)
Tu che l’hai vissuta tanto, che ragazza è?
Dal punto di vista atletico, per come l’ho vista in questi anni, penso sia una ragazza che a differenza di altre atlete non si ammazza di lavoro. Sa cosa vuol dire riposare e ha molta cura di questo aspetto. Cura tutti gli aspetti del suo corpo, ad esempio ha l’abitudine di fare yoga la mattina. Ha talento ma non si sovraccarica di lavoro, si allena sempre il giusto.
Di persona invece?
Sicura di sé. Ha un carattere estremamente determinato e molto sensibile. Quest’ultimo aspetto mi ha sempre permesso di andarci d’accordo. E’ una che mostra le proprie sensazioni ed emozioni, anche in pubblico. Parla con lo sguardo e fa capire ciò che prova con il linguaggio del corpo, non si tiene nulla dentro. Spesso ha pianto durante una delle interviste post gara, ha sempre mostrato se stessa.
Elena Cecchini ha affiancato spesso Demi Vollering nelle sue vittorie, qui alla Strade Bianche del 2023Elena Cecchini ha affiancato spesso Demi Vollering nelle sue vittorie, qui alla Strade Bianche del 2023
Mettersi a disposizione di una persona del genere rende tutto più facile?
Lo rende molto piacevole. La vedi in gara e sai esattamente cosa vuole, sia dalle compagne che da se stessa. Ad esempio: quest’anno alla Vuelta aveva la maglia rossa ma si vedeva che non fosse serena al 100 per cento, nonostante avesse dimostrato di essere la più forte. Questo perché nel 2023 aveva perso la corsa per pochi secondi. Così durante la gara le stavo vicina dicendole di non preoccuparsi e che avremmo portato a casa la vittoria. A volte con una ragazza del genere basta una parola.
Al Tour de France si è riproposto lo stesso scenario, con la maglia gialla persa per pochi secondi. Secondo te è una cosa che l’ha segnata?
In quell’occasione non c’ero e certe dinamiche non le ho vissute, anzi non mi sono curata nemmeno di saperle. So solo che in condizioni normali Vollering avrebbe vinto, nel giorno della caduta non so cosa sia successo realmente. Sicuramente era dispiaciuta, perché ha mostrato di poter recuperare, ma le è mancato davvero poco. Chiunque sappia qualcosa di ciclismo riconosce che Demi fosse la più forte al Tour. Lei, come le altre atlete olandesi, ha una capacità di rialzarsi indiscutibile. Tanto che poi ha trovato subito le forze e le energie per puntare al mondiale.
L’olandese fa trasparire le sue emozioni, soprattutto “a caldo” dopo una garaL’olandese fa trasparire le sue emozioni, soprattutto “a caldo” dopo una gara
A guardare la gara di Zurigo sembra che l’abbia sentita molto dal punto di vista emotivo, forse troppo?
Non credo, per diversi motivi. Ci teneva a fare bene perché si correva in Svizzera, a due passi da dove vive. Per come l’ho vista anche al ritiro di ottobre nel quale ha salutato la squadra penso sia soddisfatta della sua stagione. Ha comunque raccolto tanti successi e parecchi piazzamenti importanti. Forse alle Ardenne non era al 100 per cento, ma dalla settimana dopo la Liegi è uscita in crescendo, tanto che le gare da lì a metà giugno le ha vinte tutte.
In tanti hanno parlato di un rapporto che si era logorato all’interno del team…
Rimando le considerazioni al mittente. Chi allenerà Demi Vollering d’ora in poi dovrebbe concentrarsi sul suo futuro e non sul passato. Si è scritto molto e detto altrettanto, me penso sia puro gossip. Fino al Tour i rapporti erano sereni e rilassati. Poi alla Grande Boucle non c’ero, quindi non so se da quel momento in poi sia cambiato qualcosa. Ma a ottobre eravamo tutti distesi e felici di ciò che abbiamo costruito. Mi dispiace anche leggere certe cose.
La delusione per la mancata vittoria del Tour è durata pocoLa delusione per la mancata vittoria del Tour è durata poco
Come sarà vederla con una maglia diversa?
Strano all’inizio, ma poi diventerà normale. E’ giusto che sia così, ci si abitua a tutto alla fine. La cosa particolare sarà vedere la lista partenti e non averla nel nostro team. Penso, tuttavia, che Vollering si troverà bene alla FDJ Suez, è una che va d’accordo con tutti. E’ un team che lavora bene. Poi non so bene quando ci vedremo e in quali gare. A inizio anno il nostro calendario potrebbe non combaciare. Io partirò dal UAE Tour Women e poi vorrei fare le Classiche.
Con Giada Borgato nel mercato del WorldTour delle donne. I colpi di mercato più importanti (Vollering e Longo Borghini) con l'obiettivo di vincere il Tour
Il Tour Femmes è finito quasi una settimana fa ed è tempo di brevi “ferie” per chi lo ha corso prima di riprendere col proprio calendario, ma è ancora fresco l’epico duello Niewiadoma-Vollering risolto per 4 secondi in vetta all’Alpe d’Huez. Un finale romanzesco addirittura ripreso dalla stampa estera non di settore. Un margine – il più basso della storia nelle più importanti gare a tappe maschili e femminili – da analizzare stavolta dalla parte della sconfitta dopo quella di ieri della vincitrice.
Quando il divario tra i primi due della generale è così risicato, scattano l’interesse e la curiosità. In molti si sono scatenati nel chiedersi se Vollering, e di conseguenza la sua SD Worx-Protime, abbia fatto tutto il possibile o meno per aggiudicarsi nuovamente il Tour. E se prima ancora, nelle due volate non vinte da Wiebes, si fosse inceppato un ingranaggio perfetto. La discussione è aperta e sicuramente fa bene a tutto il movimento perché significa che il ciclismo femminile è cresciuto ed appassiona sempre di più. Ne abbiamo parlato quindi con Barbara Guarischi, andando dietro le quinte della corazzata olandese per capire come sono andate le cose, senza tralasciare il primo cartellino giallo del ciclismo che i rigidi giudici UCI le hanno comminato. Ora prendetevi qualche minuto e scoprite le sue parole.
Dopo il Tour, Guarischi prepara il finale di stagione. Potrebbe vestire la maglia azzurra all’europeoDopo il Tour, Guarischi prepara il finale di stagione. Potrebbe vestire la maglia azzurra all’europeo
Barbara partiamo dalle impressioni avute dal tuo primo Tour.
Non avendolo mai fatto in precedenza non ho termini di paragoni, ma posso dirvi che abbiamo fatto ritmi folli. Me lo confermavano compagne e colleghe che lo avevano già corso, considerando anche dislivelli importanti in alcune tappe. L’ultima io non l’ho fatta, ma fino ai piedi del Glandon avevano oltre i 43 di media, dopo una settimana a quelle velocità. Sono rimasta scioccata.
E’ stato invece uno shock non aver vinto i due sprint con Wiebes?
Non posso nascondere che resti con l’amaro in bocca. Con Lorena ci eravamo preparate molto bene, anche mentalmente per affrontare il caos e lo stress, non solo le avversarie. Nella prima tappa fino ai 150 metri eravamo state brave. Peccato che a Lorena le siano entrate con la ruota anteriore nel cambio e non sia riuscita più a pedalare. Le si è tranciato di netto, ma è stata fortunata che sia successo mentre era ancora seduta, altrimenti se fosse stata in piedi si sarebbe potuta fare molto male.
Cartellino giallo storico. Kool batte Wiebes alla seconda tappa. Dopo il traguardo scatta l’ammonizione a Guarischi per comportamento scorrettoCartellino giallo storico. Kool batte Wiebes alla seconda tappa. Dopo il traguardo scatta l’ammonizione a Guarischi per comportamento scorretto
Il giorno dopo è stata una questione di fotofinish.
Esatto, ma sappiamo che le volate sono così. Forse Lorena è partita un filo appena prima del solito, questione di attimi. E’ partita ai 220 metri anziché ai tradizionali 200 e alla fine potrebbero esserle mancati per vincere. Però è stata battuta da Kool che è una velocista molto forte, in forma e che conosce bene (sono coetanee ed ex compagne alla DSM nel 2022, ndr). Charlotte non ha rubato nulla e noi comunque avevamo lavorato bene in entrambe le occasioni.
Tra l’altro proprio al termine della seconda tappa, sei diventata la prima ammonita da parte dell’UCI. Cosa è successo?
Dopo il traguardo ci hanno comunicato l’ammonizione senza la motivazione. Volevamo conoscerla per evitare di commettere lo stesso errore una prossima volta. Dopo il leadout a Wiebes ho alzato una mano dal manubrio per parlare alla radio (nel comunicato si riassume “rallentando bruscamente la velocità e creando una condotta della bici pericolosa per tutte le altre atlete”, ndr). Abbiamo accettato la decisione, ma siamo rimasti sorpresi. Le volate sono così negli uomini e nelle donne. Tutte noi sappiamo quello che facciamo a 60 all’ora, per altro da tanti anni. Soprattutto ci teniamo ad arrivare sane e salve. E’ un’azione che faccio spesso, come tante che fanno il mio lavoro. Di solito mi sposto dalla parte opposta in cui viene lanciata la volata, ma in quella circostanza ho proceduto dritta perché stavano uscendo da tutte le parti. Anzi, molte colleghe mi hanno detto che se mi fossi spostata sarebbe peggio e saremmo cadute. Starò più attenta, però temo che probabilmente mi prenderò altri cartellini gialli perché le volate le facciamo sempre così (sorride, ndr).
Abbuono fatale? Vollering a Liegi perde al fotofinish da Pieterse (terza Niewiadoma) prendendo solo 6 secondi anziché 10Abbuono fatale? Vollering a Liegi perde al fotofinish da Pieterse (terza Niewiadoma) prendendo solo 6 secondi anziché 10
Sono poi arrivate le tappe dure. In generale vi è mancata un po’ di fortuna fino a metà Tour?
Dal terzo giorno in avanti per me iniziava un Tour di sopravvivenza (sorride ancora, ndr), ma sapevamo che la squadra sarebbe stata tutta a disposizione di Demi. Se vi riferite alla sua caduta nel finale della quinta tappa, allora dico che abbiamo avuto molta sfortuna. Anche perché nello stesso momento ha bucato pure Fisher-Black che comunque fino a quel momento era in classifica e stava lottando per la top 10. Tuttavia quel giorno almeno abbiamo vinto la tappa con Vas.
Quell’episodio è stato considerato da tutti lo spartiacque del Tour di Vollering. Sei d’accordo?
Tutti hanno detto che Demi fosse rimasta da sola e che non fosse bello vedere la maglia gialla abbandonata a se stessa. E’ stata fermata Mischa (Bredewold, ndr) che era poco avanti e ha dovuto mettere piede a terra per aspettare Demi. L’ha aiutata fin dove poteva, ma considerate che l’ultimo chilometro e mezzo era in salita e Vollering lo ha fatto alla morte. Quando lei va alla morte, chi può starle davanti a tirare? Credetemi, la scelta della squadra è stata giusta così, non potevamo fare altro.
Come avete analizzato quella situazione?
Ci poteva anche stare di perdere la maglia gialla, così avremmo avuto meno responsabilità in corsa. Il vero guaio è stato il così tanto tempo perso, ma quello era un punto pericoloso. Era una curva veloce che chiudeva stretta. Forse se ci fosse stato un addetto a segnalarcela, probabilmente l’avremmo affrontata con più attenzione. Lì si andava molto forte e Demi ha picchiato duro. Comunque alla fine sapevamo che per rivincere il Tour, avremmo dovuto recuperare e tentare il tutto per tutto.
All’ultima tappa Vollering sfiora l’impresa clamorosa con Rooijakkers incollata a ruota. Il Tour Femmes andrà a Niewiadoma per 4 secondi“Thanks Barbs”. Guarischi salta l’ultima tappa e sul Glandon aiuta Vollering ad indossare la mantellina (foto tv Tour Femmes)All’ultima tappa Vollering sfiora l’impresa clamorosa con Rooijakkers incollata a ruota. Il Tour Femmes andrà a Niewiadoma per 4 secondi“Thanks Barbs”. Guarischi salta l’ultima tappa e sul Glandon aiuta Vollering ad indossare la mantellina (foto tv Tour Femmes)
Che è quasi riuscito a Vollering. Secondo te si poteva fare di più?
Con i se e con i ma, si possono dire tante cose. Se invece di fare seconda dietro Pieterse, Demi avesse vinto la tappa di Liegi avrebbe avuto 4 secondi in più di abbuono. Se all’ultima tappa Rooijakkers le avesse dato un paio di cambi in più in pianura, avrebbero guadagnato ulteriormente. Ed altro ancora, però capite che non si può ragionare così, esistono anche le avversarie. Lorena e Christine (Wiebes e Majerus, ndr) hanno dato l’anima prima del Glandon. Demi stava facendo l’impresa, tanto che la stessa Niewiadoma, che non ha rubato nulla e se lo è guadagnato il Tour, ha detto che quando l’ha vista partire si era demoralizzata. E lei ha ringraziato il lavoro della Brand prima dell’Alpe d’Huez. E’ vero che si può sempre fare meglio, ma secondo noi la nostra tattica non è stata sbagliata, malgrado una serie infinita di critiche.
Ne avete avute molte? Il tuo sfogo social è anche frutto di questo?
Fin dai primi giorni abbiamo ricevuto di tutto sui nostri profili. Ho visto Lorena rimanerci male e piangere perché in privato le scrivevano cose non carine. Oppure che Demi era rimasta da sola apposta perché tanto a fine stagione andrà via. Non scherziamo. Per me c’è sempre una linea da non oltrepassare e questo è troppo. Però ci siamo ricompattate ulteriormente grazie allo staff che ci ha fatto da parafulmine per tutelare il nostro morale. A riprova che siamo davvero un grande team dove tutti sono utili alla causa.
Vollering a fine stagione lascerà la SD Worx per la FDJ. Per Guarischi sarà insostituibileVollering a fine stagione lascerà la SD Worx per la FDJ. Per Guarischi sarà insostituibile
Nel 2025 in pratica Vollering sarà rimpiazzata da Van der Breggen. Cambierà qualcosa per voi?
Bisogna dire che Demi non è rimpiazzabile, lei rimarrà sempre lei per noi ragazze e per questa squadra. Chiunque arriverà, pur forte che sia, non sarà mai Demi. Personalmente sono molto legata ad entrambe. Naturalmente dispiace molto che ci lasci perché è una grande persona prima ancora che una grande leader, mentre Anna è la mia allenatrice. Nello sport però sappiamo che ci sono cicli che possono finire e nuove avventure che possono iniziare. Anna riprende perché le mancava correre. In questi anni ha vissuto l’atmosfera bellissima tra di noi e vedevamo che aveva voglia di tornare a respirarla. In ritiro si è sempre allenata bene con noi. Ovvio che poi bisognerà vedere quanto impiegherà a ritrovare il ritmo. Ma lei, come Demi, ha tanta classe e non avrà problemi.
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I volti in casa SD Worx-Protime sono distesi e sereni per questo Giro d’Italia Women. Tra le fila delle atlete al servizio di Lotte Kopecky, campionessa del mondo in carica, c’è anche Barbara Guarischi. L’atleta lombarda, al secondo anno nel team olandese, si presenta al via dopo una bella prova al Lotto Thuringen Ladies Tour.
«Partiamo dal fatto che sono stata inserita all’ultimo nella squadra del Giro – racconta – avrei dovuto fare solamente il Tour de France. Però Marlen Reusser è stata male nelle settimane passate ed è ancora in fase di guarigione. La squadra ha deciso di preservarla in vista delle Olimpiadi e del Tour de France, quindi eccomi qui. Devo ammettere che sto bene, ho avuto qualche problema di salute a inizio stagione ma mi sto riprendendo bene».
Per Guarischi due secondi posti al Lotto Thuringen Ladies Tour prima di partire per il GiroPer Guarischi due secondi posti al Lotto Thuringen Ladies Tour prima di partire per il Giro
Tappe sì, maglia forse
Insieme a Guarischi apriamo le tende in casa SD Worx per capire quali saranno gli obiettivi del team. Lotte Kopecky sarà capitano unico o dividerà i gradi con qualcun’altra?
«La squadra – spiega Guarischi – è molto forte. Diciamo quasi costruita apposta per andare sulle tappe e questo è l’obiettivo. Punteremo tanto alle singole vittorie anche perché Lotte Kopecky ha curato molto la preparazione alle Olimpiadi, che la vedranno impegnata in pista. E’ un Giro d’Italia Women parecchio impegnativo, ma Lotte è campionessa del mondo e belga, quindi non potremo nasconderci».
Kopecky nella cronometro di Brescia aveva già accumulato 25 secondi di ritardo da Elisa Longo BorghiniKopecky nella cronometro di Brescia aveva già accumulato 25 secondi di ritardo da Elisa Longo Borghini
Ambizioni? Moderate
Il distacco di 25 secondi accumulato da Lotte Kopecky nella cronometro inaugurale e il secondo posto in volata alle spalle di Chiara Consonni danno credito alle parole di Guarischi. La campionessa del mondo sembra essere arrivata al Giro d’Italia Women con una forma da perfezionare.
«Secondo me – spiega Guarischi – il percorso potrebbe risultare troppo impegnativo. Il giorno del Blockhaus non sarà semplice, vista anche la preparazione che Lotte sta facendo per la pista. Vedremo come reagirà il suo fisico. Staremo attente e quasi tutte avremo il nostro spazio con la Fisher Black che può puntare alle tappe in salita e a fare una buona classifica. Il distacco di un minuto e sedici secondi accumulato da Elisa Longo Borghini nella cronometro è da considerare. Penso sarà difficile, ma non impossibile, avvicinarsi a lei o superarla.
Nella tappa di ieri con arrivo a Toano è arrivata la prima vittoria della SD Worx al Giro, firmata Fisher-BlackCon il secondo posto Kopecky ha guadagnato 6″ su Longo Borghini, il distacco ora è di 13″Intanto nella tappa di ieri con arrivo sulla salita di Toano è arrivata la prima vittoria della SD Worx al Giro, firmata Fisher-BlackCon il secondo posto Kopecky ha guadagnato 6″ su Longo Borghini, il distacco ora è di 13″
Decide l’Abruzzo
Tutte le voci sentite fino ad ora, come quella di Gaia Realini, confermano che il Giro d’Italia Women si deciderà con le tre tappa in Abruzzo. Tutte diverse ma impegnative e da non sottovalutare, la classifica potrà ribaltarsi completamente.
«Vero che la cronometro iniziale ha permesso di scavare dei margini – analizza Guarischi – è anche vero, tuttavia, che le ultime tre tappe sono toste. E’ facile, considerando che sono alla fine, prendere minuti su minuti o andare in crisi da un momento all’altro. Mai dire mai, bisognerà arrivare in Abruzzo per avere delle risposte definitive. Ribadisco che la squadra è qui per vivere la corsa tappa dopo tappa e per accumulare più vittorie possibile».