MISANO – Il nuovo Wahoo Kickr Move diventa ancora più completo grazie ad un meccanismo che gli permette di eseguire un movimento orizzontale e laterale. Move è dotato di un meccanismo di blocco/sblocco.
Un altro passo in avanti per un sistema che è un vero e proprio riferimento per la categoria. Definirlo rullo è riduttivo, perché Wahoo Kickr è ancor di più un tassello per un home training di qualità.
Le aste laterali si allargano e i piedini si regolanoLe aste laterali si allargano e i piedini si regolano
Wahoo Kickr Move, un feeling diretto
Il compito principale del movimento che offre il nuovo smart trainer di Wahoo è quello di portare l’atleta ad avere sempre più la sensazione di pedalare su strada. Il Kickr Move si muove in avanti e indietro ed anche lateralmente, questo grazie all’aggiunta (rispetto al modello tradizionale) di una sorta di canale e di una slitta che scorre al suo interno.
Nell’insieme sono dei movimenti che permettono anche al corpo di adattarsi e di scaricare meglio le pressioni che si generano quando si esegue una seduta impegnativa.
La zona di scorrimento della baseLa slitta si muove all’interno della baseIl meccanismo di blocco e sbloccoLa zona di scorrimento della baseLa slitta si muove all’interno della baseIl meccanismo di blocco e sblocco
Massiccio e facilmente trasportabile
Come per la versione precedente, anche il nuovo Kickr Move di Wahoo ha un telaio in acciaio che garantisce stabilità e longevità del rullo. Le estensioni laterali si ripiegano in modo da compattarsi per agevolare il trasporto ed i piedini sono regolabili in altezza.
C’è anche una maniglia nella parte superiore che aiuta la presa. E’ perfettamente compatibile con i vari diametri delle bici, mtb, strada e gravel e relative misure dei perni passanti. Una serie di adattatori lo rendono facilmente configurabile e senza dover smontare la zona dei pignoni.
Una struttura molto robusta con delle parti anodizzate per evitare la ruggineUna struttura molto robusta con delle parti anodizzate per evitare la ruggine
Fino a 2.200 watt
Arriva a sopportare uno sprint di 2.200 watt. In questo caso una struttura portante come quella in acciaio è un bel vantaggio. Ha il doppio protocollo di trasmissione/ricezione, ovvero wi-fi, wireless e Bluetooth (utile per la rete domestica e per vari device presenti sul mercato) e abbinato con il Kickr Climb simula perfettamente la pendenza di una salita, da un allenamento pre-impostato oppure da un percorso che è stato ripreso per l’allenamento. Il prezzo di listino del Kickr Move è di 1.599 euro.
I prodotti Elite sono da sempre fedeli compagni di viaggio per chi ama praticare ciclismo, sia a livello outdoor che indoor. L’azienda veneta è conosciuta in tutto il mondo per i rulli, le borracce, i portaborracce e i tanti accessori ciclo prodotti presso la sua sede di Fontaniva, in provincia di Padova.
Nei giorni scorsi Elite ha ricevuto un importante riconoscimento che testimonia della cura e dell’attenzione che quotidianamente investe nel proprio lavoro. Stiamo parlando della certificazione ISO 9001:2015. Si tratta nello specifico di una certificazione riconosciuta globalmente per i sistemi di gestione della qualità (SGQ). E’ basata un forte orientamento al cliente, un approccio orientato alla coerenza dei processi e obiettivi di miglioramento continuo.
Elite fornisce le borracce a numerosi team WorldTourElite fornisce le borracce a numerosi team WorldTour
Un processo meticoloso
Per ottenere la certificazione ISO 9001:2015 Elite ha dovuto sottoporsi ad un processo meticoloso. Si è partiti da una valutazione preliminare alla quale ha fatto seguito la completa sensibilizzazione sul tema della qualità a ogni livello interno alla sua organizzazione. L’identificazione delle aree di miglioramento, la creazione di un piano d’azione per queste aree, l’attuazione del piano e le prove della sua esecuzione hanno completato con successo il procedimento.
Il lavoro è stato poi sottoposto ad una revisione esterna da parte di certificatori indipendenti approvati ISO. Nel caso specifico di Elite si è trattato ICIM e IQNET.
Il Justo è uno dei rulli più apprezzati dai clienti di EliteIl Justo è uno dei rulli più apprezzati dai clienti di Elite
Cos’è la ISO 9001:2015?
Aver ottenuto la certificazione ISO 9001:2015 attesta che il sistema di gestione della qualità applicato da Elite aderisce ai principi fondamentali di ISO 9001. Tra questi rientrano: la promozione di una cultura di miglioramento continuo ed efficienza tramite il ciclo PDCA (Plan-Do-Check-Act); l’applicazione di un approccio di business basato sulla prevenzione di rischi e problematiche prima che si verifichino e sulla progettazione di qualità dal primo momento piuttosto che sull’azione correttiva; l’accento su una comunicazione più forte sia interna che esterna per migliorare interazione, comprensione e soddisfazione di clienti e collaboratori; la standardizzazione dei processi per garantire coerenza e costanza nelle operazioni, affiancata da continue valutazioni di miglioramento volte a soddisfare le mutevoli esigenze dei clienti.
Elite è stato partner del Giro d’Italia 2023Elite è stato partner del Giro d’Italia 2023
Coinvolgimento totale
Il processo di certificazione ha interessato ogni area dell’azienda: dal controllo della qualità allo sviluppo prodotto, da logistica, ordini e spedizioni fino alle aree commerciale, marketing, customer care, HR e amministrazione. Nessun reparto è stato escluso.
Più in generale l’aver ottenuto la certificazione ISO 9001:2015 ha rappresentato per Elite il riconoscimento dell’impegno continuo dimostrato nel fornire servizi orientati al cliente e prodotti di alta qualità.
Nicoletta Sartore, COO (direttore operativo) di Elite, ha voluto sottolineare come la qualità sia il fondamento di ogni aspetto del business di Elite e la soddisfazione del cliente sia prioritaria.
«Ottenere la certificazione ISO 9001 – spiega – è la perfetta testimonianza di questo nostro impegno per la qualità. Il processo di certificazione è inoltre un’esperienza di apprendimento preziosa che consente a ciascuna azienda di identificare le proprie aree di miglioramento e rendere in questo modo il proprio business ancora più forte. E’ un’opportunità per rimanere concentrati sul continuo miglioramento delle nostre attività, mantenendo elevato il livello di tutto ciò che facciamo, obiettivi e processi. Lo scopo di tutto è essere preparati ad agire in ogni momento per venire incontro alle necessità non solo dei clienti, ma della stessa industria ciclistica in cui operiamo».
CESENA – Rulli di qua e rulli di là. Davanti al bus, negli hotel, all’arrivo e prima della partenza di una crono. Alla fine lo strumento che dovrebbe rendere immobile la bici è quello più ballerino! Scherzi a parte, durante un Giro d’Italia o comunque nelle corse più importanti, i rulli vengono usati parecchio e in più situazioni.
E visto quel che ci ha detto Ronny Baron (nella foto di apertura), probabilmente li vedremo anche dietro al palco di Crans Montana questo pomeriggio.
Ed è proprio il meccanico della Bahrain-Victorious che ci racconta di questo via vai dei rulli. Abbiamo scoperto che c’è un approccio spesso soggettivo da parte degli atleti nei confronti di questo strumento. C’è chi ama farli e chi invece cerca di limitarne l’uso allo stretto necessario. Nel giorno di riposo, per esempio, Intermarché-Wanty Gobert e Soudal-Quick Step erano nello stesso hotel. Nel piazzale, quando tutti i corridori delle due squadre stavano partendo, Niccolò Bonifazio sgambettava sui rulli. E Davide Ballerini gli diceva: «Ma come è l’unico giorno di sole e stai lì sopra?!».
Molti atleti usano un display o un leggio su cui è riportato il programmaIn Eolo una lavagnetta riporta gli orari di riscaldamento e partenza dei ragazziOrmai quasi tutti i team utilizzano rulli su cui montare la bici senza ruota posteriore. Questi rulli sono più stabili e non consumano la gommaMolti atleti usano un display o un leggio su cui è riportato il programmaIn Eolo una lavagnetta riporta gli orari di riscaldamento e partenza dei ragazziOrmai quasi tutti i team utilizzano rulli su cui montare la bici senza ruota posteriore. Questi rulli sono più stabili e non consumano la gomma
Protagonisti a crono
I rulli diventano protagonisti nel giorno della crono. Sono fondamentali per il riscaldamento. «Certamente in quel caso – spiega Baron – recitano un ruolo importante. In base alle posizioni in classifica, quindi degli orari di partenza dei nostri atleti, cerco di capire quanti ne devo preparare. Non ne tiro fuori otto, come i componenti del team, ma solo quelli che servono affinché i corridori non si accavallino. Nella crono di Cesena per esempio ne ho preparati solo tre. Va tutto in base alle tempistiche».
Quando si deve preparare un rullo, almeno per la crono, non ci si limita a mettere lo strumento a terra. Si tratta di preparare il tappetino, il ventilatore, un appoggio per asciugamano e borraccia, integratori… In qualche caso, come alla Bahrain, si usa un leggìo sul quale viene posta la tabella del riscaldamento. «Se i ragazzi partono troppo ravvicinati tra loro – aggiunge Baron – devi tirarne fuori di più. Il riscaldamento gli porta via minimo 30′-40′ e quindi devi fare un po di calcoli».
Nel riscaldamento prima delle tappe, l’allestimento dei rulli è molto più scarno rispetto a quello di una crono (in foto, Luca Covili ieri a Bra)Nel riscaldamento prima delle tappe, l’allestimento dei rulli è molto più scarno rispetto a quello di una crono (in foto, Luca Covili ieri a Bra)
Per il riscaldamento
Mentre un tempo prima del via di una tappa particolarmente insidiosa ci si scaldava su strada, oggi sempre più spesso si tende a fare i rulli: pratica messa in atto soprattutto da chi deve andare in fuga (come Covili ieri a Bra) o se c’è una partenza complicata, magari con degli strappi o una salita. E’ necessario essere caldi, almeno quel tanto, per non accumulare una grande dose di acido lattico che poi sarebbe difficile da smaltire. Le “botte” di acido al via e “a freddo” sono quelle che presentano il conto più salato.
«In questo caso – riprende Baron – la procedura è un po’ più snella rispetto alla crono. Basta mettere il rullo a terra e il corridore inizia a scaldarsi».
Ma chi decide se fare i rulli o meno? E’ una scelta a totale discrezione dell’atleta? Replica Baron: «E’ una scelta tra direttore sportivo e corridore. Solitamente ce li chiedono in caso di una partenza in salita o comunque condizioni difficili o semplicemente se fa freddo. In questo caso il riscaldamento è più breve rispetto alla crono. Dura 15′-20′ e i ragazzi pedalano abbastanza tranquillamente».
«Ma non sempre è il capitano a farli. Anzi… Di solito tocca a qualche corridore che deve fare un lavoro per il leader, come tenere chiusa la corsa o, al contrario, che deve prendere la fuga. Comunque non li preparo tutti a prescindere, ma in base a ciò che mi dicono i diesse».
Defaticamenti a confronto: qui Roglic sulla sua bici da strada sgambetta in relax una decina di minuti (forse anche meno)…Mentre Tao (prima del ritiro) aveva preferito la bici da crono. Era la vigilia della tappa contro il tempo di CesenaQuando Baron parla di difficoltà. A Campo Imperatore i meccanici hanno dovuto portare nelle stanze del vecchio hotel i rulli per mezzo della funiviaDefaticamenti a confronto: qui Roglic sulla bici da strada sgambetta in relax una decina di minuti…Mentre Tao (prima del ritiro) aveva preferito la bici da crono. Era la vigilia della tappa di CesenaA Campo Imperatore i meccanici hanno portato i rulli all’arrivo con la funivia
E per il defaticamento
Se i gregari usano i rulli spesso alla partenza, il capitano invece entra in scena nel dopogara. Soprattutto oggi si fanno (quasi) sempre. Le tappe finiscono a pomeriggio inoltrato, ci sono poi i trasferimenti e si arriva in hotel piuttosto tardi. Passa un bel po’ prima del massaggio. Si è visto che una blanda attività di scarico, il defaticamento, in tempi ristretti agevola il recupero.
«In questo caso – riprende Baron – dobbiamo portare i rulli in zona premiazione se il capitano è chiamato per esempio a indossare una maglia o comunque a salire sul palco, oppure glieli prepariamo al bus.
«Solitamente, sia per il riscaldamento che per il defaticamento dopo le tappe in linea, mi viene detto un’oretta prima quanti ne devo preparare. Li fanno soprattutto se hanno terminato la tappa facendo un grande sforzo. Questo defaticamento consiste nel pedalare quasi “a vuoto” per creare un rilassamento muscolare alle gambe, togliere un po’ di tensione senza dover spegnere immediatamente il motore dopo il massimo sforzo».
E lo sforzo massimo nel finale è una discriminante non da poco. Dopo la frazione di San Salvo, per esempio, il cui arrivo era in volata e dopo tanta pianura, nessuno, neanche gli uomini di classica, è salito sui rulli.
«A volte, soprattutto in fase di arrivo – conclude Baron – è veramente complicato sistemarli. Magari devo portare i rulli su un arrivo in cima, sistemarli in pendenza.
«Ma anche al via di una crono non sempre è facile.A Fossacesia, per esempio, tra i bus e la partenza c’erano un paio di chilometri. In quel caso sono serviti un doppio rullo e una doppia bici. Una al bus e una a ridosso del via. I ragazzi pedalavano fino a pochi istanti prima di salire sulla rampa. Insomma, una bella logistica».
Come se fosse il roster di un team pronto al debutto stagionale, nelle scorse settimane Elite ha annunciato l’elenco completodelle squadre che nel 2023 potranno contare sul suo supporto tecnico (in apertura foto Facebook/Elite).
Limitandoci al solo ciclismo su strada, nel WorldTour maschile possiamo segnalare i seguenti team: UAE Emirates, Ineos Grenadier, Alpecin Deceuninck, Bahrain Victorious, Movistar Team, Groupama-FDJ, Team DSM, Jayco-AlUla, AG2r, Intermarché-Circus-Wanty, Cofidis, Arkea Samsic. Folta anche la presenza nel mondo del ciclismo femminile. Complessivamente nel 2023 saranno ben 45 i team strada sponsorizzati.
Non solo team maschili nell’universo del brand (foto Facebook/Elite)Non solo team maschili nell’universo del brand (foto Facebook/Elite)
Prodotti per ogni esigenza
Sono davvero tanti e diversi fra loro i prodotti forniti anche quest’anno dall’azienda veneta ai team di cui è sponsor. Ciascuno di questi ricopre un ruolo ben preciso, a seconda che debba essere utilizzato prima, durante e dopo una gara o anche un allenamento.
Tra i tanti “strumenti di lavoro” forniti ai team possiamo segnalare i seguenti:
Justo, il rullo con il sensore di potenza integrato che permette la possibilità di fare da ponte con fascia cardio e i piedini Flex Feet, che aiutano a rispettare la biomeccanica della pedalata e a replicare le micro-oscillazioni della bici all’aperto.
Suito-T, il rullo più compatto e funzionale presente sul mercato. Perfetto per garantire grandi prestazioni e comodità con una struttura leggera e compatta e caratteristiche di alto livello che se ben sfruttate possono rendere fruttuoso ogni allenamento.
Fly Team, la borraccia più usata dalle squadre per la sua leggerezza, studiata per offrire un getto d’acqua veloce e abbondante con una minima pressione della mano.
I portaborraccia Vico, Leggero Carbon, Custom Race Plus.
Elite ha pensato anche alle situazioni fuori corsa attraverso la fornitura di Borson, una borsa da viaggio in grado di garantire protezione a telaio, ruote e deragliatore.
Meccanici e massaggiatori potranno contare rispettivamente sul cavalletto per la manutenzione della bici Workstand Race FC e sulle creme e i gel Ozone.
La Fly Team è la borraccia più usata dalle squadre per la sua leggerezza (foto Faceboo/Elite)Elite resta accanto alle squadre anche con i suoi rulli dalle ottime prestazioni (foto Facebook/Elite)La Fly Team è la borraccia più usata dalle squadre per la sua leggerezza (foto Facebook/Elite)Elite resta accanto alle squadre anche con i suoi rulli dalle ottime prestazioni (foto Facebook/Elite)
L’importanza dei team
Per un’azienda come Elite è fondamentale poter collaborare con team di alto livello, come conferma Marco Cavallin, Sponsorship e Product Innovation Manager di Elite.
«Fornire i nostri prodotti – spiega – e aiutare le più grandi squadre al mondo a raggiungere i propri obiettivi, in gara e negli allenamenti, è una delle soddisfazioni più grandi per noi. Il rapporto con le squadre è strategico, per molte ragioni. Prima fra tutte, l’opportunità di avere come osservatori alcuni dei più grandi atleti del ciclismo. Suggerimenti per una migliore performance, idee per un design innovativo o maggiori funzionalità sono la fonte di ispirazione numero uno per lo sviluppo e l’evoluzione dell’ecosistema».
Il Team Corratec è stata l’ultima delle squadre italiane ad aggiungersi alla lista delle professional. Squadra piccola, ma l’entusiasmo, la voglia di fare bene e di mettersi in gioco proprio non mancano. E anche in un giorno di pioggia i ragazzi di Serge Parsani,Francesco Frassi e Fabiana Luperini non si fermano.
A Montecatini hanno svolto il loro mini-ritiro in vista delle prime imminenti gare. Ma la pioggia ci ha messo lo zampino. Tuttavia è stata l’occasione per vedere dal vivo come si riorganizza una squadra in caso di maltempo e di freddo.
Fuori piove, se ne approfitta per fare le foto. Il tempo viene ottimizzatoFuori piove, se ne approfitta per fare le foto. Il tempo viene ottimizzato
Allarme rosso
Già la sera prima si continuavano a guardare le App meteo e tutte più o meno davano pioggia battente, specie nella prima parte della giornata.
«Se non piove – aveva detto il diesse Frassi – si parte alle 9,30 e si faranno 5 ore. Altrimenti dalle 10 si fanno le foto per il sito e le cartoline e si provano gli ultimi capi del vestiario Veloplus».
E così va: già prima delle 10 i corridori si ritrovano in una stanzone dell’hotel che li ospita appunto per foto e vestiario. Ma resta vivo il discorso dell’allenamento. Coloro che devono andare in Argentina per la Vuelta a San Juan fremono per fare qualcosa. Così optano per andare in palestra.
«Poi – aggiunge Frassi – se il tempo migliora si esce in bici, altrimenti si fanno i rulli».
Piove e fa freddo. Frassi porta i suoi ragazzi in palestraSi comincia: ci si scalda una decina di minuti sulle spin bikeMurgano comincia con del plank laterale. Cellulare davanti per tenere il tempo sotto controlloPer Gandin leg-extension con entrambe le gambe…Mentre Attilio Viviani preferisce farle monopodaliche Non si dimentica la parte alta del corpo. Trazioni per spalle e schiena per KonychevE anche Dalla Valle insiste sulla schienaPiove e fa freddo. Frassi porta i suoi ragazzi in palestraSi comincia: ci si scalda una decina di minuti sulle spin bikeMurgano comincia con del plank laterale. Cellulare davanti per tenere il tempo sotto controlloPer Gandin leg-extension con entrambe le gambe…Mentre Attilio Viviani preferisce farle monopodaliche Non si dimentica la parte alta del corpo. Trazioni per spalle e schiena per KonychevE anche Dalla Valle insiste sulla schiena
In palestra…
In palestra vanno Alex Konychev, Attilio Viviani, Stefano Gandin, Marco Murgano e Nicolas Dalla Valle, mentre German Tivani argentino proprio di San Juan, preferisce saltare la parte a secco. I ragazzi si scaldano sulle spin bike, meglio delle cyclette. Poi passano alla parte dei pesi e del core.
«In questo caso – spiega Attilio Viviani – con le gare imminenti si tende a preferire un tipo di palestra un po’ più “snella”. Quindi meno peso e ripetizioni più rapide. Si cerca di prolungare gli esercizi, magari alternando le gambe come sulla pressa o leg extension, fino anche a 3′. In questo modo, tra peso ridotto e velocità di esecuzione, è un po’ come simulare una SFR, in bici.
«Mentre in altri periodi dell’anno magari alla pressa fai solo cinque ripetute, ma con carichi massimali… da cui “non esci”. In questo caso è un po’ come fare le partenze da fermo in pista con rapportoni lunghi».
I ragazzi alternano la parte bassa con un po’ di core zone: addominali sostanzialmente, del plank, ma non solo.
Per la squadra, un pasto leggero e velocePer la squadra, un pasto leggero e veloce
Si esce?
Terminata la parte in palestra, si torna in hotel. Si fa un pasto leggero a base di riso o pasta o patate e null’altro. E questo riguarda soprattutto gli atleti che non faranno nulla e ne approfitteranno per concedersi un giorno di riposo totale, come Van Empel.
Il meteo sembra migliorare, così Frassi parlando fra i tavoli, spinge per uscire. Si faranno un paio di ore con un po’ di fuorigiri, che saranno utili soprattutto ai ragazzi che, dovendo andare in Argentina, tra viaggio e fuso orario staranno almeno tre giorni senza pedalare.
«Non sarebbe male – dice Frassi – riuscire a fare questa pedalata, soprattutto dopo il buon lavoro dei giorni scorsi».
Nel primo pomeriggio si passa ai rulli, qui c’è anche Tivani (in primo piano)…Attilio Viviani, che ha fatto 40′ regolari, si è distratto con un video…Mentre Konychev, che ha svolto dei lavori (guardate che sudata) e doveva restare più concentrato, aveva della musicaE a proposito di sudate, Gandin ha pedalato a torso nudo. La temperatura interna sui 17° favoriva la disidratazioneNel primo pomeriggio si passa ai rulli, qui c’è anche Tivani (in primo piano)…Attilio Viviani, che ha fatto 40′ regolari, si è distratto con un video…Mentre Konychev, che ha svolto dei lavori (guardate che sudata) e doveva restare più concentrato, aveva della musicaE a proposito di sudate, Gandin ha pedalato a torso nudo. La temperatura interna sui 17° favoriva la disidratazione
Sui rulli
Però poi riprende a piovere e quindi l’idea di uscire svanisce nuovamente. Meglio evitare di ammalarsi. Tutti (o quasi) sui rulli dunque. Ma i rulli non sono 20 come i corridori, anzi 19… perché Valerio Conti è sul Teide. Bisogna fare i turni. Ci pensa il meccanico, ma la priorità va ancora ai ragazzi che devono andare a San Juan.
Un meccanico presenta a Frassi l’elenco degli atleti che si alterneranno sui rulli. I ragazzi sono liberi di andare a sensazione, ma un po’ tutti optano per velocizzare. Quindi alte cadenze.
«Io ho fatto un’oretta alla fine – spiega però Konychev – e ho inserito anche delle variazioni di forza. Per esempio due minuti e mezzo a 50 rpm alternati a due minuti e mezzo a 90-95 rpm. Un lavoro così aiuta anche a metabolizzare quanto fatto questa mattina in palestra. I battiti cardiaci? Sono arrivato anche a 170 pulsazioni. Ma essendo al chiuso con meno ossigeno salgono un po’ più facilmente e infatti i wattaggi non erano altissimi».
Ecco quindi come si salva una giornata di maltempo. Uscire sarebbe meglio, ma non tutto è buttato via.
Matteo Cigala, ex corridore o ancora corridore: dipende dai punti di vista! Italiano, trapiantato in Irlanda, Matteo è un preparatore ma anche uno dei più forti ciclisti indoor al mondo. Ha preso parte anche al mondiale su Zwift.
All’inizio aveva provato per conoscere meglio il suo strumento di lavoro, il rullo, poi con la pandemia c’è stato il boom. «Pensate – racconta Cigala – che le gare che avevo proposto alla Federciclo irlandese erano diventate l’evento sportivo maggiore dell’isola. Si gareggiava il sabato mattina. E da lì in poi è stato un crescendo».
Di certo il mondo del ciclismo indoor è enorme e meno scontato, molto meno scontato, di quel che si possa pensare. Non è solo salire su un rullo e pedalare forte. C’è molto di più: tecnologia (del rullo e dei rilevatori), realtà virtuale e gare hanno rivoluzionato questo settore… Anche se forse sarebbe meglio dire che lo hanno creato, visto che non esisteva fino a pochi anni fa. Almeno non in questa misura. E si capisce anche perché molti pro’ eseguano alcune sessioni di allenamento proprio sui rulli.
Matteo Cigala è stato un dilettante di ottimo livello. Adesso è un preparatore e un granfondista di spicco Matteo Cigala è stato un dilettante di ottimo livello. Adesso è un preparatore e un granfondista di spicco
Matteo, che analogie ci sono con il ciclismo su strada?
In molti pensano che si tratti di pedalare su un rullo e via. Ma bisogna invece conoscere bene la piattaforma sulla quale si sta facendo l’attività. Bisogna conoscere il percorso, gli avversari, gli strumenti. Di analogia c’è il fatto che si pedala e si fa fatica.
Cosa significa conoscere il rullo?
Devi sapere come reagisce il rullo alla potenza che esprimi. Le “power up” che sono delle “fortune” (dei bonus, ndr) quando passi sotto un arco di un Gpm, di un traguardo volante… ti danno dei piccoli vantaggi da sfruttare in determinati momenti. Per questo dico sempre che devi essere un tutt’uno col tuo avatar.
Non è un semplice rullo, ma si parla di “realtà virtuale”…
Per esempio si sente la scia. Come? Diminuisce la potenza richiesta per stare in quel gruppo o mantenere quella velocità. Una gara virtuale non è una “crono” come molti pensano. C’è tattica.
Che tipo di corridore è quello indoor?
Certamente è un corridore esplosivo, un atleta che sa trarre il massimo in determinate tempistiche e che sa capire il momento in cui attaccare. Anche perché non puoi vedere il linguaggio del corpo, cioè guardare in faccia un rivale per capire come sta.
L’avatar: per Cigala è ben più di un disegno, bisogna “sentirlo” in qualche modo. La differenza coi vecchi rulli è tutta lìL’avatar: per Cigala è ben più di un disegno, bisogna “sentirlo” in qualche modo. La differenza coi vecchi rulli è tutta lì
Ci sono molte variabili?
Sì e sono variabili realistiche e per capirle bisogna avere esperienza. E’ come in un videogioco di F1, non è che la prima volta giochi subito al livello massimo.
Ti alleni e vai anche su strada: come adatti i “due ciclismi”?
Sì, sì… vado anche su strada. Recentemente ho vinto la Medio Fondo della Strade Bianche. C’è una bella differenza. Su strada le gare sono più lunghe, su Zwift si parla di un’ora circa. E anche la pedalata è diversa.
Ecco, in che cosa è diversa? Facciamo un paragone nel fare una salita su strada e indoor…
Su strada sicuramente si va un po’ più agili. E questo succede sia negli allenamenti che in corsa. E forse io faccio meno fuorisella. Sul rullo invece la pedalata è diversa: non ci sono buche, non ci sono curve e il rullo trasmette (e richiede) sempre la tua potenza. Continuamente, non c’è sosta. La cadenza è un po’ più bassa, la potenza più alta e costante appunto. Non fluttua.
Wattaggi: che differenza c’è?
Non dico che sono gli stessi, ma sono molto simili. In volata, o comunque negli sforzi che vanno dai 3” ai 20” sono più bassi perché non usi al massimo anche la parte alta del corpo. Mentre sono più alti per gli sforzi dai 30” ai 2′ proprio perché tutto è più fluido, non ci sono buche, curve… Mentre oltre i 10′, subentrano altri fattori come la ventilazione.
Van der Poel oltre ad essere un uomo immagine di Zwift, usa spesso questa piattaforma per allenarsi (Foto C. Vos)Van der Poel oltre ad essere un uomo immagine di Zwift, usa spesso questa piattaforma per allenarsi (Foto C. Vos)
La ventilazione?
E’ uno dei fattori fondamentali per performare indoor. Se, come me, lavori spesso sui rulli (3-4 volte a settimana; 2 anche d’estate) devi investire sull’ambiente in cui fai il tuo allenamento. E per investire non intendo in denaro, o almeno non solo. Intendo curare il tuo ambiente.
E come deve essere la stanza in cui si pedala?
Sicuramente fresca ed areata. Io per esempio faccio la mia attività indoor in una stanza vetrata che si può aprire moltissimo (come si nota nella foto di apertura, ndr). Pensate che c’è quasi la stessa temperatura esterna. In più ho il ventilatore Wahoo che è molto valido. Per farla breve: io raramente sudo. Di sicuro per terra non c’è il classico laghetto di sudore da rulli.
Con l’abbigliamento come ci si veste?
Pantaloncino corto e maglia traforata. Ho sempre un asciugamano che appoggio sul manubrio o, molto più spesso, su un “mobiletto” al mio fianco, dove ci sono anche i gel e la borraccia.
Bene, hai introdotto anche il discorso dell’alimentazione. Come ci si regola?
Si corre per un’ora circa. Mangio tre ore prima. Ma non molto. Cerco di ingerire carboidrati e cibi glicemici: quindi riso o pasta, ma poca. E poi aggiungo una barretta se ne sento il bisogno. Prima del via prendo un gel e in gara assumo un gel e un mix di carboidrati nella borraccia. Al mondiale, che è stato un po’ più lungo, ho preso tre gel, ma solo acqua nella borraccia. Poi ognuno ha le sue abitudini e le sue strategie. Per gare meno importanti e allenamenti chiaramente mangio meno.
E’ chiaro: l’intensità dello sforzo fa variare molto il dispendio energetico…
Per il mondiale sono stato sui rulli per quasi due ore: 40′ di riscaldamento e un’ora e un quarto di gara, che era lunga 55 chilometri. Lì, ho cercato d’ingerire 70-80 grammi di carboidrati all’ora, che è una dose molto elevata.
Servono grandi quantità di carboidrati in relazione alla breve durata per rendere al massimo in una gara indoor visto lo sforzo violentoServono grandi quantità di carboidrati in relazione alla breve durata per rendere al massimo in una gara indoor visto lo sforzo violento
Quanto fuorisoglia si fa mediamente in una gara su Zwift?
Dipende molto dalla gara, dal livello, dal percorso… Spesso si è sotto la soglia, anche se di poco, ma ci sono anche diversi periodi di 1′-3′ anche in Z5-Z6 (le intensità più elevate, ndr).
Puoi darci qualche numero?
Il mondiale, per esempio, è durato un’ora e 15′. Ho tenuto una cadenza media di 78 rpm (alla Strade Bianche è stata di 87 rpm). Ho passato il 22% in Z1; il 27% in Z2; il 16% in Z3; il 12% in Z4; l’8% in Z5, il 9,4% in Z6 e il 5,8% in Z7. In pratica il 36% del tempo è passato tra soglia (Z3-Z4) e fuorisoglia (Z5, Z6, Z7), questo in rapporto ai watt. Questa percentuale scende al 22% se si fa riferimento alle frequenze cardiache.
Altri accorgimenti particolari, Matteo?
Come ho detto l’esperienza conta moltissimo. Io per esempio cerco di rendere molto stabile il mio rullo e ci metto un peso. Mentre per guadagnare delle piccole percentuali di watt sgonfio un po’ la gomma per avere quell’”effetto molla” quando si pedala fuori sella o si sprinta.
I numeri hanno cambiato il modo di andare in bicicletta, di allenarsi e di interpretare la gara. Non è solo il power meter con i suoi dati a condizionare le tattiche di gara. Nei numeri della performance è incluso tutto: il recupero, il carico di lavoro nel breve, medio e lungo periodo, il miglioramento, ma anche la flessione prestazionale. Abbiamo interpellato Luca Bianchini, allenatore di fama internazionale che non opera solo nel campo del ciclismo. Bianchini è head coach di MagneticDays, formatore FITRI e professore dell’Università di Roma Scienze Motorie del Foro Italico che collabora direttamente con il CONI.
Il confronto dei test e la sovrapposizione dei numeri, alla base delle valutazioni (foto Mauro Nicita, MagneticDays)Il confronto dei test e la sovrapposizione dei numeri, alla base delle valutazioni (foto Mauro Nicita, MagneticDays)
I numeri hanno cambiato il modo di allenarsi?
Sì, i numeri hanno cambiato lo sport in genere, ma è necessaria una premessa. La fase di cambiamento e di evoluzione risale a 30 anni fa, era il tempo del cardiofrequenzimetro. Poi è arrivato il power meter. C’è stato un periodo dove la tecnologia di lettura dei dati era limitata, non era ottimale e i numeri, talvolta, non trovavano dei riscontri attendibili. Molto è cambiato negli ultimi 7 anni, dove l’affidabilità della tecnologiaha contribuito alla svolta vera e propria. Il segreto sta nella giusta interpretazione dei numeri, perché loro sono apolitici e non hanno religione».
I grafici e le comparative dei numeri hanno permesso di far evolvere il sistema del training, indoor e outdoorI grafici e le comparative dei numeri hanno permesso di far evolvere il training
In un certo senso i numeri sono una chiave di lettura?
I numeri non sono solo quelli del power meter, ma tanti valori messi insieme che arrivano da più parti. C’è la potenza che è uno strumento di valutazione del carico esterno e ci sono i bpm, che si riferiscono al carico interno. Li avevamo quasi dimenticati, ma poi sono stati ripresi, per fortuna e ci aiutano a controllare i carichi di lavoro dell’atleta. Le diverse situazioni devono collimare alla perfezione. Cercando di fare un breve esempio: 200 watt sono 200 watt, ma cambia il modo in cui si ottiene questo numero. E l’intreccio dei vari dati ci aiuta a quantificare nella giusta maniera.
Cosa significa e cosa comporta allenarsi tenendo fede ai numeri?
Quando ci alleniamo dobbiamo sempre considerare le variabili in gioco, che sono diverse e creano situazioni differenti. Paradossalmente la variabile più grande è l’allenatore, che eroga l’allenamento e legge i numeri del training. Il preparatore deve saper leggere anche attraverso i freddi numerie spessoguardare in faccia l’atleta. Nei numeri è racchiusa anche un po’ di psicologia, ci sono le sensazioni e la capacità di fornire dei feedback. Il coach deve stimolare il corridore anche quando il miglioramento non c’è, dopo un periodo di preparazione mirata, situazione che si può verificare, per lo meno a livello numerico.
Luca Bianchini, durante un corso formativo in Sicilia (foto Mauro Nicita, MagneticDays)Luca Bianchini, durante un corso formativo in Sicilia (foto Mauro Nicita, MagneticDays)
Quali sono le cause principali del non miglioramento?
La prima colpa è quella del preparatore che non ha saputo leggere nel modo corretto i dati, i numeri e feedback dell’atleta. Poi ci sono tutte le variabili proprio di chi si allena e la quotidianità è una di queste. E poi ci sono anche quelli che emulano senza avere dei riferimenti precisi e personalizzati. Quelli ad esempio che utilizzano le tabelle di altri atleti.
Come i numeri del training indoor hanno cambiato il modo di allenarsi sulla bicicletta in esterno?
I numeri hanno cambiato prima di tutto il modo di suddividere il training. Il paradosso è che i numeri ci permettono di concentrarci meglio sulle alte e sulle basse intensità. I numeri ci permettono di quantificare il riposo, per fare un esempio. Non esistono solo i watt, ma in questo senso anche il TSS (training stress score), l’IF (intensity factor) e altri campi che troviamo ormai su tutti i devices. Questi sono particolarmente utili per quantificare i carichi di lavoro, soprattutto nel medio e lungo termine. I numeri del training hanno permesso di far entrare l’allenamento specifico indoor nel mondo professionale, a prescindere dalla disciplina. Molte nozioni che vengono utilizzate outdoor, sono state sviluppate proprio grazie ai numeri rilevati indoor.
Alessandro Vanotti collabora con MagneticDays (foto MagneticDays)Alessandro Vanotti collabora con MagneticDays (foto MagneticDays)
Indoor contro outdoor, quali sono le differenze da considerare?
La prima differenza sono i Newton (la torque), controllabile, più affidabile solo in un contesto indoor. Il secondofattore, molto importante è quello ambientale. Questo non condiziona solo la mente, ma anche la biomeccanica e il modo di pedalare. Se è vero che la potenza espressa è sempre quella, il gesto cambia la sua dinamica. Indoor è come se pedalassimo quasi sempre in pianura. All’esterno le variabili sono infinite: il vento, il traffico e le distrazioni, le pendenze della strada che cambiano continuamente. Concettualmente: indoor stimoliamo il corpo ad erogare potenza, in outdoor sta all’abilità dell’atleta saper sfruttare quello che si è costruito al chiuso.
Il Team Beltrami TSA-Tre Colli utilizza il sistema MagneticDays in fase di riscaldamento e per il training indoorIl Team Beltrami TSA-Tre Colli utilizza il sistema MagneticDays
Esiste il pericolo che i numeri condizionino in modo negativo la performance atletica quando siamo in gara?
Sì, il pericolo esiste. Qui entrano in gioco le categorie di atleti, quelli ligi ai numeri e quelli che invece pensano solo alla gara senza curarsi dei range prestativi ottimali. Quindi possiamo dire che il pericolo di finirsi in gara esiste, ma è relativo. Il pericolo più grande è quello di sovraccaricare, oppure lavorare al di sotto delle potenzialità in allenamento. In gara non ci si inventa nulla e si mette in pratica quello che il tuo fisico ha metabolizzato e prodotto durante il training.
Entriamo nella stagione degli allenamenti mirati e siamo nella fase iniziale delle sedute specifiche. Questo succede per chi è concentrato sulla strada e sulla Mtb, mentre per i crossisti è fondamentale mantenere uno stato di forma ottimale. E’ così per i pro’, dovrebbe essere così per gli agonisti praticanti. Il training specifico indoor gioca un ruolo fondamentale. I rulli ( un nome che identifica una categoria) hanno cambiato il modo di allenarsi a tutti i livelli. I periodi di lockdown non sono stati altro che un detonatore in tal senso. Abbiamo fatto una chiacchierata con Luca Bianchini, coach di MagneticDays e con Thomas Pesenti, atleta del Team Beltrami TSA.
Lui è Thomas Pesenti, atleta del team continental Beltrami TSA-Tre Colli, che si è allenato con rulli MagneticDaysLui è Pesenti, atleta del team Beltrami TSA, che si è allenato con rulli MagneticDays
Un bagaglio notevole
Partiamo dal presupposto che “una bella uscita in bici” all’aria aperta non può essere sostituita dai rulli. E’ altrettanto vero però, che un allenamento di qualità tra le mura di casa ci permette di azzerare quelle variabili che incontriamo outdoor (il traffico, il vento e la scia delle auto, la variazione delle pendenze etc.). La tecnologia e i sistemi virtuali di ultima generazione hanno cambiato in maniera definitiva il modo di allenarsi anche per i professionisti, al punto che durante la stagione del lockdown alcuni sono riusciti a ottenere grandi livelli di prestazione. Questo è un dato di fatto imprescindibile. Grazie all’indoor training e per merito delle piattaforme smart, l’allenamento mirato è anche divertente e funziona come una sorta di “gettone motivazionale”.
Sempre più spesso, anche in ambito pro’, i grafici di valutazione occupano un ruolo fondamentale nelle fasi di preparazioneSempre più spesso, anche in ambito pro’, i grafici di valutazione occupano un ruolo fondamentale
Uno strumento propedeutico
A prescindere dal profilo dell’utilizzatore, i ciclisti hanno imparato a leggere ed interpretare i numeri, i grafici e a dare il giusto peso alle ore passante in sella. Talvolta ci si allena di meno, ma si ottengono risultati migliori. Si valutano il recupero e lo stato di salute, siamo tornati a “guardare” il cuore (anche grazie alla pratica del ciclocross in inverno), quasi dimenticato in precedenza e “sostituito” dai numeri del power meter. L’allenamento sui rulli ci insegna anche ad interpretare i limiti di questa faccia della medaglia. Ovvero che il training indoor non ha nessuna valenza tecnica nella conduzione del mezzo, ma può portare alla disidratazione!
Durante le sedute di rulli è necessario prestare attenzione ad idratarsi in modo costanteDurante le sedute di rulli è necessario prestare attenzione ad idratarsi in modo costante
Coach Bianchini
Luca Bianchini, persona estremamente autorevole nel settore e collaboratore di MagneticDays, che dice: «Il cuore è un indicatore di carico interno, mentre la potenza è un indicatore di carico esterno e il segreto del successo è combinare i due dati. Il connubio perfetto per il monitoraggio dell’allenamento. I 200 watt erogati oggi, domani e dopodomani, sono sempre 200 watt, ma se dovessimo basarci solo su questo dato, non riusciremmo a quantificare in modo corretto il carico dell’allenamento.
«E’ fondamentale analizzare la risposta cardiaca che si modifica in maniera sostanziale, importantissima per capire anche le fasi di recupero e lo stato prestativo dell’atleta. In sintesi, posso dire che utilizzando come riferimento il cuore, possiamo ottenere dei maggiori incrementi di soglia, rispetto solo all’utilizzo del misuratore di potenza». Un’affermazione che fa riflettere, più che mai vera e che dà valore “alle sensazioni”.
Coach Luca Bianchini all’opera durante un testCoach Luca Bianchini all’opera durante un test
Più di una semplice alternativa
L’allenamento specifico eseguito sui rulli ci insegna anche a conoscere le risposte del nostro corpo e del nostro organismo.
«Il cuore è una sorta di campanello d’allarme e anche una scala graduata – continua coach Luca Bianchini – che mostra se il nostro percorso di crescita, in termini di performance, è corretto oppure no. Talvolta raggiungiamo dei valori ottimali con i watt, ma non con il cuore e questo può succedere anche nelle fasi di recupero. Non solo: questo è fattore da tenere bene a mente in tutte le categorie di atleti. E’ importante considerare la frequenza cardiaca durante il riscaldamento. Il muscolo cardiaco non adotta mezze misure quando vuole inviarci un messaggio. «Volendo essere scientifici, con l’obiettivo di far collimare le sedute sui rulli con quelle outdoor, sarebbe necessario fare il conto di quante ore settimanali prevede la nostra agenda. Il 20 per cento del tempo sarebbe da dedicare all’indoor. Un esempio: su 10 ore settimanali/totali, 2 da dedicare ai rulli, magari con una suddivisione di 1 ora due volte a settimana».
Thomas Pesenti che ha affrontato una parte della preparazione invernale utilizzando il sistema MagneticdaysPesenti ha affrontato una parte della preparazione utilizzando il sistema Magneticdays
Le considerazioni di Pesenti
Lo scorso inverno ho utilizzato il Jarvis di Magneticdays, due/tre volte a settimana. Con delle tabelle personalizzate facevo dei lavori di forza e di fondo medio, sempre con un tempistica compresa tra i 60 e 90 minuti. Nella fase di pre-stagione agonistica mi alleno 6 giorni su 7 (durante la stagione agonistica 7 su 7, rispettando comunque i periodi di carico e quelli di scarico). Anche per questo motivo, mi concentro sulle sedute indoor solo in inverno, mentre per il resto dell’anno faccio uscite in bici all’esterno, focalizzandomi nel mantenere un feeling ottimale con la bici e per via delle competizioni.
Un sistema come ilJarvis e un sistema di Magnetidays dà una grossa mano nell’affrontare un allenamento dove il soggetto è la qualità. Si ha la possibilità di rimanere concentrati e pedalare, fattore molto importante».
Jarvis è molto più di un semplice rullo da allenamento indoor. E’ un vero e proprio sistema di allenamento interattivo, supportato da un coach, con un approccio scientifico che rivoluziona il concetto di indoor training.
Ad aiutarci a carpire le innovazioni di questo programma di allenamenti HTT e della filosofia di MagneticDays in merito è proprio il titolare Marco Sbragi.
«La vera anima di tutto il sistema – dice – è la nuova filosofia di allenamento che noi proponiamo sfruttando le caratteristiche innovative che ha lo strumento. E’ un binomio. Tramite dei professionisti con un approccio scientifico, basato sui numeri sulle misurazioni possibili lavorando in un ambiente sempre uguale a se stesso».
Molto in sinteesi, lo schema del coaching previsto da MagneticDaysMolto in sinteesi, lo schema del coaching previsto da MagneticDays
Un laboratorio in casa
Acquistando Jarvis o noleggiandolo, si porta dentro le mura di casa un vero e proprio laboratorio in cui potersi allenare per raggiungere obbiettivi precisi. Dotato di wifi integrato, consente di collegare lo strumento a dispositivi fissi e mobile, attraverso cui monitorare costantemente ed in tempo reale lo stato di avanzamento della sessione di allenamento. Fornendo indicazioni dettagliate sui parametri essenziali di ogni workout (Forza, Potenza, Frequenza naturale della pedalata Frequenza cardiaca), facilmente consultabili e valutabili dall’utente.
«Noi il Jarvis lo consideriamo un laboratorio – spiega Sbragi – attraverso il quale poter lavorare sulla fisiologia degli utenti e dando il “cosa fare” che è il grande valore. Diamo una nuova filosofia di allenamento basandoci sulle caratteristiche dell’atleta, sui suoi valori effettivi e sugli obbiettivi. Per poi seguirlo passo a passo nella sua realizzazione. Questo è MagneticDays».
Il rullo Jarvis si può acquistare o noleggiare: sul web tutte le spiegazioni in meritoIl rullo Jarvis si può acquistare o noleggiare: sul web tutte le spiegazioni in merito
Coach e dati sviluppati
Ogni allenamento viene pensato e scritto per il singolo utente dai Coach MagneticDays, sulla base del binomio valutazione/erogazione dei carichi allenanti.
«Il coach ha un collegamento diretto con l’utilizzatore – rilancia Sbragi – tutto parte da un briefing, dove ci si conosce, poi viene fatta una prima fotografia dell’utente attraverso un test. Dopodiché c’è un nuovo contatto dove viene commentato il test. E poi vengono erogati i primi allenamenti che l’utente segue in automatico».
Il contatto tra utente e allenatore è diretto e sempre in continua evoluzione. Ed è proprio il coach che, impostando gli allenamenti e i parametri da remoto, va a interagire con il rullo sulle resistenze e sulle durate. Il miglioramento e il risultato sono i veri obbiettivi del programma.
«Ogni sei allenamenti al massimo – spiega Sbragi – c’è una verifica per adeguare gli avanzamenti dell’utente. C’è un monitoraggio costante della sua evoluzione. E gli allenamenti sono sempre mirati. Quando c’è una verifica di analisi e comparazione con gli allenamenti precedenti. C’è un ulteriore contatto con il coach».
Sono due i modelli Jarvis in vendita: MD e Light. Stessa macchina, accessori diversi
Il dispositivo è collegabile tramite wifi incorporato a dispositivi fissi o mobile
Sono due i modelli Jarvis in vendita: MD e Light. Stessa macchina, accessori diversi
Il dispositivo è collegabile tramite wifi incorporato a dispositivi fissi o mobile
I 2 jarvis e i pacchetti
I due rulli in vendita sono MD Jarvis a 2.150 euro e MD Jarvis light a 1.400 euro. Quest’ultimo condivide la stessa macchina, ma meno accessori come fascia cardio, batteria, pacco pignoni. Sono previsti 2 anni di garanzia e, inclusi nel prezzo di acquisto, ben 12 allenamenti personalizzati HTT (del valore commerciale di 150 euro).
E’ disponibile anche la formula Smart Rent, che permette di usufruire al 100 per cento del prodotto attraverso una rateizzazione mensile e senza vincolarsi all’acquisto. La durata del noleggio è di 25 mesi per MD Jarvis (costo prima rata di 200 euro, poi 75 per le successive 24). Oppure 15 mesi per Jarvis Light (costo prima rata di 200 euro, poi 75 per le successive 14).
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