La seconda vita di Manfredi, tra allenamenti e promozione

14.02.2023
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Le attività di Samuele Manfredi vanno moltiplicandosi e in attesa di completare quel percorso che tutti sperano possa riportarlo a vestire la maglia azzurra, magari in occasione delle Paralimpiadi, è ora coinvolto in un importante progetto con la Federazione. Il corridore savonese, fermato da un gravissimo incidente in allenamento dal dicembre 2018 che lo ha costretto sulla sedia a rotelle, è entrato a far parte della Commissione Attività di Promozione Ciclistica.

Il proposito del team, guidato dal vicepresidente Fci Ruggero Cazzaniga, è valutare idee e proposte per promuovere il ciclismo e l’uso della bicicletta fuori dagli ambienti agonistici, attraverso eventi promozionali rivolti ai più piccoli, la formazione di animatori per gestire gli eventi sul territorio e allargare attraverso varie iniziative il bacino d‘utenza degli utilizzatori della bici.

Samuele ha preso molto sul serio questo nuovo impegno: «Cazzaniga mi ha chiesto di mettere a disposizione le mie conoscenze e la mia storia per questo progetto e non ho avuto il minimo dubbio nell’accettare. Il mio compito è offrire idee e dare una mano nel trovare contatti utili per rapportarci con chi realmente può darci una mano. Abbiamo iniziato da pochi giorni, ma posso dire che ci sono già risultati».

Manfredi con gli altri componenti la Commissione Fci: da sinistra Pasqualini, Perazzi, Cazzaniga, Nicoletti e Negro Cusa (foto Fci)
Manfredi con gli altri componenti la Commissione Fci: da sinistra Pasqualini, Perazzi, Cazzaniga, Nicoletti e Negro Cusa (foto Fci)
Quali?

Nella mia città, Loano, c’è una pista al chiuso dedicata a mtb e E-bike. In questo teatro si può realizzare un centro di avviamento al ciclismo. Mi sono subito messo in contatto con il presidente del comitato regionale Fci Sandro Tuvo e la cosa si può dire che sia fatta. Io comunque mi sto muovendo anche per allargare il numero di collaboratori nella promozione del ciclismo, coinvolgendo mille attività prima lontane dal nostro mondo.

La tua storia e la tua testimonianza come vengono lette? Al giorno d’oggi il ciclismo ha ormai la patente di sport pericoloso…

E’ proprio su questo che dobbiamo agire. Dimostrare che il ciclismo, se affrontato nella maniera giusta e prendendo le giuste precauzioni, non è più pericoloso di tante altre attività, di tutto ciò che fa parte della vita stessa. Io non ho mai smesso di pensarla così, nonostante tutto.

Manfredi Europei 2018
Il trionfo nell’inseguimento agli Europei Juniores di Aigle 2018
Manfredi Europei 2018
Il trionfo nell’inseguimento agli Europei Juniores di Aigle 2018
Secondo te in questo quadro di attività dovrebbe rientrare anche una campagna di educazione riservata a chi va in auto, al rispetto verso chi pedala?

Non so quanto potrebbe trovare risposte. Noi stiamo invece lavorando verso una ristrutturazione delle figure di guida cicloturistica, rendendo l’accesso ai corsi più semplice e moltiplicando gli stessi. Quell’opera di educazione di cui si accennava prima può passare anche attraverso queste figure. Dobbiamo rendere la pratica ciclistica più radicata nella nostra cultura, non guardarla solo dall’aspetto sportivo. Inoltre è un’occasione di lavoro e questo oggi è importante.

Che cosa avete in programma ora?

Abbiamo già avuto tre incontri, uno a Milano e due in videoconferenza. L’attività è molto impegnativa, stiamo cercando di rendere questa commissione un organo che sia all’insegna del fare.

Il ligure sta sostenendo allenamenti molto intensi. E in futuro vuol provare il triathlon (foto Il Secolo XIX)
Il ligure sta sostenendo allenamenti molto intensi. E in futuro vuol provare il triathlon (foto Il Secolo XIX)
Questo impegno va a innestarsi in una tua vita quotidiana già molto impegnata, tra la continua opera di rieducazione e gli allenamenti…

Non c’è solo questo. Ho anche cambiato base, spostandomi a Pavia dove c’è la mia fidanzata. Ho dovuto ricostruire tutto. La cosa bella è che mi sto appassionando sempre più alla pratica sportiva, sto tornando quello di un tempo. Mi alleno sulla ciclabile lungo il Naviglio, quando torno a Loano su quella di Sanremo. Quel che è certo è che la sto prendendo molto seriamente.

Il progetto paralimpico ha quindi preso corpo…

Sì, anche se non mi pongo particolari obiettivi, non guardo certo a Parigi, sono un neofita della disciplina. Ho iniziato da poco, faccio uscite di 6-7 ore sotto la guida del mio vecchio preparatore atletico, Massimo Bechis. Sono poi in costante contatto con il cittì azzurro Rino De Candido che tanto ha insistito perché intraprendessi quest’avventura. E’ dura, ma ci metto tanto impegno.

Avversario di tante gare da junior, Manfredi ha mantenuto saldi legami con Evenepoel
Avversario di tante gare da junior, Manfredi ha mantenuto saldi legami con Evenepoel
Ti vedremo anche in gara?

Sì, subito dopo Pasqua a Marina di Massa, farò il mio esordio per il Team Equa. Ho anche una nuova handbike, una Carbonbike arrivata dagli Usa. Io sono alto 1,96, adattarla alla mia misura non è stato facile, ma ora mi trovo sempre più a mio agio.

Che sensazione provi nel tornare ad allenarti con l’obiettivo della gara?

E’ difficile descriverlo. Sentire la fatica nel corpo, sentire lo scorrere delle ruote e la velocità. Per carità, parliamo di cose molto diverse da quelle che si provano in bici, si va molto più piano e le pendenze, anche minime, si fanno sentire di più. Bisogna rivedere tutte le proprie nozioni di guida, adattarle alla diversa velocità nell’affrontare le curve, gli ostacoli. Non vedo l’ora di tornare in gara. Voglio tornare a respirare il Manfredi di una volta, quello che interpretava le corse alla garibaldina. Senza pensare al risultato, conterà esserci.

EDITORIALE / Il Sud chiede regole condivise

21.11.2022
5 min
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A volte per capire gli effetti delle regole, bisogna constatarne gli effetti. Se per eliminare una perdita, si stabilisce di chiudere l’acqua a monte, magari si risolve il problema: l’aridità dei campi a valle sarà tuttavia una conseguenza da valutare. Se il presidente Dagnoni fosse stato l’altro giorno al Galà Paolo Pilone di Palermo, avrebbe avuto un piccolo assaggio di cosa significherà la cancellazione delle plurime fra gli juniores e avrebbe dovuto rispondere a una serie di istanze da parte dei presenti. Non ultime quelle del presidente regionale Guardì, che pur ha avuto un ruolo importante nell’elezione dello stesso Cordiano.

Diciamolo subito: Guardì è parte in causa. E’ vicino alla GS Impero, gemellata fino al 2002 con la Casano-Matec di Giuseppe Di Fresco. Ed è anche colui che, in qualità di presidente del CR Sicilia, deve spingere per l’organizzazione di gare in regione: qualcosa sta facendo, probabilmente potrebbe fare di più. Questo non toglie che i suoi argomenti e quelli degli altri convenuti sulle regole FCI meritino attenzione.

Diego Guardì, presidente del CR Siciliano, ha parlato contro la cancellazione delle plurime (foto Trinacria Ciclismo)
Diego Guardì, presidente del CR Siciliano, ha parlato contro la cancellazione delle plurime (foto Trinacria Ciclismo)

Il Consiglio di maggio

E’ stato il Consiglio federale di Palmi a maggio a stabilire che dal 2023 le società non potranno più avere i gemellaggi con squadre di altre regioni.

«Le piccole regioni – disse Ruggero Cazzaniga, vicepresidente federale, commentando le nuove regole – non hanno fatto niente per migliorare il loro patrimonio e gli atleti sono partiti lo stesso. Sono minori, decidono i genitori. Perciò è chiaro che le plurime non siano progetti di crescita. La filosofia che c’è alla base di questa riforma è che i Comitati Regionali saranno più tutelati, perché farà fede la residenza dell’atleta.

«Il piccolo Nibali che avesse la residenza in Sicilia, ad esempio, dovrebbe finire la scuola a casa e partecipare alle gare con le rappresentative regionali. Quando poi andrà via, alla società sarà riconosciuto il doppio dei punteggi. E se prima c’era il limite dei due corridori con 35 punti, adesso lo abbiamo abbassato a 25, aumentando il bacino degli atleti interessati. Un atleta forte, i 25 punti li ha fatti già a maggio. Sapete chi ne risentirà? Chi fa il… commercio dei bambini, perché se non altro dovrà sborsare parecchio di più».

Fra Nord e Sud

La sensazione è che il Comitato siciliano non si senta più tutelato. Forse l’intento principale del Consiglio federale e delle sue regole era colpire chi con le plurime giocava fra le grandi regioni, con il solo scopo di costruire squadroni enormi e schierare in gara organici superiori. Il Veneto con la Lombardia o la Toscana. La Lombardia col Piemonte. La Toscana con la Liguria. Si è così pensato di chiudere l’acqua a monte, minimizzando le conseguenze che il provvedimento avrà a valle.

Ci siamo trovati per caso in Sicilia, ma abbiamo ascoltato e chiesto. Nel 2022 sull’isola c’erano circa 20 juniores tesserati in squadre con affiliazione plurima, che avevano la possibilità di fare attività extra regionale grazie alle società “gemellate”. Eliminando le plurime, questi gemellaggi vengono meno. 

Tre di questi ragazzi saranno tesserati in Toscana, nuovamente con il Casano. Altri probabilmente troveranno squadra in Sicilia al pari dei ragazzi che nel 2022 erano allievi di secondo anno. Ci sarà poi da vedere se questi team siano strutturati per farli correre fuori regione o sarà tutto legato alle gare locali e all’attività fatta dalla rappresentativa regionale.

Forse nello scrivere la norma che aboliva le plurime, si poteva inserire (ad esempio) un vincolo legato alla distanza. Si sarebbero così impediti i giochi fra regioni limitrofe e si sarebbe tenuta aperta la porta per i ragazzi che iniziano a correre in regioni lontane mille chilometri dai centri del ciclismo.

I nodi al pettine

Alla premiazione di Palermo erano presenti Giovanni Visconti e Filippo Fiorelli, diventati grandi in Toscana (in apertura Giovanni con Gaetano Pecoraro). I racconti del primo sui suoi viaggi nella Fiat Punto di suo padre meriterebbero di essere raccolti in un libro, ma non tutti i genitori possono sobbarcarsi certe trasferte oppure hanno il tempo o la passione per farlo. Alcuni, come la l’Equipe Sicilia-Multicar Amaru, si sono organizzati con una squadra del Nord (la Giovani Giussanesi di Danilo Napolitano) e hanno trascorso qualche settimana fuori regione durante l’estate.

E’ certo che un’attività potenziata in Sicilia renderebbe superflui tanti discorsi. Ma è altrettanto vero che modulare certe riforme o scrivere le regole con il contributo di chi ne vivrà gli effetti sarebbe cosa buona e giusta. Le società che pagano per aderire alla Federazione ne sono di fatto azioniste e forse ascoltare tutte le voci prima di scrivere scioglierebbe i nodi prima che arrivino al pettine. Il fatto che si parli di piccoli numeri non faccia pensare che le conseguenze siano minime. Anche nella grande Lombardia il calo ha iniziato con piccoli numeri, ma adesso, facendo le debite proporzioni, i bilanci in termini di tesseramenti, gare e società non sono tranquillizzanti. A sentire il presidente Guardì il prossimo Consiglio Federale potrebbe rimettere mano alla norma. Se così fosse, tanto di cappello. A volte per andare avanti si deve saper fare un passo indietro.

Il calendario, un argomento spinoso. Sentiamo Cazzaniga…

03.08.2022
4 min
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A fronte delle lamentele, riportate anche su queste pagine, a proposito della struttura del calendario juniores e under 23 in Italia, troppo ricco e articolato su gare d’un giorno che poco arricchiscono tecnicamente i nostri ragazzi, ai vertici della Federazione Ciclistica c’è un’opinione ben diversa.

Il Progetto 3R, chiamato a rivoluzionare e rilanciare l’attività amatoriale ha influssi anche su quella agonistica. E li avrà non solo prevedendo gare riservate alle categorie giovanili fino agli allievi, ma ammettendo la partecipazione alle granfondo anche per corridori Elite e Under 23, in aggiunta e alternativa a un calendario ritenuto da qualcuno troppo… asciutto.

Era importante vederci chiaro e il vicepresidente della FCI, Ruggero Cazzaniga, si è prestato di buon grado alla discussione, prendendo l’argomento di petto.

«Partiamo dai numeri: abbiamo 45 società per Under 23 a cui vanno aggiunte le 16 continental, per un totale di oltre 700 corridori. E’ un numero importante, che deve avere un calendario adeguato. Se guardiamo al numero di tesserati Elite e U23 arriviamo a un totale di 1.200 ciclisti.

«Ma quanti di essi hanno realmente la possibilità di fare un calendario pieno? Quelli che corrono in squadre regionali hanno un’attività ridotta, soprattutto se per farla devono trasferirsi al nord, considerando l’aggravio di spese».

Cazzaniga amadori
Il vicepresidente Fci Cazzaniga insieme al cittì U23 Amadori: entrambi sottolineano i problemi del nostro calendario
Cazzaniga amadori
Il vicepresidente Fci Cazzaniga insieme al cittì U23 Amadori: entrambi sottolineano i problemi del nostro calendario
Il calendario però è pieno: nel weekend si va dalle 7 alle 12 gare, non considerando le prove a tappe, quindi occasioni per gareggiare ce ne sono…

Il calendario così com’è ora è tutto sballato. Non ho paura ad affermarlo e posso dire anche qual è la causa: il Covid. Prima avevamo una struttura che prevedeva di regola una gara internazionale, una nazionale e un paio di regionali con partecipazione di conseguenza che permetteva a tutti di avere un’attività congrua. Dopo il Covid è saltato tutto. I regolamenti hanno quasi imposto alle società di iscrivere le gare nel calendario nazionale con un sovraffollamento che non fa bene a nessuno. Il calendario va poi visto in base al periodo.

In che misura?

Il problema non è dato tanto dal numero di gare, quanto dalla partecipazione. Con l’arrivo dell’estate notiamo una forte contrazione nei partenti e temiamo che a settembre sarà ancora più forte. Ma torniamo alle richieste di entrata nel calendario: abbiamo molte regioni con un’attività ridotta, alcuni organizzatori allestiscono prove extraregionali che diventano un riferimento per un vasto territorio. Sono regionali come affiliazione, internazionali come partecipazione e questo è un problema.

Tour de l'Avenir
All’estero il calendario U23 si compone soprattutto di corse a tappe, come per gli juniores
Tour de l'Avenir
All’estero il calendario U23 si compone soprattutto di corse a tappe, come per gli juniores
Non si può arrivare a una differenziazione nel calendario? I corridori più forti, in base a un ranking stabilito attraverso i risultati, faranno un’attività internazionale, gli altri saranno dirottati sulle prove regionali, da aumentare per rendere quelle internazionali una “crema” dell’attività, cercando di migliorare e fare il salto di qualità.

L’idea è buona, ma di difficile applicazione per molti fattori. Partiamo dagli organizzatori: ognuno vuole avere al via il meglio del movimento, quindi chiama le squadre più forti e chiede la partecipazione dei più forti. Un meccanismo che ha anche i suoi perché: l’organizzatore deve “vendere” il suo prodotto, soprattutto a sponsor ed enti locali. Così partecipano sempre i soliti noti. Ma anche le società hanno le loro responsabilità: si trovano di fronte gare internazionali indubbiamente dure, com’è giusto che siano, e dirottano i loro atleti verso le regionali per cercare facili vittorie perché anche loro devono “vendersi”, far vedere che corrono e che vincono.

Un altro problema che viene lamentato è l’esiguità del numero di gare a tappe, notevolmente inferiore rispetto a quanto avviene all’estero. Il risultato è che molti team privilegiano un’attività oltreconfine.

E’ vero, ma ci si rende conto di quanto costa allestire una gara a tappe? In questi ultimi anni molti organizzatori, sia fra gli juniores che fra gli Under 23 hanno alzato bandiera bianca. Brescia e Bergamo, ad esempio, avevano gare di grande fascino e tradizione che sono scomparse. Ma questa è solo parte dei problemi che dobbiamo affrontare nella compilazione dei calendari.

3 giorni orobica
La 3 Giorni Orobica era un cardine fra le prove a tappe junior. Qui Piccolo vincitore di una frazione
3 giorni orobica
La 3 Giorni Orobica era un cardine fra le prove a tappe junior. Qui Piccolo vincitore di una frazione
Allarghiamo allora il discorso…

Sapete quante società che fanno attività non hanno una propria gara? Almeno il 70 per cento e un proprio appuntamento sappiamo sarebbe molto importante per l’equilibrio della squadra. Ma non solo: la stragrande maggioranza delle gare sono “memorial”, il che significa che hanno date pressoché bloccate, difficilmente gli organizzatori si convincono a cambiare e questo limita la nostra possibilità di movimento.

Che cosa serve allora da questo ambito per rilanciare il ciclismo italiano?

Bisognerà rimettere mano al calendario per mettere ordine: dare una connotazione più chiara al livello di ogni gara. Ma anche le società devono darci una mano: permettendo a tutti di correre in base al loro effettivo livello. E non guardando sempre al proprio orticello fatto di vittorie prese ovunque ma pensando davvero alla crescita dei propri ragazzi. Già lavorando in sinergia potremo fare tanto per il nostro futuro.

EDITORIALE / Via il vincolo agli juniores, cosa cambia?

16.05.2022
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Il Consiglio Federale che si è svolto a Palmi il 12 maggio ha stabilito l’abolizione del vincolo regionale nella categoria juniores.

«Il vincolo regionale, che viene ad oggi affidato alla discrezione del presidente del CR – ha dichiarato il presidente Dagnoni – a mio avviso interviene sulla libera volontà delle società e degli stessi atleti e ha creato nel corso degli anni paradossi come quello che alcune società tesserano atleti stranieri perché non possono tesserare atleti extra-regionali».

Sparisce il ricatto

Di cosa si tratta, in breve. Se uno junior vuole andare a correre in un’altra regione, deve chiedere il nulla osta al Comitato Regionale di appartenenza e non è detto che gli arrivi. La norma, architettata anni fa per impedire la migrazione indiscriminata di talenti verso le regioni più ricche, ha spesso generato ricatti: «O resti in regione con la plurima oppure non fai attività, perché il nulla osta non te lo do».

L’abolizione del vincolo regionale è stata deliberata a Palmi durante l’ultimo Consiglio Federale
L’abolizione del vincolo regionale è stata deliberata a Palmi durante l’ultimo Consiglio Federale

La soluzione che ha permesso di aggirare la regola è arrivata infatti con le plurime (in apertura la ligure Casano Matec, di base anche in Sicilia). Affiliandosi nella regione di appartenenza dell’atleta e assicurando la sua partecipazione a una serie di gare sul territorio e con la rappresentativa regionale, il ragazzo può cambiare maglia. Che cosa cambia con l’abolizione del vincolo?

Comandano i genitori

«Abbiamo abolito la schiavitù – spiega Ruggero Cazzaniga, vicepresidente federale – che si veniva a creare fra regioni. E non si pensi che fosse limitato al rapporto fra Nord e Sud, perché ad esempio per uno junior piemontese è impossibile andare a correre in Lombardia. La regola non ha portato a niente di buono. Il sistema delle affiliazioni multiple fu prima introdotto fra gli U23 ma alla fine si rivelò il modo per aggirare una normativa fiscale in cui la Federazione non voleva né poteva avere parte. Così furono tolte e poi reinserite per gli juniores. Nel frattempo le piccole regioni non hanno fatto niente per migliorare il loro patrimonio e gli atleti sono partiti lo stesso. Sono minori, decidono i genitori.

«Perciò è chiaro che le plurime non siano progetti di crescita. La filosofia che c’è alla base di questa riforma è che i Comitati Regionali saranno più tutelati, perché farà fede la residenza dell’atleta. Il piccolo Nibali che avesse la residenza in Sicilia, ad esempio, dovrebbe finire la scuola a casa e partecipare alle gare con le rappresentative regionali. Quando poi andrà via, alla società sarà riconosciuto il doppio dei punteggi. E se prima c’era il limite dei due corridori con 35 punti, adesso lo abbiamo abbassato a 25, aumentando il bacino degli atleti interessati. Un atleta forte, i 25 punti li ha fatti già a maggio. Sapete chi ne risentirà? Chi fa il… commercio dei bambini, perché se non altro dovrà sborsare parecchio di più».

Anche per Samuele Manfredi, qui a Sovilla nel 2018, sorsero problemi di nulla osta, poi risolti
Anche per Samuele Manfredi, qui a Sovilla nel 2018, sorsero problemi di nulla osta, poi risolti

Le due facce

Fin qui la filosofia alla base del provvedimento federale, che si presta a doppia interpretazione.

Bicchiere mezzo pieno: togliendo il vincolo, si elimina il ricatto. Recinti aperti e asta per i migliori atleti. Siccome questo succederà, le società si devono attrezzare. Se vogliono trattenere i loro atleti, devono mettere mano al portafogli e garantire attività regionale e nazionale, sennò l’atleta va via. Il ragazzo farà quello che è giusto per lui.

Bicchiere mezzo vuoto: recinti aperti significa… saccheggio. Non avendo più necessità di correre nella regione in cui si sono affiliate, le squadre più ricche si limiteranno a prendere i ragazzi e portarli nella propria regione, impoverendo il tasso tecnico delle gare nella regione di origine e semmai rendendo più ricchi i comitati (cui la Federazione ha in effetti promesso un aumento di risorse).

La residenza non è un problema. Allo stesso modo in cui ci sono genitori che ammettono quella all’estero purché i figli passino precocemente tra i pro’, perché non dovrebbero lasciarli liberi di andarsene di casa a 17 anni? E questo passaggio agevolato di atleti, nel segno della libertà e del potere di alcuni su altri, sarà nell’interesse dei ragazzi e del ciclismo italiano? Oppure aprirà le porte a un flusso su cui sarà sempre più difficile avere un controllo?

Sarebbe curioso a questo punto sentire le voci di coloro che vi sono coinvolti direttamente.

Dal Comitato del Lazio, secca risposta a Cavaliere

15.01.2022
4 min
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«Buongiorno – dice il messaggio su Facebooksono Maurizio Brilli, il Presidente del CR Lazio della FCI. Scrivo questo messaggio con amarezza dopo aver letto l’intervista a Clemente Cavaliere del 21 dicembre u.s., soprattutto per le imprecisioni che sembrano cercare di sminuire il lavoro dei CC.RR del centro sud. Mi limito a dire che il Lazio ha trasferito atleti Juniores in Campania, proprio verso la società di Clemente Cavaliere, sia nel 2021 che nel 2022. Inoltre mi sembra assurdo dire che tra i Comitati del Centro Sud ci siano solo 15 tesserati Juniores, quando solo il Lazio nel 2021 ne ha tesserati 82. Non aggiungo altro».

Maurizio Brilli di Aprilia è Presidente del Comitato regionale del Lazio
Maurizio Brilli di Aprilia è Presidente del Comitato regionale del Lazio

L’accusa di Cavaliere

Avevamo avuto la sensazione, nel raccogliere la risposta di Cavaliere all’intervista di Ruggero Cazzaniga, che l’ex corridore campano avesse calcato la mano e il messaggio del Presidente del Comitato laziale l’ha in qualche modo confermato.

Cavaliere aveva parlato senza mezzi termini contro l’operato dei Comitati Regionali del Centro Sud, dicendo nello specifico che alcuni atleti del Lazio lo avrebbero contattato, ma non sarebbero stati lasciati liberi di uscire dalla regione (nella foto Facebook in apertura, Cavaliere è in realtà con il laziale Santarpia in una gara del 2021). Per questo abbiamo chiamato Brilli, eletto alla guida del ciclismo regionale il 17 gennaio del 2021.

«Ci additano come una piccola regione – inizia dopo i saluti – ma siamo tornati dai campionati italiani di ciclocross con 11 medaglie. Credo che partire dai dati oggettivi e dai numeri ufficiali sia il modo migliore per fare certe valutazioni».

Che cosa non va nella tesi di Cavaliere?

Ha indicato il Lazio come una regione che non fa uscire i suoi atleti. La prima cosa che mi viene in mente è che nel 2019 gli abbiamo dato Simone Forcina quando Cavaliere aveva affiliazione in Basilicata, mentre nel 2020 gli abbiamo dato Giuliano Santarpia e Alessandro Bontempi. Nonostante potessimo applicare la norma che blocca i passaggi fra le regioni, abbiamo deciso di non avvalercene. Sono presidente da un anno, rispondo del presente, ma sono abbastanza convinto che fosse lo stesso in passato. Il consiglio si è riunito e abbiamo disposto in questo senso.

Che cosa prevede la normativa?

Per certi versi limita la libertà personale dell’atleta, ma tutela la volontà dei comitati Regionali di salvare l’attività. Lasciamo stare il nostro caso, mi metto nei panni delle regioni che hanno 40 juniores. Se 10 partono verso altre regioni, le società organizzatrici perdono lo zoccolo duro per organizzare le loro corse. Mi sento di spezzare una lancia in loro favore. La Sicilia ad esempio ha valutato di applicare la norma per salvare il movimento nella regione. Lo fanno legittimamente a tutela dell’attività dopo una seria analisi dei dati oggettivi.

Sembra di capire che, pur non avendo applicato la regola, lei non sia troppo d’accordo con i trasferimenti fuori regione.

Vanno via, fanno una stagione e il più delle volte tornano indietro, avendo perso un anno. Mentre l’attività della regione di origine nel frattempo ne ha risentito. A volte fermare questi spostamenti è una decisione necessaria.

Cavaliere dice: «ci sono circa 15 corridori della categoria juniores in cinque regioni della nostra area: Lazio, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria».

Ho letto e penso che sia un’analisi farneticante. Solo nel Lazio nell’ultima stagione gli juniores erano 82. Ma quello che più mi colpisce delle sue parole è che le istituzioni passano per non essere all’altezza del loro compito e questo non è giusto. Nei Comitati Regionali ci sono persone che si mettono a disposizione dell’attività e meritano rispetto.

Cavaliere fa il suo interesse…

Lui faccia pure il suo interesse, faccia pure il manager, ma non dica cose che non rispondono al vero e soprattutto rispetti le regole.

Dove sta la ragione? I numeri forniti da Brilli parlano in realtà piuttosto chiaramente, ma se dopo la provocazione di Cavaliere e la risposta di Maurizio Brilli altri attori vogliono intervenire nel dibattito, la nostra porta è sempre aperta…

Salvato, cosa dice l’Accpi di questi passaggi precoci?

05.01.2022
5 min
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Si finirà col fare spallucce e le cose andranno avanti al solito modo. Perciò, prima che smetta di essere argomento di discussione, torniamo per qualche minuto sul tema dello scorso editoriale e sui passaggi di corridori che, pur di diventare professionisti direttamente dagli juniores, ricorrono alla residenza estera.

Come già detto, il problema è tutto nostro perché nonostante l’Uci abbia spazzato il campo dai dubbi, la Federazione italiana ha stabilito una regola per la quale l’accesso al professionismo è subordinato all’aver corso per tre anni in categorie internazionali. Deroghe sono state concesse, come per Tiberi e Piccolo, affinché passassero dopo appena un anno da U23. Il presidente Di Rocco le giustificò alla luce dei limiti all’attività imposti dalla pandemia, ma forse proprio la storia di Piccolo dovrebbe far riflettere su cosa accada passando senza la necessaria solidità psicologica.

Nel 2020 Di Rocco firmò una deroga per i passaggi di Tiberi e Piccolo, nella foto. Ma quest’ultimo è presto tornato U23
Nel 2020 Di Rocco firmò una deroga per i passaggi di Tiberi e Piccolo, nella foto

Due fronti contrapposti

Ognuna delle parti in causa ha le sue ragioni e le difende. Ruggero Cazzaniga, vicepresidente Fci additato dai più come l’estensore e il difensore della norma italiana, dice che la decisione spettava alla Lega del Ciclismo Professionistico, che se ne è lavata le mani rinviando tutto al Consiglio federale. E aggiunge, a difesa della regola che regolamenta i passaggi, di aver parlato a lungo di questo con Luca Guercilena e che il grosso limite di chi passa troppo giovane è l’incapacità psicologica di reggere il gioco.

Alex Carera, procuratore dei due corridori in questione (Pinarello e Pellizzari) si scaglia contro la norma italiana. E parlando delle tutele per i ragazzi, dice che avrebbe avuto dubbi se la gestione della Bardiani fosse stata la stessa degli ultimi 4-5 anni (quando sarebbero stati fatti passare corridori non all’altezza, che per questo hanno smesso), ma che il nuovo progetto U23 gli sembra convincente. Che i ragazzi svolgeranno la stessa attività che farebbero in continental, ma avranno i contributi versati e guadagneranno tempo in termini di esperienza. 

Al netto del fatto che sulla scelta di questi ragazzi si potrà fare una valutazione basata sui fatti fra un paio di stagioni, il punto resta però la norma e i motivi per cui essa è stata prevista. Se si ritenesse di volerla/doverla abolire, servirebbe che tutte le forze in campo si sedessero a un tavolo per discuterne. Il tentativo di aggirarla risolve probabilmente il caso specifico, ma rinvia il problema alla prossima volta. Come avere l’auto con targa dell’Est per aggirare le sanzioni del Tutor.

Masnada è passato a 24 anni quando ha raggiunto la necessaria solidità. A proposito di passaggi precoci…
Masnada è passato a 24 anni quando ha raggiunto la necessaria solidità

La voce che manca

Una voce che ancora manca all’appello è quella del sindacato dei corridori. Che cosa succederebbe se in un’azienda venissero assunti dipendenti privi della necessaria formazione? Il sindacato probabilmente insorgerebbe, mentre dall’Accpi non sono venuti segni di reazione. Ragione per cui abbiamo interpellato Cristian Salvato, il suo presidente. Che cosa pensa di questi passaggi?

«E’ difficile prendere posizione – dice – ed è un fatto che l’Italia sia l’unico Paese con questo sbarramento. La mia opinione è personale, ma è pur sempre quella del presidente dell’Accpi. Da un punto di vista del diritto al lavoro, Pinarello ha ragione. Credo però anche che la Fci abbia preso una linea corretta. Si deve avere pazienza, perché sono tanti i corridori bruciati per essere passati troppo presto. Spero che Pinarello, che non conosco, diventi il nuovo Nibali, ma che motivo ha di voler anticipare così tanto?».

Evenepoel è un’eccezione: nel 2018 vinse 23 corse da junior, fra cui doppio europeo e doppio mondiale
Evenepoel è un’eccezione: nel 2018 vinse 23 corse da junior, fra cui doppio europeo e doppio mondiale
Alex Carera parla della bontà del progetto Bardiani.

Se Pinarello fosse mio figlio, dato che ha la stessa età, gli avrei consigliato comunque di aspettare. Vero che c’è il progetto Bardiani, ma proprio parlando di quella squadra forse poteva far maturare gli altri corridori che non ha confermato. Non tutti arrivano in due anni e si continua a fare l’esempio di Ballan oppure di Ballerini e Masnada, passati fra i 23 e i 25 anni, per dire che conviene aspettare il giusto tempo.

Non è strano che la norma italiana sia contro quella internazionale?

Credo sia necessario uniformare le norme, però l’Italia è la culla del ciclismo e delle migliori idee di questo sport e ha un buon regolamento. E’ vero che il ciclismo è cambiato, ma guardando le foto Pinarello non mi sembra formato com’era Quinn Simmons quando vinse il mondiale juniores. Non mi sembra un Pippo Pozzato. Magari sarà anche forte, ma abbiamo delle strepitose continental e squadre di under 23 in cui sarebbe potuto maturare molto bene.

Sei a favore dell’unificazione delle norme, ma trovi giusta quella italiana?

Secondo me non è sbagliata. Chi non crede a tante cose, creda alla matematica. E la statistica dice che a fronte dei tanti che ogni anno passano, sono più quelli che smettono presto perché sono passati quando non erano pronti. La domanda è: ci troviamo davanti a un fenomeno?

Ayuso è passato nel WorldTour dopo sei mesi da U23 in cui ha vinto ogni corsa, anche il Giro, con grande facilità
Ayuso è passato nel WorldTour dopo sei mesi da U23 in cui ha vinto ogni corsa
I fenomeni hanno diritti a parte?

Se arriva uno come Ayuso o come Evenepoel, se fossero italiani, che al secondo anno da junior vince 23 corse fra cui entrambi gli europei con distacchi abissali ed entrambi i mondiali, si può valutare che passi prima, perché fra gli under 23 avrebbe poco da imparare. Ma Pinarello quante corse ha vinto nel 2021?

Sei o giù di lì…

Il ciclismo è cambiato, vero, ma io ne vinsi 5 fra cui un mondiale e non passai direttamente. Alcuni miei compagni ne vinsero 12-13 e non ci sono mai arrivati al professionismo. Ripeto, il ragazzo ha i suoi diritti, ma credo che l’Italia abbia ragione. Lo dissi subito, a suo tempo: il precedente di Evenepoel farà disastri. Detto questo, ora che Pinarello ha firmato il suo contratto, come Associazione lo accoglieremo. Ma come Presidente e padre gli dirò che avrebbe potuto aspettare.

Comitati regionali in soccorso dei ragazzi: illusione o realtà?

14.12.2021
4 min
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Ormai lo ripetiamo da tempo, se si è giovani soprattutto se juniores o under 23, trovare una squadra è sempre più difficile. O i ragazzi sono già dei veri campioncini o la situazione si fa nettamente complicata.

Vuoi una certa crisi (dovuta anche al Covid), vuoi il sistema fiscale che non agevola la nascita di nuove società, vuoi la sicurezza sulle strade… il risultato è che le squadre dove potersi tesserare sono sempre di meno. E sono sempre di meno, per non dire quasi del tutto assenti, dalla Toscana, Umbria in giù.

In questo quadro il rischio di perdere dei ragazzi, ancor prima che dei potenziali campioni, diventa sempre maggiore.

Noi ci siamo chiesti cosa può fare la Federazione in soccorso di quei ragazzi che restano “a piedi”. Abbiamo visto che la Federciclismo si è mossa, per esempio, per trovare un team all’iridato di Roubaix, Liam Bertazzo, ma con i ragazzi?

Manuel Oioli (a sinistra) e Alberto Bruttomesso (a destra) al Lunigiana, gara che si corre con i comitati regionali
Manuel Oioli (a sinistra) e Alberto Bruttomesso (a destra) al Lunigiana, gara che si corre con i comitati regionali

Parola a Cazzaniga

Non si potrebbe ipotizzare che ogni comitato regionale faccia una sua squadra, così da raccogliere eventuali “senza contratto”?

«Così mi ritirate la volata – parte in tromba e in modo appassionato Ruggero Cazzaniga, vicepresidente della FCI – ho fatto inserire questa proposta nelle norme attuative già l’anno scorso».

«Il tesseramento individuale non si può fare, serve una società. Con questa norma (la 31.0 del regolamento dilettanti 2021, ndr) i presidenti regionali, o chi per essi, potevano creare una società, tra virgolette, fittizia. Fare quindi loro stessi un’affiliazione e consentire così il tesseramento dei vari ragazzi in cerca di una squadra».

«Il problema è che purtroppo gli stessi comitati regionali hanno snobbato questa proposta mettendo come scusanti eventuali problemi che potevano dare i ragazzi, non essendo seguiti in maniera diretta, piuttosto che esaltare le opportunità di questa iniziativa».

L’articolo (31.0) fortemente caldeggiato da Cazzaniga inserito nelle Norme Attuative Dilettanti 2021
L’articolo (31.0) fortemente caldeggiato da Cazzaniga inserito nelle Norme Attuative Dilettanti 2021

Obiettivo promozione

Cazzaniga rilancia poi l’argomento. Secondo lui non si tratta solo di trovare squadre ai ragazzi, bensì di fare promozione.

«Il ruolo di una federazione non è solo quello di vincere più medaglie – riprende Cazzaniga – cosa comunque importante chiaramente, ma è quello di poter mettere in condizione i ragazzi di avvicinarsi a questo sport. Faccio un esempio: a maggio c’è il Giro d’Italia, io a giugno devo essere in grado di poter tesserare i ragazzi che si appassionano vedendo la corsa rosa insieme al papà. Ma oggi nessuna società tessera un ragazzo che parte da zero, o quasi, a giugno. E neanche posso biasimarle più di tanto visto che nella maggior parte dei casi non navigano in buone acque economiche e che ci sono comunque dei costi da sostenere.

«E non dobbiamo pensare solo agli juniores o agli under che sono “pochi” e quantificabili, ma dobbiamo pensare anche a esordienti, allievi e ai ragazzi che potrebbero essere tesserati. Ai ragazzi del paese: credo che tra pista, strada, bmx, mtb… qualcosa si possa trovare».

«Per questo l’idea delle squadre dei comitati regionali per me era, ed è, vincente. È una soluzione praticamente a costo zero. Chi non riesce a trovare squadra quasi certamente possiede una sua bicicletta, la Federazione, in questo caso i comitati regionali non hanno problemi a fare un’affiliazione e a tesserare un corridore, si tratta solo di fornire ai ragazzi una maglia. Se poi ci sono problemi per tirare fuori 10 maglie allora c’è qualcosa che non va in quel comitato regionale stesso.

«Fosse per me – aggiunge Cazzaniga – questa “iniziativa” di tesseramento la farei anche a livello centrale, nazionale».

La #inEmiliaRomagna vagamente ricorda questo progetto di aiuto da parte dei CCRR, ma resta un team “normale”
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Opportunità per tutti

Chiaramente tesserarsi in questo modo è una sorta di ancora di salvataggio, ne siamo consapevoli, però meglio un salvagente che non tentare per nulla. Che non poter inseguire i propri sogni.

«Un ragazzo o una ragazza andrebbero alle corse con i propri genitori – dice Cazzaniga – vestendo la maglia del rispettivo comitato. In questo modo avrebbero comunque la possibilità di giocarsi le loro carte.

«Secondo il regolamento della delibera che presentai potrebbero fare le gare regionali, non quelle nazionali per le quali servono almeno team composti da quattro componenti. Correrebbero in regione chiaramente se c’è una gara nel loro comitato, ma possono anche spostarsi in altre regioni. Penso magari al Sud. In questo modo ragazze e ragazzi hanno comunque l’opportunità, di seguire il loro sogno. E se un team fosse interessato a loro… sarebbero liberi di andare».