Quel gran via vai di rulli nei giorni del Giro

19.05.2023
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CESENA – Rulli di qua e rulli di là. Davanti al bus, negli hotel, all’arrivo e prima della partenza di una crono. Alla fine lo strumento che dovrebbe rendere immobile la bici è quello più ballerino! Scherzi a parte, durante un Giro d’Italia o comunque nelle corse più importanti, i rulli vengono usati parecchio e in più situazioni.

E visto quel che ci ha detto Ronny Baron (nella foto di apertura), probabilmente li vedremo anche dietro al palco di Crans Montana questo pomeriggio.

Ed è proprio il meccanico della Bahrain-Victorious che ci racconta di questo via vai dei rulli. Abbiamo scoperto che c’è un approccio spesso soggettivo da parte degli atleti nei confronti di questo strumento. C’è chi ama farli e chi invece cerca di limitarne l’uso allo stretto necessario. Nel giorno di riposo, per esempio, Intermarché-Wanty Gobert e Soudal-Quick Step erano nello stesso hotel. Nel piazzale, quando tutti i corridori delle due squadre stavano partendo, Niccolò Bonifazio sgambettava sui rulli. E Davide Ballerini gli diceva: «Ma come è l’unico giorno di sole e stai lì sopra?!».

Protagonisti a crono 

I rulli diventano protagonisti nel giorno della crono. Sono fondamentali per il riscaldamento.
«Certamente in quel caso – spiega Baron – recitano un ruolo importante. In base alle posizioni in classifica, quindi degli orari di partenza dei nostri atleti, cerco di capire quanti ne devo preparare. Non ne tiro fuori otto, come i componenti del team, ma solo quelli che servono affinché i corridori non si accavallino. Nella crono di Cesena per esempio ne ho preparati solo tre. Va tutto in base alle tempistiche».

Quando si deve preparare un rullo, almeno per la crono, non ci si limita a mettere lo strumento a terra. Si tratta di preparare il tappetino, il ventilatore, un appoggio per asciugamano e borraccia, integratori… In qualche caso, come alla Bahrain, si usa un leggìo sul quale viene posta la tabella del riscaldamento.
«Se i ragazzi partono troppo ravvicinati tra loro – aggiunge Baron – devi tirarne fuori di più. Il riscaldamento gli porta via minimo 30′-40′ e quindi devi fare un po di calcoli».

Nel riscaldamento prima delle tappe, l’allestimento dei rulli è molto più scarno rispetto a quello di una crono (in foto, Luca Covili ieri a Bra)
Nel riscaldamento prima delle tappe, l’allestimento dei rulli è molto più scarno rispetto a quello di una crono (in foto, Luca Covili ieri a Bra)

Per il riscaldamento

Mentre un tempo prima del via di una tappa particolarmente insidiosa ci si scaldava su strada, oggi sempre più spesso si tende a fare i rulli: pratica messa in atto soprattutto da chi deve andare in fuga (come Covili ieri a Bra) o se c’è una partenza complicata, magari con degli strappi o una salita. E’ necessario essere caldi, almeno quel tanto, per non accumulare una grande dose di acido lattico che poi sarebbe difficile da smaltire. Le “botte” di acido al via e “a freddo” sono quelle che presentano il conto più salato.

«In questo caso – riprende Baron – la procedura è un po’ più snella rispetto alla crono. Basta mettere il rullo a terra e il corridore inizia a scaldarsi».

Ma chi decide se fare i rulli o meno? E’ una scelta a totale discrezione dell’atleta? Replica Baron: «E’ una scelta tra direttore sportivo e corridore. Solitamente ce li chiedono in caso di una partenza in salita o comunque condizioni difficili o semplicemente se fa freddo. In questo caso il riscaldamento è più breve rispetto alla crono. Dura 15′-20′ e i ragazzi pedalano abbastanza tranquillamente».

«Ma non sempre è il capitano a farli. Anzi… Di solito tocca a qualche corridore che deve fare un lavoro per il leader, come tenere chiusa la corsa o, al contrario, che deve prendere la fuga. Comunque non li preparo tutti a prescindere, ma in base a ciò che mi dicono i diesse».

E per il defaticamento

Se i gregari usano i rulli spesso alla partenza, il capitano invece entra in scena nel dopogara. Soprattutto oggi si fanno (quasi) sempre. Le tappe finiscono a pomeriggio inoltrato, ci sono poi i trasferimenti e si arriva in hotel piuttosto tardi. Passa un bel po’ prima del massaggio. Si è visto che una blanda attività di scarico, il defaticamento, in tempi ristretti agevola il recupero.

«In questo caso – riprende Baron – dobbiamo portare i rulli in zona premiazione se il capitano è chiamato per esempio a indossare una maglia o comunque a salire sul palco, oppure glieli prepariamo al bus.

«Solitamente, sia per il riscaldamento che per il defaticamento dopo le tappe in linea, mi viene detto un’oretta prima quanti ne devo preparare. Li fanno soprattutto se hanno terminato la tappa facendo un grande sforzo. Questo defaticamento consiste nel pedalare quasi “a vuoto” per creare un rilassamento muscolare alle gambe, togliere un po’ di tensione senza dover spegnere immediatamente il motore dopo il massimo sforzo».

E lo sforzo massimo nel finale è una discriminante non da poco. Dopo la frazione di San Salvo, per esempio, il cui arrivo era in volata e dopo tanta pianura, nessuno, neanche gli uomini di classica, è salito sui rulli.

«A volte, soprattutto in fase di arrivo – conclude Baron – è veramente complicato sistemarli. Magari devo portare i rulli su un arrivo in cima, sistemarli in pendenza.

«Ma anche al via di una crono non sempre è facile. A Fossacesia, per esempio, tra i bus e la partenza c’erano un paio di chilometri. In quel caso sono serviti un doppio rullo e una doppia bici. Una al bus e una a ridosso del via. I ragazzi pedalavano fino a pochi istanti prima di salire sulla rampa. Insomma, una bella logistica».

I meccanici, appassionati, amici e un po’ psicologi

17.11.2022
7 min
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I meccanici delle squadre non svolgono “solamente” il ruolo operativo insito nella loro qualifica. Sono degli appassionati di sport e sono anche gli amici dei corridori, una sorta di valvola di sfogo e un parafulmine. Sono anche un po’ psicologi, perché talvolta il corridore deve essere convinto e indirizzato nelle sue scelte tecniche.

Ci siamo fatti raccontare chicche e aneddoti da Matteo Cornacchione (Team Ineos-Grenadiers), Ronny Baron (Team Bahrain-Victorious) e Mauro Adobati (Team Trek-Segafredo). Che cosa accade quando gli organici si completano con i nuovi ingressi?

Uno dei primi collegiali di stagione del Team Trek-Segafredo (foto Trek-Segafredo)
Uno dei primi collegiali di stagione del Team Trek-Segafredo (foto Trek-Segafredo)
Cosa si fa quando arriva un nuovo corridore?

CORNACCHIONE: «Il primo approccio con un nuovo atleta avviene talvolta in maniera anomala, perché si cerca di avere un contatto diretto con lui prima che la stagione volga al termine. Per noi meccanici è fondamentale avere le sue vecchie biciclette, quella normale e quella da crono, dalle quali si estrapolano le misure. E’ un passaggio davvero importante, grazie al quale si determinano anche gli ordini dei materiali per la stagione futura».

BARON: «Di solito il team fa il contratto con un corridore durante la stagione e di pari passo noi riceviamo le schede tecniche. Quando c’è la possibilità, noi meccanici sondiamo direttamente anche l’atleta, per sensazioni ed eventuali necessità. Un professionista già navigato non si avventura in stravolgimenti di setting, magari qualche prova e test nella stagione lontano dalle corse. Un lavoro più articolato, approfondito è eseguito su atleti molto giovani».

ADOBATI: «Talvolta quando arriva un giovane non si conoscono in modo preciso le sue caratteristiche. Noi meccanici parliamo con i direttori sportivi, entriamo in contatto con l’atleta e si cerca di avere delle informazioni anche grazie al team di provenienza. Gli stessi corridori si dividono in due categorie. Quelli tecnici e preparati, oppure quelli che rimandano ai meccanici. A prescindere da tutto, si cerca di far avere il materiale ai nuovi arrivati anticipando il primo training camp, in modo che ci sia un adattamento graduale».

Cornacchione regola l’inclinazione delle leve del cambio
Cornacchione regola l’inclinazione delle leve del cambio
Mediamente quanto tempo viene dedicato all’atleta?

CORNACCHIONE: «Dipende dalla tipologia di corridore, ad esempio gli specialisti delle crono necessitano più tempo. Per dare un’idea precisa, considerando i cronoman, in un pomeriggio non si fanno più di due corridori. Sempre in merito agli atleti che puntano sulle prove contro il tempo, talvolta le sedute sono divise in più puntate. Si va in galleria del vento, oppure lo stesso corridore è coinvolto nello sviluppo dei nuovi materiali. I tempi si allungano perché i test sono numerosi. Lavorare sulle bici tradizionali invece è piuttosto veloce anche con i nuovi innesti. Viene data la possibilità di lavorare sui nuovi materiali e di arrivare ai primi ritiri con un buon setting».

BARON: «Quando trovi il nuovo innesto alle corse si cerca di entrare nel dettaglio e ci si confronta con lui. Non è un lavoro semplice, perché è obbligatorio rispettare anche i contratti, che di solito scadono alla fine di dicembre. E’ fondamentale per i meccanici ascoltare ed interpretare le parole del corridore, poi dipende anche dalla sua sensibilità. E’ necessario considerare anche la capacità di adattamento dell’atleta».

ADOBATI: «Le fasi sono diverse. La prima è quella riferita alla consegna della prima bicicletta ed in genere un’oretta è sufficiente, riportando le vecchie misure sulla bici nuova. Un secondo step è quello del primo collegiale, dove si eseguono gli aggiustamenti del caso e se sono necessari cambi importanti si dedicano anche due/tre ore. Per il fitting della bicicletta, il team Trek-Segafredo si avvale del Centro Mapei. Il lavoro di messa in sella e adattamento aumenta, anche per via dei tanti materiali da provare, quando ci sono le bici da cronometro».

Baron alle prese con gli aggiustamenti delle bici (foto Bahrain Victorious)
Baron alle prese con gli aggiustamenti delle bici (foto Bahrain Victorious)
Vengono fatte delle sedute in stile accademy?

CORNACCHIONE: «Facciamo una sorta di training camp con sedute informative. Quest’anno si è svolto prima della fine di ottobre e ha permesso a tutto lo staff di entrare in contatto con i nuovi e di avere il polso delle loro esigenze. Per noi meccanici è stato importantissimo, ci ha permesso di anticipare il lavoro di messa in sella di ogni atleta. E’ stata una settimana intensa, ma produttiva. Il tema è stato dedicare il più tempo possibile ad ogni singolo corridore».

BARON:«Viene fatto un training camp, quello di dicembre, con dei veri e propri meeting, dove ogni azienda sponsor presenta i prodotti in dotazione al team. Questo avviene per i corridori già presenti in organico e per quelli nuovi. A questo si aggiunge anche il ruolo di noi meccanici che cerchiamo di insegnare a tutti i corridori i piccoli trucchetti per gestire al meglio la bicicletta da allenamento che è a casa».

ADOBATI: «Assolutamente si. Ogni parte della bicicletta, nel nostro caso Trek, prevede l’intervento di un ingegnere che espone le peculiarità e le caratteristiche del componente. Questo riguarda anche lo staff e i meccanici. A questi si aggiungono anche i diversi sponsor tecnici. Durante i ritiri si eseguono delle vere e proprie sessioni informative per tutti, maggiormente approfondite per i nuovi ingressi che non hanno utilizzato il nostro materiale».

Mauro Adobati alle prese con l’aggiustamento di un manubrio (foto Trek-Segafredo)
Mauro Adobati alle prese con l’aggiustamento di un manubrio (foto Trek-Segafredo)
Generalmente quanto tempo è necessario per far si che il corridore si adatti ai nuovi materiali?

CORNACCHIONE: «Difficile da dire, molto dipende dai materiali e le differenze con i precedenti. Comunque, un corridore pro, una volta trovata la giusta posizione in sella, in due settimane trova il setting ottimale e difficilmente lo cambia nel corso della stagione».

BARON: «Circa un mese, talvolta un mese e mezzo, poi dipende dal soggetto. I corridori di vecchio stampo non cambiavano la posizione di un millimetro, nell’arco di tutta la loro carriera. Quelli giovani sono portati a sperimentare di più e questo fattore comporta un tempo maggiore per capire il mezzo. In inverno il corridore ci mette più tempo ad adattarsi perché le variabili in gioco sono diverse. Può essere che ha qualche chilogrammo in più addosso, oppure sta facendo palestra e la sua muscolatura è appesantita».

ADOBATI: «Un corridore giovane si adatta molto rapidamente, poi ovviamente entra in gioco la parte soggettiva. Per dare un riferimento, ci vogliono un paio di mesi, si tratta di essere perfetti al 100% e di accontentare a pieno le richieste dell’atleta. Qui c’è da considerare anche la doppia bicicletta. Ad ogni atleta vengono dati i due modelli, Emonda e Madone, i due mezzi di riferimento per il team e lui può scegliere».

Altezza e arretramento sella, tra le operazioni più richieste, non solo dai nuovi (@trek-segafredo)
Altezza e arretramento sella, tra le operazioni più richieste, non solo dai nuovi (@trek-segafredo)
Un aneddoto che porti con te?

CORNACCHIONE: «Il ricordo di un Ganna giovane che era appena arrivato in squadra, quindi un atleta che doveva ancora vincere tanto e diventare l’atleta che conosciamo oggi. Filippo è un corridore al quale piace l’abbinamento dei colori è curioso di sapere quando c’è un componente diverso e particolare. Il manubrio da crono 3D non era ancora stato sviluppato e provato. Lui è stato il primo ad usarlo e portarlo in gara. Al momento della consegna, era felice come un bambino che riceve il regalo di Natale. Porterò sempre con me il sorriso e l’entusiasmo di quel ragazzo, oltre alla consapevolezza di quanto il team e Pinarello avevano investito. Lui è geloso di quel manubrio e per lui è un punto fermo. Le misure di quel componente non sono mai state cambiate. Sono convinto che se lo metterà in bacheca».

BARON: «Mi ha colpito la preparazione tecnica di Nibali, sempre sul pezzo, curioso, capace e interessato ad ogni dettaglio ed innovazione. Ma anche Petacchi, due corridori pignoli, maniacali e in grado di sostituire i meccanici in alcune operazioni. Oppure lo stesso Sonny Colbrelli, molto ordinato e curioso sotto il profilo tecnico. Tra i corridori che ti trasmettono qualcosa annovero anche Caruso, Landa e Mohoric, tutti capaci nell’ambito della meccanica della bicicletta. Quest’ultimo lo vedo crescere stagione dopo stagione, un vero intenditore sulle pressioni delle ruote, aerodinamica, senza dimenticare il reggisella telescopico con il quale ha vinto la Sanremo 2022. Non è un componente standard, o meglio, lo abbiamo sviluppato e adattato grazie alle sue indicazioni. Con corridori come questi si creano delle complicità che fanno progredire il nostro mestiere e lo sviluppo dei materiali».

ADOBATI: «Gli aneddoti da raccontare sono tanti, ma quello che mi ha colpito nelle ultime stagioni è la preparazione e la competenza di alcune ragazze del team, tra queste Elisa Longo Borghini. Sanno quello che vogliono e sono in grado di capire anche le minime differenze tra un materiale ed un’altro. Non mi capita spesso di aver a che fare con la compagine femminile, se non in occasione dei ritiri collegiali, dove i maschi e le donne sono insieme, ma questo aspetto mi ha colpito parecchio».

Colbrelli e la Merida per Roubaix: cosa cambia rispetto al 2021?

25.02.2022
4 min
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Con il ritorno delle gare in Europa si apre un altro capitolo del nostro percorso tecnico. L’obiettivo è quello di mettere a confronto, per quanto possibile, le biciclette dei pro’ che hanno primeggiato nelle classiche monumento 2021 e sbirciare quali novità (se ci saranno) ci presenta la stagione 2022, rimanendo sempre nell’ambito tecnico. Siamo andati da Ronny Baron, meccanico del Team Bahrain-Victorious e di Sonny Colbrelli, vincitore della Parigi-Roubaix dello scorso anno.

Poche variazioni, Colbrelli a Roubaix utilizzerà praticamente la stessa bici
Poche variazioni, Colbrelli a Roubaix utilizzerà praticamente la stessa bici
Ci puoi ricordare la configurazione della bici che ha vinto la Roubaix 2021?

Colbrelli utilizza una Merida Reacto per tutte le gare, una monoscocca in carbonio davvero molto rigida e performante. Per la Roubaix 2021 è stata montata con le ruote Vision da 55 millimetri e con gomme tubeless Continental da 32 millimetri di sezione. Le gomme erano gonfiate a 3,5 bar l’anteriore e 4 bar la posteriore, entrambe con il lattice.

Trasmissione?

All’epoca la bici era montata con lo Shimano Dura Ace Di2 a 11v, 54 con il 42 o 44 davanti, non ricordo con precisione la corona inferiore e 11-30 dietro. Sono i rapporti che utilizza di solito Colbrelli, con la variabile dell’11-28 per la scala pignoni. Il manubrio era Vision ACR, full carbon e integrato, con attacco da 110 millimetri e 420 di larghezza. Sonny usa una sella Prologo, modello Nago C3 senza CPC, utilizza sempre quella ormai da tempo e continuerà ad utilizzarla anche nel 2022.

Molte scelte adottate nel 2021, sono ora delle conferme, ad esempio i tubeless
Molte scelte adottate nel 2021, sono ora delle conferme, ad esempio i tubeless
Ruote tubeless anche per il 2022?

La tendenza è quella ed è la scelta del 90% dei corridori, non solo per le gare di primavera. Qualcuno utilizzerà i tubolari, ma ormai tutto si è spostato sui tubeless, ruote a profilo alto in carbonio e con il canale interno largo. Pneumatici con la sezione allargata e pressioni più basse rispetto al passato. Comunque sì, la tendenza è tubeless per tutti e devo dire che la maggior parte dei corridori apprezzano. E’ finita l’epoca dei tubolari gonfiati a 10 atmosfere e oltre.

Con Sonny avete già discusso della bici 2022 per campagna del Nord?

Sì certo, ne abbiamo parlato e posso dire fin da ora che le scelte rimarranno quelle del 2021, giusto qualche variabile, qualche piccolo dettaglio. Una di queste potrebbe essere la trasmissione, ora abbiamo in dotazione il Dura Ace a 12 rapporti. Credo che monteremo una doppia 54-40 davanti, oppure la stessa configurazione dell’anno passato. Le ultime valutazioni le farà il corridore a ridosso della gara. Dietro una scala 11-30.

La preparazione ad una gara è un percorso, dove si effettuano test e prove
La preparazione ad una gara è un percorso, dove si effettuano test e prove
Quali sono le altre variabili che potrebbero entrare in gioco?

Dobbiamo sempre considerare che ogni corsa e ogni periodo sono a sé, per esigenze e necessità. Possiamo pensare che il corridore chieda un manubrio leggermente differente, magari compact e rotondo nella sezione superiore. Ma è una valutazione che si farà in quel periodo e a ridosso della gara. A prescindere dalla piega, verrà chiesto di usare un nastro manubrio più spesso e che va a coprire la parte sopra nella sua interezza. In questo caso utilizzo un nastro con l’inserto in gel.

Ci sarà uno scostamento delle misure rispetto alla bici tradizionale?

Normalmente Colbrelli utilizza le stesse misure per tutta la stagione, come ormai buona parte dei corridori. Quando vengono richiesti degli interventi per le gare in Belgio, questi sono minimi, di poco conto e non sono al pari di stravolgimenti. Cambia la posizione delle leve, quella sì e di solito vengono rialzate.

E invece per i movimenti rotanti della bicicletta?

Rimaniamo nello standard, non vengono prese contromisure particolari.

Per la Roubaix 2022 di Colbrelli, confermata la scelta Reacto con minime variazioni rispetto allo scorso anno
Per la Roubaix 2022 di Colbrelli, confermata la scelta Reacto con minime variazioni rispetto allo scorso anno
Ci sono dei piccoli segreti che il meccanico utilizza nelle gare del Belgio?

I piccoli segreti ed interventi particolari si facevano una volta, quando sul mezzo si poteva operare in modo differente. Ora le biciclette sono delle monoscocca in carbonio, poco modificabili. Diciamo che nelle corse del Nord la leggerezza della bici passa in secondo piano e si dà un merito maggiore alla sostanza.

Ad esempio?

Ad esempio si usa molta pasta grippante per evitare che scenda il reggisella. Si utilizzano le viti in acciaio e meno quelle in ergal ultraleggere. Mettiamo del nastro nel portaborraccia in carbonio per aumentare il grip e la tenuta. Si stringono di più le molle dei pedali. Ci sono tanti piccoli accorgimenti che hanno il compito di prevenire il problema, i piccoli segreti sono questi.