Non solo ciclismo per la Israel femminile. Sentite qua…

25.10.2022
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Una vera e propria multinazionale del pedale. La prossima Israel Premier Tech Roland non sarà una formazione qualunque nel WorldTour femminile. Anima e corpo sono un mix di culture. Tra dirigenza e roster c’è tutto ciò che si può intendere per globalizzazione.

La licenza e la proprietà resteranno svizzere, ma nel 2023 saranno più corposi i sostegni degli investitori israeliani e canadesi con l’intenzione di proseguire nel tempo. Quattro grossi marchi (Cogeas, Roland, Israel e Premier Tech) che hanno stretto un rapporto di collaborazione che non si limita al solo ciclismo inteso come sport.

La nuova Israel

«Prima eravamo solo fidanzati – esordisce sorridendo Ruben Contreras, presidente del team svizzero e proprietario della Cogeas – mentre ora è come se noi sponsor ci fossimo sposati. Fino all’anno scorso avevamo un impegno forte, ma in parte limitato. Adesso abbiamo fatto il salto in avanti. Se nel 2022 il nostro era un progetto embrionale, o comunque per gettare le basi, dall’anno prossimo passiamo allo step successivo. Vogliamo fare sul serio, anche sul piano societario, tant’è che abbiamo fatto un accordo di otto anni, per crescere in modo graduale. Anzi, vi posso dire che per il 2024 abbiamo già avanzato delle proposte a due atlete molto importanti per venire da noi. Aspettiamo una loro risposta dai loro agenti, intanto noi vogliamo fare vedere come lavoriamo».

Per il momento scordiamoci di sapere chi possano essere queste due ragazze. I nomi che abbiamo fatto sono stati rispediti al mittente con simpatia da Contreras, persona dalla battuta pronta e che incarna quello spirito di internazionalità. Cinquantacinque anni di Losanna, nelle sue vene scorre anche il sangue centro-americano di El Salvador per le origini del padre. Proprio col numero uno del team svizzero abbiamo approfondito la mission che stanno sviluppando.

Alla Liegi 2022 presentate sul palco sia la Israel maschile che quella femminile
Alla Liegi 2022 presentate sul palco sia la Israel maschile che quella femminile
Ruben, che tipo di società sta nascendo?

Abbiamo in mente un buon programma tra ciclismo agonistico e azioni umanitarie. Nel 2023 avremo in pratica due team. Quello WorldTour ed uno Devo Continental per un totale di 27 ragazze. Nella formazione minore vogliamo formare delle atlete. Le abbiamo prese dall’Uganda, Rwanda, Etiopia, Ucraina, Afghanistan e Italia (sarà Ginevra Vezzi, ndr). Dietro c’è una scelta dovuta dal senso sociale perché non si può pensare solo agli affari. Molte di queste ragazze le stiamo aiutando ad allontanarsi dai problemi delle loro Nazioni, per avere una vita normale ed inseguire un sogno attraverso la bicicletta.

Qual è stato l’input per questa operazione?

Ne parlavo da tempo con Sylvan Adams, proprietario di Israel, filantropo e colui che di fatto ha regalato alla sua federazione il velodromo di Tel Aviv in cui si sono corsi i recenti mondiali juniores. Lui è un grande appassionato di ciclismo come me e anche lui voleva fare qualcosa attraverso questo sport. Ha finanziato l’uscita di 400 persone dall’Afghanistan per venire in Europa e scappare dalle mani dei Talebani che limitavano terribilmente la loro vita. Mi sono unito a lui nel lanciare questo messaggio di pace, dando la possibilità a queste persone di avere libertà di parola, di fare sport, di studiare e di crescere senza oppressioni. In mezzo al gruppo c’erano anche ragazze che volevano correre in bici. E a quel punto mi sono attivato per il loro campionato nazionale.

Ci racconti pure…

Lo abbiamo organizzato ad Aigle, dove c’è la sede dell’UCI e a pochi chilometri da casa mia. E’ stata una bella festa e soprattutto un bel segnale. Il futuro di questi popoli, afflitti da guerra o regimi totalitari, si può cambiare. Tutti assieme possiamo fare qualcosa. Sotto il punto di vista tecnico, ha vinto Fariba Hashimi (davanti alla sorella Yulduz, ndr). Lei inizierà il 2023 nel nostro Devo Team, poi dal 15 luglio si aggregherà alla squadra WT e le faremo correre il Tour de France. Sarà la prima volta di un atleta afgano in assoluto sulle strade francesi.

Il roster della prima squadra intanto sta cambiando pelle…

Esattamente. Abbiamo preso nove nuove ragazze, tra cui quattro italiane che conosco bene. Le capitane sulla carta saranno Baur, campionessa nazionale in carica, e Dronova che ha fatto seconda alla terza tappa del Romandia per pochissimi centimetri. Però puntiamo forte, per diversi motivi, su Vieceli, Pirrone, Collinelli e Magri. Abbiamo preso anche la vietnamita Nguyen che nel 2018 era stata capace di battere allo sprint nientemeno che Wiebes e Balsamo (alla Dwars door de Westhoek, ndr). Non avremo più Zabelinskaya, figlia del mitico Soukhorutcenkov (medaglia d’oro alle olimpiadi di Mosca, ndr) e per me come una sorella minore. Ha 42 anni, diventava impegnativo per lei e noi volevamo ringiovanire. Lavorerà per la federazione uzbeka, ma ci ha dato la disponibilità di darci una mano quando ne avremo bisogno.

La vostra squadra come sarà strutturata?

Avremo uno staff di 30 persone. Avremo dottori, nutrizionisti, fisioterapisti e altre figure per entrambe le nostre formazioni. Il diesse sarà Sergey Klimov mentre il preparatore atletico sarà Fabio Vedana. Lui ha collaborato per anni con la federazione svizzera di triathlon ed ha un centro a Settimo Milanese dove tutte le nostre atlete passeranno per fare i test. Abbiamo cercato di non lasciare nulla al caso. Vogliamo fare bene.

Tamara Dronova sfiora il colpaccio al Romandia. Seconda al fotofinish dietro Marta Lach della Ceratizit
Tamara Dronova sfiora il colpaccio al Romandia. Seconda al fotofinish dietro Marta Lach della Ceratizit
Obiettivi per il 2023?

Non ci manca che fare il grande risultato. Quest’anno abbiamo fatto tanta esperienza pur facendo buone prestazioni. Sentiamo di essere sulla strada giusta. Vincere una tappa a Giro, Tour o Vuelta sarebbe il massimo così come centrare una classica. Ma mi accontento di vincere una qualsiasi gara e crescere come squadra. Cogliere un successo con una delle ragazze su cui stiamo investendo adesso sarebbe più importante di uno raggiunto con un eventuale arrivo di un grosso nome.

Elena Pirrone, voglia di rilancio con la Israel femminile

24.10.2022
6 min
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«Spero di tornare presto ai miei livelli. Sarebbe anche ora». L’incipit dell’articolo ce lo dà proprio lei a metà della nostra chiacchierata. Elena Pirrone cambia aria. Lascia la Valcar-Travel&Service e dal 2023 correrà nel WorldTour con la Israel Premier Tech Roland.

A ben pensarci è stata una stagione piuttosto difficile quella appena trascorsa dalla 23enne di Laives. Tuttavia l’ex iridata junior 2017 di strada e crono è riuscita a concludere il 2022 con belle sensazioni e con un incoraggiante settimo posto alla Tre Valli Varesine Women. Per Pirrone entrare nella cosiddetta “off season” con un buon morale è probabilmente il primo punto da cui ripartire per l’anno prossimo. Di quello che l’aspetta e di ciò che è passato abbiamo parlato con lei durante il suo primo giorno di riposo assoluto.

Sulle strade della Tre Valli Varesine, Pirrone ha colto un incoraggiante 7° posto (foto Ossola)
Sulle strade della Tre Valli Varesine, Pirrone ha colto un incoraggiante 7° posto (foto Ossola)
Elena partiamo dalla strettissima attualità. Pensavamo di trovarti in vacanza all’estero e invece no…

In effetti sarei dovuta andare a Parigi per qualche giorno poi, complice qualche imprevisto, sono rimasta a casa. Vi dirò che la cosa non mi dispiace però. Onestamente è difficile avere voglia di prendere ancora un aereo dopo che per tutta la stagione sei in giro. Poi, a causa dei tanti stop che ho avuto quest’anno, ero riuscita a fare una settimana di mare in Toscana a luglio pur portando la bici. Diciamo che non ne sentivo il bisogno di fare altre vacanze lontano. Fino al 5 novembre starò a riposo poi riprenderò ad allenarmi.

A cosa sono stati dovuti i molti stop di cui parlavi?

Ad una serie di cose. Ho sempre inseguito la condizione. E’ stato un tira e molla. Dopo la preparazione invernale, a inizio gennaio ho preso il Covid. Sono rimasta ferma per diversi giorni, poi ho ricominciato in pratica col ritiro a Calpe con la nazionale. Ho ritrovato una discreta forma alla Vuelta Valenciana. Alla terza tappa però mi sono volate addosso mentre io avevo schivato la caduta. Lì per lì non riuscivo a agganciare la scarpa al pedale, ma sono ripartita. Al traguardo però mi faceva male la caviglia sinistra e si temeva una lesione ad un tendine. Per fortuna non era così, ma sono dovuta restare ferma due settimane facendo esercizi al piede ed allenamenti poco intensi.

Ne hai avuti altri dopo?

Sì, purtroppo. Alla Strade Bianche ho fatto solo 50 chilometri con un gran male. Ho saltato le classiche del pavé perché era già prestabilito dal programma iniziale e ho fatto rotta sulle Ardenne. Anche lì però altri problemi. All’Amstel mi si è infiammata la cartilagine del ginocchio destro. Ho finito la corsa benino, ma quando sono scesa dalla bici avevo un forte dolore alle ginocchia. Ho ripreso a maggio e solo a Burgos, verso fine mese, ho ritrovato un buon ritmo pur avendo fatto una grande fatica. Ci ho messo poi tanto ad entrare in forma. Al campionato italiano sono stata a lungo in fuga. Stavo bene, ma a luglio non ho corso, saltando Giro e Tour. Poi da agosto a ottobre ho corso il 60 per cento delle mie gare avvertendo finalmente buone sensazioni. Alla Tre Valli Varesine ho fatto una prestazione che non facevo da tanti anni. Sono contenta.

Com’è stato convivere con questa situazione?

Non facile, ma ho la testa dura, me lo hanno sempre detto, fin da quando ero ragazzina. Partivo alle gare WT dove andavano tutte come ventole, mentre io faticavo senza avere quella necessaria continuità di ritmo. Ci voleva tanta pazienza. Lo sapevo e sono sempre ripartita senza fretta. In tutto ciò devo ringraziare la Valcar che mi ha sempre aspettato e capita, anche nel 2021 quando sono iniziati i primi problemi fisici.

Che annate sono state quelle con loro?

Ho fatto tanta esperienza, non posso che ringraziarli anche per questo. Nella Valcar sono maturata come persona ed atleta. Lascio la squadra sapendo di essere cresciuta per merito loro. Mi dispiace di non aver potuto dare quello che so che posso dare.

Ora ti aspetta la nuova avventura con la Israel Premier-Tech Roland. Com’è andata la trattativa?

Anch’io come vi ha detto Yaya (Sanguineti, ndr) ho iniziato a fare dei pensieri quando ho saputo che molte compagne sarebbero andate via. Però io dovevo pensare a me, a ritrovare condizione e risultati per potermi eventualmente proporre meglio. Solo ad agosto mi sono realmente guardata attorno, capendo che forse era giunto il momento per cercare nuovi stimoli. Non avevo alcun procuratore, però in quei giorni mi sono affidata all’agenzia GGLL Promotion che mi ha subito aiutata molto (è l’agenzia di Luca Mazzanti, ndr). Ho avuto diverse proposte ma alla fine ho scelto la formazione svizzera (contratto biennale, ndr).

Come mai hai deciso di andare lì?

Hanno mostrato molto interesse per me. So che hanno molta voglia di crescere e creare un buon gruppo tra atlete e staff. Stanno ringiovanendo un po’ il roster e puntano a fare risultati. Personalmente non avrò alcun ruolo in particolare, vedremo quando faremo il primo ritiro a Girona a dicembre. Mi fa piacere conoscere nuove compagne. Ci sarà Sofia (Collinelli, ndr), con cui non ho mai corso, e ritroverò sia Lara (Vieceli, ndr), mia compagna nel mio primo anno da elite alla Astana Women sia Silvia (Magri, ndr), che era con me in Valcar fino all’anno scorso.

Europei 2021, crono U23. Oro a Guazzini, bronzo a Pirrone. Per la bolzanina è stata l’ultima volta in nazionale
Europei 2021, crono U23. Oro a Guazzini, bronzo a Pirrone. Per la bolzanina è stata l’ultima volta in nazionale
Quali obiettivi ti sei posta per il 2023?

Ne ho diversi, che possono essere tutti uno la conseguenza dell’altro. A prescindere dal programma gare, la priorità sarà tornare a fare buone prestazioni con regolarità. I risultati poi potrebbero venire da sé. Dare il massimo e prendere il massimo dalle corse in cui posso farlo. Cercherò di rilanciarmi a crono, nelle quali mi è mancata la pedalata dell’Elena di una volta. Ho la volontà di riconquistarmi un posto in nazionale in quella specialità, anche su strada. Vorrei parlare con Paolo e Marco (rispettivamente il cittì Sangalli e il cittì delle prove contro il tempo Velo, ndr) non appena avrò il mio calendario agonistico. Come dicevo, le motivazioni non mi mancheranno.