Renato Favero, Soudal Quick-Step Development 2025

Favero: la scuola della Soudal e l’esame con la Biesse

26.11.2025
6 min
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Il periodo di riposo di Renato Favero ha tardato un po’ di più rispetto agli altri ad arrivare, infatti il corridore che dal 2026 sarà con la Biesse Carrera Premac di Marco Milesi e Dario Nicoletti ha corso i mondiali elite su pista in Cile. Solo una volta terminati i suoi impegni con il quartetto e l’inseguimento individuale ha potuto trovare la meritata pausa invernale. Una quindicina di giorni prima di riprendere la preparazione il 10 novembre. Prima in maniera leggermente più blanda con qualche sessione di palestra, della corsa a piedi, il tutto intervallato da qualche uscita in mtb

Renato Favero, Italia, mondiali pista 2025, Santiago del Cile, inseguimento individuale
Renato Favero, Italia, mondiali pista 2025, Santiago del Cile, inseguimento individuale
Renato Favero, Italia, mondiali pista 2025, Santiago del Cile, inseguimento individuale
Renato Favero, Italia, mondiali pista 2025, Santiago del Cile, inseguimento individuale

Già all’opera

Nel momento in cui lo chiamiamo Favero ha appena finito una sessione di rulli, è quasi sera ma la giornata lo ha portato a fare un check insieme al suo preparatore per capire se gli esercizi in palestra vengono fatti nella maniera corretta. 

«Un controllo che ha confermato che sto facendo tutto bene – dice Favero con un sorriso – però ci siamo presi il giusto tempo, quindi non ho avuto modo di uscire in bici, così ho recuperato con una sessione di rulli. Adesso sono ufficialmente entrato nel vivo della preparazione. Non ho ancora avuto modo di conoscere personalmente i nuovi compagni e lo staff, ma dovrei farlo a dicembre ai primi test. Oppure ci sarà il tempo di farlo a gennaio con il ritiro a Denia, in Spagna. Negli anni al devo team della Soudal Quick-Step andavamo ad Altea, lì vicino. Cambia il nome della cittadina ma non quello delle salite e delle strade che faremo (sia Denia che Altea si trovano nella Comunità Autonoma Valenciana, ndr)». 

Favero (al centro) insieme a Giami e Grimod (rispettivamente a destra e sinistra) ha vinto il titolo iridato nell’inseguimento individuale da juniores (foto Uci)
Favero (al centro) è da anni nel giro della pista azzurra e da juniores ha vinto il titolo iridato nell’inseguimento individuale (foto Uci)
Che off-season è stata quella dopo il mondiale su pista in Cile?

Rilassante, sono andato in vacanza con i miei amici della pista: Etienne Grimod e Luca Giaimi. Praticamente tra mondiale e ferie abbiamo passato un mese abbondante insieme. Abbiamo un bellissimo rapporto e stare con loro è davvero piacevole. 

Dal mondiale sei tornato soddisfatto?

Speravo di fare qualcosa di meglio. Il quartetto è andato abbastanza bene alla fine, siamo arrivati a pochi decimi di secondo dal podio. Alla fine eravamo un quartetto pressoché giovane, quindi va bene così, anche perché le altre nazionali avevano un livello davvero alto. Mentre, nell’inseguimento individuale pensavo di andare molto più forte. Tuttavia dopo una stagione lunga e con le fatiche del quartetto non è stato semplice fare una buona prestazione. 

Renato Favero, Soudal Quick-Step Development 2025
Renato Favero è passato under 23 con la Soudal Quick-Step Development nel 2023
Renato Favero, Soudal Quick-Step Development 2025
Renato Favero è passato under 23 con la Soudal Quick-Step Development nel 2023
Possiamo dire che dal prossimo anno prenderai il posto di Grimod alla Biesse? Gli hai fatto qualche domanda?

Siamo sempre in contatto e in questi due anni ha sempre parlato bene della Biesse, quindi non gli ho fatto tante domande perché sapevo già tante cose. Quando ho scoperto che non avrei più continuato con la Soudal Quick-Step ho capito che all’estero sarebbe stato difficile trovare spazio. Nel momento in cui mi hanno detto dell’interessamento della Biesse Carrera ho accettato subito, credo siano la miglior continental italiana e così ho firmato con loro. 

Perché le strade tue e della Soudal si sono separate?

A inizio luglio mi hanno detto che non avrei proseguito il mio cammino in Belgio, sinceramente il perché non mi è mai stato detto. Penso si aspettassero qualcosa in più nella prima parte della stagione, periodo nel quale ho fatto più fatica. Avevo firmato un contratto di due anni con il devo team e al termine hanno deciso di non continuare.

Renato Favero, Soudall Quick-Step Development, Paris-Roubaix Espoirs (foto Freddy Guérin/DirectVelo)
Favero ha deciso di seguire la strada delle Classiche, qui alla Paris-Roubaix Espoirs nel 2024 (foto Freddy Guérin/DirectVelo)
Renato Favero, Soudall Quick-Step Development, Paris-Roubaix Espoirs (foto Freddy Guérin/DirectVelo)
Favero ha deciso di seguire la strada delle Classiche, qui alla Paris-Roubaix Espoirs nel 2024 (foto Freddy Guérin/DirectVelo)
Ti saresti aspettato qualcosa in più da te stesso?

Credo di aver imparato tanto nel mio periodo alla Soudal Quick-Step, anche se non proseguirò con loro ho accumulato un bagaglio di esperienze importanti. Mi hanno insegnato il loro modo di correre, la loro mentalità e io mi sono messo alla prova in un ambiente tanto diverso dal nostro. 

E’ stato difficile?

Devi essere forte mentalmente, perché si passa tanto tempo via da casa ed è difficile trovare qualcuno che parla la tua lingua. Rispetto alla Borgo Molino, dove ho corso da juniores, è tutto diverso e grande. Quando sono arrivato ho fatto dei test e mi hanno detto che avrei potuto scegliere se far parte del gruppo delle classiche o delle corse a tappe. Ho optato per le classiche anche visto il mio fisico (Favero è alto 192 centimetri, ndr). 

Molti ragazzi partono con in testa le Classiche, ma è difficile affermarsi, per te è stato così?

Correre in Belgio, o in generale al Nord è molto diverso dal farlo in Italia. Tra pavè, vento, muri e tutto il resto c’è molto da imparare e il salto è ampio. Inoltre il modo di correre in gruppo è totalmente differente, si attacca sempre e le corse escono dure e selettive, anche perché ogni dieci minuti qualcuno attacca. 

Questo è ciò che hai imparato?

Sì, soprattutto quest’anno e in particolare nella seconda metà di stagione. Mi sono messo tanto alla prova, lanciandomi in azioni e fughe fin da inizio gara. E proprio ad agosto ho trovato la mia prima vittoria in una gara nazionale. Per me è stata una conferma di quanto fatto. 

Renato Favero, campionato italiano under 23 a cronometro, 2025
Favero torna in Italia consapevole di avere ancora ampi margini di crescita, una disciplina su cui vuole lavorare è la cronometro
Renato Favero, campionato italiano under 23 a cronometro, 2025
Favero torna in Italia consapevole di avere ancora ampi margini di crescita, una disciplina su cui vuole lavorare è la cronometro
Marco Milesi ha detto che in Italia troverai percorsi diversi, credi possa essere comunque un passo importante per crescere ancora?

Le corse del calendario italiano sulla carta sono più toste, con salite lunghe e strappi importanti. Penso sia una cosa positiva per me e non mi spaventa, anzi mi stimola. Tornare in Italia dopo due stagioni in un devo team mi dà la carica, voglio dimostrare di essere tornato più forte di prima. Ci sono ancora tanti margini, uno di questi è la cronometro. Non avevo mai corso una gara contro il tempo e al campionato italiano under 23 ho colto un bel quarto posto. Quindi sono fiducioso di quanto posso fare nella prossima stagione.

Marco Milesi, Biesse Carrera Premac 2025 (Photors.it)

La Biesse Carrera che verrà: nuovi innesti e i giovani che crescono

18.11.2025
5 min
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Il primo annuncio è stato quello di Leonardo Vesco, in arrivo dalla MBH Bank-Ballan-Csb, poi la notizia che Filippo Agostinacchio rimarrà in squadra, quindi l’arrivo di Stefano Leali. Gli ultimi giorni della Biesse Carrera Premac sono stati decisamente frenetici. Tanti innesti, dovuti alle partenze di altrettanti corridori per i quali era arrivato il momento giusto di lasciare il nido. Infatti i gemelli Bessega faranno parte della rosa della Polti VisitMalta, mentre Filip Gruszczynski passerà professionista proprio con la MBH Bank di Bevilacqua. 

Le uniche certezze rimangono in ammiraglia: Marco Milesi e Dario Nicoletti guideranno la continental bresciana anche nel 2026

«Abbiamo cambiato tanto – ci racconta Milesi in uno dei momenti di pausa di questo novembre – più di metà squadra sarà totalmente nuova. Dei 16 corridori che hanno corso con noi nel 2025, ne abbiamo confermati sette, gli altri sono tutti nuovi».

Renato Favero, Soudall Quick-Step Development, Paris-Roubaix Espoirs (foto Freddy Guérin/DirectVelo)
Favero, uscito dal progetto della Soudal QuickStep è pronto a rilanciarsi con la Biesse Carrera Premac (foto Freddy Guérin/DirectVelo)
Renato Favero, Soudall Quick-Step Development, Paris-Roubaix Espoirs (foto Freddy Guérin/DirectVelo)
Favero, uscito dal progetto della Soudal QuickStep è pronto a rilanciarsi con la Biesse Carrera Premac (foto Freddy Guérin/DirectVelo)

Stessi numeri

Sedici atleti, un numero interessante di corridori che permetterà alla Biesse Carrera Premac di tenere il passo con il calendario messo in piedi lo scorso anno. 

«Considerando tutte le nuove gare che sono entrate a far parte del calendario italiano – spiega Milesi – avremo modo di fare tanta attività, in certi casi doppia. Sono arrivati dei profili interessanti, uno di questi è quello di Renato Favero (di ritorno dall’esperienza al devo team della Soudal QuickStep, ndr). E’ un corridore forte che da noi può sbocciare definitivamente. Come lo scorso anno avremo due atleti elite: Agostinacchio e Rossi (nel 2025 erano Dati e Iacomoni, passati entrambi al Team Ukyo, ndr). Inoltre avremo un blocco importante di ragazzi al secondo anno da under 23, tutti profili interessanti e da monitorare».

Con il passaggio della MBH Bank a team professional sentite di essere diventati il riferimento per il movimento continental?

Penso che anche altre realtà potranno dire la loro, ad esempio la Technipes #InEmiliaRomagna oppure la General Store. Certamente la nostra squadra rimane un riferimento per la categoria under 23, così come lo è stata in passato. 

Favero è un altro atleta che torna indietro da un devo team, su quali aspetti bisogna lavorare con questi ragazzi?

Lui me lo ricordo da quando era junior, faceva il bello e il cattivo tempo in gara. Non so se non gli è stato dato abbastanza spazio o se non lo ha trovato, fatto sta che nei due anni alla Soudal ha corso poco. E’ un modo di fare diverso quello dei devo team, improntato molto sulla preparazione. Se un atleta non ha mai lavorato in quel modo, fa fatica ad adattarsi al fatto di non correre tutte le domeniche. Si deve esser forti di testa e rimanere convinti del progetto. 

Nicola Zumsteg, Zanè-Monte Cengio 2025 Velo Club Mendrisio
Nicola Zumsteg, svizzero classe 2006: un ottimo scalatore, qui vittorioso su Cretti alla Zanè-Monte Cengio (photors.it)
Nicola Zumsteg, Zanè-Monte Cengio 2025 Velo Club Mendrisio
Nicola Zumsteg, svizzero classe 2006: un ottimo scalatore, qui vittorioso su Cretti alla Zanè-Monte Cengio (photors.it)
Programmare l’attività è il solo modo per crescere?

Anche noi con i nostri ragazzi programmiamo i periodi di allenamento, corse e riposo. Un esempio lo abbiamo in Agostinacchio, ora impegnato nel preparare la stagione di ciclocross, il quale prima di tornare a correre su strada farà un periodo di stacco. Sicuramente diamo più spazio agli atleti con un calendario che permette loro di correre e accumulare esperienza

Chi sono i secondi anni da attenzionare?

Alcuni di questi sono con noi dallo scorso anno e abbiamo visto un grande passo in avanti da metà stagione in poi: Michele Bicelli, Andrea Donati, Davide Quadriglia e Alessandro Milesi su tutti. Avremo anche due innesti dal Velo Club Mendrisio, Nicholas Travella e Nicola Zumsteg. Quest’ultimo si è messo in luce con ottime prove da scalatore, ha vinto la Zanè-Monte Cengio ed è arrivato in top 10 sia al Piccolo Giro dell’Emilia, alla Bassano-Monte Grappa e anche alla Schio-Ossario del Pasubio. 

I profili di esperienza non mancheranno, oltre a Favero ci saranno Leonardo Vesco e Stefano Leali…

Vesco è un terzo anno e secondo me è forte, molto forte. Leali mi è sempre piaciuto perché attacca e non ha paura, spesso si piazza con azioni da lontano e ha coraggio. 

Visto il calendario fitto in Italia riuscirete a mantenere qualche appuntamento all’estero?

Certamente, Giro di Slovacchia, Tour de Mirabelle e Paris-Troyes dovrebbero riconfermare l’invito. Inoltre avendo un corridore svizzero di interesse nazionale (Zumsteg, ndr) abbiamo intenzione di fare qualche gara in più oltre confine. Per il resto stiamo preparando tutto, il primo ritiro sarà a Denia a gennaio e poi partiremo come sempre dalla Coppa San Geo.

Caro Lamon: cosa hai visto nei giovani talenti del quartetto?

25.02.2025
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Francesco Lamon è il filo conduttore dell’inseguimento a squadre azzurro su pista, la sua presenza al campionato europeo di Zolder è la conferma della sua importanza nel progetto. Il veneto è uscito dall’impegno continentale su pista con una buona gamba, tanto da sfruttarla per vincere lo Spinners Dubai. Un appuntamento su strada negli Emirati da quale è rientrato proprio ieri. 

«Avevo già corso a Dubai a gennaio – racconta mentre si dirige in palestra per allenarsi – ma l’impegno dell’altro giorno era più semplice. Ho corso con la maglia della Dubai Police. Ho deciso di fare questa gara dopo l’europeo su pista per sfruttare la condizione, visto che sul parquet la stagione non sarà così impegnativa».

Francesco Lamon ha sfruttato la condizione dell’europeo per correre e vincere lo Spinneys Dubai 92 Cycle Challenge
Francesco Lamon ha sfruttato la condizione dell’europeo per correre e vincere lo Spinneys Dubai 92 Cycle Challenge

Il nuovo ciclo

Il campionato europeo di Zolder ha acceso i riflettori sul quadriennio olimpico di Los Angeles 2028. I lavori sono ufficialmente iniziati. Francesco Lamon lo ha iniziato accanto a un’ondata di giovani talenti azzurri, ragazzi di vent’anni che si sono subito messi in mostra. 

«Iniziare questo 2025 insieme ai giovani – prosegue – è stato bello, mi sarebbe piaciuto riuscire a conquistare una medaglia. Ci è mancato davvero poco, ma penso che abbiano dato il massimo. Avendo girato poco insieme, visti gli impegni su strada e i vari ritiri, credo che il tempo fatto sia da considerarsi molto buono (il giovane quartetto ha fatto registrare 3’54″169, ndr). E’ un gruppo con dell’ottimo materiale sul quale lavorare e investire. Esserci giocati la medaglia di bronzo fino all’ultimo è stato un bel segnale e un ottimo punto di partenza».

Il quartetto che ha conquistato il quarto posto agli europei di Zolder era formato da: Lamon, Favero, Grimod e Boscaro
Il quartetto che ha conquistato il quarto posto agli europei di Zolder era formato da: Lamon, Favero, Grimod e Boscaro
Pensi possano seguire le orme di Ganna, Consonni e Milan?

Quando ho visto arrivare Ganna e Milan si vedeva che avessero qualcosa di fuori dal comune, un talento incredibile. Paragonarli ai giovani di ora è un azzardo, ma a livello di caratteristiche li vedo simili. Di “Jonny” e “Pippo” ce ne sono solo due al mondo. E’ difficile sovrapporli, ma questi giovani hanno talento, lo si è visto.

Da cosa?

I tempi fatti registrare da Favero e Grimod nell’inseguimento individuale non sono banali. Favero, che ha già corso il mondiale su pista dello scorso anno con noi, ha conquistato il quarto posto e ha girato in 4’08”. Un tempo di tutto rispetto considerando che è all’inizio della sua avventura, e l’inseguimento individuale è uno sforzo che più lo si fa più si capisce come affrontarlo. 

Francesco Lamon, a destra, è stato il punto di riferimento per i giovani in questa rassegna continentale
Francesco Lamon, a destra, è stato il punto di riferimento per i giovani in questa rassegna continentale
Su che aspetti hai lavorato maggiormente con loro?

Più che sulle prestazioni, quelle ci sono, c’era da essere bravi nel tenerli tranquilli. A loro giustamente manca l’esperienza e gestire la tensione non è facile. Hanno vent’anni, anche io alla loro età vivevo così le gare. Ho cercato di non far pesare questo aspetto e penso di esserci riuscito, rispetto al mondiale è andata molto meglio. Soprattutto con Favero. 

Come mai?

Dopo la caduta al mondiale dello scorso anno partiva più titubante ma sono riuscito a tenerlo sereno, anche con qualche battuta. Alla fine con un sorriso gli ho detto: «Peggio del mondiale non può andare». Credo che la forza del gruppo sia importante e anche sdrammatizzare aiuta i giovani. Cadere e sbagliare è normale e fa parte della maturazione. Favero a questo europeo ha fatto vedere ottime cose. 

I valori in campo sono ottimi, Favero (20 anni domani) ha conquistato il quarto posto nell’inseguimento individuale
I valori in campo sono ottimi, Favero (20 anni domani) ha conquistato il quarto posto nell’inseguimento individuale
Rispetto a quando arrivarono Ganna e Milan il quartetto è il riferimento della pista azzurra, per i giovani c’è più apprensione?

Quando loro due entrarono nell’orbita della pista, non eravamo una delle nazionali di riferimento. Ora la pressione è più alta, i giovani come Grimod e Favero arrivano in un contesto maggiormente incanalato. 

A livello di caratteristiche fare dei paragoni è difficile, ma come atteggiamento?

In questi ragazzi vedo la stessa determinazione che c’era negli occhi di Milan e Ganna. Questa cosa serve per aiutarli a sconfiggere l’ansia, abituarsi a far parte di un progetto grande e ambizioso. Bisogna prendere dimestichezza con il rappresentare una nazionale importante. 

Favero aveva già corso tra gli elite al mondiale del 2024, esordio sfortunato vista la caduta (in foto è consolato da Milan)
Favero aveva già corso tra gli elite al mondiale del 2024, esordio sfortunato vista la caduta (in foto è consolato da Milan)
Come lo si fa?

Rimanere presenti nell’ambiente. Quest’anno gli appuntamenti sono pochi, ci sarà una sola Coppa del mondo. Creare un gruppo non sarà facile visto che si correrà di meno, però questi ragazzi devono mantenere l’abitudine di venire in pista a girare. Se spariscono per sei mesi non va bene, serve continuità. 

Il fatto che sia arrivato Salvodi che li ha avuti da juniores è un vantaggio…

Sicuramente lui li conosce e loro conoscono il suo metodo di lavoro e sanno cosa vuole dagli atleti. 

Favero alla Soudal, una scelta per crescere a 360°

25.11.2023
5 min
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Due giorni per conoscersi. Per assaggiare che cosa significa far parte di una grande famiglia ciclistica, una di quelle che sono considerate il vero riferimento delle due ruote. Per approdare alle porte del “Wolfpack”, da vero cucciolotto che ambisce a essere “uno del branco”. Renato Favero (in apertura nella foto Scanferla) ha iniziato la sua avventura alla Soudal QuickStep, nel cui team Development correrà il prossimo anno, attraverso un primo incontro in Belgio, per conoscere compagni e staff e ha subito avuto il polso di quel che lo aspetta.

Nel suo racconto traspare un mix di emozioni proveniente da una scelta coraggiosa e difficile, per un ragazzo alle soglie della maggiore età: «La cosa che più mi ha colpito è la professionalità del team, sin da quando il diesse mi è venuto a prendere all’aeroporto di Charleroi. Parlava un po’ d’italiano, così mi ha messo a mio agio per tutto il viaggio verso l’hotel».

Foto di gruppo per i partecipanti al primo raduno in Belgio, riservato al Team Devo (foto organizzatori)
Foto di gruppo per i partecipanti al primo raduno in Belgio, riservato al Team Devo (foto organizzatori)
Il primo incontro in che cosa è consistito?

Innanzitutto in un primo incontro con tutto lo staff, c’erano anche i vertici del team, ho avuto la possibilità di conoscere Lefevere e Bramati. Abbiamo fatto tutte le operazioni legate alla bici Specialized che mi è stata data in consegna per gli allenamenti, poi alla sera c’è stata la cena ufficiale con tutti i compagni e i dirigenti. Io in hotel ero in camera con Raccagni Noviero che ha iniziato a spiegarmi tutti i segreti del team. La squadra è formata da 15 elementi, una vera multinazionale, quindi è importante anche potersi esprimere con tutti, dovrò migliorare la mia padronanza delle lingue…

Tu avevi una Pinarello prima, dovrai apportare delle modifiche sulla nuova bici in base alle tue misure?

No, abbiamo fatto tutto lì in Belgio, hanno regolato tutte le misure necessarie, infatti c’è voluto un po’ di tempo per effettuare tutti i passaggi, ma ora non vedo l’ora di provarla e pian piano abituarmi alla mia nuova bici.

In azzurro ai mondiali 2022. Le sue doti a cronometro sono un suo segno distintivo
In azzurro ai mondiali 2022. Le sue doti a cronometro sono un suo segno distintivo
Che cosa ti ha portato a scegliere la Soudal?

Non c’è voluto molto per convincermi, stiamo parlando di un autentico riferimento del ciclismo di vertice, il team che ha vinto tutto nelle classiche e che ha un leader assoluto come Evenepoel nelle sue file. Entrare in un Devo team come questo significa essere trattato alla stregua di un professionista. Avere la possibilità, se riuscirò a crescere abbastanza come prestazioni, di correre anche nella prima squadra al fianco dei migliori, di gente già esperta e quindi imparare ancora di più.

Hai preso in considerazione la possibilità di fare una scelta italiana?

Sinceramente, sentivo il bisogno di uscire dalla mia “comfort zone”, fare un passo difficile, mettermi alla prova anche dal punto di vista esistenziale, umano. E’ una grande scommessa, anche se ho notato che, tra staff e compagni, ci sono molte persone che parlano italiano e questo, non avendo ancora dimestichezza con l’inglese, mi ha messo a mio agio.

Su pista, Favero ha portato il quartetto al record e titolo mondiale. Una passione che vuole mantenere viva
Su pista ha portato il quartetto al record e titolo mondiale. Una passione che vuole mantenere viva
Al momento della notizia del tuo ingaggio, molti addetti ai lavori hanno sollevato alcune perplessità conoscendo la tua propensione per la pista, le tue grandi prospettive. Che cosa dicono nel team, avrai libertà di movimento in tal senso?

Non ne abbiamo ancora parlato, lo faremo al primo ritiro quando ognuno di noi avrà a disposizione una bozza di calendario. Magari se ne parlerà a fine mese quando dovrò svolgere dei test in Belgio. Chiaramente sanno dei miei risultati, ma si valuterà in base agli impegni e alle chiamate da parte del cittì Villa. Io vorrei assolutamente continuare, ma è naturale che la strada sia il primo obiettivo perché la carriera si costruisce innanzitutto lì. Spero che si riesca a trovare il giusto compromesso, considerando anche le prove a cronometro alle quali tengo molto.

Quando è nato il contatto con la squadra?

Sono venuti a cercarmi dopo le mie prestazioni all’Eroica juniores, con la vittoria nella cronosquadre inaugurale e il secondo posto nella semitappa successiva. Le loro parole mi hanno subito convinto, era la scelta giusta da fare. Tutto ciò mi ha fatto anche riflettere: sono convinto che per un corridore italiano partecipare alle gare della Nations Cup sia un’esperienza fondamentale, soprattutto se si corre all’estero perché è un modo completamente diverso di gareggiare, intanto perché si affrontano soprattutto gare a tappe alle quali gli stranieri sono più abituati, poi perché sono una vetrina privilegiata presso i team di maggior rilievo.

La vittoria di Kral nella seconda semitappa all’Eroica battendo Favero. Per l’azzurro è iniziato tutto lì (foto Fruzzetti)
La vittoria di Kral nella seconda semitappa all’Eroica battendo Favero. Per l’azzurro è iniziato tutto lì (foto Fruzzetti)
Che cosa ti aspetti da questa prima presa di contatto con un mondo completamente nuovo?

Io vorrei crescere a 360°, fisicamente, mentalmente, anche dal punto di vista tattico. So che per me cambia tutto, anche se apparentemente non è così visto che continuerò ad allenarmi a casa. D’altronde ho gli esami a fine anno scolastico e nel team tengono molto che nel mio primo anno lo studio sia preminente, infatti già so che la prima parte della stagione sarà più tranquilla. Come è giusto che sia.

Pavanello ci apre le porte della Borgo Molino delle meraviglie

25.10.2023
6 min
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Un bottino di 32 vittorie ed oltre 70 podi… la stagione della Borgo Molino-Vigna Fiorita è stata di nuovo stellare. Il team veneto ha vinto la classifica a squadre della categoria juniores. Oltre a questi numeri spiccano le top cinque, più di cento, e il fatto che la squadra diretta da Cristian Pavanello abbia dato anche delle perle azzurre. Vedi: Bessega, Montagner, Favero…

Con Pavanello è dunque il momento ideale per tracciare un bilancio di questo super 2023. Ma anche per conoscere il loro metodo di lavoro e analizzare alcuni aspetti che vanno oltre il seminato della Borgo Molino-Vigna Fiorita, ma si allargano alla categoria juniores in generale.

Cristian Pavanello, ex dilettante, ora è tecnico e dirigente della Borgo Molino-Vigna Fiorita (photors.it)
Pavanello, ex dilettante, ora è tecnico e dirigente della Borgo Molino-Vigna Fiorita (photors.it)
Cristian, ancora un grande numero di vittorie…

Sì, tante vittorie, forse qualcuna in meno rispetto ad altre volte, ma alcune sono di prestigio maggiore. Ci sono poi alcune ciliegine sulla torta come l’Europeo di Favero, la medaglia nel mondiale in pista… Nel complesso devo dire che è stata anche una stagione un po’ inaspettata a questi livelli, perché avevamo ben dieci ragazzi di primo anno.

E come ci siete riusciti?

Studiando bene gli impegni e programmando con attenzione la stagione. Abbiamo gestito gli atleti anche in considerazione della nazionale. Penso a Favero per esempio, avrebbe potuto fare di più su strada, ma per ottenere i risultati che ha raggiunto in pista serviva tempo. Abbiamo cercato di assecondare le richieste del cittì, Dino Salvoldi. Mi è piaciuta poi anche la prestazione nella cronosquadre di Soligo. Lì abbiamo tenuto testa e battuto team come l’Ag2R e l’Autoeder e per me è stato un risultato di valore. Abbiamo dimostrato di essere una squadra di livello europeo e mondiale.

Il quartetto degli azzurrini ai mondiali su pista di Cali, in Colombia. Ne faceva parte anche Favero
Il quartetto degli azzurrini ai mondiali su pista di Cali, in Colombia. Ne faceva parte anche Favero
Come lavorate dunque? Allenamenti tutti insieme o seguite i ragazzi “da remoto” come fanno i pro’?

Non è facile fare allenamenti tutti insieme. I nostri ragazzi vanno da Udine a Vicenza, fino a Padova. Ci siamo dunque organizzati con più persone per seguirli dal vivo, almeno due, se non tre, volte a settimana. In pratica quando devono fare dei lavori specifici o degli allenamenti più intensi noi li seguiamo fisicamente raggiungendoli dove abitano.

E quando devono fare scarico li lasciate liberi…

Esatto. Abbiamo capito che metterli tutti insieme nel mezzo della settimana non era più fattibile, però ci tenevamo a seguirli lo stesso. Il numero di atleti in generale è in calo e quelli di valore sono anche meno… quindi ti devi muovere se vuoi ottenere qualcosa. Devi muovere mezzi e persone. Fortunatamente riusciamo ancora a farlo. Poi chiaramente di tanto in tanto facciamo dei ritiri. Quando hai a che fare con gente come Cettolin, Favero o Bessega devi gestirli e programmare bene i loro impegni.

Quando dici: “Ci sono delle persone che li seguono” a chi ti riferisci, ai direttori sportivi?

A persone di fiducia. Ci sono io, c’è Luciano Rui e altri accompagnatori come Stefano Zaninin che appunto seguono i ragazzi in allenamento. Per noi questo è un dogma. Ma attenzione, seguirli non significa che gli facciamo fare il doppio. Significa che li facciamo lavorare bene. Anche perché questi sono ragazzi che vanno a scuola. Molti di loro si svegliano alle 5,30-6 del mattino, tornano a casa alle 14, mangiano e poi saltano in sella. Capite anche voi che dopo 7-8 ore che sei in giro, anche per il più appassionato dei ragazzi non è semplice. Riteniamo quindi che abbiano bisogno di un certo sostegno da parte nostra.

La Borgo Molino impegnata nella cronosquadre di Soligo al Giro del Friuli, risultato importantissimo
La Borgo Molino impegnata nella cronosquadre di Soligo al Giro del Friuli, risultato importantissimo
Un’impostazione importante dunque. Ma poi i ragazzi non sono troppo impegnati? Voi ne avete fatti passare molti, ma poi sono davvero pronti?

Capisco il discorso, ma ribatto con una provocazione: se ho in squadra degli atleti che non vincono e poi passano under 23? E’ un dato di fatto che le squadre cerchino gli atleti più forti. Quest’anno per esempio ne abbiamo fatti passare sei e non è stato facile, non tutti e sei avevano vinto 7-8 corse in stagione. Poi è anche vero che noi stessi dobbiamo essere consapevoli che dobbiamo cercare di vincere, però non allenandoci come pro’, bensì come juniores. Sfido io a trovare una squadra juniores che ha visto diventare professionisti tanti atleti come la nostra. Solo per citarne alcuni recenti: Bruttomesso è alla Bahrain-Victorious, De Pretto è alla Jayco-AlUla, Bessega alla Lidl-Trek, Moro alla Movistar e presto firmeranno anche Cettolin e Montagner.

Oggi molti juniores vogliono subito la development della WorldTour. Le stesse squadre U23 ci hanno detto che fanno fatica a trovare i ragazzi di primo anno…

Per me è una moda, sostenuta anche dai procuratori che chiaramente fanno i loro interessi e quelli dei ragazzi. Ma dico anche che questa situazione è figlia di una cattiva gestione delle stesse squadre under 23. Io per esempio propongo dei ragazzi ad alcuni team, ma in prima battuta non mi rispondono o mi dicono di no. Poi arrivano altre squadre che li prendono e a quel punto vengono a chiedermeli. Le nostre squadre under 23 dovrebbero fidarsi al momento opportuno. Di contro, aggiungo che andare nelle development non è sempre la soluzione migliore.

Spiegaci meglio…

Non tutti sono dotati da madre natura. C’è anche chi impiega un po’ di più per maturare, anche da un punto di vista mentale, e se un ragazzo non è pronto si rischia di perderlo. Oggi a 22 anni, se non sei pronto sei spacciato. Poi solo il tempo ci dirà se è questa la strada giusta, come sempre saranno i numeri a parlare. Il tutto in un livello medio che è sempre più alto. Pensiamo ai quartetti: oggi gli juniores girano sui tempi degli under 23. Prima in questa categoria si vinceva una crono a 48-49 di media, oggi si deve andare oltre i 50 e forse non basta. Quanto a noi tecnici, se non portiamo un ragazzo ad alto livello ci criticano e ci dicono che all’estero sono più bravi e noi non stiamo al passo. Se vincono, ci dicono che li abbiamo fatti lavorare troppo. Chiedo io una risposta…

Un arrivo in parata per i neroverdi. Più di qualche volta hanno dominato così
Un arrivo in parata per i neroverdi. Più di qualche volta hanno dominato così
Cristian, cosa lascia secondo te la Borgo Molino ai suoi ragazzi?

Sin dai tempi in cui eravamo Rinascita Ormelle o anche prima, noi cerchiamo buoni atleti, giovani corridori di un certo livello… Quasi tutti hanno piacere di venire da noi, anche se qualcuno ci ha detto di no. Per noi è un piacere lavorare con certa gente, se vogliamo è anche più facile lavorare con quelli più forti. Alle spalle abbiamo una società che ci mette in condizione di lavorare bene, di stare al passo coi tempi. Noi per esempio abbiamo corso fino all’ultima gara in programma quest’anno, mentre molti team già avevano terminato la stagione. Il tutto – apro parentesi – quando da anni ci dicono che dovevamo allungare la stagione… 

Quindi possiamo dire che gli lasciate la serietà, l’importanza di prendersi un impegno?

Questo di certo si riflette sui ragazzi. Se da anni le cose vanno bene, forse è anche merito nostro. Cosa gli lasciamo? Io dico anche basi tecniche. Saper fare un treno, per esempio. Altrimenti diventano pro’ con un bagaglio tecnico che gli manca. O saper aprire un ventaglio. Quando il ragazzo si gira e vede che sono rimasti in venti, prende fiducia, si allena anche meglio e si diverte.

Sulle tracce di Favero, junior veneto che pensa in grande

19.10.2022
5 min
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E se i risultati di Ganna aprissero una nuova via per il ciclismo italiano? Una via che passa obbligatoriamente dalla pista. I tecnici azzurri, da Villa a Salvoldi, già da tempo lavorano in tal senso e quasi tutti i giovani talenti che stiamo sfornando si dividono fra le due attività. Renato Favero è fra questi e interpreta perfettamente lo stereotipo del corridore che vuole affermarsi su strada passando proprio per la pista.

Ad appena 17 anni Favero ha già un curriculum di tutto rispetto, tanto che Salvoldi ne ha fatto una colonna portante del quartetto arrivato a un soffio dal record mondiale, ma il portacolori della Borgo Molino sta anche diventando un ottimo specialista della strada, uno di quei passisti che sanno emergere anche a prescindere dalle gare a cronometro (è stato azzurro di specialità a Wollongong).

Il quartetto azzurro che ha sfiorato il record mondiale a Tel Aviv (foto Uci)
Il quartetto azzurro che ha sfiorato il record mondiale a Tel Aviv (foto Uci)

Una vittoria di forza pura

Favero non ha alcuna intenzione di recedere da questo doppio impegno, anche se costa molti sacrifici: «Ogni specialità è utile all’altra e me ne accorgo ogni giorno. I lavori su pista, soprattutto i lavori di potenza, mi stanno dando un grande progresso nei cambi di ritmo».

Una dimostrazione si è avuta al Gran Premio Team del Capitano disputato qualche giorno fa a Poggio Torriana (RN). Una gara come le altre, che Favero ha reso speciale non tanto per la sua vittoria, ma per come essa è arrivata.

«Venivo dalla preparazione e dalla gara iridata – dice – e gli effetti si sono visti. E’ quello che mi ha dato la forza di andar via a una ventina di chilometri dalla fine. Ho guadagnato subito 40” e poi sono andato sempre in crescendo».

Trionfo solitario al GP Team del Capitano (Lucia & Stefano Photo)
Trionfo solitario al GP Team del Capitano (Lucia & Stefano Photo)

L’importanza del team

La gara romagnola si è trasformata così non in una vittoria, ma in un dominio del corridore della Borgo Molino, con il vantaggio che cresceva a dismisura.

«Fondamentale è stato il lavoro dei compagni di squadra che hanno stoppato ogni tentativo di inseguimento. Così è più facile gestire la corsa e alla fine abbiamo monopolizzato il podio».

Favero ha chiuso con 1’42” su Di Bernardo e 3’15” su Delle Vedove. Una vittoria che ha addolcito la bocca dopo una trasferta australiana che non lo aveva soddisfatto.

«E come si può esserlo dopo un 25° posto? Ho vissuto la classica giornata no – ammette – forse per colpa della caduta subita tre giorni prima. Ci tenevo molto a far bene, a portare a casa quantomeno un piazzamento perché la specialità mi piace. Diciamo che ho accumulato esperienza per il 2023, ma speravo di far molto meglio».

Il veneto è una delle colonne del team Borgo Molino che ha dominato la stagione
Il veneto è una delle colonne del team Borgo Molino che ha dominato la stagione

Pista, lavoro e sacrifici

Oltre all’esperienza, al corridore di Mussolente è rimasto ben impressa nella mente lo scenario australiano, le strade che probabilmente sono state la causa della sua delusione.

«Erano strade di montagna – ricorda – con tante buche e in una ci sono finito dentro. Allenarsi con la bici da crono era un problema. Erano asfaltate, per carità, ma davvero disconnesse, infatti sono stati in tanti a fare scivoloni per terra».

Tornando alla sua doppia veste ciclistica, Favero spende parole al miele per il suo cittì Salvoldi col quale in fin dei conti ha iniziato a lavorare solo quest’anno.

«A febbraio per la precisione – ricorda – mi ha portato in squadra intravedendo le mie qualità. Lavorare su pista non è semplice, significa andare ogni settimana a Montichiari, effettuare tanti ritiri. Ma è lì che abbiamo cementato il gruppo e costruito un quartetto eccezionale che d’estate ha portato a casa titolo europeo e mondiale».

Nel gruppo della pista Favero ha un compagno/rivale in Luca Giaimi, campione europeo dell’inseguimento individuale che è anche la sua specialità: «Con Luca non c’è rivalità, quando vestiamo la stessa maglia siamo dalla stessa parte, poi è normale che se siamo di fronte ognuno vuole vincere, ma fa parte del gioco».

Una predisposizione per le crono che Favero ha mostrato subito: qui è tricolore allievi 2021 (foto Ghilardi)
Una predisposizione per le crono che Favero ha mostrato subito: qui è tricolore allievi 2021 (foto Ghilardi)

Il sogno a cinque cerchi

Il lavoro sulla pista ha anche obiettivi più lontani, rinfocolati dalle straordinarie prestazioni cronometriche.

«E’ chiaro che il pensiero va alle Olimpiadi – sorride – sarebbe un sogno parteciparvi. Mi dà fiducia il fatto che continuo a migliorare settimana dopo settimana e sono i numeri, i tempi a dirlo. Non lo nascondo, ci punto molto e questo mi dà la forza per affrontare ogni trasferta, ogni sacrificio, anche quando sento che la stanchezza sta per prendere il sopravvento».

La stagione ormai è finita, ma Favero non è uno che guarda con bramosia alle vacanze: «A parte che vacanze non sono, perché c’è la scuola… Un po’ di riposo comunque ci vuole, ma già penso a quando si ripartirà. A metà novembre inizierò con la palestra, con esercizi mirati per assecondare la costruzione del mio fisico».

Favero e Delle Vedove, insieme campioni d’Italia nel quartetto dell’inseguimento
Favero e Delle Vedove, insieme campioni d’Italia nel quartetto

Un conto in sospeso

Renato accennava alla scuola: «Sono iscritto all’Itis a Bassano del Grappa, la maturità sarà nel 2024, quindi per il prossimo anno sono tranquillo. Conciliare le due cose non è sempre facile. La trasferta in Australia ad esempio è durata due settimane e appena rientrato ho dovuto fare gli straordinari per rimettermi in pari. Per fortuna le agevolazioni in qualità di atleta nazionale mi consentono di gestire lo studio».

Per il 2023 il veneto ha già le idee chiare su quel che vuole ottenere: «Intanto confermare i titoli su pista, poi togliere quei pochi centesimi dal nostro tempo nel quartetto per conquistare il record del mondo. Infine i mondiali a cronometro: scusate, ma con quelli ho un conto in sospeso…».