Pioggia e cagnolini a Salerno: tutti giù per terra…

10.05.2023
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Evenepoel ha girato la bici e se ne è andato infuriato verso il pullman. La seconda caduta a due passi dal traguardo di Salerno lo ha mandato fuori dai gangheri. Il campione del mondo ha pedalato nell’ultimo chilometro smoccolando rabbia con l’ammiraglia, spiegando e gesticolando, mentre sotto le ruote scorreva un asfalto infido e pieno di acqua e salsedine.

La scivolata l’ha provocata una spallata contro Kirsch della Trek-Segafredo, che nei momenti successi all’arrivo è andato a spiegarsi con Remco, anche se la colpa probabilmente non è stata sua, ma del belga. Avuta la certezza di esser nel tratto neutralizzato, il campione del mondo infatti si è voltato verso sinistra deviando la linea sulla destra e per questo toccando il lussemburghese.

La Soudal-Quick Step si mette Evenepoel nel taschino: il rientro è agevole, il gruppo lo aspetta
La Soudal-Quick Step si mette Evenepoel nel taschino: il rientro è agevole, il gruppo lo aspetta

Pochi velocisti rimasti

Il pomeriggio è tetro, in barba al sole del golfo di Salerno che di solito conquista per il brillare del mare e gli scenari struggenti. Oggi il Giro d’Italia è stato duro e alla fine la vittoria di Kaden Groves nobilita i pochi velocisti rimasti in piedi malgrado le righe verniciate sull’asfalto che sembrano saponette. Se ne accorge Cavendish, che perde la ruota posteriore al momento di accelerare. Se ne accorge Milan. E se ne accorge Vendrame che ne fa le spese e finisce all’ospedale.

«E’ stata davvero una volata particolare – racconta Groves – con una grossa caduta proprio alla fine. Ho cercato di rientrare davanti grazie ai miei compagni di squadra, che poi hanno fatto un ottimo lavoro per posizionarmi bene per la volata. Devo dire che dopo la seconda tappa che non è andata bene, è davvero straordinario aver vinto a capo di una giornata così dura. La prima vittoria al Giro d’Italia è un bel risultato e la squadra se lo merita».

Il cambio di Zoccarato

Piove e questa volta la fuga va lontano. Si ritrovano in testa Zoccarato, Gandin e Champion, che si contendono i traguardi di giornata. La giornata è scura, la nebbia rende ancora più insidiose le traiettorie quando la corsa affronta l’Appennino, trasformando le discese in rischiosi toboga.

La prima caduta di Evenepoel l’ha provocata un allegro cagnolino che ricorda ai più il gatto nero di Pantani sul Chiunzi. Uscito dal giardino in cui probabilmente vive, ha deciso di buttarsi in strada. Lo sguardo con cui Evenepoel lo fulmina capendo la causa dello scivolone lo incenerisce, ma ormai la frittata è fatta.

Proprio approfittando di una rotonda più viscida di altre e della scivolata di una moto, Zoccarato prende il coraggio a quattro mani e prende il largo. La maglia bianca e verde buca l’oscurità e il sogno resta vivo fino al momento in cui il cambio elettronico della sua bici decide di averne avuto abbastanza e si blocca. Il veneto smanetta sulla leva, ma non succede nulla. Poi sgancia il piede e molla un paio di pedate al cambio, poi deve rassegnarsi a pedalare con il 53×14, che lo mette dritto nel mirino del gruppo.

Lo raggiungono a 6,7 chilometri dall’arrivo. E quando Zoccarato si volta e vede che il gruppo è tutto spaccato, maledice ancora di più il guasto meccanico (elettronico), senza il quale approfittando della caduta alle sue spalle avrebbe potuto sognare più a lungo.

Le strisce bianche

Cavendish si alza sui pedali, cambia ritmo e nel momento della massima accelerazione, la ruota posteriore sbanda. Stessa cosa per Jonathan Milan, che arriva secondo e sfiora seriamente la doppietta. Chi sbaglia il corridoio per uscire è forse Dainese, che prima di lanciarsi deve girare attorno a Cavendish.

«Abbiamo cercato di stare davanti – spiega Milan – di stare più coperti fino al finale. I compagni hanno fatto un lavoro perfetto, poi Andrea Pasqualon mi ha lasciato nel punto migliore per fare la volata. Sapevo che il finale un po’ chiudeva, perché lo avevamo visto su internet. Ho iniziato lo sprint, ho preso una delle righe bianche e mi è scivolata la ruota. Non dico che questo abbia influito sulla mia prestazione, ma sono contento di questo secondo posto. E’ la conferma che ci sono».

Leknessund forse sperava in un battesimo di sole per la sua maglia rosa, invece piove
Leknessund forse sperava in un battesimo di sole per la sua maglia rosa, invece piove

La rosa da difendere

E’ un Giro che si avvia verso il primo arrivo in salita di venerdì sul Gran Sasso, con una vena di nervosismo che lo scuote. E’ nervoso Evenepoel. E’ nervoso Roglic, che è caduto ed è arrivato al traguardo con la bici di Bouwman. Gli unici che in apparenza sembrano calmi sono i ragazzi di Tosatto, che pur nel finale di oggi, sono sempre rimasti davanti e al riparo dalle sorprese.

«La giornata è stata fredda – racconta Leknessund al primo giorno in maglia rosa – non è stata divertentissima. Ho cercato di godermi la maglia nei momenti in cui eravamo tutti insieme ed è stato davvero bellissimo. Il finale invece è stato davvero convulso, ma alla fine è andato tutto bene e ho salvato la maglia. Quando c’è stata la caduta a 7 chilometri dall’arrivo, ero nel secondo gruppo, però i miei compagni hanno fatto un ottimo lavoro e poi le squadre dei velocisti hanno lavorato per la volata. Siamo rientrati sul primo gruppo, cercando di stare al coperto. E adesso questa maglia voglio tenerla il più possibile. Non sarà facile, sarei sorpreso magari se l’avrò dopo la crono di Cesena, ma comunque lotterò ogni giorno. Anche sul Gran Sasso».

Lago Laceno: Evenepoel solo tra gli squadroni

09.05.2023
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Due corse in una ma con un elemento comune: la maglia rosa. La frazione di Lago Laceno ha visto il trionfo di Aurelien Paret-Peintre e il passaggio del simbolo del primato dalle spalle di Remco Evenepoel al norvegese Andreas Leknessund.

«Aurelien sta bene. E’ qui per fare bene e per la classifica», ci aveva detto il suo compagno Andrea Vendrame alla vigilia della crono della Costa dei Trabocchi. E il corridore della Ag2R-Citroen se l’è giocata bene.

Sgambettava da scalatore, agile. Ha colto l’occasione del compagno di fuga in cerca della maglia rosa, più generoso nel tirare, e si è portato a casa il successo più importante della sua carriera.

Soudal scricchiola

Ma Lago Laceno ci ha detto soprattutto una cosa: Remco Evenepoel c’è, la sua squadra un po’ meno. E’ vero che c’era pioggia. E’ vero che all’inizio la tappa è stata incredibilmente dura e incerta, ma sta di fatto che nel finale (e non solo) il campione del mondo è rimasto da solo.

Ad uno ad uno i suoi compagni si sono staccati: alcuni prima dell’ultima salita, il che era anche lecito perché avevano tirato parecchio, altri in precedenza.

«E’ stata una giornata durissima – ci racconta Giada Borgato che ha seguito la corsa in moto per la Rai – hanno fatto due ore “pancia a terra”. La prima parte era tutta un su e giù. Ho visto facce che non vi dico.

«Mi auguro che crescano i ragazzi della Soudal – va avanti Borgato – ma ho seri dubbi. Già sulla prima salita Van Wilder ed altri compagni erano in difficoltà. Ballerini è stato tra i primissimi corridori a saltare. Faceva fatica vera. Probabilmente ha pagato le due tappe precedenti, che comunque per loro sono state stressanti. Ma per assurdo ci sta che lui, più velocista, si stacchi presto anche se è strano. Magari era in giornata no. Il problema è che si sono staccati subito gli altri.

«Si è staccata gente come Cerny, Serry, Hirt e poi anche Van Wilder che dovrebbe essere l’ultimo uomo di Remco in salita e che, da quel che ho visto, lo avevano anche preservato. Fortuna per loro che è andata via la fuga, hanno rallentato e sono rientrati dopo il primo Gpm».

La Soudal schierata. Dopo che la fuga è partita, la squadra di Evenepoel si è ricompattata, ma nel finale si è sfaldata di nuovo
La Soudal schierata. Dopo che la fuga è partita, la squadra di Evenepoel si è ricompattata, ma nel finale si è sfaldata di nuovo

Serrare i ranghi

Il problema è che queste non sono ancora salite dure. Cosa accadrà quando ci saranno le scalate vere? Cosa succederà già fra tre giorni a Campo Imperatore? I dubbi di Lago Laceno sono ampi. E tutto sommato alimentano l’incertezza del Giro d’Italia.

Viene da pensare a Davide Bramati, diesse della Soudal-Quick Step, a quel che dirà questa sera ai suoi ragazzi nel “giro delle camere”. A come mantenere la calma. 

“Brama” ha parlato di una giornata no da parte dei suoi. Nulla è perduto sia chiaro. Anche perché se c’è un corridore forte e tranquillo in gruppo quello è proprio Evenepoel. Ma qualcosa va fatto.

Bisogna serrare i ranghi. Correre compatti e nascosti. In casa Soudal-Quick Step devono prendere atto della situazione. Cosa che hanno fatto le altre squadre. Hanno visto che qualcosa si può fare. Che Remco può restare solo. 

«Penso – va avanti Giada – che Brama abbia poco da dire ai suoi ragazzi. Alla fine hanno fatto il loro. Seppur faticando, hanno controllato la corsa nella prima parte. Hanno fatto andare via la fuga giusta. Poi sono le gambe che contano e se non ne hanno, non ne hanno…. 

«Brama era tranquillo. E lui lo conosciamo com’è quando è nervoso! Ma sa bene che corridori ha in mano. Per me oggi ha fatto bene a perdere la maglia».

E questo ormai è appurato. Il rischio è che a Campo Imperatore la maglia rosa gli ricaschi addosso, ma intanto è così. E un po’ di stress in meno non fa male.

Inoltre non va dimenticato – e questo lo ha saggiamente ribadito anche Borgato stessa in diretta tv – che la Soudal-Quick Step è storicamente una squadra per le classiche. Solo da un paio di stagioni sta virando sui grandi Giri. Ci vuole tempo per questa metamorfosi. Pensiamo solo alla UAE Emirates di Pogacar due anni fa…

Giada Borgato (ex professionista) commenta il Giro d’Italia dalla moto per la Rai (foto Mirror Media)
Giada Borgato (ex professionista) commenta il Giro d’Italia dalla moto per la Rai (foto Mirror Media)

Remco sereno

In tutto ciò viene da chiedersi come sta Evenepoel. Lui ci è sembrato rilassato. Attento. Prima del Gpm finale si è chiuso la maglia con la semplicità di chi non era a tutta.

«Remco è tranquillissimo – prosegue Borgato – aveva il viso disteso ed era bello in faccia. L’ho visto sereno, anche quando è venuto indietro alla macchina per cambiare le ruote e fare la pipì. Ha fatto tutto con i suoi tempi, con calma. Non aveva gli occhi sbarrati di chi stava perdendo tempo. E lo stesso quando è rientrato. Lo ha fatto senza stress. Sarebbe potuto rientrare da solo

«Remco parla in gruppo, scherza con gli altri. Anche oggi, quando era venuto dietro all’ammiraglia, ha scambiato due battute col mio pilota che è belga. Gli ha detto qualcosa del tipo: “Mamma mia che tappa”. Un po’ come Caruso: “Finito il trasferimento? Quando parte la fuga?».

La Venosa-Lago Laceno è stata dura anche per le condizioni del meteo
La Venosa-Lago Laceno è stata dura anche per le condizioni del meteo

Ineos più forte

Lago Laceno ci ha anche detto che la Ineos-Grenadiers è la squadra più forte. Oltre ai due capitani, Thomas e Geoghegan Hart, nella scalata finale c’erano tre gregari e un altro si era staccato solo a 4 chilometri dalla vetta. Mentre Puccio e Ganna si erano spostati ai piedi dell’ascesa e solo dopo aver concluso il loro lavoro.

Stando alle parole di Giada – Remco è rimasto solo già dopo la prima salita – viene da chiedersi perché non lo abbiano attaccato. Che sia stata un’occasione persa?

«Non lo hanno attaccato per più motivi secondo me – spiega Borgato – primo perché si era lontani dal traguardo. E poi anche la Jumbo-Visma traballa. Ma per loro il discorso è un po’ diverso. Hanno perso gente come Gesink e Foss per Covid, Tratink per incidente alla vigilia del Giro. Oggi ho visto benino Kuss, ma Oomen è rimasto attaccato per un pelo. Magari loro, che sono stati chiamati all’ultimo e sono scalatori, potranno crescere strada facendo.

«E non lo hanno attaccato perché siamo ad inizio Giro e per me fare certi sforzi può essere rischioso».

Con la Soudal in queste condizioni se corridori come Sam Oomen (in foto) troveranno una buona gamba sarà un doppio colpo per Roglic
Con la Soudal in queste condizioni se corridori come Oomen (in foto) troveranno una buona gamba sarà un doppio colpo per Roglic

Assalto sfumato?

In effetti per un colpo “alla Torino 2022” servivano squadre forti e compatte e al di fuori della Ineos sembra non ce ne siano in gruppo per ora. La stessa Bora-Hansgrohe, che tutto sommato si è mostrata in buona condizione, per fare un attacco del genere avrebbe dovuto sacrificare il suo secondo leader, Kamna. 

«Konrad va bene, ma cerchi di preservarlo. Mentre Jungles l’ho visto spesso in difficoltà. Denz come arriva una salita si stacca e anche Benedetti è più per la pianura. E ancora: le salite di oggi erano pedalabili, salivano fortissimo. Credo serva qualcosa di più per staccare Remco».

Sorrisi e un brivido, il primo giorno in rosa di Remco

07.05.2023
4 min
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SAN SALVO – «Ieri sera Remco ha tenuto un piccolo discorso, ma quel che ha detto è top secret», inizia così il racconto Patrick Lefevere patron della Soudal-Quick Step di Evenepoel. La prima giornata in maglia rosa del belga e del suo clan sembra essere stata tranquilla. Quasi un proseguimento della festa di ieri.

Tappa tranquilla, salvo quel brivido a 3,7 chilometri dall’arrivo. Lo scarto improvviso di un corridore e di Davide Ballerini, alla cui ruota c’era proprio Evenepoel, e tutto era già passato. Ma che spavento. In quel frangente c’è stato giusto il tempo di “fare la conta”. «Ci siamo tutti. Remco sta bene». E’ questo quel che si saranno di certo detti i ragazzi di Lefevere.

Patrick Lefevere è il team manager della Soudal-Quick Step (a destra Alessandro Tegner). Lo abbiamo incontrato dopo l’arrivo di San Salvo
Patrick Lefevere è il team manager della Soudal-Quick Step. Lo abbiamo incontrato dopo l’arrivo di San Salvo

Volare bassi

«C’è una bella atmosfera nel nostro clan – dice Lefevere – ma questo è normale quando si vince. Eravamo concentrati tutti per la crono di ieri e tutti siamo venuti consapevoli qui in Italia. Sappiamo quanti sacrifici ha fatto Remco e quanti ne hanno fatti i suoi compagni. E’ stato fatto un lungo lavoro per preparare questo goal. E quando si riesce a vincere è un piacere ulteriore».

Un piacere ulteriore. Gioia, euforia, ma anche grande serietà. Nonostante la maglia rosa, nonostante la Liegi, ma forse sarebbe più facile dire, nonostante Remco, si vola bassi.

Lefevere sa che il viaggio è solo all’inizio e lui in oltre 40 anni di ciclismo ha l’esperienza e il sangue freddo per capire che nulla è ancora fatto.

Poco dopo il via Remco ha salutato sua moglie Oumaima, anche lei in rosa
Poco dopo il via Remco ha salutato sua moglie Oumaima, anche lei in rosa

Calici sì, maglia no?

Giusto però festeggiare. Giusto godersi un trionfo, quello di ieri, che è stato schiacciante e maggiore delle aspettative.

«Vero – va avanti Lefevere – ieri sera i ragazzi hanno fatto festa ma io non ho dovuto frenare nessuno. Sono dei professionisti. Tra l’altro Remco neanche beve. Ha versato il Prosecco nei calici dei compagni e dello staff. Poi ha fatto questo discorso di un minuto. Quel che ha detto resta tra noi, ma posso dire che ha ringraziato i compagni e tutto lo staff.

«Perché questa è una vittoria di tutta la squadra. Remco stesso si è reso conto che questa crono è stata preparata da tempo, già solo per la scelta dei rapporti, per dire».

Intanto i compagni di Evenepoel rientrano al bus alla spicciolata. Remco invece non c’è. Lui è alle premiazioni e alle interviste. E’ l’onere della maglia rosa. E forse anche per questo la Soudal-Quick Step vorrebbe perderla momentaneamente. 

Ma è anche vero che giusto dopo l’arrivo, Evenepoel ha dichiarato che: «Lungo il percorso ho sentito che la maglia rosa è davvero speciale in Italia. Tutti ti chiamano, ti salutano. Per me significa molto indossarla». Vedremo come andrà questa storia…

Per il campione belga una giornata tranquilla. Era sorridente in gruppo. Poi un po’ di tensione nel finale
Per il campione belga una giornata tranquilla. Era sorridente in gruppo. Poi un po’ di tensione nel finale

Tranquilli ma non troppo

«E’ stata una giornata tranquilla, almeno fino agli ultimi 7 chilometri – ha proseguito Lefevere – poi sono arrivati davanti i velocisti e noi abbiamo pregato che andasse tutto bene, almeno fino ai -3. Lì sei fuori dal pericolo – Lefevere fa una pausa – che poi non sei fuori pericolo, ma certo se c’è una caduta ai 3,7 chilometri come oggi può essere un problema. Tanto più che è stato il corridore davanti a Remco a fare la manovra sbagliata».

«Per fortuna – ha commentato lo stesso Evenepoel – è andato tutto bene. Siamo rimasti davanti per evitare guai. Ma quella è stata una caduta abbastanza seria. Ho visto sbandare quel corridore. Siamo riusciti a stare fuori dai pericoli grazie alla squadra. Nell’immediato è stato uno shock, ma poi sono tornato subito a concentrarmi».

Una cosa è certa: questa caduta un po’ di tensione l’ha creata in casa Soudal. Davide Bramati, si affaccia un secondo dal bus e ci fa una smorfia, come a dire “che rischio”. Ma fa parte del gioco: serenità e, se vogliamo anche ottimismo, sono fondamentali in questi casi.

«Come detto le cose vanno bene, l’atmosfera è buona e il leader è tranquillo – conclude Lefevere – e poi io vedo dei ragazzi molto motivati. Sanno bene di cosa è capace Remco dopo due Liegi, dopo la Vuelta e per questo hanno fiducia in lui. E lui li ripaga con le vittorie».

Evenepoel infallibile: crono perfetta e la maglia rosa

06.05.2023
6 min
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ORTONA – Cattaneo gli ha fatto da cavia. I meccanici della Soudal-Quick Step hanno montato sulla sua bici l’anteriore da 100 millimetri. E quando il bergamasco ha confermato che il vento stava calando, Evenepoel ha lasciato che montassero anche a lui la stessa ruota ed è andato alla partenza. Poco meno di 22 minuti dopo, il belga ha tagliato il traguardo davanti a tutti, rifilando distacchi pesanti in proporzione alla lunghezza della crono. Ganna, secondo, era contrariato ma anche arreso: più di così non poteva fare. E anzi, nel tratto di salita ha perso meno che in pianura.

Scelta la bici per la crono, ecco quella di scorta. Ruota da 100 all’anteriore
Scelta la bici per la crono, ecco quella di scorta. Ruota da 100 all’anteriore

Corona da 60

Remco arriva da noi dopo aver esaurito le interviste fiamminghe nella zona mista. I giornalisti belgi sono arrivati in massa, come pure i tifosi del piccolo belga. Per l’arrivo di Roma, se tutto va come sperano, ne arriveranno 600. Desta interesse la scelta da noi annunciata stamattina della guarnitura da 60 denti, che accoppiata alla ruotona anteriore lasciano capire che il campione del mondo volesse fare una gara d’attacco.

«Ogni crono che ho fatto negli ultimi tempi – spiega – l’ho fatta con il 60, mi ci trovo bene. Non è una rapporto facile da sostenere, ma alla Vuelta ho capito che posso girarlo bene e che può darmi un bel vantaggio. Con il 60 ho vinto in Spagna e sono arrivato terzo al mondiale, poi abbiamo vinto la cronosquadre al UAE Tour. Insomma, mi sento a mio agio».

Nel tratto pianeggiante della ciclabile, con il 60 e le ruote da 100, Remco ha scavato un bel solco
Nel tratto pianeggiante della ciclabile, con il 60 e le ruote da 100, Remco ha scavato un bel solco

Respinto Roglic

E’ calmo: di buon umore, ma calmo. Sa che il Giro è ancora lungo, ma sentirsi dare il benvenuto al momento del suo ingresso lo ha rimesso in pace con una corsa che l’ultima volta lo aveva respinto malamente.

«Era una prova abbastanza piatta – va avanti a spiegare Evenepoel – volevo andare con un bel ritmo dall’inizio fino della salita, poi fare il massimo nella scalata, recuperare il possibile dallo scollinamento all’ultimo chilometro e poi dare tutto nel finale. Saremmo stati contenti di guadagnare 15 secondi sui rivali diretti. Sarebbe stato già un ottimo inizio, invece ne abbiamo più di 30 ed è fantastico. Sarà banale, ma è meglio cominciare con un bel vantaggio che essere costretto a inseguire.

«In realtà però sono sorpreso del margine e che soltanto Ganna e Almeida siano stati sotto i 30 secondi. Su Roglic ho guadagnato più o meno come alla Vuelta (nella crono di Alicante gli prese 48”, ndr), ma questa era più breve. Il piano era di andare il più veloci possibile fin dall’inizio ed è andata davvero bene».

Rosa a orologeria

Nei giorni scorsi ha raccontato che il primo Giro di cui ha memoria è quello del 2008, vinto da Contador con la magia dell’Astana. Ora che lo stesso simbolo fascia lui, a tratti lo tocca col palmo della mano. E se non fosse per la mascherina con cui si protegge da ogni possibile insidia, siamo certi che sarebbe lì a sorridere.

«E’ un grande onore – dice – ma non penso che la maglia rosa fosse l’obiettivo più grande per oggi. Volevo guadagnare tempo, ma ovviamente è un bell’extra venuto con la vittoria di tappa. Ho già detto che è più importante per me averla a Roma, quindi adesso provo una bella sensazione, ma penso che non la terrò troppo a lungo, forse sarà meglio provare a cederla per non sfinire la squadra. Dipenderà dalla gara. Le prossime due tappe saranno per velocisti, la quarta è lunga e si presta a fughe e imboscate. Martedì potrebbe essere il giorno giusto per lasciarla andare. Ma prima per un paio di giorni voglio godermela. 

La bocca era mascherata, ma gli occhi ridevano in modo inconfondibile: la rosa non era belga dal 2001 con Verbrugge
La bocca era mascherata, ma gli occhi ridevano in modo inconfondibile: la rosa non era belga dal 2001 con Verbrugge

Un chilo di muscoli

Il bilancio è importante e l’occhio si sofferma su un aspetto che non è sfuggito in queste ultime settimane. Evenepoel è molto tirato nella parte superiore del corpo, ma le gambe sembrano toniche e più potenti. In precedenti interviste si è parlato di 2 chili di massa magra in più.

«In realtà – precisa lui – sono più pesante di un chilo rispetto alla Vuelta, ma ho la stessa percentuale di grasso. Quindi significa che è tutto peso funzionale. E’ solo il mio metabolismo, ci siamo accorti che sono uscito dall’inverno con più muscoli che durante la stagione. Quindi sono ai minimi quanto a percentuale di grasso e non posso scendere oltre, perché significherebbe perdere muscolo. Per cui d’ora in avanti si tratterà di portare questo livello fino all’ultima settimana, ovviamente cercando di stare in piedi sulla bici e di non ammalarmi. Questo è l’obiettivo».

Strane ricorrenze

Sua moglie Oumi lo aspetta sui gradini, con il cappello da pescatore in testa, i jeans e il mazzo di fiori. La maglia rosa si allontana al piccolo trotto, specificando che se e quando perderà il primato, sarà contento di indossare nuovamente la sua maglia iridata.

Nel 1990 del precedente scudetto del Napoli, Gianni Bugno indossò la rosa il primo giorno nella crono di Bari e non la perse più. Remco dice che la lascerà andare ed è possibile. Gli sfugge forse il fatto che al posto della rosa, indosserà certamente la bianca. Potrebbe essere davvero un Giro in cui non vedremo mai la maglia iridata. Ma per ora non glielo diciamo…

E ora indaghiamo con Agnoli sui segreti di Primoz

05.05.2023
5 min
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Il podio dell’edizione 2019 del Giro d’Italia ce lo ricordiamo tutti. Carapaz davanti a Nibali e Roglic.  Una sfida a tre iniziata fin dalle prime tappe con gerarchie che si sono poi chiarite nei tapponi alpini. Quell’anno abbiamo visto un Primoz pimpante e in rosa fin dalla prima tappa, com’è suo solito fare. Successivamente si è creata la sfida fra i tre senza esclusioni di colpi. Una battaglia di nervi che Valerio Agnoli ha vissuto al fianco dello Squalo. Arrivi a bocca chiusa, abbuoni, cambi non dati. Dettagli che nel 2019 hanno incoronato Carapaz e lasciato l’amaro in bocca agli altri due litiganti. 

Siamo alla vigilia dell’edizione 106 della corsa rosa e con Valerio riavvolgiamo il nastro fino a quattro anni fa, per capire quale Primoz Roglic ci dobbiamo aspettare nelle prossime tre settimane. 

Primoz Roglic è spesso un corridore difficile da leggere in corsa
Primoz Roglic è spesso un corridore difficile da leggere in corsa
Partiamo con un identikit del Roglic che hai conosciuto…

Roglic è un calcolatore, un top rider. E’ una persona che non lascia trasparire la fatica. Anche guardandolo in viso non ti rendi conto se sta male o se sta bene. Questo è segno di grande maturità atletica. E’ anche un killer nei momenti determinanti della corsa.

Un profilo indecifrabile…

Quando un corridore è illeggibile e non ti permette di fare supposizioni, diventa difficile. Roglic è un corridore duro, testardo. Non alza quasi mai bandiera bianca se non perché allo stremo. E’ un atleta che muore sulla bici, pur di raggiungere il risultato. 

Un lato meno forte di Primoz?

Onestamente faccio fatica. Quando si parla di top rider è difficile trovare punti deboli. Sono campioni che si fanno trovare sempre pronti al posto giusto al momento giusto. Normalmente quando un corridore è stanco e un po’ giù di concentrazione, magari perde l’attimo e incappa in qualche buco. Invece Roglic è un matematico, in tutte le varie avversità di una corsa è lì sempre attento. Quando poi ci aggiungi una squadra come la Jumbo-Visma di livello top, con compagni di squadra di cui ti puoi fidare le cose poi vengono tutte facili. Lo posso affermare per esperienza personale. 

Agnoli un gregario di lusso per Nibali
Agnoli un gregario di lusso per Nibali
Tornando a quel Giro del 2019, Roglic, Carapaz e Nibali partivano come favoriti. Era così che avevate previsto la corsa? 

Richard e Primoz erano i corridori “scomodi”. Ogni giorno quando facevamo la riunione, erano i nomi da attenzione in ogni fase della corsa. Dalle fermate fisiologiche ai vari movimenti in gruppo. Era una marcatura a uomo. In gara ci sono delle dinamiche che non sono solo limitiate al correre davanti. In momenti come la presa del sacchetto al rifornimento si doveva stare attenti a come si muovevano i compagni di squadra per non rimanere mai sorpresi. 

Roglic partì subito vestendo la maglia rosa alla partenza di Bologna…

Io credo che sia proprio una caratteristica di Roglic. Non dico dettare legge, ma far capire come sta. Nel ciclismo moderno in generale è il lato emotivo che premia la performance. Dietro ogni grande corridore si nasconde la psicologia sportiva. Questa può influenzare ed essere determinante quanto un attacco. Far vedere di essere là davanti ad un traguardo volante, prendere un abbuono, arrivare a bocca chiusa. Sono tutti dettagli che se poi vengono notati fanno la differenza. 

Tu e Vincenzo li notavate questi particolari nelle prestazioni di Roglic?

Dopo la tappa, quando si era sul bus, si faceva qualche piccola annotazione. Vincenzo però era un corridore che la maggior parte delle cose, quando gliele facevi notare, le stava già metabolizzando e ragionava sul come avrebbe potuto rifarsi. A volte ci parlavo e a posteriori mi raccontava che in quel momento stava pensando già alla tappa successiva, a come avrebbe dovuto attaccare e prendere quella determinata salita. 

Nel 2019, Primoz indossò la maglia per cinque tappe
Nel 2019, Primoz indossò la maglia per cinque tappe
Vi è capitato di giocarci su questi aspetti?

Si agiva con piccole azioni. Arrivare davanti in una volata di gruppo, chiudendo ventesimo, con il tuo avversario più indietro. Questo poteva causare anche nervosismi preziosi

Dal tuo punto di vista hai sempre visto una sfida a tre oppure Carapaz si è infilato tra i due litiganti?

Vincere un Giro non è una casualità. Quando vinci queste corse ti metti a confronto con un’infintà di variabili. Carapaz era uno di quelli da attenzionare e ha sempre fatto parte della battaglia per la maglia rosa. 

Il neo di quel Giro fu la tappa di Courmayeur, dove ci fu lo stallo tra lui e NIbali. Pensi che potrebbe essere un limite anche oggi il suo essere calcolatore e non impulsivo? 

No. In quel caso penso anche che fu un po’ fuorviata la dichiarazione di Vincenzo all’arrivo. Quando due grandi campioni si scontrano, è normale che uno dei due prevalga sull’altro. In quel caso Carapaz sfruttò l’occasione e ne fece un vantaggio

Qui Nibali e Roglic nel duello che è costato a entrambi ogni sogno di gloria
Qui Nibali e Roglic nel duello che è costato a entrambi ogni sogno di gloria
Attualizzando a questa vigilia, Evenepoel arriva come super favorito. Roglic su che piano lo metti?

Io credo che le tre settimane sono dure e si gestiscono molto con l’esperienza. Io vedo Primoz come favorito, ma esclusivamente per l’esperienza che ha, tra duelli e situazione come quella che abbiamo appena citato. C’è da dire che Remco è un fenomeno. E’ un opportunità che Dio ci ha mandato insieme a questa nuova generazione di campioni. Sarà veramente un bel Giro già dalla crono. Evenepoel è arrivato perfetto a questo appuntamento. Mi sono allenato per anni anche io sul Teide e so come si prepara una corsa lassù. Lo seguo sui social e ho visto e notato che lui e i suoi compagni avevano tutti il sorriso. Quando si arriva con questo clima ad una corsa a tappe si fa la differenza. Noi nel 2010 con Ivan Basso e poi con Vincenzo in Astana eravamo dei gruppi ben amalgamati e ho un po’ rivisto quel clima. 

L’ultima crono di Roglic, nonostante sia un suo punto forte, non andò bene e arrivo terzo dei tre favoriti anche in quella frazione. L’incubo di La Planche des Belles Filles è sempre lì. Pensi che sia un punto a suo favore o sfavore?

Nella prima settimana e mezza ci sono tanti corridori freschi. La seconda metà invece si vedono i grandi corridori. Le differenze si fanno sui dettagli, quanto riesci a integrare bene, non guardare il telefono per dedicarti alle attività di recupero. Andare sempre a letto 10 minuti prima del solito… A fine Giro ti fanno guadagnare un giorno. Sono tutti dettagli che non vediamo e che in una cronometro o un finale possono determinare il risultato, che tu sia cronoman oppure no.

A Pescara arriva Remco… leader vero

04.05.2023
5 min
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PESCARA – «Non voglio che il mio eventuale stress si ripercuota sui compagni», parole da vero leader. Parole di Remco Evenepoel. Il campionissimo della Soudal-Quick Step alla vigilia del Giro d’Italia, ha parlato con una maturità nuova. Almeno così ci è parso.

Sorridente, solare, sicuro ad ogni domanda della sua conferenza stampa, Remco ha sempre risposto a testa alta, dando la sensazione di avere già tutto sotto controllo. E’ così che il campione del mondo si appresta ad affrontare il suo terzo grande Giro.

Remco Evenepoel (classe 2000) nella conferenza stampa all’antivigilia del Giro d’Italia
Remco Evenepoel (classe 2000) nella conferenza stampa all’antivigilia del Giro d’Italia

Dal Giro 2021

Evenepoel si appresta ad affrontare il suo secondo Giro, ma stavolta tutto è diverso. E’ diverso perché sono passati due anni e due anni sono un’eternità quando ne hai appena 23 e sei alle prime stagioni di professionismo. E’ diverso perché nel frattempo hai vinto tanto.

In bacheca ha messo una Vuelta e un campionato del mondo. Senza toccare le Liegi e tutto il resto. E’ diverso perché in quel 2021 Remco era ancora nella fase post incidente del Lombardia quando per un soffio non finì la carriera… se non di più.

«Per il precedente Giro d’Italia – ha detto Evenepoel – avevo fatto una preparazione di sei settimane, stavolta sono mesi che ci lavoro. Sono mesi che mi alleno, mangio e dormo… Il che è stato anche noioso, ma è stato utile. Anche con il peso sono okay. E poi vengo da corse come il UAE Tour, il Catalunya e ho vinto la Liegi, cosa che mi dà molta fiducia. Mentre la volta scorsa non avevo mai gareggiato».

Evenepoel
Giro 2021: il belga era al suo primo grande Giro. Ottenne due quarti posti: San Giacomo e Campo Felice (in foto). Si ritirò dopo 17 tappe
Evenepoel
Giro 2021: il belga era al suo primo grande Giro. Ottenne due quarti posti: San Giacomo e Campo Felice (in foto). Si ritirò dopo 17 tappe

Leader vero

E la fiducia Evenepoel la ripone anche nella squadra. Il belga dopo la Vuelta dello scorso anno ha capito quanto questa sia fondamentale. E non è una frase fatta per un campione come lui, così giovane e così “tutto istinto”.

«Sono due mesi che sto con questi ragazzi e sono orgoglioso di essere il leader del nostro gruppo. Darò il massimo, ma al tempo stesso sono super rilassato. Stiamo vivendo il tutto senza stress e dobbiamo vivere positivamente ogni tappa. Per questa sfida serviranno tante energie positive. E poi non voglio mettergli pressione per il mio eventuale nervosismo».

Remco riserva poi un pensiero ai compagni che all’ultimo sono stati sostituiti, vedi Masnada: «Mi spiace che Fausto non ci sia. Quando sta bene è uno dei gregari più forti in assoluto per la salita. Senza contare che è anche italiano e gli italiani al Giro hanno una super motivazione. Ma Hirt lo sostituirà bene.

«C’è Ballerini che è un corridore fortissimo su tutti i terreni. Rispetto alla Vuelta abbiamo cambiato qualcuno, ma era normale, anche perché è diverso il percorso».

Il ceco Jan Hirt (a destra) dovrà sostituire in salita Fausto Masnada (a sinistra)
Il ceco Jan Hirt (a destra) dovrà sostituire in salita Fausto Masnada (a sinistra)

Team e rivali

«Credo che abbiamo una squadra equilibrata e tra le più forti. Noi e la Jumbo-Visma siamo costruite per stare attorno ad un uomo. Altre squadre come Bahrain-Victorious, UAE Emirates, Ineos-Grenadiers… hanno più pedine e possono inventarsi qualcosa. Anche se secondo me, la Ineos ha un progetto preciso intorno a Thomas». 

Evenepoel sa bene che la grande sfida è quella con Primoz Roglic. I due si sono sfidati senza esclusione di colpi già al Catalunya e in quell’occasione ad avere la meglio è stato lo sloveno.

«Non potremmo combattere come al Catalunya – spiega Evenepoel –  qui siamo in una corsa di tre settimane, lì di una sola. Qui ci sono tre crono, lì nessuna. E’ chiaro che è tutto diverso. Primoz è un corridore molto forte. Credo di essere alla sua altezza, ma io sono cresciuto molto dal Catalunya».

Al Catalunya grandi duelli tra Evenepoel e Roglic. Alla fine l’ha spuntata lo sloveno… Sarà così anche in questo Giro?
Al Catalunya grandi duelli tra Evenepoel e Roglic. Alla fine l’ha spuntata lo sloveno… Sarà così anche in questo Giro?

Primoz e non solo

Il guanto di sfida dunque è lanciato. Non che cambi molto per Remco e forse neanche per Primoz, ma tutti aspettano al varco questi due assi. E li aspettano già da dopo domani. Ma quella rosa è una sfida che si vincerà non solo a colpi di pedale, ma anche di attenzione ai particolari: da quelli in corsa a quelli fuori corsa.

«Prendere la maglia sarebbe bello, ma “anche no”», questo è stato il concetto espresso da Remco, consapevole che poi va difesa e che si spenderebbero troppe energie per difenderla.

«Io credo che sabato i favoriti siano Ganna e Kung. Il mio obiettivo è quello di arrivare in rosa a Roma e per questo nella crono voglio guadagnare più tempo possibile sugli avversari per la classifica generale.

«Anche stamattina ho fatto 4 ore con parecchio dietro motore alternando la bici da strada con quella da crono. Devo dire che è un percorso impegnativo, soprattutto nel finale, e che ho trovato parecchio vento contro».

Remco si è allenato meticolosamente per questo appuntamento. E’ davvero magro (foto Instagram)
Remco si è allenato meticolosamente per questo appuntamento. E’ davvero magro (foto Instagram)

Attenzione a 360°

«E’ un Giro d’Italia molto impegnativo, specie nella terza settimana. Quali saranno le tappe chiave oltre alle crono? Dico che le tappe quattro, sette ed otto non vanno sottovalutate e lo stesso quelle di Crans Montana e di Bergamo».

Oltre allo stress, un’altra insidia “da fuori” è il Covid. Dalle positività della Liegi se ne è tornato a parlare parecchio. Roglic ha perso due pedine di peso come Foss e Gesink. Mader è andato a casa. E la stesa sorte, seppur non si trattasse di Covid ma di un altro virus, è toccata giusto al compagno Masnada. Ma per non rischiare nulla la Soudal-Quick Step lo ha lasciato a casa. 

«Staremo attenti anche al Covid – ha concluso Remco – ci laveremo le mani, useremo la mascherina… Ma la vivremo serenamente».

Il Giro parte, Masnada resta a casa fra lacrime e rabbia

04.05.2023
5 min
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Non ha voglia di parlare, il tono di voce è flebile. Fausto Masnada risponde per i tanti anni di conoscenza e perché forse, da qualche parte dell’anima, fa piacere che qualcuno si interessi. Doveva essere l’uomo più vicino al capitano. Rivediamo le foto, rileggiamo i sogni e i progetti. Invece di colpo il suo nome non è più fra quelli che da sabato lotteranno per il Giro con Evenepoel.

La Soudal-Quick Step non se l’è sentita di rischiare e di colpo le settimane di lavoro sul Teide sono state spazzate via. Lo stesso destino di Ciccone, l’amico di sempre, ma non per il Covid. L’ultima volta, in uno scambio di messaggi, Fausto ci aveva detto che sarebbe andato al Romandia per verificare che il fastidio al soprassella fosse superato. Invece a fermarlo è stato altro.

Al Romandia, tirando per Cerny assieme a Cavagna, ma la salute di Masnada è già precaria
Al Romandia, tirando per Cerny assieme a Cavagna, ma la salute di Masnada è già precaria

«Con il soprassella – dice – va tutto bene, è superato. Invece è venuta fuori una cosa virale, sono appena uscito da una visita. Il venerdì ho preso il volo per tornare da Tenerife. Fino al giorno prima stavo benissimo, ho fatto l’ultimo allenamento di quattro ore e mezza senza alcun problema. Invece quando la sera sono arrivato a casa, non mi sentivo benissimo. Lunedì sono partito comunque per il Romandia, ma il dottore della squadra mi ha visitato e ha visto che c’era qualcosa. Così ha iniziato a darmi l’antibiotico, ho retto per due o tre giorni, poi la cosa è peggiorata drasticamente e mi sono ritirato. Abbiamo fatto una serie di altri controlli, anche quelli risultavano positivi, per cui niente…».

Perciò la speranza di fare il Giro è svanita così?

Purtroppo sì. Tre settimane sono tre settimane. Il Giro non è una corsa di quattro giorni, dove vai e dici che al massimo la prendi come allenamento e, se non va bene, torni a casa. Soprattutto quest’anno, che si va per cercare di vincerlo. Non hanno voluto correre il rischio di portarmi al 50 per cento. Li capisco, cosa potevo dirgli? Insistevo per farmi portare e poi magari dopo una settimana tornavo a casa perché non riuscivo a respirare? Sarebbe stato una doppia sconfitta. Per me, ma anche per loro. Avrei fatto un torto alla squadra…

La preparazione a Tenerife era filata al meglio. Il venerdì Masnada è andato a casa, Remco alla Liegi (foto Instagram)
La preparazione a Tenerife era filata al meglio. Il venerdì Masnada è andato a casa, Remco alla Liegi (foto Instagram)
E’ peggio per il morale o per la salute?

Diciamo che l’ottanta per cento è duro per il morale, il resto per il fisico. Alla fine la salute si recupera, il morale è peggio. Il Giro parte e io resto a casa, dopo la preparazione che si è fatta e tutti gli impegni che ci sono stati. Era tutto perfetto, ma il problema è che certe volte non va come dovrebbe.

Cosa ti hanno detto i compagni?

Sono uno che non disturba gli altri. Non ho scritto particolari messaggi, ma qualcuno mi ha cercato per chiedermi cosa avessi. Non c’erano annunci da fare. Sinceramente questa è l’unica chiamata che ho fatto, non ho aperto social, non ho aperto messaggi, non ho risposto a nessuno perché non ho voglia di stare a parlare di queste cose. E’ meglio mandare giù, far finta di niente, guarire e guardare al prossimo obiettivo.

«Allenarsi e basta è duro. Ti esaurisci fisicamente e mentalmente». Sul Teide c’è solo il lavoro… (foto Instagram)
«Allenarsi e basta è duro. Ti esaurisci fisicamente e mentalmente». Sul Teide c’è solo il lavoro… (foto Instagram)
Dispiace per tutta la fatica fatta…

Era tutto improntato proprio sul Giro d’Italia. Dal rientro a Tenerife fino a Pescara c’erano 12 giorni, era tutto perfetto, invece in un momento si stravolge tutto. Non è bello, soprattutto per quello che c’è dietro. Conoscete il mondo del ciclismo. Ti fai il mazzo, ti alleni per due mesi chiuso in un hotel a 2.200 metri di quota con i tuoi compagni. Non è sempre facile. E ti dici che adesso andrai al Giro e sfogherai tutte le energie e raccoglierai per tutto quello che hai sofferto. Invece non è così…

Quale può essere un obiettivo per non pensarci più?

Adesso sto recuperando e poi magari questo mese farò un’altra gara. Comunque ho corso poco e vedrò con la squadra dove andare. Stare in corsa è ben diverso che allenarsi, perché allenarsi e basta ti porta all’esasperazione. Ti esaurisci fisicamente e mentalmente, tante volte è meglio correre, soprattutto adesso. Spero di tornare presto a quell’atmosfera, al fatto di sentirsi in gara, di stare nel gruppo. Non so dove, vedrò cosa farà la squadra in questo mese e cercherò di andarci dando il massimo.

Scherzi sul Teide: nuova posizione aerodinamica per fare prima possibile i 220 chilometri dell’allenamento (foto Instagram)
Scherzi sul Teide: nuova posizione aerodinamica per fare prima possibile i 220 chilometri dell’allenamento (foto Instagram)
Anche perché il lavoro non vada buttato…

Esatto, alla fine c’è stato questo problema, però tutto il lavoro fatto uscirà prima o poi. Recuperare una settimana non mi farà buttare via due mesi. Mi sono allenato tanto, questo prima o poi deve pagare.

Avevamo parlato della tappa di Bergamo…

Sicuramente non ci sarò, questo l’ho già messo in previsione. Come andare al lavoro e non poterlo fare. Non sarò a Bergamo per non sentire l’atmosfera del Giro e del fatto che passi davanti a casa e che tutti facciano domande. Preferisco stare da solo, resterò tranquillo qui a Monaco. Qui forse nessuno verrà a cercarmi…

Tour of the Alps, gruppo affiatato e dettagli al top

24.04.2023
7 min
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PREDAZZO – Quando si dice Tour of the Alps si dice principalmente una gara in preparazione al Giro d’Italia come dimostra la vittoria di Geoghegan Hart con la sua Ineos, ma si intende anche un format che va oltre l’aspetto prettamente agonistico. I tre territori dell’Euregio (Tirolo, Alto Adige e Trentino) dal 2017 ad oggi hanno caratterizzato il percorso evolutivo di quello che era il vecchio Giro del Trentino.

A dirla tutta, bisogna parlare praticamente di due eventi diversi, nonostante la collocazione nel calendario internazionale sia rimasta la medesima. Per scoprire il dietro le quinte dell’organizzazione della corsa, abbiamo sentito Maurizio Evangelista, general manager del Tour of the Alps (foto in apertura). Davanti a noi ci sono i trampolini dello stadio del salto con gli sci “Giuseppe Dal Ben” di Predazzo che saranno teatro delle olimpiadi invernali di Milano-Cortina del 2026.

Il Tour of the Alps è riuscito a coinvolgere a fondo i territori dell’Euregio (Tirolo, Alto Adige e Trentino)
Il Tour of the Alps è riuscito a coinvolgere a fondo i territori dell’Euregio (Tirolo, Alto Adige e Trentino)
Maurizio che tipo di gara è il “TotA”?

Abbiamo ereditato il Giro del Trentino che non riusciva più a reggere da solo un certo tipo di standard. Anche se noi siamo un’altra società, riconosciamo la sua storia e non possiamo rinnegarla. Tuttavia il messaggio che ci era arrivato era quello di allestire una corsa di alta qualità. Siamo partiti bene e credo che ad oggi abbiamo alzato l’asticella ogni anno. Questa è la filosofia della nostra manifestazione. Naturalmente portiamo avanti una nostra idea di gara. Cerchiamo di cadenzare la giornata dell’atleta. Abbiamo tappe con chilometraggi non troppo lunghi, facciamo partenze ad orari comodi e di conseguenza arriviamo presto, anche perché siamo in luoghi in cui ad aprile si trova ancora brutto tempo o neve.

Come gestite o scegliete i transiti sulle montagne della corsa?

Se avete fatto caso, se non in rarissimi casi, non facciamo mai passaggi o arrivi in alta quota perché non servono a nulla in questo periodo. Né all’atleta e le squadre, né agli addetti ai lavori e tantomeno a noi. Ci faremmo un clamoroso autogol se volessimo cercare di arrivare su certe cime. Saremmo costretti a rivedere lo svolgimento della tappa ogni giorno e quindi fare il lavoro due volte, considerando la nostra macchina organizzativa. Molta gente sottovaluta che qua attorno esistono delle signore salite a quote più basse che possono rendere spettacolare ugualmente il Tour of the Alps. Non dobbiamo fare la leggenda, noi dobbiamo fare una corsa moderna.

Renon e massiccio dello Sciliar. Le partenze e gli arrivi del TotA hanno sempre scenari suggestivi
Renon e massiccio dello Sciliar. Le partenze e gli arrivi del TotA hanno sempre scenari suggestivi
Cosa intende?

L’evento non è solo una corsa, ma tutta una serie di attività. Ovviamente abbiamo massimo rispetto per corridori e squadre però vogliamo intrattenere e coinvolgere il pubblico nelle nostre sedi di tappa. Musica, radio ufficiale, stand dei nostri sponsor, delle zone che ci ospitano e tanto altro. Abbiamo la predominanza del colore verde che ad ogni edizione è accompagnato da un altro colore. Quest’anno è il blu, l’anno prossimo sarà l’arancione. Sviluppando questo tipo di cose abbiamo generato un volano di interesse tra le amministrazioni locali. Sono loro adesso che cercano noi, come una sorta di passaparola. Per dire, quest’anno è stata Brunico a chiederci di avere una tappa, spingendo forte più per l’arrivo che la partenza. In questi sei anni siamo riusciti a dare una riconoscibilità al Tour of the Alps. Credo che per noi sia un grandissimo risultato.

Il road-book del TotAe parte del materiale turistico che ogni veniva consegnato in ogni tappa
Il road-book del TotA e parte del materiale turistico che ogni veniva consegnato in ogni tappa
Come sono i rapporti con gli enti territoriali?

Sono diventati buoni. In questa corsa inizialmente era prevalentemente solo il Trentino ad avere un certo tipo di tradizione col ciclismo mentre Tirolo e Sud Tirol non erano molto coinvolti. Abbiamo dovuto far percepire a queste altre zone dell’Euregio cosa volevamo portare a casa loro. In questi anni hanno visto il nostro impianto organizzativo, che si basa su tante persone che hanno saputo fare squadra in modo affiatato come noi richiediamo. Ed anche questo piace alle amministrazioni. Ma c’è anche un’altra cosa che mi rende molto contento.

Quale?

La collaborazione tra enti e sponsor. In questi anni abbiamo messo in contatto realtà che prima non si conoscevano fra loro. Il Tour of the Alps ha un certo di tipo di esigenze organizzative e le istituzioni con cui lavoriamo hanno sempre saputo soddisfarle. Noi cerchiamo sempre di partire da zone molto vicine in cui siamo arrivati per facilitare il compito di tutti. Da lì in avanti molte di queste amministrazioni si sono attivate autonomamente per confrontarsi con quelle delle annate precedenti o della stessa edizione per cercare di fare qualcosa in più per noi. I comitati di tappa prendono spunto da altri. Poi loro quasi ogni sera, con altre associazioni locali, organizzano per noi un rinfresco con prodotti del posto, distribuendo anche materiale informativo turistico. Da queste parti ci tengono particolarmente anche se sono posti conosciuti in tutto il mondo. E per noi è più semplice lavorare.

Al TotA ogni comitato di tappa organizza una cena o un rinfresco con prodotti tipici locali (foto Finotto)
Al TotA ogni comitato di tappa organizza una cena o un rinfresco con prodotti tipici locali (foto Finotto)
C’è qualcosa che contraddistingue il vostro gruppo di lavoro?

Innanzitutto va detto che noi muoviamo complessivamente una carovana di circa 600 persone, quindi diventa più facile gestire tutto. Però, viste le nostre dimensioni, direi che cerchiamo di curare i dettagli pur sapendo che difficile mantenere un certo di livello. Altro esempio, in sala stampa cerchiamo di non far mancare nulla a chi segue la corsa. E tra l’altro mi ha fatto molto piacere averla vista piena in questi giorni, soprattutto di testate straniere. Questo è per tornare al discorso che facevo prima. La gara ci interessa, ma ci interessano anche altri aspetti che non possono più prescindere in una manifestazione. Naturalmente sommando il tutto in paesaggi del genere, anche il prodotto televisivo diventa e resta molto interessante.

Sala stampa. Per i giornalisti italiani e stranieri c’è sempre un buonissimo trattamento (foto Tour of the Alps/Sprint)
Sala stampa. Per i giornalisti italiani e stranieri c’è sempre un buonissimo trattamento (foto Tour of the Alps/Sprint)
La reputazione del Tour of the Alps è ormai assodata. Vi manca però non avere al via i cosiddetti fenomeni di questa generazione?

Noi siamo felici e orgogliosi dei vincitori e dei partecipanti alla nostra corsa. Sono tutti corridori che vengono da noi in preparazione al Giro d’Italia o per fare una esperienza di qualità. Anzi facendo finire la gara di venerdì, molti di loro hanno sempre avuto la possibilità di rifinire la condizione per la Liegi-Bastogne-Liegi, per fare l’ennesimo esempio che ci riguarda. Detto questo, è ovvio che mi piacerebbe avere al via Evenepoel o Pogacar. Ho un po’ di anni di ciclismo alle spalle e per me questo è il più bel ciclismo che abbia mai visto. Questi fenonemi se le danno di santa ragione e appena tagliano il traguardo si fanno reciprocamente i complimenti. Questo è lo spirito che piace a me. E poi il Tour of the Alps, con tappe corte ed intense, sarebbe perfetto per il loro modo di interpretare la corsa.

Il TotA si appoggia spesso ad impianti di altri sport. Qui i trampolini di Predazzo in lavorazione per MilanoCortina 2026
Il TotA si appoggia spesso ad impianti di altri sport. Qui i trampolini di Predazzo in lavorazione per MilanoCortina 2026
Appuntamento all’anno prossimo quindi con loro?

Speriamo di sì, anche se sappiamo che i preparatori talvolta nel nostro periodo prevedono ancora i ritiri in altura o altri tipi di programmi. Aspettiamo anche tanti altri campioni che non sono mai stati da noi. In ogni caso per la nostra macchina organizzativa avere due come Evenepoel o Pogacar sarebbe un grande richiamo internazionale ma anche tanto lavoro in più. Dovremmo raddoppiare alcuni spazi o ambienti, come le sale stampe. Ve lo immaginate? Sarebbe bellissimo, e noi siamo pronti per questo tipo di straordinari.

EDITORIALE / Quel duello solo rimandato

24.04.2023
5 min
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Bisogna tornare indietro al 1997 di Michele Bartoli per trovare un vincitore di Liegi che sia succeduto a se stesso e fino al 1987 per rintracciare l’ultimo vincitore in maglia iridata: un altro italiano, Moreno Argentin. Nella domenica di Evenepoel, che da domattina sarà nuovamente in ritiro per il Giro, c’è qualcosa che i belgi giustamente celebrano e che aggiunge il campione del mondo a un club di giganti che in questo scorcio di 2023 hanno reso straordinarie le classiche Monumento. Poco importa che il duello con Pogacar non si sia svolto.

Dalla Sanremo e la Roubaix di Van der Poel, passando per il Fiandre di Pogacar. Per vincere la Liegi, Evenepoel ha avuto bisogno di circa 30 chilometri di azione solitaria iniziata dalla Redoute. Un attacco quasi annunciato. Il belga infatti aveva chiaro che la vera differenza si sarebbe fatta nel tratto che conduceva alla Cote de Forges e così è stato. Chiedere a Pidcock per averne conferma.

L’uscita di scena di Pogacar ha cancellato il duello, ma non sminuisce l’impresa di Evenepoel
L’uscita di scena di Pogacar ha cancellato il duello, ma non sminuisce l’impresa di Evenepoel

Assenti e presenti

Ieri sera e ancora oggi sarà difficile non incappare nei commenti che cercheranno di ridimensionarne la vittoria, sostenendo che l’avversario più forte – Tadej Pogacar – sia rimasto presto fuori dai giochi a causa della caduta che ha causato la frattura dello scafoide e la conseguente operazione.

Sia chiaro: l’obiezione non è priva di fondamento, ma ricorrere agli assenti potrebbe spingere a ridimensionare la vittoria dell’Amstel dello sloveno, parlando dell’assenza di Van der Poel, Van Aert e di Evenepoel. Lo sport vive di duelli, ma anche di fortune e sfortune. E bisogna riconoscere che quanto fatto ieri dal 23 enne della Soudal-Quick Step ha avuto del portentoso, allo stesso modo in cui l’anno scorso riuscì a vincere il mondiale dopo la Vuelta, dimostrando di non avere più paura dell’altitudine. Di una cosa siamo tutti sicuri: quel duello è solo rimandato.

La Cote de Saint Roch si è nuovamente riempita di migliaia di tifosi: il duello ne ha richiamati a frotte
La Cote de Saint Roch si è nuovamente riempita di migliaia di tifosi: il duello ne ha richiamati a frotte

Il riscatto del Wolfpack

Una vittoria, quella di Remco, figlia della sua forza, ma anche della dedizione della squadra che lo ha accompagnato. Dedizione e voglia di dimostrare (forse) di non aver completamente perso la capacità di andare forte. Da Alaphilippe a Van Wilder, passando per Vervaecke, Schmid e Serry, la squadra guidata da Peeters e Lodewyck ha preso in mano la corsa anche quando l’uscita di scena di Pogacar avrebbe potuto rimescolare le carte.

Avevano programmato di muoversi dopo la Redoute e hanno tenuto fede al piano. E forse, sempre che Pogacar non avesse in mente di attaccare da molto prima, avere lo sloveno in corsa ancora avrebbe permesso ai corridori del Wolfpack di avere degli alleati per controllare la corsa fino all’attesa (e sfumata) resa dei conti.

«La gente non lo vede – ha commentato Lefevere dopo la corsa – ma Remco e il team quest’anno sono rimasti a casa a dire tanto per quattro giorni. Ritiri, allenamenti in quota, ricognizione dei percorsi. La loro vita è fatta di queste cose ed è bello vederle ripagate dalla vittoria».

E adesso il Giro

Il focus si sposta ora sul Giro d’Italia, dove gli avversari non saranno Pidcock e Buitrago, ma corridori ben più solidi come Roglic, Thomas, Almeida e Vlasov. Eppure la sensazione è che questo Evenepoel abbia chiaro in testa il ruolino di marcia verso la maglia rosa. La crono di apertura gli sorride, i primi arrivi in salita non gli sono ostili. Bisognerà vedere nel fluire dei giorni se la fortuna e la condizione lo assisteranno ancora: il fieno che saprà mettere in cascina fino alla cronometro di Cesena sarà la dote con cui si presenterà alle grandi montagne.

Lo scorso anno alla Vuelta, prima di incorrere in quella disastrosa caduta, Roglic aveva dato a sensazione di poterlo sovrastare nella terza settimana. Ma come nel caso dell’assenza di Pogacar a Liegi, nessuno è in grado di dire come sarebbe finita la Vuelta del 2022: per la rivincita ci sarà da attendere il via da Fossacesia Marina.

Con Remco sul podio Pidcock e Buitrago (posizioni invertite rispetto all’ordine di arrivo). Al Giro il livello sarà più alto
Con Remco sul podio Pidcock e Buitrago (posizioni invertite rispetto all’ordine di arrivo). Al Giro il livello sarà più alto

Ci aspetta un Giro d’Italia tutto da seguire. Con la certezza che Roglic ci arriverà con una condizione stellare e che Thomas, con Tao Geoghegan Hart al fianco, non sarà da meno. Sarà in qualche modo un altro scontro generazionale. E la storia recente dice che i giovani non hanno alcun timore reverenziale.

Ci saremo ovviamente anche noi di bici.PRO pronti a raccontare la corsa rosa per la quarta volta dalla nostra nascita. E quest’anno agli articoli, ai video, le foto e ai post sui nostri social si aggiungerà una bella novità, di cui vi daremo l’annuncio a ridosso della partenza del Giro. Sarà un modo in più per essere in gruppo accanto a noi.