Jakobsen è davvero l’uomo più veloce del mondo?

08.01.2023
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«Se penso di essere l’uomo più veloce del mondo? Se guardi alla punta massima di velocità – dice Jakobsen – non tanti riescono a passarmi quando parto. E’ quello per cui mi alleno e per questo posso dire che hai ragione. Per contro, magari non sono il velocista più forte del mondo, visto che devo sempre lottare col tempo massimo. Funziona così: se vuoi essere il più veloce, devi soffrire in salita. E al Tour sono tutti così al massimo che ogni cosa è amplificata. Ma io sono fatto così e non voglio cambiare. Non per ora, almeno…».

Jakobsen è nato il 31 agosto 1996 a Heukelen, in Olanda. E’ pro’ dal 2018. E’ alto 1,81 e pesa 78 chili
Jakobsen è nato il 31 agosto 1996 a Heukelen, in Olanda. E’ pro’ dal 2018. E’ alto 1,81 e pesa 78 chili

Dieci anni in uno solo

E’ il pomeriggio della presentazione della Soudal-Quick Step. Il campione europeo si racconta alla vigilia del debutto alla Vuelta San Juan, in cui Evenepoel ha detto che si metterà al suo servizio.

«Per me sarebbe difficile fare il contrario – sorride – ma siccome c’è una tappa anche per lui, quel giorno saremo tutti per lui e la classifica sarà a posto».

I segni della caduta del Polonia sono ancora sul suo viso, ma la sensazione è che si possa finalmente voltare la pagina e parlare d’altro. Anche se quell’episodio continuerà a pesare per sempre sulla sua carriera, rinata lo scorso anno con 13 vittorie fra cui una tappa al Tour e l’europeo di Monaco.

«A 26 anni non sono vecchio – ammette – ma sono invecchiato di dieci anni in uno solo e ho cambiato il mio modo di vedere la vita. Il ciclismo è importante, ma gli equilibri da quel giorno sono cambiati. La mia vita, la famiglia e gli amici sono più importanti. Qualcuno con un punto di vista molto positivo, mi ha chiesto se mi sia servita. Io francamente ne avrei fatto a meno».

Il campione del mondo e il campione d’Europa affiancati sulle strade di Calpe (foto Specialized)
Il campione del mondo e il campione d’Europa affiancati sulle strade di Calpe (foto Specialized)
Tredici vittorie nel 2022, quale sarà il tuo programma?

Sarà simile all’ultimo anno. Farò la Tirreno-Adriatico invece della Parigi-Nizza, ma tutto sommato si somigliano. Dopo la Tirreno sarò nella lunga lista di tutte le corse del calendario, in attesa che si facciano le selezioni definitive. Sono anche nella lista del Fiandre, ma per quello sono in fondo.

La Sanremo?

Anche quella è una possibilità, oltre a essere un sogno, ma l’anno scorso mi è parsa troppo dura (chiuse 86° a 6’01” da Mohoric, ndr). Anche se ho avuto i migliori valori di sempre, sono stato comunque staccato. Spero di essere cresciuto ancora un po’. In questa squadra devi sempre dimostrare di essere in forma e tutto sommato penso che sia il modo più onesto di fare le cose».

Tredici a quattro: questo il bilancio di vittorie 2022 fra Jakobsen e Merlier, che da quest’anno corre con lui
Tredici a quattro: questo il bilancio di vittorie 2022 fra Jakobsen e Merlier, che da quest’anno corre con lui
Quasi tutti i velocisti in circolazione hanno un migliore rapporto con le salite… 

Per stare con i 26 che vanno via sulla Cipressa come nel 2021, dovrei trasformarmi, ma non è questa la mia priorità. Penso che il mio obiettivo resterà sempre rimanere un velocista puro. Ci sono molti esempi in passato di corridori che hanno provato a cambiare. Sono migliorati in salita, ma hanno perso velocità. Voglio puntare a corse come la Gand-Wevelgem, posso semmai lavorare per tenere su quei muri. Ma per il resto, ci sono tanti che fanno le volate e per batterli bisogna essere soprattutto veloci. Penso a Philipsen, allo stesso Van Aert, a Caleb Ewan che tornerà forte e anche a Tim Merlier, che da quest’anno corre con noi…

Un’altra convivenza difficile come quella con Cavendish l’anno scorso? Mark non prese bene l’esclusione dal Tour…

Ho capito che ha reagito così perché se guardavi solo il suo palmares e le quattro vittorie dell’anno precedente, era logico che pensasse di meritare quel posto. Ma in questa squadra, una selezione finale viene fatta solo una settimana e mezza prima del Tour. Col senno di poi, non avremmo dovuto fare quell’annuncio a gennaio. Quest’anno sapremo chi sarà il velocista numero uno dopo il primo trimestre di corse, così ha detto Patrick (Lefevere, ndr). Sia io che Tim faremo del nostro meglio in primavera. E poi ci saranno le gare che portano alla partenza del Tour. Io sono nella lista, ma non metterò la mano sul tavolo dicendo che voglio essere il primo velocista.

Secondo Jakobsen, Lefevere sbagliò a dire sin da gennaio che fosse lui il primo per il Tour al posto di Cavendish
Secondo Jakobsen, Lefevere sbagliò a dire sin da gennaio che fosse lui il primo per il Tour al posto di Cavendish
Avere accanto un ultimo uomo come Morkov è un valore aggiunto?

In realtà serve tutta la squadra. Ho fatto tanti sprint da solo, ma non lo raccomando a nessuno. Avere una squadra che ti porta al posto giusto è una sicurezza, quasi la garanzia di vincere. Ci alleniamo provando treni su treni, così che quando Morkov prende in mano la corsa, il grosso del lavoro è già fatto.

La volata perfetta?

Rettilineo largo di 400-500 metri e la squadra accanto. In realtà non è detto che sia la soluzione più sicura, perché c’è spazio per tutti e per le loro squadre, per cui è un continuo rimescolarsi. La volata perfetta è la volata sicura. Vincere è bello, ma non voglio finire ancora sull’asfalto per una vittoria.

Morkov è il migliore al mondo nel ruolo di ultimo uomo: fa spesso la differenza
Morkov è il migliore al mondo nel ruolo di ultimo uomo: fa spesso la differenza
E’ giusto avere paura?

La paura c’è sempre, se non ne hai sei avventato o stupido. Avere paura ti aiuta a restare in sella nei momenti di massima tensione.

Il via da San Juan. La Tirreno. La Sanremo. Le corse del pavé, con un occhio alla Roubaix in cui dice che gli piacerebbe aiutare i compagni. Il Tour, cercando di vincere una tappa più dello scorso anno. E poi, se la condizione sarà all’altezza, ammette che un pensierino al mondiale l’ha fatto e ne sta già parlando con i tecnici della nazionale. E’ la difesa strenua di una specializzazione quasi estinta, con la convinzione non confessata che correndo e maturando riuscirà naturalmente a perdere qualche chilo e a digerire meglio le odiate salite. E’ un libro ancora da scrivere. Te lo dice con lo sguardo limpido e la voglia di fare.

A tavola con Remco: prima il Giro, per il Tour si vedrà

07.01.2023
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Quel che colpisce in Remco Evenepoel (finora) è l’assenza di sudditanza nei confronti del Tour. Dopo la vittoria della Vuelta, gli organizzatori francesi hanno detto che alla Boucle di quest’anno sarebbe ospite gradito, ma il belga ha risposto che il 2023 sarà l’anno del Giro. Ed ha poi aggiunto, ieri durante gli incontri con la stampa a margine della presentazione della squadra, che se anche uscisse dal Giro con una gamba spaziale, ugualmente non andrebbe in Francia.

«Voglio proseguire nel mio progetto di crescita – ha detto – che prevede la Vuelta, il Giro e poi semmai il Tour. I programmi non si cambiano. Il Tour nel 2024? Vediamo. Se dovessi vedere che il percorso della Vuelta è meglio per me, tornerei in Spagna. Farò il Tour prima o poi, questo è certo, ma non ho fretta».

Primo ritiro a Calpe, Remco ha lavorato per arrivare pronto al debutto argentino: si parte il 10 gennaio (foto Specialized)
Primo ritiro a Calpe, Remco ha lavorato per arrivare pronto al debutto argentino: si parte il 10 gennaio (foto Specialized)

La calma dei forti

Capelli in perfetto ordine, guance lisce, addome piatto e cosce che spingono sotto i jeans, il ragazzino è cresciuto. E se anche il rinviare la sfida francese fosse il modo per stare alla larga da certi clienti, la sensazione è davvero quella del cammino ragionato e condiviso. E’ padrone di sé e di ottimo umore.

Le vittorie hanno avuto il loro peso. E forse anche il riconoscimento da parte di Eddy Merckx ha contribuito a non farlo più sentire un estraneo. Non ne aveva mai cercato l’approvazione, era sempre stato alla larga dai paragoni, ma il Cannibale si era messo di traverso. Adesso, con l’investitura del grande belga e un anno come l’ultimo, Evenepoel ha capito di avere un posto al tavolo dei grandi. E con il matrimonio a dargli equilibrio giù dalla bici, si può dire che il quadro sia quasi perfetto.

Si parla a un tavolo con altri giornalisti venuti da vari Paesi d’Europa. Nella grande sala allestita per la presentazione della Soudal-Quick Step, un tavolo è stato predisposto per i fiamminghi, uno per i francesi e uno per il resto del mondo, ma per essere certi di non perdere una sola parola, si girano un po’ tutti.

Intervistato sul palco, Remco ha confermato la sua volontà secca di correre il Giro
Intervistato sul palco, Remco ha confermato la sua volontà secca di correre il Giro
Come stai?

Tutto bene. Con mia grande sorpresa, è stato un inverno abbastanza tranquillo. Senza molto stress. Anche perché ho detto parecchi no, ovviamente. Mi sono limitato alle cerimonie di premiazione, saltando i programmi televisivi.

Nel frattempo, ti sei anche sposato. La vita è cambiata davvero tanto?

Il ciclismo dura solo un breve periodo della tua vita, una moglie di solito è per sempre (ride, ndr). Dopo il matrimonio, si è aperto un nuovo mondo. Ogni tanto guardo questo anello, ne sono molto contento.

Presto l’inverno tranquillo finirà, hai paura dello stress in arrivo?

Non proprio, credo di poter gestire abbastanza bene quella pressione. Inoltre è importante saper individuare bene i momenti stressanti. Ecco perché scelgo consapevolmente blocchi di allenamento lunghi e allenamenti in quota. Se le competizioni sono periodi di grande pressione, allora nei ritiri posso ricaricare le batterie e lasciar andare lo stress. Si dice che io corra poco, ma a parte la Vuelta San Juan che servirà per rompere il ghiaccio, faccio sempre gare di alto livello e corro sempre per vincere. Questo rende il mio calendario comunque molto intenso.

Spiritoso e pronto alla battuta, ha scherzato con i giornalisti, senza però sottrarsi alle domande
Spiritoso e pronto alla battuta, ha scherzato con i giornalisti, senza però sottrarsi alle domande
Stai andando verso il Giro, con le stesse parole con qui andasti alla Vuelta: una tappa e un piazzamento…

Esatto, con qualche ostacolo di più. La neve a primavera renderà più difficile esplorare in anticipo le tappe del Giro, altrimenti cercherò di seguire lo stesso schema.

Che sarebbe?

Un periodo in quota, poi una corsa a tappe (il Giro di Catalogna, ndr). Un altro allenamento in quota, quindi la Liegi-Bastogne-Liegi, un’altra settimana in altura e poi il Giro. La Liegi svolgerà lo stesso ruolo che ha avuto San Sebastian l’anno scorso, con la differenza che sarò il vincitore uscente e avrò indosso la maglia iridata. Sarà la giornata più speciale dell’anno. Si spera con esiti altrettanto positivi.

Hai parlato tanto della quota, hai messo nella tua casa di Calpe la camera ipobarica?

No, purtroppo non c’era posto (ride, ndr).

Interviste finite, resta la presentazione sul palco esterno, ma per Remco non mancano mai richieste di autografi
Interviste finite, resta la presentazione sul palco esterno, ma per Remco non mancano mai richieste di autografi
Tornando al Giro, sei sicuro che tutti berranno il tuo basso profilo? L’anno scorso era sostenibile, dopo aver vinto la Vuelta però…

E’ molto difficile prevedere come andrà la classifica. Ovviamente spero di piazzarmi di nuovo tra i primi cinque, con il podio come sogno assoluto. Ma possono succedere tante cose. Sfortuna al momento sbagliato nella prima settimana e addio… Il Giro è completamente diverso dalla Vuelta. Dovremo pianificare attentamente le nostre giornate: dove attaccare, dove invece togliere il piede dall’acceleratore.

Si parla di portare al Giro la squadra della Vuelta: sarà così?

Difficile dirlo adesso. Ho alcuni uomini che mi piacerebbe avere e che normalmente ci saranno: Vervaeke, Van Wilder e Serry. Inoltre mi sarebbe piaciuto avere Alaphilippe, ma poiché farà anche le classiche del pavé, potrebbe essere difficile far combinare tutto. Poi servirà anche qualcuno per le tappe pianeggianti, qualcuno che sappia fare la differenza. Uomini come Lampaert, Asgreen o Ballerini. Insomma: tre o quattro nomi sono fissi, gli altri verranno fuori.

Ti ha stupito che Roglic verrà al Giro?

Abbastanza. Ho trovato sorprendente che una settimana prima abbia detto che il Giro arriva troppo presto rispetto all’operazione alla spalla, poi ha annunciato la sua presenza. Troverei strano che si sia messo a fare pretattica. Penso sia bello averlo in corsa, sono curioso. Spero che si riprenda bene e venga fuori un altro bel duello.

Bramati segue Remco da quando è passato e sta già lavorando al progetto Giro
Bramati segue Remco da quando è passato e sta già lavorando al progetto Giro
Sarà lui l’uomo da battere?

Credo di si. Ha più esperienza di me, non ha paura, attacca nelle situazioni più disparate. Su un finale in ripida salita, su un finale da scattisti, anche in pianura. Ha vinto tre volte la Vuelta, è stato terzo al Giro. Se partiamo dal palmares, Roglic sarà il miglior corridore da grandi Giri presente in Italia. Ma attenzione, ci saranno anche Vlasov e Thomas, vedrete che altri nomi salteranno fuori.

Quanto è stato difficile non scegliere il Tour?

Sono convinto che si possa fare un solo Grande Giro in modo decente per stagione. Un secondo è possibile solo se ogni tanto ti prendi un giorno libero. Ma non fa parte del mio stile. I tre Grandi Giri per me sono sullo stesso piano. Ecco perché ogni anno cercherò quale dei tre mi si addice di più.

Senti di essere cresciuto grazie alla tua vittoria alla Vuelta?

Da una vittoria così, impari davvero tanto. Ad esempio, che la cronometro in un Grande Giro è completamente diversa dalla cronometro di un giorno, se non altro per la fatica che porti con te. Oppure adesso so che pochi giorni dopo una caduta, ne hai sempre uno meno brillante e non devi farti prendere dal panico. Come poteva accadere alla Vuelta nel giorno di Sierra Nevada. Ma soprattutto ho trovato il perfetto equilibrio in termini di peso, alimentazione, potenza. Difficilmente mi stupisco per qualcosa nella mia preparazione. Essere così pochi mesi prima del Giro, è una sensazione rilassante.

Phil Lowe, addetto stampa del team, segue Remco passo dopo passo: la giornata ha avuto ritmi serrati
Phil Lowe, addetto stampa del team, segue Remco passo dopo passo: la giornata ha avuto ritmi serrati
Essere così acclamati rischia di farti sentire un supereroe?

La folla nella piazza di Bruxelles mi ha fatto capire che avevo fatto davvero qualcosa di speciale. Ma non importa quanta attenzione riceva, quando torno a casa e chiudo la porta dietro di me, sono ancora il ragazzo di sempre, che non vola e che tiene i piedi per terra. E che quando serve fa le faccende di casa.

Anche tu lavi i piatti?

Sì, anche io (ride, ndr). Lavo i piatti e vengo rimproverato dalle mie donne o da mio padre se mi metto in testa qualcosa che a me piace tantissimo e invece è una sciocchezza. E’ così che dovrebbe essere. E’ così che mi piacerebbe rimanere.

Soudal-Quick Step: un po’ famiglia, un po’ bandiera

06.01.2023
6 min
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Quando sul palco della grande edicola in ghisa sale Remco Evenepoel, i bambini si agitano sulla schiena dei genitori. Il giovane campione del mondo, vincitore anche della Liegi e della Vuelta, trasuda di orgoglio, fasciato dalla nuova maglia Soudal-Quick Step. Ovviamente non si capisce nulla di quello che dicono e forse l’appartenenza, generata da questa lingua così inospitale, li rende una comunità tanto forte.

«Quando mi dicono che in Olanda ci sono più biciclette che da noi – ci ha appena detto l’importatore belga di Castelli, che al team fornisce le maglie – rispondo che è vero. In Olanda hanno la cultura della bicicletta, da noi invece c’è la cultura del ciclismo».

Squadra e famiglia

A Popsaland, accanto alla stazione dei treni di De Panne, oggi è il Family Day e proprio per questo la Soudal-Quick Step ha scelto l’immenso parco giochi per presentare la squadra 2023. Il mare ruggisce rabbioso a pochi chilometri dalle spiagge di Dunkerque e dello sbarco in Normandia. E’ il giorno del compleanno di Patrick Lefevere, che compie 67 anni e sul palco del teatro è la perfetta spalla per lo speaker. E’ lui a dettare il ritmo e ad interromperlo quando sente di voler dire qualcosa. Soudal ha portato i soldi e il rosso che fino allo scorso anno tingeva altre maglie, Patrick ha mantenuto la guida e l’ispirazione.

«Questa squadra – dice – vuole essere vicina alle famiglie, perché sono certo che fra i bambini che oggi vedranno sfilare i nostri campioni, ci saranno i tifosi del domani. Sta diventando un percorso impegnativo. Sono arrivate la squadra delle donne e abbiamo potenziato il Development Team. Forniamo a tutti il meglio, dai materiali all’abbigliamento, la preparazione e la nutrizione. Ammetto di avere un pessimo carattere, dopo una vittoria penso subito alla successiva. Se mi fermassi a pensare al bello che abbiamo fatto, mi addormenterei».

Una serie Amazon

Nessun problema: ricordare certe vittorie sarà ancor più facile quando in primavera su Amazon Prime Video andrà in onda la serie dedicata al 2022 della Quick Step-Alpha Vinyl. Ne fanno scorrere sullo schermo una piccola parte, i 18 minuti ad altissima intensità che raccontano la vittoria di Liegi. La riunione della vigilia. Alaphilippe capitano e Remco in contropiede. La caduta del campione del mondo. La paura della sua compagna Marion Rousse nella postazione della diretta. Lo sgomento di Bramati e del meccanico Luigi, che racconta e quasi piange. La commozione è roba vera. Poi l’attacco di Remco e la vittoria.

«Siamo stati per un anno con la squadra – racconta Tijl Verstraeten, che ha seguito la serie per Amazon – sempre e dovunque, da gennaio a fine stagione. Abbiamo seguito ogni cosa, ogni momento, anche quelli più tesi. Ricordo di aver fatto un’intervista a Remco in cui diceva che questa squadra è una famiglia. Forse il segreto è proprio questo, lo staff eccezionale che permette ai corridori di fare il loro lavoro. Questa storia del Wolfpack è qualcosa di vero…».

Alaphilippe racconta brevemente le sue ambizioni e poi riparte
Alaphilippe racconta brevemente le sue ambizioni e poi riparte

Alaphilippe mascherato

La giornata va avanti fra interno ed esterno, fra il teatro e la piazzetta dove bambini e famiglie sentono e ridono per le battute dei corridori. Il cielo è grigio, la temperatura resta intorno ai dieci gradi.

Entrando in uno dei saloni dell’hotel che accoglie la squadra, ci siamo accorti di un Alaphilippe contrariato e inaspettatamente con la mascherina in faccia. Julian farà una rapida apparizione sul palco, racconterà di volersi rifare dopo il 2022 storto e poi andrà via. Fino a ieri si è allenato bene con gli altri, stamattina si sentiva strano. La prudenza non è mai troppa: incombono le prime corse e il secondo ritiro di Calpe. Meglio non correre rischi.

«E soprattutto, meglio adesso che a primavera – dice Evenepoel parlando del compagno – quando LouLou potrà rifarsi. Ad agosto rimetterò in palio la mia maglia iridata e sono offeso con i signori dell’UCI – aggiunge ridendo – perché terrò la maglia 11 mesi e non 12. Ma se proprio qualcuno deve portarmela via, deve essere un corridore del Belgio o in alternativa uno qualsiasi di questa squadra. E fra loro, Julian occupa un posto speciale».

Squadra e Federazione

Sul palco sfilano gli sponsor, tutti o quasi orgogliosamente belgi, sotto lo sguardo compiaciuto del presidente della Federazione belga Tom Van Damme.

«La squadra cresce – dice – e ha per sponsor alcune delle migliori aziende del Belgio. Questo per noi è molto importante, perché serve anche per convincere altri investitori che si può fare. La nostra collaborazione con il gruppo di Lefevere è utile, perché permette di offrire una vetrina anche ai giovani corridori belgi, che soprattutto nella Development possono mettersi alla prova».

Passione, sogno, orgoglio

Lefevere annuisce. Sa di essersi aggiudicato una battaglia molto importante e che adesso il suo progetto può crescere. Sul divano accanto a lui siedono i due fondatori di Soudal e una rappresentante di Quick Step. Se anche c’è un filo di rammarico per aver perso il primo nome, non lo dà a vedere.

«Siamo due grandi compagnie del Belgio – dice – entrambe attive sul mercato internazionale. Abbiamo dei valori in comune, che si chiamano passione, sogno e orgoglio. Questa squadra è il posto ideale in cui farli vivere».

Cinque o niente

Lefevere li ascolta annuendo, poi prende la parola con il piglio del padrone di casa e un po’ gonfia anche il petto. Difficile dargli torto.

«Ero stanco di contratti biennali – dice – ho anche pensato di fermarmi. Così al momento di iniziare questa nuova avventura, ho detto a Soudal, Specialized e Quick Step che avrei voluto un impegno di cinque anni, oppure non se ne faceva niente. Loro hanno subito aderito e così adesso si può lavorare meglio. Abbiamo fino al 2027 per dimostrare che siamo i migliori».

Quando i corridori sfilano e poi ci raggiungono per le interviste, alla fine della giornata manca soltanto la sfilata in bici per le vie del parco, seguiti dalle ammiraglie. Le storie, le interviste e gli approfondimenti raccolti inizieremo a raccontarveli da domani. Per ora resta la sensazione di aver partecipato a una coinvolgente festa popolare, con i corridori nei panni dei supereroi.