Vincenti senza gare. Toni ci spiega come e perché…

23.03.2021
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Pogacar non corre da mesi si presenta al UAE Tour e vince. Roglic (quasi) la stessa cosa: va alla Parigi-Nizza e se non fosse stato per quelle cadute nella tappa finale, di fatto aveva dominato la gara francese. Come è possibile arrivare alle corse ed essere subito competitivi? Proviamo a capirne qualcosa di più con Pino Toni, preparatore toscano di lungo corso di molti campioni e di molti team.

Pino Toni dirige il centro Cycling Project Italia in Toscana
Pino Toni dirige il centro Cycling Project Italia in Toscana
Pino, ma allora è possibile davvero arrivare alle gare importanti senza aver già corso e vincere?

Oggi ti puoi allenare benissimo lontano dalle gare, se hai metodo.

Definiamo metodo…

Il problema non è sulla quantità, ma sulla qualità. Per fare gli allenamenti ad alta intensità dei avere una grossa motivazione – fa una breve pausa, Toni – che poi è quella che manca a molti corridori, mentre con alcuni personaggi come Roglic si può fare. Abbiamo esempi di corridori, anche importanti e forti, che se dopo i loro camp non raccolgono buoni risultati. E di solito sono i corridori più vecchi, ma non perché non abbiano voglia, ma perché sono cresciuti con altri metodi. I giovani sono più predisposti anche mentalmente a lavorare con le alte intensità.

Quindi parliamo di ritmo alto. E come si fa?

Con tanto dietro motore, dietro scooter preferibilmente. Vi dico che alcuni, non dei top rider, che non avevano la possibilità di fare il dietro motore hanno utilizzato bici elettriche modificate, altrimenti dopo una certa velocità il motore “staccava”, per abituarsi a certi ritmi, certe velocità e certe cadenze in salita. Non so, sinceramente, che benefici ne abbiano tratto ma è successo. Per dire quanto sia importante lavorare sul ritmo.

Che tipo di lavoro si esegue dietro motore?

Si cerca di simulare molto la corsa, quindi almeno 3 ore e 30′ tra salita e pianura con un occhio sempre sul display del potenziometro (fondamentale per allenarsi senza gare, ndr) per regolarti sui tuoi dati. Oggi ci sono dei test che dicono della tua velocità di accumulo e di smaltimento dell’acido lattico. E questo è fondamentale per allenarsi senza gare.

Un allenamento di Toni dietro moto basato su velocità di accumulo e scarico dell’acido lattico
Un allenamento di Toni dietro moto basato su velocità di accumulo e scarico dell’acido lattico
Facciamo un esempio…

Ho una soglia a 350 watt, se mando il corridore a 400 watt, la sua soglia di accumulo di 0,7 millimoli di acido lattico al minuto, so che impiego 5′ per portarlo a saturazione. A quel punto lo tengo lì fino ad esaurimento. In questo modo si abitua a lavorare in acido lattico. Quando poi torno in pianura e lo metto a 280 watt, fa comunque un alto ritmo, ma smaltisce l’acido lattico alla velocità di una millimole al minuto. Qualche giorno fa ho fatto un lavoro simile con un ragazzo: io sullo scooter e lui dietro in bici.

Oltre al dietro motore poi cosa si fa?

Ripetute intense di due, un minuto, 30”… insomma tutte cose intense. Come ho detto i giovani di oggi non hanno problemi con questi lavori, idem biker, pistard e ciclocrossisti, ma gli stradisti puri di vecchia generazione fanno più fatica a sopportarli, anche sul piano mentale.

Quindi la corsa resta il miglior allenamento per la maggior parte dei corridori?

Per il 70% del gruppo sì, altri dico “ni”, perché se dietro alla corsa subentra anche tanto stress bisogna fare una scelta sulle gare da fare. Uno come Roglic che quando si presenta “deve” vincere si capisce bene che non puoi sempre portarlo a correre. Prendi chi ha vinto la Tirreno e poi magari doveva andare al Catalunya. Un conto è fare 75 giorni di corsa “normali” e un conto è farne 50 sempre per dover vincere. Uno che calibrava le corse era Contador che quando andava, andava per vincere.

Noi abbiamo riferimento alle corse a tappe, ma è possibile fare tutto ciò per le corse di un giorno?

No, direi. Se mi dici che punti alla Liegi devi correre anche le gare prima, serve brillantezza subito. Quelle le prepari alla “vecchia” maniera. Magari fai una corsa a tappe di una settimana o cinque giorni e tiri forte in una tappa o due senza stare a pensare troppo alla classifica e allora ti sì ti presenti alla Liegi.

Per Toni, Ganna fa parte di quei pochi corridori che possono allenarsi e vincere subito
Per Toni, Ganna fa parte di quei pochi corridori che possono allenarsi e vincere subito
Quanto fuori soglia si fa i questi allenamenti?

Soprattutto nelle ultime due settimane se ne fa parecchio. Roglic, che mi sembra fosse al Teide prima della Parigi-Nizza, ne ha fatto molto secondo me. Sapete, dobbiamo pensare comunque che parliamo di corridori molto forti proprio perché hanno potenza, sono potenti proprio sui numeri. E sulla base di questi loro valori riescono ad allenarsi meglio. Una volta che hanno ritrovato la capacità di “fare watt” diventano automaticamente anche resistenti. Perché? Perché con tutta quella forza a parità di sforzo gli altri vanno, che so, all’80% e loro al 75%: ecco che durano anche di più e al tempo stesso hanno più margine. Sono proprio impostati diversamente.

Ma si fa solo intensità?

No, alla fine le ore le fanno anche perché è importante “imparare” a stare in sella, a mangiare. Comunque non contano tanto ore o chilometri, che poi alla fine si fanno, ma la qualità. Quando fai dietro motore difficilmente termini con meno di 40 di media il che significa che in 4 ore hai fatto 160 chilometri. Ho visto i volumi della Bahrain Victorious sul Teide: in 16 giorni di ritiro, 12 effettivi di allenamento, hanno fatto un qualcosa come 39.000 metri di dislivello. Se poi devi costruire da zero o quas anche l’aspetto performante, è tutto più difficile. Se devi dimagrire lo è ancora di più. Guardate che queste cose possono farle 7-8 atleti al mondo, non di più.

Chi sono secondo Toni?

Quelli che immaginiamo: Van Aert, Pogacar, Roglic, Pidcock… per l’Italia potrebbe farlo Ganna.

I test degli junior. La Ballerini da Toni

18.01.2021
4 min
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Junior e test. Junior che crescono. Ormai si è ben capito che già da questa categoria non si scherza più. Anzi sempre più spesso da qui si salta direttamente al mondo dei pro’. Tutto è più professionale a partire dalla preparazione.

Lo scorso fine settimana, la Franco Ballerini ha iniziato i suoi test presso il centro di Pino Toni, preparatore che tende una mano a molti team giovanili. Oltre alla squadra diretta da Andrea Bardelli, il coach lucchese segue anche Cps Professional Team, Scap, Uc Empolese… Ma quali sono le differenze con i pro’. Cosa pensano i ragazzi quando entrano in laboratorio? Che test si fanno?

Toni cerca di riportare al millimetro le misure dei ragazzi così da metterli a loro agio
Toni riporta le misure dei ragazzi sul cicloergometro

Il test incrementale

La stagione in qualche modo parte da qui. E’ in seguito ai risultati emersi da questi test che poi allenatori e direttori sportivi stilano il programma di lavoro e successivamente quello delle corse.

«I test sono molti – spiega Toni – ma in questo caso con i ragazzi si fa quello incrementale per estrarre i valori d’intensità a cui lavorare. Con i professionisti si fanno anche quelli metabolici, più complessi». 

Ma come si svolge il test? «E’ il classico incrementale. Prima faccio fare un riscaldamento in cui li porto anche a 3,5 watt/chilo, dipende anche dal peso, ma arrivano fino ai 220-250 watt. Terminato il riscaldamento (e fatto un po’ di recupero, ndr) inizia il test vero e proprio. Si parte da 100 watt e ogni minuto aumentano di 10 watt.

«La durata poi dipende dal soggetto e dal peso. Mediamente si attesta sui trenta minuti, per i ragazzi che pesano sui 65 chili. Ma ci sono atleti con numeri davvero importanti che sono andati anche molto oltre. E infatti una delle domande più ricorrenti dei ragazzi stessi è: quanto ha fatto Sagan? Quanto è durato Contador?».

Stupore sì, riverenza no

Quando arrivano presso il centro Cycling Project Italia i ragazzi non restano insensibili. 

«Il mio studio è particolare – spiega Toni – Ci sono cimeli, trofei e foto di campioni che eseguono i test. Ce n’è una di Frank Vandenbroucke. Il belga fece, credo, il suo ultimo test con me quando venne alla Cinelli di Biasci. C’è la foto di lui con il Leone delle Fiandre sulla spalla che troneggia e vedo che quello scatto suscita sempre un certo effetto. Alcuni sono emozionati, altri no. Quelli più tesi li vedo anche dalle pulsazioni: sono più alte prima d’iniziare che 5′-6′ dopo aver cominciato, quando invece sarebbero dovute aumentare. Pedalando invece si tranquillizzano e via. Salvo casi eccezionali, non è un tipo di tensione che influisce sui risultati.

«Devo dire però che rispetto al passato, i ragazzi hanno meno soggezione di allenatore, dirigente… Hanno più pelo sullo stomaco dal punto di vista del comportamento. Ti vedono più alla pari. Specchio della società? Forse. I social hanno un po’ appiattito tutto».

Valerio Conti da juniores nella Guazzolini Coratti: numeri da campione per il laziale
Valerio Conti da juniores nella Guazzolini Coratti

Conti fuoriclasse

I test che hanno svolto i ragazzi della Franco Ballerini hanno già evidenziato buoni numeri per qualcuno. E questo darà ai giovani ciclisti una bella iniezione di fiducia per iniziare a lavorare sul serio. Tuttavia non sempre si scende dal cicloergometro col sorriso.

«Agli junior non succede spesso però – riprende Toni – perché è il primo test e non hanno riscontri. Può starci che qualcuno si aspetti di più, ma non ci rimangono male. Magari già con i dilettanti può accadere. C’è chi andava molto forte junior e da U23 sperava di migliorare ma così non è stato. In più c’è chi è “animale” da laboratorio e chi da corsa».

Il recente campione europeo, Ponomar, però era “animale” sia sul cicloergometro che sulla bici a quanto pare.

«Anche Tiberi, recentemente, o Butteroni da junior hanno fatto segnare ottime prestazioni. Tra i tanti che ho avuto, Damiano Caruso e Valerio Conti fecero performance di altissimo valore. Conti soprattutto. Valerio veniva qui con il “povero” Antonio Fradusco già da allievo. Aveva un rapporto peso/potenza davvero elevato per quell’età, nella fase intermedia della carriera forse non ha reso come poteva».

Giro Italia

Coach Pino Toni, torna sui rapporti corti

30.12.2020
4 min
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Il tema sui rapporti lanciato qualche settimana fa da Michele Scartezzini non convince del tutto Pino Toni, tecnico e preparatore toscano sempre all’avanguardia. Lo abbiamo chiamato in causa per approfondire la questione e lui non ci ha messo molto a dire la sua.

Prima però riportiamo il passaggio chiave di Scartezzini, così da tenerlo a mente: «Se osserviamo lo sviluppo degli stradisti – diceva Scartezzini – ci si accorge che gli scalatori da 58 chili stanno scomparendo e quelli che fanno classifica sono tutti intorno ai 70 chili. Perché con l’avvento delle compact, più del peso conta la potenza. Se sul Mortirolo riesci a demoltiplicare i rapporti fino a trovare la cadenza che ti fa esprimere al meglio i tuoi watt, non serve essere leggerissimi come quando avevi soltanto il 25».

Matteo Fabbro
Fabbro in salita sfrutta il suo buon rapporto peso/potenza
Matteo Fabbro
Fabbro in salita sfrutta il suo buon rapporto peso/potenza

Intensity factor

Pino Toni analizza da un altro punto di vista la premessa di Scartezzini e riformula il tutto. Nella sua analisi il bilancio energetico ha la priorità rispetto alla scelta dei rapporti.

«Questa teoria non conta nelle corse a tappe e non ha a che fare solo con il rapporto watt/chilo – commenta Toni – Questo rapporto conta nel finale per andare forte in salita, ma il vero problema è che ci devi arrivare alla scalata e questo riguarda soprattutto chi vuol far classifica in un grande Giro. E’ prima di tutto una questione di energia, di quante se ne spendendo nel complesso della tappa: si chiama intensity factor. A quanta “intensità” sei dovuto andare. Faccio un esempio con numeri improvvisati. Un corridore di 51 chili per andare a 45 all’ora sfrutta l’85% del suo potenziale, uno di 65 chili spende il 70% questa differenza moltiplicata chilometro per chilometro, giorno per giorno alla fine è un bel gap. E’ una questione di capacità energetica. Io risparmio tutto il giorno e tu arrivi stanco all’imbocco della salita. Per questo vanno meglio i corridori di un certo peso.

«Vi dico questa. Io seguivo Matteo Fabbro. Nella prima tappa di un Romandia di qualche anno fa c’era da fare una cronoscalata e lui partì con 37,5 di febbre. Ciò nonostante Matteo, leggerissimo, si piazzò nei primi 15. In quel caso contava solo il rapporto potenza/peso».

rapporti
Il pacco pignoni Sram 10-33 che ha fatto discutere tra i pro’, ma desideratissimo dagli amatori
Rapporti
Il pacco pignoni Sram 10-33

Lo sviluppo metrico

Il discorso sulla leva, sui rapporti più corti, magari torna utile in altre situazioni, quando per esempio un velocista o un gregario quel giorno si deve salvare.

«Ecco, in quel caso è chiaro che montare il 34 è meglio – dice Toni – Se devo fare l’Alpe d’Huez per arrivare nel tempo massimo, monto la compatta e faccio più pedalate, risparmio un po’ il muscolo per il giorno dopo. Ma è chiaro che non parliamo più di prestazione.

«Voi di bici.PRO avete tirato fuori qualche giorno fa il discorso delle prime compatte di Fsa usate da Hamilton. Io dico che i rapporti piccoli non vanno incontro agli scalatori. Hamilton vinse perché aveva una clavicola rotta e non poteva fare forza sul “core”, sul sistema incrociato di braccia, busto e gambe. E quindi ha lasciato tutto il lavoro sulle gambe.

«Perché si usano quelle tipologie di rapporti? Perché sono cambiati i percorsi. Si cercano sempre più spesso pendenze estreme che 15-20 anni fa non c’erano. Ai tempi in cui ero in Srm ho fatto molti test e alla fine mi sono accorto che quel che conta è lo sviluppo metrico. Se tu ad un corridore potessi oscurare il rapporto che sta usando, a parità di sviluppo metrico non si accorgerebbe se sta spingendo un 34 o un 39».

rapporti
L’incrocio della catena da evitare: in questo caso 53×28
L’incrocio da evitare: in questo caso 53×28

Incroci e rapporti corti

E pure i corridori della Vini Zabù (e non solo loro) al Giro non avevano gradito molto il 10 al posteriore, pur avendo uno sviluppo metrico quasi identico al 53×11. Quindi un po’ lo sentono eccome.

«Vero, ma in questo caso parliamo in un pignone estremo, talmente piccolo che fa molto attrito. Perché in molti montano il bilanciere Ceramic Speed con le rotelle maggiorate? Perché la catena scorre di più. Si guadagnano 5 watt, con catena nuova. Con il pignone da 10 denti alcuni miei ragazzi hanno perso delle crono, lo dico dati alla mano.

«Un’altro aspetto da valutare è l’incrocio della catena. E’ importante che sia dritta il più possibile. Gli incroci vanno sempre evitati. Anche in questo caso c’è più attrito e più dispersione. Provate a fare le pedalate all’indietro con 53×25 o con il 53×15. Con il 25 la catena prima o poi salta, con il 15 gira “liscia”.

«Non è tanto una questione di demoltiplicazione – conclude Toni – E’il Vo2 Max che libera la potenza. Io dico che alla fine è importante scegliere il rapporto che ti serve e quello lo trovi dall’insieme tra la pendenza, il tuo peso, la tua forza e la tua condizione. E’ quello che ti deve far spingere al meglio».