Mattia Furlan cittì della BMX. Arriva il tempo del raccolto…

02.05.2025
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Da quest’anno Mattia Furlan è il nuovo responsabile tecnico del settore racing della BMX. Uno dei nuovi volti deciso dal “restyling” federale, che ha coinvolto molte cariche a cominciare da quella di cittì della nazionale su strada, ruolo affidato all’esperienza di Marco Villa. Furlan ha preso il posto di Tommaso Lupi all’indomani delle Olimpiadi di Parigi e della grande prestazione di Pietro Bertagnoli, arrivato alle soglie della finalissima cogliendo un clamoroso 9° posto.

Furlan ha raccolto il testimone sapendo che quello non è stato un punto di arrivo, ma la partenza di un nuovo viaggio che ha obiettivi quanto mai ambiziosi e l’ex biker, alla base delle fortune del BMX Creazzo (uno dei club più blasonati del panorama italiano) ne è consapevole.

Mattia Furlan ha assunto quest’anno il ruolo di guida del settore racing della BMX federale
Mattia Furlan ha assunto quest’anno il ruolo di guida del settore racing della BMX federale

Si parte sempre dalle società

«La prima cosa che ho notato nel mio nuovo incarico – spiega – è stata l’estrema disponibilità delle società a sposare i miei piani. Sono stato subito molto chiaro, diversificando l’attività in due gruppi strettamente concatenati. Da una parte i giovanissimi, fino alla categoria allievi, dall’altra i ragazzi appartenenti alle categorie “championships” che stanno già affrontando la stagione con risultati peraltro lusinghieri. Le società hanno compreso i fini del mio lavoro e mi sono venute incontro come meglio hanno potuto. In particolare per i giovani».

Nei tuoi programmi eri stato particolarmente incisivo sul discorso relativo alle categorie più piccole e alla loro importanza…

Sono alla base di tutta l’attività, ma le difficoltà per praticare la BMX sono molte, anche più di coloro che sono un po’ più cresciuti perché bisogna condividere lo sport con la scuola e gli impegni familiari. Non potrò mai ringraziare abbastanza i genitori che si sacrificano per permettere ai figli di seguire i nostri calendari. Noi d’inverno avevamo stabilito di fare un paio di sessioni a Verona e, per non intralciare il cammino scolastico, abbiamo programma i weekend per l’attività di lavoro. Ogni sabato e domenica vedevamo ragazzi arrivare dalle zone più disparate del nord. Ora con l’attività partita e la scuola che arriva ai suoi snodi, possiamo prevedere un incontro al mese, ma vedo che i ragazzi fanno comunque allenamento e questo va bene. L’importante è avere un momento di verifica.

Francesca Cingolani ha vinto in Coppa Europa fra le Under 23 ed è chiamata a riportare la bmx italiana fra le elite
Francesca Cingolani ha vinto in Coppa Europa fra le Under 23 ed è chiamata a riportare la bmx italiana fra le elite
Secondo te la BMX sta diventando anche culturalmente quello che è in altri Paesi, ossia la base per l’attività, il primo contatto con tutto quel che riguarda le due ruote per i bambini?

Ci si sta arrivando. Non avremo probabilmente mai i numeri di praticanti della Francia, ma è indubbio che si sta smuovendo qualcosa. Ad esempio abbiamo stretto un forte rapporto con il cittì della nazionale di Mtb Mirko Celestino che ha portato i suoi ragazzi a San Giovanni Lupatoto per fare esperienza anche sulla BMX. Ma che spiri un’aria nuova lo avevo capito anche prima di assumere il nuovo incarico, quando agivo a Creazzo e vedevo molte scuole ciclistiche sia su strada che di MTB che portavano i loro giovanissimi a fare sessioni di allenamento in BMX. Si comincia così…

Hai l’impressione che la prestazione di Bertagnoli a Parigi sia stata uno spartiacque per l’intera storia del bmx italiano?

Io a Parigi c’ero, a condividere il lavoro, le emozioni, le gioie di Lupi, Pietro e di tutto il gruppo azzurro. E’ stato qualcosa di emozionante e unico, ha dato un risalto alla disciplina che non c’era mai stato prima e ho avuto netta la sensazione che, al di là del risultato, sia stata percepita la sua portata storica, che chiaramente con un pizzico di fortuna e il suo ingresso in finale sarebbe stata ancora maggiore. Si è creato un clima virtuoso e mi fa piacere che protagonista sia stato proprio Bertagnoli, campione non sempre fortunato e che con la sua storia rappresenta un grande esempio.

Da lì si è vista una nazionale diversa e nelle prime prove del 2025 i risultati sono arrivati, soprattutto con elementi sempre diversi…

Questo è l’aspetto che mi piace sottolineare. Io arrivando ho alzato l’asticella, ho posto chiari obiettivi in termini di risultati perché sono nelle nostre corde e stanno finalmente arrivando. Il livello del nostro gruppo è alto, bisogna tradurlo in qualcosa di tangibile. Il terzo posto di Sciortino a Verona (la partenza in apertura, Photobicicailotto), nella seconda tappa di Coppa Europa è il fiore all’occhiello, ma abbiamo portato a casa piazzamenti importanti anche con l’indomabile Fantoni, con il giovane Groppo, con l’altro U23 Pasa. Radaelli merita poi un discorso a parte.

Che cosa puoi dire del campione dell’ex mondo juniores?

Sta crescendo in maniera esponenziale. E’ un under 23, ma per precisa scelta lo stiamo facendo gareggiare fra gli elite per abituarsi al massimo livello e in più di un’occasione è già arrivato vicino all’ingresso in finale. Io voglio che tutti i ragazzi si sentano fortemente responsabilizzati nell’indossare la maglia azzurra, sappiano che cosa significa. Ma attenzione, perché qualcosa si muove anche a livello femminile, con la Cingolani che si conferma un riferimento fra le U23 con una vittoria e un quarto posto a Verona. Lei a Zolder non ha gareggiato per scelta tecnica, la rivedremo nelle prossime tappe.

Martii Sciortino, a destra, capace di salire sul podio nella seconda prova veronese (Photobicicailotto)
Martii Sciortino, a destra, capace di salire sul podio nella seconda prova veronese (Photobicicailotto)
Il vostro lavoro è chiaramente orientato verso l’appuntamento di Los Angeles 2028. Pensi che in questo lasso di tempo l’Italia possa diventare una delle nazioni di riferimento?

Se non ci credessi non avrei assunto questo incarico. Dobbiamo pensare che risultati come quelli di questo inizio stagione, ma anche le finali a livello mondiale, devono diventare la norma, la base perché allora anche il grande exploit diverrà possibile. Noi abbiamo un livello molto alto, in nazionale come anche nei principali club. Ora è fondamentale averne sempre più la consapevolezza e presentarsi ai grandi eventi senza paura e con una grande fame di successo.

Nazionale BMX, il CT Lupi se ne va. Le ragioni dell’addio

03.01.2025
8 min
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La prima volta che parlammo con Tommaso Lupi, CT della nazionale di BMX, fu a febbraio 2021 nel velodromo di Montichiari. Dato che i giganti mondiali della velocità hanno trascorsi nella BMX, si era pensato di prendere le misure ai nostri azzurri. Alla fine infatti Matteo Tugnolo saltò il fosso e passò alla pista, conquistando il Team Sprint agli europei di Anadia del 2023. Erano anche i giorni della rincorsa alle Olimpiadi di Tokyo, cui l’Italia arrivò grazie al crescendo di Manuel Fantoni.

Oggi, dopo aver guidato la nazionale anche alle Olimpiadi di Parigi, Tommaso Lupi ha deciso di dare le dimissioni (in apertura foto @navadanet). Una scelta personale e non di rottura, come egli stesso tiene a precisare. Tuttavia lo abbiamo sentito per capirne le ragioni.

Il risultato di Bertagnoli alle Olimpiadi di Parigi è storico per l’Italia: finale mancata di un soffio
Il risultato di Bertagnoli alle Olimpiadi di Parigi è storico per l’Italia: finale mancata di un soffio
Iniziamo da un bilancio della tua gestione?

Per il mio carattere è positivo, ma non come volevo. Abbiamo fatto tante cose, vissuto una bella crescita, ricostruito la struttura di lavoro e di questo sono molto contento. Nel 2017-2018 ero collaboratore tecnico del CT Francesco Gargaglia. Avevo un mio team privato, con solo due atleti, totalmente supportati da noi. Il team viveva di sponsorizzazioni come le realtà più grandi. Tutto nasceva dalla mia grande passione per MotoGP e la Formula 1. Mi dissi: perché non proviamo a portare qualcosa di simile nel BMX italiano?

La nazionale quando arriva?

Dopo la formazione federale del 2017 e 2018, fondamentale per capire come funzioni la macchina, nei primissimi giorni del 2019 mi hanno chiesto di prendere in mano il settore. Da un lato ero preoccupato della responsabilità, dall’altro piacevolmente sorpreso dalla fiducia. La prima riunione si è fatta a Verona. Abbiamo presentato il progetto che in parte era già stato impostato dal CT precedente. Da quello siamo partiti e abbiamo costruito la stagione partendo dai training camp invernali.

Se non ci fosse stato il Covid e le Olimpiadi si fossero fatte nel 2020, avresti avuto un anno e mezzo per prepararle?

Ricordo di aver perso qualche chilo. Ero più giovane e inesperto, in un mondo dove l’età media era molto più alta. Un conto era fare il collaboratore, ben altro decidere, muoversi tra gli uffici, le autorizzazioni, le richieste e ovviamente seguire il budget. La pressione cresce, ma è stata una scuola sul campo, come piace a me. Una gestione in cui ti devi scontrare con mentalità differente dalla tua, renderti conto che una decisione deve passare per dieci uffici differenti. Non ti puoi aspettare le tempistiche di un team privato, devi adattarti e muoverti con mesi di anticipo.

Febbraio 2021, il gruppo della BMX a Montichiari provando le discipline veloci della pista
Febbraio 2021, il gruppo della BMX a Montichiari provando le discipline veloci della pista
Che cosa rimane del progetto BMX/velocità?

Si è arenato, credo che in pochissimi ci abbiano creduto. Non è stato percepito come qualcosa di interessante, io al contrario sono spesso in pista perché continuo a crederci. Probabilmente ad alcuni non piaceva, ci può stare che un atleta sia indirizzato esclusivamente sulla BMX o su altre discipline. Sarà una coincidenza, però all’estero vedo diversi atleti che in questo inverno post Olimpiadi si stanno approcciando al velodromo. Qui non ha preso piede come pensavo. Quando ci vedemmo la prima volta in velodromo, c’era ancora un bel gruppo. Ero io che convocavo, quello era il progetto: dentro o fuori. 

Detta così non suona benissimo…

Ovviamente non abbiamo obbligato nessuno. Se uno aveva i propri programmi e non ci credeva, okay. Ma chi iniziava, avrebbe dovuto seguire i vari step. Ecco perché avevamo ipotizzato una tipologia di allenamento in base ai giorni della settimana e ai programmi personali. Quando poi Ivan Quaranta ha avuto la delega, abbiamo alzato il ritmo. All’inizio mi ero rapportato con Villa, che però chiaramente aveva un focus quasi totale sull’endurance. Con Quaranta e la collaborazione con Bragato, siamo riusciti a impostare un’idea di lavoro e poi l’operatività.

Il primo ciclo olimpico è durato un anno e mezzo, il secondo tre: si poteva fare diversamente oppure è andato tutto come doveva andare?

Il 2019-2021 con il Covid di mezzo è stato veramente una corsa contro il tempo. C’era da prendere in mano un progetto avviato, una squadra da bilanciare fra atleti molto esperti e altri che erano appena entrati. A livello di punteggio i veterani hanno combattuto sino alla fine, quando grazie a Fantoni e le due finali di Coppa del mondo a Bogotà abbiamo confermato la qualifica per Tokyo. In quel biennio siamo andati a cercare punti anche a una singola gara C1 in Thailandia. Abbiamo grattato tutto quello che si poteva, è stato un periodo tosto, ma anche elettrizzante. Forse sono stati fatti degli errori di valutazione, magari era meglio puntare su altre tipologie di gare e rinunciare a una World Cup, che però ha punti più pesanti. Ci abbiamo sempre creduto e rientrando dalla Colombia avevamo addosso la sensazione di esserci qualificati.

Dopo le ottime prove in Colombia, Fantoni conquistò un posto per Tokyo
Dopo le ottime prove in Colombia, Fantoni conquistò un posto per Tokyo
Sono stati cinque anni di risultati in crescendo?

Già nel 2020 abbiamo cominciato a fare podi e vittorie in Coppa Europa con gli juniores e podi sfiorati con gli elite, dove comunque abbiamo sempre faticato di più perché è la top class. Risultati arrivati anche grazie alla collaborazione con il Team Performance di Bragato. Ricordo un giorno d’estate che ci sedemmo su una panchina a Padova e gli chiesi di fare una fotografia scientifica di questo modello di prestazione, perché partendo da quello, avremmo potuto dare una linea di lavoro. Gli atleti hanno sempre avuto libertà di lavorare con i propri preparatori, ma l’idea era almeno di dare un’impronta. Credo che questa collaborazione abbia portato i suoi frutti. Per esempio con Tugnolo, che per noi era un top rider giovane, che ha dato il suo contributo anche per i risultati della pista.

Poi ci sono state le prestazioni di Fantoni che hanno aperto la porta ai più giovani…

Due settimane dopo Tokyo eravamo già a Papendal e abbiamo vinto il mondiale juniores con Radaelli negli juniores, con Tugnolo al quarto posto, ma poteva essere tranquillamente un podio. Nel 2022 abbiamo preso un bronzo juniores con Fendoni agli europei di Dessel, nello stesso posto dell’argento di Gargaglia, Sciortino e Fantoni del Team Time Trial. Poi mi piace anche sottolineare le prove di Francesca Cingolani fra le U23, atleta argentina con passaporto italiano che abbiamo accolto in maglia azzurra. Ci è sfuggita di un soffio la qualifica olimpica, ma lei ha continuato a fare podi nelle World Cup. E poi è venuto il bronzo di Frizzarin ai mondiali di Glasgow 2023. Tra l’altro mi ricordo la scena…

Quale scena?

C’erano anche Dagnoni, Amadio e il segretario generale. Le tribune erano sulla linea di arrivo e si sono visti il colpo di reni al fotofinish con cui Frizzarin ha preso il bronzo. Quel giorno era passato a salutarci anche Ganna e si era messo sui rulli a pedalare con la BMX. Nel 2024, abbiamo avuto una semifinale nella World Cup Elite in Nuova Zelanda, quindi le prestazioni di Martti Sciortino, attuale campione italiano e riserva olimpica a Parigi. Un altro argento del Team Time Trial elite a Verona con Gargaglia, Sciortino e Fantoni. E poi ovviamente la ciliegina delle Olimpiadi di Parigi.

Agli europei di Verona del 2024, argento azzurro nel Team Relay con Fantoni, Sciortino e Bertagnoli (foto Matteo Gerolimon)
Agli europei di Verona del 2024, argento azzurro nel Team Relay con Fantoni, Sciortino e Bertagnoli (foto Matteo Gerolimon)
Un gran risultato?

Il migliore di sempre per il BMX italiano. Un nono posto e la finale olimpica sfiorata per soli due punti da Pietro Bertagnoli, che arrivava da un percorso di grandi infortuni, ma non ha mai mollato. Ha sempre investito anche privatamente per rientrare in squadra e ha chiuso il 2024 con un’Olimpiade che ci ha fatto veramente sognare.

Allora perdona: perché dimettersi e non pensare a Los Angeles?

Ho bisogno di stimoli e la certezza di portare avanti i miei progetti. Non pretendo di fare tutto come voglio, perché nel mondo del lavoro non è così. Però ho bisogno della grinta che mi fa svegliare la mattina sapendo di avere i miei programmi ed essere tranquillo nel lungo termine come posizione lavorativa. Purtroppo sono mancate entrambe le cose. Ho tante idee, sto sviluppando nuovi progetti in ambito sportivo, come consulenza, supporto e organizzazione. Un ruolo che, pur non avendo nessuna esclusiva con la Federazione, non avrei potuto portare avanti.

Perché?

Un po’ per etica professionale e per il tempo che non avrei avuto. Accettando di fare il cittì, ho tagliato le mie collaborazioni private del 90 per cento. Quando vesti quella maglia, è importante non avere alcun tipo di condizionamento. Non sarebbe stato rispettoso nei confronti dei ragazzi continuare con meno energia. E’ importante essere al 100 per cento del focus, della lucidità, dell’energia. E poi non nascondo che a livello anche di posizione lavorativa avrei voluto qualcosa in più.

Francesca Cingolani ha mancato la qualifica olimpica davvero per poco (@navadanet)
Francesca Cingolani ha mancato la qualifica olimpica davvero per poco (@navadanet)
La BMX ti è parsa un settore tenuto in considerazione?

Con la gestione attuale, è stata rivista e rinforzata. C’è stata una maggiore esposizione. Il presidente è venuto con me di fronte a istituzioni o politici di vari Comuni per provare a sviluppare dei progetti. Purtroppo sappiamo che quando lavori con le Istituzioni, non c’è niente di facile. Il mio obiettivo era anche quello di sviluppare degli impianti in Italia. Siamo arrivati molto vicini ad averne uno in Veneto e uno in Toscana, però purtroppo non abbiamo concluso per volontà non nostre. Ovviamente nei miei sogni ci sarebbe una Federazione che investa nella BMX anche sul territorio, a livello di tesseramento e promozione, non solo sulle nazionali. Anche perché in tanto parlare di sicurezza, la BMX e la pista sono fra i pochi posti davvero sicuri.

E’ stato fatto un tentativo di tenerti?

Io ero abbastanza deciso, dico la verità, però nel mondo del lavoro è giusto sedersi a tavolino e parlarne. A Dagnoni ho detto che, a prescindere dalle mie dimissioni da cittì, sono disponibile per altri ruoli in Federazione. Non mi tiro indietro, se ci sono le condizioni parliamone. E nel frattempo vorrei essere libero di muovermi. Sto ricostruendo un gruppo di lavoro privato per quanto riguarda la preparazione, non solo BMX ma anche pista e qualcosa di ciclismo. Sto facendo diversi meeting per consulenze sportive anche all’estero. Vedo un futuro di grande lavoro, come piace a me nel mondo dello sport o nel mondo corporate. Ho parlato per consulenze con persone che hanno aziende di tutt’altro settore, ma per scaramanzia altro non dico. Ma la BMX sarà sempre parte di me.

Solo cadendo si può risorgere. L’esempio di Bertagnoli

13.07.2024
5 min
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A tenere alto l’onore della bmx italiana a Parigi 2024 sarà Pietro Bertagnoli, veronese di 24 anni, erede di quei De Vecchi e Fantoni che hanno già calcato le scene olimpiche e nel suo animo c’è il sogno neanche troppo segreto di lasciare il segno, almeno come fece De Vecchi capace di approdare alle semifinali a Londra 2012 mancando di poco l’ingresso fra i magnifici 8.

La sua scelta è stata molto difficile, perché in un movimento che è andato svecchiandosi e progredendo in questo quadriennio accorciato, sono stati tanti a mettersi in mostra, dall’iridato giovanile Radaelli all’altro giovane promettente Sciortino fino al mai domo Fantoni. Bertagnoli, come raccontato dal cittì Lupi, ha anche dovuto far fronte a brutti incidenti come quello dello scorso anno ai tricolori, ma ha saputo sempre risollevarsi e questa convocazione può da un lato avere il sapore di un premio, dall’altro però è anche la dimostrazione che bisogna crederci sempre.

Pietro Bertagnoli è nato il 22 agosto 1999. Con Fantoni e Sciortino ha vinto l’argento europeo a squadre nel 2024
Pietro Bertagnoli è nato il 22 agosto 1999. Con Fantoni e Sciortino ha vinto l’argento europeo a squadre nel 2024

«La Bmx è mia compagna da sempre – racconta il veneto tesserato per la società francese Saint Brieuc Bmxho iniziato a 5 anni dopo che mio padre mi aveva portato all’impianto di Montoro, uno dei principali del Triveneto e non solo. Fino a 10 anni però mi sono diviso con il calcio, anche perché mio padre è allenatore, ma poi erano un po’ troppi impegni, capitava anche che avevo allenamenti da una parte e dall’altra così ho dovuto scegliere e ho optato per le due ruote».

Hai mai avuto la voglia di passare a un’altra specialità?

Se parliamo di ciclismo no. Un po’ mi solleticava l’idea di dedicarmi al motocross, ma a parte i costi non ho trovato molta disponibilità in casa…

Fondamentale nella scelta di Bertagnoli per Parigi è stato il 5° posto agli europei
Fondamentale nella scelta di Bertagnoli per Parigi è stato il 5° posto agli europei
D’altronde anche la tua carriera nella bmx è andata avanti con molti infortuni…

Dal 2013 posso dire che non ci sia stata una stagione senza qualche intoppo. Qualcuno è stato anche importante, pesante da recuperare. Io però sono sempre rimasto sul pezzo, troppa era la mia passione per la bmx, ma certamente questi infortuni hanno rallentato la mia crescita e mi chiedo spesso senza di loro dove sarei potuto arrivare in questo frattempo.

Nella tua scelta pensi abbia pesato il fatto che sei già Elite e hai potuto affrontare i big della specialità?

Io credo che sia importante e che soprattutto sia stato fondamentale in questi anni aver introdotto la categoria Under 23. E’ vero che la bmx è uno sport giovane, dove gli juniores spesso gareggiavano e vincevano anche contro i più grandi, ma io resto dell’opinione che la crescita debba sempre avvenire per gradi e la categoria U23 aiuta in tal senso. Io poi ci ho militato un anno vincendo un paio di gare della Coppa del mondo in Turchia, poi sono passato, ma quell’esperienza è stata utile. Il salto diretto possono farlo solo quei 2-3 fuoriclasse, esattamente come succede nel ciclismo su strada.

Il veronese ha iniziato prestissimo, senza mai abbandonare la bmx, spostandosi anche in Francia per la sua attività
Il veronese ha iniziato prestissimo, senza mai abbandonare la bmx, spostandosi anche in Francia per la sua attività
Come sei arrivato alla selezione?

Lo scorso anno, dopo l’infortunio ai campionati italiani sono rimasto fermo da luglio a novembre, poi c’era da prepararsi in fretta perché con la stagione olimpica tutto era anticipato e già a gennaio in Nuova Zelanda c’erano prove di Coppa del mondo. La condizione è andata man mano crescendo fino al 5° posto assoluto agli europei di Verona. Poi è arrivata la notizia del ripescaggio e quindi della convocazione per Parigi.

Il torneo olimpico sarà però ben diverso da quello delle normali prove titolate…

Sì, sarà articolato in due giorni. Nella prima si svolgerà il primo turno qualificativo che promuoverà i migliori 12 atleti, poi si svolgerà il repechage che ne qualificherà altri quattro. Il giorno dopo si tornerà al tabellone normale con le due semifinali e la finale, il tutto in notturna e questo è un altro fattore da non sottovalutare.

Il veneto corre per il team francese Saint Brieuc Bmx con il campione europeo Pirard
Il veneto corre per il team francese Saint Brieuc Bmx con il campione europeo Pirard
C’è però un’altra, importante differenza, nel senso che sia i quarti di finale che le semifinali si svolgeranno su 3 manche, con classifica in base ai punteggi ottenuti. Questo quanto incide?

Può sembrare strano ma poco, perché nella bmx non puoi stare lì a fare calcoli, devi solo spingere a tutta e cercare di arrivare sempre davanti. Sono due giri secchi per ogni gara, devi puntare a imboccare le curve e i salti per primo e emergere a ogni giro. La classifica è una conseguenza, se sbagli una manche è difficile riuscire a recuperare anche un quarto posto…

Che cosa ti aspetti?

Io non mi pongo particolari obiettivi, spero solo di andare lì e fare il meglio, dimostrare quel che so fare. Se tutto andrà bene e ci sarà anche l’aiuto della fortuna, potrò andare lontano. Poi in una finale può succedere di tutto come le edizioni precedenti hanno dimostrato. Certo contro lo squadrone francese sarà dura per tutti, hanno 3 atleti e sono tutti candidati alla medaglia d’oro.

Anche la bmx azzurra ai Giochi. Per Lupi non è un caso

11.07.2024
5 min
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Manca ancora qualche giorno all’inizio dei Giochi Olimpici di Parigi 2024, ma già qualche record la delegazione italiana lo ha fatto segnare, come quello delle 403 qualificazioni, totale raggiunto a dispetto di soli 4 sport di squadra presenti, oppure per il fatto che tutte le federazioni di sport individuali hanno piazzato propri atleti. Il ciclismo ha trovato un ingresso in extremis anche nella Bmx racing, con una riallocazione, ma su questo punto il cittì Tommaso Lupi ci tiene a chiarire.

Il fatto è che l’Italia ha potuto usufruire della mancata risposta alla quota riservata all’universality place, ossia la nazione presente su invito, per dare impulso alla disciplina in quel dato Paese. Si è così scesi di un posto nel ranking e l’Italia, che era la prima Nazione esclusa, è potuta rientrare.

Il torneo olimpico di Bmx sarà articolato su due giorni, l’1 e il 2 agosto
Il torneo olimpico di Bmx sarà articolato su due giorni, l’1 e il 2 agosto

Qualificazione meritata

Lupi, come detto, ci tiene a sottolineare però che la qualificazione è stata più che meritata: «Siamo rimasti a lottare con la Germania per l’ultimo posto utile – spiega – fino all’ultimo giorno. Da una parte avevamo anche il vantaggio di correre gli europei in casa a Verona, dall’altro però abbiamo avuto anche una serie di infortuni che ci hanno osteggiato per tutto il cammino di qualificazione.

«Io ho spronato i ragazzi perché so che lo sport è imprevedibile, anche se alla Coppa del mondo di Tulsa abbiamo perso terreno dai tedeschi potevamo ancora farcela, ma anche quando il cammino si è concluso sono rimasto ottimista perché studiando il regolamento avevo capito che nessun Paese rispondeva ai canoni per la wild card, quindi potevamo rientrare e così è stato».

L’Italia torna così nel consesso olimpico dopo l’esperienza di Fantoni tre anni fa a Tokyo. Rispetto ad allora che cosa è successo?

E’ successo che siamo cresciuti, avendo puntato con forza sui giovani pur tenendo dentro l’esperienza preziosa di Giacomo e di altri. Abbiamo lavorato sulla programmazione stagionale trovando più o meno collaborazione in base anche ai caratteri dei singoli. Avremmo anche potuto fare di più, un po’ di fortuna ci è mancata, ma la crescita è stata evidente e continua per piccoli step con un occhio puntato verso Los Angeles 2028.

Sciortino e Bertagnoli, rimasti in ballottaggio fino all’ultimo per un posto a Parigi 2024
Martii Sciortino sarà la riserva di Bertagnoli per la trasferta olimpica
Sarà quella la prima Olimpiade dove andare non solo per essere presenti ma anche con ambizioni?

Io ambizioni le nutro anche per Parigi, perché la Bmx è uno sport strano, non puoi mai sapere prima come finirà. Bisogna andare in gara per far bene, con la “cazzimma” giusta e sono sicuro che Pietro Bertagnoli, proprio per i suoi trascorsi ce l’ha.

Perché è stato scelto lui?

Premetto che la scelta di chi portare a Parigi è stata la più difficile di tutta la mia carriera di tecnico. Pietro a 24 anni ha subìto tanti infortuni, ma ha sempre trovato la forza di rialzarsi e questa sua energia innanzitutto psicologica e mentale è stata coinvolgente. Agli italiani dello scorso anno aveva avuto un grave incidente, ma è stato anche molto veloce nella ripresa e agli europei di quest’anno con il suo 5° posto assoluto ha dato un contributo importante alla classifica. Inoltre a questa qualificazione ci credeva, ha addirittura preso parte alla gara in Australia pagandosi il viaggio. So che può fare bene.

Toccherà a Pietro Bertagnoli tenere alto il vessillo azzurro nel torneo olimpico
Toccherà a Pietro Bertagnoli tenere alto il vessillo azzurro nel torneo olimpico
In questi tre anni però sono arrivati anche squilli mai ottenuti prima, come il titolo mondiale junior di Radaelli e il podio di Frizzarin. Perché non si è pensato a loro?

Per questo dico che la decisione è stata difficilissima… Radaelli è ancora under 23 e Frizzarin è parimenti giovanissimo, vincere nelle categorie è importante, ma quando sali fra gli elite è un ulteriore step da scalare. Diversi meritavano la chance, ma io potevo sceglierne uno: è la legge oscura dei Giochi. Pietro mi ha dato risposte nel corso degli anni attraverso costanza di risultati a dispetto delle difficoltà.

Un dato del quale spesso si parla a proposito della bmx è la sua propedeuticità: negli altri Paesi è ritenuta la base assoluta dell’attività su due ruote, qui si comincia a fare breccia nella cultura ciclistica e a vederla in tal senso?

Questo è un tasto importante. La bmx è davvero la base tecnica dalla quale tutto può scaturire e la Francia lo dimostra. Noi pian piano ci stiamo arrivando attraverso molti passaggi, come la collaborazione stretta con il settore della velocità su pista, ma anche come l’attenzione che i media ci riservano e devo dire come www.bici.PRO sia stato il primo a darci spazio. C’è certamente molto da fare, servono più impianti, serve un’attività più capillare, la consapevolezza di avere alle spalle una federazione che sta investendo fortemente sul settore mi fa essere ottimista.

Niek Kimmann, l’oro di Tokyo 2020 messo fuori gioco da un grave infortunio
Niek Kimmann, l’oro di Tokyo 2020 messo fuori gioco da un grave infortunio
A Parigi tutti dicono che la Francia dominerà la scena, non solo per il fatto di correre in casa. La pensi anche tu così?

Detto che le gare di bmx sono sempre imprevedibili, appare davvero difficile che la Francia fallisca ancora. Tre anni fa a Tokyo misero tre atleti in finale, eppure non portarono a casa neanche una medaglia, mi pare arduo che la cosa si ripeta. Hanno un serbatoio di campioni inesauribile e oltretutto il principale avversario, l’olandese Niek Kimmann che era campione uscente e aveva vinto a Tulsa si è infortunato e non ci sarà. Dovranno sapersi gestire, ma credo proprio che li vedremo davanti a tutti.

Bmx, la culla del ciclismo: vediamo le carte del cittì Lupi

12.11.2021
5 min
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Nei primi giorni di questa settimana, la Bmx si è sentita per la prima volta parte del ciclismo italiano. Niente di cui stupirsi, dato che il meeting di Milano in cui la Federazione ha riunito i tecnici federali è stato il primo in cui siano state davvero coinvolte tutte le componenti. Per questo Tommaso Lupi, che della specialità è il commissario tecnico, mostra evidente soddisfazione.

«Avevamo avuto occasioni di scambio con le altre discipline del fuoristrada – dice – mai tutti insieme. L’ho trovato molto produttivo. Ho parlato con Roberto Amadio che secondo me ha dato un plus concreto e mi ha fatto un’ottima impressione, perché è un uomo di poche parole e tanti fatti».

Momento del meting dei tecnici federali a Milano a inizio settimana (foto Fci)
Momento del meting dei tecnici federali a Milano a inizio settimana (foto Fci)

Prima volta in velodromo

Il primo contatto con Lupi lo avemmo a febbraio, quando ci fermammo a Montichiari incuriositi dalla presenza dei chiassosi atleti della Bmx nel tempio silenzioso del ciclismo. Si sperava ancora nella qualifica di Fantoni per le Olimpiadi di Tokyo e si trattava di un mondo davvero da scoprire. Poi “Jack” alle Olimpiadi c’è andato e nei mesi successivi Radaelli ha vinto i mondiali juniores a Papendal (con Lupi nella foto di apertura), mentre nel round turco di Coppa del mondo sono arrivati due vittorie e un podio.

La stagione si è chiusa il 31 ottobre, agli atleti sono stati lasciati dieci giorni di stacco e poi sarà tempo di ripartire. Nel frattempo, approfittando della sosta, chiediamo a Lupi di tracciare un bilancio e guardare in avanti.

Ci si poteva aspettare che sarebbero venuti questi risultati?

Con gli under 23 si poteva immaginare. Per la categoria è stato un debutto non ufficiale, dovrebbe diventarlo il prossimo anno. Sapevamo di avere un’ottima squadra juniores e i risultati lo hanno confermato. I ragazzi stanno crescendo bene anche a livello fisico. Atleti che con la bici ci hanno sempre… giocato, disponendo di un pacchetto tecnico notevole. Adesso hanno aggiunto anche i cavalli. Adesso nelle competizioni internazionali, la squadra italiana è una delle più osservate.

Dieci giorni di stacco e poi?

E poi, con i calendari ancora approssimativi in attesa che Uci e Uec li ufficializzino, a fine novembre faremo tre giorni di test fisici con il pool tecnico di Diego Bragato e Marco Compri.

Giacomo Fantoni ha infine ottenuto la qualifica per Tokyo nel suo ultimo anno di attività
Giacomo Fantoni ha infine ottenuto la qualifica per Tokyo nel suo ultimo anno di attività
Ci eravamo incontrati in pista, ma la pista adesso è chiusa…

E a me dispiace molto, perché mi sarebbe piaciuto inserire un allenamento in pista una volta alla settimana con il supporto di Marco Villa. Però abbiamo parlato per vedere se si può infilare qualcuno dei nostri in eventuali raduni dei pistard, ma prima di progettarlo abbiamo bisogno di organizzare il settore. I tre allenamenti di febbraio diedero ottimi risultati.

Del resto anche un fenomeno della velocità come Harrie Lavreysen viene dalla Bmx e lo rivendica con orgoglio…

Infatti anche i miei ragazzi hanno il sentore di sviluppi interessanti, che noi come tecnici dobbiamo supportare. Conoscono bene il percorso tecnico di Lavreysen, quello che in Italia ha limitato questo tipo di scambio è il fatto che non ci sia da tempo un team della velocità. Non è un’accusa, è un fatto. Non sapendo con chi interfacciarti, non potevi iniziare nessuna collaborazione.

Secondo te ci sarebbe qualcuno dei tuoi interessato alla pista?

Decisamente sì. Stavamo addirittura per concretizzare la prova di due ragazzi per gli europei ad agosto, ma poi non se ne è fatto nulla. Sinceramente come tecnico e con la massima obiettività, anche se potrei sembrare di parte, dico che la Bmx è un’ottima fonte di approvvigionamento di atleti completi sotto tutti i punti di vista, tecnico e atletico.

Quindi, prossimo step i test fisici e poi?

Test fisici dal 26 al 28 novembre coinvolgendo anche gli junior. Poi faremo dei training camp in Italia o all’estero, magari su piste che ospiteranno la Coppa del mondo. E poi vorrei finalmente aprire il settore femminile, sul quale siamo tanto in ritardo. Vorrei creare un gruppo di lavoro indipendentemente dal livello tecnico delle ragazze. E’ un’urgenza e per costruire un movimento dovremo partire da una base larga.