E se Gilbert passasse le consegne ad Oldani?

23.04.2021
4 min
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Correre in Belgio con la maglia della Lotto Soudal è una bella responsabilità. Un onore, sicuramente, ma anche un “onere” se vogliamo. Con quei colori non sei uno qualunque. E Stefano Oldani lo ha capito bene. Specie da quando quella maglia la indossa anche Philippe Gilbert.

Proprio dieci anni fa, in questa settimana, il vallone mise a segno una tripletta tutt’ora storica: Amstel, Freccia e Liegi. Tre nomi che si rincorrono come una filastrocca e che Philippe infilò con tre sprint da capogiro. Stefano magari era piccolo all’epoca, ma questa storia deve averla sentita. Anzi proprio Gilbert gli ha raccontato qualcosa in merito, come vedremo.

Stefano Oldani (23 anni) ha nelle gambe già 31 corsa di corsa
Stefano Oldani (23 anni) ha nelle gambe già 31 corsa di corsa

Oldani stakanovista

«La mia stagione sta andando bene – racconta Stefano – ho corso tanto finora, quindi adesso sono un po’ stanchino e infatti non dovrei più correre prima del Giro d’Italia. E non che il Giro non fosse in programma, solo che non erano previste altre corse, come i Paesi Baschi. C’è stato qualche caso di Covid e sono stato richiamato.

«Quando ti trovi poi a dover riposare prima di un evento così, c’è poco da fare nelle due settimane che restano: qualche richiamo per riattivarmi, ma nulla di più. Qualche lavoretto di brillantezza per tenere la fiamma accesa, come la chiamiamo noi. Devi stare attento a mangiare. Sai che non devi abbuffarti soprattutto nei giorni in cui non tocchi la bici. Però è importante concedersi anche qualche piccolo sfizio, perché poi in quelle tre settimane non puoi sgarrare». 

Al via della Freccia, Oldani e Gilbert (alle sue spalle) sono andati insieme al foglio firma
Al via della Freccia, Oldani e Gilbert (alle sue spalle) sono andati insieme al foglio firma

Verso il Giro

«L’obiettivo – riprende il lombardo – è una vittoria di tappa o perlomeno un podio, l’anno scorso ho fatto due buoni piazzamenti. Quest’anno voglio essere più competitivo sui miei percorsi, quelli più duri con arrivi ristretti ma non voglio crearmi troppi film in anticipo. 

«Come squadra andremo all’attacco com’è nella filosofia della Lotto. Ci sarà De Gendt che è uno dei grandissimi attaccanti del gruppo e come lui ci saranno altri cacciatori di tappe. Ci sarà poi Caleb Ewan che punterà alle volate e ci sarò anch’io. Vedremo un po’ cosa riusciremo a ottenere».

Gilbert (39 anni a luglio) sta cercando la condizione migliore
Gilbert (39 anni a luglio) sta cercando la condizione migliore

Un maestro d’eccezione

Philippe Gilbert al Giro non ci sarà o almeno è molto probabile. Con Stefano parliamo proprio di lui. «Correre con questo signore qui – indicando il belga – è tanta roba», gli diciamo…

«Mamma mia – ribatte Oldani – pensate che io sono anche in camera con lui. Sì, sì… per me è un’esperienza speciale. Da un campione come Philippe puoi solo imparare tanto, osservare, cercare di assorbire il più possibile». 

Tra i due ci sono 16 anni di differenza, una carriera in pratica. Proprio 16 anni fa, Gilbert diventava pro’ e al terzo giorno di gara tra i grandi vinceva la sua prima corsa, la seconda tappa al Tour de Méditerranée. Si capì subito che sarebbe potuto diventare un asso. 

Alla Parigi-Nizza di quest’anno, nella prima tappa Oldani e Gilbert, sono stati in fuga insieme (foto di apertura) e anche questo dice che tra i due l’intesa c’è. E’ stato proprio nella corsa a tappe francese che il belga ha chiesto al team di condividere la stanza con Stefano. E per questo Oldani fa bene a stargli vicino il più possibile: se cogliesse anche solo la metà del suo palmares, l’Italia ritroverebbe un vero campione per le classiche. Ma deve approfittarne.

Infatti, pochi giorni fa Philippe ha annunciato il suo ritiro. Si fermerà alla scadenza del contratto con la Lotto, che avverrà alla fine della prossima stagione, quindi nel 2022.

Gilbert e l’immagine della sua vittoria alla Freccia 2011, conquistata per distacco
Gilbert e l’immagine della sua vittoria alla Freccia 2011, conquistata per distacco

E quel video…

L’ex iridato paga ancora i postumi dei dolori al ginocchio. Ha saltato la prima parte delle classiche e adesso, dice lui, può allenarsi al meglio. A noi è sembrato sì contento di essere al via della corsa che forse ama di più (così almeno dicono i belgi che lo conoscono meglio, anche più della Liegi), ma certo non era tiratissimo. Si vedeva che non era al top. Insomma voglia tanta, gambe meno.

«Philippe – riprende Oldani – è sempre motivato, nonostante abbia annunciato il ritiro. Era abbastanza ovvio alla sua età (quando smetterà avrà 40 anni, ndr) e si è tolto tantissime soddisfazioni. Ha raggiunto tanti obiettivi, quindi ha ancora poco da fare in tal senso. Però quando attacca il numero sulla maglia è sempre super motivato. Poi questi sono i suoi percorsi… Pensate che proprio alla vigilia della Freccia, in camera prima di andare a dormire, mi ha girato il video di quando ha vinto sul muro d’Huy. Io l’ho visto e poi gli ho detto: Eh, quando è così, con quelle gambe, è come giocare alla Play!».

Lotto Soudal: si punta a vincere, senza aspettare…

20.04.2021
3 min
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Guardando l’organico della Lotto Soudal si capisce subito che è una squadra che va alla ricerca del “tutto e subito”. Non c’è un vero e proprio specialista dei grandi Giri, che vanno interpretati per andare alla conquista di tappe, lo stesso dicasi per le gare d’un giorno o per le prove di pochi giorni, dove pure c’è un Tim Wellens che ha dato già prova di poter raccogliere tanto. La squadra è puntata sui traguardi giornalieri, a cominciare dalle classiche.

Giro d’Italia 2021, Caleb Ewan batte in volata Davide Cimolai
Giro d’Italia 2021, Caleb Ewan batte in volata Davide Cimolai

In sede di ciclomercato si è quindi lavorato molto per rinforzare il “corpo” del team, con corridori capaci di svolgere il loro lavoro godendo della massima fiducia dei capitani. In squadra sono stati inglobati ben 7 neoprofessionisti, abbassando notevolmente l’età media della squadra, ma già nelle primissime uscite gente come Conca e Verschaeve ha dimostrato di saperci fare.

Tim Wellens nella vittoria 2021 a Besseges
Tim Wellens nella vittoria 2021 a Besseges

Per quanto riguarda le punte, il già citato Wellens è l’uomo per le classiche più articolate, mentre Degenkolb ha la mente proiettata verso il sogno Roubaix dove ha già dimostrato di poter battere tutti. Impossibile dimenticare, dato il palmarés, il “vecchio” Gilbert, uno che quando può piazzare la zampata giusta può ancora farlo e intanto è un perfetto regista in corsa. Poi c’è Caleb Ewan, il “collezionista di tappe”, pronto a finalizzare il lavoro della squadra, ma attenzione a non fossilizzarsi su uno schema fisso: con corridori come De Gendt e lo stesso Wellens gli scenari possono anche cambiare.

L’ORGANICO

Nome CognomeNato aNaz.Nato ilPro’
Filippo ConcaLeccoIta22.09.19982019
Steff CrasGeelBel13.02.19962018
Jasper De BuystAsseBel24.11.19932013
Thomas De GendtSint NiklaasBel06.11.19862009
John DegenkolbGeraGer07.01.19892011
Caleb EwanSydneyAus11.07.19942015
Frederik FrisonGeelBel28.07.19922016
Philippe GilbertVerviersBel05.07.19822003
Kobe GoossensLovanioBel29.04.19962020
Sébastien GrignardMonsBel29.04.19992021
Matthew HolmesWiganGbr08.12.19932014
Roger KlugeEisenhuttenstadtGer05.02.19862010
Andreas Lorentz KronAlbertslundDen06.01.19982017
Kamil MaleckiBytowPol02.01.19962019
Tomasz MarczynskiCracoviaPol06.03.19842006
Sylvain MoniquetNamurBel14.01.19982017
Stefano OldaniMilanoIta10.01.19982020
Harrison SweenyBrisbaneAus09.07.19982017
Gerben ThijssenGenkBel21.06.19982019
Tosh Van Der SandeWijnegemBel21.06.19982019
Maxim Van GilsBrasschsatBel25.11.19992021
Brent Van MoerBeverenBel12.01.19982019
Harm VanhouckeCourtraiBel17.06.19972019
Florian VermeerschGentBel12.03.19992018
Viktor VerschaeveBrasschaatBel03.08.19982021
Xandres VervloesemMassenhovenBel13.05.20002021
Tim WellensSint TruidenBel10.05.19912012

DIRIGENTI

John LelangueBelGeneral Manager
Mario AertsBelDirettore Sportivo
Herman FrisonBelDirettore Sportivo
Nikolas MaesBelDirettore Sportivo
Maxime MonfortBelDirettore Sportivo
Marc SergeantBelDirettore Sportivo
Kurt Van De WouwerBelDirettore Sportivo
Marc WautersBelDirettore Sportivo

DOTAZIONI TECNICHE

Allo stesso modo in cui la Groupama-Fdj è fedele da anni a Lapierre, il rapporto fra la Lotto Soudal e Ridley sta diventando davvero un matrimonio degno di nota. Il modello più utilizzato è la Helium, la bici più leggera per le salite, mentre per gli uomini veloci c’è la Noah Fast Disc, mentre per le crono c’è la Dean Fast. Per tutte gruppi e ruote Campagnolo e pneumatici Vittoria.

CONTATTI

LOTTO SOUDAL (Bel)

Toekomstlaan 15/6 + 8, 220 Herentals (BEL)

info@lottosoudal.be – www.lottosoudal.be

Facebook: @LottoSoudalCyclingTeam

Twitter: @Lotto_Soudal

Instagram: Lotto_Soudal

Gilbert, Evenepoel e Froome: qualcosa su cui riflettere

01.04.2021
5 min
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In una lunga dichiarazione piena di tristezza dopo il ritiro dalla Gand-Wevelgem, Philippe Gilbert ha annunciato che si sarebbe preso un periodo di stacco per analizzare la situazione e capire per quale motivo fosse già sfinito e la sua condizione non crescesse.

«Penso che il recupero dall’infortunio al ginocchio – ha detto – mi abbia tolto un’enorme quantità di energia. Il fatto che il corpo dovesse guarire da solo ha richiesto molta più energia di quanto avremmo potuto immaginare. Ho lavorato duramente per provare a tornare e ho fatto grandi progressi dopo il ritiro di gennaio, ma forse è stato un po’ troppo veloce. Ora sto pagando per questo».

Philippe si era fratturato la rotula al Tour del 2018, volando giù da una curva nella discesa del Portet d’Aspet. Lo scorso anno, ugualmente in Francia, si è rotto lo stesso ginocchio nella maxi caduta del primo giorno a Nizza. Era il 30 agosto.

Borra ha seguito anche una bella fetta della carriera di Fernando Alonso in Formula Uno
Borra ha seguito anche una bella fetta della carriera di Alonso

Come Remco

Lo stop di Gilbert ci ha fatto pensare a quello di Remco Evenepoel. Ricordate quanta voglia di rientrare dopo la frattura del bacino? I tempi bruciati. Il ritiro di dicembre in Spagna tirato come per correre. Poi invece un altro stop, così lungo da fargli saltare l’intera primavera. E così ci siamo chiesti se sia possibile che a certi livelli non si riescano a gestire l’infortunio e la rieducazione con tempi certi. Lungi da noi prendere a esempio il mondo del calcio, ma certi campioni sono seguiti come meritano?

Per chiarirci le idee ci siamo rivolti a Fabrizio Borra: un vecchio amico e soprattutto un grande rieducatore di scuola americana, al cui fianco seguimmo passo dopo passo la rieducazione e la ripresa di Marco Pantani. Dato che il romagnolo lavora anche nel basket, nella Formula Uno e in parecchi altri sport, avremo l’occasione di valutare alcune abitudini del ciclismo.

La prima frattura della rotula Gilbert la subì al Tour del 2018
La prima frattura della rotula Gilbert la subì al Tour del 2018
Come si gestiscono la convalescenza e il recupero di un atleta infortunato come Gilbert?

Si fa fatica ovviamente a trovare delle regole generali. Ci sono tre punti. Il primo è stabilire cosa si possa fare durante la rieducazione. Quindi valutare la fase di riatletizzazione, cioè il passaggio dalla riabilitazione allo sport. Infine la ripresa della preparazione. Sono fasi di cui nel ciclismo si tiene poco conto. Mentre ad esempio nel calcio, sono codificate perché oltre alla capacità di correre, ad esempio, c’è da curare la rieducazione al gesto tecnico. Chi rieduca nel ciclismo dà per scontato che da un certo punto in poi sia sufficiente risalire in bicicletta. Come è successo probabilmente con Evenepoel.

Che cosa si dovrebbe fare invece?

Bisogna capire le caratteristiche specifiche dell’atleta e dello sport. Durante la rieducazione va preparata la base perché si possa tornare al gesto motorio corretto, affinché quando un giorno l’atleta tornerà in bici, possa pedalare correttamente. Ma se lo rimetto in sella e per vari motivi usa una gamba più dell’altra, si creano dei compensi che non ti puoi permettere.

Approfondiamo il gesto motorio corretto?

Il corpo ha memoria del trauma e magari anche dopo la rieducazione, qualche muscolo continua a lavorare in modo improprio. Per ricreare lo schema motorio corretto si comincia dalla rieducazione, poi c’è la delicata fase della riatletizzazione, che deve essere graduale. E nel frattempo cerco di capire dai numeri se il corpo mi sta seguendo nel percorso che ho disegnato per lui.

Nella caduta al Lombardia, Evenepoel ha riportato la frattura del bacino
Nella caduta al Lombardia, Evenepoel ha riportato la frattura del bacino
Quali numeri?

Si fanno valutazioni giù dalla bici, valutando la qualità del reclutamento neuro-muscolare e se ci sono inibizioni neuro-muscolari. Partendo da questa base, la ripresa del lavoro atletico deve essere bilanciata ed efficiente. E’ la fase in cui il rieducatore parla con il preparatore. Rialzarsi e montare in bici è nella natura del ciclista, ma c’è una finestra temporale, che nel ciclismo è il mondo di nessuno, in cui si deve fare il raccordo fra rieducazione e preparazione. Anche in bici ci sarebbe da curare il gesto tecnico, invece si fanno bastare i dati del potenziometro per valutare la spinta delle gambe e ad esempio smettono di osservare la risposta della parte superiore del corpo.

Per questo con Pantani si ricominciò a pedalare in acqua?

Esattamente ed è quello che nel nostro centro si fa ancora. Ti metto in acqua, elimino la forza di gravità e impedisco che ci creino dei compensi. Se invece riparti senza essere a posto e magari vai anche a correre, perdi ogni equilibrio. I compensi vengono portati all’estremo e anche se l’ortopedico ha fatto il miglior lavoro possibile, rischi che non sia servito a niente. Con Marco non fu possibile tornare alla perfezione solo perché la gamba era rimasta più corta di un centimetro e dovemmo studiare soluzioni alla luce di questo.

Quindi lo sfinimento di Gilbert?

Potrebbe essere dovuto al fatto che a un certo punto sia tornato in bici senza essere del tutto a posto. Il suo corpo ha attivato compensi che lo hanno portato a spendere troppo. Si è trasformato in una macchina che lavorava con troppi attriti. Mentre la vera cosa da fare era resettare completamente il corpo.

In California, presso il centro high-Performance di Reb Bull, Froome ha resettato il suo corpo
Per Froome in California un supplemento di rieducazione
E come si fa?

L’atleta va valutato giù dalla bici per capire se ci siano situazioni migliorabili e poi si passa a determinare la posizione più efficiente in bici. Se invece riparti, poi sposti le tacchette, aggiungi il plantare, alzi il manubrio e sposti la sella, stai sicuro che entri in un incubo. Sapete quanti corridori mi sono arrivati al termine di questo calvario?

Perché succede?

La mia percezione è che quella finestra di passaggio di cui abbiamo parlato venga sottovalutata. Gli schemi motori sono dei file preorganizzati e quando ho un infortunio, gli equilibri cambiano. Se monto in bici, sapendo che la bici ha 5 punti fissi (la sella, i 2 pedali, le due mani), costringo il corpo a raggiungerli. Ma se si lavora con un rieducatore che conosce il ciclismo, si evita di creare le memorie che provocano conseguenze difficili da superare.

In parte è successo anche a Froome, che è rimontato subito in bici, invece in California durante l’inverno alla Red Bull lo hanno resettato…

Era la cosa da fare subito. L’atleta giovane risponde più in fretta di quello meno giovane, ma il risultato si raggiunge lo stesso. E pensate che adesso la ricerca lavora sulla plasticità cerebrale proprio per valutare anche i tempi di risposta.

Degenkolb muratore per rivincere sul pavé

15.01.2021
4 min
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John Degenkolb è così concentrato sulla Roubaix, che quando gli chiedono se ci sarà differenza nel correrla senza pubblico, ci pensa un attimo e poi dice che «soprattutto nel Carrefour de l’Arbre, il pubblico di solito protegge i corridori dal vento trasversale e questo potrebbe essere un problema». Poi si sveglia dal trance agonistico e aggiunge che correre senza l’odore delle patatine e il baccano della gente sarà sicuramente una cosa diversa.

Da Javea a Roubaix

Il ritiro della Lotto Soudal a Javea (Spagna) procede regolarmente, con i corridori divisi in gruppi di otto, cercando di tirare fuori il meglio da una situazione scomoda anche logisticamente. E visto che questo è il giorno di Degenkolb, ne abbiamo approfittato per fargli un po’ di domande, riallacciando il filo dal tremendo incidente del 2016, quando un’auto piombò sui corridori proprio nel ritiro spagnolo dell’allora Giant-Alpecin e il tedesco ne uscì con una lesione permanente all’indice della mano sinistra, che negli anni a seguire gli ha complicato la vita all’inverosimile.

Sempre bel tempo a Javea, ma è capitato anche di dover fare i rulli
A Javea è capitato anche di dover fare i rulli

«Forse per questo amo tanto quel velodromo – dice – perché nel 2015 avevo vinto la Roubaix. Nel 2016 ho avuto l’incidente e sono entrato davvero in un brutto tunnel. E alla fine la luce è venuta nella forma della tappa di Roubaix del Tour, un traguardo che inseguivo da una vita ed è arrivato in quel velodromo. Per me ha significato tanto. Era la mia corsa preferita, ma dopo tutto quello che è successo, Roubaix è anche il mio luogo preferito».

Il 2020 doveva ripartire dal Tour, invece primo giorno, caduta e addio…

La caduta di Nizza è stata una brutta esperienza. Negli altri anni mi era capitato di vedere corridori che andavano a casa così presto, ma non avrei mai creduto che toccasse a me. Seduto in aeroporto quel giorno, avevo una grandissima frustrazione. Una sensazione orribile lasciare la squadra, senza poterli aiutare. In due giorni, abbiamo perso anche Gilbert. Speravo di recuperare e ho fatto di tutto per tornare. La tappa vinta al Lussemburgo mi ha ridato fiducia.

Con quale spirito riparti?

Sarà importante andare alla partenza delle corse. Non solo per i corridori, anche per voi giornalisti. Tutti quelli che seguono il ciclismo vogliono ripartire e tutte le gare saranno speciali. Nel 2020 avevano la sensazione che ogni occasione potesse essere l’ultima, così davamo il 110 per cento e il livello è stato altissimo.

Aver chiuso così tardi ha cambiato la tua preparazione invernale?

La cosa che più è cambiata è stata che, tornato a casa, anziché stendermi da qualche parte a non fare niente, ho aiutato nei lavori di casa. Ero in cortile a preparare i mattoni. Mentalmente mi è servito davvero per staccare, perché mi sono divertito a costruire qualcosa per me e la mia famiglia. E quando sono salito sulla bici, il fatto di essermi tenuto in attività mi ha fatto sentire bene.

Degenkolb e Gilbert sono tra le punte di diamante della Lotto Soudal
Degenkolb e Gilbert punte di diamante Lotto Soudal
Parli di Roubaix e bisogna per forza tirare in ballo Van der Poel e Van Aert…

Dovrò provare a batterli e non sarà facile. Sembra che si dividano le corse, ma sono battibili. Il segreto sarà non cercare il testa a testa, perché hanno un grande livello, ma giocare con l’esperienza e la tattica. E ho fiducia che si potrà fare un grande risultato. Non ho paura di correre contro tutti questi ragazzini. Il tempo corre in fretta. Sono stato giovane anche io 10 anni fa e so che le prime vittorie sono sempre difficili da replicare. Non credo che il mio tempo sia finito, insomma, bisogna provare ogni volta, perché ogni volta è diversa.

Cambia qualcosa a tuo vantaggio il fatto che si arrivi in velodromo?

Cambia molto, è più complicato e devi stare freddo. C’è un video della mia Roubaix in cui per ridere mettono in evidenza quante volte mi volto per vedere se arriva qualcuno. Mi sono girato per almeno 20 volte. In pista puoi essere il più forte, ma se sbagli, hai perso la corsa.

Eppure Caleb Ewan, che è pure giovane, dice che finché ci saranno quei due in circolazione, per lui la Sanremo sarà interdetta…

Ma io non sono Caleb Ewan e non sono un velocista. Sono un uomo da classiche molto veloce e alla Sanremo niente è impossibile. Ci sono almeno 15 scenari diversi ed è il motivo per cui mi piace tanto. Abbiamo il sole oppure il vento. L’ho vinta, so di cosa parlo. Anche per quel giorno ho grandi ambizioni e grandi ricordi.

Gilbert gregario a Tokyo? Le voci dal ritiro…

14.01.2021
4 min
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Con il traguardo dei 39 anni nel mirino, Gilbert è ripartito anche stavolta dal ritiro della Lotto Soudal. Le risposte delle gambe sono soddisfacenti e anche se il dolore al ginocchio è ben lontano dall’essere sparito, il belga può guardare con una certa fiducia all’inizio della stagione, con due insidie davanti al manubrio. Prima, il Covid che mette a rischio la ripresa. E poi l’assalto dei giovani, dato che Evenepoel potrebbe essere suo figlio.

«L’incidente è stato più complesso di quel che si pensava – dice Gilbert – ed è questo il motivo per cui è stato difficile tornare a un buon livello. Ma ora è tutto chiaro, compreso il fatto che posso spingere forte verso i miei obiettivi. Dovrei ricominciare all’Etoile de Besseges, col grosso rischio che la cancellino come è successo a Mallorca. Speriamo di non avere brutte notizie nei prossimi giorni».

Thomas De Gendt con i suoi 34 anni è uno dei senatori del team
Thomas De Gendt con i suoi 34 anni è uno dei senatori del team
Quanto incide il Covid nella voglia di correre?

Quella c’è sempre, ce l’ho cucita addosso. Ogni giorno esco ad allenarmi e penso alla Sanremo. E’ il mio sogno, se riuscissi a centrarla sarebbe la grade conquista della mia carriera. Però tutti vorremmo che si tornasse al vero contatto col pubblico. Quando fai uno sport così, vuoi che ci sia attorno la gente. Senza, è uno sport diverso. Speriamo che tutto questo passi alla svelta, perché è dura per tutti e per tutti i lavori. E’ singolare accorgersi che abbiamo imparato a conviverci, ormai si fa tutto in videoconferenza…

Quanto incide il Covid in questo presunto cambio di generazione?

Non ci credo poi molto. Ricordo che nel 2017 le classiche furono vinte da corridori con più di 30 anni. Non è troppo sicuro che quest’anno vinceranno ancora i ragazzini, anche se nel 2020 sono stati impressionanti.

Non sempre il sole, così Degenkolb si rifugia sui rulli
Non sempre il sole, così Degenkolb si rifugia sui rulli
Tutti parlano di Olimpiadi, Gilbert cosa dice?

Io non ci ho proprio pensato, farò le cose passo dopo passo. Non mi metterò a parlare delle Olimpiadi prima di aver iniziato la stagione. Si corre in cinque, quindi ad ora direi che devono andare Evenepoel e Van Aert come capitani con tre aiutanti. Se fossi il selezionatore penserei così. Io fra gli aiutanti? Vedremo…

Cosa sai del mondiale nelle Fiandre?

Sarà duro, sempre in salita. Una sorta di Amstel, con un milione di curve. Un percorso molto tecnico. Per il Belgio sarà una bella ripartenza, per la quale dovremo essere molto professionali.

Credi che con Van Aert e Van der Poel in giro, le classiche siano ormai proibite?

Quei due sono sorprendenti per come passano da una disciplina e l’altra, ma secondo me a breve dovranno decidere da che parte stare, se non altro per un fatto di recupero. Non so quanto a lungo potranno reggere una simile intensità.

Si esce anche sotto l’acqua, ecco De Gendt e Van Meer
Si esce anche sotto l’acqua, ecco De Gendt e Van Meer
Qualcuno li paragona a Cancellara.

Non scherziamo, Cancellara ha fatto cose di un altro pianeta. Ha vinto il Giro di Svizzera, ha vinto i mondiali crono. Ha vinto tutte le classiche del pavé e anche la Sanremo. Li vedo semmai più vicini a Sagan. Noi pensiamo sia normale quello che fa Peter, perché ci siamo abituati, ma è ugualmente impressionante.

Cosa pensa Gilbert di Evenepoel?

Le sue attitudini non le conosciamo noi e forse nemmeno lui. Si parla di grandi Giro, ma come reagirà sopra i 2.000 metri, nella terza settimana, quando si deciderà la classifica? Quelli capaci di vincere le classifiche spingono molti watt in situazioni limite. Se le salite fossero fino a quota 1.500, direi che sicuramente è pronto per vincere. Di Remco si può dire che è impressionante soprattutto mentalmente.

Come procede il ritiro?

Siamo divisi in gruppi di nove, come già a dicembre. Diciamo che è un modo di lavorare più efficiente, perché puoi parlare con tutti, anche a tavola. E’ molto più semplice che relazionarsi con 25 persone, com’era una volta quando le squadre erano più piccole…

Philippe Gilbert, Lussemburgo 2020

Il vecchio Gilbert, fra dolori, giovani e sicurezza

21.12.2020
6 min
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Gilbert passa tutte le mattine sul lungomare e poi si avventura verso l’interno. Monaco in questi giorni è un crocevia di campioni che approfittano delle temperature ancora miti per portarsi avanti con il lavoro. La maggior parte delle squadre ha rinviato il ritiro di dicembre e quelle che l’hanno mantenuto hanno rigorosamente tenuto le porte chiuse e chiesto ai corridori di stoppare l’attività social per evitare polemiche su eventuali mancanze di distanziamento sociale. Così tanti si sono arrangiati da soli. Anche la Lotto Soudal ha rimandato tutto a gennaio: un problema per i corridori che sono rimasti ad allenarsi a casa, un po’ meno per chi, come Philippe, vive al tiepido sole della Costa Azzurra. I suoi due figli, Alan e Alexandre, gli dicono che è tempo per lui di vincere di nuovo, il terzo arriverà invece a fine febbraio.

Philippe Gilbert, Binck Ban Tour 2020
Nel 2020 purtroppo il sorriso di Gilbert si è visto soltanto a sprazzi
Philippe Gilbert, Binck Ban Tour 2020
Nel 2020 per Gilbert pochi motivi per sorridere
Come sta il ginocchio?

Mi sto allenando di nuovo da quattro settimane. Il ginocchio fa ancora male, ma meno di pochi mesi fa.

Il dolore c’è ancora?

Si fa sentire. Spero di poter correre senza dolore entro giugno, nella migliore delle ipotesi ad aprile. Questo almeno è il normale corso degli eventi. Quando ho avuto lo stesso infortunio due anni fa, sentivo ancora dolore dopo sette mesi e ce ne sono voluti molti altri prima che fossi a posto al 100 per cento. Per cui sette mesi sono un periodo ragionevole.

Hai sbagliato a voler riprendere al Lussemburgo?

Non lo definirei un errore. Ho provato a tornare rapidamente, due settimane dopo la caduta, per concedermi un’altra possibilità alle Classiche di ottobre, ma non ha funzionato (la foto di apertura si riferisce proprio alla corsa che si è svolta alla metà di settembre, ndr). Non mi pento di quella scelta, anche perché il mio infortunio non è peggiorato. Il ginocchio ha dimostrato di non essere ancora pronto per correre, ma io non avrei potuto accettarlo se non ci avessi provato.

Che voto ti daresti per la scorsa stagione?

Cinque. Se invece dovessi basarmi sui risultati, direi uno. Nonostante in Algarve mi sia ammalato, ho comunque concluso 8° nell’Het Nieuwsblad. Al Tour de Wallonie sono stato boicottato da un commissario di gara, che mi ha penalizzato per essere passato su una ciclabile. Però mi rendo conto che gli infortuni sono stati la causa principale della mancanza di risultati. Non è che non abbia lavorato sodo o che io stesso abbia commesso degli errori. A Nizza, sono caduto con altri venti, quel giorno c’era poco da fare al riguardo.

Philippe Gilbert, Tour de Wallonie 2020
Per il primo anno in maglia Lotto Soudal si poteva sperare in meglio
Philippe Gilbert, Tour de Wallonie 2020
Gilbert sperava debutto migliore con la Lotto
Nel 2020 hai corso appena per 34 giorni…

Sì, non credo di aver così poco neanche quando ero dilettante. Perciò da un lato si potrebbe pensare che avrò più energie, dall’altro che niente fa stare meglio del ritmo gara. Di sicuro ho grande voglia di vincere.

Tornerai al Tour?

In Francia sono stato sfortunato per tre anni. Sono caduto nel 2018 e nel 2020 e non sono stato selezionato nel 2019. Sarebbe un peccato se la mia storia con la Grande Boucle finisse così. Voglio tornarci. Voglio salutarvi con stile e preferibilmente con un buon risultato. Il Tour 2021 inizia in Bretagna su percorsi adatti a me.

Per sedici anni consecutivi hai vinto almeno una gara a stagione. Per la prima volta, questo non è successo…

Non ho nemmeno avuto il tempo di esprimermi, non sono mai stato al 100 per cento. E’ stato un peccato. Non sono mai andato dietro alle vittorie, ma aver vinto almeno ogni anno fino al 2019 è motivo di orgoglio. Perché ho sempre privilegiato la qualità alla quantità. Ho ottenuto l’85 per cento dei miei successi nelle gare del World Tour.

Philippe Gilbert, Strade Bianche 2020
Alla Strade Bianche, per il belga un 25° posto sulla via per la Sanremo
Philippe Gilbert, Strade Bianche 2020
Alla Strade Bianche, 25° in un giorno torrido
Ultimamente si è parlato molto della sicurezza dei corridori. E’ questa la prossima sfida per l’Uci?

Forse, ma penso che l’abbiano capito, che tutti abbiano capito che ci sono cose che non si possono più vedere. Come la prima tappa del Tour a Nizza, dove il gruppo ha dovuto correre su una vera pista di pattinaggio. Non è accettabile, perché quella tempesta di ghiaccio estiva era annunciata da giorni. Come alla Milano-Sanremo, quando ci viene chiesto di passare dentro gallerie non illuminate.

Ci sono state polemiche anche per la caduta di Evenepoel al Lombardia

La colpa non dovrebbe essere sistematicamente imputata agli organizzatori. Sappiamo che il ciclismo rimarrà uno sport molto pericoloso. Per vincere, i corridori rischiano, a volte troppo. Remco è il principale responsabile della sua caduta. Ha commesso un errore. Se la curva è molto difficile, devi accettare di rallentare. E’ meglio perdere qualche secondo che avere un incidente.

E’ stato utile partecipare alla riunione Uci sulla sicurezza?

Solo due corridori hanno pensato che valesse la pena: Trentin e il sottoscritto, peccato! Il sindacato dei ciclisti Cpa chiede regolarmente ai corridori di partecipare, ma di solito nessuno si presenta.

Hai 38 anni. Potresti anche farne a meno…

Infatti non è per me che ho partecipato. In linea di principio, i corridori ventenni dovrebbero impegnarsi, ma a quanto pare non hanno tempo. Si lamentano per un anno intero sui media, ma non serve a niente. Se vuoi cambiare qualcosa, devi anche avere il coraggio di aprire bocca nei momenti dedicati a tale scopo, come l’incontro con l’Uci.

Philippe Gilbert, Het Nieuwsblad 2020
All’Het Nieuwsblad di febbraio un 8° posto che faceva ben sperare in vista delle Classiche
Philippe Gilbert, Het Nieuwsblad 2020
Het Nieuwsblad, febbraio: 8° al traguardo
A proposito di ventenni, Evenepoel fa parte della generazione che ha dato un segno al 2020.

Remco, è il signor 100 per cento. E’ molto teatrale nella sua comunicazione e lo capisco, anche se sta iniziando a far innervosire molte persone. Ha bisogno di questo riconoscimento, per far parlare di sé. Anche Pogacar è eccezionale, ma sta nel suo spazio. Sono la faccia di un ciclismo pieno di brio. E’ bello vederli. Nel complesso, raramente le corse sono state belle come quest’anno.

Anche Van Aert ha brillato. Alcuni dicono che dovrebbe puntare alla classifica in un grande Giro …

Per questo, dovrebbe buttare giù qualche chilo. Quindi rischierebbe di perdere esplosività. Al suo posto proverei a vincere prima tutte le classiche, perché, a parte forse il Giro di Lombardia, può vincere ovunque.

La Lotto Soudal si è molto ringiovanita. Pensi che dovrai fare il baby sitter?

Tanti davvero non li conosco, ma non è necessariamente un disastro. Guarda il Team Sunweb. Anche quella era una squadra molto giovane, ma hanno ottenuto risultati magnifici. La tendenza è che giovani come Pogacar, Hirschi ed Evenepoel raggiungano rapidamente i migliori risultati. Sono fenomeni, magari ne abbiamo uno anche noi. Per questo sarà importante condividere con loro la mia esperienza.

Un’ultima cosa, la Milano-Sanremo…

Non voglio parlarne adesso, non voglio parlarne più. Porta male, anche se ce l’ho conficcata in un angolo della testa…