Bora Hansgrohe, Sportful, 2021

Sportful con Sagan, a caccia di futuro

21.12.2020
6 min
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Sarà che Sagan per primo è un attore nato, ma certo ogni volta che il lancio di un prodotto Sportful riguarda lui, non è mai un lancio banale. A ben guardare il marchio veneto, riconducibile alla stessa Manifattura Valcismon che detiene anche Castelli, ha intrapreso da qualche tempo una rotta ben determinata. Se i “cugini” della maglia azzurra sono sinonimo di alte prestazioni, ricerca, Ineos e velocità, Sportful coniuga mirabilmente le qualità precedenti con un approccio “fun” al ciclismo. Meno compassato, ma non per questo meno efficace. Anzi.

Per capire meglio la situazione ci siamo rivolti a Devis Barchi che, nella sua qualità di Brand Manager, sa esattamente dove Sportful si trovi e dove voglia arrivare.

«Con Bora-Hansgrohe – dice – stiamo facendo un lavoro importante, perché riusciamo a conciliare benissimo quello che viene da noi e quello che parte da loro. Il risultato sono i prodotti che poi mettiamo sul mercato e si chiamano Aqua Pro Jacket e il nuovo Fiandre. I tedeschi sono molto attenti. Tu gli dai il prototipo e loro lo provano. Per Sportful che ha sempre lavorato con sportivi di vertice, avere un team WorldTour è importante».

E anche per Sagan quest’anno sarà Natale…
In azienda convivono l’anima dello sci nordico e quella del ciclismo. Ci sono punti di contatto?

Ci sono sicuramente linguaggi differenti, in base agli ambienti. Però in alcune situazioni ci si incrocia. In bici l’impatto con l’aria è molto più alto che sugli sci di fondo, ma la gestione del calore è molto simile. In entrambi i casi abbiamo atleti che spingono a tutta e hanno un elevato battito cardiaco, quindi hanno bisogno di capi che favoriscano la traspirazione e che garantiscano una buona ventilazione. E poi ci sono le forme. Devono essere capi confortevoli, senza tagli che limitino i movimenti. E poi c’è l’aerodinamica…

Anche nello sci?

Certo, la tuta di Chicco Pellegrino (campione del mondo 2017 nella sprint, vincitore di una Coppa del mondo e dell’argento olimpico nel 2018, ndr) passa ugualmente per la galleria del vento. E alla fine il punto di contatto c’è anche perché parecchi fondisti si trovano bene con i capi da bici che fa parte del loro programma di allenamento.

Tutti gli atleti riescono a sviluppare i prodotti?

E’ come per le bici, è un fatto di sensibilità individuale. In squadra ce ne sono alcuni che in precedenza correvano in squadre più piccole e quando ricevono la dotazione, sembrano aver scoperto il paese dei balocchi. Con loro al momento del fitting va fatta anche una spiegazione, perché magari non sanno come si usi tutto quello che gli diamo. E se invece in certe giornate di pioggia vedete atleti usare capi diversi dal loro sponsor, è perché ci sono squadre che non ritengono di dover puntare su certi capi o aziende che non li producono.

E poi c’è Sagan.

Che sembra disinteressato, ma è attentissimo. Quando gli diamo un prodotto, lo studia. Ed è poi uno di quelli che dice grazie perché la giacca che gli abbiamo dato, gli ha impedito di avere freddo fino all’arrivo della corsa. Per noi queste sono soddisfazioni che ripagano la passione che mettiamo nel lavorare con loro.

Freddo e caldo sono due gatte ugualmente da pelare?

Col freddo il problema è percepibile più rapidamente, ma anche il caldo è da gestire. Abbiamo introdotto i calzoncini in rete con un sistema di traspirazione che riguarda anche il fondello e per il Tour di solito si tira fuori il kit più leggero. Ma bisogna anche stare attenti a non esagerare e bisogna fare anche il trattamento anti UV che aumenta il potere schermante dei tessuti nei confronti delle radiazioni solari dannose per l’epidermide. Ricordate la foto di Froome con la schiena arrossata a forma di rete? Sono le cose che vogliamo evitare. Primo perché se sono costretti a usare creme protettive, si incide sulla traspirazione. E poi perché certi capi poi vanno sul mercato e la gente comune potrebbe bruciarsi di più.

Con Sagan realizzate anche una linea personalizzata, come mai?

Esatto, la Peter Sagan Line, con la nuova collezione ormai in rampa di lancio. E’ stato l’incrocio fra il suo desiderio di esprimersi e la nostra voglia di fare qualcosa di particolare. Parte da quello che lui usa normalmente e lo rielabora. Peter ha un’incredibile quantità di fan. Ci stupiamo ogni volta, ad esempio di come rispondano dagli Usa. Un 30 per cento degli ordini viene dall’America. E’ una collaborazione che nasce dal rapporto molto stretto fra lui e la famiglia Cremonese. Ha pedalato molto con noi, ma è qualcosa che va al di là della squadra.

Anche Oss si è prestato per il lancio del nuovo kit da gara Sportful della Bora-Hansgrohe
Anche Oss testimonial della campagna Sportful
Peter significa anche un’immagine più sbarazzina…

Abbiamo cercato di evolvere la comunicazione di Sportful, per differenziarci da Castelli e per individuare nuovi margini di crescita. E proprio per distinguerci, non avrebbe avuto senso puntare su immagini di Sagan in galleria del vento, non funzionerebbero. Allora si esce dalla comunicazione più classica e si punta su qualcosa di più libero. Trovare un testimonial che spontaneamente va sul podio con la maschera da motocross crea il perfetto abbinamento tra il divertimento e la passione che generano la vittoria. Perché non dimentichiamoci che Peter non è secondo a nessuno quanto ad allenamento e cura dei dettagli.

C’è qualcosa di studiato insieme oppure è ancora tutto spontaneo?

Certi atteggiamenti credo appartengano al suo essere. Quando firma un libro in salita al Tour de France, oppure fa un bunny hop o si attacca alla macchina dei tifosi perché ha perso la strada dell’albergo, quello è proprio lui e per questo è credibile.

Bora Hansgrohe, Sportful, 2021
Per ogni corridore, un bel mucchio di scatole come questa: che il 2021 abbia inizio
Bora Hansgrohe, Sportful, 2021
Ecco la maglia da gara Sportful: che inizi il 2021
Questo vi permette anche di varcare i confini del disegno, puntando su capi in qualche modo più trasgressivi?

Il mondo strada lo conosciamo, ma da poco abbiamo cominciato a spingere sul gravel, che guarda molto all’experience. Si sta aprendo un nuovo mondo e si possono confezionare capi diversi per materiali e concezioni nuove. Si sperimenta. E anche su strada, accanto alla linea top di gamma del team, abbiamo inserito una linea Monocrom, tingendo direttamente il capo una volta cucito. Senza stampa e altro. Il prodotto così cambia faccia, pur essendo tecnologicamente evoluto. E ci stiamo divertendo facendolo utilizzare ai ragazzi del team. Anche per questo è utile avere una squadra.

Hanno già ricevuto tutto?

Saranno al completo per le prime gare di stagione. La maglia è stata presentata qualche giorno fa, con un cambiamento del colore di fondo che punta sul grigio di base. E per il resto manteniamo la dotazione dei capi 2020, che sono appena usciti e hanno bisogno di un altro anno di comunicazione per essere ben conosciuti. Il 2020 è stato una stagione frenetica. Eravamo tutti contenti di andare alle corse per rivedere gli amici, ma non credo che il pubblico abbia avuto il tempo di vedere tutto. Speriamo che il 2021 gliene dia la possibilità.

Peter Sagan Giro 2020

Sagan e Aleotti, quali scelte tecniche per il 2021?

15.12.2020
3 min
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In questi giorni i vari team stanno effettuando il primo raduno, Covid permettendo, per provare il materiale nuovo e prendere le misure ai nuovi arrivati. Abbiamo curiosato all’interno del Team Bora Hansgrohe per capire si ci sono novità per Sagan, Aleotti e compagni per il 2021.

Peter, nessun cambiamento

Per carpire come si sono approcciati alla nuova stagione i corridori della Bora Hansgrohe abbiamo parlato con i tecnici di Specialized, che rifornisce il team tedesco. Ovviamente la nostra attenzione è ricaduta su Peter Sagan. In che modo il campione slovacco si è presentato al primo raduno? In realtà ci è stato detto che per Sagan non ci sono novità tecniche e le misure della sua bicicletta sono rimaste le stesse del 2020.
La nostra curiosità ci ha portato a chiedere se Sagan ha qualche problema di posizionamento, visto la sua pedalata non proprio perfetta. In effetti è emerso che ha il bacino che tende a ruotare e per questo motivo si affida a dei chiropratici sparsi per l’europa che lo rimettono in sesto. Sempre per questo motivo, lo vediamo spesso fare esercizi di core stability.

Sagan è convinto che questo tipo di esercizi faccia la differenza e sia una delle sue armi vincenti in sella. Inoltre, la sua muscolatura possente e particolare, gli conferisce quella pedalata un po’ aperta che è ben visibile quando è in azione.

Peter Sagan ha una pedalata particolare per via della sua muscolatura
Peter Sagna ha una pedalata leggermente aperta per via della sua muscolatura possente

Le nuove scelte di Aleotti

Per capire come cambia l’approccio con il bike fitting abbiamo chiesto informazioni anche su Giovanni Aleotti di cui abbiamo parlato in un articolo precedente. Il neoprofessionista emiliano, che a 21 anni si troverà a dover gareggiare fra i grandi del ciclismo ha delle misure un po’ particolari. Da quanto ci è stato detto da Specialized, il ragazzo di Mirandola ha un busto lungo con un cavallo corto.

Giovanni Aleotti è pronto per la nuova stagione con la sua Tarmac
Giovanni Aleotti è pronto per la prima stagione tra i professionisti con la sua Tarmac

La sua misura di telaio ideale sarebbe un 53, ma siccome il marchio americano produce il 52 e il 54, c’è stato bisogno di fare una scelta fra queste due misure. Per ora è stata scelta la strada del telaio 54 e un attacco manubrio da 130 millimetri con un’angolazione di 6 gradi a scendere. In futuro si potrebbe pensare di fargli provare un telaio più compatto, taglia 52, ma con un attacco da 140 millimetri. Vedremo che scelta farà il giovane Aleotti.

La Specialized Tarmac SL 7 sarà la bici per il 2021
La Specialized Tarmac SL 7 sarà la bicicletta del Team Bora Hansgrohe per il 2021

Tutti sul Tarmac

Infine, abbiamo chiesto se Sagan preferisce usare il Venge o il Tarmac, ma da Specialized ci hanno comunicato che stanno puntando a far pedalare tutti con il Tarmac SL 7 in quanto è una bicicletta completa, aerodinamica e molto leggera. Proprio per questo motivo Specialized ha deciso che il Venge andrà a sparire, facendo una scelta che è un po’ in contro tendenza rispetto alle ultime tendenze di mercato.

Daniel Oss, Giulia, Marmolada, 2020

Oss, sguardo sul mondo dal paradiso

13.11.2020
5 min
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Daniel Oss vive in paradiso. E in certi giorni di mezzo autunno si concede il lusso di salire sulla cima per respirare aria migliore e guardare il mondo da un punto di vista più ampio. In Trentino-Alto Adige di questi tempi si vive una libertà a due velocità. Le strade sono vuote e nelle acque del Garda ci sono giusto pochi barchini di pescatori e le vele di chi non si arrende. Gente di qui, turisti zero. Anche le strade sono sgombre dal solito traffico. Che per andare in bici magari è una pacchia e al resto si fa meglio a non pensare, sperando che passi.
«Chiude tutto alle 18 – spiega Oss – come a marzo, ma forse con meno pressione. Ormai gente che il Covid l’ha preso ne conosciamo tutti, fa meno notizia. Così io ho ripreso a fare i miei giri in mountain bike. Non downhill, perché non sono capace, ma qui giri belli ne abbiamo qualcuno. L’altro giorno siamo anche andati a sciare in Marmolada, ma abbiamo trovato una neve schifosa. In alto sul ghiacciaio tutto bene, sotto invece faceva caldo. E oggi ero in bici sulla Gardesana, ma ho incontrato pochissime macchine. Sembra Rimini a marzo quando ci sono gli anziani a passeggio. Un gran letargo, ma almeno abbiamo le montagne…».

Daniel Oss, Peter Sagan, Tour de France 2020
Con Sagan, al Tour de France, prima che Peter debuttasse al Giro
Daniel Oss, Peter Sagan, Tour de France 2020
Con Peter Sagan al Tour de France 2020

Stagione salva

La stagione del ciclismo s’è appena fermata. In gran segreto, la Bora-Hansgrohe aveva progettato per dicembre un bel ritiro di due settimane dalle parti di Peschiera del Garda, ma anche quello è stato rinviato. Si vedranno in Austria per la solita tre giorni di visite e misure e poi se ne parlerà semmai a gennaio.

Pensavi a una stagione così?

Pensavo di non farne neanche una di corse. Il Tour è stato una manna dal cielo, era importante esserci. Abbiamo improvvisato e creato un sistema di sicurezza che ha funzionato. Tutti abbiamo fatto fatica. Per me il Belgio è stato una parentesi stranissima, senza Peter (Sagan, ndr). E mi dispiace anche che non si sia fatta la Roubaix.

Ci puntavi?

Dopo il Tour ho fatto un po’ di scarico. Venivo dalle salite lunghe e metabolicamente ero diverso dal solito Daniel Oss. Con le corse lassù stavo meglio di giorno in giorno e la Roubaix, per come è fatta e per come mi piace, poteva essere un bel modo di chiudere. Invece mi sono fermato dopo De Panne e sono tornato a casa.

Daniel Oss, Giuliia (Instagram) Monte Altissimo
Con Giulia sul Monte Altissimo e vista sul Garda: spettacolo puro!
Daniel Oss, Giuliia (Instagram) Monte Altissimo
Cn Giulia sul Monte Altissimo e vista sul Garda

Stimoli e fatica

Dice che gli è dispiaciuto non essere al Giro con Sagan. Un po’ perché sono inseparabili. E un po’ perché nel ciclismo ai livelli più alti, quello che fa la differenza sono le motivazioni. E il discorso è così ampio che a un certo punto ci finiscono dentro anche i più giovani. Quelli di cui parliamo da qualche settimana e che hanno dato la loro impronta sorprendente al ciclismo 2020.

Cosa ti ha detto Peter del Giro?

Ci siamo scambiati qualche messaggio e quando ha vinto la tappa è stato un sollievo.

Sembra si sia divertito, ma per il resto a volte sembra stufo…

Ho sempre osservato i grandi campioni, ne ho incontrati tanti nella mia vita. La sera a tavola si parla spesso ed è interessante sentirgli dire che è la motivazione a spingerli. Il Giro d’Italia per Peter era l’emozione della prima volta. Fare una cosa figa, mai fatta prima. Perché dopo tanti anni a fare le stesse cose…

Daniel Oss, Giro delle Fiandre 2020
Il Fiandre senza Sagan, un’esperienza nuova
Daniel Oss, Giro delle Fiandre 2020
Al Fiandre, ma stavolta senza Sagan
Ci si stanca?

Dopo aver vinto il primo mondiale, disse: «Sono arrivato». Aveva vinto palate di tappe al Tour, fatto i suoi show… Invece è una catena. Un anno tira l’altro, vennero altri mondiali e ogni volta eravamo lì a cercare nuovi stimoli. Ma dopo un po’ si fa dura.

Sai che nei giorni scorsi si ragionava sui ragazzi di 22 anni già vincenti al Tour e forti al Giro e ci chiedevamo se avranno una carriera longeva come Nibali o Valverde?

E’ un ragionamento legittimo, ci sta. Anche Peter ha cominciato a vincere a 20 anni e adesso sembra più navigato sei suoi 30 anni. Il punto su questi ragazzi è capire se sono arrivati così perché sono già super allenati e già al top.

Cioè?

Cioè non li conosco, parliamo per ipotesi. Se sono passati ed erano già dei professionisti al 100 per cento, mi viene da dire che durano poco. Peter nei primi anni era ancora da costruire, era tanto forte e aveva tanta grinta, ma aveva margini incredibili. Negli anni ha mantenuto la motivazione e si è costruito attorno un gruppo che lo aiuta anche a passare i momenti difficili.

Continua anche a fare le sue burle?

I ruoli gli vengono facili, è come Jim Carey.

Daniel Oss, Giulia, Starlight Room Dolomiti (Instagram) Col gallina, Dolomiti
Starlight Room Dolomiti sul Col Gallina, dopo il Tour, prima del Nord
Daniel Oss, Giulia, Starlight Room Dolomiti (Instagram) Col gallina, Dolomiti
Starlight Room Dolomiti, Col gallina: dopo il Tour
E quali sono gli stimoli di Oss a 33 anni?

Mi trovo benissimo con lui. Mi stimola tanto aiutarlo a raggiungere i suoi obiettivi. Per questo ho rosicato a non essere con lui al Giro, ma serviva qualcuno al Nord. E hanno mandato me, che come ben sapete ho vinto Fiandre, Gand, Roubaix…

Si fa una risata. E’ ora di cena. L’ultima osservazione sulla ripresa degli allenamenti in modo serio.

«Pedalare si pedala già adesso – dice Oss – ci sta che fra poco si cominci ad allungare un po’. Ma si farà sul serio da gennaio. Vorrei evitare di fare come quest’anno e di partire troppo forte. Anche perché voi sapete dirmi da dove si ricomincerà a correre?».

Giro delle Fiandre 2019, Muro di Grammont

Il Fiandre di Oss: «Scordatevi scene così»

18.10.2020
4 min
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A seguire la crono del Giro, a più di 1.200 chilometri di distanza, c’era anche Daniel Oss. Il trentino della Bora-Hansgrohe fa parte infatti della pattuglia dei 12 italiani che, nei giorni della corsa nazionale, si sono ritrovati in Belgio a correre il Giro delle Fiandre.

Bettiol, Gatto, Pasqualon, Marcato, Viviani, Dainese, Trentin, Cobrelli, Battistella, Martinelli e Mozzato: questo il contingente degli azzurri attesi da una battaglia dei muri che si annuncia silenziosa, spoglia ma non meno efferata. Solo che all’effetto arena provocato dai tifosi si sostituirà lo sferragliare delle catene sul pavé e qualche imprecazione per una spallata di troppo.

«Sono arrivato su per correre la Gand – dice Oss – e poi farò De Panne. Non si sta male, ma fa freddo. Per fortuna è asciutto. E devo dire, guardandomi intorno, che è tutto un po’ strano, manca qualcosa».

Daniel Oss, Giro delle Fiandre 2018
Per il trentino una lunga fuga al Giro delle Fiandre 2018
Daniel Oss, Giro delle Fiandre 2018
Il trentino in fuga al Giro delle Fiandre 2018
Vorrai dire che manca qualcuno: che effetto fa il Fiandre senza capitan Peter Sagan?

Appunto, è tutto strano. La squadra sarà più libera, ci tocca salvarci. Dovremo leggere la corsa, portando a casa quello che verrà e senza troppe aspettative. Non sono al top, insomma…

Come mai? Non potrebbe essere per te una bella occasione?

Ho lavorato tanto per il Tour de France, al momento mi trovo meglio sulle salite lunghe che a combattere sui muri. Non sapevamo che sarebbe stato così, altrimenti si sarebbe potuto cercare una condizione migliore.

Perché niente Giro per Oss?

Pochi dopo il Tour sono venuti in Italia. In più l’altra metà della squadra è alla Vuelta e quassù qualcuno doveva pur venirci.

Si sta bene nella bolla?

Ci sono regole ormai uguali dovunque. Abbiamo fatto due test prima di partire, poi uno dopo la Gand e un altro prima del Fiandre. Si sta attenti al distanziamento, partenze e arrivi sono vietati al pubblico. Sui muri non ci sarà nessuno e anche alla presentazione delle squadre ci saranno le giuste distanze.

Daniel Oss, Davide Formolo, Cesare Benedetti, campionati italiani di Compiano 2019
Daniel Oss, Davide Formolo, Cesare Benedetti: campionati italiani di Compiano 2019
Daniel Oss, Davide Formolo, Cesare Benedetti, campionati italiani di Compiano 2019
Oss, primo da sinistra, con Formolo e Benedetti ai tricolori 2019
Che triste, per il Fiandre che è sempre così rumoroso…

Sto cercando di immaginarlo. Il Koppenberg, su cui di solito si sentono strani odori e tanti urli, sarà deserto. Lo stesso sul Kwaremont. Siamo andati in ricognizione e ai bordi della strada ci sono solo prati. Ma del resto in Belgio bar e ristoranti sono chiusi per un mese. Stanno peggio che in Italia, in giro non c’è anima viva.

Dal Belgio a Zanzibar: come va nei tuoi villaggi ai tempi del covid?

Siamo aperti con un villaggio su due. Si lavora prettamente con gli europei e i voli sono stati ridotti. Non andrò quest’anno, preferisco riposare un po’ a casa. L’isola è stata chiusa per un periodo, poi riaperta con regole europee. Le strutture si sono organizzate, ma i numeri del contagio sono bassi. Non c’è stato un crollo come qui. Un po’ perché lì esistono ancora malattie come la malaria con cui fare i conti, quindi il Covid è meno dirompente. E poi perché il distanziamento spesso viene naturale, vivendo all’aperto e in piccoli villaggi isolati.

Che cosa ne è stato del personale del villaggio chiuso?

Li abbiamo tenuti per far l’ordinaria manutenzione. Per quelli di lì abbiamo avuto un occhio di riguardo, mentre gli stagionali semplicemente non sono venuti.

Daniel Oss, Peter Sagan, Tour de France 2020
Assieme al capitano Peter Sagan al Tour de France 2020
Daniel Oss, Peter Sagan, Tour de France 2020
Con Peter Sagan al Tour de France 2020
Chi vince il Fiandre?

Van Aert e Van der Poel potrebbero esserne i fari. Trentin va forte. E poi c’è Alaphilippe, che è alla prima uscita. E’ un mese che vince corse importanti e dato che non è un Fiandre sfasciato dalla pioggia, potrà soffrire all’inizio per qualche curva e qualche spallata, ma poi potrà dire la sua.

E tu?

E’ passato del tempo da quando venivate a cercarmi pensando che avrei potuto vincere il Fiandre e la Roubaix. Vediamo cosa viene fuori, poi vi dirò.

Uboldi e i risvegli diversi di Sagan

16.10.2020
3 min
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Cervia, piazza Andrea Costa, Gabriele Uboldi si tiene distanza di sicurezza dalla transenna, ma accetta di fare due parole. In questi tempi, la bolla è sacra e non si scherza. L’uomo ombra di Peter Sagan, colui che meglio di altri ne riconosce gli umori, ha la faccia perplessa. La tappa di Monselice è di quelle che Peter potrebbe vincere agevolmente, ma è come se quel campione imbattibile e guascone avesse ceduto il posto a una controfigura non sempre così efficiente.

«Se scende dal bus con lo spirito del guerriero – dice sorridendo Uboldi, detto “Ubo”, nell’area riservata alla Bora-Hansgrohe – allora può vincere Ma se scende normale, lo staccano».

Peter Sagan, Gabriele Uboldi, Maciej Bodnar
Peter Sagan e Gabriele Uboldi, insieme da 7 anni
Peter Sagan, Gabriele Uboldi, Maciej Bodnar
Peter Sagan e Gabriele Uboldi, insieme da 7 anni

Il guerriero lo abbiamo visto qualche giorno fa sul traguardo di Tortoreto, 461 giorni dopo la sua ultima vittoria. Ci teneva a vincere e in quella giornata fradicia e fredda ha trovato la cattiveria che forse gli era mancata fino a quel momento.

«Quella mattina – sorride Uboldi – non avrei scommesso due euro sulla vittoria. Uno così in realtà è guerriero sempre, perché tutti questi secondi posti non li ottieni se non sei guerriero. Ma di certo quella tappa non l’aveva cerchiata, non c’era niente di preparato. E’ andato lui a sensazioni».

Era nervoso?

Al contrario, era tranquillo, perché ci ha provato talmente tanto e la vittoria non arrivava. Si è messo in modalità fatalista. Non c’era lo stress della vittoria, c’era semmai la voglia di rendere qualcosa al team che, soprattutto qui al Giro, sta lavorando tanto per lui. E poi c’era la voglia di zittire qualche giornalista che è stato un po’ troppo duro, ma quando sei Peter si aspettano sempre tanto. E’ stata una vittoria bella per come è venuta e non aspettata con ansia.

Davvero senza stress?

Lui resta sempre tranquillo, come quando ha vinto tre mondiali di seguito e poi ha fatto trenta secondi posti. Peter è uguale. Sicuro è contento.

Che brindisi è stato?

Un po’ meno rumoroso di tanti altri, perché quella sera era il compleanno di Konrad e abbiamo preferito lasciare spazio a lui. E poi la verità è che i ragazzi erano molto stanchi, anche Peter. Dopo la tappa era un bel po’ cotto. Quindi no, non è stato un brindisi o una grande festa. Ma devo dirti che da quando sono con Peter grandi feste non le abbiamo mai fatte.

Peter Sagan, Tortoreto, Giro d'Italia 2020
Peter Sagan conquista Tortoreto al Giro d’Italia 2020
Peter Sagan, Tortoreto, Giro d'Italia 2020
Peter Sagan conquista Tortoreto al Giro 2020
Da quanto sei con lui?

Da sette anni

Lo hai visto cambiare in questi anni?

E’ cambiato tanto. Penso che sia successo con l’arrivo del figlio, più che con le vittorie e le gare. Da quando è arrivato Marlon, Peter è un po’ più maturo. Ha trovato una dimensione stabile. Tutto il tempo libero che ha, che non è tantissimo, lo passa con lui.

La partecipazione al Giro è mai stata in dubbio?

Era scontato al 100 per cento che lo facesse. La sua preparazione è sempre stata fatta senza un picco al Tour, ma per arrivare bene al Tour e poi anche al Giro bene. Si è lavorato per arrivare bene in entrambe.

Dopo il Giro, fine stagione. E poi?

E poi c’è un ritiro con il team di 15-20 giorni a dicembre come sempre e per adesso basta. Qualche passaggio con gli sponsor, al massimo. Non si viaggerà negli stati Uniti, si evita il viaggio lungo. Si faranno le stesse cose con gli sponsor di laggiù, che per una volta verranno di qua.

Un salto in Slovacchia?

La sua idea era di andare qualche giorno a trovare i genitori e la sorella che vede poco. Però adesso la Slovacchia sta mettendo delle regole ferree e dovremo vedere. Se può andare senza fare quarantena, parte, altrimenti resta qua.

Parla mai di ritiro?

No, a volte si lamenta di questo sport, che è duro, che non funziona. Ma ancora il fine carriera non si vede. E adesso andiamo a vedere con che spirito andrà alla partenza. Con lui ogni giorno è una scoperta.

David Lappartient, Monica Santini

Santini-Uci, altri quattro anni iridati

26.09.2020
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L’Uci e Santini si sono stretti nuovamente la mano e per i prossimi quattro anni la maglia iridata avrà il logo dell’azienda bergamasca. La novità dell’accordo di Imola è un occhio rinnovato all’ambiente e alle tematiche ecologiche

A partire da gennaio 2021, infatti, dai mondiali di ciclocross in Belgio, la maglia iridata sarà realizzata con tessuti riciclati da Polartec. Saranno eco-friendly anche la maglia per il campione del mondo master e quelle leader del circuito Women’s World Tour. Tutte le maglie saranno infine inserite in una confezione biodegradabile.

«Un capitolo importante della nostra storia aziendale – ha commentato Monica Santini, Amministratore Delegato di Santini Cycling Wear – che racconta della collaborazione con la più alta istituzione del ciclismo mondiale. La scelta di materiali riciclati conferma il nostro impegno verso l’ambiente. Da anni, infatti, scegliamo fornitori locali e stiamo sempre più utilizzando tessuti riciclati».

Galleria iridata azienda Santini Bergamo
Nella sede dell’azienda, una parete racconta tutti i mondiali dal 1988
Galleria iridata azienda Santini Bergamo
Nella sede bergamasca dell’azienda, una parete racconta tutti i mondiali dal 1988

Un passo indietro nella storia di Santini lo abbiamo fatto con Paola Santini, Direttore Marketing di Santini Cycling Wear. Le due sorelle, figlie del cavalier Pietro, sono oggi la colonna portante dell’azienda.

Da quanto tempo Santini realizza la maglia iridata?

Santini è partner dell’Uci dal 1988 e questo legame rappresenta un capitolo fondamentale nella storia aziendale. Vestire i campioni del mondo è fonte di grande orgoglio. 

La maglia iridata si presta a variazioni? 

E’ una maglia iconica che non cambia nel tempo. Abbiamo fatto un restyling nel 2016 quando l’Uci ha aggiornato il logo ed è stato deciso di rendere la grafica unica per tutte le discipline.

Quindi non si cambia?

Quindi sul design della maglia iridata non c’è molto da fare, ma abbiamo la piena fiducia di Uci per la scelta dei tessuti che vengono aggiornati costantemente. Per quanto riguarda invece la linea Uci, abbiamo mano libera per disegnarla, nel rispetto delle linee guida dell’uso dei colori e del logo.

Taglio stoffa iridata, carta, Santini
La macchina taglia il tessuto, inizia il percorso che porterà alla maglia iridata
Taglio stoffa iridata, carta, Santini
La macchina taglia il tessuto, inizia il percorso che porterà alla maglia iridata
Quanti eventi iridati coprite ogni anno? 

Forniamo le maglie ai campionati del mondo per tutte le specialità. Dalla strada alla pista, dal ciclocross alla mountain bike, passando per indoor cycling e para-cycling. Ci attiviamo anche con la creazione di una linea dedicata per alcuni di questi eventi, lavorando direttamente con l’organizzatore locale e l’Uci.

La maglia iridata è anche un prodotto da vendere? 

Le vendite riguardano soprattutto i prodotti della linea Uci con i colori dell’iride. La maglia iridata non è il prodotto più venduto. Credo che in parte sia dovuto ad un certo imbarazzo nei confronti di una maglia così importante per il ciclismo. Una maglia che molti pensano si possa indossare solo se meritata, sudata e vinta.

Santini, rotoli stoffa iridata
Si stampa su carta la striscia iridata che passerà poi sul tessuto delle maglie
Santini, rotoli stoffa iridata
Si stampa su carta la striscia iridata che passerà poi sul tessuto delle maglie
Le tante grafiche dei mondiali vi hanno complicato la vita? 

La parte complicata è il fatto che ogni mondiale ha un organizzatore diverso e quindi persone nuove cui spiegare ogni volta cosa facciamo. Una volta superato questo scoglio, il nostro direttore creativo, Fergus Niland, si diverte a disegnare la linea dedicata.

C’è stato un campione del mondo cui l’azienda è stata più legata che ad altri? 

Più di uno e per diverse motivazioni. A livello emozionale posso citare Bugno e anche Freire, con i quali abbiamo avuto un rapporto molto stretto di collaborazione e amicizia. Poi ci sono campioni come Sagan o tutti gli australiani, da Evans a Dennis.

Perché gli australiani?

Perché hanno vinto il mondiale vestendo già Santini con la propria nazionale. Mads Pedersen invece è stato speciale perché era da molto che un corridore di un team sponsorizzato Santini, la Trek-Segafredo, non vinceva un mondiale su strada. Avrei una lista infinita e non vorrei dimenticare le donne.

Santini, timbro maglia iridata, punzone
La maglia è pronta. Cucita la zip, resta soltanto da apporre il timbro con il logo Santini
Santini, timbro maglia iridata, punzone
La maglia è pronta. Cucita la zip, resta soltanto da apporre il timbro con il logo
Quali vogliamo ricordare?

Anna Meares, con cui abbiamo un bellissimo rapporto e che per noi è un’icona, non solo per le vittorie che ha conseguito in carriera ma anche per quello che rappresenta per il ciclismo femminile su pista. Oppure “Lizzie” Deignan, che ha dimostrato come l’essere donna e mamma non significhi smettere di vincere! Con entrambe abbiamo sviluppato alcune delle nostre linee dedicate alle donne e quindi abbiamo lavorato a stretto contatto creando un rapporto unico.