Alberto Puerini, fratelli Cingolani

Zero24 Cycling Team, l’anno spaziale raccontato da Puerini

21.11.2025
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PESARO – Della Serata del Grande Ciclismo abbiamo già detto nell’editoriale di lunedì, parlando della rivendicazione di Garofoli a favore dei corridori italiani. Tuttavia la serata organizzata da Maurizio Radi e Giacomo Rossi ha visto sfilare sul palco anche alcuni dei migliori talenti marchigiani e fra questi non poteva mancare il Petrucci Zero24 Cycling Team allievi, il brand del Pedale Chiaravallese. Di loro abbiamo parlato più e più volte, quando ancora nessuno poteva immaginare che la squadra di Alberto Puerini sarebbe stata la dominatrice di stagione.

Nove successi con Tommasi Cingolani, fra cui il campionato italiano in linea e a cronometro. Sei con Edoardo Fiorini. Cinque con Filippo Cingolani. Dieci con Andrea Gabriele Alessiani e fra queste il Gran Premio della Liberazione a Roma, il Giro delle Tre Province in Emilia e il Giro dei Cinque Laghi in Veneto. Sono numeri da prendere con le molle, sempre di allievi si parla. Ed è positivo rendersi conto che identica consapevolezza ce l’ha il loro direttore sportivo Puerini.

«Quando da ragazzini – ricorda Puerini – andavamo a correre in Romagna, già vedevi la differenza. Andavi a correre in Toscana e neanche ti presentavi, perché era tutto un altro ritmo. Abbassavano la bandierina, alzavi la testa e non riuscivi a capire quanti ce ne fossero davanti e la corsa era finita. Figuratevi in Veneto, cosa volevi fare? Quest’anno siamo andati al Nord e abbiamo sentito le altre squadre dire che si lottava per il secondo posto, perché c’eravamo noi. Per me è una bella rivincita. Prima, quando un marchigiano vinceva fuori regione, era un campione. Quest’anno siamo andati spesso e abbiamo vinto alcune fra le gare più importanti».

Già il 2024 era stato positivo, che cosa è cambiato quest’anno?

Molti ragazzi del primo anno sono cresciuti e migliorati, i risultati sono venuti per la loro crescita. Sin dall’inizio dello scorso anno, avevano preso la categoria allievi con una buona mentalità. Dopo un mese e mezzo di gare, avevano smesso di correre per fare bene, ma partivano per vincere, chiudendo la stagione con il titolo italiano della cronometro a squadre: la ciliegina sulla torta. Quest’anno abbiamo proseguito. Siamo partiti subito a mille e abbiamo vinto le prime due gare, le domeniche che non abbiamo vinto si contano sulle dita di due mani.

Alla Sarnano-Recanati, Fiorini precede Alessiani. E' il 28 settembre
Alla Sarnano-Recanati, Fiorini precede Alessiani. E’ il 28 settembre, lo Zero24 Cycling Team domina
Alla Sarnano-Recanati, Fiorini precede Alessiani. E' il 28 settembre
Alla Sarnano-Recanati, Fiorini precede Alessiani. E’ il 28 settembre, lo Zero24 Cycling Team domina
Li guardi e non pensi che siano allievi, sono molto più grandi rispetto a una decina di anni fa…

Dopo il Covid c’è stata un’accelerazione enorme. La mentalità che hanno ora forse prima non l’avevano neppure gli juniores. Qualche ragazzino che deve ancora formarsi e fa fatica c’è ancora, però secondo me il lavorare molto in palestra, che prima non si faceva, giova anche alla crescita. Sono strutturati fisicamente e mentalmente sono più focalizzati, hanno una marcia in più di quella che avevamo noi.

Forse proprio per questo bisogna stare attenti a non esagerare con i carichi di lavoro?

Bisogna distinguere tra ragazzo e ragazzo. Quello che ancora è indietro con la maturazione lo devi aspettare, non puoi esagerare. Devi dargli i tempi di recupero, stare molto attento alle fasi di crescita. Nel momento che il fisico sviluppa, non lo puoi stressare, perché ha bisogno di energie fisiche e mentali proprio per crescere, quindi devi andare tranquillo. In questo aiutano molto le nuove metodologie. Puoi controllare gli allenamenti, la forza, la frequenza. Il potenziometro, che prima sembrava chissà cosa, secondo me aiuta molto a preservare i ragazzi: di fatto non sbagli più. Per contro, non devi avere… fame. Devi pensare al bene dei ragazzi, non a vincere più corse possibili. Li devi far crescere, soprattutto mentalmente. Perché fisicamente crescono da soli, secondo natura.

Gorizia, Tommaso Cingolani precede Ceccarelli e Fiorni al tricolore
Gorizia, Tommaso Cingolani precede Ceccarelli e Fiorni al tricolore. Per la Zero24 Cycling Team un giorno indimenticabile
Gorizia, Tommaso Cingolani precede Ceccarelli e Fiorni al tricolore
Gorizia, Tommaso Cingolani precede Ceccarelli e Fiorni al tricolore. Per la Zero24 Cycling Team un giorno indimenticabile
Il direttore sportivo è anche psicologo?

Parecchio. Devi cercare di capirli, sapere quando è il momento del bastone e quando della carota. E quando si fidano, iniziano a confidarsi come se fossi un fratello maggiore o un secondo padre. Ti raccontano tante cose della scuola, magari quando hanno preso un brutto voto e devo spingerli a dirlo anche a casa.

Genitori, spesso la nota dolente: che rapporti hai con loro?

La prima cosa è che devono fidarsi, perché in quel caso è fatta. Ti lasciano il figlio e non hai problemi. Però è tosta, è la parte più difficile del direttore sportivo. Devi far capire che vuoi il bene di loro figlio, ma che li consideri tutti uguali. Non è sempre facile, perché c’è sempre quello con la puzza sotto al naso secondo cui non consideri abbastanza suo figlio o non fai abbastanza.

Il 24 agosto, Alessiani porta a casa il Giro delle Tre Province
Il 24 agosto, Alessiani porta a casa il Giro delle Tre Province. Lo Zero24 Cycling Team è al suo fianco
Il 24 agosto, Alessiani porta a casa il Giro delle Tre Province
Il 24 agosto, Alessiani porta a casa il Giro delle Tre Province. Lo Zero24 Cycling Team è al suo fianco
Come fai?

Non è facile, prendiamo i due Cingolani. Loro padre Francesco lo portavo a correre quando era esordiente, ha fiducia in me, però è anche uno che conosce bene il ciclismo. I Cingolani, anche nonno Amos, sono molto esigenti. Vogliono le cose fatte bene, ma è capitato che gli abbia detto: «Ricordati che qualche volta i tuoi figli vanno ancora a giocare a fare le capanne al fiume». Sono ancora ragazzini e non si può sempre considerarli dei professionisti, mentre loro sono molto professionali e guardano il particolare. E’ più facile avere a che fare con un genitore che non capisce niente di ciclismo e si fida, senza mai intromettersi. Se invece sbagli qualcosa, oppure qualcosa non va per il verso giusto, Francesco lo nota subito e ce lo fa notare. Non devi mai abbassare la guardia.

Ti sembra che ci sia un po’ di risveglio nel ciclismo marchigiano?

Qualcosa si muove, ma secondo me si può fare di più. C’è da lavorare sui vivai, sui ragazzini, sulle scuole di ciclismo. C’è da trasmettere la passione, il divertimento. E c’è anche da lavorare tanto sui giovani, perché purtroppo il ciclismo è accelerato e parecchi ragazzi smettono anche troppo presto. Servono anche nuovi tecnici, che siano preparati e parlino la loro stessa lingua.

A Roma la vittoria di Alesiani al GP Liberazione (foto Simone Lombi)
A Roma la vittoria di Alesiani al GP Liberazione, successo di prestigio per lo Zero24 Cycling Team (foto Simone Lombi)
A Roma la vittoria di Alesiani al GP Liberazione (foto Simone Lombi)
A Roma la vittoria di Alesiani al GP Liberazione, successo di prestigio per lo Zero24 Cycling Team (foto Simone Lombi)
Che cosa intendi?

Guardo in casa nostra e per la preparazione mi aiuta Lancioni, che à un 2004 e fa Scienze Motorie. Tommaso Fiorini, fratello di Edoardo, il prossimo anno farà il direttore sportivo con gli esordienti. C’è un altro ragazzo del 2008 che già dall’anno veniva ad allenarsi con noi, anche se ha smesso di correre. Sta in bicicletta con loro e li tiene in riga perché è un po’ più grande. E poi c’è un altro del 2006 che tutte le domeniche vuole venire con noi a fare l’accompagnatore , anche solo per dare le borracce. Bisogna investire su questi ragazzi, perché ci sono ancora in giro i direttori sportivi di quando ero allievo io. Hanno passione, ma vivono nel ciclismo degli anni 80-90.

Avete avuto la tentazione di portare questo gruppo fra gli juniores?

Qualcuno ce l’ha proposto, ma non saremmo in grado di farlo. Ci avevamo provato con Mario Austero, però oltre che essere costosissimo, a mio avviso non siamo pronti per quel ciclismo. Bisogna essere strutturati bene. Se hai Fiorini, Cingolani e Alessiani, che è andato alla Pool Cantù, non puoi farli correre solo in Abruzzo, nel Lazio o in Emilia. Certe esperienze bisogna che le facciano, devi andare a fare la corsa a tappe, che ha dei costi notevoli. Preferiamo lavorare bene fra gli allievi, che in questi anni conta ancora di più.

Nella serata di Pesaro, Puerini insieme a Edoardo Fiorini
Nella serata di Pesaro, Puerini insieme a Edoardo Fiorini con il trofeo Morfeo Gadget
Nella serata di Pesaro, Puerini insieme a Edoardo Fiorini
Nella serata di Pesaro, Puerini insieme a Edoardo Fiorini con il trofeo Morfeo Gadget
Perché?

Perché bisogna essere bravi a costruire i ragazzi soprattutto a livello mentale e di maturità, di consapevolezza delle scelte e delle rinunce che dovranno fare. Devono capire che c’è la scuola, poi c’è il ciclismo e solo dopo viene tutto il resto. Se hai passione, le cose ti vengono facili, sennò si fa presto a mollare. E non possiamo permetterci di perdere i talenti migliori.

Serata del Grande Ciclismo, Pesaro, 2025, salotto Riccardo Magrini, Luca Gregorio, Eleonora Ciabocco, Gianmarco Garofoli

EDITORIALE / Al ciclismo italiano manca soprattutto un faro

17.11.2025
4 min
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Venerdì sera, nel corso della classica Serata del Grande Ciclismo di Pesaro, durante un momento di salotto condotto da Luca Gregorio e Riccardo Magrini, il microfono è finito in mano a Gianmarco Garofoli, che non ci ha pensato due volte. Agganciandosi alle parole di Magrini, che parlava della difficoltà del ciclismo italiano, il corridore marchigiano della Soudal Quick Step, ha piazzato uno scatto deciso.

«Non è vero che il ciclismo italiano è in difficoltà – ha detto – ci sono tanti corridori forti che ottengono ottimi risultati. Davanti a tutti ci sono Pogacar e pochi altri, ma subito dietro ci siamo noi. Solo che chi racconta le corse non lo dice. Si parla sempre degli stessi, di quanto sia forte Pogacar e gli altri è come se non ci fossero. Faccio un esempio: Alessandro Verre. E’ arrivato secondo nella tappa regina del Giro d’Italia, ma nessuno ne ha parlato».

Magrini ha replicato che non è vero e che nessuno ricorda nemmeno chi abbia vinto la tappa di Sestriere. Aveva ragione: abbiamo avuto bisogno di ricorrere al web per ricordare il nome di Chris Harper e a maggior ragione – viene da dire – si sarebbe potuto dedicare più spazio a Verre. E con la disputa che è andata avanti ancora per qualche minuto, a noi è venuto di fare una considerazione che, dopo la vittoria di Sinner a Torino e la figuraccia della nazionale di calcio a Milano, ha preso maggiore consistenza.

Serata del Grande Ciclismo, Pesaro, 2025,
La serata del Grande Ciclismo si è svolta a Pesaro, organizzata dai primi due a sinistra: Giacono Rossi e Maurizio Radi
Serata del Grande Ciclismo, Pesaro, 2025,
La serata del Grande Ciclismo si è svolta a Pesaro, organizzata dai primi due a sinistra: Giacono Rossi e Maurizio Radi

I soliti due al comando

Sinner e Alcaraz sono davanti a tutti come Pogacar e Vingegaard: alle loro spalle c’è il vuoto. La sola differenza è che Sinner è italiano: basta questo perché i risultati dei giocatori alle sue spalle diventino immensi. Non vogliamo dire che non siano ottimi atleti, ma avendo vinto negli ultimi due anni tornei di seconda schiera (ATP Tour 250), probabilmente non avrebbero tanta eco mediatica se là davanti al posto di Sinner ci fosse un giocatore non italiano. Si parla tanto di Jasmine Paolini, senza rendersi conto che un’Elisa Longo Borghini vale cento volte di più.

Se con Pogacar ci fosse un italiano di pari livello, come per magia i risultati di Ciccone, Scaroni, Ganna, Milan, Viviani, Trentin e Vendrame sarebbero raccontati con altra enfasi. Questo perché i grandi media vivono di iperboli: l’ordinario non esiste e di conseguenza scompare. Anche al di fuori della diretta, si preferisce fare pagine e minuti su Pogacar, cadendo in esaltazioni anche ripetitive, piuttosto che approfondire quello che c’è dietro. Una vecchia storia da cui difficilmente usciremo, motivo di dibattiti estenuanti che hanno spinto noi a intraprendere una linea diversa e che comprensibilmente possono diventare causa di frustrazione per gli atleti… invisibili.

Giro d'Italia 2025, Sestriere, 20a tappa, Alessandro Verre
Secondo a Sestriere nella 20ª tappa del Giro, Verre è per Garofoli l’emblena del corridore ignorato da parte dei media
Giro d'Italia 2025, Sestriere, 20a tappa, Alessandro Verre
Secondo a Sestriere nella 20ª tappa del Giro, Verre è per Garofoli l’emblena del corridore ignorato da parte dei media

La WorldTour italiana…   nel calcio

Che cosa dovremmo dire allora del calcio italiano, se il ciclismo è in crisi? Non si vince la Champions League dal 2010, quando l’Inter vinse anche il mondiale per club. E bisogna ringraziare l’Atalanta che nel 2024 vinse la UEFA Europa League, perché andando a ritroso per vedere un’altra vittoria italiana bisogna risalire al 1999 del Parma. Nel 2006 l’Italia ha vinto i mondiali di calcio. Nel 2010 e nel 2014 è stata eliminata al primo turno. Mentre nel 2018 e nel 2022 non si è qualificata. E dopo la sconfitta di ieri con la Norvegia, rischia grosso anche questa volta.

Eppure si riempiono pagine e palinsesti di campioni stranieri, che sventolano le bandiere delle squadre di casa nostra, senza pensare (probabilmente) che proprio grazie a tale colonialismo, i giocatori italiani hanno perso consistenza e qualità. Servirebbe anche a loro una WorldTour italiana, che avesse il coraggio di investire seriamente sul vivaio?

Ciccone ha vissuto un 2025 più continuo, sia pure con incidenti. Qui primo a San Sebastian
Ciccone ha vissuto un 2025 più continuo, sia pure con incidenti. Qui primo a San Sebastian

Continuità cercasi

Garofoli ha ragione? Restando sul dato oggettivo e sportivo, probabilmente sì. Ma poiché il pubblico dello sport italiano prima di essere competente è soprattutto tifoso, in mancanza di continuità e grandi vittorie, si continuerà a sostenere che il ciclismo italiano sia in crisi. La continuità fa la differenza, su questo aveva ragione Magrini. Il Ciccone di quest’anno ha dato un seguito al podio del Lombardia 2024 e se non si fosse ammalato dopo i mondiali, probabilmente avrebbe continuato nella serie. Altri invece si sono affacciati alla porta dei grandi e poi sono spariti.

E’ importante dare al pubblico dei riferimenti. Pellizzari per la salita. Ciccone per le classiche. Milan per le volate. Scaroni e Ballerini per altre classiche. Se tutto questo diventerà un’abitudine, sarà più difficile ignorare certe prestazioni e l’arrivo di giovani interessanti come Finn verrà inquadrato in un movimento già di per sé florido. I problemi esistono. Il livello giovanile è in forte difficoltà. Ma se proprio qualcuno ha voglia si sparare sulla Croce Rossa, guardi verso il calcio. Se noi siamo in crisi, loro come sono messi?

Fisioterapia Italia in Tour: a Pesaro (con Fisioradi) si fa eccellenza

24.05.2025
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Il settore della fisioterapia italiana vive un periodo di crescita e trasformazione. A confermarlo è il successo della seconda edizione di “Fisioterapia Italia in Tour”, il format nazionale nato per promuovere la formazione professionale, il networking tra centri fisioterapici e la condivisione di strategie cliniche e manageriali vincenti. La tappa di Pesaro si è rivelata una delle più significative, accendendo i riflettori su un modello di fisioterapia che guarda al futuro con approccio integrato, innovativo e centrato sul paziente.

Tappa a Pesaro

Nato a Foligno presso la Clinica dello Sport grazie all’intuizione di Danilo Comodi e Roberto Gugolati, “Fisioterapia Italia in Tour” è oggi una piattaforma di riferimento per fisioterapisti, titolari di studi, imprenditori sanitari e professionisti della riabilitazione. L’obiettivo è chiaro: migliorare i risultati clinici e gestionali attraverso il confronto diretto tra colleghi, la condivisione di “best practice” e l’aggiornamento continuo.

Fisioterapia Italia in Tour ha fatto tappa a Pesaro da Maurizio Radi, titolare di Fisioradi Medical Center
Fisioterapia Italia in Tour ha fatto tappa a Pesaro da Maurizio Radi, titolare di Fisioradi Medical Center

A fare gli onori di casa per la tappa pesarese è stato Maurizio Radi, fisioterapista e osteopata, fondatore di Fisioradi. Nato nel 2001 come piccolo studio privato, Fisioradi si è prontamente distinto per l’innovazione e la passione. Tra i primi pazienti figuravano campioni del ciclismo e atleti di altre discipline, tra cui il celebre cestista Josef Blair. Nel 2021 la visione di Maurizio si concretizza nel nuovo Fisioradi Medical Center. Una struttura sanitaria all’avanguardia di oltre 1.000 mq nel cuore del quartiere pesarese di Vismara di dove lo stesso Radi è originario. Il centro offre oggi una gamma completa di servizi: fisioterapia, riabilitazione, diagnostica, poliambulatorio specialistico e chirurgia ambulatoriale. Un vero e proprio punto di riferimento non solo per i cittadini, ma per atleti e sportivi di ogni livello.

Due giornate di formazione

L’evento si è svolto nella suggestiva Sala della Prefettura, riunendo numerosi professionisti provenienti da tutta Italia. Il cuore dell’incontro? Condivisione di esperienze reali, errori superati, modelli organizzativi efficaci e strategie di marketing sanitario mirate al posizionamento territoriale.

Fisioterapia Italia è una selezione di centri specializzati nei principali trattamenti
Fisioterapia Italia è una selezione di centri specializzati nei principali trattamenti

Si è discusso dell’importanza per ogni fisioterapista di costruire una forte identità professionale, di comunicare in modo chiaro i propri valori e di offrire servizi personalizzati, capaci di rispondere alle esigenze del paziente moderno. L’integrazione tra pratica clinica e visione manageriale è stata al centro di tutti gli interventi.

Il rapporto con il ciclismo

Il contesto sportivo di Pesaro, città “bike-friendly” e sede di numerose manifestazioni ciclistiche, ha fatto da cornice ideale a questo evento. L’incontro ha sottolineato anche il ruolo strategico della fisioterapia sportiva nella preparazione, nel recupero e nella longevità atletica dei ciclisti, sempre più attenti alla prevenzione degli infortuni e alla performance.

“Fisioterapia Italia in Tour” si conferma come un format unico nel suo genere: non solo evento formativo, ma occasione concreta di crescita collettiva. Un movimento che unisce competenze, idee e professionalità per costruire una fisioterapia italiana più consapevole, moderna e sostenibile.

Fisioradi

Pesaro, magica Serata: brindisi e un pizzico di nostalgia

16.11.2024
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PESARO – Difficile scegliere quale sia stato il momento più bello nella Serata di Grande Ciclismo di ieri a Pesaro. Se i racconti dei campioni presenti in sala e intervistati da Riccardo Magrini e Luca Gregorio. Se i momenti di cabaret dei due commentatori di Eurosport. Oppure le premiazioni ai protagonisti del ciclismo giovanile. Se l’annuncio, fatto dall’assessore allo sport Mila Della Dora che entro un anno Pesaro avrà una pista ciclo-rotellistica o se ancora gli incontri prima che la serata iniziasse, in cui abbiamo avuto la possibilità di incontrare amici dalle provenienze più disparate che di solito troviamo alle corse con ruoli d’ogni genere.

E allora forse il momento più bello della Serata è stata la Serata stessa: per la passione da cui nasce da quattro anni e l’attesa che la accompagna. Ieri nel salone dell’Hotel Baia Flaminia c’erano 240 persone e alla fine nessuno di loro aveva voglia di andarsene.

Al tavolo dei campioni, abbiamo incontrato Rachele Barbieri e Manlio Moro. Filippo Baroncini, Gianmarco Garofoli e Giovanni Carboni. E poi, sparsi per la sala, Roberto Conti e Massimo Giunti, come pure Alberto Puerini e i suoi ragazzi del Pedale Chiaravallese. Fabrizio Vangi e il duo diesse Berti e anche Gianluca Geremia, tecnico regionale del Veneto. Ciascuno con la sua storia da raccontare, l’aneddoto, sia pure la stranezza di un controllo antidoping sull’onda del racconto di Moro che si è ritrovato gli ispettori, partiti da Nairobi, durante le vacanze in Kenya. Vita singolare quella di un professionista, con regole accettate e da accettare affinché si smetta di parlarne nel modo sbagliato.

Il tavolo dei campioni

E i ragazzi hanno parlato e detto cose importanti. Rachele Barbieri ha difeso il ciclismo femminile dall’affondo piuttosto intempestivo di Boonen.

«Le corse femminili a volte sono davvero bizzarre da guardare – ha detto il belga – le guardo, perchè spesso sono corse davvero impegnative. Però, tatticamente, l’80 per cento delle volte non si capisce cosa stiano facendo. E’ tutto così diverso dalle gare maschili. Penso che la differenza di livello tra le più forti e le altre sia ancora troppo grande». La modenese ha difeso l’imprevedibilità del ciclismo femminile dall’attesa a volta noiosa di quello maschile e ha invitato Boonen a seguire una corsa dall’interno per formarsi un’opinione completa.

Carboni ha raccontato il suo anno di ricostruzione al Team Ukyo e la scoperta della cultura giapponese e della loro accoglienza, che gli ha permesso di ritrovare le sicurezze per l’approdo dal 2025 nella nuova squadra. Garofoli ha ripercorso i suoi primi due anni difficili e raccontato le emozioni nel passare alla Soudal-Quick Step. Baroncini, con il cerotto sull’avambraccio per aver finalmente tolto la placca, ha parlato della prima vittoria e ricevuto il premio per la Challenge bici.PRO. E alla fine tutti hanno partecipato al taglio della torta, facendo saltare il tappo alle magnum di Prosecco Astoria che ancora una volta ha supportato il brindisi.

Una lunga storia

La Serata di Grande Ciclismo è l’appuntamento voluto quattro anni fa per la prima volta da Maurizio Radi e Giacomo Rossi, rispettivamente titolari dello Fisioradi Medical Center e di Ca’ Virginia Country House. All’inizio quattro amici al bar, come ha detto Radi scherzando, adesso invece un vero evento con numeri e protagonisti di spicco

Ci siamo anche noi di bici.PRO con la nostra Challenge perché è giusto metterci la faccia e sostenere (come si può) iniziative che fanno il bene del ciclismo. E veder sfilare sul palco i migliori giovanissimi, gli allievi, gli esordienti e gli juniores che sfilando sul palco e posando per le foto, gettavano ogni volta lo sguardo verso il tavolo dei campioni dà il senso del passaparola che rende questo sport vivo più che mai.

La Serata di Grande Ciclismo è organizzata da Maurizio Radi e Giacomo Rossi, con il microfono in mano
La Serata di Grande Ciclismo è organizzata da Maurizio Radi e Giacomo Rossi, con il microfono in mano

Vedendo sfilare sul palco i corridori di oggi, quelli che lo sono stati e quelli che lo saranno, soltanto alla fine, guidando verso casa, il pensiero è andato a un amico che non c’è più e che avrebbe popolato con la sua risata ben più di un momento.

Capita spesso, tornando nelle Marche di pensare a lui. Ce lo hanno ricordato le immagini di Garofoli con il pappagallo Frankie sul casco, l’abbraccio fra Magrini e Giunti e il ricordo delle maglie bianconere della Domina Vacanze. Sono passati sette anni, ma avere in questa sala anche Michele Scarponi avrebbe reso il sogno una splendida realtà. Ricordarlo in qualche modo ci ha scaldato ulteriormente il cuore.

Coppi e Bartali, percorso per attaccanti. Domani il via

18.03.2024
5 min
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Cinque tappe che animeranno questo marzo fino alla vigilia della campagna del Nord. Stiamo parlando della Settimana Internazionale Coppi e Bartali, la storica corsa organizzata dal GS Emilia. In programma dal 19 al 23 marzo, la prova dedicata ai due campionissimi italiani partirà domani da Pesaro per concludersi sabato a Forlì. Una partenza da Grande Giro e un arrivo di altrettanta bellezza con quel sapore di ciclismo d’altri tempi che solo un teatro come il Velodromo Glauco Servadei è in grado di regalare. Scopriamo il percorso e le insidie di questa Coppi e Bartali 2024 insieme all’organizzatore Adriano Amici (in apertura il podio dell’edizione 2023, vinta da Mauro Schmid su Shaw ed Healy). 

La prima tappa da Pesaro a Pesaro
La prima tappa da Pesaro a Pesaro

Da Pesaro a Pesaro

La partenza come detto avverrà in terra marchigiana, per la prima volta nella storia della corsa. La Coppi e Bartali sarà infatti ospitata da Pesaro, Capitale della Cultura italiana 2024. La tappa si snoderà dopo aver varcato il confine regionale, tra le città romagnole. Un percorso nervoso che sale su e giù incontrando nel finale il Mar Adriatico: 109 chilometri, con 1.450 metri di dislivello.

«E’ una tappa un po’ strana – spiega Adriano Amici, organizzatore storico – perché è abbastanza difficile. Pochi chilometri, 109, pertanto sembra facile invece non è così, perché lungo il percorso ci sono dei dislivelli notevoli. Quella che potrebbe fare la differenza, dal mio punto di vista, è la parte finale quando si farà la Panoramica da Gabicce Monte a Pesaro, quindi già una prima tappa movimentata».

Da Riccione a Sogliano

Nella seconda tappa si riparte dalla Romagna, con una tappa iconica della Coppi e Bartali. Da Riccione a Sogliano al Rubicone sono in programma 140 chilometri con 2.900 metri di dislivello che si sviluppano su e giù per le colline ripide e per nulla banali dell’Appennino riminese. Una frazione che tre anni fa consacrò un giovane Jonas Vingegaard al successo.

«E’ una tappa – afferma Amici – che stiamo verificando perché è franata una strada e forse saremo costretti a cambiare leggermente il percorso, se non riescono a ripristinarla in tempo. Questa però rispecchia quella che vinse Vingegaard nel 2021, pertanto con la salita che porta a Sogliano sul Rubicone, diventa una giornata secondo me abbastanza severa. Anzi, sono sicuro che lo sarà».

Riccione il teatro della terza tappa
Riccione il teatro della terza tappa

Da Riccione a Riccione

Da Riccione a Riccione, si rimane nei dintorni della tappa precedente, ma con un copione diverso e un finale tutto da scrivere. Una partenza e un arrivo di rito per questa frazione: non a caso la città marittima ospita la Settimana Internazionale Coppi e Bartali per il quinto anno consecutivo. 134 chilometri con 2.630 metri di dislivello vedono nel Passo San Marco e nella salita di San Marino le due insidie regine dalla terza frazione.

«Riccione-Riccione – dice Amici – con il Passo San Marco esattamente come l’anno scorso, forse è la più difficile per il chilometraggio e anche per le salite che ci sono, come quella fino a San Leo e lo sconfinamento a San Marino. Sarà il giorno per chi vuole farsi valere quando la strada sale e una bella scossa per la classifica».

Cinque volte il Monticino su e giù da Brisighella
Cinque volte il Monticino su e giù da Brisighella

Da Brisighella a Brisighella

Il giorno degli attaccanti. Non che gli altri non lo siano, ma la tappa Brisighella-Brisighella vede un vortice di giri (cinque complessivi) con un passaggio costante sul GPM del Monticino. Una salita che sarà protagonista anche del passaggio del Tour de France a luglio. 150 chilometri con 2.350 metri di dislivello che vedono partenza e arrivo in uno dei borghi storici più belli d’Italia e legati da sempre al ciclismo. 

«Una tappa molto bella con la partenza dal fantastico borgo di Brisighella – spiega Amici – che con la sua Rocca ha un fascino davvero importante. E’ una frazione adatta forse ai colpi di mano quindi ad attacchi. Chi vuole giocare il jolly ha il terreno giusto. Non è che sia durissima però è comunque insidiosa. La tappa è stata fatta in collaborazione con Davide Cassani. Abbiamo ragionato di non renderla così severa in funzione del giorno dopo».

Da Forlì a Forlì

L’epilogo della Settimana Internazionale Coppi e Bartali avrà, come detto, nel teatro del velodromo Glauco Servadei di Forlì. Un arrivo d’altri tempi, con i corridori che, dopo aver scalato la Rocca delle Caminate e fatto cinque volte i “muri” di Polenta e Bertinoro, arriveranno nelle curve ripidissime della pista in cemento per consacrare il vincitore di tappa e quello della classifica generale. Da Forlì a Forlì in 157 chilometri con 2.750 metri di dislivello. 

«La corsa arriva a Forlì – conclude Amici – si farà cinque volte la salita di Bertinoro e Polenta. A differenza dell’anno scorso che terminammo la corsa con la cronometro vinta da Cavagna, che fu molto bella, quest’anno niente corsa contro il tempo. Sarà una frazione che non lascia respiro e si concluderà nel bellissimo velodromo Glauco Servadei che l’anno scorso ha ospitato l’arrivo della terza tappa. Abbiamo sei squadre WorldTour con corridori importanti, speriamo che si diano battaglia. Avremo sicuramente un nuovo vincitore che si aggiungerà all’albo d’oro di prestigio che la Coppi e Bartali vanta».

Tour dei Campioni, prima tappa. Partiamo da Tavullia

16.07.2023
7 min
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TAVULLIA – Chi lo dice che moto e bici siano incompatibili tra loro o distanti anni luce? Pur nel rispetto reciproco che le due categorie devono adottare sulle strade, ci sono diversi punti in comune. Innanzitutto il senso di libertà nel viaggiare a cavallo del proprio mezzo. La possibilità di raggiungere borghi e luoghi che spesso in auto vengono ignorati. Lo spirito di gruppo che si consolida con gli altri membri della propria comitiva. La pianificazione di una vacanza in sella o anche solo il fermarsi per consultare la mappa, cartacea o digitale che sia. Certo, il motore fa una bella differenza, ma oggi le e-bike hanno lanciato un ulteriore ponte tra centauri e pedalatori.

E dove poteva consolidarsi il binomio moto/ciclismo se non in quella terra, a cavallo tra Marche e Romagna, che è stata una fucina di campioni quali Valentino Rossi, Marco Simoncelli, Nicky Hayden (e continua ad esserlo nella MotoGp con Franco Morbidelli e Luca Marini)? E che, al tempo stesso, è anche un territorio felice per gli amanti della bici, tra l’azzurro dell’Adriatico e le verdi colline dell’entroterra?

Il ranch di Valentino

Ecco allora che ci troviamo a pedalare sul “Tour dei Campioni”, un percorso cicloturistico che da Tavullia (comune capofila del progetto) tocca le località di Gradara, Misano Adriatico, Coriano, Montescudo/Montecolombo e Morciano di Romagna. Ci fanno compagnia i ragazzi e le ragazze del Team Fisioradi, che vediamo arrivare come una nuvola bianca per via delle loro divise.

L’appuntamento è sotto il mitico muraglione di Tavullia dove campeggia lo striscione inneggiante all’idolo di casa, Valentino Rossi, che con le sue gesta ha reso famoso in tutto il mondo questo angolo della provincia di Pesaro. Ci muoviamo verso Gradara superando proprio il “ranch”, la pista divenuta il “luna park” di Rossi e della sua ciurma.

Con Paolo e Francesca

Gradara è nota come “Capitale del Medioevo” per via delle sue rievocazioni storiche, che valorizzano il proprio patrimonio culturale. Il borgo (nella foto di apertura il nostro ingresso in città) è cinto da possenti mura e la rocca malatestiana, quattrocentesca, è l’attrattiva principale. Secondo tradizione, proprio in questo castello avvennero le gesta dolci e amare tra Paolo e Francesca, narrate da Dante nel V Canto dell’Inferno.

Due passi a piedi sul ciottolato accanto ai turisti e risaliamo in sella per scendere tutti in gruppo verso il mare, verso Misano Adriatico. Qui, poco prima di raggiungere il lungomare, veniamo piacevolmente sorpresi da una striscia blu sull’asfalto: è la pista ciclabile “Ecovia” inaugurata lo scorso 2 giugno ed è un piacere per lo sguardo vedere vacanzieri di tutte le età percorrerla avanti e indietro in sella alle loro bici. Facciamo un salto nei pressi del moderno porticciolo di Portoverde e proseguiamo, in questo connubio di moto e bici, verso l’autodromo di Santa Monica dove, oltre al Motomondiale, si svolge anche l’annuale Italian Bike Festival (la prossima edizione si svolgerà dal 15 al 17 settembre). Oggi però niente stand di bici sul piazzale, ma ci affacciamo sulle tribune per ammirare le auto sportive che si impegnano a saltare sui cordoli.

A casa del Sic

Il Misano World Circuit è intitolato a Marco Simoncelli e noi riprendiamo a pedalare verso l’entroterra in direzione della sua Coriano. Superiamo Misano Monte e, tra campi coltivati a vite e ulivo, eccoci nel centro abitato, dove è d’obbligo una visita al museo “La Storia del Sic”. Qui ci sono le moto, le tute, i caschi, le foto e i video del tanto gioviale quanto sfortunato pilota scomparso nel 2015.

Col sole ormai alto e la zip della maglia quasi tutta aperta, solchiamo la cresta delle colline che in lontananza lasciano ammirare l’inconfondibile profilo di San Marino e del Monte Titano. Raggiungiamo il comune sparso di Montescudo-Monte Colombo dove pedaliamo accanto all’ombra della Torre Civica e quindi puntiamo verso Est per la via del ritorno.

Ritorno a Tavullia

L’ultimo borgo sul nostro percorso è Morciano di Romagna. In estate la sua area verde al centro del paese prende vita con spettacoli teatrali all’aperto, concerti e film, e soprattutto la sua Notte Bianca delle Stelle richiama turisti dalla Riviera grazie alle animazioni degli artisti ed alla partecipazione degli astrofili. 

Dopo circa 70 chilometri e 1.000 metri di dislivello facciamo ritorno a Tavullia e salutiamo il gruppo di amici di Fisioradi che ci ha accompagnato per questo Tour dei Campioni: un’ottima opportunità per vedere da un’altra angolazione questo tratto di Riviera Adriatica e le sue colline, ovviamente dal sellino di una bici!

Rossini-Raffaello: aziende e territorio vincono assieme

21.06.2023
3 min
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E’ oramai questi tutto pronto per la disputa, domenica prossima 2 luglio, dell’edizione numero due della Rossini-Raffaello – Memorial Marco Ragnetti, la gara in linea riservata alla categoria allievi con partenza dal centro di Pesaro ed arrivo fissato nella meravigliosa Urbino proprio difronte alla celebre facciata rinascimentale del Palazzo Ducale. E giusto qualche giorno fa, presso la Sala Rossa del Comune di Pesaro, si è tenuta la conferenza stampa di presentazione di questo importante evento giovanile, manifestazione che quest’anno sarà valevole per l’assegnazione della maglia di campione regionale: una bellissima novità per una competizione che cresce veloce…

All’incontro di presentazione hanno partecipato gli organizzatori Maurizio Radi, del Fisioradi Medical Center, e Giacomo Rossi, titolare quest’ultimo della struttura Cà Virginia Country & Wellness Resort, e poi Fabio Francolini, Presidente FCI della provincia di Pesaro-Urbino e vice presidente AlmaJuventusFano, insieme a Michele Sgherri consigliere AlmaJuventusFano. Oltre a loro, presenti anche le principali autorità pubbliche a testimoniare l’importanza fondamentale di una coalizione esistente tra settore privato e pubblico con l’obiettivo di alzare il livello di qualità dello stesso progetto agonistico. Presenti tra il pubblico degli intervenuti anche i genitori di Marco Ragnetti, il giovane corridore marchigiano al quale viene dedicata la manifestazione. 

La Rossini-Raffaello, gara dedicata agli allievi, è alla sua seconda edizione
La Rossini-Raffaello, gara dedicata agli allievi, è alla sua seconda edizione

Un valore per il territorio

E proprio Maurizio Radi anche quest’anno ha voluto rimarcare l’importanza dell’evento, un progetto che unisce due città come Pesaro (Rossini) e Urbino (Raffaello) attraverso una gara ciclistica di 80 chilometri in grado di toccare diversi Comuni dell’entroterra della provincia. Radi stesso ha anche riportato alcuni numeri molto significativi della scorsa edizione: i soggiorni negli hotel della zona (150 persone), il numero delle persone che hanno pranzato nei ristoranti tra Pesaro e Urbino (600/650), mentre oltre 1.000 sono state le persone che si sono riversate sulle strade lungo il tracciato di gara

Un progetto nato con il supporto del Fisioradi Medical Center
Un progetto nato con il supporto del Fisioradi Medical Center

A rimarcare l’importanza della gara ciclistica, non solo da un punto di vista sportivo ma considerando anche l’aspetto del cicloturismo, sono stati Giacomo Rossi, sostenuto dall’Assessore allo Sport di Pesaro Mila della Dora, ed il Consigliere regionale Andrea Biancani. Entrambi hanno ricordato il forte investimento realizzato per una mobilità sostenibile, un investimento che ha conferito un valore aggiunto a tutta la Provincia di Pesaro. 

Fisioradi Medical Center

I tre anelli di Pesaro Rebirth? Ve li spieghiamo noi

14.07.2022
5 min
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Il Carpegna che abbiamo affrontato nel nostro tour si trova nella provincia di Pesaro-Urbino e si affianca ai tre anelli proposti da Marche Outdoor per quest’area. La traccia dell’ascesa e i suoi dati tecnici sono comunque riportati nel medesimo portale web come meta imprescindibile per ogni appassionato di ciclismo. Tuttavia, come detto, i tre anelli di Pesaro-Urbino Rebirth si trovano leggermente più a sud. Vediamoli da vicino.

Colline a perdita d’occhio, le Marche hanno poco da invidiare ad altre regioni
Colline a perdita d’occhio, le Marche hanno poco da invidiare ad altre regioni

Pesaro Rebirth, il primo

Il primo parte proprio da Pesaro e si snoda per 131 chilometri in parte lungo la costa, in parte nell’entroterra. Si lascia il capoluogo verso Nord e subito si sale sul promontorio di Gabicce con uno strappo di 2 chilometri e mezzo, ma prima di entrare in Romagna si svolta per scendere nell’entroterra verso Gradara, dominata dal famoso castello in cui, secondo la leggenda, si è consumata la tragica vicenda di Paolo e Francesca raccontata da Dante nella Divina Commedia.

Di qui una salita di 5 chilometri al 5 per cento porta fino a Monteluro, e la successiva discesa fino alla valle del Foglia. Al chilometro 40, nei pressi di Gallo, si deve affrontare uno severo strappo di 2,5 chilometri con pendenza media dell’8 per cento per arrivare a Petriano, piccolo borgo con annesso castello medievale. Si rimane a quote collinari per circa 5 chilometri e poi si scende verso la valle del Metauro, il maggiore fiume delle Marche, fino a Fossombrone.

Fossombrone è il punto di partenza e di arrivo del secondo anello
Fossombrone è il punto di partenza e di arrivo del secondo anello

Sull’altra sponda si sale per 2 chilometri al 6 per cento fino al paese di Sant’Ippolito, caratterizzato da una notevole torre dell’orologio in ferro, e poi ancora per un falsopiano per altri 4 chilometri. Il ritorno verso il mare è costellato da saliscendi, fino a Marotta, sul litorale. Gli ultimi 25 chilometri per il rientro a Pesaro sono lungo la Statale Adriatica, con transito nella città di Fano. Dislivello totale: 1.412 metri.

Pesaro Rebirth, il secondo

Il secondo anello di Pesaro-Urbino Rebirth proposto da Marche Outdoor è lungo 138 chilometri, con un dislivello di 1.768 metri. Si parte da Fossombrone e si gira in senso antiorario. La perla di questo tracciato è senz’altro Urbino, con il suo Palazzo Ducale ed i capolavori di Raffaello che qui vi nacque nel 1483. Tuttavia la città simbolo del Rinascimento va prima conquistata superando una salita di 7 chilometri al 5,7 per cento di pendenza media che parte a Isola del Piano.

Urbino fa parte del secondo anello Di Pesaro Rebirth
Urbino fa parte del secondo anello Di Pesaro Rebirth

Da Urbino si rimane in zona collinare con vari saliscendi fino a scendere ad Urbania, posta nella valle del Metauro. Quindi ecco un’altra salita di 7 chilometri, un po’ più facile della precedente, per passare alla vallata sottostante, quella solcata dal Fiume Candigliano, dominata dai 1.525 metri del Monte Nerone. Da Piobbico a Cagli si succedono una trentina di chilometri di sostanziale pianura, prima di ritrovare ascese di rilievo in località Biscina

Di nuovo leggerissima pianura a scendere per circa 25 chilometri, transitando per Pergola, ed in località Passo Castelleone si svolta a sinistra per prendere l’ultima asperità di giornata: 5 chilometri al 5 per cento per salire a Frate Rosa, prima degli ultimi 14 chilometri per il facile rientro a Fossombrone.

Il Monte Catria è una presenza costante di tutti i giri nel territorio pesarese
Il Monte Catria è una presenza costante di tutti i giri nel territorio pesarese

Pesaro Rebirth, il terzo

Il terzo anello è invece un richiamo per gli scalatori, con i suoi 2.562 metri di dislivello collezionati in 136 chilometri. Partenza e arrivo a Pergola: i primi 40 chilometri ripercorrono a ritroso il facile tratto dell’itinerario precedente, quello che passa per Cagli e Piobbico. Qui però la pianura finisce e, dapprima un falsopiano sale verso Pian di Molino, quindi iniziano i 7 chilometri che portano ai 760 metri di Pian di Trebbio.

Sul Monte Catria il Giro è passato nel 2009, con arrivo sul Petrano, con vittoria di Sastre
Sul Monte Catria il Giro è passato nel 2009, con arrivo sul Petrano, con vittoria di Sastre

Si scende proseguendo verso sud-est per altri 25 chilometri, prima di arrivare alla frazione di Chiaserna, poco prima del confine con l’Umbria.

Ora inizia la massima difficoltà di giornata, ovvero la salita al Monte Catria, ovviamente quella del versante marchigiano. Si tratta di una salita vera, 14 chilometri al 6,4 per cento (dislivello di 900 metri) per arrivare a quota 1.400 metri. Segue un’altrettanto lunga discesa verso Frontone, poi l’itinerario ritorna verso l’Appennino per andare a pescare la salita che precede il Monastero di Fonte Avellana (4,6 chilometri al 6,3 per cento), anteriore all’anno Mille e nel cui eremo, secondo la tradizione, vissero 76 tra santi e beati. Discesa e rientro senza particolari difficoltà a Pergola.

Nel silenzio del Carpegna, sotto il cielo del Pirata

14.07.2022
7 min
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Marche Outdoor propone varie soluzioni per gli amanti della bici da strada. Nella provincia di Pesaro Urbino ci sono tre anelli contigui per sbizzarrirsi a piacimento ma, oltre ad essi, nel portale web trova spazio anche la traccia della salita del Monte Carpegna. E noi abbiamo messo nel mirino proprio quella.

Carpegna vuol dire Pantani, non perché il Pirata vi abbia infiammato le folle, ma perché qui costruiva le sue imprese, scendendo da Cesenatico nei suoi allenamenti. Sentiamo che sarà una giornata particolare e che qualcosa succederà..

Via da Ca’ Virginia

Partiamo dal Ca’ Virginia, una country house nell’entroterra tra Pesaro e Urbino. Anticamente era un rustico padronale dei primi del ‘400, mentre ora è una pregiata sistemazione “amica” dei ciclisti. Giacomo Rossi, il titolare, è infatti un cicloamatore reduce dall’ultima Nove Colli e sarà lui a condurci in questo itinerario che lambisce il confine romagnolo.

Inforchiamo le bici sotto un cielo velato, a tratti plumbeo e la prima difficoltà che incontriamo è quella che porta a Sassocorvaro. Si costeggiano le paratie della diga che forma il Lago di Mercatale, si supera il livello dell’invaso e in pochi ma severi tornanti si arriva al paese che domina lo specchio d’acqua dall’alto. Alle nostre spalle si impone la Rocca Ubaldinesca, rinascimentale, soprannominata “Arca dell’Arte” perché durante la Seconda Guerra Mondiale custodì migliaia di capolavori di artisti del calibro di Raffaello, Tiziano, Piero della Francesca, Mantegna… per evitare che fossero trafugati dai nazisti in ritirata o distrutte dai bombardamenti alleati.

Il museo degli spaventapasseri

Riagganciamo i pedali, diamo una tirata di freni per controllare che sia tutto in ordine e ci ributtiamo in discesa per poi puntare al secondo borgo, stavolta arroccato in cima ad uno sperone roccioso. Il suo nome è Frontino, non è molto noto come meriterebbe, ma si fregia di essere nel circuito dei Borghi più belli d’Italia. E in effetti è un piccolo scrigno, dato che in un paio di vie ciottolate lunghe due centinaia di metri racchiude una torre dell’orologio completamente coperta da verdissima edera che lascia libero solo il quadrante con le lancette. C’è poi il museo degli spaventapasseri con i buffi manichini che sbucano da un porticato. Infine ospita il giardino intitolato a Giacomo Leopardi con tanto di busto del poeta portato in dono dalla cittadinanza di Recanati.

La salita è evidentemente dedicata a Pantani e al suo cielo
La salita è evidentemente dedicata a Pantani e al suo cielo

Destinazione Carpegna

Ma è tempo di riprendere il cammino. Ci avviciniamo di buon passo verso gli 800 metri del paese di Carpegna.

«Andrea vuoi due ciliegie?», chiede Giacomo che già si è fermato a bordo strada a saccheggiare l’albero. «Eccolo lì il Carpegna – dice – saliremo al Cippo dal versante est, quello classico».

Aggirato il seicentesco Palazzo dei Principi, iniziano ben presto i 6 chilometri al 10 per cento, tra faggi, querce e cerri. I primi due chilometri ce li prendiamo per studiare la salita, ma arrivati al tornante che mostra “il cielo del Pirata”, come indica la scritta sul muretto, ci rendiamo conto di dove siamo».

Andrea, vuoi un po’ di ciliegie? La stagione è quella giusta…
Andrea, vuoi un po’ di ciliegie? La stagione è quella giusta…

«E’ dura, d’accordo – prosegue – e ci affidiamo all’ultimo pignone. Ma nonostante ciò (o forse proprio per questo) nulla impedisce alla mente di vagare con l’immaginazione e vedertelo lì davanti a te. Pantani che si allena, sfuggire via sui pedali dietro uno dei ventidue tornanti, magari con la divisa rosa del Tour del 2000, oppure con quella classica gialla della Mercatone Uno, con la bandana o forse senza.

Una strada per pensare

«Questa è una salita da meditazione – dice Giacomo tra un respiro e l’altro – fra un po’ supereremo la sbarra che chiude il transito alle auto, la strada si restringerà ulteriormente e io spesso ci vengo apposta anche da solo. In autunno, poi, diventa un tappeto rosso».

Il Pirata romagnolo era solito allenarsi fin quassù
Il Pirata romagnolo era solito allenarsi fin quassù

Ha ragione, è una salita intima: per il suo fascino, per essere immersa nel bosco e dunque sempre all’ombra, per i suoi tornanti che si contorcono su di essa.

Nel silenzio più totale, alla nostra sinistra un piccolo ramo nel bosco si spezza e cade sull’erba. Poi una vocina sbuca dai faggi, taglia le fronde e arriva a noi.

«E’ sul Carpegna che ho preparato tante mie vittorie. Non ho bisogno, prima di un Giro o un Tour, di provare una ad una tutte le grandi salite. Una volta sola, se ricordo bene, sono andato a dare un’occhiata in anticipo al Mortirolo e al Montecampione. Ma in macchina. E non mi è servito neanche molto. Il Carpegna mi basta».

Anche Merckx brillò su questa salita nel 1973: un cartello lo ricorda
Anche Merckx brillò su questa salita nel 1973: un cartello lo ricorda

Una voce nel bosco

Giacomo, ma tu lo hai mai visto Pantani quassù? «Capitava a volte di vederlo sfrecciare in discesa davanti al bar di Carpegna. Oppure sai che faceva? Arrivava qui sopra al Passo Cantoniera, dal versante romagnolo. Li c’è la locanda “Il Mandriano” (dopo ti ci porto). D’inverno Marco… costringeva Roberto, il gestore di allora, a seguirlo con lo scooter per la discesa verso Carpegna che faremo anche noi. E poi di nuovo su per questa salita, in modo da essere più sicuro, in compagnia, soprattutto in questo tratto dove le macchine non passano. Ogni volta che Roberto lo racconta gli si inumidiscono gli occhi…».

L’acqua non manca. Qui ci si rinfresca prima della salita finale
L’acqua non manca. Qui ci si rinfresca prima della salita finale

Una pigna rotola giù lungo il ciglio della strada, la schiviamo con un supplemento di fatica e la voce del bosco si rifà viva: «Da Coppi in poi è una salita che ha fatto la storia del ciclismo e ogni tanto anche il Giro c’è passato. Io non le conto più le volte che l’ho fatta, allenandomi. Direte che sono un tradizionalista…».

Anche Pogacar

Ci ritroviamo d’istinto a forzare la mano, scattando in presa bassa sul manubrio, anche se per pochi metri. Ci sono cartelli che suddividono l’ascesa in tratti dai nomi evocativi. Ad esempio il settore “Fuga Merckx” misura 2 chilometri, ha una pendenza media del 12 per cento e massima del 18…

Al Cippo sembra quasi di sentir parlare Pantani: la sua storia è qui
Al Cippo sembra quasi di sentir parlare Pantani: la sua storia è qui

E oltre alle ruote di Pantani, Coppi e Merckx, all’ultima Tirreno-Adriatico qui hanno “bruciato” l’asfalto anche quelle di Pogacar, con la doppia ascesa del Carpegna innevato, in una sorta di fil rouge che lega questi fuoriclasse e le loro epoche distanti decenni, ma non così lontane come sembra.

Finalmente in cima esce il sole, c’è anche una benedetta fontanella poco prima della divertente e panoramica discesa con vista sul Sasso Simone e Simoncello. Ottimo per asciugarsi il sudore prima di tornare in paese. E’ qui, sul valico posto a 1.415 metri di quota, al fianco della gigantografia di Pantani vittorioso a Courchevel nel suo ultimo Tour de France, che la voce degli alberi conclude il suo discorso.

«Direte che sono un tradizionalista. Forse sì. Sempre ad allenarmi sulle stesse strade di casa. Sempre a spingere gli stessi rapporti che uso in corsa. Sempre in giro senza borraccia, perché mi bastano quelle quattro fontane che so io dove sono. Una proprio a Carpegna».