Vanotti e il “suo” Stelvio: tra gioia e fatica per quasi 20 anni

08.09.2024
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PASSO DELLO STELVIO – Durante il fine settimana dell’Enjoy Stelvio Valtellina, che ancora una volta ha richiamato numeri da record sulle rampe del passo più famoso e noto tra i ciclisti e cicloturisti, c’era anche Alessandro Vanotti. L’ex corridore professionista ha pedalato insieme agli ospiti di Merida sulle strade che tante volte lo hanno visto faticare, allenarsi, gioire e anche soffrire. Nei suoi anni da corridore Vanotti ha scalato lo Stelvio moltissime volte e tornare qui dopo diverso tempo è un modo per riviverle, scorrendo velocemente tra i ricordi. 

«Tornare sullo Stelvio – racconta Vanotti mentre intorno a noi i ciclisti continuano a salire e scendere – è bellissimo perché nella mia carriera ho vissuto tanti momenti particolari e unici. Devo dire che la prima volta che l’ho affrontato in corsa non è stato facile, non ne ho un bel ricordo. Era il Giro d’Italia 2005, si saliva dalla parte trentina, quindi da Prato e quel giorno non stavo bene. L’arrivo era posto a Livigno, quindi una volta scesi a Bormio c’era da risalire anche il Foscagno.

«Sono andato in crisi e superare i 20 chilometri dello Stelvio non è stato facile. Ti mette a dura prova e se ne esci in qualche modo vuol dire che sei stato bravo, così come tutte le salite che hanno un tempo di scalata superiore all’ora. Poi chi sta sotto l’ora è ancora più forte degli altri e questo divide il ciclista normale dal campione». 

Vanotti (in maglia blu) ha scalato lo Stelvio lo scorso 31 agosto in occasione dell’Enjoy Stelvio Valtellina (foto Merida)
Vanotti (in maglia blu) ha scalato lo Stelvio lo scorso 31 agosto in occasione dell’Enjoy Stelvio Valtellina (foto Merida)

A dura prova

Girare l’ultimo tornante e vedere la cima è una sensazione che chi pedala su queste strade si porta dentro. Sapere di aver domato un gigante del ciclismo mondiale è una sensazione unica. Farlo da professionista, mettendo l’agonismo, la sofferenza e la gioia è una cosa che in pochi hanno provato. Tra questi pochi c’è proprio Alessandro Vanotti.

«Quando scollini il fascino è incredibile – continua – è la salita con l’altitudine maggiore in Italia, la seconda in Europa. E’ esigente, non ha pendenze come il Mortirolo o lo Zoncolan, ma la sua altezza spaventa tutti. Devi essere molto concentrato, coordinarti con la respirazione e il ritmo di pedalata. Se non stai bene devi comunque superare i tuoi limiti, questa è la particolarità dello Stelvio, non puoi nasconderti mai. Poi dipende tanto dal ruolo che hai in squadra, se devi tirare per tutta la scalata o meno». 

La quota di 2.000 metri arriva presto, ma la scalata è ancora lunga (foto Merida)
La quota di 2.000 metri arriva presto, ma la scalata è ancora lunga (foto Merida)
Tu hai mai avuto questo arduo compito?

Qui no, per fortuna (ride, ndr) perché è forse impossibile riuscire a farlo tutto in testa a ritmi elevati. Mi è capitato su altre salite, ma in confronto erano meno esigenti. 

Di quel giorno di crisi cosa ricordi?

La cima non arriva mai, quindi sei lì che giri le gambe e ti sembra di non andare avanti. E’ difficile da metabolizzare quella giornata, anche in base al fatto che dopo si doveva comunque salire fino a Livigno. Lo Stelvio ti mette a dura prova ma ti insegna a superarti, a dare sempre qualcosa in più. Una caratteristica che noi ciclisti conosciamo bene e che ci portiamo dentro. E’ una sensazione fantastica che puoi insegnare agli altri. 

Al bivio per l’Umbrail gli ultimi 3 interminabili chilometri diventano ancora più difficili se il vento è contrario
Al bivio per l’Umbrail gli ultimi 3 interminabili chilometri diventano ancora più difficili se il vento è contrario
Hai aneddoti anche della scalata dalla parte di Bormio?

Sono ricordi fantastici, quando c’è bel tempo. Altrimenti diventa una difficoltà maggiore. Da Bormio l’ho scalato tante volte anche di recente, sia per la Gran Fondo Stelvio Santini che per eventi come questo di Merida. Mi piace ogni tanto testarmi ancora, alzarmi sui pedali e riprovare le sensazioni che vivevo da corridore. 

C’è un tratto che ogni volta ti colpisce per una sua caratteristica?

Quando superi quota 2.000 metri e sei ancora lontano dalla cima, visto che mancano una decina di chilometri. In quel momento ti rendi conto quanto sia importante concentrarsi, respirare e pensare metro dopo metro. Poi arrivi al bivio per l’Umbrail e lì sono dolori.

Arrivare in cima è sempre una soddisfazione immensa
Arrivare in cima è sempre una soddisfazione immensa
Perché?

Sono gli ultimi tre chilometri, nei quali se stai bene te la godi, altrimenti è un calvario senza fine. Vedi le strutture in cima e pensi di essere vicino ma non è veramente così. Molto dipende anche dal vento, quando è contrario non vai più su. Però ora ci sono bici con rapporti che agevolano la pedalata e rendono la scalata meno dura. 

In quel giorno del 2005 non avevi i rapporti per salvare la gamba…

No no (ride, ndr), era il mio primo anno da professionista. Nelle stagioni precedenti correvo con il 39 come corona più piccola davanti e il 23 al posteriore. Poi si è passati al 26 e al 28 e sembrava una nuova era del ciclismo. 

Lo Stelvio è stato un ottima palestra per costruire i tanti successi dell’Astana
Lo Stelvio è stato un ottima palestra per costruire i tanti successi dell’Astana
Lo hai fatto anche in ritiro quando correvi?

Se si alloggiava a Livigno era una tappa praticamente fissa degli allenamenti. Ma in quei casi si affronta diversamente. Intanto arrivi da un percorso di gare precedenti e il ritiro in altura era l’ultimo step prima di un Grande Giro. Noi avevamo Nibali in squadra e il blocco di lavoro era pensato per vincere. 

In che senso?

I volumi di lavoro erano diversi per ognuno di noi, io che ero gregario facevo tanto volume. Dovevo tirare 20 giorni di fila. Però ogni tanto mi toccava anche qualche cambio di ritmo perché io ero l’uomo che doveva essere sempre pronto. Nibali era straordinario come capitano e con lui c’era Scarponi, un uomo fantastico. In ritiro si lavorava ma c’era il tempo di ridere e di stemperare la tensione. 

I ricordi di questa salita sono davvero tanti e diversi, il più bello?

Proprio i ritiri. Ogni tanto partiva qualche garetta interna proprio contro Nibali e Scarponi, ma in discesa (ride ancora, ndr). Tutto nel rispetto della strada. In salita ognuno di noi doveva rispettare i propri valori, anche se qualche volta uno scattino veniva fuori. Poi con Scarponi si rideva tanto. Mentre tiravo diceva a Nibali: «Come si sta bene a ruota del “Vano”? Lui tira tutto il giorno e noi stiamo qui tranquilli». Sono stati anni bellissimi, in cui abbiamo vinto ma fatto tutto con il sorriso. 

Bormio: il turismo, i pro’ e le iniziative per i ciclisti

26.07.2023
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BORMIO – Arrivando dal fondo della Valtellina si nota che le strade intorno a Bormio fremono. Il turismo è attivo e porta tante persone nella cittadina ai piedi del Passo dello Stelvio. I bar e le piazze sono piene di gente e di turisti di ogni tipo: c’è chi ha ai piedi le scarpe da trekking, chi appoggia la bici al muro stanco per la pedalata. Non solo, le vie sono piene di famiglie e di bambini. Le attività a Bormio fremono e l’estate invoglia a perdersi in queste aree fresche, lontane dalla città roventi.

Ciclismo e turismo

Il ciclismo da queste parti vive di storia e di gesta eroiche. Basta alzare il naso verso i pendii asfaltati dello Stelvio per immaginare i corridori che si sono arrampicati fin lassù nel corso dei decenni. Ma non esiste solo la strada, la natura intorno a Bormio offre tanti spazi verdi da esplorare, e la cosa bella è che ciò si può fare in ogni modo. Mtb, gravel e le ultime arrivate: le-bike, apprezzate da tanti. L’avvento della pedalata assistita ha portato la fatica della bici vicina alle corde di tutti, aumentando il divertimento.

«Sicuramente il discorso del ciclismo – afferma Veronica Mazzola, direttore marketing del comprensorio di Bormio – nel nostro territorio è diventato molto importante negli ultimi anni. Ci ha aiutato ad avere un aumento dei turisti provenienti da tutta Europa, anzi direi da tutto il mondo. Abbiamo ormai persone che arrivano dall’Australia e dall’America per scalare le salite più famose della nostra Valtellina: Stelvio, Gavia e Mortirolo».

L’impresa di De Gendt sullo Stelvio nel 2012 ha portato negli anni tanti turisti provenienti dal Belgio
L’impresa di De Gendt sullo Stelvio nel 2012 ha portato negli anni tanti turisti provenienti dal Belgio

Non solo professionismo

La luce del professionismo può essere un promotore per il territorio, bisogna fare in modo, però, che questa luce non si spenga. Le iniziative devono fare in modo di tenere attivo il territorio anche lontani dai grandi eventi.

«Il Giro d’Italia – continua Mazzola – quando passa nelle nostre zone è un motore importante ed un’occasione per far conoscere la nostra realtà. Il nostro lavoro però non si ferma qui, dobbiamo essere poi bravi a far trovare le strutture adatte quando i turisti decidono di venire a trascorrere le loro vacanze da noi. Il mercato belga è un esempio di come il ciclismo professionistico sia uno sponsor importante. Vi basti pensare che dalla vittoria di De Gent, nel 2012, l’afflusso di turisti da questa Nazione è aumentato notevolmente. E’ importante per noi non concentrare il tutto solo negli eventi agonistici. Un altro tassello importante sono i ritiri come questo del team Eolo-Kometa. I corridori e lo staff stanno da noi per una decina di giorni, trovando tutto il necessario per fare un corretto allenamento». 

Enjoy Stelvio Valtellina è l’iniziativa che permette ai ciclisti di arrampicarsi sulle salite senza traffico
Enjoy Stelvio Valtellina è l’iniziativa che permette ai ciclisti di arrampicarsi sulle salite senza traffico

Le giornate dedicate

Uno dei modi per fare in modo che tutti possano godere della bellezza di queste strade è chiuderle al traffico. La passione per la bici è cresciuta molto negli ultimi tempi e questo ha portato a pensare a delle giornate dedicate. 

«Dal periodo post Covid – conclude Mazzola – abbiamo avuto un notevole incremento di persone sulle nostre strade, complice anche il fatto che la bici è diventata un mezzo sempre più alla portata di tutti. Cerchiamo, quindi, di valorizzare le nostre salite non solo per i professionisti ma anche per gli amatori e le famiglie. Da questo punto di vista sono importanti le chiusure che vengono fatte al traffico veicolare con le iniziative di Enjoy Stelvio Valtellina. L’ultima, pochi giorni fa, ha riguardato il Passo Gavia. Questo permette di godersi la bellezza della salita senza l’assillo del traffico, avvicinando molto anche le famiglie ed i bambini, che possono pedalare in sicurezza».

L’azienda della famiglia Pedranzini, sponsor del team di Basso, è valtellinese, il legame tra pro’ e territorio è importante
L’azienda della famiglia Pedranzini, sponsor del team di Basso, è valtellinese, il legame tra pro’ e territorio è importante

Parla il sindaco

La presentazione del team Eolo-Kometa si è aperta poi con le parole del sindaco di Bormio: Silvia Cavazzi (in apertura in mezzo a Pedranzini e Ivan Basso).

«Quelle che sono un must per la vita di un ciclista professionista – ha detto Cavazzi – possono, anzi devono, diventare l’occasione per aprire il territorio a tutti gli appassionati di ciclismo. I numeri dei turisti legati al ciclismo ha eguagliato quello degli sciatori nel periodo invernale. Questo ha fatto in modo che Bormio sia sempre un paese vivo durante tutto l’anno. Legate al territorio ci sono anche le aziende, come Kometa, sponsor della squadra, queste unioni non possono che renderci orgogliosi. In più ci fanno capire come tutto sia collegato».

Pedranzini: la Valtellina e i pro’ come motore del turismo

20.07.2023
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BORMIO – La cornice all’evento di presentazione del team Eolo-Kometa è stata la piazza Kuerc di Bormio. I corridori del team professional, guidato da Ivan Basso e dal suo staff, si sono goduti l’abbraccio della comunità di Bormio. Tra le varie autorità e appassionati presenti, c’era anche Giacomo Pedranzini, proprietario dell’azienda Kometa (nella foto di apertura davanti all’azienda di famiglia insieme ai corridore della Eolo-Kometa). Sponsor che dà il secondo nome alla professional

«Il progetto della Eolo-Kometa – ci dice in prima battuta – che a me piace chiamare “la squadra di Basso e Contador”, è nato sette anni fa. Aveva un obiettivo chiaro, per me e la mia famiglia, che ha deciso di aderire a questa iniziativa. Ovvero quello di consumare del cibo sano, promuovendo attraverso lo sport l’assunzione di uno stile di vita attivo». 

Terra eroica

La scelta di allenarsi in questo contesto non è casuale, la Valtellina è da anni teatro di grandi sfide a colpi di pedale. Da Bormio parte la salita al Passo dello Stelvio, il valico automobilistico più alto d’Italia ed il secondo in Europa. Non lontano da qui si nascondono le pendenze del Passo Gavia e del Mortirolo. Insomma, in Valtellina il ciclismo è di casa. 

«La Valtellina è, prima di tutto – continua Pedranzini – terra di agricoltura eroica e poi di ciclismo altrettanto eroico. I vigneti che si affacciano sulla strada che attraversa la valle sono la testimonianza della fatica e della passione che gli agricoltori hanno verso questo territorio. Negli ultimi 20 anni il turismo legato al ciclismo è cresciuto a dismisura, arrivando ad eguagliare quello dello sci. Questo fatto, per la Valtellina, è un risultato eccezionale, offrire un turismo sano e rispettoso dell’ambiente e delle attività economiche della valle è un grande traguardo».

Il motore del professionismo

Una grande spinta è arrivata dallo sport agonistico, le battaglie che hanno caratterizzato queste salite hanno portato tanti appassionati su queste strade. Una volta ammirate le bellezze naturalistiche gli appassionati non hanno potuto far altro che ripercorrere a loro volta queste strade. 

«Siamo partiti da una squadra continental – riprende – poi fortunatamente siamo arrivati al modello professional, partecipando agli ultimi tre Giri d’Italia. Alla corsa rosa abbiamo anche collezionato due splendide vittorie in tappe iconiche. Speriamo di contribuire ad un ulteriore rilancio del ciclismo in Italia. La bicicletta era la cultura del nostro Paese, che dominava nel ciclismo internazionale. Portare una squadra professionistica su queste strade in ritiro vuol dire farle vivere anche al di fuori del contesto agonistico, che dura solo un giorno. La cultura e la passione per lo sport devono abbracciare questa terra tutto l’anno».

L’esempio Ungheria

Il Giro d’Italia nel 2022 è partito dall’Ungheria, una terra ed una popolazione che hanno calorosamente abbracciato il ciclismo e la corsa rosa. L’azienda della famiglia Pedranzini, Kometa appunto, nasce in questa valle ed ha anche uno stabilimento in Ungheria. Giacomo Pedranzini vive quel territorio, cosa ha lasciato il ciclismo da quelle parti un anno dopo?

 «Ha lasciato – conclude – un Giro di Ungheria con strade affollate e con tanto entusiasmo di contorno. Il risultato più bello, che ha dato il maggior riscontro, è che gli ungheresi sono stati contentissimi dell’evento. La stessa organizzazione ha detto che quella è stata una delle migliori partenze dall’estero del Giro. Questo deve fare il ciclismo professionistico, essere un motore di crescita per lo sport a tutti i livelli».

Lo Stelvio incorona Staune-Mittet nuova maglia rosa

14.06.2023
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PASSO STELVIO – Staune-Mittet e Faure Prost escono dall’ultima curva appaiati, la strada sotto le loro ruote sale e li respinge. Il norvegese è a tutta, così come il francese della Circus-ReUz. Vince il corridore della Jumbo-Visma Development, che esplode in un urlo liberatorio che riecheggia sulle pareti delle montagne. Il Passo dello Stelvio si è confermato il Re di questo Giro Next Gen e con i suoi 36 tornanti ha guardato tutti negli occhi, sputando sentenze.  

Subito dopo l’arrivo Johannes Staune-Mittet litiga con i rulli prima di fare defaticamento, dal volto sembra quasi che la parte più difficile della giornata sia questa. Sale in bici e pedala, si copre e pedala, di nuovo. A 2.758 metri fa freddo ed il vento non perdona. 

Nuovo leader

Conquistare il binomio tappa e maglia sullo Stelvio è un qualcosa da ricordare, un motivo di orgoglio. Staune-Mittet lo realizza pian piano, tra una pedalata e l’altra, mentre ringrazia compagni e staff. 

«Sono molto felice – racconta con un sorriso che non finisce più – abbiamo avuto una prima parte di Giro molto positiva, siamo rimasti uniti e lontani dai pericoli. L’Italia è un Paese che mi piace molto, c’è una grande passione per il ciclismo e indossare la maglia rosa è fantastico. Qui da voi ho corso molto da inizio stagione, prima la Coppi e Bartali e poi Belvedere e Recioto. Non è la mia prima volta a queste altitudini, l’anno scorso al Tour de l’Avenir abbiamo corso su Iseran e Col de la Madeleine. Ho fatto anche tanti training camp in altura dove ho imparato a gestire certe situazioni».

«Lo Stelvio è una salita mitica – conclude – vincere qui è qualcosa di eccezionale, è una giornata che non dimenticherò mai. Conquistare anche la maglia rosa ha reso questa tappa davvero leggendaria».

Faure Prost ci crede

Il francese della Circus-ReUz ha dato le prime risposte, prima di questa tappa tutti si chiedevano in che modo avrebbe reagito allo Stelvio. Secondo posto e maglia bianca di miglior giovane, una bel modo di mettere tutti d’accordo. La sua squadra si è messa davanti fin dai primi chilometri della salita ed ha imposto il ritmo. 

«Stavo bene e ci credevo – spiega Faure Prost seduto nella mixed zone – ho chiesto ai miei compagni di lavorare perché oggi era una tappa fondamentale. Forse la più importante del Giro. Era la prima volta che lottavo con Staune-Mittet, fin dalla riunione del mattino sapevamo fosse lui l’uomo da battere. E’ molto forte ed oggi ha vinto lui, ma anche io ho avuto buone sensazioni. Ora indosso la maglia bianca, ho dimostrato di stare bene e non mi accontento, punterò a quella rosa. Le prossime tappe saranno fondamentali, quella di sabato ci metterà davanti ad una grande chance». 

La grinta di Martinelli

Alessio Martinelli si ferma in cima, si sdraia e fa fatica anche a rialzarsi, i massaggiatori della Green Project-Bardiani lo devono sostenere. Lui si piega in due e respira affannosamente, poi si prende la gamba destra e la tira, i crampi mordono. 

«Ho dato tutto – racconta una volta rialzato – non potevo arrendermi, oggi era la tappa di casa. Avevo tante persone sul percorso che mi incitavano, mi sono spinto davvero oltre i miei limiti. Alla prima casa cantoniera, a 14 chilometri dall’arrivo, il gruppo ha alzato il ritmo e ho un po’ sofferto. Però ero a conoscenza del fatto che la salita spianasse e allora ho stretto i denti. Ho preferito andare su del mio passo, anche quando mi sono staccato una seconda volta non sono andato in panico. Il fatto di vedere davanti a me il gruppetto di testa mi ha aiutato a non perdermi d’animo. E’ stata la scelta giusta, alla fine sono riuscito anche ad arrivare quarto e conquistare la maglia di miglior italiano».

Enjoy Stelvio Valtellina, salite magnifiche da godersi senza traffico

04.03.2023
5 min
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Un incontro tra uomo e natura, con la sottile ma non invasiva intromissione della bicicletta. Con l’appuntamento Enjoy Stelvio Valtellina torna nei mesi di giugno, luglio e settembre la manifestazione non competitiva, gratuita e senza obbligo di registrazione, aperta a tutti. Un ricco calendario di chiusure al traffico motorizzato delle più iconiche e belle strade montane della provincia di Sondrio. Saranno protagonisti: Passo Gavia, Passo del Mortirolo, Passo Forcola, Passo San Marco, Salita ai Laghi di Cancano, Passo dello Stelvio, Passo dello Spluga e infine Salita a Campo Moro. 

Sarà possibile pedalare in totale spensieratezza senza il numero sulla schiena
Sarà possibile pedalare in totale spensieratezza senza il numero sulla schiena

L’iniziativa 

Un modo di intendere il turismo in sella che si va ad abbracciare al concetto di sostenibilità e fruibilità di contesti intoccabili come quelli che la natura della Valtellina offre. L’iniziativa, promossa in origine da Ersaf – Parco Nazionale dello Stelvio, ha visto crescere negli anni l’interesse e la partecipazione da parte degli appassionati, tanto da far aumentare gradualmente il numero di salite chiuse al traffico. La novità dell’estate 2023, sarà l’aggiunta del Passo Forcola di Livigno.

Un’occasione imperdibile per godere, ciascuno secondo le proprie capacità, di questi percorsi unici. Enjoy Stelvio Valtellina vuole infatti offrire a tutti, sportivi preparati o semplici appassionati dell’attività nella natura di montagna, la possibilità di godere delle emozioni che si provano percorrendo, in piena tranquillità, le splendide sequenze di tornanti che si arrampicano su alcune fra le più belle montagne italiane.

Territorio per tutti

Dietro a Enjoy Stelvio Valtellina c’è il lavoro e la sinergia di un territorio che mette a disposizione e vuole condividere le proprie bellezze con il fine di valorizzare un contesto naturale unico e prezioso.

«Le strade che salgono alle alte quote del Parco Nazionale dello Stelvio – afferma Franco Claretti che del Parco è il direttore – hanno una storia ed hanno permesso fin da tempi lontani il collegamento tra genti e culture diverse. Oggi permettono di godere di paesaggi in cui la natura e la presenza umana si sposano in una bellezza che non ha eguali altrove. Ancora una volta Enjoy offre a tutti gli appassionati di bicicletta e di sport nella natura la possibilità di godere appieno di questi scenari e dell’emozione di ripercorrere le strade del grande ciclismo.

«Strade riservate agli sportivi, senza l’interferenza del traffico motorizzato. E’ bello per noi pensare che un’iniziativa nata nel Parco abbia assunto un contesto provinciale e che offra oggi, da un capo all’altro della Valtellina e della Valchiavenna, la possibilità di svago all’insegna della sostenibilità e della valorizzazione di questo bellissimo territorio». 

«Con questo ricco calendario di chiusure al traffico – dichiara il presidente di Valtellina Turismo Roberto Galli – la Valtellina si conferma sempre di più una meta appetibile per il cicloturismo, un settore in costante e continua crescita. Di anno in anno Enjoy Stelvio Valtellina cresce in termini di partecipazione e questo permette di avere sul territorio appassionati che, oltre a scalare i nostri grandi passi alpini, vivono e godono appieno l’offerta turistica della nostra destinazione, in primis enogastronomia e natura».

Paesaggi mozzafiato da godersi nella pace della natura
Paesaggi mozzafiato da godersi nella pace della natura

Il calendario

Nei giorni dell’iniziativa, grazie alla chiusura al traffico motorizzato dei percorsi interessati, i protagonisti saranno solo ciclisti e camminatori o chiunque, con le proprie forze, vorrà mettere alla prova le proprie capacità su queste salite storiche.

Il calendario si suddivide in tre mesi. A partire da sabato 3 giugno il Passo Gavia vedrà la strada chiusa dalle 8,30 alle 12,30 da Santa Caterina Valfurva e da S. Apollonia. Sabato 3 e domenica 4, il Passo Forcola dalle 8 alle 16 da Parcheggio Alpe Vago a Livigno. Sabato 10 il Passo San Marco dalle 8,30 alle 12,30 da Albaredo per S. Marco e da Mezzoldo. Venerdì 16 Passo del Mortirolo dalle 8,30 alle 12,30 da Mazzo di Valtellina. Sabato 17 la Salita ai Laghi di Cancano dalle 8,30 alle 12,30 da Fior d’Alpe, in Valdidentro. Domenica 18 il Passo dello Stelvio dalle 8,30 alle 12,30 da Bagni Vecchi a Bormio. 

A luglio, domenica 2 il Passo dello Spluga dalle 8 alle 12 da Campodolcino, in Valchiavenna. Venerdì 14 il Passo Gavia dalle 8,30 alle 12,30. Sabato 15 il Passo del Mortirolo dalle 8,30 alle 12,30. Infine venerdì 21 la Salita ai Laghi di Cancano dalle 8,30 alle 12,30.

A chiudere il calendario ci sarà il mese di settembre con venerdì 1 la Salita ai Laghi di Cancano dalle 8,30 alle 12,30. Sabato 2 il Passo dello Stelvio in concomitanza con la 21a edizione della Scalata Cima Coppi, strada chiusa dalle 8 alle 16 da Bagni Vecchi, Bormio e da Trafoi da Santa Maria Val Mustair. Domenica 3 il Passo Gavia  e domenica 24 la Salita a Campo Moro dalle 8,30 alle 12,30 da Franscia-Lanzada, in Valmalenco.

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