Mattio, il cammino continua: dal 2026 passerà nel WorldTour

01.07.2025
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Pietro Mattio è pronto a fare il salto definitivo, quello che può dare il via alla sua carriera da professionista, il cuneese dal 2026 entrerà nella formazione WorldTour della Visma Lease a Bike. Alla fine di tre anni nel devo team è arrivato il momento di cogliere i frutti del lavoro fatto. Una bella soddisfazione per uno dei primi ragazzi junior andato a correre in formazioni estere. Infatti nel 2023, quando fu annunciato il suo approdo nella squadra dei giovani calabroni, la curiosità intorno al suo percorso di crescita era molta. 

«E ora andrò a correre con i professionisti – ci racconta ai margini di una tappa del Giro Next Gen, in apertura foto DirectVelo/Xavier Pereyron – la musica cambierà ancora. Però se la squadra pensa che sono pronto mi fa sentire onorato e molto felice. Anche io penso sia arrivato il momento di fare questo step, in questi tre anni sono cresciuto molto grazie al lavoro fatto insieme al team. Non c’era prospettiva migliore che passare nel WorldTour con la formazione che mi ha fatto maturare sia atleticamente che umanamente».

Mattio aveva iniziato la stagione correndo con i professionisti. Qui al Tour of Oman
Mattio aveva iniziato la stagione correndo con i professionisti. Qui al Tour of Oman
In cosa senti di essere cresciuto?

Sotto tutti i punti di vista, sono arrivato che ero un ragazzino e mi hanno insegnato cosa volesse dire correre in una delle squadre più forti al mondo. In questi anni non abbiamo mai lasciato nulla al caso e sono riusciti a farmi sviluppare bene. L’obiettivo che ci eravamo posti è stato raggiunto e quindi proseguiamo verso altri

Qual era il vostro obiettivo?

Chiaramente ambire ad entrare nella formazione WorldTour. La Visma cerca di prendere ragazzi giovani da inserire nella formazione di sviluppo (quella under 23, ndr) e di portarli alla maturazione necessaria per poi entrare nel massimo livello del ciclismo. Non si parla tanto di risultati ma di crescita.

Uno dei primi obiettivi di Mattio per questa stagione era la Paris-Roubaix Espoirs chiusa al quinto posto (foto Visma Lease a Bike)
Uno dei primi obiettivi di Mattio per questa stagione era la Paris-Roubaix Espoirs chiusa al quinto posto (foto Visma Lease a Bike)
Vero, però gli atleti guardano anche al risultato, da questo punto di vista ti aspettavi qualcosa in più?

A essere sincero no. Mi aspettavo di raccogliere esattamente quello che avete visto. Il 2025 mi lascia soddisfatto, ho corso una bella Paris-Roubaix Espoirs che era l’obiettivo della prima parte di stagione e abbiamo fatto un buon Giro Next Gen (nel quale Mattio ha colto anche un terzo posto nella sesta tappa, ndr).

Con quali ambizioni e quale umore si entra nell’ultima parte del tuo cammino nel devo team?

Forse più rilassato perché non ho più la pressione addosso di dover dimostrare qualcosa. Era un fattore personale, la squadra non mi ha mai messo alcun tipo di fretta. Questa “rilassatezza” magari mi permetterà di correre più leggero e di provare a vincere una gara o qualcosa di più importante.

Al Giro Next Gen l’azzurro della Visma Lease a Bike Development ha ottenuto un ottimo terzo posto nella sesta tappa (foto La Presse)
Al Giro Next Gen l’azzurro della Visma Lease a Bike Development ha ottenuto un ottimo terzo posto nella sesta tappa (foto La Presse)
Magari chiudere il cerchio con una vittoria?

Questa sarebbe la cosa più bella ma vedremo come si svilupperà il resto della stagione. 

E con quali ambizioni inizi a pensare al prossimo futuro?

Sicuramente la stagione inizierà molto presto, di solito i primi anni partono dal Tour Down Under a gennaio. Non si sanno ancora i programmi ovviamente ma lavoreremo per arrivare pronti e dare subito supporto ai capitani. 

Mattio porterà con i professionisti tutto ciò che ha imparato in questi anni nel devo team, un percorso che gli ha fatto imparare tanto
Mattio porterà con i professionisti tutto ciò che ha imparato in questi anni nel devo team, un percorso che gli ha fatto imparare tanto
Che forse è una delle caratteristiche che ti ha contraddistinto maggiormente anche in questi anni da under 23?

Sì, mettermi al servizio dei miei compagni è la qualità che mi rispecchia maggiormente. L’ho fatto spesso e così come a questo Giro Next Gen lavorando per Nordhagen. 

Arrivi nella formazione WorldTour dove corre un altro italiano che ha caratteristiche simili alle tue, Affini. 

E’ uno degli uomini squadra più importanti della Visma, lo ha dimostrato in passato e al Giro accanto a Yates. Ora lo porteranno anche al Tour con Vingegaard. Ho già avuto modo di conoscere Affini lo scorso inverno in ritiro, abbiamo fatto un allenamento insieme. Sicuramente è un ragazzo dal quale posso imparare davvero molto. 

Guardando al Pietro che è entrato nel devo team giovanissimo e senza questi baffi qual è l’aspetto in cui ti senti maggiormente migliorato?

Il fisico (dice con un sorriso velato proprio sotto ai baffi, ndr). Sono cambiato molto con gli allenamenti, la squadra punta tanto sulla preparazione e mi hanno sempre permesso di arrivare al mio meglio negli appuntamenti più importanti. Mi hanno insegnato cosa vuol dire essere una squadra e questa cosa la porterò con me anche il prossimo anno.

La Roubaix e la Liegi di Stefano Viezzi, all’esordio tra gli U23 

29.04.2025
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Stefano Viezzi è uno dei prospetti più interessanti del panorama italiano. Si è fatto conoscere al grande pubblico nel 2024, vincendo il campionato del mondo di ciclocross tra gli Junior e quest’anno, sempre nel ciclocross, ha vestito la maglia tricolore tra gli U23.  

In questa stagione ha anche fatto il suo esordio nell’Alpecin–Deceuninck Development Team, con il quale ha corso le prime grandi classiche su strada della sua carriera, come la Parigi-Roubaix e la Liegi-Bastogne-Liegi dedicate agli U23, dove ha colto rispettivamente un 29° e un 87° posto (in apertura foto di Anouk Flesch). Ci siamo fatti raccontare direttamente da lui com’è andata questa nuova esperienza.

La formazione dell’Alpecin–Deceuninck Development Team alla Roubaix U23, con Viezzi che spicca al centro (foto Nombre Media)
La formazione dell’Alpecin–Deceuninck Development Team alla Roubaix U23, con Viezzi che spicca al centro (foto Nombre Media)
Stefano, raccontaci la tua esperienza nelle classiche del nord, ad iniziare dalla Parigi-Roubaix.

E’ stata la mia prima gara tra gli Under su strada, sapevo che il livello era alto, ed iniziare con la Roubaix è stato impegnativo. Però mi sono trovato bene, mi ero preparato, ero in una buona condizione. Essendo al primo anno nella categoria non dovevo fare risultato, ero lì per aiutare la squadra. I giorni precedenti aveva piovuto e alcuni tratti in pavè erano bagnati, dovevi saper guidare bene la bici e l’esperienza col cross mi ha aiutato.

Un 29° posto significa che te la sei cavata bene

Ero nel gruppo di testa fino a circa tre quarti di gara, poi mi è caduta la catena e lì ho perso la scia dei migliori. A quel punto ho dovuto inseguire nel secondo gruppetto, quello che si è giocato le posizioni dal decimo posto in poi. Io non essendo un velocista non ho potuto fare molto di più di quello che ho fatto. Devo dire che ero anche un po’ stanco, non ero lucidissimo nel finale e mi sono fatto abbastanza tirare dal gruppo, dando comunque qualche cambio.

Viezzi sfinito al termine della Roubaix, dopo una buona prestazione all’esordio nella categoria (foto Anouk Flesch)
Viezzi sfinito al termine della Roubaix, dopo una buona prestazione all’esordio nella categoria (foto Anouk Flesch)
E l’approccio con il pavè?

L’ho provato per la prima volta due giorni prima della gara. Non mi aspettavo che fosse così dissestato, dalla tv non rende l’idea, le vibrazioni erano fortissime. Poi dopo un po’ ho iniziato a farci l’abitudine, capire dove stare e come guidare. E’ una sensazione strana, non avevo mai provato una cosa così, ma forse un giorno può diventare un punto a mio favore. Durante la gara gli ultimi tratti sono stati i più impegnativi, anche perché venivano dopo 140-150 chilometri, e comunque ho dovuto farli a tutta per non perdere le ruote di quelli davanti.

Quindi possiamo dire che la Roubaix può essere una gara per te?

Direi di sì. Per uno stradista ovviamente è più facile se è asciutto, se è bagnato però cambia tutto. Ho visto tanta gente andare giù nei tratti infangati, dove io invece mi trovavo a mio agio. Pensavo fosse più pianeggiante, invece alla fine è abbastanza mossa. Comunque mi è piaciuta e vorrei tornarci più avanti per provare a fare risultato.

Il podio iridato dei mondiali di ciclocross Juniores 2024, quando Viezzi si è rivelato al mondo
Il podio iridato dei mondiali di ciclocross Juniores 2024, quando Viezzi si è rivelato al mondo
Passiamo alla Liegi, dove sei arrivato nelle retrovie.

Non è proprio la gara più adatta a me che sono abbastanza pesante, con quelle salite con rampe a doppia cifra, ma questo già lo sapevo. Quel giorno ho sofferto un po’ e in più ho avuto due piccole sfortune.

Quali?

Ho lavorato per la squadra nei primi 80 km dove non c’erano salite dure, poi poco prima di uno dei tratti difficili sono finito fuoristrada e sono dovuto ripartire da dietro. Ero con un gruppetto e abbiamo provato a rientrare ma a quel punto era impossibile perché davanti avevano aperto il gas. Poi a un chilometro dall’imbocco della salita più dura, al chilometro 138, mi è caduta la catena e sono dovuto rientrare da solo, altrimenti la mia gara sarebbe finita lì. Diciamo che non è stata la mia gara, sia per il percorso che per la giornata in sé.

Stefano ha scelto la Alpecin-Deceuninck Developent perché gli permette di coniugare al meglio strada e ciclocross (foto E.L. Photographer)
Stefano ha scelto la Alpecin-Deceuninck Developent perché gli permette di coniugare al meglio strada e ciclocross (foto E.L. Photographer)
Ma sei al primo anno da U23, quindi tutta esperienza. Com’è stato il passaggio in questa categoria?

La cosa principale è che l’U23 si sviluppa in 4 anni, quindi ti confronti anche con ragazzi che hanno tre anni più di te, mentre fino agli Junior lo scarto era al massimo di un anno. Si nota che qui si è quasi tra i professionisti, tutto è curato nel dettaglio, specie nelle squadre come la mia che hanno un corrispettivo nel World Tour. Sarei curioso di capire davvero la differenza che c’è tra gli U23 e i professionisti, visto che alcuni ragazzi fanno anche gare tra i grandi. Però ecco, per tornare alla tua domanda, per ora non mi sto trovando male. Certo, sto anche capendo che devo ancora migliorare molto.

Dove per esempio?

Soprattutto sulla resistenza e sull’esplosività. Sulla resistenza per tenere anche su salite brevi ma dure, e sull’esplosività perché è fondamentale anche in ottica Roubaix. Per esempio per giocarsi un piazzamento in un arrivo in volata nel velodromo.

Viezzi è passato nel team di Van der Poel quest’anno, la scorsa stagione correva con la Work Service su strada e con il BTEAM Cycloross Project nel cross (foto Billiani)
Viezzi è passato nel team di Van der Poel quest’anno, la scorsa stagione correva con la Work Service su strada e con il BTEAM Cycloross Project nel cross (foto Billiani)
La prossima gara in calendario?

La Gand-Wevelgem l’11 maggio. Mi hanno detto che è più simile alla Roubaix che alla Liegi, quindi dovrebbe essere abbastanza adatta a me. Poi per ora non ho altre gare in programma, si parlava di provare corse di un giorno ad inizio stagione e poi qualche corsa a tappe, ma dobbiamo ancora decidere. In squadra siamo in 20 e si gareggia solo in 6, quindi deciderà lo staff. Se dovessi dare una mia preferenza mi piacerebbe fare il Giro del Friuli, essendo una gara importante a casa mia.

Stefano, ultima domanda. Dopo la vittoria ai mondiali di ciclocross hai scelto di andare nella squadra di Van der Poel. Stai seguendo le sue orme?

Lui è una star in tutti i sensi, sta abbastanza per conto suo e non ci ho parlato, ma è giusto così alla fine. Ho scelto la Alpecin perché mi permette di fare sia strada che cross, quando altre mi proponevano di correre su strada con loro e di fare il cross con un’altra, ma è un modo che non può funzionare bene. Loro in questo sono i migliori e l’hanno dimostrato appunto con Van der Poel. Mi sto trovando bene perché hanno uno staff perfetto, con tutte le figure necessarie che mi seguono da vicino e permettono di concentrarmi solo sulle gare. Perché per andare bene in corsa devi stare bene prima e dopo, e su questo aspetto parliamo la stessa lingua ciclistica. Come atleta sento che mi devo ancora formare, devo scoprirmi anch’io, e questo è il posto giusto per farlo.

Giro Next Gen: la Circus-ReUz prepara l’assalto

18.05.2023
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LE CATEAU-CAMBRESIS (Francia) – Assieme alla Colpack-Ballan abbiamo vissuto da dentro le emozioni della Paris-Roubaix Espoirs. Alla vigilia della corsa però, poco prima della riunione tecnica, abbiamo avuto modo di incontrare i vari staff tecnici della squadre. Con il team manager della Circus-ReUz guardiamo al Giro d’Italia under 23. Le tappe infatti sono state rese note all’inizio di maggio e a quel punto la rincorsa alla maglia rosa dei giovani ha avuto inizio.

La 4ª tappa del Giro under 23 arriva in cima allo Stelvio, sarà lo spartiacque della corsa?
La 4ª tappa del Giro under 23 arriva in cima allo Stelvio, sarà lo spartiacque della corsa?

Il percorso

Saranno otto tappe tutte con caratteristiche diverse, dure ed affascinanti. Il profilo tra le varie frazioni cambia molto, rendendo così difficile la lettura e l’interpretazione. 

«E’ davvero bello come percorso – racconta Dimitri Claeys diesse del team, pro’ dal 2011 al 2022 – come il Giro riesce ad esserlo ogni volta. La tappa più affascinante è la quarta, quella con arrivo sullo Stelvio. Si tratta della frazione intermedia, che potrà essere già un punto chiave per la corsa, soprattutto per i giorni successivi. Ci sono tre giornate dedicate agli sprinter, di non facile lettura, a parte una completamente piatta (la terza, che porta da Priocca a Magenta, ndr). Si tratta di un percorso interessante perché ci saranno occasioni per tutti i corridori. Il Giro d’Italia è la corsa più importante del calendario, certo c’è anche il Tour de l’Avenir, ma quello è dedicato alla nazionali».

La Circus-ReUz può contare su due italiani: uno è Delle Vedove (a sinistra) che sta crescendo molto, parteciperà al Giro?
La Circus-ReUz può contare su due italiani: uno è Delle Vedove (a sinistra) che sta crescendo molto, parteciperà al Giro?

Solo cinque corridori

Le squadre invitate sono 35, di cui 17 italiane e 18 team internazionali, un numero elevato di squadre che ha portato ad avere solo cinque corridori per team. Una corsa così dura non sarà facile da gestire e aver pochi corridori vuol dire centellinare le energie. 

«Non sarà facile decidere quali corridori portare o escludere – riprende – noi abbiamo Busatto, che in questo momento è in ottima forma. Tuttavia lui è un corridore adatto a gare dure, come la Liegi, ma non è uno scalatore. Per la classifica abbiamo un giovane talento francese: Alexy Faure Prost (a sinistra nella foto Instagram di apertura, insieme a Busatto). Lui è uno dei corridori che potranno puntare alla classifica generale. Tra i nostri ragazzi c’è anche Alessio Delle Vedove, ma per lui il discorso è diverso, è al primo anno con noi ed ha solamente 19 anni. Dovremo vedere come performerà durante il resto della stagione. Di certo avere solamente cinque corridori in squadra renderà le scelte ancora più difficili. Il Giro, come detto, è la corsa per team più importante della stagione, è giusto che la maggior parte delle squadre possa partecipare. Siamo felici di esserci però e di lottare per questa grande corsa».

Corsa “pazza”

Il binomio percorso duro e squadre “ridotte” potrebbe creare molti colpi di scena, probabilmente non ci sarà una squadra in grado di controllare la corsa dalla prima all’ultima tappa. 

«E’ chiaro che non si potrà controllare la corsa tutto il tempo con solamente cinque corridori – spiega ancora – considerando che se uno dei ragazzi ha la maglia, tendi a preservarlo. Di conseguenza il team del leader potrebbe trovarsi con quattro uomini. Si dovrà fare il punto della situazione negli ultimi due o tre giorni di corsa. Soprattutto nella settima frazione, dove di pianura ce n’è ben poca e la fatica nelle gambe sarà elevata. Potrebbe diventare una corsa da “uno contro uno” dove ogni corridore cercherà di cogliere ogni occasione. Che si tratti di migliorare la propria posizione in classifica oppure di vincere una tappa.

«I team importanti non mancheranno, come detto prima, dovremo stare attenti a tutti: a partire dai Jumbo-Visma fino alla FDJ. Anche se questi ultimi hanno cambiato molto dall’anno scorso, il ricambio però c’è stato e sono presenti molti nuovi talenti. Tra le squadre italiane non bisognerà sottovalutare la Colpack e la Green-Project (con un Pellizzari super agguerrito, ndr) che correndo in casa vorranno mettersi in mostra».

Savino: la Soudal, il Belgio e un nuovo inizio

15.05.2023
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LE CATEAU CAMRESIS (Francia) – Tra i giovani in partenza dall’Italia a inizio stagione, c’era Federico Savino, passato alla Soudal Quick Step Devo Team. Il toscano si era messo in luce nel suo ultimo anno da junior con buoni risultati, tra cui una vittoria alla Corsa della Pace, in Repubblica Ceca.

Lo incontriamo alla partenza della Paris-Roubaix Espoirs, faccia sorridente e occhi nascosti da ampie lenti nere. Non è la sua prima corsa all’estero, ma a queste latitudini non ha mai corso, la curiosità c’è, la condizione un po’ meno.

Savino parla con Casalini della Colpack prima della partenza della Paris-Roubaix Espoirs
Savino parla con Casalini della Colpack prima della partenza della Paris-Roubaix Espoirs
Sono un po’ di mesi che ormai sei tra i belgi, come sta andando?

Tutto bene, non rimpiango la mia decisione, questo è sicuro. Alla fine la Soudal Quick-Step è una squadra a tutto tondo, siamo praticamente trattati da professionisti, quindi non posso desiderare di meglio.

Cosa intendi? 

Che tutto è curato in maniera scientifica, quasi maniacale. Non viene lasciato nulla al caso e la programmazione viene fatta in ogni dettaglio.

La condizione com’è?

Un po’ sottotono, ho avuto un infortunio al ginocchio un paio di mesi fa, ma ora è tutto rientrato. La mia presenza alla Parigi-Roubaix era in dubbio, è stato deciso tutto in fretta e furia. 

In che modo funziona la logistica con la squadra, quante volte vai in Belgio?

Poche, praticamente solo per correre, anche perché ho ancora la scuola da finire e quindi per ora la priorità è quella. Abbiamo fatto un ritiro in Spagna ad inizio anno, per il resto sono tutti allenamenti che faccio a casa. 

Una corsa difficile che inizialmente non doveva correre a causa di un infortunio al ginocchio (foto Instagram)
Una corsa difficile che inizialmente non doveva correre a causa di un infortunio al ginocchio (foto Instagram)
E’ cambiato molto il modo di allenarti?

Si tratta di un metodo molto più scientifico e preparato, devi seguire le tabelle che vengono date dall’allenatore. Facciamo tanti allenamenti in Zona 2, aggiungiamo qualche lavoro ad alta intensità ma mai fuori soglia, quelli li lasciamo per la gara. Il più grande cambiamento è, come dicevo, la programmazione. L’anno scorso mi allenavo per correre ogni domenica, è capitato spesso di arrivare a corse importanti e che mi sentissi scarico. Questo è impossibile ora, perché tutto è programmato perché si sia pronti nei momenti giusti.

Come ti rapporti con il preparatore?

Mi alleno spesso a casa, visto che sto ancora andando a scuola. Il mio preparatore di riferimento lo sento una volta ogni due giorni. Ho installato Training Peaks e lui mi carica gli allenamenti e monitora quello che faccio. Dal mio lato mi trovo gli allenamenti pronti sul Garmin e seguo quello che mi dice il computerino.

In corsa hai notato dei cambiamenti?

Sì, riesco ad essere molto più fresco in gara, se guardo i dati vedo che i numeri sono cresciuti parecchio rispetto all’anno scorso. E’ come se il fatto di allenarsi facendo ripetute ad alta intensità, ma non massimali, mi permetta di avere un livello più alto. La fatica che faccio in allenamento diventa uno standard, così in corsa è più facile spingere di più.

La Soudal-Quick Step è un mondo totalmente nuovo, dove ogni minimo dettaglio è curato alla perfezione (foto Instagram)
La Soudal-Quick Step è un mondo totalmente nuovo, dove ogni minimo dettaglio è curato alla perfezione (foto Instagram)
Per quanto riguarda l’Integrazione invece?

Non ci è data una dieta da seguire, siamo abbastanza liberi, dobbiamo rimanere in un range calorico da assumere. 

Sei passato dalla Work Service alla più grande squadra belga, che effetto ti fa?

Ad ogni corsa abbiamo gli occhi puntati addosso, tutti ci guardano: dagli appassionati agli avversari. In gruppo i miei compagni sono spesso marcati. Io mi trovo a lavorare tanto per loro, come giusto che sia, ed imparo tanto anche a livello di gestione della gara.

Il corridore classe 2004 è alto 191 centimetri e pesa 70 chilogrammi (photors.it)
Il corridore classe 2004 è alto 191 centimetri e pesa 70 chilogrammi (photors.it)
A proposito, come organizzate l’approccio tattico alla corsa?

Siamo sempre preparati, conosciamo il percorso e ci vengono segnalati i tratti pericolosi, come quelli con tanto vento. Ho imparato quest’anno – dice ridendo – cosa vuol dire fare un ventaglio, solo qui al Nord questa condizione viene sfruttata sempre. Non importa che la gara sia iniziata da dieci chilometri o che sia alla fine. Ho capito una cosa.

Cosa?

Quando c’è vento la corsa è a sfinimento, l’ho imparato sulla mia pelle ad una delle mie prime gare, sempre qui in Francia. Di fatica se ne fa tanta, ma ho appreso tanti trucchi e segreti, ed ancora ne devo scoprire.

De Decker: il diavolo che ha domato l’Inferno del Nord

14.05.2023
4 min
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ROUBAIX (Francia) – Vincere la Parigi-Roubaix è sempre qualcosa che ti rimane dentro. Per uscire vittorioso dall’Inferno del Nord serve essere fortunati, ma non bisogna dimenticare il talento. La maglia che entra per prima nel velodromo di Roubaix nel giorno della sfida Espoirs è quella della Lotto Dstny, solo quando ha tagliato il traguardo si capisce chi sia il corridore. Si tratta di Tijl De Decker, belga alto e robusto, al suo ultimo anno da under 23.

Corsa aperta

Come raccontato anche da Alessio Delle Vedove, la corsa è esplosa fin dalle prime battute, complice la pioggia. De Decker ha avuto la bravura e la forza di rimanere sempre nelle prime posizioni, lontano dai pericoli che si corrono trovandosi a centro gruppo. 

«E’ una vittoria fantastica per me – dice dopo l’arrivo una volta sciolto dagli abbracci dei suoi compagni – ho amato il meteo e la corsa. Tutto è diventato più difficile, complicato, ma il team ha fatto una grande gara. Il piano della giornata era quello di rimanere sempre vigili e di giocare le nostre carte. Alec (Segaert, ndr) e Robin (Orins, ndr) erano i nostri migliori corridori. Noi altri dovevamo farci trovare pronti nei vari punti cruciali della corsa».

Il team development della Lotto Dstny ha piazzato tutti e sei i corridori nelle prime venti posizioni
Il team development della Lotto Dstny ha piazzato tutti e sei i corridori nelle prime venti posizioni

Corazzata Lotto

Il team development della Lotto Dstny ha portato i suoi uomini migliori, con l’obiettivo di vincere. Non è un caso che abbia poi piazzato tutti e sei i corridori nelle prime venti posizioni

«L’attacco giusto è arrivato ad una ventina di chilometri dal traguardo – continua De Decker – nel settore di Champin-en-Pévèle. I miei compagni hanno fatto in modo che prendessi sempre più margine ed ho affrontato gli ultimi chilometri a tutta. Avere un team forte vuol dire questo, rimanere in controllo della corsa anche quando le cose si fanno complicate. Quello che abbiamo fatto dimostra che la squadra è forte, la Lotto Dstny è uno dei migliori team under 23 al mondo. Siamo stati gli unici ad avere i sei corridori nel gruppo di testa per tutto l’arco della corsa (la solidità della squadra è uno dei punti sottolineati anche dai ragazzi della Colpack, ndr)».

De Decker ha corso con i professionisti il Tour de Taiwan, vincendo la terza tappa su Zanoncello (foto Instagram)
De Decker ha corso con i professionisti il Tour de Taiwan, vincendo la terza tappa su Zanoncello (foto Instagram)

Crescita continua

Tijl De Decker ha fatto un percorso di crescita continuo, con i gradini giusti che lo hanno portato a vincere la Paris-Roubaix Espoirs. Questo è il suo primo anno alla Lotto Dstny, prima correva alla Acrog-Tormans. Il ventiduenne belga ha aggiunto tante corse ed esperienze quest’anno, tra cui la prima gara con i professionisti al Tour di Taiwan

«Correre con il team professional – dice – è stato fantastico, ho potuto vedere ed assaporare il mondo che mi aspetta. Non si trattava di una corsa di primo livello, ma è andata bene così, considerando che sono anche riuscito a vincere una tappa. Le corse sono più tattiche e veloci rispetto a quelle con gli under 23, queste esperienze però mi rendono più forte e preparato. Sono dei passi importanti per diventare un corridore sempre più completo».

«E’ una bellissima stagione per me – conclude prima di andare alla premiazione – ho ottenuto degli ottimi risultati, soprattutto tra aprile e maggio. Un bel secondo posto alla Rutland-Melton Cicle Classic ed il quarto posto alla Eschborn-Frankfurt. Il mio prossimo obiettivo sarà il Giro d’Italia U23, non posso nasconderlo».

Roubaix U23: Delle Vedove racconta il viaggio all’Inferno

11.05.2023
5 min
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LE CATEAU-CAMBRESIS (Francia) – Nel piazzale dei pullman di linea del paesino del dipartimento dell’Alta Francia si sono raccolte le squadre della Paris-Roubaix Espoirs. La pioggia detta il ritmo della mattinata, picchiettando su caschi e bici, in un silenzio decisamente surreale. Il camper del team development della Intermarché è uno dei più distanti dalla partenza. Chiediamo di parlare con Delle Vedove e i suoi lunghi capelli escono dal camper pochi istanti dopo.

Delle Vedove dopo aver corso la Eschborn-Frankfurt ha iniziato a preparare la Roubaix (foto Instagram)
Delle Vedove dopo aver corso la Eschborn-Frankfurt ha iniziato a preparare la Roubaix (foto Instagram)

Di casa al Nord

Il veneto, al suo primo anno da under 23, è stato accolto dalla Circus-ReUz nel migliore dei modi. E’ giovane ma ha già dimostrato, almeno in parte, di essersi meritato questa squadra: la convocazione alla Paris-Roubaix Espoirs ne è una testimonianza. Ma com’è preparare questa gara quando corri in una squadra che da queste parti è praticamente di casa?

«Arrivavo direttamente dalla Eschborn-Frankfurt (dove ha fatto settimo, ndr). Siamo venuti a provare il percorso mercoledì – racconta sotto una tettoia mentre cerchiamo di ripararci dalla pioggia – abbiamo visto gli ultimi 100 chilometri. La squadra ci ha fatto curare tutto nei minimi dettagli, si è curato molto il setting della bici. Io sono poi rimasto al service course che è qui vicino. Gli altri giorni prima della corsa ci siamo allenati riducendo sempre di più le ore. Giovedì abbiamo pedalato due ore e mezza, mentre venerdì e sabato abbiamo fatto delle sgambate da un’oretta e mezza».

La cura dei dettagli

Questi cinque giorni al Nord per Delle Vedove sono stati un ottimo modo per adattarsi al clima e alle pietre. La prima differenza che si nota rispetto al viaggio della Colpack-Ballan è la ricognizione. Per motivi logistici la squadra bergamasca ha visto i primi chilometri di gara, che comprendevano comunque quattro settori di pavé. 

«I giorni prima della gara – riprende Delle Vedove – non siamo tornati sul percorso, anche perché le indicazioni le avevamo prese. Il meccanico aveva il suo bel da fare, ha dovuto sistemare due bici per ogni corridore. Tutti in squadra abbiamo optato per la bici più pesante, lasciando la light sull’ammiraglia. Io ho scelto di correre montando ruote con profilo da 42, i copertoni sono da 32 millimetri tubeless. Ho messo un doppio nastro al manubrio, per attutire al meglio i colpi. Il setting a livello di misure è uguale. Durante la ricognizione di mercoledì mi sono accorto che perdevo le borracce, quindi ho messo un portaborracce diverso, più stretto».

Appuntamento nel velodromo

La Paris-Roubaix Espoirs di Delle Vedove è stata una continua lotta contro il tempo. Fin dai primi settori di pavé il corridore della Circus-ReUz si è trovato a tirare il gruppo degli inseguitori. All’interno del velodromo, se non ci avesse salutato lui, avremmo fatto molta fatica a riconoscerlo. Si sta confrontando con i compagni, così ascoltiamo e chiediamo com’è andata la corsa.

«E’ stata una corsa folle fin da subito – dice – al primo settore di pavé è caduta una moto ed il gruppo si è spezzato. Noi ci siamo trovati a rincorrere, io sono stato uno dei primi a mettersi all’opera per chiudere il gap. Non è stata una corsa facile, abbiamo rincorso per quasi 100 chilometri, se non di più. Per fortuna il fango ha sporcato lo schermo del computerino, perché probabilmente ho fatto una gara interamente fuori soglia (dice ridendo, ndr). Alla fine siamo tornati sui primi nei pressi del Carrefour de l’Arbre. Io mi sono sfilato ed ho chiuso ventiquattresimo, non male. Però che corsa e che spettacolo, è la più bella mai fatta e voglio tornare, non c’è dubbio».

L’arrivo nel velodromo e la soddisfazione di aver dato il massimo, per Delle Vedove è sbocciato l’amore verso questa corsa
L’arrivo nel velodromo e la soddisfazione di aver dato il massimo, per Delle Vedove è sbocciato l’amore verso questa corsa

Le occasioni ci sono

Come detto in precedenza Delle Vedove arrivava direttamente dalla Eschborn-Frankfurt, corsa da protagonista, nella quale ha raccolto il settimo posto. Dall’inizio dell’anno ha raccolto tanti piazzamenti importanti, risultati che danno fiducia.

«La squadra crede in me – replica – son contenti di quello che faccio, e di come mi sto ambientando. Mi piace correre qui, i compagni sono super gentili e disponibili, siamo una famiglia. Per il momento, avendo ancora la scuola da concludere, alterno periodi in Belgio, quando corriamo a periodi a casa per allenarmi. A giugno, quando finirò la scuola, potrò concentrarmi ancora di più sulle corse. Per il Giro under non so ancora come ci gestiremo, certamente la squadra è corta, con soli cinque corridori, ed in più il percorso è davvero tosto».