Coach Artuso su Colbrelli: «Dopo l’Amstel la svolta»

08.07.2021
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Forte, “piano”, fortissimo. Potrebbe essere questa la foto della condizione 2021 di Sonny Colbrelli, sempre più l’uomo di questa estate italiana. Ebbene con il suo coach, Paolo Artuso, cerchiamo di riassumere come è stata impostata la preparazione del corridore della Bahrain Victorious.

Tutto è filato liscio? Si è dovuto aggiustare il tiro? 

Paolo Artuso (classe 1984) è uno dei preparatori della Bahrain Victorious
Paolo Artuso (classe 1984) è uno dei preparatori della Bahrain Victorious

Laigueglia “da scalatore”

«Sonny – spiega Artuso – è partito bene, anzi molto bene direi. Durante l’inverno ha svolto una base tradizionale con tanto volume, ma anche con molta palestra. A febbraio, dopo il camp con la squadra ad Altea (Spagna, ndr), siamo andati sul Teide per la prima altura stagionale. A quel punto siamo volati direttamente in Belgio.

«Sonny è passato a casa giusto per un paio di giorni. Lassù ha corso Omloop Het Nieuwsblad e Kuurne. Nella prima è andata molto forte ma è caduto e nella seconda ha fatto sesto, mostrandosi dunque competitivo. Ma che andasse davvero forte ce ne siamo accorti al Laigueglia. Quest’anno ne è uscita una corsa durissima e lui in salita ha tenuto le ruote dei migliori».

Colbrelli quest’anno è migliorato tantissimo in salita
Colbrelli quest’anno è migliorato tantissimo in salita

Il guaio

A questo punto però ecco l’imprevisto che ha un po’ scombussolato i piani, almeno quelli primaverili. Colbrelli incappa in un piccolo problema di salute. Doveva fare la Parigi-Nizza ma è costretto a saltarla. Provano con la Tirreno, ma ancora nulla da fare. In quel periodo di pieno Covid (ricordiamo che la Uae non partì in massa alla Freccia Vallone) la sua squadra non se la sentì di rischiare nulla, fatto sta che il bresciano si è presentato nelle due classiche del Nord senza aver disputato neanche una corsa a tappe.

«Corsa a tappe – riprende Artuso – che è fondamentale in quel momento per completare la preparazione e dare “corpo” al lavoro fatto. E infatti Sonny ha disputato una bella Sanremo, ha iniziato le classiche del Nord molto bene, ma nel finale è andato in calando. Sono corse dure e lunghe quelle, che vengono in successione. Fino alla Gand è andato bene, poi ha pagato. In quella situazione è stato anche difficile gestire il peso perché si fa un giorno a tutta in cui si spende tanto e poi si deve recuperare e non si fa molto. Insomma non era più super competitivo, ma almeno sapevamo il perché».

Sonny Colbrelli maglia verde del Delfinato 2021, non ha mai perso il sorriso neanche nei momenti meno brillanti
Sonny Colbrelli maglia verde del Delfinato 2021, non ha mai perso il sorriso neanche nei momenti meno brillanti

Il “piano B”

A quel punto, senza una corsa a tappe nelle gambe, Artuso rivede i piani e decide di non fare rallentare Colbrelli, ma di continuare. Di fatto pensando già alla seconda parte di stagione.

«Dopo l’Amstel c’è stata una svolta. Ho resettato il piano. A casa Sonny ha continuato a fare volume. Abbiamo fatto un lavoro polarizzato: vale a dire ore di sella tranquille con base e medio, ma con dei fuori giri di tanto in tanto, dei lavori lattacidi che lui digerisce bene sia fisicamente che mentalmente.

«E siamo andati al Romandia: anche se sapevamo di non essere al 100% andava bene lo stesso. Questa, infatti, è una corsa particolare: c’è gente che termina la sua prima parte di stagione ed è un po’ in calando e gente che riparte per la seconda e prepara il Giro. I percorsi poi erano buoni per Sonny e infatti ha anche vinto una tappa».

Quest’anno il bresciano è andato due volte sul Teide: a febbraio e a fine maggio
Quest’anno il bresciano è andato due volte sul Teide: a febbraio e a fine maggio

Ancora sul Teide

Dopo la gara elvetica finalmente ecco lo stacco: 5 giorni di stop totali e altri 5 di uscite che sono state più che altro delle passeggiate. E’ quasi metà maggio e può iniziare la seconda parte della stagione di Colbrelli, che passa dall’italiano e dal Tour.

«Siamo tornati sul Teide – dice Artuso – e lì abbiamo svolto un grande volume di lavoro, sempre polarizzato, ma con tanto di palestra la sera. Dopo le sedute in bici, Sonny mangiava, si faceva la doccia recuperava e andava in palestra. Okay, lassù non è super fornita la palestra, ma c’è una buona pressa che ci ha consentito di lavorare bene. In bici invece, dopo l’adattamento alla quota abbiamo svolto una tripletta e due doppiette. Tanto per dare qualche numero, nella seconda settimana di altura Colbrelli ha fatto un qualcosa come 33 ore di allenamento che arrivano a 36 con la palestra e 22.000 metri di dislivello. Ed ha “aggiustato” il peso (2,5 chili in meno, ndr). Poi tutti si stupiscono perché va forte in salita: ci abbiamo lavorato. In volata non è più super competitivo, ma lui non è mai stato uno sprinter puro.

«Da lì, dopo qualche giorno di recupero, siamo andati al Delfinato dove ha trovato percorsi ideali per lui e per la preparazione fatta. Percorsi duri, ma non durissimi. Con un pizzico di fortuna poteva vincere quattro tappe anziché una».

Sonny iniziava ad essere stanco, ma bisognava completare l’opera. Così va di nuovo in altura, a Livigno, dove però Artuso lo fa lavorare poco e anzi, in accordo con la Bahrain, gli manda anche un massaggiatore per farlo recuperare ancora meglio. A quel punto era pronto per l’italiano, che ha stravinto, e per il Tour.

Ad Imola Sonny vince il campionato italiano con un bell’attacco e una volata imperiosa su Masnada
Ad Imola Sonny vince il campionato italiano con un bell’attacco e una volata imperiosa su Masnada

Obiettivi e aggiustamenti

Quest’anno Colbrelli ha fatto un bel salto di qualità. Davvero per questo ragazzo le vittorie potevano essere molte di più. Vittoria porta vittoria e si assume fiducia. Come mai questo step? All’inizio della preparazione Colbrelli stesso ha fatto qualche richiesta specifica ad Artuso?

«A dicembre si fanno i piani in base al calendario gare. Si stabiliscono le “perfomances plan”. vale a dire gli obiettivi da raggiungere nel corso dei mesi: peso, watt, volumi di lavoro, intensità… Sonny mi chiedeva di avere più forza e io ero d’accordo perché la resistenza ce l’ha e il fondo anche, di conseguenza abbiamo lavorato molto sui “fuorigiri di forza”, quelli fino a 5′, quelli che servono nelle classiche, sui muri… Può sembrare solo tolleranza all’acido lattico, ma per migliorare e non mandare il muscolo subito in acido serviva avere proprio più forza di base. Ed è per questo che di fatto è tutto l’anno che fa palestra».

Colbrelli conquista la Freccia del Brabante 2017
Colbrelli conquista la Freccia del Brabante 2017

Il mondiale in testa

Colbrelli e Artuso, dopo il Tour tireranno una riga. Qualche giorno di recupero e poi c’è il finale di stagione da preparare con due super appuntamenti che strizzano l’occhio al bresciano: il campionato europeo e quello mondiale.

«Abbiamo due opzioni – conclude Artuso – andare alla Vuelta, in appoggio a Landa, ma con qualche possibilità personale per Sonny, o al BinckBank Tour che è una gara molto adatta lui e di ottimo livello. Bisognerà valutare anche le sue preferenze. Ormai Sonny ha il suo peso per poter decidere, se lo merita. Il mondiale, gli piace si corre sulle strade del Brabante, che già ha vinto, ma secondo me l’europeo di Trento, con il mezzo Bondone da scalare e la salita (4 chilometri) pedalabile nel circuito, è un po’ più duro e per questo più adatto a lui».

Il segreto di Padun in salita? Quattro chili in meno

15.06.2021
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Il primo a sorprendersi è stato lui, Mark Padun. Non perché non avesse mai sognato di essere fra i migliori e giocarsi con loro certi arrivi, ma perché i primi due anni da professionista sono stati parecchio faticosi. E sebbene l’ucraino del Team Bahrain Victorious avesse già trovato il modo di vincere e fra gli under 23 avesse avuto una traiettoria di primissimo piano, nulla lasciava presagire che avrebbe preso a schiaffoni i più forti del mondo sulle Alpi del Delfinato, come invece è successo il 5 e 6 giugno a La Plagne e poi a Les Gets.

In fuga nell’ultima tappa del Delfinato: aveva già vinto la precedente
In fuga nell’ultima tappa del Delfinato: aveva già vinto la precedente

«Sono state due vittorie diverse – sorride dal Passo San Pellegrino, dove si sta allenando – la prima soffertissima. Mal di gambe tutto il giorno, per cui immaginate la sorpresa nel restare con loro e poi avere le gambe per staccarli. La seconda, dopo essere andato in fuga e soprattutto nel giorno in cui mi sono sentito meglio. Ho vinto il Gpm e appena è iniziata l’ultima salita ho visto che gli altri rallentavano, così non ho fatto altro che continuare col mio passo».

Cambio di passo

Detta così sembra semplice, in realtà dietro c’è una seria presa di coscienza di quel che serva per fare il corridore e una nuova determinazione. Basta guardare le foto per rendersi conto di quanto sia stata profonda la svolta. Padun ha lo sguardo simpatico, l’ha sempre avuto. Ci sono gli ucraini serissimi e quelli spiritosi, come ad esempio Popovych: Mark è fatto così.

Che cosa è cambiato?

E’ stato tutto sorprendente anche per me, un successo. A maggio ho lavorato tantissimo in altura, parliamo di più di 25 giorni fra Andorra e Teide, e ho perso quattro chili e mezzo, che è davvero tanto. In vita mia ho sempre avuto ottimi numeri, ma anche il problema del peso. E questa differenza ha inciso tantissimo.

Come hai fatto a buttarne giù così tanti?

In altura si brucia di più, ma soprattutto ho imparato a mangiare. Prima, se dovevo fare cinque ore, mangiavo un piattone di pasta e poi durante l’allenamento quasi niente. Ho sempre stressato molto il mio corpo, forse troppo. Adesso ho imparato a ridurre l’apporto di carboidrati e a distribuirli meglio: prima, durante e dopo lo sforzo. Non è andata neanche male, se posso dire (ride, ndr), visto che a me piace tanto la carne.

Cosa cambia in salita con 4,5 chili in meno?

Vado con gli stessi rapporti, ma li giro più velocemente e con meno fatica. Nell’ultima tappa del Delfinato, ero a 390 watt, poi ho smesso di guardarli e sono partito. Visto che non riuscivano a prendermi, mi è venuto il dubbio di aver aumentato la spinta. Così ho guardato, ma i watt erano sempre quelli. E’ come portare cinque borracce in meno, si sente…

Sei passato professionista con vittorie importanti, da Capodarco alla classifica della Fleche du Sud: pensavamo tutti che saresti arrivato prima a questi livelli…

Lo pensavo anche io, ma ho iniziato a sbagliare, facendo troppo e nel modo meno giusto. Durante l’ultimo inverno però, è intervenuto Paolo Artuso, il mio preparatore, e abbiamo messo ordine a tutto quello che facevo. Che io abbia il motore l’ho sempre saputo, ma va gestito, programmato, preparato.

Può esserti mancato qualche riferimento al passaggio tra i pro’?

Un po’ forse è quello, ma non sarebbe bastato continuare a fare le cose che alla Colpack mi permettevano di vincere. Qua si va fortissimo, gli sbagli che facevo nei dilettanti non sono più consentiti.

Sbagli?

Quello fra gli under 23 è stato un bel periodo. L’altro giorno li ho visti passare qui sul San Pellegrino e mi è venuto da sorridere. Era tanto più facile di adesso. Sembrava che per vincere bastasse non mangiare i dolci e in effetti era così. Bastava poco. Ero più giovane, alle corse andavamo a divertirci. Nel WorldTour serve soprattutto concentrazione.

Spiega meglio.

Qualcuno mi diede questo consiglio, non ricordo chi, ma lo trovo azzeccatissimo. Puoi lavorare alla perfezione per 300 giorni all’anno, ma se perdi la concentrazione per una settimana, puoi anche buttare tutta la stagione. Tenerlo presente, ti salva da tante situazioni, in cui rischi di mandare tutto a monte.

Da solo nell’ultima tappa del Delfinato: Padun arriverà con 1’36” sul secondo
Da solo nell’ultima tappa del Delfinato: arriverà con 1’36” sul secondo
Dove vivi adesso?

Mi sono spostato ad Andorra, per una serie di motivi, non ultimo il fatto che rispetto all’Italia per noi ucraini è molto più semplice avere i documenti. E poi c’è il vantaggio dell’altura. Normalmente quando ho lavori da fare, mi alleno da solo e in quel caso ho lo sguardo fisso al misuratore di potenza. Invece nei giorni più liberi esco con altri corridori e il display neppure lo guardo.

Prossima tappa il Tour?

Non ho ancora la convocazione, ma dovrebbe essere così.

Con quali ambizioni?

Non di classifica, perché c’è chi l’ha preparata. Però ora che so di poter vincere le tappe di montagna, magari posso pensare a quelle. Se poi un domani decideremo di provare a tener duro, vorrà dire che cominceremo a lavorarci per tempo. Ad ora per la classifica abbiamo gente più attrezzata.

Artuso: «Il Caruso del Giro, nato dopo la Sanremo»

27.05.2021
4 min
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L’Italia si sta raccogliendo sempre di più attorno a Damiano Caruso. Il siciliano ci sta facendo sognare con le sue prestazioni, tanto più dopo l’exploit di ieri verso Sega di Ala in cui ha rintuzzato la maglia rosa di Bernal e gli ha anche dato tre piccoli, ma chissà se anche preziosi, secondi. Con il preparatore della Bahrain-Victorious, Paolo Artuso, parliamo proprio delle prestazioni di Damiano.

A Sega di Ala Damiano non ha risposto agli scatti e alla fine ha rintuzzato Bernal
A Sega di Ala Damiano non ha risposto agli scatti e alla fine ha rintuzzato Bernal
Paolo, ma è vero che Caruso non è mai andato così forte? Tra le voci che girano sul suo conto c’è anche questa…

No, però sta bene. E’ sui valori dello scorso anno al Tour de France. E’ molto simile anche per quel che riguarda il peso e la percentuale di massa grassa. Solo che vediamo che va forte perché al Giro d’Italia fa lo sforzo in momenti differenti rispetto al Tour dell’anno scorso. Lì correva in appoggio e magari faceva delle tirate a 15-10 chilometri dall’arrivo. Qui le fa nel momento clou della gara.

Però non dovendo partire con i gradi di capitano, ci sta che Damiano non abbia fatto certi tipi di lavori? Ci riferiamo a quelli più esplosivi, che danno brillantezza.

Damiano era qui per Mikel Landa, ma la preparazione sarebbe stata la stessa. Anche nel caso fosse stato leader non sarebbe cambiato nulla. Ha lavorato come Mikel, come un capitano.

Beh, meglio così! Almeno anche Damiano non ha chissà quali tarli nella testa…

Io dico che abbiamo lavorato bene. Abbiamo fatto due alture, una a febbraio e una ad aprile. Credo che la scelta vincente sia stato lo stop di otto giorni dopo la Sanremo.

Il siciliano impegnato sul Giau
Il siciliano impegnato sul Giau
In quella settimana Caruso non ha pedalato per niente?

Magari qualche uscita l’ha fatta, ma solo se ne aveva voglia. Era libero. L’obiettivo era recuperare e lui si è ben gestito. E poi nel secondo ritiro sul Teide abbiamo lavorato alla grande. Siamo andati in progressione con i carichi e abbiamo fatto la rifinitura al Romandia, cosa che è un po’ naif se si sta preparando il Giro. 

Perché siete andati al Romandia allora? 

Abbiamo optato per questa scelta anomala poiché Damiano voleva una soddisfazione personale. Al Romandia sarebbe stato il leader e lì, pur essendo appena sceso dall’altura e quindi non all’apice della forza, ha chiuso 9° nella generale. In quelle condizioni scattano energie positive a livello mentale. Damiano ne è uscito più sereno e tranquillo. Aveva la certezza di aver lavorato bene.

E la testa conta molto…

Sì, poi all’Uae Tour magari non si è visto ma nella prima tappa è caduto a 60 all’ora, il giorno dopo c’era la crono e ne ha risentito. Alla Tirreno ha perso terreno per un problema meccanico in un momento sbagliato ed era comunque in appoggio a Landa. E poi abbiamo curato bene tutto, anche l’alimentazione. Qui al Giro le cose sono cambiate dopo Ascoli. Quando piano piano gli abbiamo parlato e lo abbiamo iniziato a far ragionare e a far correre da leader, in seguito alla caduta di Landa.

Correre da leader…

Sì, ha smesso di fare avanti e dietro dall’ammiraglia, a guardare tutto e tutti. Quelle mansioni sono passate a Valls. In tal senso la vittoria di Mader il giorno dopo il ritiro di Landa ha aiutato molto la squadra ad alleggerire la pressione per aver perso il leader appunto.

Verso San Giacomo (Ascoli) è scattato, anche nella sua testa, un altro Giro per Caruso
Verso San Giacomo (Ascoli) è scattato, anche nella sua testa, un altro Giro per Caruso
Nel giorno di riposo Caruso è andato a scalare un duro passo come il San Pellegrino: perché?

Perché volevo che facesse un po’ di fatica. La tappa di ieri all’inizio era in discesa e le salite c’erano nel finale, non volevo perdesse il ritmo e così ha fatto 10′-15′ con dei lavoretti fino a toccare il fuori soglia in salita per riattivare il metabolismo, ma senza stancarsi, giusto pochi secondi. In tutto ha fatto un’ora e mezza. Eravamo a Canazei: 18 chilometri per andare a prendere il San Pellegrino, il passo che era di 13 chilometri e siamo rientrati. In cima si è ben coperto perché iniziava a piovere, a fare freddo.

Se aveste saputo che sarebbe stato capitano quindi non avreste cambiato nulla nella preparazione?

No, come ripeto abbiamo lavorato bene sotto ogni aspetto: crono, alimentazione, programma di lavoro. Damiano è tranquillo e piano piano ha iniziato a crederci. E poi abbiamo una posizione mentale buona: Bernal è “irraggiungibile” e sugli altri abbiamo un piccolo gap di vantaggio.

Facciamo del fantaciclismo: con quanto distacco dovrebbe arrivare a Milano Caruso da Bernal?

Beh, considerando che Damiano può dargli un secondo al chilometro, dico 30”. Ma attenzione perché Bernal non va piano contro il tempo. Ce lo ricordiamo quando in un Giro di Svizzera rifilò 20” a Dennis che era ancora con noi.

Dalle pietre al parquet, la via di Milan verso Tokyo

07.04.2021
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Passare dalle pietre al parquet, dai muri alla pianura più perfetta della pista non deve essere facile. Ma è quello che è chiamato a fare Jonathan Milan. Il friulano è uno dei vagoni del quartetto olimpico. Se non ha già il biglietto aereo per Tokyo in tasca, poco ci manca. Il suo avvicinamento pertanto va curato in ogni particolare.

Durante i test invernali in pista si è lavorato molto anche sui materiali
Durante i test invernali in pista si è lavorato molto anche sui materiali

Il triumvirato

E a curarli ci pensano Andrea Fusaz, Paolo Artuso e Marco Villa. I tre tecnici stanno facendo crescere Jonathan sotto ogni punto di vista, lo stanno gestendo al meglio. Sono in continuo contato tra di loro, si tendono la mano per quel che concerne gare e allenamenti.

E in questo programma erano inquadrate anche le classiche del Nord. Per Milan queste sono state un qualcosa di nuovo e pertanto era determinante approcciarle col piede giusto e ancora più determinante era uscirne senza intoppi.

E Milan lo ha capito benissimo. Se si domandano a Jonathan stesso alcune cose specifiche sui suoi allenamenti è probabile che lui non sia grado di rispondere, in quanto davvero non conosce alcuni programmi. Semplicemente perché si fida di chi lo guida. E questo è un bene. Pensate quanto stress in meno ha addosso questo ragazzo.

La prima campagna del Nord di Milan lo ha visto prendere parte a cinque gare
La prima campagna del Nord di Milan lo ha visto prendere parte a cinque gare

Milan da Nord?

«Era un’esperienza importante per lui – spiega il suo tecnico alla Bahrain Victorious, Paolo Artuso –  è riuscito a concludere due corse di quelle fatte in Belgio. Ha lavorato bene per la squadra e lui è contento, delle corse e della prestazione. Ed è importante che il Nord gli sia piaciuto perché, pensando al futuro, per andare forte lassù non bastano le gambe: ti deve piacere. Si è reso conto che sono gare deve conoscere. Gli dicevano: tra poco inizia il Koppenberg, andiamo avanti. E lui: ma io che cosa ne so del Koppenberg!».

Il programma iniziale di Milan prevedeva anche la Roubaix. Senza questa gara avrà qualche giorno in più per recuperare dalle fatiche del Nord e soprattutto per testare anche i nuovi materiali e tornare a lavorare in pista.

«Abbiamo due opzioni, legate entrambe a quel che deciderà Villa. Andare alla prova di Coppa del mondo ad Hong Kong (prima metà di maggio, ndr) o a quella di Cali, in Colombia (a cavallo tra maggio e giugno, ndr), in base a questo si deciderà se farà il Giro di Slovenia o di Ungheria, prima dei campionati europei su pista che si terranno a fine giugno. I passaggi obbligati comunque sono due: una prova di Coppa e l’europeo».

Paolo Artuso
Paolo Artuso è uno dei preparatori della Bahrain Victorious
Paolo Artuso
Paolo Artuso è uno dei preparatori della Bahrain Victorious

Il lavoro di Artuso

Ma come si recupera dal Belgio? Come si passa veramente dalle pietre al parquet? Cosa lasciano nelle gambe i muri del Fiandre per chi come Milan è chiamato ad un esercizio tanto particolare come quello del quartetto?

«Le gare in Belgio – spiega Artuso – sono un po’ particolari, perché richiedono uno sforzo estremo, ma al tempo stesso tra una prova e l’altra si recupera. Ed è molto difficile gestire la parte alimentare. E’ facile mettere su un po’ di peso e per questo il fatto che Jonathan sia riuscito ad andare sempre molto avanti nelle gare, a finirle o a stare in corsa per almeno 4 ore, è importante. Anche perché significa che non ha avuto problemi meccanici o fisici. E questa parte aerobica o di resistenza si andrà poi a bilanciare con i lavori specifici che dovrà fare nei prossimi giorni: pista, palestra, partenze. Che poi non è nulla d’impossibile. Altri prima di lui lo hanno fatto, pensiamo a Ganna o a Viviani. E poi consideriamo anche quel che ha fatto prima della sua Campagna del Nord, che tipo di preparazione aveva svolto. Insomma aveva una buona base».

Artuso, è davvero preso quando parla di Milan. La sfida è stimolante anche per un preparatore. Avere tra le mani un ragazzo nuovo, un talento con la T maiuscola, conciliare strada e pista, conoscere le sue sensazioni, non è poco.

«Il lavoro da fare è tanto – conclude Artuso – si sente che sono mancati i giorni di lavoro a novembre e dicembre. Non dico che siamo chiamati a rincorrere, ma di certo tra gennaio, febbraio e marzo abbiamo lavorato come pazzi. Anche solo sui materiali: provare una sella, un body, un manubrio… spesso si è fatto tutto insieme».

Milan
Fusaz (a destra) conosce Milan da molti anni per averlo allenato al CTF
Milan
Fusaz (a destra) conosce Milan da molti anni per averlo allenato al CTF

Parola a Fusaz

E poi c’è Andrea Fusaz, il tecnico del Cycling Team Friuli, che conosce Milan da sempre.

«Questa prima Campagna del Nord è stata un’esperienza che lo ha rafforzato – dice Fusaz – anche mentalmente. Milan chiaramente non era pronto per queste competizioni, anche perché il suo obiettivo principale sono i Giochi di Tokyo, tuttavia ha svolto bene il suo lavoro ed è soddisfatto. Cosa gli dà un Fiandre fisicamente? Diciamo che lui il motore ce l’ha, ma di certo quelle gare lo temprano. Non hai tempo di recuperare o di sederti sulla sella, sei sempre chiamato ad esprimere tanti watt. E’ stato un carico metabolico importante, ma non eccessivo. Di certo quelle gare gli sono servite per settarsi su altri livelli di fatica.

«Questa settimana post Fiandre per lui è di transizione, poi tornerà a caricare e avrà giornate intense in vista della Coppa del mondo. Lavori lattacidi? Adesso si lavora per stimolare queste capacità, per portarlo al limite. Non possiamo aspettare le gare per farlo. E’ il momento di muoversi».

Jonathan Milan, Marostica, Giro d'Italia U23 2020

Al Bahrain è già tutto pronto per Milan

12.12.2020
6 min
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Paolo Artuso è uno degli allenatori del Team Bahrain-McLaren che dal prossimo anno cambierà McLaren con Victorius. Di solito sta in disparte, ma questo non significa che non abbia cose da dire. Perciò, avendolo chiamato per parlare di Jonathan Milan, uno dei più grandi talenti italiani che per tre anni correrà nella squadra del Principe (nella foto di apertura la sua vittoria al Giro U23), ci siamo scoperti a viaggiare trasversalmente con lui nel mondo della preparazione.

Buongiorno Paolo, come va?

Veniamo da un’annata un po’ strana, con tanto lavoro e poche gare. Abbiamo fatto i nostri calcoli, sono state una quarantina a testa, contro le 75-80 di tutti gli anni. Quasi la metà, però tutte concentrate. Tanti giorni di ritiro, specialmente con i corridori del Tour, quasi 60 dall’inizio dell’anno, per 20 giorni di picco di forma. Non sapevamo neanche noi cosa succedeva a livello di risposta all’allenamento. Si sono fatte tante ore di volume e intensità sui rulli durante il lockdown, poi una marcia indietro sull’intensità per ricreare il volume. Abbiamo fatto un allenamento inverso, prima l’intensità e poi il volume. Di solito si fa il contrario.

Allenamento, Damiano Caruso, Matej Mohoric
Il Team Bahrain-McLaren in allenamento a inizio stagione
Allenamento, Damiano Caruso, Matej Mohoric
Bahrain-McLaren in allenamento
Una stagione falsata?

Sono convinto che i risultati non siano del tutto veritieri. I giovani hanno beneficiato della situazione, perché trovano la condizione più in fretta. Anche a livello mentale, magari un padre di famiglia era più preoccupato rispetto a un ventenne. Poi c’è da tenere conto delle abitudini tecniche cambiate. Ma anche io facendo un’analisi del post ho pensato che anche il prossimo anno qualche seduta sui rulli la proporrò. Facevi di quelle intensità che su strada sono difficili da ripetere. Qualcosina abbiamo imparato da questo periodo.

Veniamo a noi: cosa farete con Jonathan Milan?

Ha firmato per tre anni. Il primo sarà una transizione, visto che ha l’obiettivo olimpico in pista ed è molto giovane. E’ molto acerbo. Quest’anno io farò da filtro e da supervisor al corridore, che lavorerà ancora con Andrea Fusaz (allenatore del Ct Friuli, ndr), con Villa e con me. I primi mesi saranno un passaggio, mentre dopo Tokyo sarà full time con noi. Un accordo preso per più motivi, ma soprattutto perché non è da tanto che fa la vita del corridore.

Che idea di sei fatto di lui?

Ha un motore incredibile. Un ragazzo con cui è facilissimo parlare. Abbiamo deciso di investire tanto con lui anche sul piano dei materiali. Ha già a casa la bici da crono e quella da strada. Stiamo provando vari manubri e selle proprio per la crono. E speriamo da gennaio di farlo meglio, perché adesso è difficile, non potendo fare gli spostamenti.

Fabio Baronti, Jonathan Milan, Marostica, Giro d'Italia U23 2020
Dopo la vittoria di Marostica, Milan con il massaggiatore Fabio Baronti (foto Scanferla)
Fabio Baronti, Jonathan Milan, Marostica, Giro d'Italia U23 2020
Dopo la vittoria di Marostica al Giro U23 (foto Scanferla)
L’hai mai incontrato?

Nel secondo giorno di riposo al Giro d’Italia, quando noi eravamo vicino Conegliano. E’ venuto a prendere le misure del vestiario e in quell’occasione abbiamo avuto modo di conoscerci un po’, anche attraverso Pellizotti e Volpi. Poi ci siamo rivisti un’altra volta per fare due chiacchiere e basta.

Un ragazzo entusiasta?

E anche super disponbile. Vi racconto un piccolo aneddoto. Gli abbiamo dato una bicicletta da strada, un mesetto fa. Il telaio aveva la colorazione vecchia e c’era un piccolo graffio sul colore. E lui mi chiama e mi dice: «Ho visto che c’è uno striscio sulla bici, non vorrei mai che pensi che sia stato io a farlo. E’ arrivata così, ti giuro che è arrivata così». Gli ho risposto di stare tranquillo, che l’unica cosa che non ci manca sono le biciclette. 

Quanto vale Milan?

E’ tutto da scoprire ed è molto veloce. Ha un picco di potenza ottimo. Secondo me per le classiche non sarebbe male. E’ nell’ambiente giusto, perché avrà attorno tanti italiani e quindi risentirà meno del passaggio da una realtà più piccolina, lui friulano in una squadra friulana, al WorldTour. Io abito abbastanza vicino. Il magazzino sarà a un’oretta e mezza da casa sua, c’è Pellizotti che vive lì vicino. Conosco abbastanza bene il suo ex coach Fusaz, vivrà un passaggio secondo me naturale.

Villa lo vede più brillante di Ganna.

Ganna non lo conosco, non ho mai lavorato con lui. Però Milan lo vedo più gatto, più vincente.

Jonathan Milan, europei pista 2020
Due medaglie per Milan in pista agli europei pista di Plovdiv
Jonathan Milan, europei pista 2020
Due medaglie per lui agli europei di Plovdiv
Come sarà gestito alla Bahrain?

Nei primi mesi, la squadra gli ha dato piena libertà per farlo crescere. Non c’è nessun tipo di pressione. Villa lo sentirò nei prossimi giorni per impostare il lavoro. Come fare, i ritiri e via dicendo. Dopo le Olimpiadi il suo desiderio è continuare a conciliare pista e strada e per le sue caratteristiche è fattibilissimo. Fosse uno da Giro d’Italia, non sarebbe fattibile, ma lui potrà. La storia ci dice questo. Guardate un Viviani, guardate Consonni.

E l’aspetto psicologico?

Sarà fondamentale che in bicicletta si diverta. La metodica nostra è semplice. Nell’impostare il calendario si parte sempre dal calendario dei sogni. A inizio anno si chiede a ogni corridore cosa gli piacerebbe fare e da lì si va a costruire tutto il calendario. Dopo subentra anche la condizione. Se il sogno è fare il Giro d’Italia e vai piano, al Giro d’Italia non ci vai. Ma la base è sempre il desiderio. Perché avere il corridore motivato, soprattutto nel ciclismo moderno che è super stressante, ti dà una marcia in più. Metti il corridore al posto in cui vuole essere, in condizione buona o ottima ed è la cosa migliore. Ne traggono vantaggio il singolo e anche la squadra.

E se il sogno di Milan fosse la Sanremo?

Ci può stare che la faccia. Le Olimpiadi sono avanti, quindi è possibile. Bisogna buttarli subito nella mischia. Magari non è il caso suo, però non devono perdere il senso del traguardo. Se stai troppo tempo lontano dall’arrivo, ti dimentichi come si fa. Ti capita l’occasione e non sei pronto, perdi l’abitudine e il colpo d’occhio. Dall’ammiraglia possiamo dare tutto il supporto, però poi sono loro che devono fare la scelta in un secondo. Se fanno la scelta sbagliata, hanno perso la corsa. Se la fanno giusta, vincono. 

Paolo Artuso
Paolo Artuso è uno dei preparatori del Team Bahrain-McLaren
Paolo Artuso
Paolo Artuso, uno dei coach del Bahrain-McLaren
Andrete in ritiro?

A dicembre abbiamo scelto di no, ma avremo delle riunione con il performance staff (direttori, medici e allenatori) per decidere i dettagli. Dobbiamo fare la pianificazione dettagliata della stagione. A gennaio, ritiro ad Altea in costa Blanca e faremo più giorni del normale. Dal 7-8 gennaio, fino al 26 di gennaio. Cercheremo di dividere la squadra in due gruppi principali. Non staranno tutti per tutto il periodo, ma ci sarà una parte centrale in comune. E poi a febbraio si comincerà a correre. Il gruppo Giro andrà sul Teide una prima volta e poi ci tornerà ad aprile. A marzo andranno quelli dei Baschi e delle Ardenne. E poi speriamo in una stagione tradizionale. Saltato Oman e le gare in Arabia Saudita, ci sarà da combattere per partecipare alle corse…