Parisini, primi segnali di crescita alla corte di Nizzolo

20.08.2024
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Alla recente Vuelta a Burgos, prova introduttiva alla Vuelta Espana si è rivisto ad alti livelli Nicolò Parisini. Il portacolori della Q36.5 ha colto la piazza d’onore nell’ultima tappa per poi spostarsi in Danimarca e conquistare un’altra Top 10, a dimostrazione di una condizione fisica finalmente acquisita. Il che si traduce in uno spirito alto, nella voglia di spaccare il mondo, cosa che gli era un po’ mancata da inizio stagione.

In fin dei conti parliamo di un corridore ancora giovane, appena 24 anni, che il suo posto nel ciclismo che conta se lo è guadagnato e che nel team ha un ruolo importante, a metà fra l’ultimo uomo per Giacomo Nizzolo e il finalizzatore, almeno in certi tipi di arrivi.

Per il vogherese quest’anno 53 giorni di gara con 4 Top 10, tutte ottenute in agosto

«In Spagna ho iniziato a sentire le gambe proprio come volevo – afferma mentre è ancora in giro per l’Europa – già nella seconda tappa avrei potuto dire la mia, ma non ero ancora nella condizione giusta, eppure ho colto la decima piazza il che significava che cominciavo a funzionare. Nell’ultima tappa eravamo d’accordo che avrei tirato per Giacomo, ma sull’ultimo strappo si è staccato così ho preparato lo sprint e Bittner mi ha battuto di poco».

Come ti trovi a lavorare con Nizzolo?

Benissimo, siamo anche in camera insieme nelle trasferte che condividiamo proprio per trovare un sempre più stretto feeling. Parliamo molto, mi dà consigli, gli stimoli giusti. Il suo insegnamento principale è che in questo mondo non c’è nulla di facile, devi guadagnarti ogni cosa con il sudore della fronte facendo piccoli passi. Sto imparando molto da lui.

Tappa finale alla Vuelta a Burgos con Bittner che beffa Parisini, decisamente amareggiato
Tappa finale alla Vuelta a Burgos con Bittner che beffa Parisini, decisamente amareggiato
Giacomo ha avuto per te parole molto lusinghiere, quasi da suo erede…

Lo apprezzo molto, spero sia proprio per quel feeling che si è instaurato anche fuori dalle corse. Mi accorgo che in gara gli chiedo tanto, nella gestione delle corse e lui è sempre disponibile. D’altronde si vede che ha un occhio diverso, coglie momenti che a me sfuggono ancora. La squadra ha puntato molto su di noi, non è un caso se i nostri calendari per la maggior parte coincidono.

Tu nella maggior parte dei casi hai detto di essere il suo pesce pilota. Come ti trovi in questo ruolo?

E’ una vera e propria scuola, è un compito importante per svolgere il quale serve innanzitutto una grande fiducia reciproca. Non s’inventa, serve tempo anche per sincronizzare i movimenti. Io d’altro canto sono uno sprinter diverso da lui, sono veloce ma non abbastanza per le volate a gruppo compatto, mentre Nizzolo è un velocista puro che ha sempre uno straordinario colpo di pedale. Io ho già svolto questo compito al servizio di Moschetti, ora con Nizzolo continuo a crescere. Poi, quando capita l’occasione non mi tiro certo indietro…

Parisini insieme a Nizzolo. Un connubio in tante corse e volate costruite insieme
Parisini insieme a Nizzolo. Un connubio in tante corse e volate costruite insieme
Sei soddisfatto finora di come sta andando la stagione?

Non tantissimo. Sono stato piuttosto sfortunato perché lo scorso anno avevo colto la mia prima vittoria al Cro Race e contavo di ricominciare sulla stessa linea, ma alla quinta tappa della prima corsa, la Volta a la Comunitat Valenciana sono caduto e da allora ho sempre inseguito la condizione migliore. Pensavo di averla trovata alla Tirreno-Adriatico e infatti ero carico a mille per le classiche, ma alla Gand-Wevelgem altra caduta con rottura della clavicola e due mesi di stop. Non ho fatto altro che inseguire la forma migliore, spero di essere ormai sul punto di trovarla.

Come ti trovi nel team?

C’è un solo termine per definirlo: perfetto. E’ una professional al livello più alto, segue un calendario molto qualificato pur dovendo fare i conti con un budget che non può essere all’altezza di quello del WorldTour. L’unica cosa che manca è la partecipazione a un grande giro, ma credo proprio che il prossimo anno anche questa lacuna verrà colmata.

Il lombardo all’E3 Saxo Classic finita al 29° posto. Per Parisini il sogno è vincere in Belgio
Il lombardo all’E3 Saxo Classic finita al 29° posto. Per Parisini il sogno è vincere in Belgio
Ora che la forma sta arrivando, che cosa desideri?

Io mi aspetto di ripetere il 2023 e quindi di vincere almeno una gara. In Danimarca ho lavorato per Giacomo, che ha colto due buoni piazzamenti in un contesto di primo piano. Dopo ci saranno molte classiche di un giorno, alcune hanno percorsi che sono davvero alla mia portata, vorrei piazzare la mia zampata e se fosse all’estero, magari nel nord Europa sarebbe ancora più bello. Il mio sogno? Mettere la firma su una corsa belga, perché la patria del ciclismo vero è lì.

Parisini, la prima in Croazia mettendo nel sacco Mohoric

01.10.2023
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«La prima cosa che ho fatto dopo l’arrivo – dice Parisini raccontando la sua vittoria alla CRO Race – è stata guardarmi intorno. E poi mi sono chiesto: non è che c’è da fare un altro giro? Proprio non mi rendevo conto. Poi quando ho visto la moto che si è fermata a riprendermi ho detto: ho vinto davvero. Ed è stato bellissimo».

Dopo l’arrivo è rimasto incredulo sul marciapede. La prima vittoria non si scorda mai
Dopo l’arrivo è rimasto incredulo sul marciapede. La prima vittoria non si scorda mai

Freddezza da cecchino

Tutto sommato il corridore di Voghera ha impiegato anche poco per prendere le misure al professionismo, che ha scoperto quest’anno con la maglia della Q36,5. Avevamo ancora nelle orecchie le parole di Moschetti sul suo conto, quando dalla Croazia è arrivata la notizia della sua vittoria sul traguardo di Opatija, a capo di una tappa magari breve, ma dura da morire, con due giri di un circuito parecchio duro nel finale. Alle spalle di Parisini sono finiti Andresen e Mohoric, a significare che il livello fosse davvero alto.

«Il tipo di tappe che mi piacciono – risponde compiaciuto e contento – infatti c’erano da fare questi due giri con uno strappo di 600 metri al 14 per cento e io ho scollinato terzo. Negli ultimi 10 chilometri non sono mai uscito dalle prime cinque posizioni, perché sapevo che il circuito era nervoso e dovevo restare davanti. La cosa che mi piace è che l’ho vinta come se avessi già vinto altre gare tra professionisti.

«Ho fatto passare Mohoric, perché sapevo che era rischioso essere secondo a 500 metri dall’arrivo. Mi ha aiutato essere passato la prima volta sotto il traguardo e aver visto che c’era vento in faccia. Perciò, quando ho visto Mohoric che mi passava, ho subito tirato i freni e l’ho fatto passare. Sapevo che uscendo terzo ai 250 metri dall’arrivo sarei stato perfetto. E oggi (ieri, ndr) in gara Matej è venuto a parlarmi. Mi ha detto bravo, mi ha fatto i complimenti. Che poi riceverli da lui, che ha vinto la Sanremo in quel modo…».

Al Tour of Britain i primi lampi d condizione. Parisini è pro’ da quest’anno, è alto 1,83, pesa 65 chili
Al Tour of Britain i primi lampi d condizione. Parisini è pro’ da quest’anno, è alto 1,83, pesa 65 chili
Un certo tipo di lucidità ce l’hai oppure no…

Credo anche io. Penso sia una roba che devi avere addosso, che non tutti hanno. Adesso non voglio dire che sono un vincente, però quando nell’ultimo chilometro arriva il momento di avere la freddezza giusta che ti fa vincere, riesco a non farmi prendere dall’euforia. A molti invece capita di emozionarsi e di partire troppo presto. Invece ho aspettato il momento giusto e sono felice più che per la vittoria, per come è stata costruita.

C’è chi ha aspettato anni per vincere, tu ci sei riuscito al primo.

La cosa più bella è che vado al riposo con una vittoria e tanto morale. E neanche si può dire che il fine stagione sia il mio periodo. Di solito ci arrivo sempre stanco, però quest’anno ne parlavo proprio con Moschetti. Siccome a luglio, dopo il ritiro in altura in cui mi ero preparato benissimo, ho fatto una settimana con la febbre a 39 e ho perso praticamente tutto, mi sono detto che quest’anno avrei tenuto duro fino all’ultima gara, che sarà la Parigi-Tours di settimana prossima. Voglio vedere se riesco arrivare nel finale di stagione e riuscire a fare qualcosa di buono. E così è successo.

Che rapporto c’è fra te e Moschetti? Lui parla di te un gran bene, dice che lo aiuti nelle volate. Si è creato un bel rapporto?

Diciamo che è dal ritiro di Calpe a gennaio che siamo in stanza insieme. Per me è proprio un punto di riferimento, è una persona d’oro, mi dà un sacco di consigli. E io lo ammiro molto per la sua dedizione e per la persona che è anche al di fuori della bici. Quest’anno mi stanno facendo provare nel ruolo di leadout per lui. L’ultima volata che gli ho tirato (al Gp Isbergues, con vittoria di Moschetti, ndr), è venuta proprio bene e sono contento che lui sia riuscito a finalizzarla al meglio.

Dall’inizio dell’anno Parisini ha legato molto con Moschetti, facendo spesso il suo ultimo uomo
Dall’inizio dell’anno Parisini ha legato molto con Moschetti, facendo spesso il suo ultimo uomo
Aiuti e fai la tua corsa: il giusto compromesso?

Mi stanno dando esattamente questa opportunità. E’ una giusta via di mezzo che mi sta aiutando molto a crescere. Se dovessi sempre lavorare per qualcuno, magari perderei il feeling con il provare a essere davanti nel finale. 

Quest’anno hai fatto dei bei piazzamenti nelle prime classiche del Belgio, poi però al Fiandre e all’Amstel ti sei ritirato. Come mai?

Sono andato forte al Gp Criquielion e al Monseré (11° e 14°, ndr). A quel punto la squadra ha visto che mi so muovere bene in Belgio e mi hanno proposto di fare il Fiandre, l’Amstel e tutte le altre classiche. Il problema è stato che alla Nokere Koerse eravanmo rimasti in 11 e agli 800 metri ero davanti, quando all’ultima curva sono caduto insieme a Hackermann e Thijssen, quello della Wanty. Mi sono fatto parecchio male, infatti il giorno dopo ho provato a ripartire, ma mi sono fermato. In più tre giorni prima del Fiandre mi ha preso un virus intestinale e così sono partito, perché ormai ero in Belgio. Ho fatto la ricognizione dei muri, però poi mi sono fermato.

E ti sei ritirato anche allo ZLM Tour, come mai?

Sono caduto nella prima tappa e l’ho finita. Poi sono andato al pronto soccorso perché non stavo bene e non mi hanno fatto partire il giorno dopo per il protocollo sulla commozione cerebrale. Si cade, ma non dipende da me. Soprattutto nelle corse in Belgio, nessuno tira i freni. Ragazzi, davvero non frena più nessuno e quindi nei finali in cui ti stai giocando una corsa, è una lotteria.

Parisini aveva corso il Tour of Britain anche lo scorso anno, quando correva con la Qhubeka U23
Parisini aveva corso il Tour of Britain anche lo scorso anno, quando correva con la Qhubeka U23
Nel frattempo hai capito che tipo di corridore potresti diventare?

Sicuramente sono molto esplosivo, il Belgio mi piace. Mi piacciono i percorsi nervosi che non ti danno recupero, in cui si arriva stanchi nel finale. Non posso competere nelle volate di gruppo, quelle dopo corse piatte, però quando si arriva stanchi nel finale dopo qualche salita, mi difendo. Riesco a rimanere davanti con 30-40 corridori. Mi piacciono le corse con dislivello.

Come avete festeggiato la sera dopo la vittoria?

Un bel brindisi con lo spumante, ci voleva. Mi è toccato anche fare il discorso. Li ho ringraziati tutti, perché non ci fanno mancare nulla. Credo che la Q36.5 sia una squadra all’altezza di entrare nel WorldTour. Ho detto grazie soprattutto perché mi hanno dato la fiducia nel provare a fare la mia corsa e poterli ricambiare così, è stato un bel segnale. Non è facile quando ti danno in mano la squadra, soprattutto al primo anno. Chiudo la stagione con una vittoria e sono convinto di fare un inverno migliore rispetto all’anno passato, quando ho finito rompendomi la clavicola (ride, fa giustamente gli scongiuri, ndr).

Battuto Pedersen, a Isbergues si rivede un grande Moschetti

18.09.2023
5 min
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A Fourmies si era rivisto ai vertici Matteo Moschetti, terzo nella classica francese vinta da Merlier. Non una gara qualsiasi, considerando la storia della corsa che un tempo era anche nella Coppa del Mondo e ora è categorizzata 1.Pro, direttamente al di sotto di quelle WorldTour. Una settimana dopo, ieri, è arrivato il successo pieno, sempre in Francia, nel GP d’Isbergues, ma quella vittoria è figlia di quanto avvenuto prima.

«Sono davvero felice di aver ottenuto questa vittoria – ha detto a caldo – abbiamo fatto una grande gara come squadra, con Tom (Devriendt, ndr) in testa, mentre il resto di noi ha potuto rimanere coperto nel gruppo. Molte squadre hanno sprecato energie nell’inseguimento, noi invece eravamo semplicemente seduti lì ad aspettare. Abbiamo raggiunto Tom molto vicino al traguardo e i ragazzi sono stati davvero bravi a mettere me e Parisini in una buona posizione, a due chilometri dall’arrivo».

A Isbergues, Moschetti ha battuto Pedersen e Demare: verdetto al fotofinish
A Isbergues, Moschetti ha battuto Pedersen e Demare: verdetto al fotofinish
La vittoria era nell’aria? Nella volata di Fourmies si era visto qualche lampo di un grande Moschetti…

Ho sofferto tanto in quella domenica, non lo nascondo. Avevo un caldo terribile, neanche il ghiaccio mi dava sollievo. All’inizio ho sentito subito che non avevo buonissime sensazioni, così quando mancavano una quarantina di chilometri ho detto ai compagni di non contare su di me. Poi pian piano ho sentito che riprendevo vigore e ho trovato qualche buon treno per risalire. Ai meno 1,5 chilometri ho trovato un varco per posizionarmi davanti e a quel punto ho fatto la volata, cogliendo un podio del tutto inaspettato.

Come sei arrivato alla vittoria di ieri?

E’ un periodo che sto abbastanza bene, la condizione c’è, ma anni di esperienza mi hanno insegnato che spesso la forma non basta, se non c’è anche la giusta reazione psicologica per ottenere qualcosa. Domenica a Fourmies quel terzo posto è venuto tutto dalla testa… I frutti si sono visti proprio ieri, quando la squadra ha lavorato nella maniera giusta. Una volta arrivati nel finale, Parisini è stato strepitoso nel portami ai 200 metri all’altezza di Démare e Pedersen, poi è stata battaglia, vinta al fotofinish.

La volata di Fourmies con Merlier 1° e Moschetti sul podio, pronto a graffiare (foto Getty Images)
La volata di Fourmies con Merlier 1° e Moschetti sul podio, pronto a graffiare (foto Getty Images)
Ryder Douglas a inizio anno parlava molto di te come di uno di quelli chiamato a portare più punti alla causa del team e il tuo l’hai fatto, con ben 13 Top 10 nella stagione, ma di vittorie solo una, alla Clasica de Almeria a febbraio…

Capisco il punto di vista di Ryder che deve giustamente guardare agli interessi del team, per lui contano i punti, ma io guardo ai risultati, alle vittorie. E’ stata finora una stagione nella quale sono stato costante nel rendimento, ma finora non ero mai stato al 100 per cento, quello stato per cui qualche piazzamento si può trasformare in una vittoria. Mi era sempre mancato il colpo finale, d’altronde per vincere serve che tutto vada nella maniera giusta come è successo a Isbergues.

Questo era il tuo primo anno nella Q36.5, un team che ha radici profonde e grandi ambizioni.

Quando un team nasce quasi dal nulla serve tempo, oltretutto è una squadra che è stata costruita pressoché dal nulla e in pochissimo tempo. Trovare il giusto feeling fra tutte le sue componenti non è facile. Il nostro è ancora un work in progress, spero che da qui a fine stagione ci sia ancora modo e occasione per fare ancora meglio e magari cogliere altri successi. Io comunque non pensavo che dopo meno di una stagione si arrivasse già a questo punto, c’è di che essere soddisfatti perché il livello delle prestazioni è già molto alto e sono convinto che il prossimo anno tutti potremo fare molto meglio con un anno di esperienze e di amalgama in più.

Moschetti con Puppio e Parisini: il gruppo si sta creando, il 2024 potrebbe vedere una crescita generale
Moschetti con Puppio: il gruppo si sta creando, il 2024 potrebbe vedere una crescita generale
Come funziona il tuo treno in volata?

Non ho un treno definito, dipende molto da chi è chiamato a correre con me. Nel tempo ho acquisito però una certa affinità con Nicolò Parisini: è un giovane forse poco conosciuto, ma ha tanto potenziale. Come caratteristiche per me sarebbe stato ideale lavorare con Devriendt, ma quest’anno ha potuto correre pochissimo.

Parisini è forte in salita, ma anche veloce: gli stai insegnando il mestiere di sprinter?

Abbiamo caratteristiche molto diverse. Nicolò è un corridore molto giovane, un millennial, rispetto a me è meno veloce ma più resistente, può emergere in quelle corse piuttosto aspre, con dislivelli. Io credo che si può ritagliare i suoi spazi, soprattutto in quelle volate a ranghi ridotti dove emerge chi ha conservato più energie.

L’unico successo del lombardo nel 2023 fino a Isbergues era stata la Clasica de Almeria a febbraio
L’unico successo del lombardo nel 2023 fino a Isbergues era stata la Clasica de Almeria a febbraio
Come vedi la prossima stagione?

Come detto siamo già a un grande livello di competitività, ma so che l’asticella si alzerà. Spero che saremo invitati a un grande Giro, quello rappresenterebbe un ulteriore salto di qualità, ma già ora il nostro calendario è davvero qualificato, visto che ad esempio saremo al Lombardia. Le occasioni per emergere ci sono e ci saranno, è chiaro che gli inviti dobbiamo anche saperceli guadagnare…

La necessità di vincere mette pressione?

Le responsabilità fanno parte del nostro lavoro. Di pressione me ne metto già abbastanza io perché voglio sempre il meglio possibile. Ci tengo a far bene, so che il team ha tante aspettative, ma sono io il primo ad averle e per questo sono più affamato che mai.

Obiettivo 10 vittorie. Per Missaglia la Q36.5 è lanciata

24.02.2023
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C’è grande entusiasmo in casa Q36.5, la nuova squadra professional nata sulle ceneri della Qhubeka. La vittoria di Matteo Moschetti è stata un’iniezione di fiducia per il team, impegnato in una missione, quella di riannodare il filo che si era interrotto improvvisamente nel 2021. Douglas Ryder, il mentore del progetto come lo era della squadra sudafricana, ha sempre tenuto un profilo molto attento nelle sue parole, sin dall’inizio, ma ora che il manager si è un po’ fatto da parte, emerge dal gruppo grande entusiasmo e concentrazione.

Normalmente Gabriele Missaglia, uno dei diesse del team, è abbastanza restio a prestarsi a taccuini e microfoni, ma questa volta lascia trasparire senza alcun freno tutta la voglia di fare che anima lui e ogni altro componente della Q36.5.

«Mi riviene in mente – dice – quando tutto è partito, c’è una data specifica: il 21 luglio dello scorso anno quando Douglas, io e pochissimi altri reduci da quella bellissima quanto sfortunata avventura ci siamo decisi a rimetterci all’opera. Siamo partiti da zero, ma a novembre avevamo già completato tutto l’organigramma».

La volata vincente di Moschetti alla Clasica de Almeria, primo centro per la Q36.5
La volata vincente di Moschetti alla Clasica de Almeria, primo centro per la Q36.5
E’ stato un lavoro difficile?

Penso come nessun altro nella mia esperienza vissuta a vario titolo nel ciclismo. Abbiamo rifatto tutto di sana pianta e ancora l’opera non è completata, diciamo che siamo un work in progress con obiettivi molto in là nel tempo, ma intanto i mattoni per la casa sono stati messi tutti e abbiamo tempo per sistemarla e arredarla come si deve. Intanto abbiamo già vinto e questo è importante, abbiamo messo fieno in cascina.

Un problema che Ryder sottolineava alla vigilia era la costruzione del calendario…

Le cose sono andate anche oltre le nostre più rosee previsioni. Essendo una squadra nuova non sapevamo chi ci avrebbe invitato, abbiamo mandato richieste un po’ ovunque e ci sono arrivate indietro tantissime proposte, quante non ne avremmo mai sperate. Parteciperemo a tutte le gare del calendario italiano ma anche a tutte le classiche del Nord comprese le monumento. Francia, Belgio, Spagna, ma anche molto più lontano.

Calzoni ha iniziato bene: 11° alla Jaen Paraiso e sempre nella top 10 al Giro del Rwanda
Calzoni ha iniziato bene: 11° alla Jaen Paraiso e sempre nella top 10 al Giro del Rwanda
Un calendario da squadra WorldTour…

Esatto e questo legittima la nostra scelta di avere un roster molto largo con 24 corridori, come solo le squadre retrocesse dal massimo circuito o associate ad esso hanno. D’altronde era fondamentale per la Q36.5 avere un calendario d’altissimo profilo, anche per dare risposte agli sponsor di grande livello che ci hanno dato fiducia. Noi siamo al chilometro zero di un cammino che ha un obiettivo condiviso con tutti coloro che hanno investito in quest’idea: tornare nel WorldTour, dov’era la Qhubeka.

Siete presenti anche al Giro del Rwanda.

Per noi quella partecipazione era quasi doverosa viste le nostre radici e il nostro passato. Non nascondo che, quando è arrivato l’invito, fra noi diesse ci siamo contesi la presenza, alla fine è toccato ad Alexandre Sans Vega e va bene così, sarà per il prossimo anno. Ce la siamo cavata abbastanza bene nelle prime tappe, anche se non è una corsa semplice, ad esempio la nostra punta Hagen è caduto ed è stato costretto al ritiro. Ma in una gara d’inizio stagione ci sta.

Missaglia ha seguito Ryder Douglas nel percorso dal Team Qhubeka alla Q36.5
Missaglia ha seguito Ryder Douglas nel percorso dal Team Qhubeka alla Q36.5
Ora che la macchina è lanciata, è stato difficile costruirla, nel senso di portare i corridori nel team?

Molto, perché quando parti da zero che cosa puoi offrire a manager e corridori? Possiamo dire che chi ha creduto nel nostro progetto ora è sempre più invogliato a lavorare, allenarsi, correre e lo verifico ogni giorno, mentre chi ha rifiutato si mangia le mani, e ci sono i casi…

La squadra ha uno zoccolo duro italiano…

La metà dei tesserati. Avevamo deciso sin dall’inizio che serviva una base di una stessa nazione, pur considerando che fra 24 corridori ci sono ben 13 Paesi rappresentati. E’ l’Italia e questo mi fa piacere, ma poteva essere qualsiasi altro Paese. Noi abbiamo scelto corridori giovani, che devono farsi le ossa ma anche gente d’esperienza. Corridori che facessero gruppo. La nostra è come una famiglia, nella quale tutti lavorano per uno stesso scopo. Chi ne fa parte ha capito che è qualcosa di diverso da ogni altro team, innanzitutto nello spirito.

Parisini, proveniente dal team Devo della Qhubeka, già protagonista nella nazionale U23 (foto Q36.5)
Parisini, proveniente dal team Devo della Qhubeka, già protagonista nella nazionale U23 (foto Q36.5)
Un team che però non ha vere e proprie punte.

Ne siamo coscienti, non abbiamo il vero corridore da WorldTour, ma non era possibile prenderne, erano tutti sotto contratto. Se facciamo tutto per bene, credo che il prossimo anno verranno a bussare alla porta della Q36.5.

Che cosa ha rappresentato il successo di Moschetti?

E’ stato diverso da qualsiasi altro che ho seguito, aveva un sapore particolare. Su Matteo confidiamo molto, io lo vedo diverso dal passato, più volitivo, lavora con molta più passione. Dà morale a se stesso ma anche a noi. Brambilla invece lo abbiamo voluto fortemente perché sappiamo che cosa ci può dare in gara ma anche fuori. Purtroppo quest’inverno è stato operato di appendicite e ha perso tre settimane di allenamento, è indietro nella preparazione ma contiamo che in queste gare d’inizio anno riprenda il terreno perduto.

Per Fedeli un buon inizio tra Saudi Tour e Tour des Alpes Maritimes
Per Fedeli un buon inizio tra Saudi Tour e Tour des Alpes Maritimes
Degli altri italiani cosa ci sai dire?

Su Conca credo molto, anche per lui la trasferta in Rwanda non è stata fortunatissima ma mi aspetto una sua crescita. Parisini viene dal nostro team Devo, ha acquisito esperienza anche in nazionale, deve solo progredire, come anche Puppio: ricordo che aveva fatto uno stage alla Qhubeka, lo portai alla Bernocchi e lui per tutta risposta fece 6° nell’edizione dominata da Evenepoel. Calzoni è un mio pallino, l’ho voluto fortemente nel team e devo dire che ha iniziato subito forte, anche oltre le mie aspettative. Lo stesso dicasi per Fedeli, che la Saudi Tour ha iniziato davvero in maniera promettente. Poi tra gli italiani possiamo considerare anche Badilatti, ticinese del confine, che in Ruanda sta facendo bene.

Ryder ha detto che l’obiettivo per questo primo anno sono le 10 vittorie: sarà più facile ottenerne nella prima o seconda parte di stagione?

La doppia cifra è il target che ci siamo tutti posti in questo 2022. La prima parte di stagione sarà obiettivamente più dura, con le classiche e le tante sfide che ci attendono, ma io sono molto ottimista. I conti li faremo a fine anno, tireremo una riga e vedremo com’è andata, pensando anche ai punti Uci. Le vittorie in questo caso non sono tutto, l’obiettivo vero è fra tre anni…

Parisini 2022

Uno squillo in casa Qhubeka, ci risponde Parisini

26.03.2022
5 min
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Il Team Qhubeka è vivo e lotta insieme a noi” si sarebbe detto negli anni Settanta, quelli della contestazione. Effettivamente la formazione sudafricana con una forte componente italiana, messo (per ora) da parte il discorso WorldTour dopo i gravi problemi finanziari dello scorso anno, si sta ritagliando uno spazio nel calendario italiano. Fra prove under 23 e qualche classica come la Per Sempre Alfredo, tra i più in vista c’è il millennial Nicolò Parisini, approdato quest’anno dopo un paio di buone stagioni alla Beltrami Tsa-Tre Colli e in procinto di partecipare alla Gand-Wevelgem per under 23, sfida per squadre nazionali.

Prima di unirsi al team azzurro di Marino Amadori, il corridore di Voghera ha accettato di buon grado di raccontarci come sta andando questo primo scorcio di stagione per la sua squadra, soprattutto considerando le difficoltà vissute e le perplessità sul suo futuro.

«L’atmosfera in squadra è ottima. In tutto siamo 14 corridori, metà dei quali italiani, gli altri tutti africani. Se devo essere sincero, considerando che parliamo di una squadra continental, è un ambiente dalla professionalità persino esagerata, non manca davvero nulla».

Parisini Beltrami 2021
Parisini alla Settimana Coppi e Bartali 2021, chiusa al 68° posto. Nel 2021 non sono arrivati grandi exploit
Parisini Beltrami 2021
Parisini alla Settimana Coppi e Bartali 2021, chiusa al 68° posto. Nel 2021 non sono arrivati grandi exploit
Douglas Ryder si fa sentire?

Non lo abbiamo ancora visto, ma chiama spesso. S’interessa dei nostri risultati, ma ancor di più di come vanno le cose, degli allenamenti, se abbiamo tutto quel che serve a disposizione. Non ci mette alcuna pressione, è contento di come stiamo andando. So che sta lavorando duramente per costruire una squadra professional per il prossimo anno ed è interesse di tutti noi fare il meglio possibile per effettuare il salto.

Per ora però sono arrivati un 4° posto con Kevin Bonaldo e il tuo 19° alla Per Sempre Alfredo, dove eri a confronto anche con team WorldTour…

Dobbiamo ancora prendere bene le misure, soprattutto quando corriamo contro i team delle categorie superiori, ma lo spirito è quello giusto e sono sicuro che miglioreremo proprio perché possiamo correre senza essere pressati. Ryder ci dà il giusto sostegno, a tutti i livelli.

Parisini Firenze-Empoli 2022
Terzo gradino del podio alla Firenze-Empoli, a 35″ dal vincitore Federico Guzzo
Parisini Firenze-Empoli 2022
Terzo gradino del podio alla Firenze-Empoli, a 35″ dal vincitore Federico Guzzo
Personalmente come ti sei trovato domenica alla prova toscana?

Il risultato è stato buono, ma poteva essere anche migliore. Non sono ancora al massimo della forma, sul gran premio della montagna sono rimasto attaccato ai primi fino a 300 metri dalla vetta, poi mi sono mancate le gambe. Io però la prendo in maniera positiva, venivo dal 3° posto alla Firenze-Empoli, dal 4° al Memorial Polese di Cimadolmo e poi a ben guardare, con quell’altimetria non era proprio una gara ideale per le mie caratteristiche.

Che differenze hai trovato correndo fra i pro’?

Cambia tutta la musica… Nelle gare di categoria è vero che si parte subito a tutta, non c’è un team che prende in mano la situazione, bisogna stare sempre sul pezzo. Fra i pro’ ho visto che ci si affida molto alla gestione dei team più accreditati. Quindi nella prima parte si va abbastanza lineari, ma nel finale si corre molto più forte di quanto si va negli Under 23, la corsa alla fine risulta molto più chiusa.

Più semplice quindi?

No, non direi, perché negli ultimi 40 chilometri se non hai una gran gamba non reggi, fra gli under 23 riesci a rimanere a galla molto più facilmente.

Parisini Beltrami 2021
Tre anni di permanenza alla Beltrami Tsa-Tre Colli, utili per fare esperienza
Parisini Beltrami 2021
Tre anni di permanenza alla Beltrami Tsa-Tre Colli, utili per fare esperienza
Raccontaci qualcosa di te…

Ho iniziato su strada fra gli esordienti di 1° anno, precedentemente mi ero dedicato alla Bmx, dove ho fatto tutte le prime esperienze sin dalle categorie più piccole, quelle per bambini. Sono anche riuscito a salire sul podio europeo, da Esordiente 1° anno.

Non capita spesso di sentire un corridore italiano che viene dal Bmx, quando invece all’estero è la palestra di quasi tutti i corridori…

E’ fondamentale per me, perché acquisisci la base vera di questo sport, impari a guidare in ogni tipo di situazione. Io ad esempio non ho avuto alcuna difficoltà ad abituarmi a correre in gruppo, anche in spazi strettissimi proprio perché avevo ormai innata la capacità di guida.

Parisini 2021
Nicolò Parisini è nato a Voghera (PV) il 25 aprile 2000. Nella Bmx è stato sul podio europeo da Esordiente 1° anno
Parisini 2021
Nicolò Parisini è nato a Voghera (PV) il 25 aprile 2000. Nella Bmx è stato sul podio europeo da Esordiente 1° anno
Quali obiettivi hai ora?

Intanto voglio onorare al meglio la convocazione in maglia azzurra che per me rappresenta molto, poi farò classiche del calendario di categoria come Trofeo Piva e Belvedere che si adattano meglio alle mie caratteristiche. Seguirò il calendario delle prove internazionali fino a fine aprile, poi tracceremo una linea per fare il punto della situazione.

Parli spesso di tue caratteristiche: quali sono?

Io penso di essere un corridore da classiche del Nord. Mi piacciono i percorsi mossi, con gli strappi giusti per far nascere fughe, lì posso dire la mia. Per questo sono stato particolarmente contento della chiamata di Amadori, ora sta a me fargli vedere che ha fatto bene…